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Autore: MysteriousSx    05/02/2016    1 recensioni
"Mi ricordo ancora quel giorno.
Era il 26 giugno ed erano appena le dieci. Faceva un caldo tremendo, che diventava peggiore sotto la tunica che indossavamo noi diplomati. D’altronde, quest’ultima era nera, e si sa, il nero attira il sole. Era il giorno che mi avrebbe cambiato la vita.
Ma non per il fatto che mi stavo appena diplomando e che quindi sarei andato al college e tutto il resto … no, quel giorno lo ricorderò per sempre per un altro motivo.
Era il 26 giugno ed erano appena le dieci, quando mi dissero che Thomas Edison era scomparso."
Un'indagine in corso. Un ragazzo scomparso. Numerosi sospettati. Ognuno ha qualcosa da nascondere. Ma chi sarà il colpevole?
Genere: Introspettivo, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Brenda, Minho, Newt, Teresa, Thomas
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Morto. E’ colpa mia?
 
Da qui narrerò solamente al presente. Nelle parti precedenti ho alternato a presente e imperfetto in quanto a volte i commissari o gli amici di Thomas ricordavano quanto era accaduto.
D’ora in poi, tutto sarà narrato al presente, compresi i flashback.

 
Pov- Joe
 
-Joe!- dice Carrie, irrompendo di corsa nel mio ufficio –Joe vieni, devi venire immediatamente!-
-Che succede?-
-Non c’è tempo per spiegare. Vieni e basta, forza!-
Carrie sembra veramente agitata e in preda ad uno stato confusionale.
Mi alzo dalla sedia e la seguo nella sala generale, dove sono collocate le scrivanie dei vari dipendenti. Carrie va verso quella di David. Mentre cerca tra le cartelle del computer, noto per sbaglio la lettera ricevuta il giorno della telefonata dallo sconosciuto.
Era veramente nella cassetta della posta, e dentro vi era un biglietto con l’indirizzo di casa di Newt e una frase che ci invitava a perquisire casa sua.
-Ecco, guarda qui!- Carrie si sistema una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio.
C’è un messaggio dei nostri colleghi che erano andati ad ispezionare le foreste ed i vari luoghi dove avrebbe potuto trovarsi un cadavere: a quanto pare, l’avevano trovato.
Avevamo cominciato a dare Thomas per morto dopo ventiquattrore, come era solito. Ma ogni volta che si cominciavano le ricerche di un corpo morto, la maggior parte delle volte non c’era.
Non era questo il caso.
Gli agenti dicevano che la fisionomia del ragazzo trovato morto vicino al fiume combaciava con quella di Thomas e che anche l’aspetto sembrava uguale.
Accidenti, quanto ho sperato che non fosse vero.
Naturalmente prima dovremmo effettuare l’autopsia, è la Legge. Ma mi fido del mio corpo di polizia. Non possono essersi sbagliati.
Ci hanno anche inviato una foto. La osservo per un paio di minuti, prima di esclamare: -E’ lui!-
Carrie annuisce.
La squadra si riunisce vicino a noi due.
-Ora che facciamo?- domanda Cat.
-Non è ovvio?- mi volto verso di loro –Ora incastriamo il colpevole … -
 
Prendo il giubbetto prima di uscire dal mio ufficio.
Carrie e gli altri mi aspettano fuori. Chiudo la porta e mi avvio verso il corridoio. Una volta entrato in ascensore, mi lascio andare ai miei pensieri. A quanto pare non ce l’avevamo fatta a salvare quel ragazzo dal suo destino crudele. A quanto pare, Thomas non era più con noi.
Abbiamo deciso con gli altri di avvisare i genitori dopo aver arrestato il colpevole.
Perché oramai so per certo chi c’è dietro e non ho dubbi a riguardo.
 
Entro in macchina con gli altri.
L’agente alla guida parte con le sirene spianate.
Sarà meglio che confessi.
La macchina continua a muoversi a velocità costante verso la nostra meta.
Verso casa di Newt.

Pov- Newt
 
I miei non sono ancora tornati da un viaggio di lavoro. Non sanno niente di Tommy e di tutto quello che è successo. Vorrei disperatamente averli qui, accanto a me. Loro mi hanno sempre capito, aiutato, confortato … persino quando ho detto loro di essere gay mi hanno dato supporto e non mi hanno gridato contro di andarmene, che non ero più figlio loro.
Non so cosa fare e in questi casi c’erano sempre loro ad aiutarmi.
Ora sono solo. E capisco solo adesso cosa vuol dire indipendenza. I tuoi problemi … devi imparare a sbrigarteli da solo. A volte vorrei tornare ad essere un bambino.
Vorrei non avere alcuna responsabilità con il mondo.
Sento il cellulare vibrarmi nella tasca dei pantaloni. Abbasso il volume della televisione e guardo chi è che mi cerca: Scott.
-Pronto?- mormoro assonnato. Non ho dormito neanche stanotte. Come se fosse possibile dormire in questa situazione di merda …
-Ehi, Newt. Ascolta non ho molto tempo, ma è importante: stamattina sarei dovuto andare a fare delle analisi … quando sono arrivato all’ospedale, ho intravisto Teresa che usciva dal reparto di ginecologia con dei fogli in mano … -
-E’ andata a fare quei test che le aveva detto Miller? –
-Esatto! Ad un certo punto si è messa a parlare con la madre e si era dimenticata le cartelle su una sedia e sono andato a controllare senza che mi vedesse … Newt … -
Scott rimane in silenzio. Io deglutisco.
-Scott … ti prego non dirmi … -
-E’ incinta davvero, Newt!-
Il respiro mi si è bloccato infondo alla gola.
I miei occhi rimangono fissi su di un punto non so per quanto tempo. La sensazione è la stessa di quando anneghi: senti che in superficie non puoi tornare perché sei troppo in basso e moriresti prima di mettere la testa fuori; il peso dell’acqua ti schiaccia e non puoi urlare. Puoi solo annegare.
Annegare e dire addio.
-Newt … - Scott mi chiama ma io sento il suono ovattato.
Lo sbattere di pugni alla porta mi riporta alla realtà.
-NEWT WILLIAMS! POLIZIA, APRI!- sento urlare Miller da oltre la porta. Aggancio la telefonata con Scott e vado ad aprirgli, cercando di non tremare ad ogni passo che faccio.
Apro la porta.
Davanti a me ci sono 4 o 5 poliziotti, non saprei dire.
-Prego, entrate … - dico neutrale.
Loro lo fanno e si guardano intorno.
Io sono ancora troppo stordito per capire cosa sta succedendo.
Non mi rendo conto che dopo qualche minuto mi avevano fatto sedere al tavolo della sala da pranzo di casa mia.
-E’ tutto okay, Newt?- mi domanda Carrie.
-S-si … tutto okay …- riesco a rispondere. –Cos’è successo?-
-Ecco … - comincia Carrie. Il tono con cui l’ha detto non mi piace. E’ il tono che usa chi vuole dirti una cosa spiacevole e non sa come dirtela. – Innanzitutto devi sapere che non è ancora certo al cento per cento quello che sto per dirti, ma una buona percentuale si … -
Caccio indietro le lacrime che stavano minacciando di fuoriuscire.
Cerco di focalizzare il mio cervello su quello che sta dicendo Carrie.
Lei guarda i suoi colleghi che hanno la sua stessa espressione di confusione sul viso.
-Purtroppo … Thomas è morto!-
Sento di nuovo la stessa sensazione di prima. Ma si fa più forte e mi pervade come circondandomi con le sue braccia per non lasciarmi andare. Non posso più risalire in superficie …
-Cosa?- domando con la poca voce che mi resta. So che ripeterà le stesse parole, ma non so cosa fare …
-E’ morto, Newt!- dice Joe –Ascolta, noi dovremmo … -
-No, no … - mormoro stringendomi i bracci – No, non può essere … non può essere … -
-Lo hanno trovato vicino al fiume, quello della foresta di Northern. Sai perché fosse lì?- mi domanda una loro collega che non ho mai visto.
Da lì in poi, credo di perdere il controllo sul mio corpo.
Non mi rendo conto di niente … di essermi alzato in piedi, di aver urlato ed imprecato, di aver buttato a terra la sedia su cui ero seduto …
Ora sono steso a terra con le mani sul viso inondato di lacrime.
-Tommy … Tommy … - sussurro tra le lacrime il suo nome. Il suo bellissimo, dolce nome.
Rivedo il suo viso: sorride ed è stupendo come sempre. Mi guarda come se fossi l’unica cosa che conta. Come se esistessi solo io nel suo universo. Per un momento penso che sia veramente lì.
Ma lui non è lì. Lui non è qui.
Lui non c’è più.
Lui non tornerà mai più … ed io non vivrò mai più.
Piango più disperatamente. I singhiozzi si fanno più forti mano a mano che prendo coscienza del fatto … mi scuotono il corpo già in preda a spasmi incontrollabili. Sto tremando da capo a piedi, sento il pavimento gelido sotto di me e vorrei che mi inghiottisse, che mi facesse morire, che mi strangolasse così da poter andare da lui. Così da raggiungerlo.
Una mano di Carrie mi tocca la spalla.
-Andiamo, alzati adesso. Ci sono alcune domande che vorremmo farti.-
Faccio come dice, cercando di mettermi in piedi.
Le gambe continuano a tremare. Per paura di cadere mi siedo il più velocemente possibile.
Intreccio le mani sul tavolo e le guardo per un tempo indefinito.
-Allora Newt … perché lo hai ucciso?- mi domanda Joe.
Alzo lo sguardo sul suo viso.
-Come può anche solo pensare che sia stato io? Io Thomas lo amo. Lo … - poi mi correggo –amavo-
-Io penso che sia proprio per questo che tu lo abbia fatto. Dopo quanto sei andato a cercarlo, dopo la litigata?-
-Non sono andato a cercarlo- ribatto.
-Ora ti dico come la vedo io: voi due litigate, lui se ne va di casa. Tu esci, vaghi un po’ per la città non sapendo che fare. Quando poi ti sei reso conto che avevi fatto una cavolata, l’hai chiamato e gli hai detto di raggiungerti nella foresta. Avete ricominciato a discutere, tu l’hai spinto, lui è caduto ha battuto la testa ed è morto!-
-Non è vero- Sento che il mio viso sta assumendo un’espressione di rabbia acuta e crescente.
-Allora dicci che cosa hai fatto quella notte. Hai qualcuno che possa testimoniare che eri a casa? O che eri fuori? Magari qualcuno ti ha visto in giro … -
-Non c’era nessuno … -
-Quindi non hai un alibi … -
-No … ma non sono stato io!-
-E ti aspetti che noi ti crediamo?- mi domanda un suo collega, all’incirca sulla stessa età di Miller.
-Si, perché non sarei mai capace di fare una cosa del genere!-
-Newt, ascolta … abbiamo le prove … - continua Carrie –Il suo borsone a casa tua, la litigata … ci basterà controllare se ci sono le tue impronte sul cadavere e sarà logico che sei stato tu. –
-Ascolta Newt puoi smettere di fingere … Thomas non lo vorrebbe … - continua Joe.
-Che ne sa lei cosa vorrebbe lui?-
La rabbia sta sormontando dentro di me. Avrei una così tanta voglia di prenderlo a sberle, ma mi trattengo. Sta parlando di Tommy come se fosse un giocattolo …
-Newt … perché non confessi?- domanda l’altra collega –Cosa ti trattiene?-
-Non sono stato io!-
-Lo stai dicendo per auto-convincerti, vero?- dice Joe – Lo immaginavo … te la senti di fare un colloquio con un nostro psicologo?-
Ci rifletto su. So benissimo di essere innocente, ma se gli serve la prova certa che il mio cervello funziona ancora a meraviglia, allora farò quel che devo.
-Ovviamente.- dico.
 
Lo psicanalista Andrew Gilligan mi fa accomodare su una poltrona di cuoio.
Mi piace il suo ufficio: non ha nulla in disordine, ci sono poche fotografie della sua famiglia e sulla scrivania ci sono solo un paio di fogli.
Si siede dall’altra parte del tavolo.
-Allora, Newt … direi che possiamo cominciare, se ti senti pronto … -
-Come vuole … - mormoro.
-Dunque … mi hanno detto che avevi una cotta per Thomas da molti anni e che lui però aveva ricominciato a ricambiarti da poco tempo … forse è per questo che lo hai ucciso?-
-Non sono stato io, l’ho già detto. Non me lo faccia ripetere due volte!-
-D’accordo. Ma sai che rinnegare non ti servirà a molto, vero?-
-Io non sto rinnegando niente … -
-Newt, ascolta … con me puoi parlare. Sfogati, dimmi tutto ciò che non ti piaceva di Thomas. Che cosa ti ha fatto perché lo uccidessi … -
-Non c’era niente che non mi piacesse in Tommy. Era perfetto. – quell’ “era” mi si è incastrato in gola come soffocandomi.
-Allora perché, Newt? Perché aveva capito che tra voi due non poteva funzionare?-
-Tra noi due funzionava tutto a meraviglia!-
-Non credo. In una coppia c’è sempre qualcosa che non va. Nella vostra, forse, il fatto che lui non volesse lasciare Teresa.-
-Lui voleva lasciare Teresa. Amava me.-
-Ne sei convinto?-
Annuisco.
-Allora perché se l’è presa così tanto, quella notte? Perché non è rimasto con te e se n’è andato quando tu gli hai detto di dire la verità ai suoi?-
-Tommy aveva paura di farlo … -
-Allora perché non l’hai fermato?-
-Ero arrabbiato … -
-E allora che hai fatto?-
-Sono uscito.-
-E dove sei andato, te lo ricordi?-
-No … avevo la mente annebbiata … -
-Te lo dico io, dove sei andato. Tu hai seguito Thomas. Hai aspettato che uscisse da casa di Scott e poi l’hai portato nella foresta. Lì avete discusso, sempre per le stesse ragioni. Tu, in un gesto di rabbia repressa, l’hai spinto e lui ha perso l’equilibrio. E’ morto battendo la testa su un masso. –
Dovrei ribattere. Ma non lo faccio.
Io non ricordo dove sono andato. Non ricordo niente dopo la litigata con Tommy. Solo che ho preso il giubbotto e sono uscito.
Allora, come posso dire di non essere stato io, se nemmeno io ne sono sicuro?
Perché tu lo amavi. Non lo avresti mai permesso.
Una serie di immagini si fa largo nel mio cervello, però.
Io che seguo Tommy, lui che acconsente di venire con me nella foresta di Northern, noi due che discutiamo di nuovo ed io che lo spingo. I suoi timidi occhi color nocciola mi guardano spaventati mentre cade sul terreno ghiaioso, io ho le mani ancora in avanti. Tommy rotola e sbatte la testa.
Ed io non faccio niente. Scappo come un codardo.
Potevo essere così tanto arrabbiato con lui per aver fatto una cosa del genere?
Forse in quel momento sì.
Le immagini erano così vere, vive. Forse questo è successo davvero.
Forse … io ho ucciso l’amore della mia vita.
Le lacrime cominciano a fuoriuscire.
L’ho ucciso … l’ho ucciso io.
E’ colpa mia?
Sì, è colpa mia.
Porto le mani agli occhi e comincio a singhiozzare.
-Cosa ho fatto?- mormoro.
-Stavi negando tutto a te stesso, Newt, perché in fondo non potevi credere di essere stato davvero tu a fare quello che hai fatto. Hai rivisto in quella scena qualcun altro, per fare in modo di auto-convincerti che non potevi averlo ucciso. Succede … si chiama shock post-traumatico. Negare a se stessi è una brutta cosa, Newt. Bisogna sempre essere sinceri con il proprio animo, anche se si è in torto, come hai fatto tu adesso. Negando ti stavi solo complicando la vita. Ora ti sei liberato del mostro che albergava dentro di te. Thomas sarebbe fiero di ciò che hai fatto in questo momento.-
Le parole dello psicologo mi toccano l’anima.
Ha ragione.
Ero talmente arrabbiato che ho fatto la cosa peggiore che potessi mai fare: uccidere l’unica persona che mi amava. E ora Tommy non c’è più.
Per colpa mia.
 
Miller mi ha messo agli arresti domiciliari, fino a quando non sarò in grado di sostenere un processo. Il professor Gilligan mi ha dato due settimane di riposo per riprendermi dallo shock.
Ma non credo che basterà per dimenticare ciò che ho fatto.
Non credo neanche che basterà una vita, per farlo.
Per scordarmi del bellissimo volto di Tommy.
Perdonami, amore mio.
Sei morto per colpa mia.
 
  
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