Film > Le 5 Leggende
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Autore: Tecla_Leben    05/02/2016    2 recensioni
Pitch Black sta per fare ritorno: le stelle che punteggiano la volta celeste stanno sparendo a vista d'occhio, minacciando di far ripiombare la Terra nell'oscurità dei Secoli Bui. Una vecchia conoscenza si affida ai Guardiani per riportare le cose com'erano prima e scongiurare l'imminente minaccia, ma le cose degenerano al punto che lo scontro con l'Uomo Nero si prospetta inevitabile.
Dal capitolo 2:
"Non capivo cosa fosse successo. Ero stesa a terra, vestita di brandelli di tessuto carbonizzati, in mezzo a fumanti cumuli di cenere e tizzoni ardenti. Nessuno sembrava curarsi della mia presenza, ma anzi, la gente che passava lanciava un'occhiata annoiata e incurante nella mia direzione e tirava dritto, ignorando le mie flebili richieste di aiuto."
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, I Cinque Guardiani, Manny/L'uomo nella Luna, Nuovo personaggio, Pitch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il pavimento del sagrato si avvicinava veloce, ma a qualche metro da terra Bellatrix riuscì a compiere un atterraggio di fortuna. Aprì le ali, si avvitò su sé stessa con un turbinio del vestito e toccò terra flettendo appena le ginocchia. Guardò in alto, verso la cuspide dalla quale era caduta: il campanile era completamente immerso nell'oscurità e solo le bifore delle campane erano appena distinguibili dal resto, perché anche più scure della notte che le circondava. Un secondo lampo illuminò brevemente l'edificio, che apparve alla ragazza da una prospettiva più bassa rispetto a quella del piano del corpo centrale della chiesa. Si alzò di nuovo in volo per studiarne la struttura, evocando una stella che rischiarò vagamente l'aria gelida. L'edificio si ergeva su un fianco di una collina, sorretto da una sorta di terrazza aggettante, alla quale si giungeva tramite una lunga e accidentata scala di pietra, scolpita nel fianco del promontorio roccioso. Era dissimile da qualsiasi cosa Bellatrix avesse mai visto prima e per questo l'affascinava. Si accostò al muro sul quale si innestava la terrazza di ciottoli e vide che era scandito da ampie arcate , nere come le orbite di un teschio e sbarrate da una continua grata di ferro. Presa da una curiosità del tutto fuori luogo ma al contempo insopprimibile, Bellatrix seguì la fila di archi fino a trovarsi all'entrata d'acceso al sotterraneo, costituita da un cancello di ferro dalle sbarre arrugginite. Le catene che di norma dovevano tenerlo chiuso penzolavano pigramente da un'anta all'altra, e il lucchetto giaceva piccolo, inutile e aperto per terra. Spalancò il passaggio con un poderoso calcio, sollevando la gonna fradicia oltre il ginocchio. Spostò la mano verso la stella, che nonostante la pioggia battente brillava imperterrita irradiando un piacevole tepore, e la chiuse a pugno spostandola poi davanti a sé, oltre la soglia. La stella obbedì al suo ordine e la precedette fluttuando, illuminando un lungo ed ampio corridoio tutto volte e colonne di pietra. La ragazza prese un respiro profondo e si inoltrò nel sotterraneo. Camminò per diversi minuti, con la sola compagnia del rumore dei tacchetti sulla pietra nuda che turbava quell'altrimenti assoluto silenzio di quel posto così strano. A un tratto si fermò, alzò il pugno e aprì la mano. La stella schizzò sopra la sua testa, ingrandendosi un po' e illuminando un pi' più lontano, dove un drappo rosso consumato dagli anni e dall'umidità si allungava sulla pietra, lacero e logoro. Nel muro, tra un'arcata cieca e l'altra, si aprivano grandi e profonde nicchie, la maggior parte delle quali vuote e coperte di affreschi usurati dal tempo.

Stava osservando una figura a malapena leggibile, quando i suoi occhi incrociarono le orbite vuote di un teschio umano ingiallito e coperto di polvere. Una spessa ragnatela si tendeva tra la scatola cranica e la parete retrostante, così carica di polvere da apparire brunastra. Bellatrix represse un brivido e distolse lo sguardo, concentrandosi sulla sua strada. Man mano che si addentrava nelle viscere della chiesa, un senso di consapevolezza sempre crescente la faceva sentire più vicina al suo obbiettivo.

Il suo primo pensiero fu di illuminare a dovere le immediate vicinanze, ma subito si rese conto che non ne aveva alcun bisogno: si trovava in quella che a prima vista pareva un'immensa cripta, interamente foderata di quelli che riconobbe come resti umani. I muri, i soffitti, le volte e le nicchie erano letteralmente composte di teschi, ingialliti e ciechi, vertebre, femori e quant'altro. Solo il pavimento di pietra ne era sgombro, a parte qualche inquietante pila di crani le cui orbite parevano seguirla ad ogni passo. Grandi torce dalle fiamme azzurre bruciavano su ogni colonna, estendendosi in ogni direzione a perdita d'occhio. Bellatrix avanzò, camminando in quel posto così lugubre, portandosi la mano al petto e stringendo come un amuleto il ciondolo bianco che si era trovata in mano al momento del suo risveglio, tenendo il naso costantemente per aria a osservare quanti più dettagli riuscisse a cogliere di quel luogo così surreale.

Così in stile Pitch... si sorprese a pensare.

Le colonne alte e massicce fornivano un solido appoggio a un basso matroneo, una specie di largo ballatoio che correva tutt'intorno alla navata principale in cui si trovava Bellatrix, delimitato da un parapetto anch'esso decorato con ossa umane. Alzando lo sguardo al soffitto, centinaia di teschi incastonati nelle volte le restituivano il loro sguardo vuoto, e Bellatrix represse un brivido di disgusto osservando che molti di essi erano privi della mandibola.. Costringendosi ad abbassare lo sguardo, Bellatrix tirò dritto e continuò a camminare imperterrita, quando una voce canzonatoria la fece trasalire, rimbalzando spettrale sulle pareti violacee.

<< Guarda un po' chi è venuto a trovarmi! Bellatrix, ti trovo bene! O preferisci essere chiamata Serena? >>

Lo individuò oltre il parapetto del matroneo, un braccio mollemente appoggiato alla colonna e la mano dell'altro appoggiata alla balaustra. Si limitò a guardarlo mentre lui si staccava dal parapetto e spariva dietro al pilastro. Al battito di ciglia dopo se lo ritrovò davanti, a pochi metri di distanza.

<< E i tuoi amici Guardiani, dove li hai lasciati? >> continuò l'uomo, aggirandola lentamente con le mani dietro la schiena, lo sguardo fisso su di lei, immobile.

<< Amici? Chi ha mai detto che fossero amici miei? >> rispose lei, fredda.

<< Ah, è così. Ti sei dissociata! Brava, hai capito che il loro gioco non vale la candela, sono contento per te! >> rispose lui, tornando lentamente nel suo campo visivo.

<< E cosa ti ha convinto a sganciarti, se è lecito? >>

Il fatto che mi abbiano taciuto otto secoli di bugie!

<< Non... erano diventati troppo soffocanti, e a me piace l'indipendenza. Non ne potevo più e così me ne sono andata. Meglio essere padroni nell'inferno, che sottoposti in paradiso! >>

<< Mi piace come ragioni! Ma ora dimmi, perché sei venuta da me? Che ruolo gioco io in questa tua decisione? O forse si tratta solo di una visita di cortesia? >>

<< In effetti, no >> disse lei, seguendolo con lo sguardo fino al limite del proprio campo visivo, mentre lui le girava attorno una seconda volta. << Infatti sono qui con uno scopo ben preciso. Voglio proporti un'alleanza. Che ne dici? >>

I passi dell'uomo si arrestarono di colpo, ma lei non si voltò a guardarlo né mosse un singolo muscolo. Nemmeno quando sentì il suo fiato caldo solleticarle l'orecchio.

<< E chi mi dice che non sia tutta una messa in scena per vendicarti? Dopo tutto, le sofferenze che hai subito sono opera mia. Ci avevi mai pensato? >>

<< Oh, eccome! Ci ho pensato parecchio, e... >>

<< E...? >> la incalzò lui, riprendendo a camminarle intorno.

<< Ho passato da sola ottocentoventuno anni della mia esistenza. Ora basta. Ne ho fin sopra i capelli. >>

I volti dei Guardiani sfilarono uno accanto all'altro nella sua mente, inespressivi e statuari.

<< E mi sembrava che anche per te fosse la stessa cosa, una volta >> .

Sentì i passi dell'uomo arrestarsi nuovamente dietro di sé e Bellatrix si voltò a guardarlo, ma lui si era già spostato davanti a lei con un'espressione compiaciuta sul volto appuntito. Restarono in silenzio per diversi secondi, scrutando l'uno negli occhi dell'altra come a soppesare la proposta.

<< Saresti davvero disposta a voltare le spalle a tutto ciò per cui hai lottato per tutti questi anni, solo per poterti staccare da loro? >>

Bellatrix esitò solo un secondo, ma sostenne il suo sguardo perforante senza battere ciglio.

<< Sì >> .

Pitch si solleticò il mento con l'indice, mentre sul suo viso si allargava un'espressione indecifrabile.

<< D'accordo, Bellatrix. Ci sto! >> disse infine, porgendole la mano.

Lei allungò la propria e gliela strinse con solennità, guardandolo negli occhi con cipiglio serio. Nel momento preciso in cui i loro palmi si toccarono, sentì un dolore improvviso e insopportabile attanagliarle la mano per poi irradiarsi al braccio, attenuandosi via via che le si propagava nel corpo. Dalle loro mani ancora intrecciate scaturì un fiotto nero che si divide in due tentacoli sabbiosi che arrampicarono lungo le loro braccia tese e si dissolsero. Il tutto in un lasso di tempo così fulmineo che lei ebbe solo il tempo di gemere impercettibilmente e pensare di aver subito un attacco a sorpresa dall'uomo che le stava di fronte.

<< Non preoccuparti, non ti ho fatto niente >> la anticipò lui, sciogliendo la stretta mentre lei crollava in ginocchio senza un grido, col braccio tremante ancora alzato verso di lui.

<< > .

La guardò compiaciuto mentre lei si rialzava in piedi, studiandosi la mano con attento interesse. Dalla punta delle dita al polso, la pelle si era ingrigita, come se l'avesse tinta con del trucco teatrale, sfumando poco più sotto in un rosa pallido e malato.

Ci fu un secondo di assoluta sospensione, sia del tempo che di ogni suo pensiero. Poi fu presa da un dolore lancinante agli occhi e li coprì con le mani, tenendoli comunque spalancati sotto le dita ferrigne. Sentì le pupille contrarsi e assottigliarsi come quando rivolgeva lo sguardo a una forte luce, ma stavolta rimasero così, strette e verticali come un filo teso, mentre i canini le si affilarono contro la lingua.

Quando abbassò la mano ansimando, vide che una grossa ciocca di capelli le si era tinto di nero e trattenne rumorosamente il fiato per la sorpresa.

Fece per sfiorarsi il ciuffo corvino, ma Pitch le trattenne la mano e la abbassò lentamente, guardandola quasi con affetto.

<< Sono solo degli effetti collaterali causati dai tuoi nuovi poteri, nulla di cui preoccuparsi. La tua metamorfosi è cominciata. A proposito, complimenti per il restyling. Certo, ho un debole per il nero, ma devo dire che anche il blu ti dona! >>

Le porse il braccio e lei lo guardò confusa, mordicchiandosi il labbro.

<< Andiamo? >> aggiunse lui, con voce suadente. Esitando, Bellatrix glielo prese e lui la guidò lungo la navata camminando lentamente, le fiamme azzurre che tremavano al loro passaggio.

<< Tanto per la cronaca >> sbottò lei a un tratto, << questo non fa di te il mio capo, chiaro? >>

<< Certo, certo. Naturalmente... >> rispose lui, accompagnando ogni parola con un cenno d'assenso. Poi si fece serio e tornò a guardare avanti, facendoli piombare in un silenzio opprimente, scandito solo dal suono dei loro passi sulla superficie liscia del pavimento.

Bellatrix si azzardò a studiare il profilo di Pitch per qualche secondo, percorrendolo con gli occhi pieni di curiosità e un vago timore. Il suo sguardo scese dal volto alla spalla e infine sul braccio, dove una fasciatura recente spiccava sul tessuto nero della manica. Pitch incrociò il suo sguardo interrogativo e si affrettò a dare spiegazioni, fermandosi in mezzo alla grande navata e costringendola a fare altrettanto.

<< Un piccolo ricordino del nostro ultimo incontro, hai presente? Ma vedrai, ora che siamo alleati sono praticamente invulnerabile! >>

<< Come fai a...? >>

<< Andiamo a parlare da un'altra parte, va bene? E dopo, inizieremo il tuo addestramento >> .

Addestramento?

La guidò verso il fondo della sala, dove due tozze rampe di scale identiche e pericolanti si ergevano l'una di fronte all'altra, portando ai capi opposti del matroneo. Pitch la condusse su per la scala di destra e percorse con lei circa un quarto del corridoio, fermandosi poi accanto a un arco a sesto acuto che si apriva nel muro. Cedette il passo alla ragazza e la seguì all'interno, chiudendosi la porta alle spalle. A Bellatrix sembrò di entrare in uno strano santuario: al centro della sala si ergeva un altare di pietra, situato su un piccolo basamento rettangolare; sulla destra, un camino spento era scolpito con minuzia quasi certosina nel muro di pietra, e strane sculture dall'aspetto vetroso si ergevano direttamente dal pavimento, scure come acqua torbida.

Bellatrix avanzo fino all'altare e cominciò ad esaminare delle minuscole iscrizioni che vi erano incise alla base, assieme ad un bassorilievo raffigurante antiche pratiche religiose, in attesa che Pitch iniziasse la sua spiegazione. Stranamente, il senso di ansia di poco prima si era dileguato completamente, sciolta come neve al sole. Ma il suo corpo rimase rigido, la schiena ritta, sguardo assente e distaccato e gambe pronte a scattare.

<< Ti ascolto, Black >> disse dopo qualche istante, senza staccare lo sguardo dalla figura di un sacerdote.

<< Come stavo dicendo, ora che i tuoi sensi sono inibiti la mia vulnerabilità rasenta praticamente lo zero... >>

<< Perché? >> lo interruppe lei, brusca, continuando a fissare la pietra con ostinazione.

<< Perché >> riprese Pitch, col tono di chi spiega qualcosa di estremamente semplice, << non hai ricevuto parte dei miei poteri gratuitamente! Abbiamo entrambi ottenuto qualcosa l'uno dall'altra. Vedila in questo modo, uno scambio equivalente. Io ho preso da te l'invulnerabilità fisica... >> Bellatrix raddrizzò la schiena e si voltò a guardare l'uomo, che, dietro di lei, sembrava voler essere sicuro che lei guardasse.

Si portò la mano al braccio e sciolse la fasciatura, scoprendolo perfettamente guarito. Non gli sfuggì l'occhiata di lei, stupita e spiazzata, e dopo essersela goduta a sufficienza continuò con la spiegazione.

<< E tu puoi controllare gli incubi. Almeno, ci riuscirai quando ci avrai preso la mano. Ma... >>

<< C'è anche un “ma”? Siamo a posto, allora! >> sbottò Bellatrix, tornando a volgere lo sguardo all'altare.

<< C'è sempre un “ma”, mia cara! >> rispose lui, gettando le bende a terra e portandosi dietro di lei, << Dal momento che abbiamo suggellato questo patto, se qualcuno cerca di ferirti, gli effetti dell'attacco si ripercuotono su di me. Ecco perché, per una convivenza sana e pacifica, la nostra priorità è tenerti lontano da scontri di qualunque natura, d'accordo? >>

Bellatrix sentì le sue dita curvarsi sulle sue spalle, e la sua guancia sfiorare la propria.

<< Mh... >>

Pitch parve interpretare quel suono atono come un verso di assenso e fece il giro dell'altare per porgerle di nuovo il braccio.

<< Ancora non mi hai detto come fai a sapere della mia inibizione... >> buttò lì lei, guardandolo con moderata diffidenza.

<< Ogni cosa a suo tempo, mia cara. Coraggio adesso, il tuo addestramento sta per avere inizio >> .





<< Concentrati >> .

Bellatrix chiuse gli occhi e si avvicinò a passi tranquilli alla lama di ombra che si stendeva di fonte a lei. Svoltò dietro alla colonna e sentì ogni cellula del suo corpo disgregarsi l'una dall'altra e scomporsi. Il pavimento le svanì per una frazione di secondo da sotto i piedi, ma lei continuò a focalizzarsi sul movimento fluido delle sue gambe, ignorando le vertigini.

<< Ottimo! >> sentì dire a Pitch, da un punto distante. Bellatrix aprì gli occhi e si ritrovò al centro di un piccolo cerchio tracciato con la sabbia di Pitch: esattamente il punto in cui avrebbe dovuto ricomparire.

<< Direi che questa tecnica l'hai assodata perfettamente. Tra poco potrò insegnarti come domare la sabbia, ma per adesso basta così >> .

Bellatrix uscì dal cerchio sollevandosi la gonna con disinvolta eleganza, esibendo un sorriso cattivo. Non aveva idea di quanto tempo avessero impiegato nella tecnica di teletrasporto, ma l'esercitazione non l'aveva per niente affaticata. Anzi, si sentiva pervasa da un'energia nuova e rigenerante: sentiva che avrebbe potuto abbattere un edificio con un singolo battito di ciglia. Pitch le si avvicinò con le labbra stirate da un identico sorriso maligno, e le offrì di nuovo il braccio.

<< Ogni promessa è debito, giusto? È giunto il momento che tu sappia ogni cosa, Bellatrix. Seguimi, da questa parte... >>

Bellatrix mantenne un'espressione tronfia mentre di nuovo faceva passare il braccio attorno a quello di lui, che la guidò giù per una stretta e buia rampa di pietra che si apriva e scendeva esattamente a metà tra le due scalinate superiori. Una volta scesi fino in fondo, davanti a loro si estendeva come una lunghissima passerella di roccia sospesa nel vuoto. Solo all'inizio un lato del corridoio sospeso era fiancheggiato da uno strano muro violaceo simile a cristallo, che delimitava quella che a prima vista sembrava una piccola stanza senza porte anch'essa sospesa nel vuoto, tranne che per quel piccolo tratto in cui si innestava sul pavimento di pietra come una vetrosa crisalide. Pitch non degnò il muro di mezza occhiata e sospinse la ragazza avanti a sé, ma proprio quando l'immagine di lei si rifletté nel vetro, dall'altra parte qualcuno iniziò a tempestarlo di pugni. Bellatrix voltò la testa, incuriosita, e si ritrovò a fissare due grandi occhi castani, che sembravano rivolgerle una silenziosa supplica.

Jamie!

Il bambino l'aveva riconosciuta e si era dato da fare per cercare di attirare la sua attenzione. Non poteva sentirlo, ma lei vide le sue labbra tremanti formulare il suo nome e qualcosa in lei sembrò risvegliarsi. Bellatrix si districò dal braccio di Pitch e si fermò a guardare il bambino con espressione indecifrabile, attenta. L'espressione del ragazzino mutò radicalmente: se prima sembrava mostrare un certo sollievo nell'aver attirato la sua attenzione, adesso sembrava completamente terrorizzato nel vedersela davanti. Eppure i due continuarono a guardarsi, finché Pitch prese Bellatrix sottobraccio con decisione e la sospinse lontano dal ragazzino. Tenendole delicatamente ma con una certa fermezza la mano sulla spalla, la guidò lungo quello stretto molo sdrucciolevole sospeso su un mare di oscurità che li circondavano. Camminarono in silenzio per diversi minuti, ognuno immerso nei propri pensieri e senza mai guardare altrove se non davanti a sé.

<< Se il ragazzino è qui, allora deve per forza esserci anche Calmoniglio... >> osservò Bellatrix, in tono piatto. Pitch emise un verso di affermazione, continuando impassibile a guardare avanti, il volto illuminato spettralmente dalla fila di torce azzurre, decine e decine di stalagmiti di vetro frastagliato a sostegno delle fiamme.

<< E la sorella? >> continuò la ragazza, con lo stesso tono annoiato.

<< La sua trasformazione è quasi compita, poi toccherà al moccioso >> .

I due piombarono di nuovo nel silenzio. A un tratto, a pochi metri da quello che sembrava il termine della passeggiata di roccia, Pitch allungò il braccio a sbarrarle la strada.

<< Sta' indietro >> .

Bellatrix obbedì e lasciò che lui la superasse a grandi falcate. La distanziava di quasi una decina di metri, e prese a parlare con qualcuno che lei, da quella distanza, non riusciva a vedere poiché la luce azzurra delle torce non arrivava a illuminarlo.

<< Vi sono mancato? Suvvia, cosa sono quelle facce lunghe? Su col morale, avete visite! >>

Pitch si voltò a guardarla, come facendole segno di avvicinarsi. Lei si fece avanti con passo indolente, ancheggiando con voluttuosità e il sogghigno strafottente di nuovo sulle labbra.

E a quel punto si trovò di fronte tutti Guardiani al completo. Dentolina, Nord, Calmoniglio, Sandman e Jack Frost erano appesi nel vuoto con spesse e pesanti catene di sabbia strette ai polsi. Tenevano tutti la testa reclinata sul petto, con lo sguardo fisso e assente rivolto verso il basso. Ma quando Bellatrix si avvicinò, alzarono tutti gli occhi quasi con fatica, tutti con tempi e velocità diversi, e sui volti di tutti e cinque si insinuarono la sorpresa e la paura con la rapidità di un veleno entrato in circolo.

Bellatrix fissò i loro visi sconvolti, uno per uno. Ognuno di loro sembrava sciupato, ed esibiva i segni chiari e inequivocabili della violenza: le guance pallide e smunte, lividi, tagli sanguinanti e due cerchi neri sotto gli occhi. I suoi incontrarono quelli pesti di Jack, e a quel punto tutta la baldanza di Bellatrix, già precaria dal momento in cui li aveva scorsi, vacillò paurosamente.

Il ragazzo aprì la bocca, ma dalla sua gola si levò solo un pietoso e flebile rantolo. Lei avrebbe preferito che non l'avesse fatto: se in un primo momento, vederseli tutti lì stanchi e indifesi, aveva provocato in lei una sorta di perverso piacere, adesso provava solo un forte senso di malessere, e avrebbe voluto scappare via senza mai guardarsi indietro. Perché, e di questo era sicura dal preciso istante in cui i loro sguardi si erano allacciati, nel momento in cui Jack aveva cercato di pronunciare il suo nome qualcosa in lei si era rotto, liberando un'incertezza che lei aveva in tutti i modi cercato di soffocare dal momento in cui era stata cacciata. Stordita, abbassò lo sguardo, mentre con le mani si afferrava la testa e si piegava sulle ginocchia, come a cercare di chiudere fuori da sé un urlo straziante che le rimbombava nelle orecchie. Sentì le pupille fremere e riallargarsi, i denti tornare alla loro forma consueta, e un pensiero fulminante attraversarle le meningi.

Che cosa sto facendo...? Questa... questa non sono io! Non ho mai voluto questo! Non ho mai voluto che loro cadessero nelle mani di Pitch!

<< Bell...a...trix... >>

A quella debole supplica che la distolse immediatamente da quella rivelazione, lei lanciò al ragazzo un'occhiata sconvolta, i denti digrignati e la mandibola rigida per lo sforzo di mantenere il controllo.

E poi, di punto in bianco, si accasciò su se stessa senza emettere un suono. Pitch la afferrò prontamente e la sostenne per le spalle prima che lei ebbe avuto il tempo di toccare terra. Tendendo il braccio per sostenerle il busto, frenò la sua caduta e si abbassò con lei, passandole l'altro sotto l'incavo delle ginocchia. Poi la sollevò, si voltò tenendola stretta tra le braccia e iniziò a ripercorrere il passaggio, lanciando un'ultima, trionfante occhiata ai Guardiani che li guardarono andare via e ripiombarono nell'oblio, impotenti e storditi.




  
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