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Autore: DarkDevil9700    06/02/2016    1 recensioni
Una ragazza che vive nei tristi ricordi del suo passato e un ragazzo che vuole aiutarla a voltare pagina e a continuare a vivere.
"Solo l'amore può salvarla"
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tsurugi Kyousuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Devil

Era passata una settimana dal giorno del mio provino per entrare nella squadra di calcio della mia nuova scuola.
Ero diventata una delle titolari e ne andavo assolutamente fiera.
Era un sabato mattina quando mi risvegliai sotto le lenzuola nere del letto di casa mia. Erano solo le sei ma io non avevo alcuna voglia di rimettermi a dormire perché mi sentivo piena di energia.
Mi misi a gambe incrociate sul mio morbido materasso e scrutai quella che era la mia stanza: era piuttosto grande circa sedici metri quadrati che erano stati occupati con attenzione. I mobili erano di legno dipinto di bianco o di nero che faceva assomigliare quella stanza ad una scacchiera.
Scesi dal letto appoggiando i miei piedi scalzi sulla morbida moquette nera che tenevo immacolata per i miei principi di ordine e pulizia.
Andai verso la scrivania e mi sedetti sulla sedia di velluto bianco davanti ad essa appoggiando la mia schiena sullo schienale del mobile.
Accesi la lampada a forma di teschio che era appoggiata sulla scrivania inondando la superficie del tavolo con una luce bianchissima tanto che sembrava come se avessero buttato del latte su essa.
Sul tavolo avevo appoggiato la sera prima le uniche foto che avevo dei miei genitori.
Le avevo ordinate nell'esatto ordine temporale nel quale erano state scattate.
La prima raffigurava il loro matrimonio che si era tenuto sotto la gelida neve invernale, infatti sull'abito di mia madre era caduto un candido fiocco di neve.
La seconda raffigurava mio padre che faceva volontariato in un canile con il sorriso stampato in volto. Ricordavo molto bene quanto mio padre amasse gli animali e quanto ci tenesse a vederli tenuti bene con un tetto sopra la testa.
La terza raffigurava mia madre con me in braccio quando avevo solamente pochi mesi. Mia madre mi sorrideva mentre io dormivo accoccolata fra le sue braccia.
La quarta invece era la più rovinata perché era l'unica cosa che era sopravvissuta all'incidente che aveva ucciso i miei genitori. Mi raffigurava all'età di due anni con i miei genitori dietro di me.
Quella era la foto che solitamente mi faceva piangere ma stranamente quel giorno non accadde.
Rimisi le foto nella bustina trasparente dove le tenevo e mi diressi verso il mio armadio.
Aprii entrambe le ante del mobile e presi i miei vestiti.
Optai per una t-shirt nera con un teschio rosso dagli occhi a cuoricino, un paio di shorts neri di jeans, un paio di calze nere lunghe da mettere sotto i pantaloncini e un paio di All Stars nere con i lacci bianco latte.
Mi vestii rapidamente e poi mi legai i capelli in una coda laterale tenuta da un nastro di raso nero che si confondeva con i miei capelli del medesimo colore corvino.
Guardai l'orologio a forma di gatto che avevo appeso sopra il letto: le zampette che facevano da lancette indicavano le sette meno un quarto.
Io aprii la porta della mia stanza e poi mi diressi in punta di piedi verso la rampa di scale che portava al piano inferiore di casa mia.
Scesi lentamente gradino dopo gradino e mi ritrovai nel grande open space dove non mancavano le colonne per sorreggere l'abitazione.
Mi diressi in quello che mia madre affidataria chiama "angolo cottura" e aprii il grande frigorifero. Presi la bottiglia di latte che era stata messa in bella mostra e poi richiusi l'elettrodomestico, infine, presi il pacco dei biscotti che mi era stato gentilmente lasciato sul bancone accanto al fornello.
Mi sedetti a tavola e mangiai tranquillamente dato che non ero affatto di fretta.
Quando finii rimisi tutto in ordine e mi diressi verso il bagno accanto al salotto per lavarmi i denti prima di andare.
Verso le sette e venti fui pronta per uscire.
Avevo preso con me una giacca di pelle nera e una borsetta a forma di teschio dove avevo messo il cellulare, il portafogli e le chiavi.
Sulla porta del bagno avevo attaccato un postit giallo dove avevo scritto a Fumiko e ad Ichiro, i miei genitori affidatari, che sarei uscita e che probabilmente non sarei tornata prima di sera.
Aprii la porta di casa per poi richiuderla lentamente dietro di me.
Il fresco vento della mattina mi avvolse insieme ai caldi raggi del sole.
Iniziai a camminare senza una meta precisa, volevo solo fare due passi e godermi il fresco che passava attraverso i miei capelli facendomi provare una bellissima sensazione di libertà.
Passai più di un'ora ad esplorare il mio quartiere con grande interesse come se stessi facendo una caccia al tesoro.
Non so come ci arrivai ma mi ritrovai davanti alla casa di Arion che aveva un aspetto antico ma allo stesso tempo accogliente e sicuro.
Davanti alla casa c'erano Victor e JP intenti a parlare con un Arion ancora in piagiama e terribilmente assonnato.
Mi avvicinai al gruppo perché volevo salutarli e, soprattutto, mettermi in mezzo alla loro conversazione prima che il capitano cadesse a terra per la stanchezza.

-Ehi non vi pare che la gente possa dormire tranquillamente alle nove di mattina del sabato?-

I tre si voltarono verso di me strabuzzando gli occhi.
Persino Arion pareva essersi svegliato.

-Si, ma lui esagera-

Disse Victor avvicinandosi a me.
Ben presto me lo ritrovai alla mia sinistra e si avvicinò al mio orecchio.

-Comunque sei davvero bellissima-

Dopo che sussurrò quelle parole divenni bordeaux e corsi verso gli altri due cercando di far sfumare l'imbarazzo fin troppo evidente sulle mie guance.
I due non capirono ma io cercai di non farglielo neanche lontanamente immaginare  ricomponendomi subito da quell'attimo di debolezza.
Victor aveva abbozzato un sorriso che per molti sarebbe stato quasi impercettibile ma che io avevo imparato a riconoscere.
Aspettammo tutti fuori dalla casa Arion che si stava vestendo.
Io ingannavo il tempo accarezzando il buffo cagnolone, Spotter, che dormiva tranquillo nella sua cuccia fuori dall'abitazione.
Dopo poco il capitano uscì pronto e vestito così andammo in giro tutti assieme per la città.

{{Verso le sei e mezza di sera...}} 

Ci trovavamo verso la periferia della città.
Arion e JP avevano preso i mezzi pubblici dicendo che dovevano tornare in fretta a casa se non volevano beccarsi la ramanzina.
Io e Victor eravamo rimasti da soli e camminavamo per le strade che erano stranamente deserte.
Il mio occhio si posò su un cartello stradale e, dopo aver letto l'indicazione, capii che c'era una cosa importante da fare.
Entrai nel primo fioraio che vidi e comprai un bouquet di fiori gialli incartati in una lucente carta plastificata bianca e legati da un nastro color porpora.
Quando Victor mi vide uscire dal negozio mi fissò con aria interrogativa ma si limitò a seguirmi senza dirmi nulla.
Svoltai un paio di strade seguendo le indicazioni e finalmente vidi l'imponente entrata che stavo cercando.
Quando il mio amico la vide capì tutto e, senza dirmi nulla, mi prese delicatamente la mano stringendola piano nella sua.
Avanzai per il cimitero osservando le tombe di marmo bianco disposte ordinatamente in quelle strette vie di strada sterrata.
Posavo il mio sguardo su ognuna di esse pensando con rammarico alle povere anime che riposavano sotto la terra sulla quale camminavo.
Attraversai quella stradina che non percorrevo da molti anni ma che era rimasta impressa nella mia mente come un segno indelebile.
Dopo poco mi ritrovai in quella zona del cimitero nella quale il sole tramontava dietro le tombe.
Nonostante fossi molto piccola avevo scelto io quel posto pensando a quanto piacesse loro il tramonto e i suoi colori che sfumavano dall'arancione al rosa pastello.
La tomba unificata di marmo bianco si parò davanti ai miei occhi rendendoli leggermente lucidi.
Mi avvicinai e posai davanti ad essa il mazzo di fiori per poi indietreggiare e sorridere al luogo di riposo dei miei genitori.
Victor mi cinse le spalle con il braccio e io posai la testa sulla sua spalla.
Prima di incontrare lui mi sentivo sola e vivevo nel passato.
Poi l'ho incontrato e lui mi ha cambiato la vita.
Lui per me era tutto, era l'amico a cui potevo confidare i miei segreti, la persona che ritenevo praticamente un fratello, la spalla su cui piangere e il muro solido sul quale appoggiarmi. 
Forse anche qualcosa di più di un semplice amico...
Perché mi sentivo così sicura con Victor?
Non lo sapevo ma forse lo avrei capito.
Io mi girai verso di lui e gli sorrisi per fargli capire che andava tutto bene e che non doveva preoccuparsi per me.
Lui sciolse la sua presa e mi posò delicatamente le mani sulle spalle, poi mi fissò con quei suoi profondi occhi color ambra che brillavano ancora di più sotto la calda luce del tramonto.
Il mio cuore iniziò a battere velocemente creando un ritmo tutto suo.
Mi martellava nel petto eppure provavo una strana sensazione di calore.
Probabilmente arrossii ma i riflessi del crepuscolo nascosero quella mia reazione all'imbarazzo che stavo provando.
In una frazione di secondo lo ritrovai con le labbra posate sulle mie in un bacio casto e delicato che appena avvertii chiusi gli occhi.
 
  
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