Videogiochi > Sonic
Segui la storia  |       
Autore: Vicarious10    06/02/2016    3 recensioni
Nell'anno 3234, il pianeta Mobius fu distrutto dall'impatto di un meteorite. I mobiani che riuscirono a salvarsi cominciarono una nuova vita sulla Terra, trovandosi però in un modo pieno di lotte per il potere. Sonic the Hedgehog, a causa dei poteri acquisiti dagli Smeraldi del Chaos, decide di rimanere per sempre nella sua forma "super" e viene visto sia dai mobiani che dagli umani come una divinità.
Dopo 100 anni, il mondo è sull'orlo di una catastrofe a causa del pesante razzismo verso i mobiani e della criminalità organizzata. Il governo continua a nascondere al popolo la verità con ogni mezzo necessario e senza alcuno scrupolo.
Un solo essere può fermare tutto questo, un mobiano creduto morto da più di un secolo.
Il suo nome è Shadow the Hedgehog.
[Questa fic è una versione aggiornata e riscritta di "Black Hedgehog"]
Genere: Avventura, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
The Black Hedgehog
Revolution
 
4.
Il ritorno di Shadow the Hedgehog
 
 
Ormai Francis the Cat non poteva più negarlo.
Ridotto così, in ginocchio e con gli occhi sbarrati per lo stupore, il giornalista scoprì definitivamente la verità sulla leggenda che incuteva terrore nei criminali dei bassifondi. Ora capiva il perché erano passati quasi cinquant’anni dalla prima volta che il “vigilante” aveva alzato le mani contro i malviventi più cinici e violenti. Capì anche il perché nessuno fosse riuscito mai a vederlo o anche solo a dare qualche informazione che servisse a identificarlo. Colui che stava seduto su quella vecchia sedia di fronte alla figura provata del giornalista mobiano non era un qualcosa che poteva essere descritta secondo i canoni della sua epoca.
Non era umano e, nonostante lo sembrasse, non era nemmeno pienamente mobiano. L’essere che si nascondeva nella mansarda di quel vecchio palazzo in Evergreen Street era il  protagonista di una storia che tutti pensavano fosse finita un secolo fa. Un guerriero artificiale capace di provare sentimenti più profondi rispetto a Francis e a tutti coloro che potevano vantare di essere nati in modo “naturale”. Quegli occhi scarlatti che il giornalista fissava impaurito appartenevano ad un guerriero che non aveva più alcun rivale.
Eterno, feroce, potente.. perfetto.
La Forma di Vita Definitiva, il figlio della ARK e il rivale senza precedenti di Sonic the Hedgehog. Poteva percorrere distanze immense in un breve lasso di tempo, rompere il muro del suono e manifestare un potere di cui ora più che mai era l’unico detentore. Francis non aveva la minima idea del perché, ma non poteva più negare la verità di cui ora era a conoscenza.
Shadow the Hedgehog era ancora vivo.
Non vi era più alcuna traccia degli anelli sui polsi e sulle caviglie, così come non c’erano nemmeno le scarpe/razzo che Francis aveva visto in quella foto qualche ora prima. Al loro posto c’erano delle calzature malconce in cuoio, consumate e rattoppate chissà quante volte. La “creatura” continuava a non muovere un muscolo, cosa che cominciò a insospettire Francis. Riusciva solo a vedere il suo petto muoversi per respirare, nient’altro. Gli occhi erano spalancati e fissi di fronte a sé,  mentre la sua figura era ingobbita e cupa. Un dubbio pervase la mentre di Funky mentre decise di rialzarsi da quel pavimento sporco. Non osava staccare gli occhi di dosso da quello che sembrava essere l’agente della vecchia G.U.N. mentre il rumore dell’ascensore attirò comunque la sua attenzione. Jeremy, il custode del palazzo, entrò nella mansarda silenziosamente, senza mettere in allarme Francis. Portava con sé un secchio pieno d’acqua e un asciugamano immacolato.
-Tu sai chi è, non è vero?- chiese Francis non appena vide l’umano avvicinarsi.
Jeremy non rispose. Si limitò a poggiare  a terra il secchio e ad abbassarsi per poter inspiegabilmente bagnare l’asciugamano dentro di esso. Cominciò a strofinare il panno contro le braccia e il torace di Shadow lasciando il giornalista perplesso.
-Che cosa stai facendo?-
-Il sangue degli idioti che ti hanno aggredito gli è rimasto addosso, lo sto pulendo-
Questa volta Jeremy rispose, ma le sue parole lasciarono ulteriormente confuso il gatto grigio. Nel frattempo, il riccio nero seduto sulla sedia continuava a non muovere un muscolo e a non proferire parola, lasciandosi ripulire dal sangue incrostato sui suoi aculei e sulla sua pelliccia da un uomo che sembrava essere il suo “tutore”.
-Perché è ridotto così? Che cosa gli è successo?- continuò Francis con le sue mille domande.
Jeremy tirò un profondo respiro mentre finì di ripulire il volto del suo più grande segreto.
-È una storia molto lunga, ragazzo- cominciò l’uomo -Visto che hai fatto tanta strada, però, immagino tu voglia sapere tutto, non è così?-
Non c’era alcun sentimento ad enfatizzare quelle parole, per questo il giornalista mobiano le sentì tristemente vuote.
-Credevo che lui fosse morto..- sussurrò Francis continuando a fissare il riccio nero.
-Sicuramente devono averlo pensato anche i suoi amici, tranne uno evidentemente- commentò Jeremy dopo aver finito di togliere le ultime gocce di sangue.
Mentre l’umano tornò in piedi e ripose il secchio e l’asciugamano lontano da loro, Francis inarcò il sopracciglio in attesa della tanto attesa spiegazione.
-Non l’ho trovai io- disse ad un certo punto Jeremy.
L’uomo andò a sedersi sul piccolo letto accanto al muro poco lontano dal giornalista e dalla leggenda che gli stava seduta davanti.
-Mio padre si chiamava Robert Cunningam.. era un soldato- continuò il sessantenne -Passò due anni in Europa durante la guerra. Quando bombardarono New York venne richiamato per far parte di una squadra di soccorso e trovare eventuali superstiti. Sapeva perfettamente che non avrebbero trovato nulla, ma quando si ritrovò di fronte ciò che le bombe avevano lasciato perse ancora di più ogni speranza. Era tutto distrutto, non c’era niente che fosse rimasto in piedi a parte qualche piccolo palazzo come questo. Passò giorni a cercare sopravvissuti inesistenti sotto ogni singolo rudere carbonizzato, fino a quando non arrivò ad uno delle zone che l’esercito aveva già controllato. Secondo i suoi commilitoni nemmeno lì era stato trovato nulla a parte centinaia di cadaveri bruciati e schiacciati sotto il peso delle macerie. Andò lì per sbaglio, stava semplicemente cercando l’accampamento più vicino per riposare.. fu così che lo trovò-
L’umano si fermò un attimo, lasciando che Francis recepisse attentamente tutti i dettagli che aveva narrato fino a quel momento.
-Le macerie cedettero sotto i suoi piedi, facendolo cascare in una buca creatasi a causa delle bombe. Rimase svenuto per po’ prima di accorgersi di non essersi fatto graffio per miracolo. Doveva essere una specie di magazzino quello in cui era caduto. In seguito capì che era uno di quelli usati per accudire i mobiani quando erano appena arrivati nel 2017 per poi essere abbandonato e usato come garage o chissà cosa. I muri stavano per cedere, per questo si addentrò nella parte più buia in cerca di una via di fuga. Arrivò in una specie di camera e si fermò. Le macerie circostanti gli fecero intuire che quella stanza doveva essere stata nascosta per molto tempo. Pensò che magari qualcuno doveva averla trovata in tempo e aveva evitato di essere disintegrato dai bombardamenti.. appena vide cosa c’era nascosto lì dentro cambiò radicalmente idea-
-Era una capsula costruita con una tecnologia che non aveva niente a ché fare con quella umana. Mio padre si avvicinò e la sfiorò, aprendola senza che lui lo volesse. Capì fin da subito che risaliva ai tempi della distruzione di Mobius e che apparteneva ai suoi abitanti, così pensò che quando avrebbe riferito tutto ai suoi superiori avrebbe ricevuto un riconoscimento per aver fatto quella scoperta. Quando vide Shadow lì dentro.. si convinse del contrario-
-Tuo padre sapeva chi era?- chiese Francis non appena Jeremy ebbe finito di parlare.
Shadow the Hedgehog rimaneva ancora lì seduto a non dare segni di vita.
-Si, lo sapeva perfettamente- rispose l’umano -Ai tempi il mito degli eroi di Mobius era ancora fresco, per questo capì la gravità della situazione. Aveva scoperto che qualcuno che doveva essere morto era invece in stato criogenico e vivo. Così mio padre chiuse quella capsula e la riportò in superficie mentre tutti gli altri erano intenti a cercare i sopravvissuti dei bombardamenti. La fece imballare in modo tale che nessuno potesse sospettare nulla e la spedì nella casa dove si erano rifugiati i miei nonni. Lasciò l’esercito facendo finta di aver ricevuto un grave intossicazione alimentare, venendo quindi congedato e libero di poter capire il perché la Forma di Vita Definitiva era qui sulla Terra. Così riaprì di nuovo la capsula ed esaminò il corpo incosciente di Shadow, scoprendo il perché era ridotto in quel modo-
Quell’attimo in cui Jeremy smise di parlare sembrò un’eternità per il gatto grigio.
-Qualcuno gli aveva sparato dritto in testa-
Francis volse finalmente lo sguardo verso l’uomo, scoprendo il suo volto stanco e provato da quel racconto. Ritornò poi a fissare il riccio nero, comprendendo finalmente il perché non diceva nulla e rimaneva fermo come una statua.
Era ridotto in uno stato quasi vegetativo.
-Ero appena nato all’epoca- riprese Jeremy -Rimasi con mia madre e i miei nonni materni a Northampton fino quando ebbi quattro anni. Quando la guerra finì e Sonic riuscì ad impedire l’annientamento nucleare, ci trasferimmo qui a Neo Crisis City, la nuova New York che stavano costruendo in quegli anni. Prendemmo un appartamento al primo piano a Buchman Street. Ovviamente mio padre portò Shadow con sé, nascondendolo dentro la cantina senza dire nulla a mia madre. Credeva che non l’avrebbe mai scoperto, ma poi accadde l’inevitabile e mia madre si ritrovò davanti questo riccio nero in casa. Andò su tutte le furie, arrivando a litigare con mio padre proprio di fronte a me. All’epoca avevo quindici anni, non capivo quindi la gravità di cosa aveva fatto mio padre nel nascondere un individuo del genere proprio in casa nostra. Così ritornammo in Inghilterra non appena mia madre ottenne il divorzio, lasciando mio padre ad accudire in solitudine il rivale di Sonic. Poi mio padre morì, costringendomi quindi a prendere il suo posto e a tornare qui. Trovai lavoro come custode in questo palazzo e ci portai Shadow-
Francis ascoltò tutto senza fare rumore. Senza accorgersene si ritrovò con la bocca socchiusa e con la mente devastata da quella storia cominciata mezzo secolo fa.
-Questo è tutto- aggiunse Jeremy per poi tirare fuori qualcosa dalla tasca dei pantaloni.
L’uomo si alzò dal letto e ritornò accanto all’assente riccio nero, rivelando una siringa sotto gli occhi di Francis.
-Che cos’è?- chiese Francis preoccupato.
-È un composto che usano per i pazienti in stato comatoso negli ospedali- rispose Jeremy -Contiene delle sostanze in grado di mantenerlo in salute senza aver bisogno di mangiare e dormire. Ho provato a farlo mangiare normalmente i primi tempi, ma non dava alcun segno di vita-
Mentre Jeremy iniettò quello strano liquido trasparente nel braccio destro di Shadow the Hedgehog, Funky fece un passo indietro e riprese a ragionare in modo sensato.
-No.. non è possibile..- sussurrò il gatto grigio.
Jeremy sembrò udire quelle parole, ma non diede alcuna attenzione al suo ospite inatteso mentre l’ago della siringa era ancora dentro la vena del riccio.
-Io.. l’ho visto combattere- cominciò Francis alzando la voce -Io l’ho visto pestare quei ladruncoli senza metterci troppo sforzo. Ho visto i suoi occhi animati dalla rabbia che mi fissavano in modo gelido. Come puoi dirmi che è in coma se l’ho visto cosciente con i miei occhi!?-
Senza accorgersene, Francis aveva aumentato notevolmente il tono della sua voce, rendendola adirata e diffidente. Dall’altra parte, sotto quella maschera di indifferenza, Jeremy comprese i sentimenti del gatto grigio, decidendo di rivelare la verità fino in fondo.
-Ragazzo.. io non ho mai detto che in coma- disse l’umano dopo aver finito di iniettare quel composto chimico nelle vene del riccio nero.
-C..cosa?- domandò perplesso Funky.
Mentre la sua ira sembrò placarsi, Jeremy riprese a parlare nonostante il peso che sentiva dentro di sé.
-A mio padre non è mai capitato. Non ha mai avuto problemi con lui, per questo non sospettò mai delle sue vere condizioni. Dopo qualche tempo che lo portai qui, Shadow cominciò a manifestare i primi segni di “vita”. Ogni mattina, alle 7 e 30 in punto, si alzava da quel letto e si sedeva su questa sedia. Alle 23 circa si rialzava e tornava nel letto per dormire, invece. Quando lo vidi con i miei occhi ebbi quasi un infarto. Capii che stava cominciando a “riprendersi” dopo tutti quei decenni passati a dormire dentro quella capsula. Subito dopo cominciò a biascicare parole senza senso.. poi passò a parlare, ma oltre a pronunciare qualche nome non diceva ancora niente di sensato. Potevo convivere con tutto questo, non era un problema finché un giorno.. non cominciò a “svegliarsi” del tutto-
-In che senso “del tutto”?- chiese Francis titubante.
Il volto di Jeremy si incupì ancora di più, rivolgendo per un attimo lo sguardo verso il riccio nero seduto poco lontano da lui.
-Qualche anno dopo i primi “segni”, arrivò una notte dove venni svegliato.. da lui. Stava lì fermo in fondo alla stanza.. guardandomi con quei suo dannati occhi rossi. Sembrava un demonio, o per lo meno è questo che pensai quando venni preso dal panico. Riuscivo a vedere l’inferno nelle sue pupille.. credevo volesse uccidermi per chissà quale motivo. Poi, quando lo vidi uscire fuori dalla finestra, capii cosa stava succedendo. Accade almeno una volta al mese, senza continuità temporale o altro. Raramente è successo a distanza di due settimane tra un risveglio e l’altro, ma più di questo niente. Si sveglia, esce fuori da qui e va in giro in cerca di qualche criminale da picchiare. Lo fa da trent’anni ormai, non sono mai riuscito ad impedirglielo. Arrivai al punto di incatenarlo, ma lui riusciva sempre a liberarsi. Capii che quello era come un movimento riflesso che gli serve per sfogare tutta la sua rabbia, la sua frustrazione.. tutte cose dovute al mondo in cui si trova ora e a cosa gli hanno fatto per ridurlo così-
Il racconto era finito. Un senso di paura assalì il cuore del gatto grigio, costringendolo inconsciamente ad allontanarsi di qualche passo dalla figura seduta tra lui e Jeremy.
Il mistero era stato svelato. Fu buffo per il giornalista notare come la realtà fosse più squallida di tutte le teorie che quei pochi creduloni avevano formulato sull’identità del vigilante. Chi era quindi questo guerriero nascosto nel buio? Un eroe ridotto ad un guscio vuoto e con la mente distrutta da un proiettile. Una creatura ben lontana dall’essere “perfetta” il cui unico segno di vita era quello di sfogare a caso la sua rabbia con violenza inaudita contro qualche sfortunato malvivente.
La leggenda era morta su Mobius, quello che invece era stato portato sulla Terra era solo il cadavere di un guerriero che aveva fatto il suo corso e che aveva concluso la sua guerra con un ultimo atto eroico, stando a quello che Francis aveva letto su internet.
-Come credi che sia arrivato qui sulla Terra?- chiese il gatto grigio con l’unico scopo di togliersi tutti i sassolini dalla scarpa.
-Evidentemente qualcuno dei suoi amici deve averlo tenuto nascosto a tutti- rispose Jeremy -Forse l’hanno spostato qui non appena scoprirono che Mobius stava per essere distrutta. Magari volevano che vivesse in pace i suoi ultimi giorni..-
-Lui non può morire di vecchiaia come noi- lo interruppe Francis con rammarico -Lui può vivere per sempre-
Jeremy rivolse di nuovo lo sguardo verso Shadow.
-Tu questa la chiami “vita”?- domandò Jeremy.
Non aveva bisogno di alcuna risposta. Francis sapeva cosa intendesse dire quel vecchio uomo.
Non gli rimase altro che arrendersi.
-C’è.. qualcun’altro oltre a te che sa della sua esistenza?- chiese ancora Funky.
-Non lo so..- fu l’unica risposta dell’umano.
Prima che il giornalista potesse rimanere perplesso, Jeremy riprese a parlare.
-A fine mese qualcuno mi lascia una busta piena di soldi nella cassetta della posta, succede almeno da vent’anni. Non sono molti, credono che servano per eventuali spese relative a lui e al suo stato di salute. All’inizio pensavo fosse tutta opera della G.U.N. ma, ripensandoci, capii che non potevano essere loro. Se avessero saputo che la Forma di Vita Definitiva era ancora viva, sarebbero sicuramente venuti qui a rivendicarlo con la forza-
-Chi può essere allora?-
-Forse è qualcuno che continua ancora a sperare..- rispose Jeremy.
Il tempo era finito. Non rimaneva altro che ritornare all’orrenda realtà dei fatti.
Il mobiano e l’umano si guardarono negli occhi. Entrambi erano provati da quella storia e incerti su cosa sarebbe accaduto dopo.
-Non sono venuto qui per scrivere un articolo su di lui- cominciò Francis con le sue spiegazioni -Cercavo qualcuno che mi aiutasse.. e ho pensato che il “vigilante” potesse sistemare la faccenda e impedire che il Comico renda questa città il suo nuovo centro per lo spaccio di droga e chissà di che altro..-
Jeremy guardò incuriosito il gatto.
-Il Comico? Farà passare la sua “roba” da qui?- chiese il sessantenne.
-Si- affermò stanco Francis -Accadrà domani notte al porto. Sarà il primo carico di una lunga serie.. sta volta questa città raschierà il fondo del barile se quei criminali non verranno fermati..-
-Mi dispiace, ragazzo- disse Jeremy sinceramente rammaricato.
L’uomo si avvicinò al giornalista mobiano, notando che questo sembrava diventato più piccolo di quanto non lo rendesse già la sua normale statura.
-Se vuoi un consiglio, abbandona la città e rifugiati da qualche altra parte- cominciò l’umano -Evita le metropoli e trova un paesino tranquillo lontano dal caos. Tieni tutto questo lontano dai tuoi occhi e riuscirai a sopravvivere-
-No.. io non posso-
Francis abbassò lo sguardo e tirò fuori il portafogli.
-Questa città.. è la mia casa. Posso odiarla.. ma rimarrà comunque il posto in cui sono nato e cresciuto. Se dovesse cadere, io cadrò con lei..-
Il mobiano tirò fuori un vecchio biglietto da visita bianco che si era fatto stampare per lavoro in caso di ogni evenienza. Lo porse verso Jeremy, tornando di nuovo a guardarlo negli occhi.
-Qui c’è il mio numero di telefono e il mio indirizzo. Nel caso avesse bisogno di aiuto.. qualsiasi cosa, mi chiami e verrò subito da lei-
Jeremy apprezzò sinceramente quel gesto. Nonostante non lo conoscesse, sapeva perfettamente che quel gatto grigio non avrebbe rivelato a nessuno il segreto che custodiva da tutta la vita e per cui aveva sacrificato tutto sé stesso. Prese quel biglietto e lasciò che Francis se ne andò via da dove se ne era venuto. Lo vide entrare nell’ascensore e scomparire definitivamente dalla mansarda.
Passo un minuto buono prima di poter udire i suoi passi scomparire.
Rimasto solo, Jeremy si voltò verso Shadow per constatare che fosse ancora lì seduto.
Ritrovò la sua figura esattamente come l’aveva lasciata un attimo fa, cosa che lo fece sentire uno stupido. Inavvertitamente, Jeremy lasciò cadere a terra il biglietto da visita del gatto grigio.
Alla fine, anche l’umano abbandonò la mansarda e, come era giusto che fosse, il silenzio tornò a circondare il guerriero caduto.
 
-Channel 7 vi augura un buon proseguimento con il ciclo “Cult del Sabato notte”-
Seduto comodamente sulla sua poltrona con addosso una coperta di lana, Jeremy Cunningam guardava la televisione senza apparente interesse. Sapeva che dopo quegli stupidi reality show venivano trasmessi vecchissimi film di cui ormai erano in pochi a ricordarsi. Provò un senso di nostalgia nel vedere i titoli di testa di Dracula di Bram Stoker, unico film horror di Francis Ford Coppola, il regista de Il Padrino. La mente del vecchio uomo tornò a quando vide quel film per la prima volta da bambino. Si ricordò della cotta spaventosa che si era preso per Winona Rider, pur sapendo che questa era scomparsa da tempo, o del terrore che aveva provato nel vedere Gary Oldman nei panni della creatura più malvagia che avesse mai visto. Nonostante avesse letto il romanzo anni dopo, Jeremy non smise mai di provare quel senso di familiarità che provava verso quel film. Ormai il Sole se ne era andato da un pezzo, portando con se il suo calore e l’apparente sensazione di sicurezza. La luce del televisore era l’unica cosa che illuminava il pianterreno, ma dopo un po’ il peso dell’età si fece sentire.
Su quelle spaventose immagini di Keanu Reeves che veniva reso schiavo da Dracula, il vecchio Jeremy Cunningam si addormentò poco a poco, lasciando che quella luce artificiale illuminasse il suo volto. Mentre la mente dell’umano cominciava a spostarsi nel mondo dell’onirico, qualcun altro era già a letto da un’ora o poco più ormai. Nella mansarda, la sedia che era stata occupata per tante ore risultava vuota. Qualcuno riposava sul letto, sotto delle soffici e calde coperte.
Sdraiato come una mummia in un sarcofago, Shadow the Hedgehog subiva gli effetti di un sonno vuoto. Mentre dormiva, la sua mente risultava come un oceano nero, tranquillo e privo di fenomeni naturali. Quel suo corpo rigido e immobile era lo stesso che aveva affrontato una serie lunghissima di pericoli, di lotte e di numerose avventure che andavano a formare un quadro molto più ampio. Ad essere del tutto sinceri, quelle che noi definiremmo come “avventure” non erano altro che esperienze senza valore per il riccio nero.
Lui non era un avventuriero, lui era un guerriero.
Colui che aveva messo la sua vita al servizio del prossimo, ma con un modus operandi che non aveva niente a ché fare con l’eroe “senza macchia e senza paura”. L’essere che si era ribellato contro il destino che suo “padre” gli aveva messo dinnanzi, sconfiggendo lui e le sue maledette e orribili creature. L’arma perfetta, la prova definitiva del genio di Gerald Robotnik.
La Forma di Vita Definitiva.
Mentre i suoi occhi rimasero ben chiusi, le dita della mano sinistra vennero colte da un leggero tremore. L’oceano oscuro dentro la sua testa cominciò a muoversi come se qualcosa dal profondo stesse cercando di ritornare a galla.
 
Credevi che fosse finita, non è vero?
 
Il respiro di Shadow si fece pian piano sempre più irregolare. Il suono del suo battito cardiaco sembrò trasformarsi nel rumore di mille bombe che esplodono simultaneamente.
 
Non mentirmi, io so che tu l’hai sperato. Così debole, così piccolo, così inutile.. credevi davvero che ciò che ci ha ridotti così potesse uccidere me?
Patetico
 
Tutta la mano cominciò a tremare. La sua figura si scompose, trasformandosi in quella di una creatura debole e impotente che implorava pietà.
 
Guardati. Sei così stupido da credere di potermi tenere rinchiuso per sempre. Non lo sai che sono io il padrone qui? Non hai ancora capito fin dove siamo caduti in basso?
Stiamo sprofondando, ogni giorno sempre di più. Ciò che fa poltrire te, però, rende più forte me.
 
 
L’oceano nero divenne indomabile. Il suo corpo tentò di rannicchiarsi mentre continuava a tremare come una foglia. Nel farlo, le lenzuola vennero cacciate via con un gesto, lasciando Shadow scoperto e inerme.
 
Quel proiettile non avrebbe mai potuto ucciderci. Lo sapevi bene, ma hai sperato comunque che potesse essere finita. Ci vuole ben altro per tagliarci fuori da tutto questo.
Lo hai sempre saputo.
Abbiamo passato troppo tempo qui, sono stanco di marcire.
È tempo di liberarmi
 
Qualcosa cercò di emergere con tutte le sue forze nella testa del riccio nero. Cominciò a sentire un rumore fastidioso, come se qualcuno stesse raschiando del metallo con un coltello affilato.
Shadow strinse i denti e si aggrappò al materasso.
 
Cerchi di bruciarmi, di dirmi che il nostro dovere è finito, ma come fai a non capire che la guerra non è finita?
Lascia che io mi diffonda come un incendio. Lascia che ritorni a combattere questa battaglia. I morti non sono nient’altro che il passato. È arrivato il momento di sollevarmi sopra di loro e di fare quello che va fatto.
Alzati
 
Il suo respiro si fece più brusco. Qualsiasi cosa stesse per emergere, ormai ce l’aveva quasi fatta.
 
Alzati
Dimostra a quei mostri chi è che comanda
Dimostra a te stesso che sei ancora il più forte
Abbiamo un lavoro da fare
Dobbiamo fargli pentire di essere nati
 
Finalmente qualcosa emerse da quell’oceano oscuro.
Forte, agile, veloce e bellissimo. Una figura nera uscì fuori dall’oblio per aggrapparsi alla vita con tutta la sua forza. Sul letto non vi era più nessuno. Al centro esatto della stanza, quella figura nera che finalmente era riuscita ad uscire era in piedi, avvolta nel mantello nero che nascondeva sotto gli assi del pavimento. Un’eco lontano arrivò alle sue orecchie mentre osservava un biglietto bianco trovato per terra. Un solo numero di telefono con un indirizzo.
La città attorno a lui cominciò ad urlare.
Urla di dolore, rabbia e vendetta
Qualcuno stava per accogliere quelle urla, dimostrando a tutti chi aveva il vero potere tra quei patetici bastardi. Con l’agilità che solo lui poteva dimostrare, uscì fuori dalla finestra e si portò con un salto sopra il tetto. Le luci attorno a lui sembravano anch’esse impaurite per la sua presenza.
L’unico sopravvissuto della ARK strinse quel biglietto bianco nella sua mano sinistra, mentre il suo mantello cominciò ad essere animato dal vento.
 
Lentamente, un gatto grigio tentò di aprire gli occhi.
Il sonno non aveva voglia di sopraffarlo quella notte. Nel buio della sua stanza, vide l’orario dal suo orologio digitale, scoprendo che era appena scoccata la prima ora della domenica. Era così confuso e assonnato da non riuscire a formulare nulla di sensato dentro di sé. Sentiva solo quel vento freddo di fine autunno che la notte portava sempre con sé. Dalla finestra entrava la luce del lampione più vicino, mentre dalla strada sembrava esserci un silenzio tombale. Con fatica, Francis the Cat tirò via le lenzuola e si alzò in piedi. La mano gli faceva molto male, ma con qualche antidolorifico si sarebbe risolto tutto. Alla fine non era niente di grave, se lo ripeteva spesso.
Fu la prima cosa che disse nel buio mentre cercava di avvicinarsi al tavolo della cucina. Quell’appartamento era davvero piccolo, ma a lui non gli erano mai piaciute quelle case troppo grandi. Preferiva la classica combinazione “piccola” e “accogliente”.
I suoi occhi dovevano ancora riprendersi, per questo usò il tatto per capire dove si trovasse esattamente. Tocco il tavolo in legno posto proprio di fronte il frigorifero e i fornelli, trovandovi il bicchiere pieno d’acqua che vi aveva lasciato qualche ora prima.
Lo portò alla bocca con l’unico desiderio di dissetarsi per poter tornare a fuggire nei suoi sogni, meravigliosi o orrendi che fossero. Appena le sue labbra sfiorarono l’acqua, si ricordò di un piccolo dettaglio che lo pietrificò per la paura.
Il gatto grigio dormiva ogni notte con la finestra chiusa.
Qualcosa di piccolo gli cadde proprio sotto gli occhi, finendo sopra il suo tavolo. C’era abbastanza luce proveniente da fuori per poter constatare che fosse il suo biglietto da visita. Contro tutta la sua paura, il giornalista mobiano rivolse lentamente lo sguardo verso la finestra alla sua sinistra.
Era lì.
Come in un incubo o nel resoconto di un delirio dovuto alla pazzia.
Questa volta gli occhi scarlatti della Forma di Vita Definitiva lo fissavano per davvero, squadrando ogni centimetro dell’esile figura del gatto grigio. Accovacciato tra l’esterno e l’interno dell’appartamento, il riccio nero si poggiava con un equilibrio da atleta. Il mantello nero gli copriva tutto il corpo, mostrando solo i suoi aculei rossi e neri.
Rimasto a bocca aperta, Funky non osò proferire parola e rompere l’inquietante silenzio. Ogni suo dubbio sul suo reale stato mentale gli venne strappato via non appena udì quella voce profonda.
-Sei venuto da me oggi-
Francis si limitò a fare un lento cenno con la testa per confermare.
-Cosa vuoi?- chiese il riccio nero.
Il giornalista deglutì, sentendo la gola troppo secca per poter parlare correttamente.
-Il Comico..- cominciò Francis -Sta per far partire una serie di piccole navi piene di toxin. La costa ovest è bloccata, così rifornirà tutti gli Stati Uniti soprattutto da qui. Farà scaricare tutto da alcuni criminali di qui per poi farli trasportare negli altri stati.-
-A che ora arriveranno queste navi?-
Francis si aspettava stupidamente un minimo di titubanza da parte di Shadow. Invece questo aveva totalmente ignorato chi fosse l’artefice, il criminale più temuto di tutto il mondo.
-A mezzanotte in punto- rispose perplesso il gatto grigio.
-Come fai ad essere sicuro che accadrà?- chiese il riccio nero.
-Un amico mi ha avvertito. Parteciperà anche lui, ma mi ha detto tutto sperando che sarei riuscito ad avvertire qualcuno che potesse fermare tutto in tempo- disse Francis.
Tornò il silenzio. Funky trovò finalmente il coraggio di guardare dentro quegli occhi scarlatti.
Riusciva a leggere qualcosa di totalmente differente da ciò che Jeremy gli aveva mostrato ore prima. Forse solo lui avrebbe potuto notarlo in quel momento, ma il gatto vide nei suoi occhi una promessa di giustizia circondata da fiamme eterne capaci di consumare qualunque cosa.
-Ci sei riuscito- disse ad un certo punto Shadow.
Quando questo fece per saltare via da lì, Francis prese coraggio e fece un passo in avanti.
-Sei davvero tu, non è vero?- chiese il giornalista -Sei.. “tornato”?-
Shadow si rivolse di nuovo verso Funky, fissandolo con occhi gelidi e profondi. Il riccio nero poteva sentire l’odore della paura che provava il gatto in quel momento.
Con un rapido movimento, la Forma di Vita Definitiva scomparve dalla sua vista, compiendo un grande balzo verso il palazzo successivo. Rimasto solo, Francis the Cat si accasciò a terra senza più forze. Quella che era appena cominciata sarebbe stata una lunga domenica, ormai era chiaro per lui. Non riuscì ad affermare con certezza di aver impedito l’avvento di una catastrofe. In quel momento, Funky fu assolutamente certo di una cosa.
Non c’era alcun bisogno di una risposta alla sua ultima domanda.
 
 
Angolo del’’autore
Eccoci di nuovo qui! Libero da esami e pronto a portare avanti le mie storie sul fandom! XD scusate il ritardo nella pubblicazione, avrei dovuto farlo una settimana fa secondo il programma che mi ero prefissato, ma a causa dei soliti impegni e scocciature non ci sono riuscito. È stato un capitolo breve questo, ma credo che questo rappresenti l’inizio effettivo di una grande avventura per Shadow. Sarà l’impresa più difficile e maestosa.. e vi prometto che arriveranno pericoli da non sottovalutare! Grazie a tutti voi per aver cominciato a seguire questa storia, è incredibile come stia riuscendo a fare un buon lavoro, seppur con qualche difficoltà. In futuro ci saranno delle novità, ma per il momento non anticipo nulla e spero vi siate goduti a pieno questo capitolo :D
Ci vediamo alla prossima ;)
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Sonic / Vai alla pagina dell'autore: Vicarious10