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Autore: Alex Wolf    07/02/2016    1 recensioni
(Ambientata nel Giappone feudale)
Kunoichi, ninja donne che nel giappone antico venivano addestrate separatamente dai loro pari uomini. Sono elementi importanti in un clan quanto la controparte maschile, tant'è che il loro nome scomposto vuol dire sia "donna" che "una dei nove". Erano addestrate nell'arte della seduzione e nel combattimento corpo a corpo: spesso agivano usando veleni e armi nascoste come i Neko-te. Lavoravano puntando sui travestimenti che la loro femminilità gli permetteva di ricoprire, ed erano letali killer silenziosi.
Genere: Azione, Generale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Giappone feudale
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Un Pericoloso Crescendo



空の
(vuoto)
 
 

Le strade di Kukunodate erano affollate come non mai quel mattino d’estate.
Il sole batteva raggiante su ogni cosa, accompagnato da una fresca brezza che alleggeriva l’atmosfera carica di curiosità e tensione. Un piccolo palco rialzato era stato posto davanti alla residenza del nuovo Capo Villaggio, che da li a poco si sarebbe mostrato al popolo.
La Kunoichi, seduta elegantemente su una panca posta di lato all’altare si sventolò il volto con un ventaglio dai colori pastello. Non aveva potuto portare il suo tessen e la cosa la turbava parecchio, ma in pubblico –di giorno- era sconsigliabile mostrarlo specialmente dopo tutta quelle serie di assassinii che si erano consumati nel quartiere a luci rosse. Tutta via, non avendolo con se la donna non poteva che sentirti turbata e annoiata: attorno a lei nulla brillava attirando la sua attenzione come avrebbero potuto fare le lamine dell’arma che adorava tanto.
Un’ombra proiettata in una lunga linea retta a terra proveniente da destra destò molte occhiate, compresa la sua. La giovane affilò svelta lo sguardo e, cercando di non farlo sembrare un gesto troppo usuale, rimase in attesa. Di cosa, non lo sapeva nemmeno lei. La sagoma che spuntava da dietro la porta scorrevole non era niente di che, se non un amalgamato nero con una forma precisa, eppure la Kunoichi sentiva che c’era qualcosa di più nascosto alla semplice vista; l’istinto le diceva di allontanarsi mentre la madre, sedutale accanto, le intimava di ricomporsi e atteggiarsi a nobildonna quale era.
Pensando a tutte le possibili ipotesi la ragazza si ricompose e riprese a sventolare davanti al viso un semplice ventaglio.
Appena il sole fece capolino da sopra la chioma di un albero, un giovane uomo uscì dalla casa e si mostrò al popolo. Era alto ed indossava un lungo kimono dai colori scuri; portava i capelli lunghi legati in una coda, gli occhi neri spiccavano sul viso marmoreo dai tratti ben definiti.  Era bello. Somigliava alla luna, tanto sembrava innalzarsi sopra gli altri con i semplici gesti che componeva con le mani parlando.
Un tocco leggero sulla spalla le fece perdere la concentrazione sul soggetto che aveva innanzi, si voltò. La madre le stava osservando serafica, mentre si sventolava con il proprio ventaglio. Le si avvicinò un poco e, stando ben attenta a nascondere le labbra alla vista dei presenti, le disse: «Osservalo bene, figlia mia, quello è il nipote del Capo Villaggio di Kukunodate, porta il nome di Ryuu.»  Silenzio. Un folata di fresco vento. Un fruscio di foglie. «E’ il tuo promesso sposo.»
Il respiro le si mozzò a metà della gola. Così era lui. Incredibile il poco tempo con cui quella donna era riuscita a trovare un sostituto all’ultimo uomo che l’aveva chiesta in sposa. Per lo meno, si disse, quello che le stava davanti era una visione più dolce per gli occhi di quanto non fosse stato l’ultimo.
Sorrise calcolatrice, sarebbe stata una sfida notevole quella a cui la metteva davanti la madre. Incrociando le dita sperò di riuscire a portarla a termine.
Mentre il ragazzo, affiancato dall’anziano parente, iniziava a parlare (aveva una voce profonda che infondeva sicurezza) la giovane provò come se un lungo e freddo getto d’acqua le stesse solcando la spina dorsale. S’irrigidì, tentando di non darlo troppo a vedere, tenendo d’occhio quello che la circondava. Lo strano presentimento di poco prima le si era nuovamente insediato nelle ossa. Socchiuse le palpebre.
Qualcuno, ne era certa, la stava studiando di nascosto; e quel qualcuno doveva essere anche un tipo molto bravo a scegliere luoghi d’appostamento, in quanto le risultò difficile individuarlo visivamente o anche solo udirlo.
Difficile ma non impossibile.
Lo trovò silenziosamente seduto su una panchina poco lontana da lei, dove pochi minuti prima era sicura aver visto un’anziana. Teneva le mani rispettivamente dietro la testa come se si stesse godendo il sole caldo senza badare alla parole di Ryuu, le gambe erano incrociate e le palpebre semichiuse per imbrogliare i presenti facendo pensare che dormisse. Eppure, lei riusciva a vere le sue iridi fissarla intensamente senza smettere un secondo.
Distolse lo sguardo. 
 


҉
 


Si stava annoiando. Nonostante la giornata fosse iniziata bene e nessuno avesse attentato alla vita del suo nuovo padrone, lui si stava annoiando irrimediabilmente.
Se ne stava seduto furi, sull’engawa, con una gamba a penzoloni e le braccia incrociate al petto dalle quali spuntava una katana. Fra i suoi capelli il vento giocava divertito, spostandoli adesso un po’ a destra ora un po’ a sinistra; era una bella sensazione. Il sole gli baciava il viso pallido riscaldandolo.
Dalla stanza a cui stava facendo da sentinella arrivavano le voci sommesse del Vecchio, Ryuu e Kenshin, il proprietario della maggior parte delle imprese del villaggio. Ogni tanto gli arrivava una risata all’orecchio.
«Katashi.» L’uomo si voltò immediatamente, mettendosi in ginocchio come segno di rispetto.
«Mia Signora» salutò educatamente, senza guardare negli occhi la vecchia proprietaria della casa. Osservò solo i ricami del suo kimono rosso, memorizzandoli per qualsiasi evenienza. Era vitale che lui si ricordasse ogni di ogni cosa, persino la più stupida.
«Quei buoni a nulla di mio marito e mio nipote sono in questa stanza?» domandò con voce alta, come se fosse una provocazione volontaria.
La guardia mantenne un sorriso nascosto. Non era nuovo che la Signora tenesse un comportamento simile, quasi fosse lei la testa della famiglia; e non aveva tutti i torti a pensarlo,  dopotutto l’intera casa negli ultimi tempi si reggeva sulle sue spalle in quanto il marito si era lievemente ammalato.
 «Si, mia Signora» rispose tranquillamente lui.
«Perfetto.» Senza mostrare segni di vecchiaia, la donna s'inginocchiò con facilità di fronte alla porta scorrevole e l’aprì un poco chiedendo permesso, poi sparì anch’essa all’interno.
Mentre il ninja si prendeva pochi minuti per pensare a cosa stessero discutendo i suoi padroni gli balzarono nella mente gli occhi della prostituta incontrata la notte passata. Il loro taglio, la luce felina che vi splendeva all’interno. Il modo in cui il suo corpo si muoveva silenzioso e veloce tra la folla, senza scontrarne nessun’altro.
Ripensò al kimono estivo che indossava, ai ricami pregiati che vi erano incisi sopra; chissà quant’era costato quel capo alla matrona del suo bordello. Quell’ultimo ragionamento mise in moto un piccolo meccanismo fino ad allora alienato nel suo cervello.
Avrebbe dovuto aspettare la sera, però, per discuterne con gli altri.
«Katashi!» Una mano forte gli picchiò in testa, costringendolo ad alzarsi in piedi con velocità. «Rispondi quando ti chiamo» ringhiò Chiyo.
Se ne stava in piedi con le braccia incrociate a gonfiarle il seno prosperoso; era sempre un piacere per i suoi occhi vederla stare in quella posizione.
Gli occhi scuri lo incatenarono in una morsa ferrea. «Ha chiesto la Signora se puoi andare a scortare la moglie e la figlia del nobile Katashi.»
Lui si alzò, sorridendole. «Certamente.»
 
Abbassò il capo in una muta riverenza quando la futura sposa del suo nuovo padrone gli passò davanti. L’engawa non scricchiolò ne emise alcun altro suono sotto il suo peso; la stoffa dell’abito che portava sembrava finissima ai suoi occhi e le calzava a pennello.
Katashi non avrebbe mai pensato che da quel momento, la sua intera vita sarebbe diventata un pericoloso crescendo.
 
 
 
  
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