Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Noel11    07/02/2016    1 recensioni
Una ragazza. Nulla da perdere e tutto da guadagnare.
[Dal Capitolo 1:
Si alza in piedi e si mette ai margini del cornicione. Guarda la città svegliarsi, quella città completamente diversa da quella in cui viveva prima. Scuote la testa energicamente "No" disse "è inutile pensare a un passato che non esiste" e vorrebbe convincersi che non esiste, perché sa che sarebbe tutto più semplice se non fosse esistito. Sospira guardando le prime luci dell'alba facendosi investire dalla fresca brezza mattutina di un giorno di ottobre "è ora di andare, si va in scena" .]
Quanto siete disposti a pagare per la libertà?
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 6
Non c'è altra scelta



Si tolse i vestiti, abbandonandoli a terra, per poi scansarli in malo modo con il piede. Entrò nella doccia in punta di piedi, come se avesse paura di interrompere quel silenzio così rilassante, così sicuro. Aprì la valvola dell’acqua mettendola verso l’acqua calda. Dopo ogni compito, una doccia era quello che si meritava ma soprattutto quello di cui aveva bisogno per cancellare le tracce.
Dopo aver sentito con una mano la temperatura dell’acqua ed averla regolata fino a raggiungere un calore piacevole, si immerse sotto il getto dell’acqua ad occhi chiusi, dandogli le spalle. Il rumore dell’acqua che scorreva nelle orecchie annientò il silenzio, così che iniziò a concentrarsi su quel rumore cercando di rilassarsi e immaginare di trovarsi ai piedi di una cascata o sott’acqua. Sott’acqua. Nell’oceano. Apri gli occhi, per poi prendere la spugna. Si girò, così che l’acqua le potesse colpire il petto dove iniziò a passare la spugna energicamente. L’acqua iniziò ad assumere un colorito roseo, tendente al rosso. << Ogni volta diventa sempre più difficile toglierlo>> disse esasperata, cercando di togliere il sangue, ovviamente non suo, ormai seccato sulla pelle.  Passo poi alle mani e agli avambracci. L’acqua purifica, cancella tutto e ti fa rinascere di nuovo. Non sei più sporca, ma per lei quella sensazione ha una durata effimera.
Continuò a sfregare la spugna sugli avambracci, assente con la mente che in quel momento ripercorreva l’incontro avvenuto poco fa.
 
Volò sopra la città, con la valigetta termica piena di ghiaccio tra le mani. Giurava che se avesse chiuso gli occhi avrebbe sentito ancora il cuore di quell’uomo battere dentro la scatola, senza bisogno dell’aiuto del suo proprietario. Trovò l’edificio in cui si era fissato l’incontro. Discese dal cielo con grande velocità per poi arrestarla con un solo, grande battito di ali ed atterrare su quel terrazzo di quell’edificio malridotto e abbandonato. Appoggiò la valigetta a terra e aspettò che Lui si mostrasse. Occupò il tempo guardando oltre il cornicione della terrazza. Guardava la città, come questa non andasse mai a dormire, guardava le persone che cercavano pace nell’oscurità e finì con il pensare a quel ragazzo. Sembrava così perso, si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato. Provava verso di lui sentimenti contrastanti, pietà e curiosità mista a un grande odio per essersi messo tra i piedi.
<< A cosa stai pensando?>>
Sgranò gli occhi e trattenne il respiro. Si girò di scatto con il braccio teso pronta a colpire l’intruso. Ma questo si scansò con una velocità impressionante << Piccola, stai perdendo colpi>> ghignò. Fece la sua comparsa così, si rimise in ordine il vestito e si mise a suo agiò seduto sul cornicione.
<< Cristo! Mi hai spaventata a morte!>> gli urlò contro.
<< Modera il linguaggio. Questo non sarebbe successo se tu non fossi così distratta>> la rimproverò prima di ritornare alla domanda di prima << Allora… a cosa stavi pensando? O forse dovrei dire a chi stavi pensando?>> la guardò con interesse.
Si senti messa all’angolo, senza via di fuga, ma aveva imparato a controllare le sue emozioni e soprattutto sapeva come sopravvivere nelle trappole.
<< Un piccolo imprevisto nello svolgimento dei miei compiti. Niente di più, niente di meno>> disse guardandolo negli occhi sperando che questo gli bastasse. E per il momento sembrò così.
<< D’accordo. L’importante è che non ti abbia visto, anche se potresti cancellargli la memoria vorrei evitare lo stesso questi squallidi problemi>> gli ricordò e cominciò ad accarezzargli le ali nere. Piuma per piuma.
<< Tranquillo, non mi ha vista>> si scostò da quel tocco gelido.
<< Bene. Torniamo agli affari>> disse scendendo e avvicinandosi verso di lei << Dov’è la mia commissione?>>
Lo fissò dritto negli occhi, volendo tenergli testa, per poi allontanarsi da lui ed andare a recuperare la valigetta. La lanciò verso di lui e lo vide muoversi per prenderla con estrema cautela per poi aprirla e osservare il contenuto con occhi famelici. << Sublime, delizioso…>> disse prima di far uscire uno degli artigli e conficcarlo dentro al cuore per poi staccarne un pezzo, come se fosse uno stuzzichino, e mangiarselo. Un rivolo di sangue gli uscì dalla bocca, mentre la sua faccia si contorceva dal piacere per quel pezzetto di cuore che stava facendo gioire le sue papille gustative. Lei si girò disgustata da quella vista, non si sarebbe mai abituata a…quello.
<< Mh-Mh-Mh. Veramente eccezionale. Oh pardon>> si scusò prima di succhiare il sangue rimanente sul dito e pulirsi con un fazzoletto da taschino quel rivolo di sangue uscito dalla bocca prima che potesse sporcare il vestito. << Un ottimo lavoro. Come sempre dopo tutto.>> ripose la valigetta a terra, rivolgendo l’attenzione su di lei.
<< Spero che questo “piccolo imprevisto” non provochi altri problemi e che soprattutto non esponga a tutto il mondo questi “strani incidenti”>> si fermò per fare una pausa e sorridere << Ma è già successo vero? Lui non ha tenuto la bocca chiusa, non è così?>> chiese.
Lei sbiancò. Non poteva vincere contro di lui, non poteva ingannarlo come faceva con tutti. Lui era sempre un passo avanti a lei, sapeva tutto e avrebbe saputo tutto prima di chiunque altro. Si ricompose e si irrigidì al suo posto, mettendosi sull’attenti.
<< È così>> rispose << Ma non creerà altri problemi. In tal caso me ne occuperò personalmente. Quello che ha fatto è stato rendere la caccia solo più interessante>>
<< Non deve essere interessante, deve fruttare!>> gli ricordò << In ogni caso non mi interessa occuparmi di frivolezze, finché porterai a termine i tuoi compiti mi riterrò soddisfatto>> disse accarezzando con una mano la valigetta.
Annui. << C’è altro?>> chiese, infastidita da quella mezzo specie di predica.
<< Solo una cosa. Ricordati quello che devi fare prima che il tempo scada>> disse serio, la guardò in quegli occhi marroni cercando di assorbire il terrore e il dolore che trasparivano da essi, beandosene.
<< Non potrei mai scordarlo…>> sussurrò serrando gli occhi.
<< È tutto allora. Ci rivedremo per il prossimo compito, piccola>> sorrise prima di oltrepassarla e confondersi con l’oscurità.
Resto lì per qualche minuto. << Lo devo fare... non c’è altra scelta>> e lo sapeva che questa volta non ci sarebbe stata una seconda opzione.   
 
Si raccolse i capelli in un turbante fatto con l’asciugamano e passò una mano sopra lo specchio per togliere lo strato di vapore che lo aveva appannato. Si guardò, scrutando il suo corpo avvolto nell’enorme asciugamano che gli arrivava fino alle ginocchia. La sua pelle ora era bianca e non più rossa. Era di nuovo candida come la porcellana e pura, non c’era un graffio sopra di essa. Fissò i suoi occhi marroni trovando delle profonde occhiaie sotto. Era stata una giornata infinita, ma era passata così in fretta senza che neanche sapesse esattamente che ore erano. Il che era strano per una persona così precisa, controllata e fissata con il tempo come lei. Ogni ora, ogni minuto, ogni secondo doveva essere speso bene. Doveva sapere che il tempo stava scorrendo, così da avere almeno la certezza di star vivendo e di non essere bloccata in un limbo. Guardò l’orologio per togliersi i dubbi, erano le tre del mattino. Si meritava un po’ di riposo ora, prima che la giornata iniziasse di nuovo. Si asciugò i capelli in fretta e furia, non badando al fatto che fossero ancora umidi, e non preoccupandosi di poter prendersi qualche malanno. Si mise sotto le coperte e guardò il soffitto. Sperò almeno che per quelle poche ore riuscisse a dormire, senza nessun incubo su quei corpi martoriati, su quelle notti di tanti anni fa passate piangendo e gridando pietà e su quelle acque nere che l’avevano inghiottita tanti anni fa.
Neanche quella volta fu accontentata.
 
 
Erano le prime luci del mattino quando venne svegliato dai colpi alla porta della sua camera inferti da sua madre.
<< MATTY, ALZATI! NON MI INTERESSA SE NON HAI DORMITO E SEI RIENTRATO TARDI, TI AVEVO AVVISATO! È ORA DI ANDARE A SCUOLA!!>> continuò a picchiare sulla porta di legno.
La sua testa stava per esplodere, ogni colpo alla porta sembrava uno sparo di cannone. Decise di mettere fine a quell’agonia << OKAY, HO CAPITO! Ora mi vesto e vado a scuola, smettila di battere contro questa maledetta porta.>>
<< Ti dò dieci minuti. Se non sei pronto ti ci porto in pigiama>> lo minacciò.
Sbuffò per poi alzarsi, scalciando via le coperte e si posizionò di fronte allo specchio.
Aveva un aspetto orribile.
L’erba non era servita a niente, se non a renderlo più sveglio e paranoico. Sarà riuscito a dormire si e no mezz’ora per poi essere svegliato da quella rompi scatole di sua madre. La sera precedente quando era rincasato tardi lei si era addormentata sul divano, non era riuscita ad aspettarlo sveglio per la stanchezza. Così, come sempre, l’aveva presa in braccio e l’aveva messa a letto. Quella mattina avrebbe dovuto affrontarla, non poteva scappare per sempre.
Dopo essersi lavato e vestito, andò in cucina per mettere qualcosa sotto i denti. Sua madre era lì al tavolo che lo aspettava. << Prendi la colazione e siediti. Dobbiamo parlare.>> non ammetteva repliche, e lui fece quello che gli aveva ordinato sperando che finisse il più in fretta possibile.
<< Matteo dove sei stata l’altra sera?>>
<< Con Giorgio e gli altri al bar, te l’ho detto ieri.>> prese una cucchiaiata di cereali e se la portò alla bocca.
<< Balle>> sputò lei << Non saresti rientrato così tardi. Per l’ultima volta, dove sei stato l’altra sera?>> scandì ogni parola imprimendola con rabbia.
<< In giro per la città>> rispose atono. Non voleva che lei sapesse, non voleva ricordare, voleva dimenticarsi al più presto di quella maledetta sera.
<< In giro dove? Nel quartiere di drogati?! Matteo è pericoloso girare in città così tardi la sera. Sei solo un ragazzino e lì fuori ci sono persone che non si fanno scrupoli a far del male agli altri e io->>
<< Okay, ho capito! Imparata la lezione. Non fare più tardi la sera perché ci sono uomini brutti là fuori, ora per favore possiamo andare? Sto facendo tardi>> disse alzandosi e portando con se la ciotola di cereali ormai vuota.
<< Ma->>
<< Ti prego>>
Si guardarono ancora negli occhi. Tutti e due stanchi di quella situazione che sembrava non cambiare mai, come un copione già scritto.
Lei sospirò << Okay, andiamo. Sbrigati a prendere la roba, io ti aspetto giù>> prese la borsa, le chiavi e uscì fuori dalla porta.
Lui rimase qualche secondo lì fermo.
Non sentiva niente.
 
Nonostante il tragitto in macchina con sua madre silenzioso e la rottura di scatole da parte del professore perché “non si portano gli occhiali da sole in classe! Non siamo in spiaggia!”, quella giornata non era ancora entrata nella Top 5 delle sue giornate più schifose della sua vita. Non ancora.
Girava per i corridoi come uno zombie, senza una precisa meta, e con gli occhiali da sole sul naso. Aveva delle occhiaie profondissime e violacee, non era un bello spettacolo da vedere. Scansò tutte le persone ammucchiate intorno alla macchinetta e se ne andò verso il giardino dove forse sarebbe riuscito a dormire dentro il vecchio capanno degli attrezzi. Sperando che Giorgio e Anastasia avessero passato quella fase del “facciamo sesso in qualsiasi posto proibito” così da non trovarli avvinghiati e mezzi nudi lì dentro. L’ultima volta non era stata un’esperienza piacevole. Superata la bacheca della scuola avrebbe raggiunto la sua meta, ma si blocco. Lei era lì. Stava attaccano dei striscioni sulla bacheca. La ragazza con i capelli ricci e gli occhi verdi era lì, ma soprattutto era sola.
<< Dritti alla meta e conquista la preda>> non poteva sprecare questa occasione d’oro. Si tolse gli occhiali da sole per non dare l’impressione di uno che se la tirava, si passo la mano tra i ricci e iniziò a camminare a passo deciso verso di lei.
<< Ciao>> disse con il fiatone. Panico da prestazione, gli mancava solo questa.
<< Ciao>> rispose guardandolo << Belle occhiaie>> disse ridendo.
<< Neanche le tue sono male>> rispose, notando che non era l’unico a non dormire la notte.
<< Touché>> sorrise << Purtroppo a differenza tua, che a quanto sento passi le notti in discoteca a sballarti e in cerca di donne poco caste, io passo la notte lavorando per guadagnare qualche spicciolo in più come barista>> specificò all’ultimo per non essere fraintesa.
<< E tu sei il tipo di ragazza che crede alle voci che girano?>> chiese con tono scettico
<< No. Preferisco verificare di persona. Ma se lo dice Erica è tutt’altro conto>> sorrise compiaciuta.
Lui iniziò a sudare freddo, per poi schiarirsi la gola e ricomporsi << Ma Erica è di parte. Cioè lei mi odia a morte quindi può anche sbagliarsi, dico bene?>>
<< Sarà…>> disse finendo di attaccare l’ultimo poster che aveva.
<< Comunque, piacere, io sono Matteo>> si presentò, sperando che non se ne andasse da un momento all’altro o peggio ancora, che Erica comparisse all’improvviso.
<< Lo so, sei abbastanza famoso qui a scuola>> disse ridendo. Non capiva se fosse una presa in giro o una constatazione.
<< Beh, allora posso sapere il tuo nome?>> chiese nervoso, la ragazza misteriosa, quella dagli occhi verdi, la ragazza che ormai era diventato un punto fisso per lui stava per avere finalmente un nome.
Lei si girò e lo guardò in faccia con un sorrisetto sulle labbra.
<< Alice>> disse stringendogli la mano << Mi chiamo Alice>>
  






Angolo autrice
Io mi sono innamorata di questo capitolo, è stato bellissimo scriverlo. 
Ecco qui il ritorno del nostro angelo e di Lui. Ci sono mancati tanto dall'ultima volta ed era ora di farli apparire di nuovo. Inoltre, finalmente, abbiamo dato un nome alla ragazza dagli occhi verdi: Alice. 
Ci vediamo al prossimo capitolo.
Ringrazio tutti quelli che leggeranno e recensiranno la storia.
E. xx


 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Noel11