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Autore: El Galad    20/08/2003    3 recensioni
Una nuova guerra è alle porte, ma un prigioniero cambierà l'esito delle cose
Genere: Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Che vengano pure", intimò Malekit nel freddo idioma druchii. "Se le armate di Sylvania sono state così folli da attraversare il grande mare per essere spazzati via una volta per tutte li aspetteremo a lame sguainate!" Sua madre lo guardava, fiera, mentre lui ordinava al messaggero di Karod Kar di tornare alla città e informare Rakarth. Anche se ormai i morti erano quasi giunti all'isola maledetta, Malekit rimase ancora sul trono immerso nei suoi pensieri. Poi, con tutta calma, si alzò e attraversò la sala del trono insieme a sua madre. Appena uscito fece un gesto con la mano alla guardia di turno. Essa non si mosse. Non lo ripeté. Aprì improvvisamente la mano verso di lui ed esso si accasciò per terra già privo di vita. La guardia nera era la massima aspirazione di qualsiasi guerriero e non intendeva tenere incapaci nella sua guardia personale. Ripeté il gesto all'altra guardia ed essa scattò immediatamente verso le stanze dei graduati ad informare il loro capitano, Kouran, che il Re Stregone lo stava aspettando. Era una cosa elementare per tutte le guardie conoscere i gesti del loro signore e chi non seguiva ciecamente il suo volere meritava solamente la morte o la tortura da parte delle streghe elfe. Dopo avere informato il suo soldato più fedele andò verso la balconata della sala del trono. Appena arrivato il suo drago nero Seraphon si abbassò in modo da farlo salire. Ancora senza il minimo gesto si gettò in picchiata verso il suolo e mentre il popolo li vedeva passare in volo sopra di esso, capì che una nuova guerra era alle porte e che la partenza sarebbe stata immediata. Poche ore dopo, ai primi albori del mattino, la maestosa flotta delle arche nere era già pronta al porto di Naggarond per partire alla volta di Karond Kar. Nella più immensa di esse c'era Malekit con la guardia nera. A quel punto alzò il braccio e tutta la flotta partì alla volta di nuove battaglie.

La stanza del sarcofago era spaventosamente silenziosa. Ad un tratto il drago sanguinario sposto con la sola forza di una mano il coperchio di pietra e uscì allo scoperto. Desiderava da tempo partire per constatare se era stato presente un miglioramento nelle sue capacità marziali confrontandosi con l'imbattibile principe oscuro che si diceva vivesse al di la del mare e che i suoi eserciti depredassero, rapidi e letali, le coste di Bretonnia. Con delle galee trafugate agli emissari dell'impero e grazie ai loro equipaggi costretti a lavorare sotto il controllo del terrore che provavano per lui e per tutti quelli della sua razza si stava addentrando sempre più nei territori di cui dicevano i pochi che erano tornati era meglio stare alla larga, ma lui sin da quando era vivo provava un senso di attrazione per queste sfide. Anche se ormai gli equipaggi erano stati decimati dalle malattie non era per niente preoccupato perché avrebbero fatto una nuova razzia sulle isole e gli Alti Elfi erano anch'essi ottimi come marinai. La sua decisione sarebbe piaciuta anche all'esercito che aveva bisogno di sgranchirsi un po' le ossa. Ma non avrebbero attaccato da soli.

Eldor si svegliò di colpo. Grondava di sudore ed il cuore gli batteva all'impazzata. Gli era già successo quando era in guerra contro le truppe del Re Stregone di Naggaroth, alla vigilia di una battaglia. Sperava che non fosse un cattivo presagio, l'ambiente era tranquillo e sua moglie e sua figlia dormivano beatamente, ma decise comunque di andare a controllare. Era diventato da poco un padre di famiglia ed era relativamente giovane (appena 170 anni) e intendeva proteggere i suoi cari come meglio poteva. Si mise l'armatura, prese la spada e l'arco e uscì con una freccia già incoccata. Dopo aver fatto per un paio di volte il giro del suo terreno fece per tornare in casa, ma udì un urlo raccapricciante provenire dalla parte del paese abbandonata dal giorno dell'attacco dei corsari. Mentre attraversava il paese di corsa vide uscire dalle loro case anche altri guerrieri che avevano combattuto al suo fianco e che vivevano sulla sua isola. Venne affiancato in corsa da Ethallas, un picchiere come lui della sua stessa unità nonché suo comandante. Intorno si sentiva la tensione, mista anche a terrore, e l'atmosfera si poteva tagliare con la spada. "Saranno i corsari, si vogliono vendicare dell'ultima volta che li abbiamo cacciati. Ma cosa vogliono di più da noi, che li accogliessimo a braccia aperte, dopo che ci hanno raso al suolo mezzo villaggio!?". Eldor non rispose, ma in cuor suo sentiva che non erano stati i corsari stavolta, ma qualcosa di ben più terribile di essi, qualcosa che sentiva di aver sempre avuto vicino ma che era sconosciuta a tutti. Perlustrarono tutta la zona circostante ma non trovarono niente. Per la seconda volta sentirono allora un urlo, ma stavolta era più umano, non di una bestia come il primo che avevano sentito. "Viene dal cimitero" sentirono da un elfo che gli sfrecciò letteralmente di fianco. Lo seguirono di corsa e finalmente videro la causa di tutto: dalle tombe dei caduti dell'ultima battaglia e di tutte le precedenti stavano emergendo i resti dei loro consanguinei, armati di tutt'altro che di buone intenzioni. In principio tutti esitarono, timorosi di far del mare a dei loro cari, ma gli zombie e gli scheletri risvegliati dal loro sonno eterno li attaccarono senza esitazione e ne eliminarono due senza che nemmeno se ne accorgessero. Eldor e Ethallas furono i primi ad avventarcisi addosso e dopo di loro tutto il resto delle truppe dell'isola. Fu il più grande errore della storia del luogo. Come se si fossero improvvisamente accorti di aver davanti dei morti, furono improvvisamente presi dal panico e metà di essi scapparono dal terrore mentre l'altra metà, nettamente in inferiorità numerica, li seguì a ruota. Era proprio questo ciò che i vampiri desideravano. Prima che arrivassero nella parte nuova del villaggio incontrarono i guardiani dei tumuli guidati da un vampiro dei draghi sanguinari. Nella mente di Eldor scaturì un tremendo pensiero, ed accorgendosi delle fiamme alle loro spalle ebbe la conferma di esso. Tutte le case stavano bruciando, e sua moglie e sua figlia erano ancora a letto quando era uscito. Un senso di rabbia incontenibile si impadronì di lui e si scagliò come una freccia verso il vampiro a spada sguainata ma esso lo schivo agilmente prendendolo poi per il collo e scagliandolo come fosse una cosa da nulla contro uno dei suoi guerrieri. Le ultime cose che sentì furono alcuni ordini del vampiro e forti mani scheletriche che lo prendevano per le braccia e lo trascinavano, poi buio.

Al ritorno sulla nave il lord vampiro Votragh fu sorpreso della rapidità del suo fedele sottufficiale e lo chiamò subito al suo cospetto "è stata una battuta di caccia promettente mio signore" riferì angash:"21 elfi maschi e 6 elfi femmina in un solo attacco. Ce n'è uno particolarmente indisciplinato, ha anche tentato di attaccarmi, ma penso che i ghoul saranno contenti di fargli compagnia!" "no" tuonò in vampiro lord, "portatemelo qui vivo e che non gli sia fatto niente, ho in mente qualcosa di speciale per lui". Sdegnato, Angash fece un inchino al suo signore ed andò a prendere l'elfo. Gli sembrava inconcepibile da parte di un vampiro della sua gloriosa linea di sangue avere tanta clemenza per un vivo. Se non avesse ricevuto ordini ben precisi l'avrebbe ucciso sulla sua isola al momento dell'attacco, ma dato che aveva già trasgredito una volta bruciando il villaggio, aveva deciso di non rischiare di morire a causa di un vivo.
Mentre il galeone veleggiava ormai in vista della costa del continente di Naggaroth, Angash entrò spalancando la porte della stanza del suo superiore con due scheletri alle sue spalle che trascinavano un elfo dai capelli biondi con un'armatura di splendida fattura, una spada a lama stretta e un arco lungo con una faretra di frecce con piuma di grifone. Per quanto fosse ridotto male, camminava a testa alta e con occhi desiderosi di vendetta. " Lasciateci soli" intimò il lord. Gli scheletri si inchinarono e se ne andarono senza voltargli le spalle a accostando la porta. Votragh dovette ripetersi per allontanare il conte che gli voltò improvvisamente le spalle sbattendo la porta alle sue spalle.
"Bene elfo" disse il lord con voce calma "penso che non ti piacerà sapere che ti sei appena arruolato come schiavo su questa nave e se vuoi sopravvivere dovrai fare quello che diciamo io e i miei sottufficiali, e in caso di ribellioni sarò costretto ad affidarti alle cure di Angash, e lui non ti darà una seconda possibilità, visto che ti voleva negare anche la prima". A quel punto l'Alto Elfo lo interruppe urlando "allora chiamalo subito, perché io non accetterò mai di lavorare per voi ammassi di carne putrefatta!". Questo fu quello che cercò di dire, ma prima che potesse terminare l'ultima parola gli occhi del vampiro si accesero e Eldor finì spalle al muro con una ferita alla testa. "Posso anche pensarci io a te, elfo, e ti assicuro che la mia ira è centinaia di volte peggiore di quella di Angash. Ragiona, elfo, io ti offro una carica alta nel mio esercito pur lasciandoti in vita, perché io so cosa vuol dire morire ed essere sottratti al sonno eterno." Per la seconda volta l'elfo lo interruppe " non ti permetto di giocare in questo modo con la mia vita, io non ti servirò mai, ne da vivo ne da morto!." Si era già rialzato ed aveva incoccato una freccia "non farmi perdere la pazienza, elfo, non ti voglio uccidere, uno con delle capacità come le tue non merita di diventare uno zombi prima del tempo." Era troppo tardi, Eldor aveva già preso la mira e aveva scoccato la freccia verso il suo aguzzino. Il vampiro la schivò con una velocità impressionante, poi puntò con furia la mano verso l'Alto Elfo ed esso volò a gambe in aria contro la parete di legno della stanza, sfondandola e finendo nel corridoio privo di sensi. "ha la pelle dura", pensò Votragh, "un colpo del genere avrebbe spaccato il collo a un troll".

"Radunate tutti i soggiogatori" ordinò il signore di Karond Kar, in preda a un attacco di collera, "se anche dopo l'ultimatum del grande re Malekit non si sono fermati li accoglieremo mostrando loro tutta la nostra potenza". Dicendo questo andò verso la grande finestra della sua stanza e ammirò il suo grande esercito. Era una distesa sterminata di bestie da guerra, centinaia di cavalieri su naggaronte, soggiogatori con idra in catene e in cielo si libravano manticore e anche un immenso drago nero che lui conosceva bene, perché esso era Bracchius, il drago di Rakarth, capo dei soggiogatori e signore di tutte le fiere da guerra. Mentre le unità a piedi o sui naggaronti di notte erano sottoposte ai ripetuti attacchi delle temutissime arpie di Karond Kar, Rakarth e Bracchius passavano indisturbati per i cieli senza che le arpie osassero attaccarli. Arrivati sul terrazzo, Rakarth smontò e spalancò la vetrata con un calcio. "A cosa devo la tua visita" chiesein tono ironico Carnath. "è solito bussare prima di entrare e questo vale soprattutto per i soggiogatori come te!" Il soggiogatore non provava molta simpatia per il comandante della città e non appena sentì ciò si avvicinò, lo prese per il collo e lo attaccò al muro. "Non potrai godere in eterno del favore del Re Stregone, sai che ti ha affidato questo regno in fiducia e tu lo hai ricambiato tentando di ucciderlo. Tu sei solo un corrotto come il resto dei nobili di Naggaroth, ci sarei dovuto essere io sul trono, ma quando ho raccontato al Grande Malekit del tuo tentativo tu mi accusasti di complottare contro di te, ma lui fu clemente, e mi lasciò in vita." Gli occhi di Rakarth erano due torce accese e sembrava che lui stesso si stesse trasformando in un drago. "Comunque sono qui per dirti che le truppe sono pronte alla lotta" disse con disprezzo voltando le spalle a Carnath per andarsene. Mentre saliva sul suo drago la voce suo signore lo seguì:"Stai attento comunque, imitazione di elfo, ti potrebbe accadere qualcosa di brutto nel caos della battaglia". Ma prima che potesse terminare la frase, Rakarth era già volato via in groppa al suo drago nero.

Una frustata sferrata con furia inaudita lo colpì improvvisamente in mezzo alle scapole. Emise un urlo più di rabbia che di dolore e si rimise a remare. Eldor ero uno dei pochi del villagio a cui era toccata quella sorte, quasi tutti erano stati assegnati al lavoro sul ponte e sugli alberi. Anche Ethallas era sul ponte, lo capiva perché non era di sottocoperta ai remi. Alla notte li chiudevano in una gabbia come cani dove un uomo non si riusciva a stendere completamente, ma lo spazio aumentava man mano che stavano vicino agli zombi, e già 6 maschi e 5 femmine erano stati gettati in pasto a quelli che chiamono ghoul, creature che una volta erano umani ma che mangiando cadaveri erano diventati poco a poco quello che sono ora. Non sopportavano più le condizioni in cui li tenevano. Dopo lo scontro con il vampiro lord lo legarono a delle catene al soffitto anche dopo due giorni che aveva ripreso conoscenza. Poi decisero che era possibile utilizzarlo ancora perciò lo incatenarono ai remi e lo costrinsero a lavorare a suon di frustate. Non avrebbe ceduto, avrebbe preferito morire che servirli, ma la speranza che la sua famiglia si fosse salvata dal massacro lo faceva lavorare per evitare di morire. Dopo quasi una settimana dalla partenza dall'isola si sentì la vedetta annunciare l'avvistamento dell'isola di Karond Kar e con esso tutte le truppe e le guardie corsrero sul ponte per prepararsi allo sbarco nel piccolo golfo alle porte della città. Per la prima volta in tutto il viaggio l'agitazione per l'obiettivo ormai vicino aveva fatto distrarre i suoi aguzzini che li avevano lasciati soli e nella fretta avevano lasciato di fianco ai loro sgabelli le armi che si erano tolti per reiposare. Senza esitazione Alfin, l'elfo più vicino ad esse prese tutte quelle che riuscì e le passò ai suoi compagni mentre loro remavano con forza rinvigorita, per non fare tornare i loro fustigatori. Quando tutti ne ebbero una, alcuni proposero una rivolta, ma Eldor esclamò: " sarebbe un gesto totalmente inutile attaccarli ora, ci fermerebbero subito e ci ucciderebbero subito, dobbiamo usare strategia con loro. Se riusciamo a scassinare i lucchetti delle nostre catene in segreto e a passare altre armi agli altri sul ponte mentre fuori loro combattono noi potremmo prendere il controllo della nave e partire per tornare alla nostra patria" Alfin ribattè " ma come facciamo a dare loro le armi, e poi come facciamo atrovarne per tutti, non ce ne sono abbastanza!" "Potremmo colpire gli scheletri di ronda e poi buttarli a mare dopo aver preso loro le armi, mentre per darle agli altri le potremmo portare in cella" gli risponse Eldor trionfante. Quella sera tutti gli Alti Elfi si aggiravano furtivi per la nave attaccando a destra e a manca tutto quello che gli capitava a tiro. Non sapevano se la stessa cosa stesse succedendo nelle altre navi, in verità non sapevano nemmeno se nelle altre navi ci fossero Alti Elfi come loro o equipaggi di altre razze, ma la cosa che importava in quel momento era armarsi senza farsi scoprire. Per tutta la notte andarono avanti nello stesso modo, razziando per la nave, e si interruppero solamente agli albori del mattino, per farsi trovare in cella quando li prendevano per portarli a lavorare, ma non fù così. Li portarono sul ponte e annunciarono che avrebbero attaccato Karond Kar alla notte e che avrebbero dovuto fare quello che dicevano loro alla lettera e in silenzio, perché al primo rumore sarebbeo cadute delle teste.

"Fate avnzare l'esercito e fateli caricare non appena sono a distanza utile!" "Si mio signore" rispose il soggiogatore. Carnath era felice del suo operato. La flotta dei vampiri si era fermata a poche miglia dalla città ed era nascosta dalle torrette di avvistamento, ma non dalle ombre. Erano appena tornate a riferire dell'avvistamento della flotta ferma e il nobile aveva intenzione di attaccarli di sorpresa senza pietà. Dopo aver dato l'ordine si avviò anche lui verso le stalle, montò il suo naggaronte e si diresse alla testa dell'esercito. Stava già assaporando il sapore della vittoria e dei complimanti che il Re Malekit gli avrebbe elargito al termine dell'operazione quando il drago nero di Rakarth lo affiancò in volo atterrando e andando avanti al passo di fianco a lui: " sapevo che tu fossi pazzo, ma non fino a questo punto! Stiamo facendo esattamente quello che vogliono loro, stiamo andando direttamente nella loro trappola" "taci, soggiogatore, a quanto pare non sei stato nominato generale tu dal Re Stregone, perciò lascia fare a chi ha più esperienza di te in queste cose!" Sdegnato, fece un gesto a Bracchius e si alzò subito in volo sopra l'esercito in marcia. Non avrebbe preso parte all'attacco, ci sarebbero caduti loro nella trappola, non lui. Venne destato dai suoi pensieri dall'urlo carica lanciato da Carnath sotto di lui e il folle galoppare dei naggaronti verso il loro obietivo. Quando furono davanti alle navi le ombre salirono ma solo il nobile druchii fu sorpreso nel vedere che non ci fosse nessuno sulla nave, come nessuno si stupì quando nere figure spuntarono dagli alberi sui fianchi dell'esercito e dalla terra dietro di esso.

" Le navi sono vuote? Oh, che terribile sciagura, anche se penso potremmo rimediare!" Il Lord Vampiro era alle spalle dell'esercito in groppa ad un incubo alato. "Presto Angash, porta i prigionieri sulle navi con alcune guardie e stà attento che non fuggano. In caso di rivolta ti do il permesso di provvedere". Tutto l'esercito si schierò in posizione difensiva mentre il Despota attraversava al galoppo i ranghi dirigendosi contro Votragh. " Cosa speri di fare contro di me, elfo, vi sgominerò tutti come ho fatto con quelli delle isole" "non osare paragonarmi a quelle imitazioni malriuscite di elfi!" ribattè il druchii lanciandosi all'attacco. "Noi di Naggaroth siamo infinitamente superiori a quelli di Ulthuan". Detto questo partì caricandolo lancia in resta, non intendeva avere pietà per quel vampiro che lo aveva paragonato ad un Alto Elfo, uno di quelli che oltre cinque milleni fa avevano cacciato la sua razza dalla rigogliosa Nagarythe. "Dovresti rispettarli, invecie" disse il Lord troncando con un solo colpo di spada la lancia e la testa del naggaronte di Carnath, " avresti molto da imparare da loro, anche sul combattimento" lo prese in giro il Vampiro leccando la spada sporca di sangue. Basta, non riusciva a sopportare oltre, aveva sguainato la spada e ora voleva lanciare un disperato attacco al nettamente superiore avversario quandoun sasso lo colpì dietro la nuca. Si voltò, si era totalmente scordato della battaglia che infuriava intorno a lui e mentre lui litigava col suo avversario Rakarth aveva fermato tutti i soggiogatori e l'esercito, privo della sua spina dorsale, stava per andare in rotta. Bene, sarebbe morto così, non intendeva implorare i soggiogatori di aiutarli e lui e i suoi cavalieri avrebbero combattuto e sarebbero morti da soli. Ma essere un cattivo duellante non era il suo unico difetto, perché anche la scarsa memoria era fonte di tribolazione per i druchii. Fece appena in tampo a voltarsi e a gettarsi a terra che la lama del vampiro gli troncò di netto il coppo principale dell'elmo e la sua coda di capelli. "Sei fortunato, elfo, vediamo se lo sei abbastanza per sopravvivere!" un'altro attacco fulmineo ed ecco che, mentre con la spada parava il colpo dell'elfo facendola volare via e vedendola piantarsi nella schiena di un cavaliere oscuro. Temendo per la sua vita, per l'Elfo Oscuro fu come svegliarsi da un lungo sonno, si lanciò all'indietro, prese la sua balestra a ripetizione e sparò una decina di quadrella nere contro il torace del suo avversario che cadde a terra a due matri di distanza. Soddisfatto, Carnath si alzò, raccolse una spada e si diresse verso la battaglia. "L'ho sempre detto io che la morte fa miracoli". L'elfo si voltò all'improvviso. Stentava a crederci, il Drago Sanguinari era di nuovo in piedi e senza alcun danno. "Bastava così poco per far combattere decentemente anche uno scarso come te. Se l'avessi saputo subito mi sarei divertito di più, ma ormai è ora di finire il gioco" si lanciò ancora contro il druchii, ma avrebbe anche potuto farne a meno. Era paralizzato dal terrore e non riusciva a muoversi. Non fu nemmeno costretto ad ucciderlo, gli affondò direttamente i denti nel collo e bevve a lunghi sorsi fino a quando la vittima fu completamente asciutta. "Speriamo che non siano tutti come questo, o la battaglià sarà una noia terribile". Fece per alzarsi in volo sul suo incubo alato, ma una nuova salva di dardi neri lo colpì alla schiena. "Allora è un vizio quello che avete voi Elfi Oscuri di colpire alle spalle con le vostre balestre. Dovreste aver capito quello che mi fanno" Un ghigno malevolo era stampato sul suo volto, e tutti i corsari alle sue spalle abbero paura, e non riuscirono a fare nulla quando li carico dandoli poi in pasto alla sua cavalcatura. Si voltò: era soddisfatto della battaglia, i suoi guerrieri stavano ormai circondando i sopravvissuti. Pensava già all'accoglienza che gli avrebbero riservato a Sylvania, algli onori che gli avrebbero offerto, ma qualcosa gli fece pensare nuovamente alla battaglia. Un incantesimo di magia oscura, un dardo fatale di Kharaidon, colpì la sua cavalcatura sbalzandolo a parecchi metri di distanza. Malekit era arrivato.

"Forza, tutti in cella" ordinò Angash. "Tu no", disse, afferrando Eldor per una spalla e scaraventandolo davanti a se.
"Avanti, cammina" intimò davanti alla porta della stanza del sarcofago. "Ne ho abbastanza di te! Non ti ho mai perdonato la volta che mi hai attaccato sulla tua stramaledetta isola, e ora farò quello che per due volte mi è stato impedito". Detto questo sguainò la spada e fuori di se di rabbia si avvetò su Eldor. L'ultima volta che aveva guardato il campo di battaglia le truppe non morte erano in notevole vantaggio e tra non molto sarebbero tornati alla nave. Inizialmente il suo piano era di torturarlo e poi buttare il corpo in mare accusandolo di aggressione, ma il tempo era meno del previsto e non voleva perdere l'ultima occasine per ucciderlo. Scagliò un fulmineo fendente su di lui all'altezza del cuore così che nel caso si fosse abbassato o avesse saltato l'avrebbe colpito comunque, ma il suo colpo venne fermato. L'elfo aveva sguainato una spada nascosta tra i vestiti e aveva parato il colpo. Sempre più rabbioso, scagliò un affondo, poi un fendente, poi un altro, ma tutti vennero immancabilmenrte parati. Non pensava che fosse tanto forte, all'attacco sull'isola non era nemmeno riuscito a colpirlo. Perché stavolta era diverso? Non riusciva più a concentrarsi, temeva l'arrivo di Votragh, e il tempo continuava inesorabilmente a passare. Decise allora di passare ad un'azione decisiva, l'incantesimo più potente che un vampiro potesse lanciare. Voleva scagliare su di lui la maledizione del tempo.
Per un attimo tutto intorno a lui fu fermo. La sua mente era totalmente concentrata sull'incantesimo. Stava per lanciarlo, ma Eldor non intendeva restare ad aspettare di essers colpito. Si scagliò sulla creatura, ma la magia ormai era lanciata. In quel momento nessuno dei due capì cosa stesse succedendo. La maledizione, per non si sa quale causa, forse perché l'armatura o la spada di Eldor erano anch'esse incantate o forse per una cattiva esecuzione, si ritorse ed esplose sotto forma di vebto scagliando i combattenti ai lati opposti della stanza. Non era possibile, anche il suo attacco più potente era stato respinto. Accecato dalla rabbia, saltò contro Eldor disarmato ed esso approfitto dell'occasione. In quell'attimo Eldor vide il vampiro sfrecciargli a fianco e finire contro la vetrata. Se fosse finito in mare si sarebbe salvato, e lui non poteva permetterlo; senza pensarci, si voltò di scatto e mentre usciva in volo dalla vetrata gli affondò nella schiena la sua spada benedetta. In quel momento, il vampiro sembrò bruciare, finchè in mare non cadde un mucchietto di cenere che venne trasportato via dal vento.

"Finalmente sei giunto, principe delle tenebre, ormai non ci contavo piu!"disse Votragh "spero che la tua abilità con le armi sia maggiore di quella del tuo despota, era un pochino deludente". "Non ti preoccupare, mezzomorto, non ho bisogno di armi per liberare la mia terra dalla tua sgradevole presenza" ribattè il Re Stregone. "Provaci pure, se ti rimane il tempo!". Prima di finire la frase il Drago Sanguinario era già a metà strada con lo scudo in una mano e la spada nell'altra. Quando fu davanti al drago nero, Malekit pronunciò qualche parola nella sua lingua madre. In quel momento Votragh si accasciò a terralasciando cadere la spada. "Sei troppo ingenuo per continuare ad essere un generale, cadavere, i tuoi soldati mi ringrazieranno per aver tolto loro di mezzo un individuo così inutile!". Sorprendentemente, mentre l'Elfo Oscuro parlava, Votragh si alzò. "Parli troppo per essere un elfo, dovresti agire di più". Furioso, il Re Stregone lanciò un urlo atroce e dal terreno portì una saetta oscura che avrebbe colpito il vampiro in pieno torace se non l'avesse fermata con lo scudo, frantumandolo. Era nuovamente in piedi. "Bene, vedo allora che sei abile a difenderti dalla magia, e che la morte ti può essere portata solo in un modo preciso, che io non conosco, e non intendo indagare. Tuttavia sei troppo pericoloso per essere lasciato qui in vita. Ho in mente una prigione speciale per te!" detto questo, puntò la mano guantata verso il terreno vicino a lui dal quale scaturì una tempesta di venti. In preda al terrore, il Lord si lanciò all'attacco ma, prima che potesse fare un passo venne fermato e risucchiato nel vortice, ricomparendo poi solo dove Khaine sa, nella desolazione del Caos. "Che le vostre lame bevano a sazietà!" esclamò il Re Stregone "un altro debole è morto!"

  
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