Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Liz    20/03/2009    9 recensioni
Per voi lui non ha tangibilità, è un’esistenza che si fa chiamare Maverick sui forum e nelle chat, e il cui detto è “Sono troppo vecchio per queste stronzate!”.
Vi siete conosciuti per caso, non ne conoscete né l’aspetto né il nome, ma ci parlate da mesi e solo con lui riuscite a sentirvi bene. Suvvia, quella sensazione di totale abbandono, di completa appartenenza e dipendenza… com’era la vita prima di Maverick? Neanche lo ricordate.

Reila odia Evan largamente ricambiata fin dal giorno in cui sono nati; le loro vite persistono così, in questo equilibrio stabile e bilanciato, ormai da anni.
Ma che fare quando si scopre che il proprio amante virtuale, alias “uomo dei sogni”, è proprio Evan?
Ci sono diverse scelte: buttarsi dal balcone, buttare lui già dal balcone, fare finta di nulla o cambiare radicalmente.
Evan sa cosa fare, ma per Reila ognuna di queste opzioni è sbagliata. Che sia il destino a scegliere ancora una volta, quel destino che li ha voluti anche vicini di casa…!
E forse, se ci si impegna, anche nel proprio nemico si può trovare un’occasione per crescere.
>>DAL CAPITOLO 19 [ULTIMO CAPITOLO] "Il cuore di Reila andò a fuoco nel sentire come l’aveva chiamata: “amore”. La bionda alzò il viso raggiante e gli diede un leggero bacio sulla bocca, alzandosi in punta di piedi quanto più poteva per raggiungerlo."
GRAZIE A TUTTI!!
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 7- Loneliness frightens

 

C

osa sareste disposti a fare pur di non rimanere soli?

Rinuncereste alla vostra felicità pur di avere qualcuno accanto?

Come quando si cerca di far funzionare dei matrimoni morti ormai da anni, nei quali la noia ha soverchiato anche i litigi.

Forse ci sarà qualcuno che risponderà “Sto bene anche da solo”… ma è davvero così?

Senza persone che ci chiamino per nome allegramente, che ci parlano, che ridono con noi… siamo davvero in grado di dire che stiamo vivendo?

L’essere umano non è fatto per rimanere solo, ne è prova la sua continua ricerca della felicità.

Ma come si può affermare di essere felici, se non si ha qualcuno a cui dirlo?

È come parlare a una pietra: se nessuno ti ha sentito, hai davvero parlato?

Se non si ha qualcuno che ci ricordi con malinconia, si ha davvero vissuto?

C’era questo chiodo fisso nel corpo di Reila.

No, non nella mente: sarebbe riduttivo reprimerlo a uno spazio così limitato.

Questa necessità, questo dubbio, questa paura si estendevano a tutto il suo io; guidavano il suo corpo, lo tenevano in forze, lo muovevano nella maggior parte delle azioni.

Così, per quanto Reila cercasse di fare sempre la cose giusta, qualche volta finiva inconsciamente per seguire il proprio io egoista.

Com’ era stato in quel momento.

C’era stato bisogno dello sguardo adirato di Alex per farle capire che quella volta, quando aveva nascosto ad Evan di aver ritrovato le chiavi di casa, lo aveva fatto solo per non perderlo.

Se quella volta non avesse agito così, avrebbe perso Evan per sempre, e lo sapeva fin dall’inizio: l’imbarazzo della storia di Maverick ed Apple avrebbe preso il sopravvento e non si sarebbero più rivolti la parola.

Invece, rimanendo con lui ancora un po’, aveva avuto la stupida convinzione che qualcosa si sarebbe potuto salvare… e così era stato, in fondo.

Non voleva lasciarlo andare, ecco perché aveva agito così.

Era stata ancora una volta stupida! Come aveva potuto fare un ragionamento tanto contorto?

Eppure qualche volta la sentiva ancora dentro, nelle vene, la paura di perdere Evan: una sensazione che l’aveva accompagnata da tutta la vita.

Alex si alzò dal divano bianco, posto al centro del salotto in casa di Reila, e si avvicinò alla bionda che, immobile alla finestra, stava capendo di aver usato sia Evan che Alex per il suo stupido capriccio.

«Stai ancora pensando a lui?» chiese Alex, sottovoce.

Reila non rispose. Si limitò a rivolgere gli occhi vuoti verso il viso scarno del moro, con movimenti lenti e assorti.

Alex sbuffò, chinando il capo «Fino a quando lui sarà più importante di me non possiamo stare assieme» disse, cominciando ad arrabbiarsi.

«No, Alex… ti assicuro che non è così» rispose la ragazza, mesta.

Il ragazzo digrignò i denti e la sbatté contro il muro, senza però farle male «DIMMELO ALLORA! Dimmi che mi ami!» le urlò contro.

Reila, spaventata, rispose senza muovere di un millimetro gli occhi ancora assorti «…non posso» ammise alla fine.

Non lo amava, non lo amava affatto.

Era un’esistenza come un’altra che Reila voleva avere vicino per capriccio.

Se Alex avesse voluto amicizia gliel’avrebbe data; se avesse voluto un rapporto inesistente tra capo e dipendente sarebbe andato bene; se avesse voluto amore lo avrebbe accettato.

                     Se avesse voluto litigare ed essere suo nemico, l’avrebbe accontentato.

Tutto pur di essere qualcuno per qualcun altro.

Alex rimase smarrito per un attimo, mentre la ragazza ripeteva la sua risposta.

Reila non riusciva neanche a vedere il volto del moro, nascosto dalla penombra; scorse solo le sue labbra contrarsi in una smorfia e il braccio alzarsi, per poi scendere velocemente.

E poi, all’improvviso, sentì un male atroce alla guancia, come se le avessero buttato addosso un blocco di cemento.

Si trovò per terra, con le lacrime di dolore agli occhi, mentre Alex si apprestava a darle un altro schiaffo.

Senza avere il pieno controllo di se stessa, Reila cominciò ad urlare e ogni schiaffo era una lacrima in più.

Cosa sareste disposti a sopportare pur di non rimanere soli?

~

Selene suonò di nuovo il citofono, al cui fianco troneggiava la scritta “Reila Lewis”.

Non ricevette nessuna risposta.

Alzò gli occhi verso l’appartamento dell’amica e notò una luce accesa: quindi era in casa! Allora perché non rispondeva?

La mora riprovò a suonare, ancora una volta a vuoto.

Senza saperne la ragione, si sentiva profondamente agitata: era forse successo qualcosa di grave a Reila?

Sentì tutto il suo corpo ribollire per quella eventualità e imprecò: non poteva neanche entrare in casa per vedere cosa fosse successo!

Mentre camminava turbata avanti e indietro davanti al portone, una vecchietta uscì dal condominio per portare il suo piccolo bassotto a fare una passeggiata notturna; Selene approfittò del momento e si intrufolò dentro l’edificio, ringraziando il cielo per la sua fortuna sfacciata.

Corse a rompicollo per le scale, fino ad arrivare all’appartamento dell’amica al quarto piano. Stava per suonare il campanello quando si accorse che la porta era aperta: tremando, la spinse leggermente ed entrò con passo felpato.

La casa era completamente buia e nell’aria sentiva dei singhiozzi strazianti che le facevano palpitare il cuore a mille.

Quando arrivò in salotto le si gelò il sangue: Reila era per terra, piangente, raggomitolata in sé stessa, mentre Alex era sopra di lei, con le mani a pugno alzate e uno sguardo inumano.

Senza capire bene cosa stesse succedendo si gettò alle spalle dell’uomo e gli bloccò le braccia con tutta la forza che aveva in corpo.

«Che cazzo stai facendo?!» urlò contro Alex che, preso alla sprovvista, non sapeva come reagire «CHE CAZZO STAI FACENDO?!» ripeté, cominciando a capire.

Selene guardò l’amica, il suo viso rosso e i suoi occhi nocciola che la scrutavano terrorizzati e sentì il suo ultimo grammo di autocontrollo distruggersi.

Con violenza prese Alex per i capelli «Chi cazzo ti credi di essere? Un dio forse!? Ti reputi degno di dare dolore a Reila?! Tu mi fai schifo…» sbraitò furente, mentre il moro riusciva a liberarsi dalla sua presa e ad avvicinarsi minaccioso a lei.

«NO!! Basta, vi prego! BASTA!!» urlò all’improvviso Reila tra le lacrime, aggrappandosi alle gambe di Alex con entrambe le braccia «Basta…» pregò sottovoce, scossa dai singhiozzi.

Alex distese il braccio alzato verso Selene e, rivolgendo uno sguardo atono alla bionda, uscì furente dall’appartamento, camminando con falcate grandi e nervose.

Selene si lasciò cadere accanto all’amica, distrutta; con una mano tremante le alzò il viso paonazzo e qualche lacrima le rigò il viso prepotente.

«Reila…» balbettò con le labbra tremolanti, mentre l’altra le prendeva la mano tra le proprie e ricominciava a piangere «Scusa Selly» disse tra le lacrime.

Selene si sentì morire.

Con Reila era sempre stato così: lei stava male, soffriva dentro, ma non lo lasciava trasparire con nessuno. Così non poteva aiutarla anche se avrebbe voluto, non capiva neanche se avesse qualche problema.

Ogni volta Selene si sentiva ferita nell’orgoglio per il fatto che Reila, la sua migliore amica, non riuscisse ad aprirsi con lei.

Quando capirai che io esisto per aiutarti?

Quando sorridi, sono felice anche io…

«Certe cose non si devono tenere dentro. È impossibile e sbagliato…» sussurrò, abbracciandola.

«Scusa…» ripetè Reila, affondando il viso tra i capelli profumati e caldi della mora.

~

«Selene… cos’è successo?» chiese Evan trafelato dalla corsa per le scale che aveva fatto subito dopo aver ricevuto un sms di Selene, che gli chiedeva di scendere in strada per una cosa importante.

La ragazza lo guardò grave, asciugandosi gli occhi ancora umidi di lacrime. Si guardò intorno imbarazzata e saltellò leggermente sul posto, prima di prendere un respiro profondo e una buona dose di coraggio.

«È per Reila»

«Cos’ha?» domandò lui, preoccupato per lo strano comportamento di Selene.

«Bè, ecco… Alex… l’ha picchiata» rispose, chinando la testa.

«Cosa?»

La ragazza sollevò il viso, ma non avendo la forza di sostenere lo sguardo sconvolto di Evan, decise di rivolgere la sua attenzione alla strada alla sua destra.

«Ora lei sta dormendo, ma ha pianto a lungo. Per fortuna avevo deciso di andarla a trovare… e… sono potuta intervenire… però…p-però… »

All’improvviso Evan la prese con forza per entrambe le braccia «Cosa le ha fatto quel verme? Se le ha fatto del male giuro che…» sbraitò fuori di sé.

«CALMATI! Non sono venuta qui per chiederti vendetta, ma per chiederti di stare accanto a Reila» lo rimproverò la ragazza.

«…perché io?» chiese confuso.

Selene sorrise «Tu fallo e basta. Promettimi che la difenderai al posto mio»

Evan lasciò la presa e la guardò dubbioso mentre si allontanava, risucchiata dalle tenebre della notte.

L’aveva capito fin da subito che quell’Alex era un pezzo di merda, glielo si leggeva negli occhi. Come aveva fatto Reila ad innamorarsi di uno così…

Mentre rientrava in casa si sentì improvvisamente triste, pervaso da un profondo senso di debolezza: Reila abitava a pochi metri da lui, eppure non era stato lui ad aiutarla.

Strinse i pugni, cercando di non pensarci troppo.

Chissà quanto starà soffrendo in questo momento quella stupida…

Evan chiuse la porta di casa dietro di sé, mentre Emy gli veniva incontro.

«Chi era?» chiese lei, leggermente preoccupata dal volto sconvolto del proprio ragazzo.

Evan scosse il capo e chinò gli occhi. Come poteva aiutare Reila? Non voleva che soffrisse.

Emy gli prese il viso tra le mani e gli diede un leggero bacio sulle labbra.

«Ma che hai? Sei freddo…»

«Scusa Emy, ma oggi non sono in vena.»

~

«Mi capisci dunque? Capisci che se agisco in questo modo è solo perché io da te e per te voglio il meglio?»

Reila guardò Alex senza emozioni, indietreggiando per ogni passo che il moro faceva verso di lei.

Tentò di avvicinarsi alla porta senza farsi notare: erano in ufficio, non le avrebbe mai fatto nulla… vero?

«Hai capito, Reila? Voglio una risposta» insistette lui, glaciale.

La bionda annuì, toccando con la schiena la parete: non poteva più scappare.

Con una mano Alex la costrinse a guardarlo, tenendo con forza il suo viso; si avvicinò di un poco con le labbra, ma la ragazza scostò il viso con un’espressione infastidita.

La lasciò andare seccato «Vai pure, non ho più nulla da dirti»

Reila uscì dall’ufficio di Alex e con passo leggero si diresse verso il proprio, dove l’attendevano gli ultimi dettagli per la campagna del profumo nocturne: claire de lune.

Senza fare rumore chiuse la porta e si accasciò a terra.  

Cosa stava facendo? Doveva lasciare Alex.

Non poteva permettere che… la suoneria del suo cellulare interruppe i suoi pensieri.

Era Selene.

«Reila! Come stai?» la sua voce si sforzava di essere squillante e allegra senza però troppi risultati.

«Bene» esitò Reila.

«… Sicura?»

La bionda scosse la testa, mentre le lacrime cominciavano a scendere lungo le sue guancie arrossate. «Sento che… ci sto cadendo ancora. Sto arrivando ancora al limite-”

Selene scosse la testa con forza, per far uscire quei pensieri tristi dalla mente «Non dirlo. Non pronunciarlo. Non pensare più agli errori passati, sono passati.»

Reila fissò lo spazio davanti a sé con sguardo vuoto e inespressivo «Non voglio più rimanere sola.» disse, chinando la testa «La solitudine… fa paura» sussurrò talmente piano da sembrare il rumore del vento.

Selene rimase senza parole: tentò di dire qualcosa ma le forze l’abbandonarono a metà del discorso: le labbra si distesero arrendendosi in una smorfia di rammarico e le mani si strinsero a pugno attorno al telefono, mentre sentiva il bruciore delle lacrime e il viso diventare rosso,.

All’improvviso Reila si riprese piangendo, arrossendo sempre di più. Con una mano strofinò gli occhi lucidi e sorrise «Ah… scusa» disse serena, tradita dalle lacrime che non riusciva a controllare.

 

 

 

Note totalmente inutili

Breaking the law breaking the low breaking the low breaking the low breaking the low breaking the low breaking the low breaking the low!!!!

Ok, scusate, ma avere un metallaro nei pensieri ogni 5 minuti fa male.

E che ci posso fare, che ci possa fare?

Di certo non mi ricoprirò di pelle e borchie e di magliette di gruppi impossibili da pronunciare, quindi lasciatemi questo spazietto etto etto :D

 

Bene bene.

Alex è fatto così. Non è che sia cattivo (non moltissimo almeno) ma odia non essere sempre il massimo e le persone deboli.

Lui deve essere il più in tutto, e come lui anche le persone che gli sono vicine.
Ma come ben sappiamo, Reila è tutto il contrario XD così lui si arrabbia e fa quello che fa… anche a me dispiace che succedano queste cose a Reila, ma il carattere di Alex non avrebbe potuto sfogarsi in modo migliore.

Con questo non cerco di giustificare chi usa violenza sulle donne, solo spiegare un po’ la “psicologia” di un personaggio tanto complesso.

 

E vabbè, che Reila sia “stupida” credo sia ormai certo.

Ma lei…

Avete capito la storia delle chiavi? Spero di sì ç_ç nel caso, insultatemi pure nelle recensioni v_v’

Comunque è tutto molto complicato.

Reila non voleva perdere Evan, ma aveva la sensazione che il loro rapporto si sarebbe potuto annullare completamente se quella sera fosse tornata a casa sua… e così, inconsciamente, ha tenuto nascoste le chiavi ecc ecc… eeeh.

 

Grazie a tutti coloro che hanno recensito, preferito, letto e chi più ne ha più ne metta! Senza di voi non sarei nulla çOç

E poi… sì, il prossimo capitolo arriva tra un bel po’ credo.

È che per 5 giorni sono via (Gita a Berlino *________________________*) e quindi non ho la possibilità di scrivere. Voi non perdete la speranza <3

 

“Guarda… vischio” “Eh?”

Alla prossima!!

 

 

 

   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Liz