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Autore: Mitsunari    07/02/2016    1 recensioni
Ciao! Mi chiamo Fortuna è sono il demone dell'omonimo peccato. Vivo nella Karat, una scuola dove le tre razze, demoni, umani e angeli, convivono pacificamente. Credevo che la mia vita giú all'Inferno fosse monotona -che è una delle ragioni per le quali ho deciso di frequentare la scuola- ma subirà una forte scossa. Tutta una serie di eventi inaspettati mi segneranno per sempre.
Questa è una storia YAOI se non siete fan del genere non leggete!
Per gli altri, invece, buona lettura! o(^O^)o
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo secondo

*flashback*

«Fortuna, figliolo, dove sei?» 
Il Padre mi cerca, ma ho paura di uscire dal mio nascondiglio, sono sicuro che è sbagliatissimo con me.
Quel giorno erano venuti molti pretendenti ad incontrarmi; mia madre, Avarizia, voleva trovarmi un compagno, io non volevo accoppiarmi con nessuno, ero troppo piccolo. Così ero scappato e mi ero nascosto dietro un masso nel cortile del castello in cui viviamo - nonché il posto più luminoso e normale di tutto l'Inferno. 
Piano esco e vado verso il Padre piangendo «Mi dispiace Padre» fisso il terreno restando lontano quanti bastava per scappare da un'eventuale punizione.
Il Padre si avvicina a me e mi prende in braccio «Oh, figliolo, ecco dov'eri, mi hai fatto prendere un colpo» mi coccola un po' dolcemente e io lo guardo confuso.
«Padre, non è arrabbiato con me?» piagnucolo.
Lui sorride e mi accarezza «No, capisco che incontrare tanti pretendenti tutti insieme è spaventoso all'inizio, ma io e tua madre, abbiamo deciso che ne vedrai uno alla volta» spiega.
«Ma io non voglio...» mugolo contrariato.
Lui sorride «Ti divertirai, piccolo. Ora, ti va di giocare un po'?» mi chiede dolcemente e mi strizza un po' il naso.
Annuisce e mi mette giù. Il Padre è sempre dolce con me, l'esatto contrario di com'è di solito, beffardo, crudele, malizioso, ecc. E non mi somiglia per niente, forse solo per il colore dei capelli. 
Lui ha un corpo slanciato, perfetto in tutti i suoi dettagli, ha i capelli neri con sfumature rosse e gli occhi cremisi.
Molti mi raccontano che prima il Padre era molto più bello. Gli umani lo descrivono come un mostro orribile con la coda a punta e le corna. Non capisco come possano essere così stupidi. È normale che il Padre abbia un aspetto perfetto, del resto è Lucifero, il famoso angelo ribelle, l'angelo più bello di tutti.
Mi ero incantato ad ammirarlo, per me lui è la figura più importante e l'esempio guida.
«Fortuna, figliolo, tutto bene?» mi richiama all'attenzione.
«Scusi Padre» abbasso lo sguardo.
Lui sospira «Non c'è bisogno che ti scusi, figliolo. Su, a cosa vorresti giocare?» mi chiede dolcemente.
«Non lo so...» mugolo.
Lui sorride, si siede a terra e mi fa sedere in mezzo alle sue gambe. Tira fuori un libro di mitologia e me lo mostra «Ho trovato questo libro nella biblioteca del castello, so che ti piace leggere, figliolo. Ti va di leggerlo insieme?» 
Annuisce, mi sistemo meglio e lui inizia a leggere. Passiamo l'intero giorno a leggere e alla fine mi addormento tra le sue braccia. Lui con me è davvero gentile, con i miei fratelli, i Sette, non è mai così dolce. Gli voglio tanto bene.

*fine flashback*

Piano mi risveglio, mi fa male la testa, è come se stesse per scoppiare e sento un forte dolore ai polsi.
C'è qualcuno davanti a me, ma ho la vista danneggiata «P-Padre?» chiedo pensando fosse lui. 
«No, Fortuna, hai sbagliato» m i dice la voce. È familiare, ma non riesco a capire di chi è. Dopo qualche secondo la mia vista torna normale e vedo Mailea sopra di me che mi guarda con un sorriso maligno e malizioso.
«Lussuria! Che diavolo fai?!» cerco di alzarmi, ma i miei polsi sono legati allo schienale del letto sul quale ero steso.
«Se non vuoi essere il mio compagno, allora dovrò costringerti, non lascerò andare un dolce zuccherino come te» ghigna.
Spalanco gli occhi sconvolto «N-no ti prego! N-non sono pronto per accoppiarmi, ti prego Lussuria! Lasciami andare!» lo supplico iniziando a piangere.
Lui non mi ascolta e si abbassa su di me «Oh, Fortuna, ho sempre pensato che fossi davvero bellissimo» mi sussurra anche con una certa dolcezza.
«L-lasciami!» piagnucolo spaventato.
Lui alza il viso e mi guarda con un'espressione delusa «Credevo ti piacesse» piano inizia a spogliarmi «Tranquillo, sarò gentile» sussurra malizioso.
Ormai sono completamente nudo sotto di lui; non oso guardarlo negli occhi, quello lo fanno gli innamorati e noi non lo siamo.
Piango e mi dimeno cercando aiuto. Ho sempre avuto rapporti con Lussuria, ma non così, non voglio che mi costringa a contrarre il legame di sangue che ci avrebbe reso compagni, voglio poter scegliere da solo.
Lussuria sta per entrare dentro di me quando un luce bianca lo colpisce lanciandolo lontano da me. Sento le corde ai miei polsi sciogliersi, subito mi alzo e mi rivesto.
Piano mi avvicino alla luce e da vicino noto che c'è qualcuno al suo interno, o meglio che è qualcuno a spigionarla. Era un ragazzo, alto e dal corpo magro e slanciato, ha i capelli biondi e due ali bianche gli spuntano dalla schiena.
Il ragazzo si volta e resto folgorato dalla sua straordinaria bellezza. I suoi lineamenti sono morbidi, la pelle è chiara, le labbra rosee e carnose e gli occhi azzurro cielo. Era un angelo, letteralmente.
Ero sconvolto, oltre per quello che era appena successo anche dalla bellezza di quel ragazzo e dal fatto che un angelo mi aveva salvato. 
«E-ehmm... grazie» sussurro.
Lui mi tende la mano «Spiega le tue ali e vieni con me» mi dice, la sua voce è calda e soave.
Lo guardo confuso ma faccio come mi dice e due ali corvine spuntano dalla mia schiena. In genere ci era proibito usare le nostre vere forme per uniformarci con gli umani.
L'angelo mi stringe la mano e voliamo via dalla finestra. Uscendo scopro che mim trovavo nella camera di Lussuria, ero troppo spaventato per accorgermene prima. Una lacrima mi riga la guancia; tenevo a Lussuria e credevo che fosse lo stesso per lui, ma a quanto pare non era così.
«Vieni» l'angelo mi chiama e lo seguo.
Mi porta nel boschetto dietro la scuola. Faccio scomparire le ali e lui fa lo stesso e luce attorno a lui si spegne.
«Perché mi hai portato qui? Perché mi hai salvato? Chi sei?» lo riempio di domande.
«Mi chiamo Nieninque (Fiocco di neve) e come hai potuto vedere sono un aangelo ti ho salvato perché è mio dovere aiutare chi è in difficoltà» sorride.
«Ma io sono un demone, tuo acerrimo nemico» pongo il problema. 
Lui non batte ciglio «Si è vero, ma tu sei diverso dagli altri demoni, Fortuna. Tu hai dei sentimenti, non sei crudele come i tuoi simili. Sei molto più vicino agli umani di quanto tu creda» mi spiega.
Lo guardo confuso «Come sai il mio nome? Perché mi dici questo?» in difficoltà.
Lui si avvicina e mi prende dolcemente le mani «Ho sempre saputo il tuo nome, ti ho sempre osservato da lontano fin da quando sei arrivato qui. Ti ho sempre protetto da lontano» 
«M-ma perché?» chiedo sempre più confuso.
«Lo saprai a tempo debito» sorride e mi bacia sulla fronte.
Arrossisco vistosamente e mi allontano «C-cosa fai?» lo guardo sconvolto.
«Era solo un gesto amichevole» si giustifica.
«Ma non possiamo, ci è proibito!» esclamo.
Lui si avvicina di nuovo «Perché? In fondo voi prima eravate degli angeli quindi è come se lo foste ancora. E poi chi ha deciso che due razze diverse non possono stare insieme?» detto questo mi bacia.
Spalanco gli occhi sorpreso e cerco di resistere ma alla fine vedo e ricambio il bacio.
Dopo un po' ci stacchiamo per riprendere fiato. Ansimo e lo guardo; lo guardo è bellissimo, non c'è dubbio, ma tutto questo è sbagliato.
«Ancora non convinto?» mi guarda con un'espressione dolcemente corrucciata.
«I-io... n-non posso... scusa...» indietreggio piano e alla fine scappo via. 
Torno al dormitorio e mi chiudo in camera. Quel giorno avevamo annullato le lezioni per rimettere in sesto alcune parti degli edifici, anche se io avrei voluto il contrario, avevo bisogno distrarmi, erano successe troppe cose.
Una volta in camera mi butto sul letto e inizio a piangere, non riesco a fare altro. Mi sento tradito, ferito, arrabbiato, spaventato e soprattutto confuso. Ripenso a tutto ciò che è successo e piango più forte, mi odio. Dopo poco mi addormento sfinito e con ancora le lacrime agli occhi. A volte vorrei solo scomparire.

Mi sveglio il giorno dopo, è domenica quindi anche oggi niente lezioni. 
Cerco di riaddormentarmi ma senza successo, mi giro e rigiro nel mio letto, non mi sento per niente bene.
Sento bussare alla porta, ma non ho né la voglia né la forza di alzarmi.
«Milek? Milek sei lì dentro?» 
Sentendo la voce di Calen tiro un sospiro di sollievo. Piano mi costringi ad alzarmi trascinando malvolentieri il mio corpo è aprì la porta.
Appena Calen mi vede, mi abbraccia «Come stai? Ho saputo quello che è successo con Lussuria, mi hai fatto preoccupare a morte» dice agitato.
«Sto bene» sussurro con un filo di voce.
«Bugiardo. Ma non ti chiederò oltre, sta tranquillo» mi sorride dolcemente. Mi guarda poi dalla testa ai piedi «Non ti sei neanche cambiato» osserva.
Non ribatto, ero troppo triste per pensare o fare qualsiasi cosa.
«Su, vieni, ti sistemo un po' e poi andiamo» mi prende per mano portandomi in bagno.
«Dove...?» chiedo sussurrando. 
«Dal Preside, vuole vederti per testimoniare contro Lussuria» mi spiega e pronuncia quel nome con astio e rabbia.
Inizio a tremare spaventato e lui mi abbraccia «Va tutto bene, ci sono io, quel bastardo non ti farà più nulla» mi consola.
Mi calmo pian piano e Calen prepara l'acqua nella vasca e mi fa entrare facendomi lavare. Sembro un bambino che non riesce a far nulla da solo; non riesco a muovere un dito, non voglio farlo.
Calen mi lava delicatamente e pruritop prudentemente, all'inizio cerco di scappare dal suo tocco ma alla fine lo lascio fare; ha un tocco leggero, mi tratta come se fossi una bambola di porcellana.
Mi lava anche i capelli sempre con tocco prudente.
«Ti da fastidio?» mi chiede piano.
Nego con la testa e lo lascio continuare.
Quando ha finito mi aiuta ad uscire dalla vasca e mi asciuga.
Sospiro piano «Calen... grazie...» gli sussurro.
Finisce di asciugarmi e mi guarda sorridendo «Non devi ringraziarmi, farei di tutto per te, amico mio»
Sentendo le sue parole a piangere di nuovo «Calen... mi dispiace... ma non riesco a credere alle tue parole» piango.
Lui mi abbraccia «Non preoccuparti, ti capisco, sei stato tradito troppe volte, anch'io ho passato lo stesso» mi asciuga le lacrime.
Scioglie l'abbraccio e mi passa un asciugamano suo capelli asciugandomeli. Quando finisce lo vedo uscire dal bagno per poi tornare con dei vestiti.
Mi vesto; maglioncino nero, capelli dello stesso colore e Converse rosse con lacci neri.
«Stai benissimo» mi sorride e poggia la fronte contro la mia «Andrà tutto bene, fidati di me»
Lo abbraccio «Ti voglio bene, Calen» singhiozzo.
Lui mi bacia amichevolmente sulla guancia «Ti voglio bene anch'io Milek» sorride e scioglie l'abbraccio «Su, andiamo» mi prende per mano e mi porta nell'ufficio del preside. Lo seguo abbastanza impaurito e mi stringo a lui come a cercare protezione. 
Lui è l'unica persona cara che mi è rimasta.
  
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