Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: HatoKosui    07/02/2016    0 recensioni
Nishiyoshi Mayori è una studentessa dello Yosen. Dalla fervida immaginazione e dal carattere diretto e diffidente, se ne sta sempre sulle sue, fa poca attenzione al mondo che la circonda ed ancora di meno ai ragazzi che le parlano. A malapena ricorda i loro nomi.
O almeno questo accadeva prima di conoscere Kise Ryouta. Travolta dal modello durante un viaggio in bus si ritrova a dover resistere ai suoi corteggiamenti... e come se non bastasse, sembra che la coach del club di basket della sua scuola la voglia in squadra ad ogni costo come manager.
Mayori è una ragazza semplice.
O almeno credeva di esserlo prima di innamorarsi di... di chi, esattamente?
Genere: Erotico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atsushi Murasakibara, Nuovo personaggio, Ryouta Kise, Tatsuya Himuro
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Premessa.

 

Ecco il nuovo capitolo. Ho cercato di allungarlo, però non so se sono riuscita a mantenere lo stesso stile scorrevole... fatemi sapere. Un'altra cosa che vorrei dirvi è che in questo capitolo ho volutamente messo insieme alcune (non molte, eh) azioni che possono sembrare contraddittorie, come per Himuro, ma non vi spaventate non sono impazzita, è che se penso a lui mi viene in mente una persona un po' ambigua o contradditoria, no? Ditemi che non sono l'unica che vede Himuro così vi prego >_<

Vaaaa bene, insomma, buona lettura :)

 

-HK

 

 

 

 

CAPITOLO 7: APPARTAMENTO

 

Arrivo con venti minuti di ritardo a casa di Himuro. Cioè, sono qui, davanti ad un palazzo alto, moderno, impeccabile che credo sia dove abita Himuro.

Entro nel condominio aprendo il cancelletto socchiuso, mi guardo intorno spiazzata ed osservo il giardino molto ben curato, dai tratti occidentali. Qui è molto difficile vedere una costruzione del genere ed infatti stona con il paesaggio circostante: si vedono solo casette, palazzi di normale statura ma dai colori morti e spenti, centri abitati curati ma non di un'elevata fattura. Mi dirigo dentro con il cuore in gola.

“Voglio dire, non mi fido di quel modello e poi faccio una cavolata come questa. Dentro casa di uno sconosciuto chi vuoi che mi sente se succede qualcosa?”

Il mio cuore si blocca quando, leggendo i nomi scritti sui vari campanelli all'entrata, trovo quello di Himuro che è molto più in alto di quello che dovrebbe.

“Appartamento 740. Se non ho torto dovrebbe essere al settimo piano. Qui sembra che funzioni tutto come un albergo.”

Prendo l'ascensore vuoto perché non mi passa neanche per l'anticamera del cervello l'idea di fare le scale. Sento che le mie gambe tremano. Non credo di essere mai stata a casa di un ragazzo. Non ricordo neanche di essere mai stata invitata!

Mi ritornano alla mente le tante volte in cui venivano a casa amici dei miei fratelli, ma non sono mai stata una persona socievole, perciò non ci parlavo molto. Mi sono sempre comportata come un'asociale, una persona che non ama la gente, anzi, qualcuno che la odia a prescindere. Eppure quando ero piccola era diverso, me lo ricordo.

Fisso i numeri dell'ascensore che si illuminano.

Mi ricordo che amavo la mia classe, mi ricordo che amavo Hibiki e le ragazze che con me facevano parte del club di Basket. Sono ricordi felici, quelli, che ora però si riempiono di dolore, che mi attanagliano il cuore e mi spingono a piangere senza motivo. Per questo non voglio averci a che fare, mi fanno sembrare così debole.

Il suono dell'ascensore mi riporta alla realtà e le porte di aprono, io esco fuori, pulendomi gli occhi che avevano lasciato cadere qualche lacrimuccia che l'occhio non era riuscito a risucchiare e rimandare indietro. Arrivo davanti alla porta grigia, tiro su con il naso e mi sistemo, poi suono.

Quasi subito Himuro mi apre.

Vorrei dire “Ciao” ma la cosa non mi riesce.

Himuro è vestito in modo diverso, non con l'uniforme della scuola. Indossa una maglia bianca, a maniche lunghe, un paio di jeans neri stretti e delle ciabatte nere. E' semplice, ma così diverso.

-Ciao

Mi dice, sorridendomi. Io ritorno in me stessa.

-Ciao- bofonchio, abbassando lo sguardo. Lui mi fa segno di entrare -Grazie.

Avanzo con una certa ansia, curiosa subito di capire dov'è il Gigante, ma Himuro sembra accorgersene nell'immediato.

-Atsushi è nella camera di là, io vivo da solo quindi accomodati pure come preferisci, la casa è libera.

Io lo fisso sbigottita, poi giro lo sguardo all'appartamento. I mobili ordinati, tutti moderni, i muri tinti di un bel colore grigio, i pavimenti che risplendono, a destra due porte, a sinistra un corridoio e proprio davanti a me un muro che nasconde evidentemente un salone o una cucina.

Vivere qui da soli sarebbe come mangiare cioccolata tutti i giorni: una cosa bellissima, rilassante e stimolante.

-Queste sono per te, ti faccio vedere il bagno.

Mi infilo le ciabatte che mi porge senza pensare assolutamente a nulla. Quella casa è bellissima, nessuno può dire di no, ma è fredda come il ghiaccio. Non mi sento a mio agio, anzi, la mia ansia è aumentata. Lui mi dice di mettere il giacchetto dentro un armadio bianco, io faccio come dice senza dire nulla, poi mi indica una porta a destra e mi dice che quello è il bagno. Io annuisco e finalmente ci dirigiamo dal Gigante.

-Atsushi, eccoci.

Murasakibara è seduto in modo molto scomposto su un cuscino colorato, con la schiena appoggiata al lato del letto singolo di Himuro e la testa appoggiata sul materasso. Tiene in grembo un pacco gigante di patatine e sul tavolino ci sono altri tipi di dolci.

-Muro-chin, ci avete messo parecchio...

Himuro sorride e si siede alla destra del moro, io mi butto alla sua sinistra, troppo presa dai dolci sul tavolo.

-Aspetta un attimo, tu mangi questa roba?!

Lui si tira leggermente su e mi fissa, ma io continuo a guardare i dolci mentre sono in ginocchio sul cucino e tengo il busto praticamente poggiato sul tavolo.

-Si... non toccare.

Io non me lo filo, prendendo una barretta dolce di colore rosso.

-Oh, oh questo è il nuovo gusto!

Lui allora si stacca completamente dal letto e si avvicina con il busto al tavolo. Noto solo ora che ha le guance rosse e gli occhi lucidi. Lo vedo inoltre che è accigliato, probabilmente vorrebbe dirmi qualcosa di brutto, ma non ce la faccio a contenermi dalla curiosità!

-Posso assaggiare??

Lui mi guarda.

-No

Io mi sbilancio verso di lui, mi avvicino.

-Dai dai, ti pregooo

-No, è mio

Allora stringo la barretta tra le mani, cercando di fare gli occhi dolci – con i miei fratelli funziona.

-Ti prego! Solo un morso....!

Himuro ci fissa sbalordito, la sua espressione è indecifrabile, tra lo shoccato e il rassegnato. D'un tratto si alza, sorridendo in modo tirato.

-Vado a predente da bere nel frattempo, scusate...

Noi lo guardiamo per un mini secondo, poi riprendiamo a guardarci negli occhi e lui esce dalla stanza.

-Dammelo...!

Dice il gigante, avvicinandosi, ma io mi tiro indietro subito.

-No! Te lo do solo se mi prometti che mi farai assaggiare un pezzo! È quello appena uscito, gli altri li conosco tutti, dai!

Lui lascia il pacco di patatine che aveva in grembo, e cerca di prendere la caramella. Allunga il suo braccio verso di me, io non immaginavo fosse tanto lungo – impressionante!

Mi tiro indietro e cado perdendo l'equilibrio e lui mi viene dietro pur di riprendere questa dannata caramella, che tuttavia continuo a stringere ostinatamente tra le mani sul petto.

Metto il broncio, lui è accigliato.

-Ti prego...

Mi lagno, lui è sopra di me, io tengo le mani al petto, le gambe non del tutto distese. Lui invece è poggiato sulle mani e dalla mia posizione posso vedere chiaramente quanto siano lunghe le sue braccia... è incredibile!

-No, me ne è rimasto solo uno...

-Te ne ricompro altri domani- Lui mi fissa male -Questa sera!

Scendo a patti, lui sembra che ci pensi per un po'. I suoi occhi sono davvero lucidi, le gote arrossate... deve essere stato male davvero. Mentre analizzo i dettagli del suo volto indeciso mi rendo improvvisamente conto di come stiamo messi.

“Ok, da quanto sono arrivata, due minuti? E già sono sotto uno di loro! Cazzo!”

Il mio volto arrossisce e distolgo lo sguardo.

-Che hai?

Mi dice lui, avvicinandosi di qualche centimetro. Io mi giro a destra.

-N...nulla!

Lui emette un verso gutturale.

-Mmmmh non è vero!

Io cerco di sviare l'attenzione -Insomma, tu sei quello che sta male no?

-Si, ho la febbre...

-E allora levati, altrimenti me l'attacchi...

Lui si tira su, senza togliersi, a cavalcioni su di me.

-Anche tu sei rossa.

Io lo guardo male -Non sono rossa per quello!

-E per cosa?

Io mi poggio sulle mani lasciando la caramella incustodita sul mio grembo.

-Non sono affari tuoi!

Lui fissa la caramella e la ruba con un gesto felino, io lo seguo. -Noooo!

Lui sorride sghembo -Mia!

Himuro rientra nella stanza con un vassoio e subito mi arriva un odore famigliare alle narici, così mi blocco e la mia mente mi abbandona. Lo seguo con lo sguardo, girando il collo anche all'indietro quando mi passa vicino.

-Cos'è?

Dico piano con voce bassa, tanto che la pronuncia esce molto alterata, come quella di una bambina.

Lui sorride questa volta furbo, poggiando il vassoio sul tavolo. Io ed il gigante lo fissiamo ed io mi illumino.

-CIOCCOLATO!

Quasi urlo, girandomi e avvicinandomi al tavolo. Murasakibara si toglie da sopra di me, io mi metto in ginocchio, sorrido.

-Tenete...- Himuro ce ne porge una tazza per entrambi. -Ognuno la sua.

Puntualizza, come a voler mettere pace. Io sorrido, tenendola in mano.

-Grazie!

Iniziamo entrambi a bere e ci dimentichiamo della caramella. Finito di bere la cioccolata mi viene un dubbio in mente, anche se i miei sensi sono tranquilli, felici ed appagati.

-Come facevi a sapere che mi piaceva questo tipo di cioccolata bianca?

Himuro mi rivolge uno sguardo indagatore che non mi scompone per nulla.

-Me l'ha detto una vecchia conoscenza...

La sua risposta mi lascia un po' sorpresa. Lui continua. -Ora iniziamo a studiare, il tempo vola.

Lascio cadere il discorso e mi concentro sui libri e sulle spiegazioni del Gigante, molto più tranquilla si quando sono entrata. Murasakibara ha una scrittura molto grande, anche se piuttosto disordinata e noto che non potrebbe essere altrimenti. Lui, come me, è proprio quel tipo di persona che usa le penne degli altri, che non porta il libro e che, probabilmente, non si cura neanche di seguire troppo i professori.

“Siamo simili. Solo in questo però”

Penso stizzita. Il fatto di assomigliare ad uno come lui mi fa sentire ancora meno importante di quello che sono.

-Ho capito- Dico, dopo che Murasakibara ha finito di spiegarmi il capitolo di fisica sulla corrente elettrica. -Quindi si muovono così e producono questo potenziale...

Dico più tra me e me, cercando di disegnare una rappresentazione sul mio quaderno.

“è stato bravo a spiegare, contando che ha la febbre e non sta bene”

Himuro si avvicina con la mano.

-Ti conviene disegnarlo così

Mi dice, iniziando a disegnare sapientemente un tubo realistico con gli elettroni al suo interno. Lo guardo e mi rendo conto che è molto più semplice se lo disegna lui, quindi lo interrompo.

-Aspetta, fallo tu, io non sono capace a disegnare.

E mi alzo per poi avvicinarmi ad Himuro, affiancandolo e porgendogli il mio quaderno. Lui mi segue con lo sguardo, forse sorpreso, ma quando gli do il mio quaderno lui lo prende senza fare nulla, anzi mi fissa.

-Che c'è?

Dico, guardandolo negli occhi. Sono così inespressivi che davvero mi mandano in confusione.

“Che cosa vuole?” Penso “Che ho fatto?”
-Nulla... – Dice tutto d'un tratto, sorridendo -Nulla.

Ripete. Io continuo a guardarlo perplessa, ma lui si mette a disegnare e sembra dimenticarsi di me.

-Eeehi, Mayo-chin, non sei davvero capace a fare nulla...

Mi richiama Murasakibara con tono annoiato e occhi fissi su di me.

-Ehi, non è vero!

Himuro sospira e senza alzare gli occhi dal foglio sussurra con aria di rimprovero -Atsushi, non si dicono certe cose ad una ragazza...

Io annuisco seria e decisa, contenta che lui mi abbia difesa.

-GIA'!

Il Gigante aggrotta le sopracciglia come se fosse un bambino piccato.

-Ehi, Muro-chin da che parte stai?- Si avvicina a noi due. Io faccio lo stesso. -E poi tu non sembri una ragazza...

Himuro alza lo sguardo e lo fissa sorpreso, io sento le vene pulsare.

-Cosa...?- Dico a bassa voce. Lui non distoglie lo sguardo, ma Himuro, invece, si gira a fissarmi ancora più sorpreso. -E perchè non sembrerei una ragazza, di grazia?

Murasakibara abbassa lo sguardo, fa una cosa che nessuno aveva mai fatto - o perlomeno io non me ne ero mai accorta. I suoi occhi fissano il mio corpo, il mio petto. Il suo sguardo è così penetrante che mi fa subito sentire in imbarazzo, il che mi paralizza all'istante. Anche Himuro segue la traiettoria e mi ritrovo con entrambi fissi a contemplare il mio petto.

“Ma che diavolo...?! Anche se ho la camicia mi sembra di essere nuda...”

-Non hai niente.

-Cosa?! Non è vero!- Dico, rossa come un peperone, cercando di coprirmi con le braccia anche se in realtà non c'è niente da coprire visto che sono vestita.

-Si invece- Continua il gigante.

-No invece, porto uno terza!

Dico e subito mi pento, perchè Murasakibara alza le sopracciglia e Himuro continuava a fissarmi, prima il petto poi il viso. Non posso fare altro che arrossire fino ai piedi e stringere le spalle.

-Una terza?- Ripete Murasakibara continuando a fissarmi per nulla in imbarazzo. Io lo guardo, ma sento il mio cuore stritolarsi quando il Gigante allunga una mano nella mia direzione, aperta. Lo fisso incredula. “Vuole...?”

-Secondo me è una bugia...

Dice. Rimango ferma a fissare l'arto che però viene sapientemente bloccato dalla presa ferrea di Himuro. Lui sorride ad Atsushi e gli dice:

-Oh, avanti, non siamo qui per questo, dovremmo continuare a studiare...

Quelle sue parole mi fanno sentire strana, come se qualcosa sia sottinteso.

“Non siamo qui per questo.” Ripeto mentalmente “Questo cosa?” Nella mia mente qualcosa scatta silenziosamente “Anche lui aveva pensato al fatto che sarebbe potuto succedere qualcos'altro, oggi. Ci aveva pensato anche lui...”

Mi sento improvvisamente presa in giro. Abbasso gli occhi e continuo a coprirmi con le mani. Sento che potrei scoppiare a piangere e non capisco neanche io qual'è il motivo. Insomma sto bene, sono stata bene, nonostante tutto. Eppure quell'atteggiamento... sono sicura che se non ci fosse stato Murasakibara Himuro non sarebbe stato così tranquillo. Sono sicura che questo non è il vero Himuro.

-Ehi, Mayori...- Mi chiama il moro, evidentemente preoccupato -Non prendertela

Mi dice, abbassando la testa per guardarmi negli occhi. Io scatto d'istinto e poggio le mani sul tavolo.

-Si è fatto tardi.

Dico solamente per poi alzarmi di scatto e correre verso l'armadio dove c'è la mia giacca.

“Non ho più voglia di rimanere qui”

Non mi aspetto di essere seguita, ma proprio come quella volta nei corridoi, sento la mano fredda di Humuro fermarmi e bloccarmi il polso.

-Lasciami!

-Mayori, calmati!

Mi dice, io non lo guardo.

-Himuro voglio andare via, lasciami!

Rispondo a bassa voce, fissando il pavimento. Incredibile, lui mi lascia la mano.

-Ok, vai pure...

Allora lo guardo, lui mi sorride, fuori luogo.

-Dimmi però che non ti sei arrabbiata per Atsushi.

Il suo tono è dolce, come se mi stesse consolando.

-Io...- Biascico, spiazzata. Che cosa devo rispondere? No mi aspettavo una reazione del genere.

-Promettimi che verrai ancora a studiare con noi.

Lo guardo nella penombra della stanza e meccanicamente annuisco. Lui sorride ed allungandosi prende la mia giacca dalla stampella dell'armadio aperto. Io rimango ferma a guardarlo. Himuro mi mette la giacca sulle spalle, cingendomi in un abbraccio distante. Stringo le mani al petto.

-G...grazie?

Dico, incerta. Lui si avvicina al mio viso ed io sobbalzo all'indietro, ma vengo fermata dalle sua mani che, tenendo i lembi esterni della mia giacca mi bloccano interamente. Il suo volto è vicino.

-A presto.

Mi dice, sorridendo in modo particolare, come se stesse nascondendo un ghigno.

Io rimango ferma ed accenno ad un “si” solo con la testa.

“Basta che ti allontani”

Lui allora si avvicina ancora.

Le sue labbra toccano la mia fronte, il mio respiro si mozza.

-Fa attenzione quando torni a casa.

Dice, io lo guardo. Lui fa qualche passo indietro, lascia la giacca sulle mie spalle e mi apre la porta. Io allora mi muovo per istinto, mi infilo veloce le scarpe, non dico nulla. Imbocco il corridoio praticamente correndo e questa volta non mi fermo ad aspettare l'ascensore. Scendo le scale a perdifiato, completamente... terrorizzata.

 

  
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