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Autore: FairySweet    08/02/2016    1 recensioni
Non esisteva più la paura, niente esitazioni né incomprensioni perché ora, nel suo piccolo mondo sicuro, aveva qualcuno per cui lottare, qualcuno da difendere e poco importava cosa pensasse il mondo, ci stava bene in quel mondo e non avrebbe permesso a nessuno di rompere i muri spessi che lo tenevano al sicuro, nemmeno ai fantasmi ...
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Posso?” si voltò di colpo incontrando il volto sfinito e pallido della ragazza “Che ci fai qui?” domandò confuso chiudendo il baule “Perché non mi hai detto la verità?” “Riguardo a cosa?” “Stai partendo” Maxime sorrise sistemando la camicia “Sono un colonnello di marina contessa, i miei uomini hanno bisogno di me” “E io no?” “Oscar ...” si avvicinò a lei giocando con quei capelli meravigliosi che per troppo tempo aveva avuto vicino “ … sarò sempre qui per te. Tra un'ora, domani, tra cinque anni. Conosci bene la mia vita perché per anni è stata la tua” “Non puoi lasciarmi sola” “Non sei sola, hai tuo figlio e Andrè e nostro padre” “Maxime ...” “Ascolta” la strinse per le spalle costringendola a sollevare lo sguardo “La tua famiglia ha bisogno di te, tuo figlio ha bisogno di ritrovare la madre stupenda e sorridente di un tempo” la sentì sospirare come una bambina troppo a lungo lasciata sola.
Era spaventata, confusa da quell'ennesimo cambiamento che ora intaccava l'equilibrio precario della sua nuova vita “Tu l'avresti mai fatto? Avresti mai lasciato i tuoi uomini da soli?” nel suo sguardo rivide per qualche secondo il colonnello orgoglioso e fiero di un tempo “No non lo faresti mai. Ci rivedremo presto vedrai, il tempo passa veloce” “Non prendermi in giro” rise divertito da quella protesta innocente colorata di tenerezza “Ti voglio bene, un bene tremendo Oscar che a volte va oltre il naturale affetto per una sorella” “Lo so” “Davvero?” domandò stupito ma lei sorrise “Come hai …” “Mio padre” le mani scivolarono via da lei scottate da quella rivelazione improvvisa ma la linea d'aria sicura che li teneva ben distanti uno dall'altra non aumentò.
Le dita di Oscar si strinsero attorno al suo polso inchiodandolo esattamente nella stessa posizione “Devo chiederti una cosa Maxime e ho bisogno che tu sia sincero con me perché ...” “Ti ho mai preso in giro?” “Smettila” le sfiorò il volto costringendola a sorridere “Provi davvero qualcosa per me?” strinse più forte la mano attorno alla sua leggendo in quell'azzurro cristallino la paura di poter sentire dalle sue labbra parole sincere, parole a cui non era preparata.
Fece un bel respiro sollevandole dolcemente il volto “Ho passato una vita intera a spiarti attraverso una breccia nel muro. Sei stata l'unica gioia della mia vita” una lacrima leggera scivolò via dagli occhi della ragazza, una lacrima solitaria e insolente “Ho perso mia madre, mio padre, il mio passato. Il generale mi ha offerto la possibilità di iniziare a vivere di nuovo ma quella figlia dai capelli d'oro e gli occhi d'angelo che teneva nascosta dal mondo mi ha restituito il sorriso. Sei importante per me” “Lo sei diventato anche tu” posò la fronte sulla sua sospirando “Ma non posso ...” “Non ti ho chiesto niente del genere” la sentì tremare confusa da quella tenerezza che fino ad ora le era sembrata terribilmente innocente “Ti odiavo” “Uao” “Ti odiavo da morire perché eri entrato nella mia vita di colpo, ti odiavo perché mio padre provava affetto per te, perché si era preso cura di te per anni senza mai parlarmene” “Non credo di poter sopportare altra dolcezza” “Sono una siocca” la strinse più forte nascondendola in un abbraccio caldo e profumato “Non è vero non lo sei” “E allora cosa sono?” sorrise intrecciando le dita ai suoi capelli “Sei testarda e ostinata e per giunta sei anche molto bella” sentì le braccia della giovane stringersi attorno ai fianchi mentre la dolcezza di quell'attimo si incatenava ai loro giovani cuori.
“Maxime, io non posso ...” “Non voglio costringerti a soffrire né a scegliere perché non hai nulla da scegliere Oscar. Sei innamorata ed è di questo amore che devi prenderti cura” “E il tuo? So cosa si prova, so cosa vuol dire convivere con un sentimento che brucia l'anima notte e giorno, un dolore costante che lacera il cuore nell'indifferenza” si allontanò da lui passandosi una mano in volto “Sono stata innamorata una volta, non credevo potesse accadere a me insomma, non ero abituata a certi sentimenti ma è accaduto” rise camminando nervosamente attorno a lui.
Era agitata, la calma di poco prima era sparita, sostituita da parole pronunciate ad una velocità allarmante perfino per lui “Sei diventato importante per me, sei importante perché sei diventato parte di me ma non posso regalarti me stessa, non posso farlo e sono terrorizzata! Ho paura di ferirti, di costringerti a soffrire perché l'ho passato prima di te, perché fa male e io … Dio! Sono così egoista Maxime, tu mi hai donato il tuo affetto, la tua forza, mi sei rimasto accanto quando Renée è volata in cielo. Ho preso da te ogni cosa e non ti ho restituito nulla!” “D'accordo” esclamò d'improvviso bloccando quel fiume di parole “Prima di tutto devi fermarti perché mi sta girando la testa” lo sguardo ironico della giovane colpì il suo volto scatenando un bellissimo sorriso “Mi sono innamorato di te? È vero. Sei diventata importante? Sì, così tanto da non riuscire a pensare e nient'altro che non sia il tuo sorriso” si fermò qualche secondo divertito da quell'espressione persa a metà tra la stanchezza e l'ironia.
Ora più che mai nei suoi lineamenti rivedeva Renée, le stesse labbra, lo stesso sguardo indeciso e quel modo tremendamente bello che aveva di giocare con i capelli “Ma per il bene di entrambi, questo sentimento acerbo resterà ben lontano da te e dal tuo piccolo mondo sicuro. Sono diventato tuo fratello per impedire a me stesso di desiderarti e forse, inconsciamente l'ho fatto per tenerti al sicuro, per il futuro, per nostro padre” “Oddio” mormorò Oscar coprendosi il volto “Sono così ...” “È un regalo” “Cosa?” “Il mio amore è un regalo e sai perché?” strinse le mani attorno alle sue liberando di nuovo l'azzurro del cielo “Ti regalo amore perché ti amo, non perché mi aspetto che tu lo ricambi. Se lo facessi pretendendo i tuoi sorrisi, la tua gioia, i tuoi baci sarei uno sciocco perché passerei tutta la vita ad aspettare soffrendo ma ...” le diede un bacio in fronte sistemandole il nodo della camicia “ … se ti regalo questo sentimento senza pretendere nulla il cuore trema d'emozione, ti sento vicina a me e con il tempo questo sentimento diventerà più forte, un legame nuovo per me, per te ...” sollevò una mano seguendo con le dita quei lineamenti di porcellana “ … la mia folle e bellissima sorella” Oscar sospirò studiando per qualche secondo il volto del ragazzo “Lo pensi sul serio?” “Se non avessi la certezza di lasciarti al sicuro con l'uomo che desideri davvero probabimente ti risponderei di no” “Grazie” e in quel cielo immenso apparve per la prima volta la piccola Oscar che in passato l'aveva incantato.
L'avrebbe lasciata andare, l'avrebbe fatto per il suo bene, perché ne era innamorato e non le avrebbe permesso di distruggere sé stessa con domande sciocche e inutili.
Comprendeva il dolore nascosto dietro alle sue parole, la confusione, le lacrime trattenute.
Avrebbe continuato a donarle il proprio cuore, il proprio amore e con il tempo avrebbe trasformato il desiderio in protezione, il sentimento in orgoglio fraterno.
Quegli occhi l'avrebbero accompagnato ovunque e ogni notte si sarebbe fermato a spiare la luna pregando affinché la sua meravigliosa sorella fosse al sicuro, cullato dalla certezza che se avesse avuto bisogno di lui l'avrebbe raggiunta ovunque, perfino in capo al mondo perché era questo che l'aveva preparato il generale.
“Tornerai presto?” “Prima di quanto immagini” le fece l'occhiolino scompigliandole i capelli “Non temere, sarai la prima persona che verrò a cercare” la giovane annuì distratta aiutandolo a sistemare ogni laccio d'oro della divisa “Siete piuttosto attraente duca” “Trovi?” ribatté divertito chiudendo il colletto “Si, devo ammettere che mi piaccio” ma lei sbuffò alzando gli occhi al cielo “Scusatemi” mormorò Lisette raggiungendoli.
Stringeva tra le mani un foglio arrotlato elegantemente chiuso da un nastro rosso “Ma che ...” “Vostro padre vi ricorda come sempre i vostri compiti” “Compiti?” “Nostro padre crede ancora che io sia un bambino” sbottò prendendo il foglio tra le mani “La carrozza è pronta?” “Si signore, Maurice ha già caricato i vostri bauli. Se qui avete finito do ordine affinché lo portino di sotto” Maxime annuì deciso prendendo per mano la giovane “Andiamo, accompagnami di sotto” “Non ho molta voglia di ...” “Mi fai una promessa?” si voltò appena cercando i suoi occhi “Mi prometti che sorriderai?” “Che sciocchezza” “Sei uguale a tuo padre lo sai si?” “Siete fastidioso duca” “Tu promettimelo e basta d'accordo?” “Perché?” “Perché ho fatto una promessa a mio nipote e la mia promessa dipende dalla tua quindi ti prego, fammi contento” ci mise qualche secondo a rispondere, divertita da quel cambio improvviso di discorso restava immobile ad osservare un volto meraviglioso illuminato da un sorriso enorme “Te lo prometto” “Meno male” sussurrò l'altro tornando a camminare affianco a lei, la mano stretta alla sua e i cuori uniti in quell'abbraccio forte ora più fraterno che mai.





Non le piacevano mai gli addii, non amava restare sospesa nell'attesa.
Fece un bel respiro spingendo leggermente la porta, André sorrise sollevando gli occhi dal libro.
Se ne stava seduto sul tappeto di fronte al camino con Etienne tra le braccia e un mare di cuscini attorno “Lo zio è già arrivato?” si avvicinò a loro sedendo accanto al ragazzo “Non ancora, ci vuole ancora un po' di tempo” “Ma tornerà vero?” “Certo che tornerà” Etienne sollevò il volto incontrando il sorriso del padre “Ti ha fatto una promessa no?” lasciò un bacio sulla fronte del bambino stringendolo più forte tra le braccia “Come stai?” ci mise qualche minuto a capire che quella domanda era rivolta a lei e non a suo figlio “Oscar?” “Scusami, stavo pensando a ...” “Al duca?” “No” ribatté ironica giocando con un cuscino“Pensavo che forse è ora di tornare a casa” “Cosa?” Etienne rise scivolando via dalle gambe del padre “Davvero mamma? Torniamo a casa?” “Ne sei felice?” “Il nonno viene con noi vero?” lo sguardo di Andrè si fuse al suo per qualche secondo togliendole il respiro “No piccolo mio, il generale ha delle cose importanti da fare ma verrà a trovarci presto” “Tua madre ha ragione giovanotto” il bambino si voltò verso la porta incontrando lo sguardo del nonno “Verrò a trovarti molto presto” “Lo promettete?” l'uomo annuì deciso tendendo una mano verso Etienne “Vieni, c'è una cosa che voglio mostrarti” “Vai pure amore mio” un debole sorriso, un bacio e poi di nuovo il silenzio e gli occhi di Andrè su di lei.
Lasciò andare il cuscino permettendogli di intrappolarla in un abbraccio carico di dolcezza.
Si strinse a lui nascondendo il volto sul suo petto come una bambina indifesa “Ne sei sicura? Se hai bisogno di tempo per ...” “Ho bisogno di restare sola con voi” “Potrei tornare a casa e spostare … per spostare i giochi di Renée e la sua camera” la voce tremò mentre cercava in tutti i modi di trattenere il pianto.
Le braccia si chiusero più forte attorno al corpo esile e delicato costringendola a sorridere “Non voglio vederti lottare contro la sua assenza. Posso sistemare ogni cosa e ...” “Non importa, possiamo farlo assieme” “No, no non possiamo, non posso lasciarti ...” “Andrè” un dito sulle labbra del ragazzo mentre il verde del mare si fondeva al cielo “Ho bisogno dei suoi giochi, ho bisogno di dirle addio e non posso farlo se mi nascondi continuamente” posò la fronte sulla sua chiudendo gli occhi mentre un bacio leggero univa le labbra.
Un bacio diverso, dolce, delicato, lontano dalla rabbia e dalla paura che fino ad ora li aveva uniti gettandoli in un limbo di emozioni che non avevano mai chiesto.



 
  
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