Fanfic su artisti musicali > The GazettE
Ricorda la storia  |       
Autore: Luxie_Lisbon    08/02/2016    3 recensioni
L'infanzia e l'adolescenza di Takanori e Akira, due bambini che si conoscono all'asilo e diventando migliori amici. Storia ispirata dalle canzoni di Troye Sivan.
Un giorno, a l’asilo, si avvicinò a lui con un cerotto colorato tra le mani. Si inginocchiò difronte ad Akira e senza dire una parola appoggiò il cerotto sulle ginocchia magre del bambino. Akira alzò lo sguardo e lo guardò incuriosito.
"Così ti passa la bua" aveva detto Takanori, sorridendo timidamente. Akira lo aveva guardato con gli occhi lucidi.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Reita, Ruki
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 
https://www.youtube.com/watch?v=fdXNNveYOfU
 
Avverto i raggi del sole penetrare nella mia pelle. Mi scaldano, come mai prima di allora. Sembra quasi di essere in un sogno, un universo formato da stelle, luci colorate, universi. Quanto vorrei che questo luogo cambiasse, quanto vorrei ritrovarmi in un mondo in cui posso davvero vivere, non sopravvivere.
Il sole non mi piace, non mi è mai piaciuto, eppure avverto nel petto una strana ed intensa sensazione, come se fossi pronto a spiccare il volo. Apro le braccia, concentrandomi sui colori, sui suoni attorno a me, devastato dal dolore, dipinto da un colore che non mi dovrebbe appartenere. Il mio cuore è pesante, pesantissimo, assomiglia a un macigno.
Vorrei conservare un ricordo nella mia mente, un qualsiasi frammento di essere, un misero pezzo di cielo. Quello stesso cielo che osservavo assieme a lui. Di notte, di giorno, sempre. Soltanto un pazzo sarebbe disposto a cedere, a fare una cosa del genere. Un pazzo privo di futuro, il cui passato tenta di emergere ma il presente non glielo permette. Un pazzo infelice e privo di voglia di vivere.
Compio uno strano passo, ora. Mi sento pronto, appagato. Non mi resta più niente, soltanto il delicato ricordo delle sue mani su di me, delle sue labbra. Forse, in qualche modo, sarò cullato dalle sue carezze passate, nell’universo in cui andrò.
Chiudo gli occhi, sono stanco, posso anche lasciarmi andare. Non ce la faccio più.
 
WILD
Infanzia

 
In questo luogo non ci siamo rivisti, non ho avuto la possibilità di seguire le forme del suo viso con lo sguardo. Credevo di essere in grado di riuscirci, di penetrare nel suo corpo di pura luce per sfiorare la sua essenza, con l’unico desiderio di risentirla ed avvertirla di nuovo. Mi sono sentito smarrito quando se n’è andato, come se la sua scomparsa fosse fatta di pura energia, l’ambiente attorno a noi il cielo, ed io un essere fatto soltanto di carne. Non ero più un conduttore di energia, quel fulmine a ciel sereno mi ha carbonizzato. Per qualche istante ho creduto di essere immerso in un’atmosfera onirica, un sogno, o meglio, un incubo. Ha preso forma davanti a me quando la sua bara è stata chiusa ed il suo viso si è dissolto davanti ai miei occhi.
Conservo ancora un ricordo del suo volto pallido, reso più umano dall’uso abbondante del fondotinta. Steso in quel letto comodo e bianco, quel letto che avrebbe ospitato per sempre le sue spoglie mortali. Si sarebbe dissolto, disintegrato, portato al nulla, eterno ed indissolubile dolore nel mio petto.
Io ero più piccolo di lui, credevo che sarebbe vissuto per sempre, credevo che mi avrebbe osservato con il sorriso per sempre, credevo di avere il suo appoggio il giorno in cui, magari, mi sarei sposato. Ma non esiste più niente, è andato via, ed io, ora, sono qui, da solo, a vorticare in un universo fatto di pura luce, isolato.
Non pensavo a lui però, quando ho scelto la via più egoista. Non pensavo a lui nel momento in cui ho chiuso gli occhi e mi sono lasciato andare. Ci ho riflettuto in seguito, quando ho riaperto gli occhi e una luce accecante mi ha abbagliato, togliendomi quasi la vista. L’ho cercato, invano. Lui, non è accanto a me. Chissà in che cosa si è reincarnato. Spero in una bellissima bambina, nella figlia che spero lui darà alla luce. O adotterà.
Lui.
Avrei voglia di rivederlo, ma starà piangendo ora, devastato dalla mia perdita. Mi chiamerà nel cuore della notte, aspettando il mio ritorno che non ci sarà più. Vorrei andare da lui e restargli accanto, ma devo restare qui, nella luce. Quando scivolo a terra, avvolto dal sole, mi siedo e avvolgo le mie gambe con le braccia.
La mia mente assomiglia ad un foglio di carta ora. È bianco, bianchissimo, poi dei tratti di matita leggeri lo macchiano, dando forma ad immagini sepolte nella mia memoria. Vorrei chiudere gli occhi, per non soffrire, ma devo riviverle, in qualche modo. Osservo i colori, un rosso scuro, un azzurro, un giallo, un nero. Si stanno unendo per dare vita a figure appartenenti al passato.
Figure, voci e colori che mai avrei pensato di rivivere da spettatore.
 
In quell’asilo, Takanori non avrebbe mai creduto di trovare un amico. Un bambino molto simile a lui, con gli occhi scuri, i capelli lunghi e neri, una pelle quasi olivastra, calda. Takanori aveva pensato che, se mai avesse appoggiato la sua manina sul braccio di Akira, si sarebbe scaldato. Aveva sempre tanto freddo, e la pelle di Akira doveva essere molto calda.
Mentre giocava con le macchinine, circondato da altri bambini giocosi e allegri, Takanori aveva alzato lo sguardo dal pavimento, e aveva visto Akira fissare con agonia uno dei palloni raccolti nella cesta. Si era chiesto se giocasse a calcio nelle giornate calde, in quei mesi in cui la mamma ed il papà lo portavano al mare. Akira sembrava essere sempre triste quando un giovane alto e con i capelli biondo cenere lo veniva a prendere alla fine della scuola. Takanori li osservava seduto sul suo camioncino giocattolo. Akira indossava già il cappotto giallo, un cappellino di lana calato sulla testa, seduto su una delle sedie di plastica in fondo alla stanza. Aspettava quel ragazzo biondo che veniva a riprenderlo. Era un ragazzo sempre tanto triste e serio. Takanori si chiese chi fosse. Aveva voglia di chiederlo ad Akira, ma i due non parlavano mai tra loro. Akira non parlava mai nemmeno con gli altri bambini.
Takanori, di sera, steso nel suo lettino con un libro di favole tra le mani, ripensava spesso a quel bambino con il cappotto giallo. Voleva rivolgergli la parola, a tutti i costi, voleva sapere perché mai era così serio.
Un giorno, a l’asilo, si avvicinò a lui con un cerotto colorato tra le mani. Si inginocchiò difronte ad Akira e senza dire una parola appoggiò il cerotto sulle ginocchia magre del bambino. Akira alzò lo sguardo e lo guardò incuriosito.
<< Così ti passa la bua>> aveva detto Takanori, sorridendo timidamente. Akira lo aveva guardato con gli occhi lucidi.
<< Non ho la bua>> disse soltanto, fissando il cerotto sulla sua pelle. Gli piacevano i colori ed i disegni impressi sulla superficie, ma non aveva idea del perché quel bambino con i capelli castani lo avesse premuto sulla sua pelle.
<< Sei sempre qui, solo a guardare noi giocare. Forse hai la bua da qualche parte>> disse Takanori. 
<< Non ho la bua. Sono triste>> rivelò Akira. Takanori non aveva capito il significato di quella nuova parola. Avrebbe voluto chiedere ad Akira che cosa volesse dire, ma le maestre li chiamarono per il pranzo e dovette rinunciare.
Nel pomeriggio Takanori si avvicinò ancora alla sedia di plastica gialla dove era seduto Akira, gli sorrise e gli mostrò la sua manina. Il bambino lo guardò senza capire, gli occhi sempre lucidi.
<< Vuoi venire a giocare con me?>> gli chiese Takanori. Akira sorrise, il suo piccolo cuoricino espose nel suo petto ed annuì, alzandosi dalla sedia e stringendo la manina di Takanori. Lo seguì in cortile, poi si sedette con lui tra l’erba e assieme giocarono con le macchinine.
Quando il ragazzo biondo venne a prendere Akira, Takanori fu molto triste. Credeva di aver finalmente capito il significato di quella parola. Akira piangeva, non voleva lasciare il suo nuovo piccolo amico, ma Takanori lo abbracciò forte prima di lasciarlo uscire dicendogli che lui ci sarebbe stato anche domani. Akira si sentì un pochino meglio, e andò a letto con il sorriso anziché le lacrime.
Stavano sempre assieme, mangiavano seduti a tavola vicini, facevano il riposino stesi sul futon assieme, ogni tanto Takanori stringeva la mano di Akira quando lo sentiva piangere nel sonno. Allora Akira smetteva e sorrideva.
Quando furono abbastanza grandi l’asilo li lasciò andare, ma Takanori non voleva perdere Akira, così chiese il permesso ai suoi genitori di invitarlo a giocare da lui. La sua mamma gli disse che prima dovevano parlare con la mamma ed il papà di Akira. Il bambino disse a Takanori che i suoi genitori erano volati in cielo, e Takanori non capì.
<< Ma quel ragazzo biondo non è il tuo papà?>> chiese Takanori ad Akira.
<< No, è mio fratello>>.
La mamma di Takanori gli accarezzò piano i capelli e gli diede un bacino sulla fronte quando lui le disse che il papà e la mamma di Akira erano volati in cielo. Mentre i due bambini giocavano a rincorrersi nel cortile della scuola materna, la mamma di Takanori parlò con il ragazzo biondo, che accettò di lasciare che il suo fratellino andasse a mangiare a casa di Takanori.
Takanori ed Akira erano così felici. Akira abbracciò fortissimo suo fratello maggiore, dandogli un bacio sulla guancia. Poi la mamma di Takanori gli sorrise e lo prese per mano. Akira si sentì felice. Quella signorina alta e con i capelli lunghi e neri era davvero bella, assomigliava alla sua mamma.
Da quel giorno, Akira andò sempre a casa di Takanori per giocare. Dormì anche da lui. Una volta Takanori sentì Akira piangere accanto a lui, sul lettino, e lo abbracciò forte, dandogli un bacino sulla guancia per fargli passare ancora una volta la bua. Akira dormì serenamente e non fece più incubi.
Quel bacino sulla guancia lo fece sentire strano. Non ne parlò con suo fratello, voleva che fosse un segreto. Quando Takanori si addormentò, una sera di agosto, Akira lo baciò sulla guancia. La pelle del viso di Takanori era davvero fresca e profumata. Akira guardò le labbra del bambino ed ebbe voglia di lasciare un bacino anche lì. Si chinò piano su Takanori, ma il bambino si svegliò spaventando Akira.
<< Che stavi facendo Akira?>> chiese Takanori diventando tutto rosso.
<< Niente, volevo farti passare la bua>> rispose Akira mangiandosi le unghie. Takanori sorrise e tornò a dormire.
I due bambini trascorsero una bellissima estate assieme. La mamma ed il papà di Takanori invitarono Akira al mare. Venne anche suo fratello maggiore. Mentre Akira e Takanori giocavano sulla spiaggia con i loro costumini, costruendo castelli di sabbia e tuffandosi nel mare controllati a distanza dalla nonna di Takanori, i genitori di quest’ultimo e il fratello di Akira ridevano e giocavano a carte sotto l’ombrellone.  Hiroki, però, era sempre più triste, depresso. Per quanto ci provasse non riusciva a trovare un altro lavoro, la sua ragazza lo aveva lasciato, e per sfogare tutta la sua rabbia beveva alcol anche di mattina, non soltanto di pomeriggio e alla sera. I genitori di Takanori si preoccuparono quando i due bambini tornarono dal mare, la nonna di Takanori che stringeva la mano deastra del nipote e la mano sinistra di Akira. Hiroki si alzò, prese con un gesto brusco il braccio di Akira e lo obbligò a correre a farsi la doccia, perché era tutto sporco di sabbia. Akira voleva giocare ancora con Takanori. Suo fratello gli urlò contro, dicendogli di smetterla, di fare quello che voleva, e mentre la nonna di Takanori  accompagnava Akira a fare la doccia, bevve un lungo sorso di birra.
Il papà di Takanori prese in braccio il figlio, osservò con uno sguardo severo Hiroki, poi guardò Akira allontanarsi, provando compassione per quella piccola creatura.
Quando tornarono dalla vacanza, il papà di Takanori disse al figlio che lo aveva iscritto in una nuova scuola elementare, più grande di quella in cui stava prima. Takanori aveva chiesto se ci fosse stato anche Akira, ma suo papà gli aveva sorriso, un sorriso triste, facendo un cenno negativo con la testa. Takanori aveva pianto, aveva implorato i suoi genitori di lasciarlo stare, di far venire con loro Akira. Non poteva stare senza il suo migliore amico. I suoi genitori gli dissero che avrebbe comunque potuto vedere Akira al parco la domenica, chiamarlo e sentirlo al telefono, ma per Takanori era troppo ingiusto.
Invitò Akira a casa sua, perché voleva rivederlo un’ultima volta. Dopo aver guardato i cartoni animati in tv, fatto il bagno assieme, e indossato il pigiama, Takanori arrossì nel ripensare al corpicino nudo e magro di Akira. Gli accarezzò i capelli mentre dormiva accanto a lui, con il cuoricino che batteva, e poi si chinò per dargli un bacino sulla guancia. Akira in quel momento si svegliò, guardò Takanori che gli diede un bacino sulla guancia, poi sorrise e gliene lasciò uno sulle labbra. Avrebbe sempre voluto farlo. Takanori si portò una mano alla bocca, diventando rosso come un pomodoro. Akira tornò a dormire e si sentì stranamente felice. Takanori lo abbracciò forte, per proteggerlo.
L’indomani Hiroki venne a prendere Akira e lo riportò a casa. A Takanori mancava già da impazzire. Gli mancavano anche le sue labbra, il suo sorriso, le sue risate. Ma fu costretto a fare quello che volevano i suoi genitori.
Stretto tra le braccia del suo papà guardò Akira allontanarsi con Hiroki, la piccola mano calda stretta in quella del fratello. Akira si voltò, guardò Takanori con un sguardo triste, poi suo fratello lo spinse di più, facendolo quasi cadere.
Takanori quella notte pianse nel suo lettino, senza Akira accanto a lui.
Quella notte Akira andò a letto senza cena, piangendo, senza Takanori accanto a lui. 

***
Eccomi qui, sono tornata dopo un periodo di assenza davvero troppo lungo. Le mie stelline su facebook sanno perchè <3 Questa storia contiene molto di me, come le altre, ma scriverla è sia difficile che facile, per quello che c'è al suo interno. I tre video di Troye Sivan mi hanno ispirato molto, e la sua musica è presente in questa storia. Spero che vi piaccia :) La divido come sempre in più parti altrimenti diventerebbe troppo lunga come OS unica :)  ps: il fratello di Akira è Hiroki Narimiya
Alla prossima
Luxie 

 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > The GazettE / Vai alla pagina dell'autore: Luxie_Lisbon