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Autore: Princess Kurenai    20/03/2009    7 recensioni
" Il suo stile di combattimento ci ha mostrato una forza sorprendente, Gou Hiwatari!!"
Nel sentire quel nome sussultò.
Non poteva aver sentito male e i suoi occhi non mentivano nello scrutare quel ragazzino.
" ... Hiwatari?! Lui... è..."
" Sì.", assentì Takao mentre osservava con orgoglio, e nostalgia, il suo Makoto pronto a lanciare. " È il figlio di Kei."
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kei Hiwatari, Rei Kon
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Che succede quando riprendi a guardarti vecchi anime tanto per passare il tempo?XDD

Ti viene la curiosità di scoprire la fine del manga e scopri che non ti piace per niente. XD

Quindi che si fa?

Ovvio. Si riscrive ù.ù

Beyblade non è mai stato un anime/manga che ho seguito per passioneXD diciamo che era solo perché alcuni personaggi nella mia “giovinezza” mi ispiravano tanto yaoi e lo è tutt’ora XD

Quindi ecco a voi una piccola KeiRei ambientata alla fine del manga ù.ù

Ovviamente una what if XP

I hope you like it^^

 

 

{ At the end ~

 

" Il suo stile di combattimento ci ha mostrato una forza sorprendente, Gou Hiwatari!!"

Nel sentire quel nome sussultò.

Non poteva aver sentito male e i suoi occhi non mentivano nello scrutare quel ragazzino.

" ... Hiwatari?! Lui... è..."

" Sì.", assentì Takao mentre osservava con orgoglio, e nostalgia, il suo Makoto pronto a lanciare. " È il figlio di Kei."

Senza parole Rei fissò il bambino dallo sguardo color ametista che aveva appena lanciato il suo Beyblade.

Era la copia identica di Kei... impossibile non notare che fosse suo figlio.

" Carino.", commentò una squillante vocina che lo costrinse ad abbassare il capo con curiosità.

Una folta chioma rosa incorniciava un visino furbo e felino, con occhi ambrati curiosi e interessati.

La prese in braccio, cercando di calmarsi.

Erano passati anni dall’ultima volta che aveva visto Kei e si sentiva quasi in agitazione - soprattutto alla luce di quella scoperta.

" Chi?", domandò sistemandole le lunghe trecce. " Makoto?"

" No. L'altro! È forte e anche carino.", rispose la bambina. “ Makoto non mi piace.”, storse il naso.

" Non sarai troppo piccola per guardare i ragazzi?", ridacchiò.

" Io sono grande!", si lamentò Lin gonfiando le guance.

" Per me resterai sempre la mia piccola bambina.", ribatté scoccandole un bacio sulla guancia.

" Mi fai venire voglia di sposarmi e di avere dei figli.", commentò Max guardandoli divertito.

Rei, in risposta, si voltò verso l’americano donandogli un sorriso e il suo sguardo venne attirato da un uomo, vestito in modo elegante e distinto, quasi del tutto nascosto dall'ombra di corridoi d'ingresso all’arena.

Era lui.

Asociale come sempre se ne stava nascosto lì ad osservare, con fare quasi superiore, tutto ciò che accadeva.

Si morse le labbra sentendosi come quando era un adolescente.

Possibile che in quei quindici anni non fosse cambiato niente?

Mise per terra la figlia.

Come una calamità lui lo attirava.

Non poteva farci niente: doveva andare da lui.

" Lin resta con lo zio Max. Io vado a fare una commissione. Fa da brava."

" Vedrò di provare a fare la brava. Ma non prometto niente.", rispose la bambina con un sorrisetto.

Era chiaro: alla prima occasione sarebbe scappata.

" Rei! Non lasciarmi con questo diavoletto! Non voglio più essere padre! I’m afraid!", esclamò il biondo, fingendosi disperato.

" Non esagerare.", rispose il cinese allontanandosi dal piccolo gruppetto.

Prima piano, tranquillo, poi senza accorgersene i suoi passi si fecero via via più veloci, e solo per raggiungere l'uomo nel corridoio.

Quante volte aveva visto quella scena ripetersi?

Quante volte negli anni addietro si era allontanato dal gruppo per raggiungere nell'ombra dei corridoi Kei?

Tantissime, perché quello era l’unico momento in cui potevano stare insieme.

Eppure non era ancora abituato.

Si sentiva sempre teso e nervoso, come se in quel luogo potesse accadere chissà che cosa.

Passo dopo passo sentiva quella sensazione aumentare e si dava dello stupido perché lui era un adulto, sposato con la donna che l'aveva sempre amato e dalla quale aveva avuto anche una figlia che adorava.

La sua era una vita pressoché perfetta.

Non poteva comportarsi in quel modo così infantile.

Sì, era proprio stupido. Anzi, doppiamente stupido perché quando gli occhi color dell'ametista dell'ex compagno si posarono su di lui si sentì trasalire come un ragazzino di fronte alla sua prima cotta.

Perché continuava a fargli quell'effetto?

Era ormai finita tra di loro e lui era lì solo per salutare un vecchio amico.

Sì. Solo per salutarlo come se niente fosse mai successo tra di loro.

" È da molto che non ci vediamo, Kei."

" Non ti vedo molto cambiato.", rispose il russo squadrandolo.

Sguardo profondo e dannatamente sensuale, braccia muscolose incrociate all'ampio petto fasciato da un'elegante giacca grigia e quella voce... bassa e un poco roca.

Deglutì.

" Neanche tu se è per questo. Anche se vederti vestito in questo modo fa un po' impressione.", ridacchiò un po' nervoso.

" Che ci vuoi fare? È il mio lavoro.", secco come sempre.

Non diceva mai un qualcosa in più del dovuto, il che causava sempre un silenzio alquanto imbarazzante che Rei sapeva che non sarebbe riuscito a gestire in quella situazione.

In passato magari gli sarebbe bastato allacciare le braccia al suo collo, stringersi a lui e bearsi di quel calore... ma non poteva.

Quello era il passato.

" Ho visto tuo figlio. È bravo. Lui e Makoto mi ricordano tanto te e Takao.", era la prima cosa che gli era venuta in mente per interrompere quel silenzio.

" Si allena sempre duramente per diventare il migliore.", rispose. " Tu invece hai una figlia."

Per un attimo al cinese parve di sentire una punta d'astio nel tono dell'uomo ma lo ignorò.

" È un diavoletto. Ha preso tutto da Mao.", ammise.

" Spero che non sia debole come lei.", borbottò Kei con voce bassa, ma abbastanza alta affinché il compagno lo sentisse.

Rei aprì d’istinto la bocca per difendere la moglie da quel ben poco velato insulto, ma non riuscì a parlare.

Non riusciva a difendere Mao.

Perché non riusciva a dirgli che sua moglie non era debole?

Sospirò.

Era inutile, ma non poteva farsi mettere sotto.

" Quando ti sei sposato? Non ne sapevo nulla."

Alle orecchie del russo quella parve chiaramente un'accusa.

Era come se Rei si sentisse tradito da quel fatto.

" Fai prima a chiedermi quando ho divorziato. È durata poco.", ammise sistemandosi la giacca.

" Ah..."

" Non amo le cose finte."

" Lo so. Ti conosco."

" Almeno io non sono come te."

Quelle sei parole gelarono il moro.

" Che stai insinuando, Kei?", esclamò stringendo i pugni.

Il russo in risposta gli si avvicinò fino a poter sentire sulle labbra il respiro leggermente velocizzato del compagno.

Lo stava tentando e sfidando come era solito fare.

" Io al contrario tuo non so vivere nella menzogna.", sussurrò facendo immediatamente arretrare Rei, quasi intimorito da quella vicinanza.

Erano anni che non si incontravano.

Anni che non stavano più così vicini.

Poteva cedere anche senza accorgersene.

"  La mia vita non è una bugia."

" Buffo. Bugia è la parola che mi viene in mente guardando te e Mao.”, era così calmo da far paura.

Era una delle prerogative di Kei.

Riusciva a dire tutto senza mostrare i suoi veri sentimenti.

" Non metterla in mezzo, mi è sempre rimasta vicina.”, rispose sulla difensiva il cinese.

Era strano come però non fosse convinto delle sue parole.

Si era subito eretto in difesa del suo matrimonio e non di Mao.

Nonostante stesse dicendo di non metterla in mezzo era scattato all’insinuazione che il suo matrimonio fosse solo una bugia.

E no.

Non era una bugia perché...

 “ Mao mi ha sempre amato.", dichiarò come se quello potesse spiegare tutto.

“ E tu ami lei?”

Il cinese sussultò.

Non si aspettava di sentirlo ribattere.

Era così abituato ai suoi silenzi, per quanto tesi, che non riuscì a rispondere.

Lui... la amava?

Provava qualcosa per Mao?
Era sua moglie, la madre di sua figlia, la donna con la quale era cresciuto.

Era... come una sorella.

 “ Tsk. Lascia perdere.”, tagliò corto Kei notando che il compagno non rispondeva.

Non era più un ragazzino e non aveva voglia di attaccar briga, per quanto seccante fosse quella situazione.

Per anni aveva cercato di evitarla, di stare lontano dal cinese... ma non ci riusciva.

Lui che aveva sempre cercato di eliminare ogni tipo di legame affettivo si era innamorato.

Aveva scoperto il legame più forte che esisteva e, testardo, non voleva abbandonarlo.

Dopo tanta solitudine come poteva abbandonare l’unica fonte di calore che l’aveva riscaldato?

Lui non l’avrebbe mai abbandonato.

Mai.

Ma era stato Rei a mettere fine a tutto.

Kei poteva essere spesso cinico e asociale ma non era un’egoista.

Per questo aveva cercato di andare incontro alla scelta del suo ex compagno e aveva provato a dimenticare tutto quello che li aveva legati in quegli anni.

Sì, ci aveva provato.

Si era sposato e aveva avuto un figlio.

Aveva cercato di rifarsi una vita ma aveva fallito.

Odiava la finzione e in quel matrimonio l’unica verità era legata all'affetto che provava per Gou, che era innocente e non doveva uscirne ferito da quella situazione.

Lui non poteva né voleva dimenticare.

Non poteva vivere con una donna che non amava come stava facendo Rei.

Perché sì: sentiva che il cinese non amava Mao.

Ma non poteva fare niente se non andarsene e sopportare ancora quella separazione.

Era sempre stato forte e poco incline ai sentimentalismi.

Non era romantico e non avrebbe mai fatto scenate di gelosia.

Gli diede le spalle, deciso a raggiungere i suoi colleghi che lo aspettavano per una riunione - era solito saltarle, troppo noiose, ma quel giorno avrebbe fatto un’eccezione.

“ Dove vai?”

“ Ho una riunione.”, rispose dandogli le spalle.

“ Capisco...”, Rei abbassò la testa. “ Beh... mi dispiace.”

Non sapeva neanche perché l’aveva detto ma gli sembrava giusto.

“ Di cosa? Del fatto che hai fatto finire tutto solo per paura?", gli era sfuggito.

Non voleva dirlo ma era un pensiero ormai fisso.

Perché Rei l’aveva lasciato?

Perché, dopo tutto quello che avevano passato, aveva preferito sposarsi con Mao?

Tutti i loro: “ Ti amo.”, erano solo una bugia?

Kei non aveva mai mentito... e di quello né era certo.

“ Non accusarmi! Era la cosa più giusta per noi. Non avevo paura!”, ribatté piccato.

“ Odio quando prendono le decisioni anche per me ed hai fatto tutto da solo. Hai deciso tu cosa era meglio lasciandomi di punto in bianco. Non hai mai fatto nascere un ‘noi’.”

Il cinese si zittì.

Quelle parole gli risultavano tremendamente vere.

“ Non mi hai ancora perdonato?”, domandò piano.

“ Non lo so.”, e senza dire altro si incamminò.

“ Papà!”

Rei si voltò venendo travolto da sua figlia che gli balzò addosso.

“ Lin! Che succede? Dovevi restare con Max.”

“ Mi annoiavo! Chi è quel signore? Somiglia tantissimo a Gou!”, parlò a raffica la bambina, sorridendo luminosa a Kei che si era voltato attirato da quelle parole.

La osservò serio per poi alzare lo sguardo sull’uomo.

“ Ha il tuo sorriso.”, gli disse per poi sparire nelle ombre.

Il cinese rimase spiazzato da quell’affermazione mentre realizzava quanto avesse sbagliato fino a quel giorno.

Kei aveva sempre avuto ragione.

La paura l’aveva spinto a interrompere un rapporto importante e aveva ferito la persona che aveva amato e che amava tutt’ora.

Persona che, nonostante tutto, teneva ancora a lui.

Gliel’aveva sempre dimostrato, anche in quel momento.

Fece scendere la bambina che lo guardò curiosa.

“ Resta qui un attimo, ok? Dico una cosa a quel signore poi torniamo insieme dentro.”

“ Mi compri il gelato?”

“ Ok. Ma aspettami qui!”, e senza aspettare risposta corse dietro Kei che aveva appena girato l’angolo.

Lo afferrò per il braccio e lo sbatté al muro.

Il russo emise un lieve lamento tra lo stupito e il dolorante per la botta contro la parete.

“ Ti tratterrò poco.”, parlò velocemente Rei per non farlo ribattere, poco prima di chiudere le labbra dell’altro uomo con le sue.

Un bacio veloce come quelli che erano soliti scambiarsi di nascosto quando erano giovane.

E in quel momento era tutto normale.

Come se niente fosse cambiato.

“ Che fai?”, Kei lo guardò male appena ebbe la bocca libera.

“ Ti ho appena strappato la promessa di rivederci stasera in privato.”, sorrise divertito.

Il russo sospirò nascondendo un sorriso.

Per anni aveva aspettato quel momento e mentre Rei lo stringeva forte in un abbraccio capì di non aver aspettato inutilmente.

 

 

Lin li osservò stupita e divertita.

Non aveva ubbidito al padre, come era ovvio, e l’aveva seguito guardandolo mentre abbracciava e baciava quell’altro uomo.

Doveva essere una persona molto importante perché sapeva che i baci si danno solo alle persone care.

Era stata sua madre a dirglielo e si fidava.

Poi il papà aveva un sorriso così felice che non poteva fare a meno di essere a sua volta contenta, decise quindi di tornare indietro - voleva il gelato e visto che non era stata scoperta l’avrebbe ottenuto senza problemi - scontrandosi però con Gou, che aveva appena concluso il suo match con Makoto.

Gli sorrise radiosa.

“ Diventiamo amici?”, propose a bruciapelo.

“ Eh?”, il bambino inarcò un sopracciglio.

“ I nostri papà sono amici quindi lo diventeremo anche noi.”, dichiarò con convinzione. “ Saremo ottimi amici! Lin e Gou!”

“ Sei strana...”, borbottò l’altro incrociando le bracca al petto.

“ Non si dicono queste cose a una ragazza!”, esclamò arrabbiata assumendo un’espressione tra l’irritato e il felino.

“ Ah... sei una ragazza? Chi l’avrebbe mai detto...”, ribatté il bambino accennando un lieve sorrisetto di sfida poco prima di scappare inseguito da quella strana creatura dai capelli rosa.

Non la temeva - come poteva? - ma di una cosa era certo: Lin aveva ragione quando aveva detto che sarebbero diventati amici.

Volenti o nolenti.

 

 

Spazio di Miki

Ovvio accenno alla GouLin XDD

Spero vi sia piaciuta!

Baci!

   
 
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