Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Midnight Writer    08/02/2016    2 recensioni
[Serie di appartenenza: “Alice's story"]
Sì, sono tornata con un'altra storiella extra sulla mia bimba, solo che in questa non si parlerà solo di lei e Levi, bensì Armin svolgerà un ruolo più "attivo" (letteralmente)
Nel caso non siate maliziosi come me e non abbiate capito le allusioni...
Sì. Anche se in maniera estremamente soft e per nulla descrittiva dell'atto in sè, parlo della prima volta di Alice ed Armin.
Enjoy!
P.s. Perdonatemi, ma è la prima volta che faccio un tentativo con questo genere... spero non faccia eccessivamente schifo
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Armin Arlart, Nuovo personaggio
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Alice's story'
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Era arrivato il giorno prima della mia partenza per la Grande Mela, ero così presa da mille pensieri che mi ero completamente dimenticata del mio turno al bar, tanto ero presa a strillare ad Armin al telefono che ‘non ero una bambina’ ogni volta che lui mi ricordava di prendere qualcosa, giusto per non dargli la soddisfazione di sapere che senza quel biondino la mia valigia avrebbe sicuramente superato qualsivoglia controllo di sicurezza: tutte le valigie vuote superano i controlli di sicurezza. 
Non appena riattaccai il telefono sentii il mio citofono suonare, risposi e dal tono dell'interlocutore capii di chi si trattasse senza nemmeno ascoltare le sue parole. Lo feci entrare. 
"Vestiti se c'è qualcuno in casa tua, svergognata." Mi disse con tono disinteressato l'uomo, al quale in fondo non importava nulla, perché mai avrebbe mi avrebbe guardata pensando a secondi fini, ma che voleva soltanto qualche motivo per richiamarmi, come sempre d'altronde.
Non ero nemmeno così svestita poi, indossavo soltanto una canottiera e un paio di pantaloncini, i quali però erano abbastanza corti e li tenevo solo per casa 
“Taci Levi. Che sei venuto a fare?” Replicai facendogli il verso
“Che asociale. Non volevo mica scocciarti così tanto, me ne vado." Disse prima di mettere la mano sulla maniglia della porta, consapevole già che lo avrei fermato
“Ehi no, aspetta...” Dissi infatti con tono seriamente triste e pentito afferrandolo per i vestiti, al che l'uomo si girò e abbozzò quel l'espressione che ormai avevo da lungo tempo imparato a riconoscere come il suo sorriso 
“Ero venuto a salutarti dato che non sei passata a lavoro e che domani partirai e non ci sarà più nessuno a farmi un caffè gratis ogni giorno.” Ad una persona esterna quelle parole sarebbero sembrate da stronzo opportunista, ma io ormai avevo imparato a leggere quell'uomo, come lui aveva imparato a leggere me, perciò riuscii a percepire l'affetto che vi era accuratamente nascosto dietro quella frase apparentemente priva di interesse. 
Gli sorrisi senza dire nulla, poi lui riprese a parlare 
“Ah, e volevo darti anche un regalo di compleanno in anticipo. O almeno, non è proprio un regalo... Diciamo che ti sto risparmiando l'imbarazzo di comprarteli da sola” 
Lì per lì non diedi troppo peso alle parole che Levi aveva pronunciato, mi parve infatti che mi stesse giocando qualche brutto tiro, finché l'uomo non mi allungò una scatoletta colorata. Rimasi per un attimo perplessa, non capendo cosa contenesse: lo lessi ma quella parola non l'avevo sinceramente mai vista o sentita; la aprii per notarvi nelle bustine di plastica quadrangolari con dentro una sorta di anelletto gommoso. 
Iniziai a diventare rossa. MOLTO rossa, poiché mi era fatta un idea di quale fosse l'effettivo contenuto di quelle bustine, ma volli esserne sicura, perciò cercai follemente una qualche scritta in inglese che mi dicesse che mi ero sbagliata, che ero soltanto decisamente troppo maliziosa e che in quelle bustine non c'erano precisamente quelli. 
Trovai una scritta in inglese: 'condoms'
Il rossore sulle mie gote non si era per nulla dissolto, anzi era solo aumentato
"LEVI COSA STRACAZZO MI HAI REGALATO?" Urlai in preda al panico 
"Certo che ce ne hai messo di tempo a capire che fossero, ragazzina... Spero non ci impiegherai così tanto a capire cosa fare quando leverai le mutande a quel moccioso"  
"Ma che problemi hai?" Gli chiesi
"Senti, è normale che te lo voglia fare, non ho mica nulla in contrario." Mi disse con aria piuttosto allusiva
"MA NON È UN CAZZO VERO, SEI UN FOTTUTO DEVIATO MENTALE!" 
"Oddio Alice ma usali. Ti servono per calmarti un poco."
Mi ci volle un po' prima di calmarmi e riuscire a salutare civilmente Levi, dicendogli quanto di più stronzo potessi dire e che significasse molto alla lontana “ti voglio bene”.
Non appena mi lasciò di nuovo in balìa della mia solitaria casa e del CD dei Black Veil Brides che avevo inserito nello stereo che avevo appena acceso, rimasi per un poco ad osservare quella scatoletta e a tentare di immaginare cosa vi fosse nelle bustine, senza tuttavia avere il coraggio di aprirne una.
Non avevo mai pensato ad Armin in quel modo, ricordai a me stessa, e mai lo avrei fatto. 
"Tch, coglione. E ci ha pure buttato soldi" dissi infine tentando di scacciare i miei dubbi e le sue incertezze gettando distrattamente la scatoletta nella valigia ancora aperta.
Naturalmente non avevo ancora coscienza di quanto sarebbe successo giorno 4 Luglio.
   
 
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