Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: xX__Eli_Sev__Xx    09/02/2016    1 recensioni
«Sei sicura di volerci andare?» chiese Mycroft. Aveva tentato di farle cambiare idea, ma lei non aveva sentito ragioni. D’altronde, come gli aveva ricordato lei stessa, era stato lui a prometterglielo tanto tempo prima. L’uomo ricordava ancora quel giorno e adesso se ne rammaricava perché il tempo era passato troppo velocemente.
«Mycroft, me lo avevi promesso.» gli ricordò puntandogli l’indice contro anche se non suonava per niente come una minaccia.
«Lo so, ma-»
«Perché non dovrei andarci?» chiese perplessa poggiando la schiena alla sedia e sprofondando nel morbido cuscino che rivestiva la poltrona.
Lui sospirò. «Sherlock non è la persona adatta ad avere rapporti con-»
Lei lo interruppe «Nemmeno tu.»
«È diverso.»
Fu il turno di lei di sollevare le sopracciglia. «Non è vero.» affermò «Siete simili. Più di quanto credi.» fece notare.
Mycroft scosse il capo. «No. Non ci somigliamo per niente.»
«Come vuoi. Ma questo non mi farà cambiare idea.» sorrise ancora. «Comunque ero solo passata per dirti che se avessi voluto cercarmi mi avresti trovata là.»
Mycroft annuì. «Se è quello che vuoi.»
«Sì, è quello che voglio.»
Genere: Angst, Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Here without you
 

Buon Natale
 
 
 Con la conclusione della questione di Sherrinford e il ritorno di Shireen, per la famiglia Holmes fu possibile dare l’ultimo saluto ai genitori. La polizia di Dover aveva recuperato i corpi e in seguito all’autopsia – che aveva confermato che erano morti a causa delle torture subite da Sherrinford e Mary – i tre fratelli avevano potuto riportare le salme a Londra. Si occuparono dei beni dei genitori e dell’eredità e organizzarono il funerale per la settimana seguente.
 La cerimonia fu intima: parteciparono i fratelli Holmes, Lestrade, John, Molly, la signora Hudson e nessun altro a parte l’officiante. Durante il discorso, nessuno versò una lacrima. Rimasero in silenzio, ascoltando le parole dell’officiante. Una volta concluso, l’uomo se ne andò, rivolgendo a i presenti le sue condoglianze.
 Shireen depositò un mazzo di fiori ai piedi della lapide, poi si allontanò silenziosamente, sentendo che non sarebbe più riuscita a trattenere le lacrime a quel punto. Non era pronta a dir loro addio, tanto quanto non lo erano i suoi fratelli, ma allo stesso tempo erano consapevoli che avrebbe dovuto lasciarli andare e che da quel momento avrebbero dovuto proseguire senza di loro.
 Uscì dal campo in cui era stata posta la lapide dei genitori e poggiò la schiena a uno degli alberi che correvano paralleli lungo il sentiero ciottolato. E fu lì che prese a singhiozzare silenziosamente quando le immagini dei suoi genitori, privi di vita, si mescolarono a quelle del funerale di Sherlock di due anni prima, togliendole il fiato. Si portò una mano alla bocca, per attutire i singhiozzi, che si erano fatti sempre più forti e convulsi e chiuse gli occhi per un lungo istante, sperando di riuscire a calmarsi.
 Sentì qualcuno fermarsi al suo fianco e quando sollevò lo sguardo, incontrò gli occhi di Mycroft, che si era fermato al tuo fianco, il viso pallido e gli occhi colmi di tristezza.
 «Stai bene, Shireen?» chiese l’uomo.
 Lei abbassò lo sguardo, mentre altre lacrime le rigavano le guance. «Mi sembra di essere tornata indietro di due anni.» disse, asciugandosi le guance con un rapido gesto della mano, tentando di nasconderle, ma un singhiozzo la tradì.
 Mycroft non ebbe bisogno di spiegazioni. Si avvicinò alla sorella e le prese il volto fra le mani con delicatezza, cercando il suo sguardo. «Tesoro, guardami.» sussurrò e quando i loro occhi si incontrarono, riprese. «Sherlock è qui. Sta bene. È tornato da noi e non se ne andrà più.»
 Lei annuì. «Lo so è che…»
 «So che stare qui ti fa male, ma non è il funerale di Sherlock.» proseguì il maggiore, accarezzandole dolcemente le guance. «Non l’hai perso. È qui con te. Di nuovo.»
 «Ma abbiamo perso mamma e papà. E farà male ugualmente.» replicò lei con voce flebile. «Forse non allo stesso modo, ma farà male. E non so se sono davvero pronta ad affrontare un’altra volta un dolore simile.»
 «Lo so.» confermò il politico. «Ma siamo tutti qui. Siamo e saremo sempre qui l’uno per l’altro. Anche io ci sarò questa volta, non ti lascerò sola, te lo prometto.»
 Shireen sorrise. «Grazie, Myc.» sussurrò e poi lo abbracciò. «Ti voglio bene.» mormorò contro la sua spalla, affondando il viso nella sua giacca.
 Mycroft le scoccò delicati baci sulla fronte, stringendola a sé. «Anche io, Shir.»
  
 La famiglia Holmes, qualche giorno dopo i funerali dei genitori, venne a sapere che la sepoltura di Sherrinford e Mary si era svolta al cimitero di Londra e che i corpi dei due erano stati posti in un campo comune, senza lapide o segni che identificassero la loro presenza lì.
 Ovviamente né la famiglia Holmes, né John, né Greg avevano partecipato alla sepoltura dei due assassini, né tantomeno l’avrebbero fatto se avessero saputo che si sarebbe tenuta pochi giorni dopo quella dei genitori.
 Dopo ciò che Sherrinford e Mary avevano fatto, la loro compassione era l’ultima cosa che si sarebbero meritati.
 
 Quando tutto fu sistemato, i tre fratelli, John e Greg fecero ritorno alle loro vite, tentando di andare avanti e non pensare a tutto il dolore che avevano provato nell’ultimo periodo, anche se per tutti, sembrava davvero impossibile ricominciare.
 Lentamente, però, la situazione tornò alla normalità e le vite dei tutti ripresero a scorrere normalmente, tra casi, indagini e questioni di stato, proprio come all’inizio.
 
 Arrivò Natale.
 Shireen, Greg e Mycroft furono invitati a festeggiarlo a Baker Street insieme ai due coinquilini e alla signora Hudson, che si era proposta di preparare la cena, a patto che John e Sherlock si occupassero delle decorazioni, ovviamente senza dar fuoco all’albero com’era successo qualche anno prima. John aveva accettato di buon grado, costringendo Sherlock ad aiutarlo, minacciandolo di requisire ogni parte del corpo regalatagli da Molly per i suoi esperimenti se non avesse contribuito. Perciò Sherlock, annoiato, dovette cedere alla richiesta del compagno, sperando che quella tortura si concludesse entro breve.
 Così la sera della Vigilia, mentre la padrona di casa preparava la cena canticchiando allegramente al piano di sotto, in attesa degli ospiti, Sherlock e John piazzarono l’albero accanto al camino nel loro salotto e trasportarono le scatole con le palline e i nastri colorati sulle poltrone, in modo che fossero a portata di mano.
 Quando ebbero finito di addobbarlo, si fermarono per un momento ad ammirarlo, mentre le lucine colorate illuminavano la stanza di una miriade di colori, scintillando allegramente.
 «Buon Natale, Sherlock.» sussurrò John, volgendosi verso il compagno e regalandogli un dolce sorriso.
 Il consulente investigativo accennò un sorriso, incontrando il suo sguardo, poi si sporse verso di lui e poggiandogli le mani sui fianchi, per tirarlo verso di sé, sfiorò le sue labbra con le proprie. Lo baciò con tenerezza, lasciando che il medico gli accarezzasse la schiena.
 «Buon Natale, amore mio.» soffiò Sherlock sulla sua bocca, quando si separarono, poggiando la fronte contro quella del compagno.
 Un lieve bussare alla porta, li riportò alla realtà. John scoccò un altro bacio veloce sulle labbra a cuore di Sherlock, poi si volse e andò ad aprire la porta del salotto. Si trovò davanti Greg e Shireen, che gli stavano sorridendo, con alcuni pacchi tra le mani.
 «Ciao, ragazzi.» disse lui. «Entrate.» e si scostò.  
  Shireen varcò la soglia seguita da Lestrade e quando ebbe posato i pacchi a terra, John l’abbracciò, accarezzandole i capelli.
 «Buon Natale, tesoro.» le sussurrò all’orecchio.
 «Buon Natale, John.» ricambiò la giovane. Quando di separarono, gli accarezzò una guancia e gli sorrise dolcemente, togliendosi la giacca e appendendola all’appendiabiti alla sua destra.
 A quel punto Watson, si volse verso l’Ispettore. «Buon Natale, Greg.» disse, salutandolo con una stretta di mano e una pacca sulla spalla. Appese la sua giacca e lo invitò ad accomodarsi.
 «Ehi, piccola» disse Sherlock, avvicinandosi alla sorella per salutarla.
 Shireen lo raggiunse e lo abbracciò, lasciandosi sollevare da terra e stringere forte. Affondò il capo nella spalla del fratello e sorrise. «Buon Natale, Sherlock.»
 «Buon Natale, Shir.» sussurrò lui. «Mi sei mancata.» disse, rimettendola a terra.
 Shireen sorrise e gli scoccò un bacio sulla guancia. «Ci siamo visti solo due giorni fa.»
 Il fratello le accarezzò una guancia, sorridendole dolcemente. «Mi sei mancata comunque.» affermò poggiando la fronte contro quella di lei.
 Dopo ciò che era successo e dopo aver vissuto a stretto contatto per tanto tempo, Sherlock riteneva necessario vedere la sorella almeno una volta al giorno, per un caffè o sulle scene del crimine. La paura di perderla era stata così tremenda che Sherlock avrebbe fatto qualsiasi cosa per averla vicina il più possibile.
 «Sai se stasera Mycroft ci degnerà della sua presenza?» chiese l’uomo, quando si allontanarono.
 «Sher…» lo rimproverò con uno sguardo eloquente. «Comunque no, non so se ci sarà.»
 Sherlock abbassò lo sguardo, visibilmente preoccupato. «Non lo sento da più di due mesi.»
 «Ha detto che l’incarico che aveva accettato l’avrebbe tenuto impegnato per un po’ e l’avrebbe reso irreperibile.» spiegò, ma vedendolo impallidire, riprese, poggiandogli le mani sul petto per accarezzarlo. «Ci ha promesso che sarebbe tornato il prima possibile e lo farà.»
 Sherlock sospirò e abbassò lo sguardo, annuendo mestamente. Avrebbe voluto che almeno a Natale Mycroft fosse lì con loro, ma sembrava che neanche in quel momento potesse staccare dal lavoro o fare un’eccezione per la sua famiglia.
 «Ehi… lo rivedremo presto, Sherlock, ne sono certa. Il lavoro è lavoro, lo sai anche tu.» disse Shireen, cercando il suo sguardo. «Vedrai che non gli accadrà nulla.» aggiunse, ricordando ciò che suo fratello le aveva raccontato riguardo a ciò che aveva dovuto subire in Serbia. La giovane aveva scoperto per caso le cicatrici sulla sua schiena e dopo un momento di incredulità, aveva preteso delle spiegazioni. E Sherlock gliele aveva date. Per questo si era mostrato contrario al fatto che Mycroft avesse scelto di partire per una missione in Europa dell’Est, nonostante sapesse che il maggiore sarebbe stato protetto egregiamente dai suoi uomini. Non voleva che rischiasse di passare ciò che aveva vissuto lui solo un anno prima.
 Sherlock annuì.
 «La cena è pronta, ragazzi!» annunciò la signora Hudson, interrompendoli. Varcò la soglia e rivolse un sorriso a tutti. «Venite.» li invitò a seguirli in cucina e quando ebbero preso posto al tavolo, cominciarono a mangiare.
 
 Dopo la cena, che finì poco dopo le 22.30, la famiglia si spostò in salotto per ascoltare qualche canto di Natale gentilmente proposto da Sherlock e Shireen, che si erano offerti di suonare in attesa della mezzanotte, quando avrebbero aperto i regali. Dopo varie canzoni e duetti, Sherlock e Shireen si fermarono e dopo un inchino riposero gli strumenti nelle loro custodie.
 La signora Hudson era estasiata dalla performance dei due, tanto che sembrava non riuscire a smettere di complimentarsi. «Siete sempre più bravi, ragazzi. Avreste avuto una carriera come musicisti.»
 Shireen rise. «Abbiamo scelto mestieri in cui avremmo potuto dare un contributo migliore, signora Hudson.»
 «Si immagini se fossimo diventati musicisti.» affermò Sherlock. «Lestrade starebbe ancora brancolando nel buio per risolvere casi di decenni fa.»
 «Grazie tante, Sherlock.» intervenne Lestrade, scherzosamente.
 Shireen scosse il capo e si avvicinò al fidanzato, scoccandogli un bacio sulla guancia. «Non è vero, amore.» sussurrò, lasciandosi stringere per i fianchi. «Sei il poliziotto più valido di Scotland Yard.»
 «Immagina gli altri.» sfuggì a Sherlock.
 «Ehi…» intervenne John, avvicinandosi. Gli diede un buffetto sui fianchi e rivolgendogli uno sguardo di rimprovero. «Amore, smettila.»
 «Ok, ok.» ridacchiò il consulente investigativo.
 «Oh, be’, mentre voi discutete, io vado a controllare i biscotti che avevo infornato.» disse la signora Hudson, mettendosi in piedi. «In cantina ci sono ancora delle bottiglie di vino e alcune di acqua. Greg, John, sareste così gentili da andarle a prendere?»
 «Certo, signora Hudson.» rispose il medico.
 «Non sia mai che rimaniamo a secco.» ridacchiò Greg e seguì l’amico giù per le scale.
 I due fratelli rimasero soli e quando Shireen si voltò per rimproverare Sherlock per come aveva trattato Greg, vide che il fratello era in piedi accanto alla finestra, intento a fissare la neve che cadeva lenta giù dal cielo plumbeo per depositarsi sui tetti e sulle strade.
 «Sherlock?» lo chiamò avvicinandosi. «È tutto ok?»
 Lui annuì senza voltarsi.
 Lei inclinò il capo per cercare il suo sguardo. «So che c’è qualcosa.» affermò poggiandogli una mano sul braccio. «Dimmelo, Sher.»
 Il maggiore sospirò e poi si volse verso di lei. «Niente. È solo…» fece una pausa in cui abbassò lo sguardo. «Questo è il primo Natale senza…»
 Shireen intuì senza che il fratello dovesse concludere la frase.
 Era il primo Natale senza i loro genitori. Il primo Natale senza i loro auguri, i loro abbracci, la loro presenza. Anche se spesso Sherlock e Mycroft avevano trascorso il Natale in Inghilterra dopo il loro trasferimento, i due sapevano che i genitori dall’altra parte del mondo erano felici e stavano festeggiando insieme alla figlia. Invece adesso non era così. E tutto a causa di Sherrinford.
 Shireen senza esitare lo abbracciò, stringendosi contro di lui e circondandogli le spalle con le braccia. «Mancano anche a me.» sussurrò con voce rotta e con gli occhi ludici di lacrime, accarezzando i capelli del fratello.
 Il consulente investigativo affondò il capo nella sua spalla, chiudendo gli occhi e lasciandosi stringere forte. «Vorrei che fossero qui. Vorrei che fossero ancora vivi.» mormorò.
 John una volta gli aveva detto che non si capiva il valore di ciò che si aveva finché non lo si aveva perso. Inizialmente Sherlock non aveva capito cosa intendesse dire, sembrava una cosa senza senso, una di quelle frasi fatte trovate nei libri, ma in quel momento capì che il medico aveva sempre avuto ragione.
 «Anche io.» replicò la giovane.
 L’uomo sospirò ancora e dopo un altro momento di silenzio, separandosi dalla sorella, continuando a tenere le mani sui suoi fianchi, riprese. «Scusa, non volevo rattristarti.» dichiarò, accarezzandole le guance per asciugare le lacrime che le avevano bagnate. Accennò un sorriso. «È Natale, dovremmo essere felici. O almeno, così mi ha detto John.»
 Shireen sorrise, tentando di non pensare a tutto il dolore dell’ultimo periodo. «John ha ragione.» concluse sorridendo e ricacciando indietro le lacrime. «Dobbiamo essere felici.»
 «Sono contento che tu sia qui.» aggiunse il fratello. «Tu mi rendi felice, Shir.»
 La sorella gli accarezzò il viso, sorridendo dolcemente. «Stringimi ancora, Sherlock.»
 Sherlock sorrise e la strinse nuovamente a sé, affondando le dita nei suoi capelli ricci. «Ti amo tanto.» sussurrò. «Sei tutto per me, piccola. E ti amo più di ogni altra cosa al mondo.»
 «Anche io ti amo tantissimo.» sussurrò la giovane, beandosi di quel contatto.
 «Ce n’è anche per me?» chiese una voce proveniente dalle scale.
 I due fratelli si separarono e si voltarono contemporaneamente verso la porta.
 «Mycroft!» esclamò Shireen.
 Il maggiore accennò un sorriso e allargò le braccia.
 La sorella corse verso di lui e si lasciò stringere dalle sue braccia. «Sei qui… che bello vederti.» ridacchiò contro il suo viso, scoccandogli delicati baci su una guancia. «Stai bene?»
 Il politico le accarezzò i capelli, sollevandola leggermente da terra. «Sì, adesso che sono a casa.»
 «Avevamo paura che non saresti riuscito a venire.» mormorò lei contro il suo viso e quando la rimise a terra, gli accarezzò le guance e poggiò la fronte contro la sua, chiudendo gli occhi. «Mi sei mancato tantissimo, Myc.»
 «Anche tu mi sei mancata, Shir.» sussurrò lui.
 Shireen si allontanò e dopo avergli scoccato un altro bacio, lo lasciò andare, volgendosi verso Sherlock, che intanto si era avvicinato.
 «Bentornato.» lo salutò il consulente investigativo.
 Il maggiore accennò un sorriso e alla fine si avvicinò per abbracciarlo.
 Il consulente investigativo ricambiò la stretta, affondando il viso nella spalla del fratello maggiore, sollevato dal fatto che fosse lì. «Sono felice che tu sia qui.» sussurrò al suo orecchio.
 Mycroft sorrise e quando si separarono i suoi occhi si soffermarono per un momento su quelli del fratello. «Dove altro potrei essere?» chiese. «La mia famiglia è qui.»
 Shireen si avvicinò e si lasciò stringere da entrambi, poggiando le fronti contro le loro.
 Tutti rimasero nel più completo silenzio, cullati solo dal rumore del fuoco che scoppiettava del camino.
 Alla fine a parlare fu Shireen. «Buon Natale.» sussurrò.
 «Buon Natale.» replicarono i due e sorrisero, accarezzandole la schiena.
 
 Dopo aver gustato i biscotti preparati dalla signora Hudson, la famiglia decise di scambiarsi i regali. E tra abbracci, ringraziamenti, fiocchi e carta da pacchi, arrivò la mezzanotte. Il campanile, poco lontano da lì, rintoccò dodici volte e tutti rimasero in ascolto fino a che quella dolce melodia non finì.
 «Buon Natale.» disse alla fine la signora Hudson, sollevando il calice di vino.
 «Buon Natale!» replicarono gli invitati, unendosi a lei in un brindisi.
 Subito dopo, la voce di Sherlock fece voltare tutti verso di il divano, su cui era seduto accanto a Mycroft. «Greg, mi sembrava che avessi detto di avere un altro regalo per Shireen.» affermò.
 La ragazza si stupì, non tanto per l’affermazione del fratello, quanto per il fatto che si fosse ricordato il nome di Lestrade e l’avesse pronunciato correttamente di fronte a tutti.
 Greg sorrise e annuì, poi si avvicinò alla fidanzata, che era in piedi accanto al camino.
 «Sherlock ha ragione.» le disse. «Stavo aspettando la mezzanotte per farlo, quindi…» sorrise e inspirò profondamente.
 John si volse verso Sherlock, che gli fece l’occhiolino e sorrise. Così il medico si avvicinò a lui e gli poggiò una mano sulla spalla, sedendosi sul bracciolo del divano.
«Shireen» esordì Greg prendendole le mani tra le sue. «Da quando sei arrivata a Londra e dalla prima volta in cui ti ho incontrata sono cambiate molte cose. Le nostre vite sono cambiate. Non solo quelle dei tuoi fratelli, ma anche le nostre.» sorrise. «Hai illuminato la mia vita e non so come ringraziarti per questo. Sei una donna speciale, forte e piena di vita. Ti ho vista affrontare cose tremende, soprattutto nell’ultimo periodo. Hai superato, e ci hai aiutati a superare, momenti difficili, senza perdere la tua forza e il tuo sorriso.»
 Shireen ascoltava rapita, le guance imporporate e un dolce sorriso sulle lebbra a illuminarle il volto.
 Greg sospirò. «Mi sono innamorato di te senza nemmeno accorgermene, anche se tutti continuavano a ripetermi che era così evidente che solo uno stupido non se ne sarebbe accorto.» rise. «Sei la cosa migliore che mi sia capitata, sei il mio miracolo e non c’è nessun altro con cui vorrei passare il resto della mia vita.» si schiarì la voce e si inginocchiò.
 Sul volto di Shireen si dipinse un’espressione stupita.
 L’Ispettore infilò una mano in tasca e tirò fuori una scatoletta di velluto rosso. La aprì e un anello d’oro bianco, con una piccola pietra incastonata sulla cima, brillò al suo interno. «Sei la donna della mia vita. Ti amo con tutta la mia anima e voglio rimanere al tuo fianco per renderti felice e per far sì che quel meraviglioso sorriso non si spenga mai. Perciò…» disse prendendo un bel respiro. «Shireen Melanie Violet Holmes, vuoi sposarmi?»
 La signora Hudson emise una sorta di squittio che fece scuotere il capo a tutti i presenti.
 Shireen sorrise. «Sì.» rispose immediatamente. «Sì, Greg, mille volte sì.»
 L’uomo sorrise e le infilò l’anello all’anulare, poi si mise in piedi e la tirò a sé prendendola per i fianchi. La ragazza gli circondò il collo con le braccia e lo baciò dolcemente, mentre la signora Hudson e John applaudivano per la felicità.
 Gli occhi di Sherlock e Mycroft si incontrarono per un momento, luminosi e brillanti come non erano mai stati. Si sorrisero e per un momento la mano di Sherlock scivolò in quella di Mycroft. Le loro dita si intrecciarono.
 Quando Shireen si allontanò da Greg poggiò la fronte contro la sua e sorrise. «Ti amo, Gregory Lestrade.» gli sussurrò a fior di labbra. Poi si volse verso i due fratelli. «Voi due lo sapevate?»
 «Certo.» rispose Sherlock mettendosi in piedi e sorridendo. «È venuto da noi per chiederci la tua mano.» affermò facendole l’occhiolino.
 La giovane si volse verso il fidanzato. «Davvero?»
 «Ogni proposta che si rispetti deve essere accompagnata da una richiesta formale alla famiglia.» confermò Greg.
 Sherlock si avvicinò e strinse la mano a Lestrade. «Congratulazioni, Ispettore.» sorrise, poi si volse verso sua sorella e l’abbracciò.
 La giovane gli circondò il petto con le braccia e lasciò che il fratello le accarezzasse i capelli e la schiena, beandosi di quel contatto così dolce che l’aveva sempre fatta sentire protetta e amata.
 «Congratulazioni, piccola.» sussurrò lui al suo orecchio e quando si separarono le prese il volto fra le mani e le baciò la fronte. Le accarezzò le guance e sorrise dolcemente, come solo lui sapeva fare.  
 «Grazie.» rispose lei sorridendogli e accarezzandogli il petto. Poteva sentire il suo cuore battere sotto i polpastrelli, il battito leggermente accelerato, segno che anche lui in quel momento era felice quanto lei.
 Dopo aver ricevuto un abbraccio stritolante dalla signora Hudson, fu il turno di John, che si avvicinò a Shireen, la abbracciò e le scoccò un bacio sulla guancia. «Congratulazioni, amore mio.» disse accarezzandole i capelli. «Sono felice per te.»
 «Grazie.» disse lei. E intuì, a giudicare dalla sua espressione piacevolmente stupita, che anche lui dovesse essere all’oscuro di tutto.
 «E continuerò a volerti bene, anche se sposerai qualcun altro.» proseguì, facendole l’occhiolino, quando si separarono. «Traditrice.»
 Shireen rise. «Anche io ti voglio bene, John.» sussurrò, poi gli scoccò un bacio sulla guancia e sorrise.
 Watson ricambiò il sorriso e le accarezzò le guance, poi la liberò dalla sua stretta.
 A quel punto Shireen si volse verso Mycroft, che aveva stretto la mano a Lestrade congratulandosi con lui.
 Il politico, non appena incrociò il suo sguardo, le rivolse un sorriso appena accennato, ma lei sapeva bene che valeva più di qualsiasi altra manifestazione di felicità.
 Shireen ricambiò dolcemente.
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Ciao a tutti ;) Chiedo scusa per il mega ritardo nella pubblicazione, ma ho dovuto rivedere il capitolo, perché non ero convinta della prima stesura, che mi sembrava un po’ troppo approssimativa. Ma finalmente sono qui.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Prometto che domani pubblicherò il seguito. Stavolta tentando di essere puntuale. ;)
Grazie a tutti… a presto, Eli♥

 
   
 
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