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Autore: Cloud394    09/02/2016    4 recensioni
New Orleans, Louisiana negli Stati Uniti D'America nel 1900 significava solo una cosa: segregazione Razziale.
Una storia forse comune dal solito. Amy Walker nel 1951 è una giovane donna bianca benestante.
La sua è la famiglia perfetta,nessun contatto con persone di colore,persone allora giudicate "impure" o "indegne". Tranne per la loro domestica:una donna dalla pelle nera.
"Ma la vera persona che per me è stata sempre come una madre è Domilda. Vive con noi da due anni prima che io nascessi. Fino ai miei 7 anni l'ho chiamata "mamma" "
Amy grazie alle sue cure e attenzioni,si è avvicinata molto alla sua cultura fino ad adorare la musica Jazz da quando è solo una bambina. Cosa dovesse succedere se dovesse avvicinarsi fisicamente al mondo degli afroamericani? O Se addirittura se ne innamorasse di uno?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario, Storico
Capitoli:
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Chessboard


Chapter Three

Le sue lettere continuano ad arrivarmi, ogni giorno da quasi un mese. Mi sveglio prima la mattina, prendo la sua dalla cassetta e le altre le lascio dove sono. Il cassetto è pieno di sue lettere. Me ne manda una al giorno e io puntualmente gli rispondo.

Sono così emozionata è un ragazzo dolce,gentile.

 

La leggo facendo un sorriso. La calligrafia un po' storta ed elementare. Il suo modo di scrivere è molto semplice ed essenziale. Accarezzo la lettera dolcemente

e inizio a ridere come una cretina.

 

Entro in doccia, non faccio che pensare a lui,ai suoi occhi alle sue parole dolci impresse sulla lettera. Non mi sono mai sentita così sollevata, così leggera.

 

Esco dalla doccia canticchiando "Blue train" . Attorciglio l'asciugamano intorno al corpo e un altro intorno ai capelli.

 

Esco dal bagno e Domilda mi guarda con un sacchetto pieno di biancheria sporca.

- Miss Walker è già sveglia? Sono le sei del mattino, nemmeno suo padre è ancora sceso per fare colazione- mi risponde lei sorridendo.

- Papà è qui?!- la guardo incredula

- Si signorina, credo che adesso sia in bagno- mi risponde lei.

 

Mi catapulto in camera, non ci credo papà è a casa! Prendo i primi vestiti che mi capitano tra le mani. Li indosso, tolgo l'asciugamano dalla testa e con i capelli bagnati scendo giù correndo a perdifiato per le scale.

 

- PAPÀ!!- urlo contro la porta, ma lui non mi sente. Ha già chiuso la porta ed è andato via.

- Dove vai conciata in quel modo? Se esci in quella maniera io ti diseredo.- Mi guarda aspra mia madre, con i bigodini in testa e la giacca da camera. Faccio un sospiro.

- Papà è andato a lavorare anche se è domenica?-

- Ai compratori non fa differenza la domenica dal lunedì- commenta lei -adesso sbrigati i Fannit saranno qui a momenti - risponde lei.

-I Fannit? Cosa vogliono? -

 

-Incontro combinato , cara. Devi anche sposarti prima o poi no ? - mi risponde con smielata apprensione.

- Non voglio sposarmi, men che meno con Christopher Fennit.-

- Oltraggio ! Signorina tu ti sposerai ! Vuoi proprio mandare la nostra famiglia alla deriva!?-

Sospiro - Va bene lo incontrerò , ma se non mi piace è un no -

 

-Si, certo. Adesso vai a vestirti - mi ordina senza dar importanza alle mie parole.

 

Sbuffando salgo le scale ed entro in camera mia . Mi asciugo i capelli . Indosso un vestito azzurro intenso che risalta i miei occhi, delle scarpe nere con un po' di tacco. Asciugo i capelli e li lascio sciolti.

 

-Per l'amor del cielo! Amy lega quei capelli ! Vuoi sembrare una prostituta? - Mi urla contro mamma aprendo la porta. -Domilda! Domilda sistemali! - urla lei cercandola . Domilda entra nella mia camera.

- eppure a me piacciono tanto sciolti i capelli..- esclamo facendo un sospiro.

-Facciamo così accontento sia lei che sua madre - risponde lei dolcemente.

 

Prende due ciocche di capelli da sopra le orecchie e li porta indietro. Con quelle due ciocche mi ci fa una treccia. Prende un altro specchio e mi mostra l'operato. -Allora?- mi chiede lei.

 

Una treccia fine e raffinata si estende lungo i capelli ricci.Annuisco con un sorriso. - da chi proviene quella lettera?- mi chiede lei. Sussulto – Nes..nessuno..- mormoro .

-se è qualcuno che le piace deve dirlo a sua madre.- mi risponde lei chiudendo il rossetto, dopo averlo applicato sulle mie labbra .

 

-Non è niente di importante, Domilda.- rispondo alzandomi e nascondo la lettera in un altro posto,dopo che lei è andata via . Mi spiace, ma nemmeno domilda deve saperlo.

 

Arrivo sulle scale , dall'alto noto che i nostri ospiti sono arrivati. Mia madre mi guarda in cagnesco e io scendo. Ci sono un signore dai capelli neri e dei baffetti sottili. È corpulento, ma tozzo con due occhietti porcini castani e il viso quadrato.

Sua moglie è grassottella, ha un caschetto biondo tinto che le incornicia il viso paffuto, i suoi occhi sono tondi e nocciola .

 

Christopher Fannit è alto due o tre centimetri più di me , quasi pelleossa. Ha i capelli castano cenere, il viso allungato e lo sguardo svampito. Gli occhi tondi e nocciola mi guardano sperduti. Mi sorride mostrando gli incisivi storti.

 

-Buonasera Jess, che bella casa complimenti, così pulita- esclama Mrs Fannit. Mia madre si inebria e si gonfia dei complimenti. Sbatte le palpebre più velocemente del solito. -Grazie, Margareth cara. - esclama lei in risposta.

 

Alzo gli occhi al cielo, lei non alza nemmeno un dito per questa casa.

 

-Andrew?- domanda Mr Fannit

-Purtroppo non potrà essere con noi. È andato ad un appuntamento di lavoro,non poteva mancare.-

Improvvisamente dietro le gambe della madre , un bambino di forse 10 anni, corre per la stanza.

 

-Ciao Earl! Lo vuoi un regalino?- dice mia madre accovacciandosi per arrivare all'altezza del piccolo.

 

Al contrario del fratello, Earl è grassottello. Assomiglia molto a sua madre.

Il bambino guarda mia madre con bramosia e forse con un po' di cattiveria.

 

Mia madre si presenta con un pacchetto tra le mani. Il bambino lo apre, guarda il contenuto disgustato e poi lo lancia via. - fa schifo!- urla "Fannit Junior " la signora Fannit , ride soddisfatta.

 

Mia madre è rossa dall'imbarazzo. -Dimmi cosa ti piace, lo vado a prendere più tardi. Vuoi mangiare qualcosa?- dice mia madre cercando di rimediare. Intanto osservo lo sguardo di Mrs Fannit. Si diverte guardando quella povera illusa di mia madre. Tiro un sospiro senza sapere cosa dire, mi giro . Christopher ha la bocca semi-aperta e mi guarda il seno. Irritata, lo fisso ma lui non distoglie lo sguardo. Decido di incrociare le braccia sul petto per farlo distrarre . Lui scuote la testa e con la manica si pulisce dalla bava. Infastidita, vado in cucina da Domilda.

 

Domilda canticchia mentre inforna il tacchino.

-Posso aiutarti?-

-Oh Miss Walker, per carità ..non facciamoci prendere un rimprovero da Mrs Walker proprio davanti agli ospiti- risponde lei lavandosi le mani.

Io ridacchio - come se non lo fosse già, il bambino ha lanciato l'aeroplanino dichiarando apertamente il suo disprezzo per esso -

 

Domilda sembra ridere sotto i baffi. -Il signorino come le sembra?- mi domanda con un sorriso.

 

-Mi stava fissando le tette - dichiaro alzando le sopracciglia sospirando.

 

-Miss Walker ..queste parole..- mi risponde trattenendosi con difficoltà dal ridere.

-Dopodiché si è pulito la bava con la manica della giacca, che schifo -

 

Domilda mi dà le spalle e sento la sua risata farsi più fragorosa.

 

Ci sediamo al tavolo. A capo tavola il posto è vuoto,come sempre. Quello è il posto di mio padre, ma quelle poche volte che l'ho visto , non ricordo nemmeno più il suo modo di sedersi.

 

Mia madre è seduta accanto a me, all'altro lato del tavolo sono seduti i Fannit.

 

Christopher è seduto di fronte a me e continua a fissarmi il seno. Per evitare che continui, prendo il tovagliolo e lo metto a bavetta, imitando "Fannit Junior" . Mia madre mi tira uno schiaffo sul braccio e mi guarda in cagnesco. Percepisco dal suo sguardo e dal modo in cui è divertita-disgustata la signora Fannit , che devo togliere il tovagliolo dal collo.

 

-Quanto avrei desiderato anche io due maschi, questa è così irresponsabile.-

La guardo e la mia sicurezza solita,và scemando.

 

-Essere femmine è così sudicio, dopo tutto ci meritiamo tutti i trattamenti e il ruolo che abbiamo. Dopo che Eva ha mangiato la mela, ha condannato tutti e in qualche modo dobbiamo essere punite - Afferma lei, prendendola sul ridere.

 

La famiglia Fannit afferma condividendo il pensiero di mia madre. Suffragio universale? Ma che! Per certe persone ottuse bisogna abolirlo. Tante lotte per..? Dio è misericordioso, ma .. non sanno quel che dicono. Se Dio è soggettivo, allora il mio Dio è completamente diverso dal loro .

 

Il mio è un Dio che spera, che sogna. Il mio è un Dio di mille colori, che non ha paura di amare chiunque egli voglia a prescindere dal colore della pelle. "Gli Stati Uniti D'America sono un Paese che si fonda sulla libertà".

 

Quale libertà ? Libertà non è segregazione raziale, dove un nero deve lasciare il posto sul pullman ad un bianco. Libertà non è vivere divisi, ma insieme. Libertà non è sinonimo di Stati Uniti D'America.

 

- AMY! -urla mia madre distogliendomi dai miei pensieri.

Domilda entra con una pentola di brodo caldo.

-chiedo scusa per il ritardo- afferma lei.

 

-Era ora, insomma è lenta a morte questa negra.- afferma la signora Fannit disgustata.

 

Domilda,la ignora e versa a tutti il brodo che ha preparato. Non vedo l'ora di mangiare, forse i suoi piatti saranno l'unica cosa positiva di oggi.

 

Domilda ne versa un po' a tutti. Il bambino con la faccia da maiale diabolico, getta la mano nel brodo versandoselo addosso. Al contatto il bambino urla e si dimena, puntando il dito grassoccio contro Domilda. La mamma del bambino grida al piccolo preoccupata.

-Jess Non fai niente?-

 

Mia madre ha il viso completamente rosso e gonfio dalla rabbia. Urla contro Domilda, lei si giustifica affermando che non è stata lei. Mia madre si alza in piedi per discutere.

 

-Mamma è vero, è stato il bambino..- la difendo io.

 

-Cosa vuoi insinuare? Che il mio bambino dica le bugie?- Esclama la signora Fannit guardandomi disgustata,mentre il bambino se la ride sotto i baffi.

 

-ADESSO BASTA. DOMILDA FUORI DA QUESTA CASA. SEI LICENZIATA!-urla mia madre furibonda.

 

Il mio volto si sbianca. Domilda assume uno sguardo serio e incavolato. Si sfila il grembiule bianco.

 

-Sa cosa? Vada a Fanculo stronza – con eleganza si sfila il grembiule, esce e sbatte la porta.

Le lacrime iniziano a scorrermi lungo il viso. Domilda...è andata via?

 

Mi alzo dal tavolo e corro in camera mia.

 

Indosso il cappotto, i guanti e il cappello ed esco. Prima che riesca a farlo, mia madre mi insegue e urla dalla cucina. La ignoro e corro via.

 

Dove può essere andata? Domilda..non puoi lasciarmi.

 

Prendo un autobus, immagino sia tornata a casa. Sono nei pressi del locale dove solitamente vado quasi tutti i giorni. Sono l'unica bianca, non ho niente per cammuffarmi. Le donne mi guardano sorprese e incuriosite. Gli uomini evitano di guardarmi. Sono in un parco, mi siedo su una panchina. Non la troverò mai. Adesso cosa faccio? Mi sento persa, ho paura. Sono da sola, l'ultima volta che sono stata qui da sola mi hanno quasi stuprata. La luce del sole mi fa sentire un po' più al sicuro, ma l'inquietudine persiste.

 

 

Sento in lontananza il suono di un sassofono.

 

Il suono è magico, chiudo gli occhi e sento tutto dentro di me tornare al suo posto. Decido di seguire il suono, così familiare. Mi fa sentire così bene. Faccio qualche metro ed è lì.

 

Il musicista è Doris. La custodia del Sax è aperta, c'è qualche dollaro da 1 e qualche monetina all'interno. Non si accorge della mia presenza per quanto è dentro la sua musica.

 

Ha gli occhi chiusi e si lascia cullare. Lo sono anch'io, sembra che l'ansia sia sparita al suono del suo sax. Nelle tasche ho solo una banconota da cinque Dollari aspetto che finisca, chiudendo gli occhi anche io lasciandomi trasportare.

 

-Amy?- sento la sua voce pronunciare il mio nome e apro gli occhi.

Gli sorrido, ma lui non ricambia. -Perché stai piangendo?- mi domanda. Mi tocco le guance e sono bagnate. -Io..è il freddo..- mormoro trattenendo i singhiozzi.

 

Lui lascia tutto e mi stringe in un abbraccio che mi fa sussultare. Vicino a lui si stà così caldi, mi sento al sicuro. Perché non posso vivere sentendomi sempre così al sicuro , come tra le sue braccia?

 

 

 

____spazio autrice___

Grazie per aver letto, Chiedo scusa per il ritardo e per gli errori.
Non sono abituata a correggere da sola,spero vorriate perdonarmi per gli errori. Aspetto vostre recensioni.

A presto :D,

Cloud394

 

  
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