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Autore: Maiden Of The Moon    21/03/2009    3 recensioni
Tutti abbiamo degli scheletri nel nostro armadio... e Edward e Alexander Elric stanno per scoprire quelli del loro nonno. [Elricest x 2!] Traduzione di nacchan <3
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Nuovo personaggio
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer: Non drogatevi. Le droghe vi faranno pensare cose assurde. Come farvi dire di possedere cose che non sono vostre. (Le droghe fanno schifo; le odio e odio quelli che scelgono di usarle.)

Note dell'autore: Ok, ho ricevuto un sacco di domande nelle recensioni dell'ultimo capitolo che avevano il disperato bisogno di una risposta. E quindi, andiamo!XD

PER FAVORE NOTATE CHE, UNA VOLTA RISPOSTO A QUESTE DOMANDE, IGNORERO' LE VOSTRE RECENSIONI SE MI CHIEDETE QUALCOSA DI SIMILE IN FUTURO, OKAY? QUINDI SIATE SICURI DI LEGGERE QUESTE FAQ SE SIETE CURIOSI DI SAPERE QUALCOSA.

DOMANDA UNO: “Quanti anni hanno Edward e Alex (ora)?”

RISPOSTA: so di non averlo scritto direttamente, ma le loro età erano nel primo capitolo. Il nostro Ed è morto dieci anni prima, quando Ed jr. aveva sette anni. Quindi ora ne ha diciassette. Alexander è un anno più piccolo, quindi ne ha sedici. (Guarda più giù per altre informazioni su Ed e Alex.)

DOMANDA DUE: “Huh? Ma se era Al quello nella foto, perché Ed scrive lettere come se non fosse lì. . .? Non era con Ed alla fine del film?”

ANSWER: Le lettere sul diario iniziano prima dell'arrivo di Al nel nostro mondo. Penso che Ed e Al abbiamo passato circa tre anni separati; E sono passati solo due mesi dopo la prima lettera.:)

DOMANDA TRE: “Sapevi che le date sono sbagliate? Era il 1921/1917/19 etc...”

RISPOSTA: . . .Umm. . . (tossisce)

In ogni caso, ho fatto alcuni calcoli. Se Ed aveva 100 anni nel 2005, è nato nel 1905. Questo vuol dire che, se aveva 18 anni all'inizio del film, che questo è iniziato nel 1923. Dunque si, ho sbagliato. Ha ancora. . .quanto, sedici anni alla fine della serie? (Sì, quindi sono rimasti separati per tre anni.) Perciò, il diario dovrebbe essere iniziato nel 1921. Dunque quelli che han detto 1921 – avete vinto!

Le cambierò da questo capitolo, poi tornerò al primo capitolo per sistemarlo appena posso. :)

DOMANDA QUATTRO: “Perché hai scritto il nome di Heiderich: 'Hendrich'?

RISPOSTA: Perché ho sbagliato. . .? Eh eh. Scusate. (si sente stupida.)*

DOMANDA CINQUE: (Bene, okay, non era proprio una domanda – ma mi ha fatto scoppiare e mi ha DAVVERO infastidita.) “Al non è Alexander, è Alphonse.”

RISPOSTA:. . .cosa? Vi siete presi la BRIGA di leggere il capitolo prima di commentarlo? Non per essere scontrosa o che, scusate, ma questa è stata la mia prima reazione. O forse qualcuno di voi si è solo confuso.

Okay.

Edward Elric senior – l'Alchimista d'Acciaio – ha un fratellino che si chiama Alphonse, si. E lo chiama Al, si. QUESTO Al è quello a cui Ed si riferisce quando scrive. Okay? Okay.

Edward Elric junion – il diciassettenne del nostro mondo – ha un fratellino che si chiama ALEXANDER, NON ALPHONSE. Perché pensate che il anche il suo nome sia Alphonse? Perché Ed jr. lo chiama Al? Volete sapere la ragione per cui lo chiama così?

EDWARD ELRIC JUNIOR E' PIGRO.

Si. Chiamare Alexander 'Alex' è troppo faticoso. Così lo ha abbreviato in Al. (“Alex” - “Ex” = “Al”). È qualcosa che ho deciso quando stavano venendo su i personaggi. Infatti, ecco un piccolo schemino sui due nuovi personaggi, visto che comunque qualcuno chiedeva informazioni extra su di loro:

Edward Simon Elric-

Soprannome: Ed (e Alex qualche volta lo chiama 'Fratellone'.)
Anni: Diciassette.
Aspetto: Alto (suo nonno ne sarebbe geloso), occhi dorati, lunghi capelli biondi legati in una coda di cavallo, o a volte sciolti.
Colore preferito: Blu.
Cibo preferito: Pizza con la panna acida (è buona!)
Libro preferito: Il castello Errante di Howl (Diane Wayne Jones)
Orientamento sessuale: Totalmente gay XD (Non ditemi che non lo avevate capito.)
Curiosità random: Ed non sopporta l'odore dei french toast.
Altre informazioni: Studente con ottimi voti (media tra A e B) con nessun vero interesse se non per le arti, Edward ama recitare, dipingere e (quando nessuno lo ascolta) cantare sotto la doccia. Gli piacciono anche gli sport come la pallacanestro e il calcio – anche se solo per divertirsi. (specialmente contro Al, è un'altra scusa per litigare amorevolmente con lui). È un fratello maggiore molto protettivo, ed è conosciuto per prendere a botte quelli che guardano sua sorella (o suo fratello (tossisce)) troppo a lungo (con grande orrore di Rosalie, ovviamente.) Non ha una buona idea di suo padre – è una sorta di omofobo (non si sa come mai). In generale, comunque, Ed è un ragazzo senza troppi problemi, divertente e che ama i pomeriggi a fare niente e schiacciare pisolini.

Alexander James Elric-

Soprannome: Alex (e Ed lo chiama 'Al')
Anni: Sedici.
Aspetto: altezza nella media, occhi color nocciola con sfumature grigie, lunghi capelli castano ramato che tiene legati in una coda.
Colore preferito: Verde.
Cibo preferito: Ramen di manzo.
Libro preferito: Il codice Da Vinci (Dan Brown).
Orientamento sessuale: Sta passando all'altra sponda – rifiuta di accettare la verità. ;)**
Curiosità random: Al dorme con un canguro di peluche di nome Bunny. (Ricevuto e “battezzato” quando aveva quattro anni).
Altre informazioni: Alexander è intelligente. Vantando una media di A nella maggior parte delle materie, fallisce ogni tanto per il suo odio verso la scuola. (La trova noiosa.) I suoi interessi sono la storia, la matematica e la chimica, ma non è sicuro di quale carriera intraprendere. Per un periodo ha accarezzato l'idea di diventare veterinario (ama i gatti), ma pensa che anche essere un'insegnante potrebbe essere divertente. Nel suo tempo libero, Alex ama leggere e giocare col suo gattino, Alchemy. Gli piace anche l'air hockey e altri sport non fisici, perché in quelli può sicuramente battere suo fratello. (È anche un ottimo giocatore di poker.) Lui e Rosalie, essendo i più sensibili in famiglia, sono uniti per tenere il loro fratello irrazionale fuori dai guai – anche se oltre a quello, non parlano moltissimo. Ma è sempre presente per lei se ne ha bisogno. Alexander è anche il più maturo dei tre fratelli Elric, così se mamma o papà hanno bisogno di qualcosa (anche se poi la responsabilità viene affibbiata ad Edward), Alex, essendo una sorta di perfezionista, sa che è suo compito far si che tutto sia fatto bene.

Rosalie Catharine Elric
Soprannome: Rosie (O 'Scricciolo/Geek', quando Ed è particolarmente giocoso.)
Anni: quattordici.
Aspetto: altezza nella media, occhi azzurro pallido, capelli lunghi di un biondo pallido che lega in una coda di cavallo, codini, o treccia.
Colori preferiti: lilla e grigio.
Cibo preferito: vermi gommosi.
Libro preferito: La seire di The Mediator (Meg Cabot)
Orientamento sessuale: Bi.
Curiosità random: Rosie trova gli occhiali dannatamente sexy.
Altre informazioni: Rosalie Elric, il delicato fiore di casa Elric, è rumorosa, dogmatica e autoritaria. Con un livello scolastico più o meno tra quello dei suoi fratelli e una vita sociale stranamente impegnativa, Rosie non si vede quasi mai in giro. Quando ha un po' di tempo libero, ama leggere riviste, provare dei nuovi make-up, guardare anime, e costruire computer da zero. È una fissata dell'elettronica – fiera di saper penetrare ogni tipo si sistema. È anche presidente del club di manga e anime nella sua scuola media ed è una fervida sostenitrice dello shounen-ai. Spacca al DDR. Per quanto riguarda la relazione coi suoi fratelli – li ama, ma odia che la trattino come una bambina. Comunque non perde occasione per sfruttarli, come ogn brava sorella dovrebbe fare.;)

Whew! Okey, credo sia tutto. XD E ora, dopo tutto questo, chi è pronto per un nuovo capitolo?;) (Anche se queste note dell'autore sembrano quasi un capitolo a se stante...)

XXX

X
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Ogni tanto, qualcuno mi chiedeva come ci fossi arrivato. A capire per la prima volta di essere “diverso”. Si solito mi veniva chiesto dalle ragazze. Solitamente ragazze singhiozzanti. Solitamente nei momenti più inopportuni – come nel corridoio affollato durante le lezioni, appena prima del suono della campanella. E lasciatevelo dire, è una rottura cercare di spiegare te stesso (nella maniera più gentile possibile) a una compagna che piange – sopra tutte quelle urla, soprannomi e insanità generale.

Ma insistono che vogliono sapere. Subito. Suppongo perché così avranno almeno qualcosa su cui spettegolare coi loro amici. O per essere sicuri che non le stia prendendo in giro perché sono uno stronzo.

E così in mezzo a tutte quelle urla e soprannomi e insanità generali, sono obbligato (abbastanza di frequente), a denudare la mia anima e saltare (per l'ennesima volta) fuori da quel metaforico armadio.

Credo di odiarlo. E andiamo – sono sicuro che pensiate che ora tutta la scuola lo sappia. (Davvero, comincio ad avere la sensazione che gli piaccia sentirmelo dire.)

Sì, mondo, sono gay.

E lo so da anni.

Non era così male quanto ero piccolo, quando tutti i bambini odiano le bambine. Potevi giustificare il tuo disgusto nel toccarle come paura di essere contagiato. Ma anche quando ho cominciato a crescere, e tutti gli altri ragazzi cominciavano a blaterale su “queste e quelle grandi tette”, io non sentivo nessun tipo di attrazione per l'altro sesso. Ovvio, c'erano tante ragazze carine – e alcune davvero belle, che io considero grandi amiche – ma quando si trattava di lussuria e amore?

No. Scusa, tesoro, ma non mi interessa.

E io sono sempre stato tranquillamente consapevole di questo fatto. Tranquillamente consapevole e spudorato, sono fiero di dirlo. Non ho mai avuto paura di rivelare le mie preferenze sessuali agli altri, e poi – lo sanno tutti che gli omofobi sono i più gay di tutti.

In ogni caso, all'inizio la gente mi prendeva in giro, credo, ma poi hanno scoperto che il pugno di un ragazzino gay in faccia fa un male cane. E così si sono zittiti. Fino ad ora non ho mai avuto problemi a farmi o ad avere amici.

Infatti, c'è solo un problema (a parte tutte le ragazze piagnucolanti negli ingressi rumorosi) in tutta questa situazione. Nel mio essere gay, dico. Un allampanato, castano, divertente, adorabile, stupidotto, bellissimo problema.

Alexander Elric.

Il mio fratellino.

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XXX

Skeletons

XXX

Alex aveva l'espressione di uno che era stato appena schiafeggiato. O meglio, come se fosse stato quasi investito da un treno – le sue mani tremavano, il viso era pallido, e la bocca era aperta in una piccola e perfetta 'o'.

Edward, dall'altra parte, che poltriva come un gatto beato accanto a lui, continuava a ridacchiare, poggiando languidamente il mento sul suo palmo. “Tutto ciò è sicuramente interessante.” Ed miagolò nel silenzio, gli occhi illuminati dal divertimento. “Mi chiedo se lo abbia mai fatto col suo amato...?”

Fratellone” ringhiò Alex, tornando bruscamente in sé con un verso un po' disgustato, le guance in fiamme. “È completamente fuori discussione! E poi, non è possibile che nonno fosse gay!”

L'altro alzò un sopracciglio con non-chalance, giocando con una ciocca dei suoi capelli. Sembrava diviso tra curiosità e noia. “Oh? Perché no?”

Perché la gente non era gay, al tempo,” mormorò Alex, raggomitolandosi su se stesso, fissando il diario chiuso. Stava per mettere il broncio...

Edward si limitò a ridere ancora. “Non essere stupido”, lo rimproverò, nonostante la sua voce non fosse ostile. Stava ancora ghignando, dopotutto – come se tutto fosse solo un grande scherzo. “Gli omosessuali esistono dall'inizio del mondo. E non è mai stata una cosa brutta esserlo; non fino all'età moderna, almeno. Guarda i Romani... ho sentito che incoraggiavano l'omosessualità.” Il sorriso di Ed si allungava dolcemente, imperturbabile dai grandi occhi di suo fratello. “Gli uomini combattevano meglio quando stavano vicini ai loro amanti,” spiegò con calma. “Ai generali piaceva giocare su questa cosa.”

... Oh.”

Le guance del moro si arrossarono se possibile ancora di più, mentre guardava visibilmente lontano. “Beh... può anche essere così ma...lui... lui non poteva esserlo” insistette Al ancora una volta, con molta più veemenza ora. “Voglio dire, andiamo. Quella lettera – quella dove era ubriaco-”

- Almeno senza nascondersi -”

- in quella lettera, sta parlando di suo fratello minore!” finì Alex, ignorando l'intervento del fratello. L'altro continuava ad essere ostinatamente indignato, pigiando col dito sulla copertina del libro, come se fosse un grande bottone rettangolare. “Suo fratello!

Ancora una volta – più che altro per lo shock di Alexander – suo fratello si limitò a scrollare le spalle. O almeno, ci aveva provato, dato che era difficile fare una mossa simile mentre si riposava su un lato. “E quindi?” esclamò il biondo con uno sbadiglio. “C'è un nome per questo. Si chiama incesto.”

Non sono stupido, conosco il termine!”

Bene, se esiste un termine, vuol dire che non è niente di cui non se ne sia mai parlato. È strano, forse, in questa epoca... ma molte culture consideravano l'incesto una forma di vita. I principi e le principesse egizie, ad esempio, potevano sposarsi solo tra di loro, così come le divinità potevano procreare solo con altre divinità.” Ed si girò un poco, così da poter stare più sul suo sedere che sul fianco.

... Sembrava quasi che stessero parlando del tempo.

Alex continuò a fissare il suo fratello maggiore come se fosse andato fuori di testa. Ma...

'Ha ragione.'

Sì, ok, forse,” concordò Al a malincuore, non senza esprimere la sua esasperazione con la voce, “Ma è comunque illegale – per una buona ragione. Mai sentito dei problemi genetici che causa? Vuoi che la nostra società pulluli di bambini deformi?”

Edward sbuffò, le sopracciglia piegate in segno di irritazione. “GUARDA, Al,” retrocedette, spingendosi per mettersi in piedi. “Non sto né incoraggiando né condannando l'azione in sé. Sto solo dicendo come stanno le cose. E dopotutto non è che tu possa cambiare i sentimenti del nonno. Ma davvero, Alex? Ti manca qualcosa nel reparto sensibilità. Non tutti desiderano ardentemente sbattersi il proprio fratello o sorella. Quindi non preoccuparti, lo stupido genere umano è salvo.”

...” Alexander arrossì, sentendosi un po' stronzo, evitando lo sguardo gelido di suo fratello. 'Che diavolo gli prende, così all'improvviso?' Perché era così teso?

Ma prima di poterglielo chiedere, Ed si alzò – camminando impettito verso la porta, fermandosi solo per un ultimo sguardo fulminante dalla sua spalla. “E Al?

Non credo che due maschi dovrebbero preoccuparsi di partorire bambini deformi.”

E poi se ne andò. Probabilmente per andare nel suo studio d'arte nel seminterrato, come faceva di solito quando era irritato. Comunque cosa lo avesse infastidito stavolta era un mistero per Alex. Dopotutto, non che non litigassero tutti i giorni, però... 'Forse me la sono presa troppo,” ragionò Alexander, ancora raggomitolato. Toccò il diario ancora una volta, senza pensarci. 'Voglio dire, immagino di non aver dimostrato una grande apertura mentale... ed è vero: non posso cambiare quello che ha provato nonno, in nessun modo. Forse dovrei scusarmi...'

Ma alla fine decise di no. Almeno per il momento. La sua mente era troppo piena di altri pensieri – come suo nonno, e il diario, e le parole di Ed.

'Riesce a far suonare giusto persino l'incesto...'

E no, il suo cuore non si limitò a battere.

Sicuramente... tutto questo battito interiore poteva dimostrarsi solo una inutile e grande perdita di tempo. E se nonno Elric fosse stato davvero ubriaco – e solo ubriaco? Forse non si rendeva conto di cosa stava scrivendo. . .?

Forse Alex stava solo cercando una scusa per continuare a leggere?

Forse, tra tutte le probabilità, questa era quella esatta.

Ma non lo fermò dall'aprire il volume di cuoio con la punta del piede, pronto (anche se con un po' d'ansia) per continuare a leggere.

X

Maggio, 1921

Caro Al,

Mi fa male la testa. Heiderich ha detto che me lo merito, e che se non smetto di essere così sconsiderato l'università smetterà di finanziare i miei progetti. Il che è probabilmente vero. In ogni caso, non mi sono preoccupato di rispondergli per le rime – anche perché la testa mi fa ancora più male quando cerco di pensare. Però, scrivere non è così male, e quindi eccomi qui, che scrivo.

Lo so, lo so. Posso sentire la tua voce in testa, Al – 'Heiderich ha ragione, non dovresti bere.' È vero, non dovrei. E forse neanche lo voglio davvero. Forse è solo una stupida forma di ribellione. Dopotutto, visto che non sei qui a fermarmi, che importanza ha se lo faccio?

O forse sono ancora ubriaco.

... spero di ritrovarti presto.

Heiderich mi ha detto di aver pensato a un modo. Ha a che fare con le sue ricerche – coi razzi. Pensa che, forse, il nostro mondo è appena dietro il cielo. Con un razzo, potrei arrivare sin lì. E poi potrei vederti di nuovo.

Quando me lo ha detto, ho sentito un sacco di cose diverse. Ero principalmente felice... ma anche curioso. E poi ho sentito la mia voce chiedergli qualcosa che avevo dentro da molto tempo: “Perché lo stai facendo? Perché mi stai aiutando?”

Perché, ne sono sicuro Al, tu capisci perché io sto con lui – mi ricorda te. Il tuo sorriso, il tuo odore, la tua gentilezza. Non è altro che un'imitazione (nonostante sia una persona da questa sua parte), ma è abbastanza da non farmi impazzire.

Perché mi tollera?

Ha sorriso quando gliel'ho chiesto, come se se lo aspettasse, e ha poggiato il suo caffè e il giornale come solo lui fa – piegando il quotidiano in un quadrato ordinato da usare come sottobicchiere.

Poi con molta calma, mi ha quasi ucciso con uno shock: “Perché mi ricordi qualcuno che amavo.”

L'ho pressato per saperne di più. Mi faceva male lo stomaco.

Il suo nome era Edward Cullison. Viveva in un posto chiamato Londra con suo padre, Hohenheim. Lui e Heiderich erano amici d'infanzia, avevano giocato insieme mentre Hohenheim era in viaggio per la Germania per affari politici. Ma Heiderich poi lo ha perso di vista per un circa anno. . . e dopo aveva letto che Cullison era morto nell'attacco aereo.

Avrei dovuto dirgli che era colpa mia. Che se non fossi stato dentro il corpo di Cullison al momento dell'attacco, potrebbe essere ancora vivo. Ma le parole mi si erano bloccate in gola – e tutto quello che sono stato capace di dirgli è stato “Mi dispiace”.

Lui ha sorriso, penso lo sapesse. Che ero da biasimare, dico. E nonostante tutto, ha sorriso.

Forse gli ricordo Cullison, così come lui mi ricorda te, Al. Ma questa è una cosa buona o cattiva? Uno può vivere così così tanto solo inseguendo i sogni del passato, dopotutto...

Mi chiedo, la mia vita finirà prima che possa raggiungere il mio?

... Devo vomitare.

-Ed.

X

Il seminterrato era di Edward.

Non che fosse proprio una regola scritta, ovvio. Il seminterrato era dei tre piccoli Elric: veniva utilizzata come stanza dei giochi quando erano ancora piccoli. Ma come Ed crebbe, insieme ai suoi progetti, e soprattutto al suo casino, Alex e Rosie non poterono fare altro che arrendersi e lasciare il resto dello spazio al loro ambizioso fratellone come regalo per il suo nono compleanno. E lui ovviamente se lo era preso.

Non era cambiato granché da quel giorno fatale. I muri di legno avevano ancora quell'allegra sfumatura color castagna – con il cemento grigio a fare da pavimento. I genitori e gli agenti immobiliari lo avevano dichiarato 'lavoro non terminato', ed era luogo un po' freddo (rispetto al resto della casa), con una piccola finestra sul cortile che fungeva da via di fuga semmai il peggio sarebbe arrivato.

Ma l'arredamento era indiscutibilmente il prodotto degli innumerevoli sforzi di Ed.

Cinque cavalletti, un tornio svitato, e innumerevoli librerie storte riempivano la stanza – i tavoli coperti con delle tele lasciate a metà, pagine strappate dai suoi album, carboncino, gesso, matite colorate, pastelli ad olio, acrilici, pannelli di legno, piccoli manichini, pietre pomice, pedane, tempere mischiate e secche, bicchieri sporchi, pennelli di diverse dimensioni, inchiostri, lucidi, forbici, intonaco e coltelli. Gli schizzi di tempera erano incrostati sui muri e sul pavimento, pezzi di intonaco permanentemente sepolti nell'impalcatura. E tutto questo risplendeva allegramente nella calda, luminosa luce di tre lampadine gialle.

Il seminterrato era la casa di Edward dentro la sua stessa casa. Amava stare lì, il suo piccolo mondo di colori e trame. Era sempre tranquillo... lo aiutava a pensare.

E aveva davvero tanto da pensare.

Ed...?”

!” Il ragazzo saltò sorpreso, voltandosi e lasciando svolazzare il suo camice da laboratorio, pesantemente macchiato. (Tornava utile come comodo grembiule, a discapito del colore.) “Chi altri se non la piccola Rosie?” poi disse, sorridendo compiaciuto mentre prendeva un asciugamano, pulendo le setole dei suoi pennelli. Lo straccio diventò presto da bianco a un color giada. “E sembra insolitamente bella, oserei aggiungere.”

La più giovane dei fratelli Elric ghignò dalle scale, i suoi occhi perfettamente delineati si piegarono con delizia alla lode. “Sto uscendo,” annunciò gioiosamente, abbassando le lunghe calze bianche e mettendo in mostra le sue unghie nere appena smaltate. “Ho un appuntamento.”

Ed inarcò un sopracciglio, abbandonando il suo cavalletto. Poggiando il pennello che stava usando, diede gran spettacolo per sceglierne uno nuovo dalla scatola. “Oh? E con chi?” chiede tranquillamente, come se non gli importasse davvero. Ma solo questo bastò per trasformare il sorriso di Rosalie in un ghigno compiaciuto.

Amy.” cantilenò, spostando una lunga ciocca setosa di capelli dietro la spalla. Quella sera li aveva legati in una coda alta, aiutata da un nastro di seta color lavanda. “La conosci. Il topo di biblioteca con i capelli castani e mossi? Super carina? Le sue sorelle maggiori vanno nella tua scuola.”

La conosco.” sorrise appena Edward, scegliendo un pennello più grosso e mettendosi a cavalcioni su una sedia pieghevole, fissando negli occhi la sua sorellina. “E sono contento per te... anche se comincio a pensare che mamma e papà saranno davvero delusi dal fronte nipoti.”

Rosalie rise, agitando una mano piena di braccialetti. “Non preoccuparti, non ho dimenticato i ragazzi, o qualcosa del genere,” gli assicurò, occhi color del cielo che scintillavano con umore buono e malefico. “Infatti, Todd verrà con noi.”

Il più grande la guardo torno istantaneamente. “Todd...? Cosa, ma Todd Multare? Quella civetta piromane? NO. Non mi piace – ed è COMUNQUE troppo grande per te.”

Ha diciotto anni!”

E tu no,” le fece notare Ed. I suoi occhi si erano considerevolmente induriti, mentre pugnalava l'aria con la punta del suo pennello. “Diavolo, non li ho neanche io. E non mi piace.

Beh, meno male che non ci stai uscendo tu, allora,” ribatté fredda Rosalie, alzandosi.
Sbattendo la mano sul retro della sua gonna in jeans con indifferenza, cominciò ad avanzare – avvicinandosi ai dipinto che Ed aveva lasciato sul cavalletto, ancora da finire. “Parlando della
tua vita sentimentale, comunque...” si fermò, chinandosi in avanti, strabuzzando un po' gli occhi. (Dalla sedia lì vicino, Edward poté sentire l'odore del suo profumo di Sweet Pea.) “Oddio. Nuova fiamma?” chiese innocentemente la ragazza, girando attorno e passando il pollice sul quadro. Non era neanche lontanamente completo: solo alcune linee chiare tracciate con riflessi di smeraldo, turchese brillante, e un color pesca. Ma Rosalie aveva visto abbastanza dipinti di suo fratello da poter dire che quello era l'inizio di un ritratto veramente importante... o almeno, importante per Ed.

Usava gli acrilici solo per quelli veramente importanti.

Suppongo che...” replicò Edward – benché un po' esitante – poggiando il mento sul retro della sua sedia, le grosse ciglia nere che si abbassavano per nascondere i suoi splendidi occhi dorati. “... tu possa dirlo forte.”

Sta venendo bene.”

Ridacchiò, suonando però esasperato, in qualche modo. “Come puoi dirlo? Non c'è praticamente niente!”

Forse,” esclamò Rosie, incrociando le dita dietro la sua schiena, “ma io dico che è bello. È sono sicura che anche Alex lo apprezzerà, una volta finito.” Si fermò un momento, aspettando la reazione di suo fratello. Lui non disse niente, ma era sicura di aver visto la sua schiena irrigidirsi per un momento. E questo era tutto ciò che aveva bisogno di sapere. “Comunque – non gli hai fatto vedere quegli altri schizzi che hai fatto? Di lui, dico. Di lui che dorme o legge in giardino? Perché davvero, Ed, erano stupendi.”

Il viso del biondo era lentamente scomparsa tra le sue braccia incrociate, le punte delle orecchie infiammate in una terribile sfumatura scarlatta. Rosalie sorrise. “... in quel caso, dovresti davvero.”

No, non dovrei.” la sua voce era ovattata, ma chiara.

che dovresti,” ripeté fermamente, aggrottando leggermente le sopracciglia. “Davvero, Ed. Sei un uomo o cosa?”

Attacco sessista?”

Io posso permettermelo,” tirò sul col naso, imbronciandosi “Sono una ragazza.” poi con una risatina per fargli vedere che scherzava, scivolò sulla testa del fratello emotivo per schioccargli un bacio sulla fronte. “Comunque, ora devo andare. I genitori di Amy sono severi riguardo i coprifuoco, quindi se voglio entrare nelle sue mutande prima delle nove, in verità sarei già dovuta uscire cinque minuti fa.”

Ed alzò la testa di un poco, lanciando a sua sorella uno sguardo secco. “Troppe informazioni, scricciolo. Troppe informazioni...” Ma le spettinò i capelli, salutandola mentre raggiungeva le scale.

Oh – E NON PARLARE CON TODD!”

Ma la sua unica risposta fu lo sbattere della porta.

X

Giugno, 1921.

Caro Al,

I giorni passano lenti qui – e si mischiano per formare un qualcosa che non finisce mai. La luce diventa ombra, l'ombra si mischia alla luce... e il tempo continua a scorrere.

Ma mi sento come se venissi lasciato indietro. Non mi importa molto di questo mondo, non mi interessano le loro invenzioni, non mi interessa della gente, voglio solo tornare a casa.

Voglio lasciare tutto queste cose inutili dietro.

Heiderich e io non parliamo d'altro che di scienza. So che vuole chiedermi di te, ma non lo fa. Non sono sicuro del motivo – forse un sentimento di rispetto?

O forse pensa che non rispondere. Il che è vero. Però...

Non voglio che pensi che lo stia usando, anche se probabilmente è la verità. La sua gentilezza, la sua compassione – non me la merito, lo so. Ma continuo a prenderla, comunque.

Sono patetico,Al. Ero pronto a morire per te, ma non sono abbastanza forte da vivere senza di te.

Spero che tu stia bene

- Ed.

X

L'aria estiva era sempre più dolce alla sera, profumata di boccioli di lillà e pesche. L'erba alta e dorata che cresceva poco lontano frusciava, gli alberi che si estendevano fino all'infinito sembravano montagne lontane dalla loro casa che stava sulle colline. Nuvole scure correvano pacificamente, come fossero onde nell'oceano, mentre le stelle si facevano brillanti nel cielo.

Alex contemplava tutto ciò in silenzio, tenendo il diario sulle sue gambe. Era un peso comodo, piacevolmente gravante sulle sue gambe. Passandoci sopra il dito con calma chiuse gli occhi, dondolandosi avanti e indietro sulla panchina della veranda. Così come il seminterrato era di Ed, la veranda era di Alexander: era il suo posto per pensare, per meditare, per risolvere i problemi.

Sentiva anche che quello era il posto più bello del mondo.

Cosa dovremmo fare? Come agire? Dimenticare tutto, riportarlo alla luce...” mormorò a voce bassa, le parole di una vecchia ninna nanna. La sua voce rimbombava quieta nel paesaggio, seguendo il tempo del suo dondolare. “Nessuno dovrebbe mai provare a far rinascere... quello che è stato portato via dalla Terra...”

Erano parole di sua madre, ma riferite a cosa? Non aveva mai capito la canzone... ma aveva un effetto calmante su di lui, anche ora, dopo tutti quegli anni. Ogni tanto, quando era più confuso che mai, avrebbe voluto sapere il suo significato. Aveva una storia segreta, così come il diario del nonno?

E a proposito del diario del nonno...

Alcune scelte non le viviamo una sola volta, ma almeno mille – ricordandole per il resto della nostra vita.”

?” Alex si drizzò, non spaventato ma dolcemente sorpreso di vedere Edward sulla porta, appoggiato sullo stipite, che lo guardava coi suoi occhi dorati, rilassato. La porta con la zanzariera scricchiolò come il giovane ci passò attraverso, venendo avvolto dalla notte. “Di che parli?”

Edward scosse le spalle, sedendosi sul gradino freddo della veranda. Stiracchiando le sue gambe, lunghe e magre, sollevò il viso alla luna, bianca e luminosa. “E' una frase di Richard Bard. Me l'ha detta il nonno, una volta.” Guardò il suo fratellino da sopra la spalla, inarcando un sopracciglio “Ho pensato che potesse significare molto di più per te che per me, visto come stai scavando nel suo profondo e oscuro passato.”

Alexander arrossì un po, come sembrava fare sempre, ogni volta. “Non lo chiamerei profondo e oscuro,” borbottò, abbracciandosi gentilmente. Le sue dita si aggrapparono al dorso. “Per ora, credo sia solo... triste.”

Ed ghignò. “Come, niente più pre-tensione sessuale?”

Fratellone...”

Sto solo scherzando!” ridacchiò per un momento, divertito dall'espressione di Al, ma si calmò rapidamente, il tono della voce pacato quando continuò a parlare. “Seriamente, comunque. Che vuoi dire? Perché è triste?”

...” Al sospirò un attimo, guardando oltre la cima degli alberi. “È che... sembra davvero solo, ora. Continua a parlare di come nulla importi da quando suo fratello non è con lui. Avrei avuto paura che si sarebbe suicidato, se non sapessi che ha vissuto per cento anni.”

Considerando il tutto, la fronte di Ed si aggrottò, pensante. “Beh, non può essere stato triste a lungo. Almeno credo. Voglio dire, abbiamo una foto di loro insieme, giuro? Quindi, questo Al deve essere sicuramente apparso per il loro momento Kodak.”

Alexander non ci aveva pensato.

Edward ghignò, notando l'espressione meravigliata di Al. “Sono sicuro che le cose andranno meglio per loro,” asserì, mettendosi in piedi. “Quindi ora piantala di riposarti dalla lettura – voglio sapere altri succosi dettagli e avere la telecronaca di...”

Fratellone!

La porta si chiuse con un colpo, Ed corse via ridendo.

X

Luglio, 1921.

Caro Al,

i giorni e le notti stanno diventando più calde. Mi ricordano delle estati a casa, anche se qua c'è meno verde.

Non c'è molta vita selvaggia qua in città – anzi, in realtà è un tantino deprimente. Ma a volte, quando il lavoro va lento, Heiderich e io guidiamo in mezzo alla campagna. Mi piacciono quei giorni, lui sta nel sedile posteriore ad ascoltare le mie storie sulle nostre avventure mentre ammira il paesaggio. Poi facciamo un picnic. In giorni come questi, è difficile immaginare il mondo come la merda che è.

Ma è bello avere qualche bel ricordo.

Il lavoro diventa sempre più pesante, come le giornate si allungano. Sembriamo non avere mai abbastanza tempo per finire tutto, ci viene sempre detto di fare di più. I piani per la miniatura sperimentale del razzo stanno per concludersi, ma Heiderich dice che non potremmo costruire il modello prima di un mese o due.

Preferirei essere ancora alla ricerca della Pietra Filosofale, piuttosto che stare qua seduto e sopportare questa attesa senza senso.

Comunque, nel tempo libero – nei giorni in cui non possiamo guidare – ho avuto la possibilità di visitare la città. C'è un poliziotto che sta al bar, potrebbe essere il doppio di Hughes. E la donna che lavora al mercatino rionale è identica a Gracia.

Ho passato un brutto periodo per decidere se farmeli piacere o no, per colpa di queste cose. Sarebbe così facile lasciar scivolare le storie se parlassi con loro... per rendermi automaticamente conto che sono le stesse persone che stavano dall'altra parte del Portale. Ma sarebbe stupido da parte mia.

D'altra parte, c'è una parte di me che desidera vedere più volti familiari – Mustang, Hawkeye, Armstrong, Rose, Winry... diavolo, anche Scar. Vedere le loro facce, solo pensandoci, anche se mi fa venire voglia di piangere e ridere e urlare e fare QUALCOSA (ma non sono sicuro di cosa) tutto insieme, mi danno ancora una strana sensazione di pace.

'Non sono pazzo, non ho sognato tutto.'

Heiderich mi crede. E io devo solo credere a me stesso.

So che sei là fuori, Al.

E ti troverò presto.

-Ed.

XXX

Sì! Ecco la fine del secondo capitolo. TANTE GRAZIE a tutti quelli che stanno leggendo – sono scioccata da quanta gente ami già questa fic!XD Ragazzi, spaccate! (abbraccia)

(PS. ZOMG. Non so come sia successo, ma è successo – ho un FANSITE. (Non ci posso credere!) Davvero! Kuroineko della community Elricest su livejournal ne ha fatto uno per me! (Arrossisce) È così bello – contiene miei disegni, scritti e musiche Elricest. E ce ne saranno tante altre presto! Quindi se qualcuno si considera mio... uhm, bene, fan (Arrossisce di più), per favore andate a vederlo..?

http(:)(dueslash)driftingdreams(.)net(slash)showcase(slash)jennifer(slash)random(slash)moon(underscore)maiden(slash)

XD



Note della traduttrice:

*Nella versione italiana era già stato corretto da me XDD!
** Nella versione inglese era scritto
Currently wading in that river in Egypt—Denial. Il Denial è un fiume egizio, per l'appunto. XD E nello slang, per denial è inteso colui che non è sicuro del suo orientamento sessuale – o forse non vuole accettarlo. è_é

Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo. Spero commenterete, perché poi vorrei riportare i vostri commenti a Maiden per farle vedere quanto sia amata anche qui la sua fic *3* <3 Al prossimo capitolo^_^



  
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