Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Manu75    09/02/2016    1 recensioni
"…e tu, femmina dai capelli chiari e dagli occhi freddi e algidi, nel tuo orgoglio soccomberai…prigioniera in una cella di ghiaccio, né calore, né gioia, né amore…tutti voi sarete condannati…io vi maledico! Black, da questa sera, vorrà dire disgrazia e sofferenza e prigionia…e morte! Così è stato detto, che così accada!"
Quando il dovere e l'orgoglio ti spingono contro il tuo cuore, quando una maledizione incombe con tutto il suo potere, quando i sentimenti infuriano nel petto senza poterli placare, il destino sembra solo una gelida trappola. Narcissa Black lo sa bene.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Evan Rosier, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Severus Piton, Sorelle Black | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix, Severus/Narcissa, Ted/Andromeda
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Grazie come sempre a EcateC per le sue recensioni (grazie davvero!) e a chi legge questa fan fiction ^_^

Dopo diversi capitoli piuttosto densi mi vien da dire...beccatevi questo :D un capitolo transitorio e infarcito di inutili creature che, all'epoca, inserii per una sorta di scommessa, perdonatemi ^_^ Buona lettura e al prossimo capitolo!



‘Un gelido destino’

 

Trentesimo capitolo


(Malfoy Manor- prima parte)


Narcissa aprì gli occhi e sbatté le palpebre un paio di volte, prima di riprendere del tutto il contatto con la realtà.
Rimase immobile, mettendoci qualche secondo per realizzare che la stanza dove si trovava non era la sua e rammentare che, da un paio di giorni, era ospite di Lucius a Malfoy Manor.
Si stiracchiò un po' ma non accennò ad alzarsi, assaporando la luce del mattino che filtrava dalle tende tirate e tornando con la mente a ciò che era accaduto dopo il matrimonio di Bellatrix.

 

Sembrava impossibile, ma sua madre era morta.
Druella era stata seppellita una decina di giorni prima, un giorno dopo che la tragica scoperta del suo corpo senza vita fosse spettata a Dorothy.
Cissy era stata buttata giù dal letto dalle urla e dallo scalpiccìo di decine di piedi che correvano su e giù per la casa.
Aveva faticato non poco a svegliarsi, in quanto la notte appena trascorsa era stata agitata e quasi del tutto priva di sonno.

Il tormento per la scena che si era svolta con sua madre, i sentimenti più che confusi per Lucius, il ricordo del supplizio di Bella, tutto aveva contribuito a tenerla sveglia fino alle prime luci dell’alba.
Sentendo simili urla e tale confusione, aveva gettato via le coperte e si era precipitata di sotto, senza curarsi del decoro.
Giunta all’ingresso si era diretta verso il salotto dove Dorothy singhiozzava disperatamente ma, prima che potesse entrare,  con il cuore in gola e un macabro senso di anticipazione, si era sentita afferrare dalle salde braccia di suo padre.
Narcissa aveva rivolto il pallido viso verso Cygnus e lui aveva scosso leggermente la testa, stringendole con dolcezza le spalle.
Non c’era stato bisogno d’altro: Cissy aveva compreso.
Cosa aveva provato? Dolore? Sofferenza?No.
Solo un lieve senso di stupore, la sensazione di irrealtà che accompagna sempre gli eventi ineluttabili eppure ritenuti molto lontani.
Il resto del giorno era passato in una sorta di veglia, con l’andirivieni dei parenti.
Walburga era corsa a consolare il suo amato fratello ma Cygnus era rimasto composto, anche se molto serio e cupo.
Bellatrix non si era fatta vedere, aveva mandato a dire che si sarebbe presentata direttamente al funerale, il giorno dopo.
Quando, a fine giornata, sulla casa era scesa la cappa scura e dolente del lutto, Cissy era sgattaiolata in camera di sua madre, cosa che aveva evitato, per tutto il giorno, di fare.
Druella era stata composta sul suo letto a baldacchino, avvolta nel suo abito più bello, i capelli biondi acconciati amorevolmente dalle mani affettuose di Dorothy.
La domestica era parsa l’unica realmente affranta da quella perdita.
Aveva prestato servizio dai Rosier, famiglia di provenienza di Druella, da sempre.
Quando la sua padrona era nata, Dorothy aveva dodici anni e si era occupata di quella bimba così bella con gioia e con eguale gioia l’aveva seguita a casa Black.
Per lei, la signora Druella era rimasta la bimba bella, delicata, fragile ma affascinante di sempre e mai aveva compreso appieno la natura distorta della sua diletta padrona.
Narcissa non poteva dire altrettanto.
Aveva osservato il volto di sua madre bello ma contaminato dalla morte e, molto probabilmente, alterato dall’animo cupo che una volta aveva albergato in quel corpo graziato da così tanta avvenenza.
La ragazza non era riuscita a trovare amore, dolore, rimpianto o qualche dolce e tormentoso ricordo dentro di sé.
Tutto quello che aveva trovavo nel suo cuore, nello scomparto dedicato a sua madre, era il nulla.
Simile al cassetto vuoto di un armadio, dove non c’era che polvere e dove l’unico odore era quello dell’abbandono.
Tutto quello che ricordava di sua madre erano le parole, le espressioni, i sentimenti che le aveva espresso la sera precedente.
Solo quello.
- Addio, mamma. – aveva sussurrato – Avevo giurato che mai più ti avrei rivolto la parola e così è, alla fine. Ovunque tu sia, spero che il male che hai fatto e che ti ha divorata si sia finalmente staccato da te. Riposa in pace, se puoi. Per quel che mi riguarda hai il mio perdono, non posso però perdonarti il male che hai fatto ad altri; mi auguro che il tormento che provi sia inferiore a quello che hai procurato alle tue vittime.- sospirò, quel dialogo unilaterale non le dava sollievo o soddisfazione, ma non riusciva a placare quei sentimenti che sentiva dentro di sé dalla sera prima – Io ora mi volterò e lascerò questa stanza e, lo prometto su quello che ho di più caro, dimenticherò ciò che mi hai tolto e rammenterò solo ciò che non mi hai mai dato e farò in modo di non diventare come te. Io amerò, molto e, se avrò dei figli, farò tutto ciò che sarà in mio potere per farli sentire amati, desiderati e protetti. Sacrificherò qualsiasi cosa, qualsiasi persona, qualsiasi affetto e principìo ma i miei figli avranno la mia vita e quella di qualsiasi altro che possa servire a preservare la loro.-
Finalmente aveva taciuto, stringendo i pugni per dare più forza a quello che aveva detto e aveva lasciato la stanza.
Nonostante tutto non era riuscita a perdonare.
Il giorno seguente, dietro una corta veletta nera che le aveva nascosto il volto, aveva osservato ogni persona presente al funerale per studiare i loro sentimenti.
Cygnus era rimasto impassibile, Bellatrix si era presentata con un abito nero attillato e volgare e, un attimo prima che la tomba fosse richiusa, aveva gettato qualcosa in terra accompagnando il gesto, Cissy ne era quasi sicura, con uno sputo di disprezzo e un sorriso di trionfo.
L’oggetto le era parso essere un piccolo amuleto.
Oltre a Dorothy, la persona più sofferente presente alla cerimonia era stato Abraxas Malfoy, il cui viso aveva espresso molto rammarico.
Narcissa si era chiesta per l’ennesima volta se ciò che le aveva rivelato sua madre, a proposito del padre di Lucius, fosse vera.
Dopo una settimana, tempo ritenuto sufficientemente conveniente, Cygnus le aveva detto che Abraxas aveva rinnovato l’invito a Malfoy Manor e che quindi sarebbe stata ospite di quella casa per le tre settimane di vacanza restanti.

 

Il rumore secco di una porta che si apriva fece si che Narcissa riemergesse dai ricordi e si alzasse dal letto con uno scatto.
- Kraffy non voleva svegliare la Signorina!- cinguettò una vocetta acuta e penetrante – Kraffy voleva solo portare colazione! Signorino Lucius ha ordinato a Kraffy di portare molto cibo alla Signorina!-
Narcissa sospirò.
Kraffy era l’elfa domestica principale di casa Malfoy, quella che comandava a bacchetta tutti gli altri servitori.
Una Dorothy elfica, insomma.
Cissy sorrise sotto i baffi a quel paragone, immaginando quale reazione la sua cara governante avrebbe potuto avere nel sentirsi accostare a un elfo domestico, razza che non riscuoteva le sue simpatie.
Narcissa non si era mai curata di quegli esseri ma Malfoy Manor era letteralmente infestata da loro: un esercito operoso e silenzioso che curava l’enorme magione.
Kraffy non era molto silenziosa, però, e girava per la casa a qualsiasi ora, squittendo con la sua vocetta acuta dallo strano accento scozzese, molto ben tollerata da Abraxas e tollerata persino dallo schizzinoso Lucius.
L’elfa era piuttosto pacioccotta, indossava abiti tutti trine e merletti dai colori vivaci, aveva un grande naso a patata e gli occhi marroni e lucenti.
Ciò che più aveva colpito Narcissa, però, oltre alla grande e insospettabile pazienza che il suo fidanzato mostrava verso quella querula creatura, era stato scoprire che Kraffy aveva un marito, Kebby, un elfo dal naso a matita allegro e dall’aria piuttosto ribelle e che i due avevano un figlio: Dobby.
Narcissa non si era mai posta la questione legami familiari in merito agli elfi domestici, così l’idea di matrimoni e figli non le era passata nemmeno per l’anticamera del cervello.
Dopo un paio di giorni si era rassegnata ad avere Kraffy sempre alle calcagna, probabilmente dietro ordine di Lucius, come l’elfa chiacchierona e curiosa non riusciva a nascondere visto che diceva sempre ‘Il Signorino Lucius ha detto’ ‘Il Signorino Lucius ha raccomandato’ e via discorrendo.
- Troppo magra questa signorina!- ululò Kraffy, facendo sobbalzare la ragazza e dandole contemporaneamente uno schiaffetto sui fianchi, molto vicino ai glutei a dire il vero.
Narcissa non sapeva se ridere o offendersi, essere trattata così da un comunissimo elfo!
Sbuffando, spinse la creatura fuori dalla sua camera e si chiuse dentro, onde evitare che il marito e il figlio di Kraffy facessero irruzione nella stanza, come era già accaduto.
Cissy mangiò in fretta, si vestì e uscì guardandosi furtivamente attorno per accertarsi che l’elfa non fosse nei dintorni.
Il corridoio sembrava deserto e, con un sorriso soddisfatto, si diresse verso  piano inferiore ma inciampò in qualcosa e rischiò di finire lungo distesa. Per fortuna però, Lucius era appena spuntato dalle scale e si era diretto verso di lei, così fu pronto e l’afferrò saldamente lanciando uno sguardo furioso alla cosa che aveva rischiato di far cadere la ragazza.
Pur nell’imbarazzo di trovarsi tra le braccia del ragazzo che, nonostante tutto, aveva il potere di emozionarla, Cissy trovò il tempo di stupirsi che la cosa non fosse affatto una cosa, bensì un elfo domestico raggomitolato su se stesso.
- Dobby!- esclamò furioso Lucius, apparendo molto temibile – Si può sapere cosa combini?! Razza di inutile creatura! Sparisci subito!- e fece per allungare un calcio al giovane elfo, tuttavia venne preceduto perché, come una saetta, Kraffy rispuntò da chissà dove e si avventò sul figlio, riempiendolo di scappellotti.
Narcissa e Lucius rimasero interdetti, l’una tra le braccia dell’altro.
- Dobby, stupido, stupido figlio!- ruggì Kraffy con una voce non più acuta ma che sarebbe andata benissimo su una Manticora – Buono a nulla, incapace!-
- Kebby si scusa…- disse un terzo, sorridente, elfo domestico apparso anch’esso da chissà dove – Troppa confusione, ora io va e porta loro nelle cucine…- concluse, con il tono di voce serafico e un’espressione tranquilla.
Era un elfo magro e pacifico, quasi ascetico, in contrasto con l’iperattiva Kraffy.
Quest’ultima, udite la parole del marito, si voltò verso Lucius.
- Padroncino scusare stupido Dobby!Pensare che Dobby essere nato lo stesso giorno del padroncino, Kraffy così felice di ciò!- il petto di Kraffy si gonfiò d’orgoglio e Narcissa si voltò di scatto verso Lucius, perché non voleva perdersi la reazione del suo superbo fidanzato.
Non venne delusa e dovette trattenere a forza una risata.
Lucius era inequivocabilmente arrossito.
I tre elfi si allontanarono, Kebby consolava Kraffy, che mormorava ‘Ah, mia povera padrona!’, mentre Dobby li seguiva mesto.
Il silenzio scese nel corridoio e Cissy prese sempre più coscienza di trovarsi ancora accanto a Lucius.
Lui abbassò lo sguardo e i loro occhi si incrociarono.
- Dopotutto Dobby non è così inutile…- disse Lucius con un sorrisetto e strinse Narcissa di più a sé, ma in quel momento Abraxas fece la sua comparsa e il ragazzo la lasciò andare con noncuranza.
Lei non poté non chiedersi cosa sarebbe accaduto se il padre di Lucius non fosse arrivato ad interromperli.
Lui l’avrebbe baciata?
Delusione e sollievo si mescolavano in lei.
Non capiva più se stessa e Lucius non l’aiutava di certo mostrandosi a volte indifferente, a volte interessato.
- Eccovi!- esclamò l’uomo con un tono di voce pieno di calore, Cissy non poté non sorridergli di rimando.
Niente da dire, Abraxas le piaceva proprio.
- Bene, io devo assentarmi – disse Lucius, cogliendola di sorpresa – Certi affari non possono attendere. – padre e figlio si scambiarono uno sguardo pieno di significato – Narcissa, mio padre sarà felice di farti da guida alla scoperta di Malfoy Manor. A stasera!-
E si smaterializzò.
Narcissa nascose a stento la delusione che provava.
Desiderava che fosse Lucius a farle da guida perché così forse, passando del tempo insieme, lei avrebbe imparato a conoscerlo meglio.
Abraxas le rivolse uno sguardo pieno di comprensione e fu il turno della ragazza di arrossire.
L’uomo aveva capito perfettamente i suoi sentimenti.
- I grandi uomini devono lavorare affinché il futuro delle persone, che sono loro care, sia degno di essere vissuto.- le disse, con un tono di voce paziente ma inesorabile.
Narcissa capì che Lucius aveva il sostegno di suo padre, in tutto.
Rabbrividì al ricordo della notte nella radura, al ricordo di due braccia gelide che l’avevano avvinta in una stretta d’acciaio, contro il corpo di un uomo che aveva lasciato che lei assistesse all’orrore direttamente dai suoi occhi chiari, come se avesse voluto amplificare o filtrare per lei, chissà, ciò che stava avvenendo.
Senza rispondere, Narcissa seguì Abraxas lungo gli infiniti corridoi di quella immensa casa.
Scoprì così che, per arrivare ai piani alti, vi erano delle scorciatoie ingegnose; che vi erano quadri nei quali si poteva entrare per passare da una stanza all’altra, che le tre torri quadrate che dominavano la struttura dall’esterno non erano apparentemente raggiungibili dalla casa e rappresentavano una specie di rifugio in caso di emergenza e che, pur essendo distanti l’una dall’altra, esse comunicavano tra di loro, in qualche strano modo.
Narcissa non aveva mai visto tanta magia oscura e occulta in vita sua e, essendo lei una Black, era tutto dire.
Alla fine lei e Abraxas giunsero in un lungo corridoio alle pareti del quale erano appese decine e decine di quadri.
- I Malfoy al completo- le spiegò lui, sorridendole.
E si avviarono lungo la navata.


 

FINE TRENTESIMO CAPITOLO

  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Manu75