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Autore: MysteriousSx    10/02/2016    1 recensioni
"Mi ricordo ancora quel giorno.
Era il 26 giugno ed erano appena le dieci. Faceva un caldo tremendo, che diventava peggiore sotto la tunica che indossavamo noi diplomati. D’altronde, quest’ultima era nera, e si sa, il nero attira il sole. Era il giorno che mi avrebbe cambiato la vita.
Ma non per il fatto che mi stavo appena diplomando e che quindi sarei andato al college e tutto il resto … no, quel giorno lo ricorderò per sempre per un altro motivo.
Era il 26 giugno ed erano appena le dieci, quando mi dissero che Thomas Edison era scomparso."
Un'indagine in corso. Un ragazzo scomparso. Numerosi sospettati. Ognuno ha qualcosa da nascondere. Ma chi sarà il colpevole?
Genere: Introspettivo, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Brenda, Minho, Newt, Teresa, Thomas
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Trovato


Pov- Newt

Passano i secondi.
I minuti volano via.
Le ore non si fanno più vedere.
La pesantezza dei giorni si fa sentire.
Non so da quanto tempo me ne sto in casa a pensare, a riflettere.
Tanto non devo fare nient’altro. Cosa posso fare?
Solo rimproverarmi di continuo di ciò che ho fatto.
Ho ucciso Tommy.
Continuo a ripetermelo e più passa il tempo, più la verità si fa vivida nella mia mente. La verità che non lo vedrò più sorridere o piangere, ridere alle pessime battute che facevo di tanto in tanto, venire con me, Minho e Brenda a ballare in discoteca o semplicemente uscire insieme … e tutto ciò per colpa mia.
Solo per colpa mia.
In quei giorni di prigionia eterni, riguardo l’unica foto che ci siamo fatti da fidanzati. L’ho fatta stampare e me la sono sempre portata in tasca … è l’unico ricordo che mi rimane di lui.
Una semplice carta colorata con sopra i nostri visi sorridenti.
L’accarezzo, precisamente sul volto di Tommy che non stava guardando la fotocamera ma me. Ed io guardavo lui. Almeno rimarremo sempre così, nella mia memoria.
Io e lui che ci guardiamo sorridenti e felici.
Prima che arrivasse questo Inferno.
 
Pov- Thomas
 
Passano i secondi.
I minuti volano via.
Le ore non si fanno più vedere.
La pesantezza dei giorni si fa sentire.
Oramai ho perso il conto di quanto sono rinchiuso qui dentro.
Ho le mani completamente intorpidite: la corda che le lega mi ha bloccato la circolazione.
I miei rapitori continuano a darmi da mangiare permettendomi di prendere un po’ d’aria dalla bocca, almeno. L’unica cosa che posso fare in questo momento è pensare a lui.
Newt … almeno ti manco un po’? Mi stai cercando?
Che domande stupide che mi pongo …
La sua vita non può certo dipendere dalla mia. Non verrà mai a cercarmi, non dopo quella litigata dell’altra sera … era incazzato nero, glielo leggevo in volto. Ed è stato come sputarmi sull’anima. Vedere i suoi occhi marroni stringersi per la rabbia, diventare lucidi … ed è stato per colpa mia.
Per la mia stupidità.
Per la mia codardia.
Ma se uscirò da qui, te lo prometto amore mio, verrò a cercarti, la verità sarà rivelata ed io e te saremmo di nuovo felici. Insieme.
Per sempre, Newt.
Tu sei il mio per sempre.
 
Pov- Newt
 
Due colpi alla porta.
Mi stupisco che qualcuno sia venuto a trovarmi. Anche se già ho il sospetto di chi sia.
Giusto per correttezza e non per altro, vado a dare un’occhiata al mio aspetto prima di aprire.
I segni dell’insonnia si fanno evidenti sotto gli occhi, i capelli sono un groviglio intrecciato … ma tanto, a chi devo dare conto?
Apro la porta.
Non mi stupisco di vedere Minho sulla soglia.
Mi stupisco, invece, di vedere Scott McCall insieme a lui.
-Ciao … - dico.
-Amico: stai da schifo, lasciatelo dire!- commenta Minho.
-Senza offesa, ma non è che ho voglia di parlare, quindi … - ma Minho non mi lascia finire la frase – Quanti cavolo sono gli sbirri qui davanti?- chiede indicando dietro di lui.
-Non so … vengono di tanto in tanto, giusto per vedere se sono in casa … -
-E quando non ci sono come ti tengono d’occhio?-
In segno di risposta, sollevo il braccio dove si trova un piccolo e sottile braccialetto elettronico. Miller me lo ha messo non appena sono entrato in casa dopo il colloquio con lo psicologo. Mi ha spiegato anche che se mi allontano dalla proprietà di più di cinquanta metri, quell’affare emette un segnale alla centrale di polizia.
-Cacchio … non sapevo che ti donassero gli oggetti da donna … -
-Minho, hai sentito quello che ti ho detto? Non ho voglia di parlare con nessuno.-
-No! Invece tu parlerai eccome, fratello. Non mi sono fatto un viaggio in macchina con questa pressa qui dietro – ed indica Scott – per vedermi sbattere la porta in faccia dal mio migliore amico. Quindi, ora noi tre parliamo e con calma. Ci fai entrare o devo sollevarti di peso e buttarti a terra? Guarda che lo faccio … -
Rassegnato, sospiro. Mi scanso dalla porta e li faccio entrare. Scott mi sorride timidamente.
Non mi è capitato spesso di guardare altri ragazzi da quando io e Tommy ci eravamo messi insieme ufficialmente, ma devo ammettere che Scott è proprio un bel ragazzo.
Al solo pensarci, arrossisco d’imbarazzo … se solo Tommy lo venisse a sapere …
Già, ma come può?
Minho si è seduto al tavolo della cucina. Io e Scott lo raggiungiamo.
-Cosa c’è?- chiedo brusco, sedendomi.
-Cosa è questa storia degli arresti domiciliari?-
-Non hai saputo di Tommy?-
-Certo che ho saputo, scherzi? I suoi mi hanno chiamato per dirmelo in lacrime … -
-E allora come puoi essere così allegro?-
-Io sono sempre allegro! E ciò perché sono ottimista … ma tu davvero credi che sia morto? Davvero?-
-Sono stato io ad ucciderlo, Minho!-
-Si, ok … allora io un giorno diventerò Presidente degli Stati Uniti d’America. Sul serio, ma che ti passa per la testa? I poliziotti ti hanno fatto un lavaggio del cervello bello grosso … -
-Minho, perché non capisci? Lui è morto … io l’ho ucciso!-
-E con quale motivazione?-
Mi volto verso Scott che mi sta fissando.
-Dopo che abbiamo litigato, io l’ho seguito sotto casa tua. Ho aspettato che uscisse, l’ho trascinato nella foresta e l’ho ucciso.-
Lui rimane in silenzio per qualche secondo … ma poi comincia a ridacchiare. Trovo la cosa molto strana … Minho felice, Scott che ride … perché non mi prendono sul serio.
-Amico mio, la storia fa acqua da tutte le parti … ma veramente, chi te l’ha messa in testa?-
-Ho ricordato, Minho: mi hanno fatto fare un colloquio con uno psicologo, e lì ho rivisto me stesso mentre spingevo il mio Tommy in quel burrone … -
-Prima di tutto … non era un burrone … - Scott continua a ridacchiare e Minho lo imita.
-Ma la volete piantare? Tommy è morto e voi non fate altro che ridere!- sbotto.
-Si e sai perché? – mi domanda Scott –Perché veramente è una storia assurda. Te lo dico per un motivo: Thomas se n’è andato da casa mia di mattina. Ha dormito da me, te lo giuro!-
Rimango catatonico.
Sbatto le palpebre due volte, tre volte … incredulo, allibito.
Tutto quello che avevo creduto vero fino a quel momento, è andato in frantumi come un vetro rotto da un sasso. Crollano tutti i pezzi e torno a respirare.
-Sul serio? Ne sei sicuro?- gli domando.
-Si è addormentato prima di me. La mattina si è svegliato insieme a me e poi è andato dritto da Teresa. Era ancora vivo!-
-Quindi … io … io non l’ho ucciso?-
-No e probabilmente non è neanche morto … - mi risponde Scott –Me lo sento!-
-Si … te lo senti … cosa sei, un veggente?-
Cominciano a discutere, ma io non li ascolto più.
Tommy potrebbe davvero essere vivo?
Un senso di sollevamento comincia a riscaldarmi il corpo e a rendermelo più vivo.
Allora chi l’ha detto aveva ragione: forse c’è speranza.
-Comunque … - dice Minho, distogliendomi dai miei pensieri filosofici (“Da quando sai essere così?” “Così come?” “Così … filosofico!” … mi viene da sorridere) –L’unica cosa che sappiamo è che da Teresa ci è andato, questo è poco ma sicuro … -
La realtà mi piomba addosso in un attimo. Teresa … la gravidanza.
-Scott te l’ha detto?-
-Cosa?-
-Che Teresa è incinta sul serio!-
-Si! Un’altra balla alla quale non sono disposto a credere neanche se Brenda mi lasciasse adesso senza una ragione in particolare.-
-E se fosse vero?- domando –Se fosse davvero incinta? Che cosa facciamo?-
-Amico, non lo so cosa faremo, ma hai ragione … - Minho mi mette una mano sulla spalla –Qui ce la dobbiamo cavare da soli! E’ evidente che quegli sbirri ti hanno preso di mira e hanno classificato Teresa come la classica principessina da salvare. Ma noi dobbiamo dimostrargli il contrario … -
-Come?- domanda Scott.
-Dobbiamo trovare Tom! Da soli. Io, voi due e Brenda. Nessun altro. Teresa non ci sarà di nessun aiuto, stronza com’è … -
-Stavo pensando … - riflette Scott a voce alta – E se lei centrasse qualcosa in qualche modo?-
-Intendi dire che sappia dove si trova Tommy?-
-No, intendo dire che forse è lei la colpevole … -
-Cacchio, sarebbe formidabile ma … non abbiamo prove. Per questo dico che dobbiamo trovarlo al più presto e trovare quel disgraziato o quei disgraziati che l’hanno rapito. E se scopro che Teresa centra qualcosa, giuro che le faccio passare le pene dell’Inferno!- esclama Minho.
Hanno ragione entrambi: forse Teresa centra ma non abbiamo prove.
-Fermatevi un attimo … -dico io –Non per fare l’avvocato del diavolo ma siete davvero sicuri che Tommy sia ancora vivo?-
Neanche il tempo per loro di rispondere che il mio cellulare appoggiato sul tavolo, comincia a vibrare, segno che mi è arrivato un messaggio su Whatsapp.
Lo afferro e mi gelo.
Sono consapevole del fatto che la mia faccia abbia assunto all’improvviso un colorito più bianco del solito.
Mi è arrivato un messaggio vocale.
Da parte di Tommy.
 
Pov- Joe
 
Bussano alla porta.
-Avanti … - dico, posando le cartelle del caso di Thomas vicino al computer.
La porta si apre ed entra Teresa.
-Voleva vedermi, commissario?-
-Si, prego accomodati.-
Lei si siede di fronte a me ed incrocia le gambe sotto il tavolo.
-Dunque … - sospiro – So che hai fatto le analisi … le hai portate?-
-Certamente!-
Armeggia un po’ con la borsa e alla fine ne estrae una cartelletta gialla.
Me la porge.
-Tenga.-
Esamino i dati contenti la sua situazione e rimango allibito.
Avevo pensato che fosse tutta una farsa, che la ragazza avesse orchestrato tutto in quel momento preciso quando ce l’ha detto … invece è tutto vero.
-Ah, bene … - dico –Dunque hai detto la verità … -
-Aveva dubitato di me, commissario?-
-Devo dire che ero un po’ perplesso quando me lo ha detto, Teresa. Pensavo che l’avessi fatto per provocare Newt. –
-E invece, questa volta si è sbagliato. A proposito … ho sentito che l’avete messo agli arresti domiciliari … dunque è lui che ucciso il mio … - qui comincia a singhiozzare –Il mio Tom … -
-Mi dispiace aver dato questa notizia. Stiamo svolgendo l’autopsia in questo momento, ma non vorrei darti false speranze. –
-Come farò?- continua, come se non mi avesse sentito – Come farò a crescere nostro figlio da sola?-
Non so sinceramente cosa risponderle. Per fortuna veniamo interrotti da un altro bussare alla porta.
Carrie entra con aria trafelata, i capelli biondi come scossi da una corrente elettrica invisibile, gli occhi confusi e spaesati che si spostano da me a Teresa.
-Scusa Joe, non pensavo fossi occupato … -
-No tranquilla, avevamo finito. Teresa, io non ho altro da dirti se non che mi dispiace di non aver fatto il possibile per salvare Thomas … -
-Non è stata colpa vostra, commissario. La colpa è solo di quel bastardo, idiota di Newt. Certo, deve avere avuto un pensiero tipo  “se non posso averlo io, non lo avrà neanche lei” per aver fatto ciò che ha fatto. Ammazzare una persona come Tom … così dolce, così buona … spero che gli darete il massimo della pena-
-Purtroppo la decisione non è nostra ma del giudice. In ogni caso dobbiamo prima avere l’esito dell’autopsia per procedere. –
-Certo. Allora, arrivederci commissario Miller. – dice lei, porgendomi la mano.
-Arrivederci, Teresa. –
La ragazza lascia la stanza addolorata ancora per la recente perdita.
-Cos’è successo Carrie? Sembri sconvolta … -
-E’ per l’autopsia, Joe. Sono arrivati gli esiti … - mi porge i fogli che teneva in mano.
Io li guardo e resto ancora più sconvolto di prima quando ho visto i risultati della gravidanza.
-Il cadavere che abbiamo ritrovato … - mormoro spaesato –Non era quello di Thomas. –
-No, era di un altro ragazzo scomparso due mesi fa. – conferma Carrie.
-Quindi Thomas potrebbe essere ancora vivo. Ma Newt ci ha confessato di essere stato lui … questa storia non mi è ancora chiara … -
-Lo sarà se ritroveremo il ragazzo o il suo cadavere, Joe. Dobbiamo rimetterci a cercare immediatamente!-
-Sono d’accordo! Andiamo!-
Ci avviamo nell’altra stanza, entrambi perplessi, entrambi angosciati.
Dobbiamo ricominciare da capo.
 
Pov – Newt
 
“Newt, ascolta ho pochissimo tempo prima che ritornino. Si sono allontanati da poco ma dovrebbero tornare … ti prego, non so a chi altro rivolgermi … devi trovarmi! Sono in un vecchio magazzino abbandonato, dovrebbe essere in campagna, non sento il rumore delle strade.
Lascerò il cellulare acceso per almeno dieci minuti da adesso, rintraccialo con ‘Trova IPhone’, lo troverai di certo. Spero che tu ascolti questo messaggio in tempo.
Ti prego, trovami.
Ti amo”

 
E’ almeno la seconda volta che lo riascoltiamo. Ogni volta che sento la sua voce sospiro di sollievo. E’ vivo.
E’ vivo ed io non l’ho ucciso. E ci sta chiedendo di venirlo a prendere. Di trovarlo.
-Cacchio, questo ragazzo è un genio!- esclama Minho dopo la terza volta che riascoltiamo il messaggio.
-Come avrà fatto ad accendere il suo cellulare? Non glielo avrebbero preso?- domanda Scott.
-Avete sentito? Ha poco tempo e se continuiamo a chiacchierare tra noi il tempo potrebbe scadere e non riusciremo più a capire dove si trova!-
-Newt ha ragione, basta blaterare. Datemi un telefono!- ordina Minho.
Gli passo il mio anche con un po’ di timore a lasciarlo andare, come se mi stesse portando via anche Tommy.
Minho attiva l’applicazione e dopo qualche secondo ci da’ la posizione del cellulare.
-Eccolo qui!- urla.
Io e Scott facciamo il giro del tavolo e guardiamo lo schermo che ci fornisce solo un nome “Maythorne”.
-Maythorne … - pensa Scott ad alta voce –E’ la vecchia fabbrica di scarpe. Thomas dev’essere nel magazzino abbandonato da anni, non c’è altra spiegazione. –
Non so da quanto trattengo il fiato. Siamo così vicini alla verità che il pensiero di riabbracciare Tommy si infrange come un’onda nel mio cervello facendomi prendere la decisione più importante della mia vita …
-Io vado!- esclamo andando a prendere il giubbetto all’ingresso.
Ma prima che me ne accorga, Scott si mette davanti alla porta così velocemente che a stento riesco a non sbattergli il muso davanti.
-Cosa sei, un lupo mannaro, per caso?- gli domando, sarcastico.
-Divertente … pensi di andare da solo?-
-Già, sei diventato di nuovo rincoglionito?- interviene Minho.
-Ragazzi, rischio già tanto andandomene da qui: non appena uscirò fuori, gli sbirri verranno a prendermi … non voglio che ci finiate di mezzo … -
-Ascolta, Newt … - Minho mi si avvicina –Io e te siamo amici da quando hai messo piede al liceo, abbiamo affrontato di tutto insieme, anche con Thomas … e ti aspetti che io me ne resti qui mentre i miei due migliori amici affrontano una missione suicida? Io vengo con te, con o senza il tuo permesso!-
-Io anche! Voglio bene a Tom e non lascerò che tu vada senza di me. –
Sospiro rassegnato.
-Ok, va bene. Controllate se se ne sono andati … -
Scott si avvicina ad una tenda del salotto e sbircia fuori.
-E’ tutto vuoto … possiamo andare!- ci annuncia.
-Ok, ma ci serve una macchina e la mia non posso prenderla … - dichiaro.
-Prendiamo la mia. Avviso Brenda, muoviamoci … -
Ci avviamo fuori da casa mia diretti verso la macchina di Minho.
Speriamo che i poliziotti si accorgano il più tardi possibile che sono sparito.
 
Arriviamo davanti al magazzino dopo venti minuti nei quali siamo riusciti anche ad andare a prendere Brenda e a spiegarle la situazione. Siamo distanti di circa una decina di metri. Osservo l’ubicazione dal finestrino: è molto ampia e spaziosa, l’esterno in ferro è arrugginito e pieno di bruciature come se ci fosse stato un incendio; il tetto rosso ferroso anch’esso, è puntellato di qua e di là da qualche buco; il sentiero che conduce al magazzino passa attraverso due grosse file di alberi maestosi che solo a guardarli un brivido ti percorre la schiena.
Mi faccio coraggio ed apro la portiera. Vedo che Minho sta per fare lo stesso e lo fermo.
-No, vado io. Voi rimanete qui, nascondetevi. Se entro venti minuti non sono fuori entrate!-
-Sei impazzito? Vorresti andare lì dentro da solo? E se ci fossero i rapitori?- domanda Brenda impaurita.
-Guarda: non ci sono macchine nei dintorni. Certo potrebbero essere venuti a piedi, ma ciò implica fare della strada in più. Sono convinto che non ci sia nessuno. Fidatevi di me, vi prego. –
Si guardano tutti tra loro, incerti sul da farsi. Poi, vedo Minho sospirare rassegnato.
-Venti minuti e se non esci butto giù la porta con un calcio e vi tiro fuori io!- dice.
Nonostante tutto ciò mi stia facendo paura, riesco a sorridere.
Scivolo via dalla macchina e mi avvio lungo il sentiero cautamente in modo da non farmi sentire.
Non appena arrivo davanti, noto che la porta è socchiusa. Rifletto un attimo su come aprirla senza fare troppo rumore: sembra pesante e dovrei trascinarla da destra a sinistra come fosse un pannello.
Mi animo di forza e provo a spingere un poco, quanto basta per far passare la mia figura snella.
Riesco ad entrare e mi guardo intorno. La luce filtra debole da qualche finestra in alto; il terreno ghiaioso è pieno di mozziconi di sigaretta, siringhe e quanto c’è di peggio; alle pareti sono appoggiate delle scatole molto vecchie. E poi il mio sguardo cade sul fondo. Un enorme palo cala da soffitto fino al pavimento.
Ed è seguendo il suo percorso che vedo finalmente Tommy.
E’ legato a quel palo. Indossa una felpa azzurra aperta sul davanti che lascia intravedere una T-shirt di un blu più chiaro; i jeans sono logori e sporchi, come se lo avessero trascinato fino a qui facendolo passare per un tratto fangoso; le scarpe sono entrambe vicine, anche esse legate insieme; il suo viso è spento, stanco e infatti ha gli occhi chiusi come se dormisse; la bocca è tappata dallo scotch.
Rimango paralizzato per diversi secondi. Fino a stamattina, pensavo di averlo ucciso, condannato ad una fine orrenda, ed ora eccolo qua con il suo splendido viso d’angelo a pochi metri da me.
Mi avvicino il più velocemente che posso e come prima cosa cerco di togliere il nastro adesivo dalle scarpe: armeggio un po’ ma alla fine ci riesco. Tutto questo rumore gli fa aprire gli occhi che si posano subito su di me. Restiamo per pochi minuti a fissarci: io gli sorrido rassicurante e lui ricambia.
Gli tolgo con uno strappo lo scotch dalla bocca.
-Newt … - mormora lui.
-Sono qui, tranquillo!- vado con le mani dietro al palo e slego la corda che gli teneva legate insieme le mani.
La prima cosa che fa con le mani libere è abbracciarmi forte, come se non volesse lasciarmi. Io ricambio la stretta con lo stesso ardore. Con la mia testa nell’incavo del suo collo, inspiro il suo odore, il suo profumo.
E’ così buono nonostante sia pervaso da quello della pioggia e del fango.
Dio quanto mi era mancato il suo profumo.
Gli passo le mani sulla schiena, accarezzandogliela.
-E’ tutto finito, Tommy! E’ tutto finito … - gli dico, mormorandogli tra i vestiti.
-Mi dispiace, Newt! Mi dispiace per tutto … - dice lui singhiozzando.
-Non è stata colpa tua. –
-Non volevo risponderti in quel modo, non volevo … -
-Shh, shh … sta’ calmo, sta’ calmo. E’ tutto ok … -
Ma mi rendo conto che non è tutto ok. Tommy è sconvolto. Chissà cosa gli hanno fatto per renderlo così.
-Newt, scusami, non saresti dovuto venire. Stai rischiando la tua vita per me … -
-Brucerei vivo se sapessi che posso salvarti facendolo!-
Mi allontano, giusto per riuscire a guardarlo negli occhi. Sono lucidi e carichi di lacrime … nonostante tutto, sono bellissimi.
Gli asciugo le lacrime con i pollici, poggiando le mani sul suo viso. Cerco di sorridergli per calmarlo. Lui ricambia di nuovo.
-Quanto sei bello … - mi viene da dire e non mi trattengo: è davvero bellissimo, anche ridotto così male.
Ci guardiamo negli occhi per un tempo infinitesimale prima che le nostre labbra si incontrino dopo tanto tempo. Cerco di fare il più dolcemente possibile per fargli capire che non lo lascerò andare. Non lo lascerò più andare. Tommy passa le mani sul mio collo e le incastra dietro, io poso le mie sui suoi fianchi.
Non so per quanto ci baciamo, secondi, minuti … sono solo consapevole che siamo io e lui, come è giusto che sia, come sarebbe sempre dovuto essere.
Dopo un po’, mi rendo conto che Minho e gli altri si staranno preoccupando chissà quanto, così a malincuore mi stacco da lui. Appoggio la mia fronte sulla sua e ci sorridiamo reciprocamente.
-Mi sei mancato … - mi rivela lui.
-Anche tu … però dobbiamo andare, adesso. Forza, usciamo di qui!-
Ci solleviamo entrambi con le mani strette l’una all’altra.
E io sento il tocco di una pistola dietro la testa.
  
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