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Autore: Lory221B    10/02/2016    4 recensioni
Londra 1856. John, Sherlock, una storia proibita e un destino che li travolge e li separa per due anni. Ma sarà stato solo il destino a separarli? O qualcuno sta giocando con le loro vite? Tra tradimenti e ricatti, spunta una vecchia conoscenza dal passato.
(johnlock) (light sheriarty) (historical!AU)
Genere: Angst, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim Moriarty, John Watson, Mary Morstan, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 4  Nell'occhio del Ciclone



Quindici anni prima

Sherlock era seduto nell’ufficio del Preside. La sua famiglia era troppo importante e il Preside non avrebbe mai osato cacciare il rampollo della famiglia Holmes da Oxford; ma il ragazzo insisteva col metter in dubbio che Carl Powers fosse morto di morte naturale, arrivando addirittura ad accusare uno dei suoi compagni di classe, James Moriarty, della morte dello studente.

Non contento, aveva anche allertato Scotland Yard e un giovanissimo agente gli aveva creduto al punto che aveva iniziato delle indagini, rischiando di far scoppiare uno scandalo nella prestigiosa università.

Il giovane agente Greg Lestrade, si era fatto impressionare dalla perfetta ricostruzione della dinamica dei fatti e soprattutto dell’esistenza di un movente.

Il giovane Moriarty non era di famiglia nobile, eppure con qualche misterioso aiuto esterno era riuscito ad entrare a Oxford. Per mantenersi però, aveva avviato un giro poco pulito all’interno dell’università. Essenzialmente scommesse e sostanze non consentite.

Carl Powers, infastidito dall’intelligenza e dalla genialità del "ragazzo del popolo", così lo aveva definito, aveva minacciato di denunciare i suoi giri.

Come conseguenza, Moriarty sarebbe stato espulso e nessuna Università lo avrebbe più preso e per questo motivo Holmes riteneva fosse stato lui ad uccidere Carl Power, prima che potesse denunciarlo; il fatto era che c’era soltanto la parola di Sherlock a testimonianza e null’altro. Nessuno avrebbe ammesso di essere immischiato in certi giri.

L’agente Lestrade per poco non era stato sbattuto fuori per la sua iniziativa e Sherlock rischiava lo stesso se avesse continuato su quella strada.


Fortunatamente, Moriarty aveva assicurato che non intendeva sporgere denuncia né altro, ma il giovane Holmes non sembrava demordere, così era finito nell’ufficio del preside, con Mycroft che lo rimproverava per le sue inutili indagini.

Alla fine, onde evitare altri problemi, gli Holmes, su suggerimento di Mycroft, fecero trasferire il figlio a Cambridge, evitando così che fosse espulse ma causando loro un certo imbarazzo. Era il primo Holmes a non laurearsi a Oxford.

Sherlock non aveva mai dimenticato quell’episodio ed era sicuro che dietro a tutto ci fosse Moriarty.


***** ******

Londra, 1856

Sherlock era seduto in poltrona, quando John entrò di corsa nel suo appartamento. Il moro aveva già sentito i suoi inconfondibile passi per le scale e se una parte di lui sapeva che doveva immediatamente mandarlo via, l’altra, quella incosciente, aveva tanta voglia di vederlo. La seconda prevalse, solo per pochi secondi.

- Sherlock, cosa succede? – chiese il dottore - Da quanti giorni non mangi? – aggiunse guardandolo meglio.

- John devi andartene, subito - rispose il moro, mettendosi in piedi.

-  Non me ne vado finché non mi dici cosa sta succedendo. La signora Hudson è preoccupata -

Sherlock non sapeva cosa fare. Doveva mandare via John, era troppo pericoloso.

-  John mi sembrava avessi detto che è finita e sei andato avanti –

-  Non significa che non tenga a te – fece Watson, guardandolo fisso negli occhi.

Il cuore di Sherlock mancò un battito, sarebbe stato più difficile del previsto mandarlo via.

- John sono io che non ti voglio vedere, non mi interessa di quello provi, l’hai detto anche tu che alla fine a me non importa di nessuno. È vero, avevi ragione, se mi fosse importato di te non me ne sarei andato. Ora se mi vuoi scusare ho cose più importati da fare -

- Stronzate Sherlock – rispose John, abbastanza sicuro di sapere quando Sherlock mentiva. E questa era una di quelle volte.

- Vattene John, qui non c’e niente che sia affar tuo – rincarò Holmes con una punta di panico nella voce. Doveva mandarlo via velocemente, era troppo rischioso.

- Su questo hai ragione, c’è un problema e non vuoi parlarmene perché pensi di dover fare da solo – ribatté il dottore.

- Mi saresti solo di intrigo – rispose Sherlock, sta volta più duramente.

John abbassò lo sguardo. Era così tipico da parte del moro. Era evidente che c’era un problema, ma non gliene avrebbe parlato. Preferiva tenersi tutto per se. Questa era la fonte di tutte le cose che non andavano fra loro: i fragorosi silenzi.

Sherlock non era abituato a esternare, a condividere i propri pensieri. All’inizio poteva essere interessante avere a che fare con un uomo così misterioso, ma alla lunga era estenuante.

- Sai che ti dico?- sbottò John - Non ho voglia di giocare a questo gioco, quando avrai bisogno di aiuto sai dove trovarmi – Non era lui quello che era andato via e non sarebbe stato lui a strisciare ai suoi piedi. Infilò la porta e se ne andò, con un enorme peso sullo stomaco.

Sherlock ringraziò che John avesse deciso di andarsene, anche se il fatto che si fosse arreso cosi presto, non poté che farlo stare ancora peggio.

Qualche ora dopo la signora Hudson bussò alla sua porta consegnando un’altra lettera. Di nuovo una busta bianca e elegante.

Caro sig. Holmes,
Credevo di essere stato chiaro quando le avevo imposto nessun contatto con John Watson.
Ci saranno delle conseguenze.
Scelga lei a chi farle pagare: Greg Lestrade o Mrs Hudson. Scriva col gesso sulla finestra una L o un a H quando avrà scelto.
Ovviamente se non lo farà entro mezzanotte, deciderò io per lei.

Sherlock si precipitò alla finestra, chiedendosi chi lo tenesse sotto controllo e dove fosse nascosto. Sfortunatamente non vide nulla di particolare.

Doveva ragionare in maniera logica, non aveva senso lasciare al suo aguzzino la scelta, doveva farlo lui in maniera ponderata. La signora Hudson abitava al piano sotto al suo, era decisamente più facile tenerla al sicuro rispetto all’ispettore Lestrade. Quest'ultimo andava in giro per Londra, anche per zone malfamate, sarebbe stato facile farlo fuori e farlo sembrare un incidente. No, la scelta doveva per forza essere la H.

Sherlock eseguì le istruzioni e rimase in attesa alla finestra. Non vide nessuno rivolgere lo sguardo verso la H, ma era sicuro che lo stessero tenendo d’occhio. Scese al piano di sotto e rimase a vigilare la porta della signora Hudson fino alla mattina del giorno dopo. Non era successo niente, forse la minaccia era a vuoto.

La signora Hudson alle 10 decise di uscire per fare le commissioni e Sherlock si offrì di accompagnarla. Cosa che stupì la donna, ma fu contenta di avere compagnia.  

Quando arrivarono all’edicola più vicina, l’orrore si dipinse sul volto di entrambi. In prima pagina su diversi quotidiani capeggiava il titolo “donna irreprensibile o moglie di assassino spacciatore?

Era un articolo di sei colonne che minuziosamente ricostruiva la vita della signora Hudson, coinvolta in vari episodi di dubbia moralità, con un passato di donna di malaffare, sposata con un criminale e dipendente dalle sostanze stupefacienti.

I passanti stavano già occhieggiando la donna, che guardò con occhi terrorizzati Sherlock, prima di correre a rifugiarsi a casa.

Ecco il prezzo di cui parlava il suo ricattatore.

Sherlock si sentiva terribilmente in colpa, l’unico che poteva aiutarlo a questo punto, era il fratello. Gli avrebbe raccontato tutto, non aveva tempo da perdere.

Mycroft era al Diogene's club come sua consuetudine, quando Sherlock fece irruzione ignorando il voto del silenzio e trascinando il fratello nell’unica sala dove era concesso parlare.

- Mi spieghi questa invasione? – fece il maggiore degli Holmes.

- Sono in un pasticcio enorme. Non so come uscirne senza il tuo aiuto – fece Sherlock tutto d’un fiato. Quella confessione gli era costata tanto. Ammettere di avere bisogno di Mycroft era qualcosa che lo infastidiva terribilmente.

- Dimmi - fece Mycroft, con tono quasi comprensivo.

- Ti ricordi le lettere di cui ti parlavo? Erano lettere per John Watson. Se non lo sai già, lui ed io avevamo una storia –

- Lo avevo capito. E immagino il contenuto di quelle lettere - rispose Mycroft, con un certo disappunto per l’ingenuità del fratello.

- Qualcuno le ha prese e me lo ha fatto sapere. Non solo, è anche entrato nel mio appartamento mentre eravamo in India e ha rubato le lettere che John aveva scritto a me mentre stavamo assieme. Ora le usa per ricattarmi, non so a quale scopo. Mi ha scritto che se non la smetto di occuparmi di casi di Scotland Yard e non sto lontano da John, succederà qualcosa alle persone che mi stanno attorno. Ho contravvenuto, mio malgrado,  alla seconda regola, e la signora Hudson ne ha fatto le spese sta mattina sui giornali -

-  Ho visto – rispose il fratello, senza mutare espressione.

-  Perché dovrebbero avercela con me? È ovvio che vogliono arrivare a te o a nostro padre –

Seguì un silenzio, interrotto solo dal ticchettio dell’orologio della sala.

- Sherlock, onestamente non so come aiutarti – fece Mycroft, voltando lo sguardo.

- Scherzi? Sei l’unico che può farlo-

- Non sappiamo con chi abbiamo a che fare, non sappiamo cosa vuole. È troppo presto -

-  E io cosa dovrei fare?- chiese Sherlock esasperato.

- Stare tranquillo finché non farà la sua inevitabile mossa fratellino. Di certo non si accontenterà di sorvegliarti e basta. Se vuole qualcosa da noi, te lo chiederà. Se tu od io agiamo, probabilmente forniremo altre frecce al suo arco –

Sherlock fu preso dallo sconforto. Era davvero convinto che Mycroft avrebbe risolto tutto. 

Tornò a a Baker Street, senza idee. Quando arrivò nel proprio salotto  trovò  un’altra lettera. Con una certa ansia prese la busta, sperando che questa volta, avrebbe fatto delle richieste esplicite. La mossa che Mycroft stava aspettando.

La aprì e lesse velocemente le parole.

Correre a piangere del fratellone è una mossa stupida sig. Holmes.
Chi butta dalla torre ora? Lestrade o Harriet Watson? L o W?


Sherlock tirò un calcio alla sedia, che si infranse contro il muro. Questa volta non avrebbe scelto, qualunque scelta gli si sarebbe ritorna contro. Si sentiva impotente e  inutile.

Perché coinvolgere Harriet? Solo perché era la sorella di John? Lestrade era stato il primo a dimostrarsi gentile con lui, lo aveva aiutato con il caso di Carl Powers. Gli aveva creduto quando nessuno lo aveva fatto. Ma Harriet? Non la conosceva nemmeno.

Non chiuse occhio, in attesa dei giornali del giorno dopo.

All’alba Sherlock corse all’edicola più vicina. Come da copione, i giornali titolavano “Moglie di importante uomo, stimato dalla società e difensore dei valori tradizionali, tradisce il marito con la cameriera”.

A Sherlock venne voglia di vomitare.

- Titoli interessanti non trovate? – fece un’inconfondibile voce accanto a lui. Jim Moriarty fissava Sherlock con fare da predatore.

-  Non ho tempo per voi Moriarty – rispose il moro, troppo preoccupato dal degenerare della situazione.

-  Questo Magnussen si diverte con i pettegolezzi, solo che la sorella di Watson rischia la vita – continuò imperterrito il professore.

- Questi quotidiani sono tutti di sir Charles Augustus Magnussen?- chiese Sherlock, sorpreso.

- Già, il Napoleone del ricatto -

- Come dite? – chiese ancora più stupito. Non si era mai interessato di politica e pettegolezzi.

- Come credete abbia tanto potere? Pubblica queste notizie che rovinano la gente e nessuno l’ha ancora fatto fuori, deve avere più di un asso nella manica. Ci sono persone che non meritano di vivere, Sherlock - fece Jim, parlando più con se stesso che con il moro.

- Nessuno ha il diritto di decidere chi vive e chi muore. E non sono Sherlock per voi, sono il signor Holmes – ripose duramente.

- Come volete. A parer mio però, c’è un’unica soluzione per far tacere un uomo del genere -

- Come con Carl Powers? - chiese il moro a bruciapelo.

- Non fingete che la sua morte non sia stata un bene. Voleva denunciare anche voi per aver comprato da me alcune sostanze e soprattutto per i nostri giri di poker -

- Avrei affrontato le conseguenze - rispose piatto.

- Parlate facile voi, sareste caduto in piedi, nessuno tocca un Holmes. Io sarei finito a chiedere la carità per strada, nessuno mi avrebbe aiutato. Carl era invidioso perché eravamo intelligenti e brillanti e lui aveva solo i soldi. E poi diciamolo Sherlock, quando ha annunciato la Vostra cotta per Victor Trevor a tutta l’università, non ditemi che non avreste voluto appenderlo fuori dalla finestra. Il povero Victor cambiava strada quando vi incontrava nei corridoi, non è stato abbastanza imbarazzante? -

Sherlock ebbe un senso di nausea. Victor Trevor, il primo ragazzo che gli avesse suscita un minimo interesse, ed era stato rifiutato in maniera così patetica.

- Non avrei mai fatto del male a Powers, Mi sarei accontentato di colorargli i capelli di verde. O forse, quest'ultima cosa, l’ho fatta in effetti. - rispose Sherlock, con un leggero sorriso.

E Moriarty rise, avvicinandosi - Già, vi avrebbe denunciato anche per quello -

- Eliminarlo, Jim, è stato più che sbagliato -

-  Finire in prigione e sprecare la mia intelligenza sarebbe stato sbagliato, per cosa poi? Per un bullo invidioso. Vedrete che vi  stuferete di stare dalla parte degli angeli Holmes. Si perde sempre a stare da quella parte e le persone soffrono. A voi non piace soffrire non è vero?  -


***** *****

Anche John aveva visto i titoli dei giornali. Prima la signora Hudson e ora sua sorella. Per fortuna il marito di Harriet aveva liquidato tutto con “sciocchezze da tabloid” e data la sua importanza, le autorità non avrebbero mai proseguito portando la moglie in giudizio, ma John sapeva che c’era un fondo di verità e sua sorella non sarebbe uscita di casa per giorni dalla vergogna.

Quello di cui John era sicuro, era che il denominatore comune fosse Sherlock; troppe erano le coincidenze: lui che si chiudeva in casa e si rifiutava di vederlo, i tabloid scatenati contro persone connesse con Holmes.

John pensò che l’unica soluzione era vederlo lontano da Baker Street.

Gli mandò un telegramma, dicendogli di incontrarsi nel loro posto segreto e "minacciando" che se non si fosse presentato avrebbe fatto nuovamente irruzione in casa

Due ore dopo erano entrambi in un piccolo angolo di Hyde park, nascosto dalla vista dei curiosi

- Cosa succede Sherlock? –  chiese Watson, guardando il suo meraviglioso ex ragazzo, con l'aria sciupata di uno che non mangiava e non dormiva da giorni.

- Niente che possiamo fermare John, questo è il problema - rispose.

-  Spiegami -

Sherlock gli raccontò delle lettere, dei ricatti, di Magnussen e di suo fratello.

- Deve esserci qualcosa che possiamo fare - fece John risoluto.

-  Tipo? - chiese Holmes, sperando davvero che il biondo avesse un'idea che lui non aveva ancora considerato.

-  Non lo so. Sherlock, da quanto  non mangi? - chiese John avvicinandosi.

- Qualcuno prende di mira tutti quelli che conosco e tu ti preoccupi se mangio? -

-  Non voglio che tu stia male - fece Watson.

Sherlock lo fissò negli occhi, quei suoi splendidi occhi blu, così particolari perché al moro ricordavano un mare calmo in cui poteva scatenarsi una tempesta da un momento all'altro.

-  Posso chiederti una cosa? -

John annuì.

- Sei felice? -

John sembrò soppesare la domanda.- È una domanda difficile -

- No, è semplice - ribatté Holmes.

-  Due anni fa ero davvero felice Sherlock, anche se spesso mi sentivo come travolto. Non era così facile stare con te, ci sono tante di quelle cose che non dici. Poi è tornata Mary, il mio primo amore, con lei ...beh è tutto più semplice ma, diciamo che mi accontento di essere abbastanza felice - fece John con la voce leggermente incrinata, come scosso da quella improvvisa presa di coscienza.

Si guardarono e John cominciò ad accarezzare le mani del moro. Senza accorgersene si stavano abbracciando, sempre meno timidamente, finché si stavano baciando. Con estrema passione, quella che non c’era con Mary. John non si rendeva neanche conto che le mani andavano da sole avanti e indietro. I gemiti stavano diventando troppo alti e John si trovò a mettere una mano sulla bocca di Sherlock.

– Ti prego, non ci devono scoprire -

Holmes non stava ascoltando, lo abbracciò più forte e lo trascinò a terra con poca grazie. Si sistemò sopra di lui e col cervello completamente annullato si strusciò avanti e indietro, velocemente e senza far caso al fatto che stava praticamente urlando il nome di John e che erano ancora completamente vestiti.

Vennero insieme, come era sempre stato. Sherlock si trovò con gli occhi lucidi e il viso nascosto nell’incavo del collo di Watson – hey stai bene? – chiese il dottore.

- No, non va bene cosi –

- Lo so-

Sherlock si mise piano in piedi, le gambe che tremavano.

-  Devo andare John, qualcuno potrebbe vederci –

John sembrava ancora in stato di shock.

- Vado e forse è davvero meglio che stai lontano finché non risolvo questa storia  - continuò Holmes.

- E' più facile a dirsi che a farsi -

Sherlock non capì se si riferiva allo stargli lontano o al risolvere la questione. Cosa era difficile da fare?

Holmes corse a casa, evitando di pensare a quello che era appena accaduto. Purtroppo una nuova lettera lo attendeva a Baker Street. Quando Sherlock la vide sul tavolino del salotto, sentì i succhi gastrici che si agitavano nello stomaco.

Mi prende per stupido?
Pensa di poter vedere John Watson senza che io lo sappia?
Sta volta sarà divertente. John o Mary Watson? J o M? A lei la scelta. Tic toc

Era il definitivo Game over. Non avrebbe mai messo John in pericolo. Per cui stava scegliendo Mary. John glielo avrebbe perdonato?

Non si rese nemmeno conto di aver già scritto M sul vetro, era come in trance, quella situazione era completamente assurda.

Non poteva andare avanti così e non poteva coinvolgere un'altra persona; per quanto odiasse Mary  per avergli portato via John, o più che altro per essere quella che ora lo rendeva felice al suo posto, non poteva non sentirsi  in colpa.

Un pensiero gli passò per la testa, Moriarty aveva ragione e Magnussen andava fermato con ogni mezzo, anche a costo di usare la pistola che aveva nel cassetto.


***** *****

Angolo autrice:

So che John e Mycroft sono un po' defilati per il momento... ma avranno il loro ruolo andando avanti.

Grazie a tutti e alla prossima!
   
 
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