Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Raykha    11/02/2016    4 recensioni
Sherlock, dopo aver fatto nuovamente imbestialire John, tenta di elaborare i suoi sentimenti per il buon dottore (e il fatto di avere sentimenti in generale) con un piccolo aiuto. L'ho scritta dopo aver visto il mini episodio "Many happy returns" ed è la mia prima storia in assoluto, siate clementi ;)
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sherlock non smetteva di piangere, tremava, il dolore era troppo.

Impossibile da contenere, impossibile da rinchiudere.

Da un angolo remoto della sua mente, si fece prepotentemente strada un altro pensiero: oltre al dolore c'era stata anche la gioia, c'era stato anche l'affetto, c'era stato e ci sarebbe sempre stato anche l'amore.

Non era ancora morto, avrebbe aggiustato qualsiasi danno, e cambiato il suo destino, il loro destino.

Non tutto era perduto, non poteva esserlo, potevano ancora essere felici.

Perché, in fondo, forse ne valeva davvero la pena.

E fu con una piccolissima speranza che Sherlock riaprì gli occhi, trovandosi sulla sua poltrona, a Baker Street. La prima cosa che fece fu controllare data e ora.

Erano quasi le 21... del 7 luglio.

Il 7 luglio.

"Questo vuol dire – sussurrò mentre una nuova speranza gli scaldava il cuore – che sono ancora in tempo. Non l'ho perso!"

Sherlock si chiese come fosse possibile. Era stato tutto un sogno? Non ricordava di essere andato a dormire. Gli Spiriti lo avevano riportato indietro nel tempo? Impossibile. Aveva forse... Oh. All'improvviso capì. Non erano passati affatto tre giorni, non aveva sognato, era rimasto chiuso nel suo palazzo mentale per tutto il tempo. Non aveva discusso con John perchè aveva dimenticato il suo compleanno, l'aveva solo immaginato, aveva immaginato tutto, e quelli che a lui erano sembrati tre giorni e tre notti erano in realtà poche ore, trascorse a vagare nei meandri più nascosti della sua mente.

Andò alla finestra, e vide John camminare lungo Baker Street, diretto alla sua festa. Non sapeva se rincorrerlo e baciarlo in strada o se fare qualcosa di ancora più teatrale. Gli serviva un consiglio.

"Signora Hudson! - urlò precipitandosi per le scale - ho bisogno di lei!"

John nel frattempo camminava svogliatamente lungo Baker Street. Poche ore prima, Greg aveva invitato lui e Sherlock a bere qualcosa per festeggiare il suo compleanno (un'ottima occasione per parlare di sentimenti, secondo l'Ispettore), ma ovviamente Sherlock l'aveva ignorato, immerso in chissà quale pensiero.

Come sempre. Ogni cosa sembrava più importante di lui, per il detective. Il dottore sospirò, rassegnato ormai a un amore non corrisposto.

In fondo, cos'altro poteva aspettarsi da Sherlock Holmes?

Dopo una lunga passeggiata (era uscito in anticipo, non ce la faceva più a sopportare l'indifferenza di Sherlock) arrivò al pub indicatogli da Greg, e fu felicemente sorpreso di vedere che lì ad aspettarlo c'erano Greg, mezza Scotland Yard (gli agenti con cui aveva legato di più, o anche solo scambiato qualche parola in quei due anni), Molly (con un nuovo flirt), Mike Stamford, Sarah e altri colleghi dell'ambulatorio, la Signora Hudson, e persino Mycroft e Anthea, e tutti cominciarono a cantare "Tanti auguri a te" non appena lo videro entrare. A John tornò il sorriso, anche se mancava il pezzo più importante per completare il puzzle.

Quella sera al pub suonava una band live, e il concerto stava per iniziare.

"Salve a tutti – disse il giovane cantante – mi dicono che abbiamo un compleanno da festeggiare stasera. Molto bene, facciamo tutti un grande applauso a John Watson, signori e signore!" Un occhio di bue illuminò il dottore, già rosso in vivo, e tutti applaudirono. John sorrise, imbarazzato. Vide poi una figura emergere dal fondo del palco, ma con quella luce non riusciva a capire chi fosse; finché non parlò. Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille. "Bene, grazie, ora posso continuare io" disse rubando la scena al giovane cantante. Quando la luce si spostò, a John mancò il respiro. Sherlock Holmes era sul palco, aveva in mano il violino ed era affascinante come non mai. Indossava un paio di aderentissimi pantaloni neri, e una camicia bianca che sembrava disegnata apposta per far risaltare il suo fisico asciutto. La nuvola di ricci corvini era perfettamente disordinata, e aveva il sorriso più bello e dolce che John avesse mai visto sul suo viso.

Le ragazze presenti nel locale, compresa Molly (il cui accompagnatore sembrava decisamente contrariato), sospirarono e applaudirono in direzione del detective, ma lui sembrava avere occhi soltanto per John, che ricambiava intensamente il suo sguardo.

Senza dire nulla, Sherlock cominciò a suonare il violino. Greg, la signora Hudson, e stranamente, Mycroft, fecero segno a John di avvicinarsi al palco. Sherlock suonava una melodia che John non aveva mai sentito, probabilmente un brano originale, ed era la musica più struggente e romantica che avesse mai sentito, triste ma al tempo stesso dolce, perfetta in ogni accordo.

I minuti passarono, e quando la melodia terminò John dovette ricordarsi di respirare. Anche gli altri si erano avvicinati al palco, e guardavano ora lui, ora Sherlock, che sorrideva raggiante.

"John - disse con la voce che tremava per l'emozione - mio caro John... Io... Io..." l'affascinante detective pareva, strano ma vero, a corto di parole, e allora la signora Hudson gli fece segno di respirare, calmarsi, e proseguire. Sherlock si riscosse, e si schiarì la voce, gli occhi fissi su John.

"Signore e signori, perdonatemi. Mi presento, sono Sherlock Holmes, e sono salito su questo palco perché ho un'importante dichiarazione da fare. Io sono il più sgradevole e maleducato degli ignoranti, lo stronzo più irritante che si possa avere la sfortuna di incontrare. Sono incurante delle virtù, inconsapevole della bellezza, incapace di comprendere il volto della felicità. O almeno, lo ero. E per questo motivo, non mi sarei mai aspettato di diventare il migliore amico di qualcuno. Di certo non il migliore amico dell'essere umano più coraggioso, gentile e saggio che abbia mai avuto la fortuna di incontrare. John, io sono un uomo ridicolo. Mi riscattano soltanto il calore e la costanza del tuo affetto - la signora Hudson cominciò a piangere - John, tu mi hai fatto capire l'importanza dei sentimenti, soprattutto di quelli così forti come quelli che io provo per te. Sei il mio migliore amico, il mio blogger, e io ti amo da morire. - Molly e Anthea cominciarono a piangere - Ti amo, John, ti ho sempre amato e ti amerò per sempre. E il mio regalo per te, in questo giorno speciale, è una promessa: John Hamish Watson, io prometto solennemente, davanti a tutti, di impiegare al massimo i miei sforzi per rendere speciale ogni giorno della tua vita che vorrai trascorrere insieme a me, sperando che questo compensi almeno in parte tutto ciò che tu hai dato a me, da quando ci siamo incontrati."

Terminato il discorso, al pub piangevano tutti. John aveva il sorriso più bello che Sherlock avesse mai visto.

Con un movimento fluido il detective scese dal palco e si avvicinò a John. Per loro in quel momento non esisteva nessun altro, non si accorsero nemmeno del grande occhio di bue che gli puntarono addosso. Fu John a rompere il silenzio.

"Sei davvero la regina del dramma, Sherlock" disse ridendo. Sherlock rise insieme a lui.

Il detective prese il volto del suo dottore tra le mani, e lo baciò dolcemente.

Quando si staccarono, John non aveva idea di quanto tempo fosse passato, né di come mantenere l'equilibrio, a giudicare dallo stato delle sue ginocchia.

Tutti applaudivano, e fu Sherlock a suggerire a John che forse avrebbe dovuto prestare attenzione anche agli altri invitati al suo compleanno.

Fu una serata davvero perfetta. Accompagnato costantemente dallo sguardo perplesso e stupito dei presenti, Sherlock si scusò con tutti (beh, non proprio tutti, non con Anderson ad esempio, ma quello sarebbe stato un autentico miracolo!) per il suo comportamento, giurando di avere più rispetto. Abbracciò perfino suo fratello, dicendogli che gli voleva bene. E quando tutti gli chiesero il motivo di quel cambiamento così repentino e inaspettato, Sherlock rispose loro, fingendosi irritato ma in realtà sorridendo: "Oh, Signore, ma non lo capite che il centro della serata stasera è John, e non io!? Siete tutti così stupidi. Cosa c'è nei vostri piccoli cervelli? Deve essere così noioso!"

John pensò divertito che alcune cose non cambiano mai; mentre altre, per fortuna, lo fanno.

Il dottore non era mai stato così felice com'era in quel momento, circondato dai suoi amici più cari e stretto tra le braccia dell'uomo che amava.

"Eh sì – pensò Sherlock osservando le persone intorno a lui – in fondo ne vale davvero la pena."

Fine.


NdA: Fiuuuuuu eccoci arrivati alla fine della storia :) volevo solo ringraziare la mitica DanzaNelFuoco per aver betato la storia, per il "tutorial" e per tutti i preziosi consigli :) e scusa ancora se ti ho rotto le scatole, cara :*
grazie anche a chiunque ha speso parte del suo tempo per leggere tutto ciò, se volete farmi sapere cosa ne pensate o anche solo tirarmi pomodori contattatemi pure o recensite la storia :) baci baci e alla prossima!  

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Raykha