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Autore: Claudiac91    11/02/2016    1 recensioni
Anko Saito, trasferitasi col padre nella Prefettura di Kanagawa, si ritroverà ad affrontare una nuova vita. Scappando da vicende piuttosto dolorose, avrà a che fare con una nuova scuola, nuove conoscenze senza però mai allontanarsi dall'amore della sua vita : il basket.
Genere: Drammatico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akira Sendoh, Hanamichi Sakuragi, Hisashi Mitsui, Kaede Rukawa, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Tante volte nella sua vita Anko si era ritrovata a convincersi quanto affascinasse il potere dei soldi. Bastava osservare il comportamento del suo nuovo preside che fin troppo cordiale, offriva thè e biscotti a lei ed al padre, il quale spiegava il motivo per cui la figlia si fosse iscritta all’istituto in ritardo.
 
- Cose che capitano – aveva affermato il preside ridendo appena, mentre serviva altro thè nella tazza ancora fumante di Daisuke. Quest’ultimo oltre a pagare la mora per il ritardo dell’iscrizione, aveva aggiunto una generosa offerta per la struttura, al punto che si era procurato il favore del dirigente e non solo.
 
La ragazza alzò gli occhi al cielo, poi il suo sguardo si concentrò al di fuori della finestra.
 
Quel mattino dopo il suo arrivo, era grigio e velato di nuvole scure. Non era un imput necessario per l’inizio della prima giornata della sua nuova vita. I suoi occhi scrutavano al di là delle nuvole alla ricerca di un minimo raggio di sole, per poter alleggerire la tensione. Da quando era entrata in auto con suo padre, diretti in direzione della nuova scuola, non aveva proferito parola. Poche volte le era capitato di sentirsi agitata e nella maggior parte dei casi sempre prima di una partita importante. La sua vita a Tokyo era stata facile, nonostante i problemi in famiglia. Nel lusso totale, aveva sempre posseduto un carattere spavaldo e diretto che le permetteva di auto elevarsi al di sopra delle altre persone. Quest’ultime inoltre le davano lo sprono necessario per comportarsi come una ragazzina ricca, viziata e desiderata. Il suo aspetto esteriore l’aveva aiutata molto per la popolarità e non mancava occasione in cui non era al centro dell’ attenzione. Si era ritrovata ragazzi di ogni genere ed età alle calcagna pronte a corteggiarla o ad accontentare un suo capriccio. Zerbini non le erano mancati. Obiettivamente parlando, non passava inosservata. Nonostante la pelle bianca, i suoi lunghi capelli neri e gli occhi verdi e col taglio a mandorla incorniciavano perfettamente il suo viso sottile ed apparentemente ingenuo. Avendo sempre praticato il basket, aveva formato col tempo un fisico snello e slanciato, grazie anche alle lunghe gambe che si ritrovava, coperte quella mattina dalla gonna blu della sua nuova divisa. Non era male se non fosse stato per quell’enorme e fastidioso fiocco rosso che le arrivava quasi in gola. Sbuffando e distogliendo gli occhi dal cielo, cercò di allargare il nodo.
 
- Sei tesa? – le chiese suo padre che le regalò un rapido sguardo per poi tornare ad osservare in direzione della strada.
 
Anko sospirò – Un po’ – rispose, lasciando perdere il fiocco e guardando fuori dal finestrino.
 
- Non è da te – aggiunse Daisuke abbozzando un sorriso.
 
La figlia fece spallucce senza aggiungere altro. Pochi minuti dopo, l’auto entrò nel vialetto della nuova ed immensa scuola. Gli occhi di Anko vagavano qua e là studiando l’edificio bianco che spiccava distinguendosi dal cielo grigio. Vi erano pochissimi studenti in giro, dato l’orario.
 
Bruttina..” pensò. O forse era il suo pessimismo a farle pensare in tal modo.
 
Suo padre parcheggiò nello spazio concesso alle auto ed una volta spento il motore scese dall’auto. Stesso gesto non compì la ragazza che, a braccia incrociate, rimase seduta al suo posto ancora con la cintura allacciata. Girando intorno alla macchina, Daisuke le aprì la portiera e le regalò un sorriso incoraggiante. In fondo ci godeva a vederla in quello stato. Era sempre stata fin troppo sicura e un brivido di paura o tensione le avrebbe fatto bene.
 
Per qualche minuto padre e figlia si fissarono senza battere ciglio. Poi con un sospiro, Anko scese dall’auto ed afferrò la borsa ai suoi piedi. Daisuke chiuse la macchina, circondò le spalle della figlia e si avviarono insieme all’entrata. Solitamente la ragazza aveva un passo svelto, ma quel mattino le gambe sembravano pensanti come macigni. Se non fosse stato che suo padre la stesse praticamente trascinando con sé.
 
Compiuto il passo decisivo per entrare nell’edificio, un uomo di bassa statura e piuttosto anzianotto si avvicinò alla coppia chiedendo al padre di cosa aveva bisogno. Dopo che gli fu spiegato rapidamente, l’uomo li condusse a passo decisamente lento nell’ufficio del preside.
 
E così Anko si ritrovò seduta in un ufficio da quattro soldi al fianco di suo padre che discuteva amichevolmente col preside e il suo vice, mentre sorseggiavano il thè come se fossero amici da una vita. Al suono della prima campanella la loro chiacchierata s’interruppe.
 
Il preside alzò lo sguardo verso l’orologio appeso che batteva l’inizio della prima ora di lezione.
 
- Come vola il tempo quando si sta bene in compagnia!- esclamò alzandosi e provocando le risa del vice preside e di Daisuke.
 
- Vice preside accompagni la signorina nella sua aula – aggiunse l’uomo consegnando dei fogli alla ragazza e stringendo calorosamente la mano di Daisuke.
 
- Spero che mia figlia si troverà bene qui – affermò quest’ultimo sorridendo cordiale. Ma più che un’affermazione di speranza, Anko leggeva tra le righe un avvertimento…
 
- Senza dubbio! Senza dubbio! – cantilenò il preside con una leggera nota di preoccupazione.
 
Dopo varie e futili cerimonie, Anko, suo padre e il vicepreside uscirono dall’ufficio.
 
- Passo dopo le lezioni per l’appuntamento con Anzai – la informò il padre che senza aspettare risposta le schioccò un tenero bacio sul capo per poi darle le spalle ed avviarsi nel corridoio opposto.
 
Con un sospiro, Anko seguì il vicepreside in direzione della nuova classe. La prima lezione era già cominciata e l’insegnante che si ritrovava ad esercitare il suo compito fu interrotto dallo bussare del vicepreside, che entrò senza attendere permessi ed annunciò l’arrivo della nuova allieva.
 
La ragazza strinse maggiormente il manico della borsa e i fogli premuti sul petto. Abbozzò un sorriso ed entrò mogia mentre il professore presentava alla classe la nuova compagna. Quattro ragazze confabularono tra loro, mentre due ragazzi si scambiarono un sorriso malizioso.
 
- Si accomodi al banco vuoto – le consigliò il professore gentilmente.
 
Senza dire nulla Anko si diresse a passo svelto verso il banco privo di proprietario cercando di ignorare i sussulti che man mano si facevano spazio in aula.
 
Si accomodò prendendo l’occorrente dalla borsa, quando d’un tratto il professore la richiamò.
Alzò lo sguardo sull’uomo inarcando un sopracciglio – Si?- chiese infastidita di ritrovarsi nuovamente al centro dell’attenzione dal momento che tutti si erano voltati per fissarla.
 
- Mi scusi signorina Saito, dal momento che si ritrova lì potrebbe svegliare il signor Rukawa al suo fianco?- chiese quello con ironia, fissando in malo modo l’interessato al suo fianco.
 
Qualcuno rise, qualcun altro sospirò sognante.
 
Lentamente Anko si voltò alla sua destra constatando che nel bianco di fianco c’era un ragazzo che dormiva con la testa praticamente schiacciata alla superficie in legno, ignaro di tutto quello che stava succedendo. Doveva essere piuttosto alto dal momento che non sembrava poi così comodo in quel banco minuscolo a confronto. La pelle era bianchissima in netto contrasto coi capelli lisci e neri. Dormiva beato e per un momento Anko pensò che sarebbe stato un peccato svegliarlo, ma acconsentì alla richiesta del professore con un “certo” ed allungò una mano per dare una leggera pacca sulla spalla dello sconosciuto. Dopo il secondo tentativo questi non dava segni di risveglio, così decise di dargli un forte pizzico sulla guancia che pare destarlo, dal momento che afferrò improvvisamente il suo polso facendo sobbalzare lei e chi stava assistendo alla scenetta.
 
Il tizio chiamato Rukawa alzò di poco la testa aprendo gli occhi. Inizialmente sembravano neri, poi man mano che riprendevano lucidità questi presentavano un azzurro cristallino. Era piuttosto carino, ma il viso assonnato pareva impassibile al punto da non trasmettere alcuna emozione. Sbattè un paio di volte le palpebre, poi mollò il polso di Anko e ricominciò a dormire, sbattendo rumorosamente la testa sul banco.
 
Gli altri ragazzi scoppiarono in una fragorosa risata, mentre il professore scuotendo il capo cominciò a sfogliare il suo libro. Anko restò immobilizzata al suo posto col polso ancora penzolante.
 
Che personaggio…
 
***
 
Dovette ammettere al suonare dell’ultima campanella che il primo giorno scolastico non era andato poi così male. La maggior parte degli alunni presenti in quella classe si erano avvicinati a lei piuttosto curiosi. Le quattro ragazze che avevano confabulato tra loro la invitarono anche a pranzo e quella accettò di buon grado. Per un pizzico il suo vecchio alter ego era salito a galla, ma questi sprofondava ogni volta che il suo sguardo cadeva sull’inquietante ragazzo al suo fianco. Dopo aver passato le prime tre ore a dormire, aveva seguito silenziosamente tutto il resto delle lezioni senza mai dire una sola parola o dare cenni al suo fianco. Quando la campanella suonò, questi si alzò di scatto prendendo le sue cose e dirigendosi a passo svelto al di fuori dell’aula. Anko notò che una ragazza lo osservò per un momento maliziosa. Obiettivamente era bello. Ma a lei metteva inquietudine. Si alzò, prese la borsa e salutò qualche compagno per poi uscire dall’aula. Scesa al piano terra si era ritrovata, come si aspettava, suo padre che l’attendeva. Insieme, guidati dallo stesso uomo di quel mattino, si diressero nell’ufficio di Anzai, situato al fianco dello spogliatoio della squadra di basket. Da lontano si potevano ascoltare all’interno di questa risa e schiamazzi. Il collaboratore scolastico bussò alla porta e senza aspettare l’aprì facendo cenno alla famiglia Saito di entrare. Dopodichè si congedò senza aggiungere altro. Daisuke entrò per primo esclamando un   “buon pomeriggio”. Anko semi nascosta dietro di lui gettò l’occhio sull’uomo seduto comodamente dietro la propria scrivania. Sgranò gli occhi quando si accorse dello status fisico di quello. Si era aspettata un uomo di bell’aspetto e col fisico ancora asciutto e snello nonostante l’età. Invece quello che le stava stringendo la mano con familiarità era la copia esatta di Babbo Natale. A bocca aperta e perplessa, sbatteva le palpebre chiedendo se quell’uomo era davvero uno degli uomini più temuti e rispettati nella storia del basket giapponese. Obeso nel vero senso della parola, portava capelli e baffi grigi. La testa era così grossa che avrebbe potuto tranquillamente giocarci e tirare a canestro. Come aveva fatto un campione di fama nazionale a lasciarsi andare in quel modo? Capendo lo stupore della ragazza, il signor Anzai emise una strana risata come “ oh oh oh” , mettendo seriamente nella testa di quella il dubbio di essere il vero sosia di Babbo Natale. Se non Babbo Natale stesso. Mentre il padre discuteva con l’anziano con tranquillità, nella sua testa una sola domanda prevaleva a tutti i pensieri.
 
Dove sono finita?
 
Scosse di poco il capo e si passò una mano tra i lunghi capelli neri. Emise un profondo respiro e posò lo sguardo sui due uomini, cercando di comprendere a che punto era arrivata la loro conversazione.
 
- Purtroppo- affermò Anzai – le squadre miste non sono ancora accettate nelle scuole. Tuttavia potrei inserire comunque sua figlia in squadra al fianco della manager. -
 
Anko inarcò un sopracciglio. Fare la raccattapalle della manager non era una delle sue ambizioni. Essendo sempre stata abituata al gioco, le risultava difficile immaginarsi in un ruolo simile a quello della manager. Pensò alle parole di suo padre dette la sera precedente. Le sue scelte comportavano delle conseguenze. E quelle conseguenze stavano nel lasciar perdere il gioco e l’idea di giocare nella squadra femminile nell’istituto privato che le era stato trovato. Se per restare con suo padre a Kanagawa comportava fare la raccattapalle…beh l’avrebbe fatto. Anche se a malincuore. Ma allo stesso tempo una minuscola parte di lei avrebbe fatto di nuovo le valigie e sarebbe scappata a Tokyo a gambe levate.
 
- Anko cose ne pensi? – le chiese suo padre interrompendo i suoi pensieri.
 
La figlia fece spallucce scuotendo il capo.
 
Daisuke sospirò per tornare a rivolgersi all’allenatore che scrutava la ragazza attraverso le sue lenti trasparenti.
 
- Credo che vada bene qualsiasi cosa che sia legata al basket – affermò.
 
Anzai annuì – Peccato – affermò continuando a squadrarla attentamente – Rinunciare al gioco per accontentarsi –
 
Anko strinse i pugni. Ma che diamine ne voleva sapere quel vecchio del suo sacrificio?
 
Stava per ribattere quando il mister con un sorriso gentile accolse una persona che stava entrando in quel momento nell’ufficio. Anko si voltò stupita ritrovandosi davanti una ragazza, più bassa di lei, con la tuta e lunghi capelli ricci raccolti in una bassa coda. Il capo era coperto da un capellino messo al contrario. Il viso sottile e candido presentava le labbra carnose e schiuse per lo stupore. Gli occhi castani e dello stesso colore dei capelli la fissavano curiosi.
 
- Signor Saito e signorina – disse Anzai – vi presento Ayako la manager della squadra –
 
Anko e suo padre fecero un breve inchino e la manager ricambiò sorridendo appena.
 
- Mi scusi signore – disse – non pensavo che fosse impegnato -
 
Anzai si alzò e Anko dovette chiedere forza a tutti i santi per non urlare dall’orrore. Il mister era persino più basso della manager.
 
- Arrivi in un momento adatto – ribattè quello – Da questo momento la signorina Saito ti aiuterà -
 
Daisuke sorrise compiaciuto stringendo nuovamente la mano di Anzai e ringraziandolo. La ragazza chiamata Ayako guardò nuovamente Anko sorridendole cordiale
 
- Una mano in più non fa male – affermò facendole l’occhiolino.
 
Lievemente imbarazzata, non aspettandosi un gesto del genere, Anko le regalò un timido sorriso. Al suo posto avrebbe sbraitato contro il mister affermando che il ruolo poteva essere ricoperto solo da lei stessa. Forse lì avrebbe dovuto imparare molte cose…
 
- I ragazzi sono pronti per l’allenamento – aggiunse qualche secondo dopo Ayako rivolgendosi al mister. Quest’ultimo annuì e le ordinò di cominciare l’allenamento e che sarebbe arrivato a breve. La manager annuì e stava per dirigersi fuori dall’ufficio quando di colpo si bloccò per voltarsi verso Anko.
 
- E tu non vieni? – le chiese come se fosse logico.
 
Anko guardò per un istante il padre che annuì sorridendole incoraggiante. Poi annuendo anch’essa sorrise ad Ayako che ricambiò e la seguì fuori dall’ufficio.
 
- All’inizio avrai seriamente voglia di scappare – affermò la manager mentre procedeva lungo il corridoio – Ma poi vedrai che ti piaceranno -
 
Anko si limitò a sospirare. Giunte in palestra, prima di mettere piede sulla superficie in legno, si tolse le scarpe posandole accuratamente in un angolo vicino alla panchina.
 
Quando rialzò lo sguardo, trovò poco distante Rukawa che la stava fissando con la stessa espressione sbalordita con la quale lo osservava a sua volta
 
- Sei del club di basket?- domandò indicandolo con l’indice
 
- Vi conoscete? – le chiese Ayako.
 
Sia Anko che Rukawa annuirono – Compagni di classe – affermò la prima facendo spallucce
 
Il ragazzo se ne uscì con un solo – mh…- e non aggiunse altro, dirigendosi a centro campo e cominciando a palleggiare da solo.
 
Anko inarcò un sopracciglio. Era talmente disinteressato che non si era chiesto minimamente cosa facesse lì.
 
Un colosso attirò la sua attenzione. Trasalii ritrovandosi un ragazzo altissimo con la carnagione scura e i capelli neri, che la fissava dall’alto in basso con fare autoritario. Al suo fianco un ragazzo più basso ma che Anko avrebbe raggiunto in altezza se si fosse alzata sulle punte, sorrideva gentile. Portava un paio di occhiali e i capelli castani.
 
- Capitano – intervenne Ayako rivolgendosi al colosso – Abbiamo un nuovo acquisto. Anko Saito -
 
- Una nuova manager? – chiese il capitano allungando una mano e stringendo quella di Anko – Piacere, Takenori Akagi -
 
Prolungò la stretta dal momento che notò dei calli e due cerotti accuratamente posati sul medio e l’indice.
 
- Tu giochi? – le domandò lievemente confuso. Anko scosse il capo sorridendo appena
 
- Non più – si limitò a rispondere – Almeno per ora -
 
Sia Akagi che Ayako la osservaono per un momento sbalorditi dal tipo di affermazione fatto. Il ragazzo che affiancava il capitano si avvicinò presentandosi
 
- Kiminobu Kogure – disse mantenendo il suo sorriso – Cosa ti porta qui? -
 
Grattandosi il capo e trovandosi in difficoltà, Anko non riusciva a trovare le parole adatte per spiegare loro il suo nuovo ruolo in quella squadra.
 
- Mi aiuterà – intervenne Ayako con sicurezza – Diciamo una sorta di aiuto manager -
 
E detto ciò tornò ad osservarla per rifarle un occhiolino d’incoraggiamento.
 
Le guance di Anko si colorarono di poco e le regalò un sorriso come per ringraziarla.
 
- Un aiuto in più non guasta per tenere  a freno queste teste calde ora che è tornato anche Miyagi -
aggiunse Kogure
 
L’affermazione fatta da quello che doveva essere il vice capitano lasciò Anko perplessa.
 
Che intendeva?
 
- Ascoltate tutti! – esclamò Akagi rivolgendosi ai ragazzi presenti in campo invitandoli ad avvicinarsi.
 
Quando tutti o quasi, dato che Rukawa rimase un po’ più in disparte, si avvicinarono, gli occhi caddero su Anko. In altre circostanze si sarebbe sentita lusingata e spavalda, ma quella era un’altra situazione. Possibile che era diventata così intimorita?
 
- Lei è Anko Saito – affermò il capitano indicandola brevemente – Da questo momento aiuterà la squadra insieme ad Ayako. Cercate di comportarvi bene o vi schiaccio con un solo piede!-
 
La ragazza sospirò. Per arrivare a minacciarli, dovevano trattarsi seriamente di teste calde. Eppure notando i loro volti sembravano tranquilli. Più di tutti Rukawa che se ne stava più distante osservandola con fare indifferente. Il capitano si voltò e sorridendole la incoraggiò per dire qualcosa.
 
Colta alla sprovvista, Anko fece un passo in avanti. Il rossore sulle sue guance aumentò di poco e si maledì per quel suo sembrare imbarazzata. La ragazza di Tokyo,qualche mese fa, avrebbe come minimo ancheggiato passandosi una mano tra i capelli con fare snob. Ma lei non era più nella capitale. Era a Kanagawa. E questo che stava a sottolineare la grande differenza, non lo dimenticava mai. Salutò educatamente, ricevendo subito risposta e qualche cenno amichevole. Perisno Rukawa fece un cenno del capo in sua direzione. Rincuorata dall’approccio, stava per aggiungere che veniva da Tokyo e che solo quella mattina era arrivata allo Shohoku, quando d’improvviso la porta secondaria si spalancò. Stupita quanto gli altri si voltò in direzione di quella, sgranando gli occhi.
 
Due ragazzi, che differivano per altezza, se ne stavano all’erta con uno sguardo serio in direzione del canestro. Uno era piuttosto alto, con una folta chioma di capelli rossi che balzavano agli occhi come un pugno. Olivastro di pelle, il suo colorito andava a scontrarsi con la canotta blu e i pantaloncini bianchi che indossava. L’altro era alto almeno quanto lei, se non qualche centimetro in più. Di carnagione scura, e i capelli castani, di un taglio particolare. Rasati sulla nuca e ripieni di ciuffi al centro del capo. L’orecchino che portava sul lobo, splendeva in lontananza. D’un tratto si abbracciarono e con le lacrime agli occhi, strinsero di più la loro amichevole unione.
 
- Puoi contare su di me Hanamichi! – esclamò il bassino, con un tono serio e deciso.
 
- Si! – ribattè il rosso – E tu su di me Miyagi! -
 
Qualcuno sbalordito fece cadere la palla per terra.
 
- Non riesco a capire… - borbottò Akagi guardando i due ragazzi con un’espressione mista al timore e all’incredulo.
 
- Ma che diavolo è successo? – sbottò invece Ayako che manteneva la stessa espressione del capitano.
 
- Hanamichi – continuò il basketman chiamato Miyagi – Ricordati che almeno il basket ce l’abbiamo! -
 
- Si hai ragione Miyagi! – affermò il ragazzo più strano che gli occhi sgranati di Anko avessero mai visto. L’altro non doveva avere tutte le rotelle in fila, ma il rossino le dava l’impressione di essere uno strampalato.
 
- Ecco una coppia di imbecilli… - commentò Rukawa sospirando pesantemente.
 
Stupita Anko si voltò nella sua direzione. E per poco non scoppiava a ridere per la buffa espressione che aveva assunto.
 
- E tu stai zitto Volpe! – sbottò il rossino indicandolo con l’indice assumendo un atteggiamento minaccioso.
 
Gli occhi di Anko tornarono a posarsi sul ragazzo chiamato Hanamichi, nuovamente sgranati per lo stupore.
 
- ADESSO BASTA E FILATE AD ALLENARVI!-
 
La ragazza sobbalzò per l’acuto che la manager cacciò, insieme ad un ventaglio bianco sbucato da chissà dove.
 
Miyagi arrossì acconsentendo agli ordini con un “si Ayakuccia”, mentre Hanamichi si procurò un bernoccolo grazie all’arma di Ayako.
Se prima Anko aveva brevemente riso grazie a Rukawa, in quel momento guardava sconcertata tutta la scenetta venutasi a creare. Nella sua testa una sola domanda : dove sono finita?
 
 
 
 
 
*** Continua ***
 
Ed ecco pronto anche il secondo capitolo! Innanzitutto voglio ringraziare coloro che hanno inserito tra i seguiti e i preferiti questa storia, ma un ringraziamento particolare a Red_ Amortentia, per aver anche recensito e per le sue splendide parole. Spero di ricevere qualche altro commento in seguito! Come seconda cosa, da come avete letto la nuova avventura del mio personaggio sta per cominciare e da chi ha seguito l’anime o letto il manga sa in quale punto ci troviamo. Questo perché seguirò attentamente il percorso della storia originale di Slam Dunk, modificando giusto quel che è necessario per la mia storia. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Un bacio a
   
 
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