CAPITOLO 9
Rimasi sveglia tutta la notte cercando
di dare un senso a
quello che avevo visto. Helena non poteva essere un vampiro, quindi mi
stavo
sicuramente sbagliando. Eravamo cresciute insieme, non poteva essere
immortale,
mangiava, le piaceva l'aglio da morire, stava al sole, abbiamo abitato
in California, uno degli stati più assolati degli Stati Uniti,
per anni!
Il mattino dopo mi alzai prima di lei, mi vestii e scesi giù
in cucina. Mio padre lavorava al pc, cose di lavoro suppongo.
“ehi Bells, buongiorno! Ti senti bene, hai bisogno di
qualcosa?” Sembrava preoccupato.
Sbuffai. “Non ho il colera, mi sono solo svegliata presto
papà”.
Lui rise. “L’ultima volta che ti sei svegliata così presto
avevi la varicella”. Me lo ricordo, Helena ne era stata miracolata nonostante
non l’avesse mai avuta e fosse stata con me praticamente tutto il tempo a fare
impacchi e misurare la febbre.
Non la riconoscevo più; era la persona che pensavo di
conoscere meglio, come le mie tasche. Sapevo tutto di lei e ora, dopo sedici
anni, vengo a conoscenza di cose inimmaginabili sul suo conto. Mi sedetti
accanto a mio padre.
“Papà, Helena non ti sembra diversa? Strana?” gli chiesi.
“Non più del solito. Insomma, è triste e pensierosa ma è
sempre lei. Perché?”
“Non so. Ecco, credo di essermi appena resa conto che siamo
così… diverse. Non ci assomigliamo per nulla, forse sta venendo solo fuori
questa parte dei nostri caratteri. O forse sono io a essere tesa e stanca”
Questi sogni, o meglio un unico sogno, continuava a perseguitarmi imperterrito
e forse mi immaginavo le cose.
Lui sospirò e si rattristò. “Bells, credo sia giunto il
momento di parlare di una cosa che io e tua madre ci teniamo dentro da anni. Ma
ho bisogno che tu mi prometta che non cambierà niente nelle nostre vite.”
Oddio, che era successo? “Certo papà, sei in una botte di
ferro con me”.
“Ecco, Bella, Helena è stata adottata”.
Rimasi di stucco, con la bocca aperta per almeno due minuti.
Ecco perché eravamo così diverse e non ci accomunava nulla!
“E lei… lo sa?” gli chiesi.
Annuì, guardandomi di sottecchi. “Glielo abbiamo detto
quando era piccola, ma lei rispose che sapeva già. Che lo aveva capito
guardandoci. E ci fece promettere di non dirti nulla, voleva che tu la
considerassi una vera sorella”
“Ma lo avrei fatto comunque!” Ero scioccata.
“Lo so Bells, ma era così seria con quel faccino paffuto che
non abbiamo potuto dirle di no. Aveva solo sette anni!”
“Aspetta, cosa?” Quasi mi misi ad urlare. Sette anni?!? “è
con noi da solo 9 anni?”
“No da 12” rispose mio padre, facendosi piccolo piccolo. Ero
completamente scioccata. Mia sorella, che credevo mia coetanea, aveva 3 anni in
più di me. Non avevo mai pensato che ci fosse qualcosa di strano nella nostra
età. Mi alzai.
“Faccio un giro in giardino” Mio padre annuii, mesto.
L’aria fresca mi fece riprendere. Alcune lacrime mi scesero,
involontarie. Mi sentivo tradita.
“Ehi Bella!” mi voltai. Edward si stava avvicinando,
sorridendo. Io abbassai lo sguardo e sussurrai: “che ci fai qui?” lui si
incupì.
“Non volevo disturbarti. Ero nei paraggi, una passeggiata
all’alba per rinfrescare le idee”
“Mi piace l’alba, ma preferisco il crepuscolo” lui annuì,
concorde, sorridendomi.
“Posso chiederti, se non sono indiscreto, che cosa ti ha
turbato così tanto?” com’era formale. Ma io potevo fidarmi di lui, raccontargli
i segreti più profondi della mia famiglia? In quel momento decisi di sì, non mi
ero mai fidata così d’impatto di una persona e nonostante non capissi che cosa
fossero, quale fosse la loro natura, Edward mi ispirava calma e serenità. In
questo momento mi fidavo più di lui che di mia sorella.
“Ho scoperto che Helena è stata adottata e che ha tre anni
in più di me” mi sedetti su un tronco. Il giardino ormai aveva lasciato il
posto alla boscaglia. “Pensavo di conoscerla meglio di quanto conoscessi me
stessa, mi fidavo ciecamente di lei, e ora… è come se avessi perso ogni
appiglio alla mia vita. Come se fossi alla deriva.” Incominciai a piangere,
questa cosa mi aveva stravolto. “Lei era solo una bambina, eppure non ha voluto
per tutti questi anni che io sapessi che lei non era mia sorella biologica. Mi
sento così ferita…” Edward sospirò e si sedette accanto a me. “Bella, non è
cambiato nulla, lei ti ha voluto subito bene come se fossi sua sorella
biologica e tu hai fatto lo stesso”. Mi sfiorò la guancia, era fredda come la
neve.
Scoppiai. “Vogliamo parlare di te allora? Di tutta la tua
famiglia?” Il suo sguardo si incupì.
“Cosa vorresti dire?”
“Siete diversi… strani. Ho una teoria”
“Avresti voglia di parlarmene?”
“è imbarazzante!”
“Suvvia, ce la puoi fare” arrossii.
“Ecco, in questi giorni ho notato i tuoi cambiamenti d’umore
continui e il colore cangiante degli occhi. Sei super veloce e super forte. E
ho iniziato a pensare che fossi” sospirai
“Dillo. Ad alta voce”
“un vampiro” ecco, l’ho detto. Non si torna più indietro.
Rimasi zitta per un po’.
“cosa pensi? È così frustante non saperlo”
“Perché dovresti? I pensieri sono i miei.” Lui alzò le
spalle, a mo’ di scuse.
“Pensavo che non m’importa in realtà cosa sei, mi da più
fastidio non riuscire a capire. Tu mi piaci, molto. E sono sicura che tu sia
una delle persone migliori che io abbia mai conosciuto” spostai una ciocca di
capelli con la mano.
“Devo andare” e si volatilizzò. Nel vero senso della parola.
Iniziai a camminare per tornare indietro. Questo non era la
conferma di tutti i miei dubbi, tutte le domande che mi ero posta? Un vampiro…
impossibile anche solo crederci.
Eppure non mi importava, davvero. Sentivo di conoscere
Edward da sempre, come se ci fosse un filo che ci legasse. Ora che avevo
trovato qualcuno che mi interessasse davvero, non volevo lasciarlo, a meno che
non fosse davvero pericoloso. E lui non aveva mai dato prova di esserlo, anzi
mi aveva salvata.
Con tutti questi pensieri in testa mi ritrovai al limitare
della boscaglia con il giardino di casa. Ed è lì che lo vidi, per la seconda
volta.
Era immenso. Un lupo nero come la pece con la bava che
usciva dalla bocca. Non avevo mai immaginato che esistessero lupi di quelle
dimensioni. Si stava avvicinando lentamente, quasi non volesse spaventarmi.
Magicamente come se n’era andato, fu così che riapparve
Edward in tutto il suo splendore, ringhiando. Sì, ringhiando! Speravo di essere
in un incubo, la parte razionale del mio cervello stentava a credere in tutto
questo.
“Lasciala stare” gridò Edward.
“Non ne ha bisogno, la proteggiamo noi!”
“Non le farò del male Sam!” ma con chi sta parlando? E la
risposta arrivò fulminea. Il lupo?!?
“Glielo riferirò” e il lupo se ne andò.
Guardai Edward negli occhi, neri come la pece. Tutto questo era troppo per me. Mi avvicinai a lui e caddi fra le sue braccia.
NOTE AUTRICE
Si, lo so, sono in mostruoso ritardo. Forse complice anche il fatto che mi intristiva non ricevere commenti, ho smesso di pubblicare.
Vi ho fatto attendere certo, ma questo è un capitolo bello tosto! Helena è adottata e Bella ha capito che c'è qualcosa che non va... chissà cosa succederà ora!
Vi lascio con una domandina, che a 10 anni dalla pubblicazione del libro che ispira me e milioni di altre lettrici, mi sembra d'obbligo: avete letto Life and Death? Che ve n'è parso?
Recensite, mi raccomando!
Baci ese96