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Autore: luley0    11/02/2016    1 recensioni
Dall'esterno chiunque direbbe che Emma e Louis non c'entrano nulla l'una con l'altro, frequentano ambienti diversi, hanno caratteri diversi e alle spalle situazioni familiari all'apparenza opposte. Lui quasi non sa che lei esiste e conduce una vita invidiabile e serena. Emma invece si perde a guardarlo giocare nel campetto della scuola, attenta a non far trasparire i suoi sentimenti. Quasi per caso, e con una naturalezza inaspettata, i due si avvicinano fino a diventare inseparabili durante gli anni. Eppure la vita è strana, tanto da capovolgere le situazioni, e Louis potrebbe capire troppo tardi di provare qualcosa per Emma.
"Emma non vantava una collezione di bei ricordi, al contrario - tutto ciò che teneva ben saldo nella sua mente erano le lunghe assenze di un padre di cui a stento ricordava la sagoma, le promesse non mantenute di una madre alcolizzata, le urla e una serie di flash agonizzanti e confusi di cui non voleva più aver memoria. Tra tutte le brutte esperienze, però, Emma era stata fortunata in qualcosa. Per caso, lungo il percorso, aveva trovato qualcuno che le volesse bene e la proteggesse."
*Spin-off di Ho sentito parlare di Ho sentito parlare*
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 3

Tra tutti i mesi dell'anno Emma aveva una vera e propria predilezione per Aprile, non tanto perché il tempo iniziava ad essere meno rigido – per quel che valeva l'espressione 'meno rigido' nella Greater Manchester – e le giornate leggermente più lunghe, piuttosto per il fatto che era il mese in cui alla facoltà di Economia manageriale frequentata da Louis davano due settimane di pausa dai corsi per gli esami di metà semestre.

E Louis riusciva sempre a tornare per una settimana a Stockport.

Quindi Emma aveva iniziato ad aspettare la metà di Aprile quasi come una bambina aspettava il giorno di Natale.

Non aveva ancora superato del tutto la sua cotta per Louis, sebbene avesse provato in tutti modi di assopirla. Soprattutto da quando aveva iniziato ad uscire con Luke, che aveva conosciuto nel locale dove lavorava durante i fine settimana.

Luke era la cosa che più si avvicinava ad un 'ragazzo' che Emma avesse mai avuto. Lei aveva appena sedici anni, mentre Luke ne aveva ventidue. Il loro rapporto non era stato propriamente definito, c'era stato qualche bacio. Qualche bacio spinto, per la verità. Ma nulla di più, ed Emma non aveva intenzione di andare oltre. Anzi, ne era spaventata. La situazione le era scappata di mano, e al lavoro aveva preso quasi ad evitarlo.

Il ritorno di Louis, però, la metteva di buon umore e il fatto di non poterlo pensare come più di un amico non era più così doloroso.

Forse stava avendo conferma del detto 'lontano dagli occhi, lontano dal cuore', ma in quel momento le bastava sapere di poter passare del tempo con lui.

«Dove hai detto che lavori?»

«Quel pub vicino alla pensilina del padre di Matt, sicuramente ci sei già stato»

«No, ok... non puoi lavorare lì»

Louis fu categorico, come se avesse totale voce in capitolo sulla questione.

«Non ti ho chiesto se posso»

«Ecco che inizia il predicozzo»

Reese si avvicinò al suo divano, con una cesta colma di tulle e nastri di ogni colore. Lei e Sophia si stavano occupando delle decorazioni del ballo di primavera della scuola. Lo definivano 'il festival del trash', ma per aver chiacchierato troppo nell'ora di storia si erano aggiudicate la mansione di infiocchettatrici di nastri.

«Però Louis ha ragione, Em. Quel posto è frequentato da gente poco raccomandabile»

Louis aveva ancora lo sguardo fisso in quello di Em, e sembrò troppo pensieroso per sentirsi sollevato dall'avere Sophia dalla sua parte.

«Sono due maledettissimi giorni a settimana – brontolò la mora – e devo lavorare»

«Fino a che ora lavori?» il ragazzo continuò il suo interrogatorio.

«Dipende dalla gente che c'è» rimase vaga lei.

«Anche le cinque di mattina» intervenne Sophia, calandosi nei gravosi panni della ragazzina spocchiosa che punta subito il dito contro. In fondo però era per il bene della sua amica.

«Non esiste, non ci andrai più» Louis si alzò dal divano con uno scatto.

«Sei per caso venuto qui a dettare legge? – alzò i toni Em – continuerò a lavorare lì, che ti piaccia o no»

No, a Louis non piaceva affatto.

Sapeva della situazione di Emma a casa, nel tempo lei si era confidata con lui, gli aveva parlato della madre, del suo problema con l'alcoolismo, del padre che se n'era andato quando ancora era troppo piccola per far sì che i volti le si fissassero bene nella memoria.

Louis sapeva anche del desiderio di Em di frequentare la scuola di legge, e di come cercasse di mettere da parte i soldi per far diventare quel sogno realtà. L'ammirava, davvero tanto. E per questo era tornato giusto in tempo per il suo compleanno, che cadeva il 20 Aprile. Avrebbe compiuto diciassette anni, Em, e lui avrebbe preso al balzo l'occasione per farle un regalo speciale.

«Si può sapere che ci fai qui?»

Ad Emma quasi prese un colpo quando lo vide seduto al bancone del locale. E Louis non poté trattenere un mezzo ghigno di compiacimento per la reazione.

«Vorrei ordinare una birra doppio malt-»

«Vattene»

In realtà ad Em era saltato il cuore in gola quando l'aveva visto, ma allo stesso tempo non voleva che lui la vedesse lì. Esattamente per tre motivi.

1 – il suo capo

2 – il tipo di clienti che le si presentavano

3 – Luke

Eppure tutto ciò che poteva accadere accadde.

«Emma, abbassa un po' quella scollatura e sii più carina con i clienti! I ragazzi del tavolo sei si sono lamentati della... tua poca disponibilità»

Per poco non si sentì morire quando il primo motivo delle sue paure si piantò davanti al bancone, proprio vicino a Lou, nel suo metro e sessanta di statura e i suoi tatuaggi biblici in bella mostra.

Emma annuì, provando un senso di vergogna che difficilmente se ne sarebbe venuto via con una doccia calda. Non voleva che Louis stesse lì, proprio non voleva che lui la giudicasse.

Perché sì, era impossibile non essere giudicata in quella posizione.

«Emma, per favore, vieni con me – Louis passò alle maniere forti, afferrandole una mano mentre lei si accingeva a pulire un tavolo con lo straccio – questo posto non fa per te»

«Che ne sai che non fa per me? – sussultò lei – e se facesse esattamente per me?»

«Cosa diavolo stai blaterando – alzò un sopracciglio – guardati intorno, non dovresti essere tra questi ubriaconi che avranno come minimo il doppio dei tuoi anni»

«Sto dicendo solo che io sono diversa dalle ragazze che frequenti, anche se probabilmente non riesci ad accettarlo, se sto qui ho i miei motivi... e non puoi pretendere che il mondo giri come vuoi tu!»

«Tutto bene, piccola?» la voce grave di Luke fece sussultare Emma una terza volta quella sera.

«Sì... tutto bene» rispose incerta la mora, tentando di allontanarsi da entrambi.

L'argomento Luke non era uscito dalla sua bocca in presenza di Lou, non a caso.

Era sempre lì il problema, aveva paura che Louis la potesse giudicare. O peggio, che potesse capire che in realtà lei non era così interessante come aveva creduto. Non alla sua altezza.

«Chi cazzo è questo, ora?» la voce di Louis si fece più acuta. Le sopracciglia aggrottate e la bocca assottigliata più del normale.

«Chi cazzo sei tu? – rispose il biondino slavato, ponendosi da vero spaccone verso Louis – io sono il suo ragazzo»

Luke si definiva 'il ragazzo' di Emma quando sperava in un fine serata che comprendeva fogli di giornale sui finestrini e sedili reclinabili. Non era ancora arrivato in seconda base, usando la terminologia di Reese, ma non sapeva che Emma non ne aveva l'intenzione. A maggior ragione quella sera.

«No, tu... davvero... – Louis sembrava aver perso tutta la sua parlantina, indicò Luke per poi abbassare nuovamente il braccio e scuotere la testa – lui... e tu...»

Emma deglutì a fatica quando lo vide allontanarsi borbottando qualcosa di incomprensibile.

Louis fumava quando era nervoso, e quella serata aveva messo a dura prova i suoi (quasi sempre) rilassati nervi. Per questo il suo pacchetto sporadico, che talvolta durava anche un paio di settimane, ora contava una misera sigaretta. Stava quasi consumando l'asfalto muovendosi avanti e indietro negli stessi passi, quando finalmente scorse la chioma riccia e scura, sentì improvvisamente il peso che aveva sul petto alleggerirsi man mano. Forse c'entrava qualcosa il fatto che vicino a lei non ci fosse quell'idiota di un metro e ottanta a cui qualche ora prima avrebbe volentieri spaccato la faccia.

«Louis?!»

«Em, non mandarmi via – addolcì il tono della voce – voglio solo accompagnarti a casa»

Emma annuì abbassando la testa e lo seguì fino all'Audi A3 che gli avevano regalato i genitori giusto un anno prima.

«L'ho scaricato, prima che tu possa elencarmi tutti i motivi per cui Luke non è giusto per me» Emma si accucciò sul sedile del passeggero guardando la strada avanti, nonostante Louis dovesse ancora mettere in moto.

«Non voglio farti nessuna predica – disse lui, e gli costò davvero tanto – lo so che, a volte, sembra che voglia fare il prepotente ma non è così. Non voglio importi niente, ma davvero... credimi se ti dico che questo non è il posto che ti meriti. Dovresti studiare, andare al liceo, alle feste di primavera e avere un lavoretto part-time alla biblioteca della scuola... non servire alcolici a quelle teste di cazzo. Non penso che sia neanche legale questa storia»

«Louis, non farmi dire perché lo faccio» sembrò quasi una supplica quella di Emma. Ovviamente neanche a lei piaceva quel posto, anzi lo odiava così tanto da sentire quasi i conati di vomito mentre percorreva la strada per arrivarci. Ma non vedeva altre soluzioni. La paga era buona e anche le mance.

Lui, allora, le prese la mano che teneva sulla coscia e la strinse.

«Riuscirai ad entrare all'università anche senza questo lavoro. Sei bravissima, intelligente e hai i voti più alti di tutta la classe... non darti una borsa di studio è da pazzi. Ti fidi di me?»

Emma gli sorrise, e si ricordò ancora una volta perché fosse così bello avere Louis intorno. La faceva sentire leggera, quasi una ragazza normale, e soprattutto voluta bene.

Aveva fatto male i conti però, i suoi sentimenti si erano solamente anestetizzati per un po' con la lontananza. Ma avere quegli occhi azzurri lì a rassicurarla le fece ricordare quanto li amasse.
 


 

Breve, ma meglio di nulla :)

Forse da qui capirete un po' meglio i problemi di Emma e cosa prova, anche se ci sono ancora molti tasselli che dovranno andare a posto... mentre Louis è ancora un punto di domanda. 

Se vi è piaciuto il capitolo fatemi sapere

Alla prossima xx

   
 
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