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Autore: SSJD    11/02/2016    8 recensioni
« Ἄνδρα μοι ἔννεπε, Μοῦσα, πολύτροπον, ὃς μάλα πολλά
πλάγχθη, ἐπεί Τροίης ἱερὸν πτολίεθρον ἔπερσεν »
« Narrami, o Musa, dell'uomo dall'agile mente, che tanto vagò,
dopo che distrusse la sacra città di Troia. »
Da amante delle CO storiche come sono, non poteva mancare il seguito de 'La guerra degli dei', che pubblicai giusto un anno fa...
Con questa però, mi sono voluto 'regalare' una AU persino dell'Odissea. Ebbene sì, ho osato sfidare Omero, dato che la sua trama sarà bella, avventurosa, incredibile quanto volete, ma diciamocelo... la conosciamo tutti e sinceramente... chi non si annoierebbe nel rileggerla ancora? Quindi l'ho modificata. Ebbene sì, a mio piacimento e diletto.
Molti dei fatti raccontati sono effettivamente riportati anche nell'opera originale dell'esimio poeta, soprattutto il viaggio di Ulisse (Vegeta) ma, per rendere la lettura più interessante, ho deciso di modificare giusto un attimino i personaggi e i fatti narrati.
Praticamente ho scritto una AU di una Cross-over... un delirio...
Ma fidatevi, il risultato finale... beh... a me piace un sacco...
Se non avete letto il mio primo racconto, vi invito a leggerne almeno l'introduzione, giusto per inquadrare i protagonisti.
Grazie per l'attenzione e buona lettura.
Genere: Avventura, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: 17, Broly, Crilin, Zangya | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Goku/Vegeta, Pan/Trunks
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Durante l’intera giornata, Trunks si era domandato più e più volte come fosse possibile che la giovane donna sembrasse non aver paura di nulla.
Quella mattina, prima di partire, aveva assecondato il suo desiderio di recarsi con lui a chiedere il permesso di partire a Krillin, con aria indifferente e sicura di sé. Durante il breve dialogo, in cui il suo padre adottivo non aveva eccepito su nulla riguardo la sua formale richiesta, Pan aveva dimostrato un carattere duro e deciso, per nulla conciliante. Sembrava quasi fosse lì a sfidarlo, come a dire:
"Se acconsenti bene, altrimenti parto lo stesso"
La cosa aveva particolarmente colpito Trunks il quale, una volta rimasto solo con il re, aveva avuto modo di scambiare due parole con lui.
Krillin gli aveva domandato, ancora una volta, se fosse un problema, per lui, portare con sé la sua amata figlia. Alla sua negazione sincera, il sovrano gli si era avvicinato e l'aveva guardato severamente negli occhi color cristallo e sommessamente lo aveva avvisato:
"Ragazzo, non abbassare mai la guardia, con lei. Se hai intenzione di portarla con te solo perché te lo ha chiesto, senza essere interessato a prendertene cura, ti prego di lasciarla qui, con noi. Capisci? Pan non deve sentirsi sola e abbandonata. Giurami che la proteggerai, Trunks"
"Non vi deluderò, Sire, state tranquillo" gli aveva risposto per cercare di rassicurarlo, ma sperando sinceramente che Lapis lo avrebbe aiutato ad assecondare la più che legittima richiesta del re.
Poco più tardi erano saliti a bordo. Lui stesso aveva informato i marinai che la principessa avrebbe viaggiato con loro fino alla loro prima, e inconsapevolmente anche ultima, destinazione.
Percorse le prime miglia di allontanamento dalla costa, durante le quali Pan se n'era stata solitaria e con lo sguardo misto tra malinconico e soddisfatto ad osservare la sua terra divenire un piccolo puntino nerastro sullo sfondo azzurro del mare estivo, lui le si era affiancato. Aveva appoggiato un piede alla balaustra di legno dinnanzi a sé e si era sporto in avanti, facendo peso sulla gamba piegata, per osservare il mare che si apriva allegro al loro passaggio.
"Fra poco la vostra terra non si vedrà più" aveva commentato abbozzando un sorriso.
In tutta risposta lei aveva alzato le spalle, come se la notizia le fosse scivolata addosso senza averla minimamente interessata e aveva risposto:
"Sarà là, quando tornerò. E comunque quella è la mia terra solo in minima parte"
"La governerete voi, un giorno" le aveva risposto continuando ad osservare il mare.
"Pensate che ne possa essere felice? Avrei preferito governare la mia terra natia, Troia...Anziché occuparmi della mia patria adottiva. Ma bisogna che mi accontenti, no? La mia città è andata distrutta, cosa posso pretendere?" aveva osservato con astio, voltando lo sguardo verso il principe.
Trunks aveva così rafforzato la sua convinzione che la ragazza fosse realmente intenzionata a vendicare la caduta di Troia e aveva deciso di cambiare strategia per approcciarsi a lei.
Le aveva rivolto un mezzo sorriso e aveva commentato ironico:
"Sparta è una terra molto più grande di Troia. Bisogna essere abili regnanti per condurla a dovere. Sono certo che Krillin sarà fiero di voi. Vi ha insegnato lui a tirare con l'arco?"
"No, mio zio, Goten. Da piccola mi mise in mano un piccolo arco costruito su misura per me e mi insegnò a tirare. Era un ottimo arciere..."
Si era interrotta per evitare che lui si accorgesse che la sua voce era tremolante e aveva abbassato mestamente lo sguardo, tornando a non osservare il mare.
Trunks si era morso la lingua per averle rivolto una domanda che le aveva provocato il dolore di ricordare uno dei suoi cari.
Aveva pensato di essere stato avventato e che sarebbe stato meglio scusarsi, in qualche modo. Si era schiarito la voce e le aveva detto:
“Mio padre lo è...Un bravissimo arciere, intendo. Ha costruito lui stesso un arco che solo lui è in grado di tendere. Il vostro non è male, ma sono sicuro che mio padre potrebbe costruirne uno bellissimo, da donarvi”
“E perché dovrebbe? Come vi ho detto, sono io ad essere in debito con lui. Non lui con me. Perché dovrebbe farmi un dono così prezioso?" aveva chiesto lei con tono acido, voltandosi per guardarlo.
“Semplicemente perché una buona arciera, come voi stessa vi siete definita, non deve sprecare il suo talento con un'arma non perfetta” aveva risposto lui sicuro, più che altro per dimostrarle che riusciva a tenerle testa.
“Mhmm...sarà...mi basterebbe avere tempo per esercitarmi un po' di più. I miei genitori…voglio dire…Krillin e Lazuli vogliono che io studi: storia, geografia, matematica e lingue assurde, come il latino e l'arabo. Dicono che solo con la cultura, si evitano le guerre...” aveva spiegato lei, tornando a disperdere il suo sguardo verso l'orizzonte.
“Non mi sembrate convinta” aveva commentato lui.
“Krillin ha scatenato una guerra solo per riprendersi sua moglie…Cosa c’entra la cultura in tutto questo? Gli uomini agiscono per istinto, non per coerenza” aveva risposto facendo spallucce, come se la cosa le fosse scivolata addosso e l’avesse presa come un ‘dato di fatto’.
“Quello era solo un pretesto per iniziare…Napa ha fatto il resto, trascinando a Troia anche chi non ci sarebbe mai voluto andare, come mio padre” spiegò Trunks assumendo un tono pacato, come per mantenere la distanza con quel re assassino e spietato e dalle sue manie di grandezza.
Lei aveva assunto un’aria seria, per poi tornare a guardare il mare e, apparentemente, aveva voluto cambiare discorso, chiedendo:
"Voi tirate con l'arco, principe?"
"Non sono sicuramente bravo quanto voi, ma me la cavo. Preferisco lancia e scudo. Mi alleno con Lapis...è un ottimo compagno"  le aveva risposto sinceramente.
Da quel momento, la ragazza si era chiusa in un mutismo assurdo, perorato poi per tutto il giorno, fino al momento in cui qualcuno aveva bussato alla sua porta e lei era andata ad aprire, sperando fosse il ragazzo che ora, senza timore, lei stava fulminando con due occhi di tenebra.
 
“Quindi? Pensate di potermi trattare come una bambina solo perché ho qualche anno in meno di voi? Non avete nemmeno la barba da radere alla mattina e passate la giornata a divertirvi con il vostro amico Lapis, anziché premurarvi di prestare le giuste attenzioni ai vostri ospiti” lo incalzò lei, distraendolo dal pensiero della lunga giornata trascorsa.
In tutta risposta, lui alzò un angolo della bocca, in un sorriso malizioso. Avanzò di qualche centimetro avvicinandosi al corpo minuto di lei e facendola ritrarre.
Pan si dipinse in volto un’espressione seria e continuò a fissarlo senza mai abbassare lo sguardo, come a volerlo sfidare.
Quando si accorse che la porta della sua camera si era chiusa dietro le sue spalle e che quindi lei era incastrata tra il legno e il corpo di lui, ora a pochi centimetri dal suo, si guardò intorno con aria spaesata e cupa, come in cerca di qualcuno che le potesse venire in soccorso.
“Che avete? Vi metto a disagio? Esattamente, che tipo di attenzioni desiderereste ricevere?” chiese il ragazzo mantenendo quel sorrisetto per nulla rassicurante.
Le guance di Pan avvamparono e il suo cuore cominciò a battere ad un ritmo del tutto innaturale. Ma cosa le stava prendendo tutto ad un tratto? Perché non riusciva a controllarsi in presenza di quel principe che le serviva solo per portare a termine i suoi piani di vendetta?
 
La ragazza non riusciva a spiegarselo.
Dopo aver parlato con lui, quella mattina, il cuore si era chiuso in una morsa di dolore al ricordo che la mente aveva ripercorso. Trunks le aveva confidato le sue abilità di combattente con lo scudo e la lancia e, da quel momento in poi, l’unica immagine che aveva avuto innanzi a sé, non era stato il mare lievemente increspato dal vento, ma quella di suo padre, trafitto dalla lancia impietosa di Goku durante un crudele duello di vendetta.
Quanto dolore aveva provato nel momento in cui aveva udito l’urlo straziante di suo padre, che veniva ucciso senza pietà e quello di sua madre, nel momento in cui aveva compreso che, da quella sera in poi, non avrebbe più dormito tra le braccia forti del suo principe.
Da quel giorno maledetto, tutto era cambiato, nella sua vita. Le sorti della guerra erano mutate da un giorno con l’altro, fino al triste epilogo che gli dei avevano previsto per la sua terra natia.
Aveva ricominciato una nuova vita, amata e coccolata, come una vera figlia, da Krillin e Lazuli, ma lei, purtroppo, era convinta che, quanto accaduto, non l’avrebbe mai dimenticato e, se gli dei le avessero dato l’occasione, avrebbe cancellato il suo dolore per sempre, portando a termine finalmente la sua vendetta.
Ne era stata fermamente convinta fino a quel mattino, quando furtiva si era intrufolata nella camera di un principe venuto da una terra lontana.
Ne era ancora convinta quando, puntandogli il coltello alla gola, lo aveva minacciato, informandolo che avrebbe dovuto portarla con sé, alla ricerca di suo padre.
Ne era stata fortemente certa fino a quando, poco dopo, le sue motivazioni avevano cominciato a vacillare, di fronte ai modi garbati e agli occhi cristallini di lui, che l’avevano scrutata, le era parso, fin nei punti più profondi del suo animo, facendola ammansire all’istante.
Poi però, dopo il dialogo che aveva avuto con lui quella mattina, i suoi propositi erano tornati a rafforzarsi dentro di lei e li aveva custoditi e coccolati nel suo animo, per tutto il pomeriggio. Quando aveva sentito la pelliccia appoggiarsi delicatamente sulle sue spalle, aveva di nuovo perso il lume della ragione pensando che, a porgergliela, fosse stato lui: Trunks.
La sua delusione nel rendersi conto che il gesto proveniva solo indirettamente da lui, che aveva ordinato al suo marinaio di compierlo, l’aveva fatta infuriare. Si era chiusa nella sua stanza e, una volta sola, aveva di nuovo cominciato a rimuginare su come, quando e dove portare a termine i suoi propositi.
Ora però era lì, dinnanzi a lui e tutte le sue idee erano come…offuscate o dissipate, come un sogno che si dimentica a poco a poco, nonostante il desiderio del sognatore di tenerlo a mente, come gradito ricordo.
Ma perché? Perché era così difficile concentrarsi, o meglio, perorare la causa che si era prefissata, quando era vicina a lui?
Pan non poteva saperlo, ma nel suo cuore era già iniziata una guerra tra i due sentimenti che fanno degli uomini animali o dei: la vendetta e il perdono.
La prima sarebbe stata forse lecita, ma niente avrebbe potuto giustificarla dinnanzi allo sguardo dolce e sincero del ragazzo che era capitato a Sparta in cerca di notizie riguardanti suo padre, del quale probabilmente non ricordava nemmeno i lineamenti del viso.
Pan si rese conto che, tutto sommato, lei aveva vissuto molti più anni con un padre, prima vero e poi adottivo, dell’uomo che aveva di fronte, cresciuto praticamente come orfano.
Fece un sospiro e, anziché provare la più che legittima compassione derivante da quest’ultima sua deduzione, sollevò fiera la testa, allungando altezzosamente il collo, per poi riavvicinarsi all’orecchio di lui e sensualmente sussurrargli:
“Niente che voi mi possiate offrire. Principe”
Lui si ritrasse leggermente, per poterla di nuovo fissare negli occhi. Non la voleva perdere quella battaglia, Trunks. Suo padre era famoso per la sua furbizia e lui, negli anni, sembrava aver ben ereditato quei particolari geni. Così, mantenendo lo stesso sorrisetto malizioso di poco prima, le disse semplicemente:
“So che avete fame…Non avete toccato cibo tutto il giorno…Io non credo che offrirvi la cena vi crei disgusto. Anche chi, come voi, preferisce avvalersi della compagnia di altre donne, prima o poi deve nutrirsi. Se la mia presenza non vi aggrada, principessa, posso farvi portare in cabina la vostra razione, ma sinceramente, preferirei che ci teneste compagnia. Lapis ed io oggi abbiamo tracciato una rotta verso la destinazione che vostro padre ci ha indicato: ci piacerebbe avere un vostro parere, visto che vi intendete di navigazione e geografia. Se non vi è di troppo disturbo, ovviamente”
La ragazza aveva sgranato gli occhi e spalancato la bocca. In sequenza l’aveva accusata di ingordigia e, per la seconda volta nella stessa giornata, di avere gusti saffici.
Indurì i tratti del volto, unendo le sopracciglia in uno sguardo orgogliosamente offeso e disse:
“La vostra insolenza supera ogni limite sopportabile, signore. Non verrò a cena con voi. Spero passiate una buona serata. A domani”
“Vi sbagliate, è la vostra testardaggine ad essere insopportabile” rispose lui con aria di sufficienza.
“Io sarei testarda? Ah! Per gli dei! Questa sì che è bella! Ѐ lecito chiedere da dove deriva questa vostra intuizione su un tratto del mio carattere che, sinceramente, non credo mi appartenga?” chiese lei cercando di mantenere un contegno.
“Siete stata invitata a pranzo e vi siete fatta negare ed è da stamane che non rivolgete più parola a nessuno, senza fornire la benché minima spiegazione. Se ho detto o fatto qualcosa che vi ha offeso, me ne scuso, non era mia intenzione, ma il comportamento che avete adottato per tutto il giorno è, a mio giudizio, un atteggiamento da persona o completamente immatura, o decisamente testarda. Mi avete detto di non farvi la paternale, perché non sono sufficientemente adulto per potervi rimproverare di qualcosa. Dunque, se non è questione di maturità, il problema è la testardaggine” rispose il ragazzo con fare ironico.
La ragazza rimase basita. Com’era possibile che con cordialissimo giro di parole l’avesse circuita in quel modo, portando la ragione dalla sua parte e facendola passare per un’ottusa ragazzina?
Inclinò la testa di lato, squadrandolo severamente. L’unica cosa che le venne in mente di fare, per dimostrargli che aveva torto, fu quella di dipingersi un sorriso di circostanza in volto e dire:
“E va bene, se proprio insistete…Mi interessa la rotta che avete tracciato, nonché la cena che mi avete offerto. Mi accompagnate voi?”
Trunks fece una mezza faccia perplessa. Quest’ultima uscita proprio non se l’aspettava. Allargò un braccio per indicarle cordialmente la direzione da prendere e, senza aggiungere altro ad un semplice "prego, da questa parte...dopo di voi, principessa", si avviò con lei verso la sua cabina.




 
   
 
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