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Autore: SabrinaPK    11/02/2016    6 recensioni
Due anni dopo essere fuggito in Europa, Castle vuole rivedere Kate.
Ma rivedendola si ritroverà con una sorpresa che non si aspettava…
Storia di rubbert.
Datele un'opportunità.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Mi strofino gli occhi con le dita, non capisco ancora se qualcuno mi stia chiamando o se quello che ho sentito è solo frutto del sogno nel quale ero immerso, che non ricordo nemmeno.

Cerco di stiracchiarmi su quello scomodo divano, dove ho passato la notte, finché non sento quella strana pressione sull’inguine. Guardo in basso e, effettivamente, vedo una sporgenza fare pressione sui miei boxer.

Accenno un sorriso, che mi scompare subito dal volto quando sento la voce di Kate chiamarmi dalla camera da letto.

‘Castle! Sei sveglio?’

Guardo di nuovo, allarmato, la sporgenza del mio inguine e mi alzo dal divano. Cerco di pensare a qualcosa che mi faccia sparire l’erezione.

‘Castle! Allan è sveglio.’

Merda. M’infilo i pantaloni del pigiama, una scelta di cui mi pento subito perché avrei dovuto scegliere un paio di jeans, in modo da fare pressione lì sotto e aiutarmi a risolvere il piccolo problema mattutino. Mi dirigo verso la camera di Kate, dalla quale devo necessariamente passare per arrivare in camera di Allan. Entro, tentando di non farle notare niente di strano.

‘Ti sto chiamando da un pezzo.’ mi dice, un po’ arrabbiata.

É seduta sul letto, con la schiena appoggiata alla spalliera del letto e la gamba ingessata stesa, mentre l’altra è piegata. Ha in mano l’intercomunicante per bambini. Vederla lì, con una canotta e i capelli raccolti in uno chignon, non mi aiuta per niente.

‘Allan si è svegliato e sta cercando di scavalcare le sbarre della culla. Con questo sono riuscita un po’ a calmarlo.’

‘Sì, adesso… adesso vado.’ dico io, entrando velocemente in camera di mio figlio, dove sospiro sollevato per aver superato il primo ostacolo, anche se la pressione sui pantaloni non sembra diminuire.

‘Papà!’

Giro la testa quando ascolto la voce di mio figlio chiamarmi dalla culla. Kate aveva ragione, è in piedi nella culla, aggrappato alle sbarre e in qualsiasi momento avrebbe potuto scavalcarle, cadere a terra e farsi male. É ora che Allan lasci la culla e cominci a dormire in un vero letto, ma non so se entrerebbe in quella piccola stanza…

Allan mi distoglie dai miei pensieri quando alza le sue manine verso di me e comincia a lamentarsi, senza piangere, affinché lo prenda.

‘Vieni qui piccolo’

Lo prendo, dandogli un bacio, e lo avvicino a me. É incredibile poter fare questo tutte le mattine.

Prima di tornare in camera di Kate, guardo di nuovo il mio amico lì sotto. Perché deve succedermi proprio oggi? All’improvviso mi ricordo che Kate ha in mano l’intercomunicante per bambini e che può vedermi dalla telecamera nella stanza di Allan. Spalanco gli occhi e deglutisco sonoramente, sperando che non si sia accorta di niente. Entro in camera in sua, cercando di sembrare normale, e al vedere Allan sorride, dicendogli parole affettuose. Mi accorgo che l’intercomunicante si trova sul suo comodino, spento, quindi, probabilmente, non avrà visto niente.

Nostro figlio allunga le braccia verso di lei, mentre io cerco di fuggire dalla stanza con lui in braccio.

‘Castle, lascialo qui mentre tu prepari la colazione.’

‘Ma…’ schiocco la lingua quasi inconsciamente.

‘Che ti prende?’ chiede, guardandomi con sguardo confuso.

’Niente.’ dico mentre le avvicino Allan.

Lascio Allan sopra il letto, facendo attenzione a non colpirle la gamba ingessata, quando la vedo osservare la zona tra le mie gambe con gli occhi ben aperti, per poi cercare velocemente di distogliere lo sguardo.

‘Io…’ provo a spiegarmi, ma è ridicolo.

Lei si schiarisce la voce e sposta lo sguardo su Allan. Sarebbe ridicolo pensarlo, ma mi sembra di vedere che stia tentando di trattenere un sorriso. 

‘Sarà meglio che mi faccia una doccia prima di… preparare la colazione.’

Lei annuisce guardandomi e, in effetti, vedo come sta davvero tentando di reprimere un sorriso.

Esco di lì, un po’ vergognato, diretto in bagno, dove lascio che l’acqua fredda ricada sul mio corpo, riducendo così la pressione là sotto.

Quando esco dal bagno preparo la colazione per tutti e tre, la colloco su un vassoio e lo porto in camera di Kate, in modo da non farle fare alcuno sforzo. Quando torno in camera da letto Allan sta ridendo e gattonando sul letto, mentre Kate gli fa il solletico. Sorrido e posiziono il vassoio al centro del letto, mettendomi poi dall’altro lato.

‘Vuoi fare colazione amore?’ chiede Kate a nostro figlio, aiutandolo a sedersi. ‘Guarda che colazione ci ha preparato papà.’

‘Questo è per te.’ dico ad Allan, porgendogli il biberon con il latte. Me lo toglie subito dalle mani e si sdraia sul cuscino, cominciando a berlo.

Lo osservo con un sorriso mentre Kate gli accarezza i capelli.

‘Tieni.’ dico ora a lei, offrendole il suo caffè.

‘Grazie.’ dice lei timidamente prendendo la tazza. Mi godo per alcuni secondi lo sfiorare della sua mano contro la mia.

‘Ho visto che hai poche cose in frigorifero, per te andrebbe bene se andassi a fare un po’ di spesa, più tardi?’

Lei annuisce e, dopo aver dato un sorso al suo caffè, si pulisce le labbra prima di parlare. Non posso fare a meno di osservare ogni suo movimento, è semplicemente perfetta.

‘Posso farti una lista di alcune cose che mi servono?’

‘Certo, qualsiasi cosa. Cercheremo di fare la spesa rapidamente, vero campione?’ dico affettuosamente, accarezzando il pancino di Allan.

‘Vuoi portarti Allan al supermercato?’ percepisco nel suo tono di voce un misto tra sorpresa e sarcasmo.

‘Certo. Non può restare qui con te, non puoi alzarti.’

‘Lo so, non lo dico per questo.’ faccio una smorfia, guardandola senza capire. ’Non hai idea di cosa ha fatto quella volta in cui l’ho portato con me al supermercato. Stava per buttare giù tutta una colonna di lattine…’ dice, ridendo. ‘Non sono mai più andata a fare la spesa con lui.’

Sorrido al sentirla, ma sono abbastanza sicuro di poter controllare Allan e non credo ci sarà alcun problema.

‘Fa niente, si comporterà bene con me.’

Lei solleva un sopracciglio, corrucciando le labbra e alzando le spalle.

‘Come vuoi.’

Dopo aver fatto colazione, aiuto Kate a raggiungere il bagno per poi aiutarla a sedersi sul divano. Accende la tv, cambiando continuamente canale, senza trovare niente d’interessante. Prendo nota di portarle qualche libro che le piaccia, per non annoiarsi troppo.

‘Potresti passarmi la mia borsa?’ mi chiede, indicando con la mano verso l’appendiabiti, dove si trova la sua borsa.

La prendo e la porto a Kate. Mentre lei si mette a cercare al suo interno, io ne approfitto per mettere le scarpe ad Allan e pettinarlo.

‘Prendi.’ guardo Kate e la vedo porgermi alcuni contanti.

‘Oh, no’ dico, negando con la testa ‘La spesa la faccio io, non preoccuparti per questo.’

‘Castle’ dice lei, con voce dura ‘Prendili. La maggior parte delle cose che devi comprare sono per me e per Allan.’

‘Allan è anche mio figlio, le pago io.’

‘Castle…’ continua a guardarmi, porgendomi i soldi.

’Se devo stare qui, dovremmo dividere le spese. Io mi occupo della spesa.’

Alla fine sospira e si riprende i soldi. Prendo Allan in braccio, quando è ormai pronto, e lo avvicino a lei, la quale gli da un bacio e gli passa una mano tra i capelli, spettinandolo un po’. Io la guardo, facendo una smorfia, ma sorridendo e lei anche sorride innocentemente.

‘Non mi piace che li abbia troppo ordinati.’ dice, sollevando le spalle.


Prima di andare al supermercato entriamo in una farmacia, dove compro le stampelle per Kate, poi passiamo da una libreria per comprare alcuni romanzi gialli, anche questi per lei. Sono sicuro che le piaceranno, e alla fine ci dirigiamo al supermercato.

Metto Allan nel seggiolino del carrello e vado dritto verso i reparti dove si trovano le cose scritte sulla lista che mi ha dato Kate. Sorrido, visto che essere venuto al supermercato con mio figlio sta risultando una cosa abbastanza semplice, contrariamente a ciò che Kate pensava. O così pensavo io finché, dopo un po’, non notai nel carrello delle cose che non ricordavo di aver preso: uno spazzolino da denti, una piccolo flacone di shampoo, una confezione di pasta precotta… Faccio una smorfia e mi guardo intorno, pensando che qualcuno debba essersi confuso e abbia messo la sua spesa nel mio carrello. Sollevo le spalle e tolgo tutto quello che non ho preso lasciandolo su uno scomparto a caso, ma dopo alcuni minuti mi rendo conto che nessuno aveva sbagliato carrello, era stato Allan a prendere tutte quelle cose. Lo becco mentre stira le braccia verso uno degli scaffali, prendendo un barattolo di crema e buttandolo nel carrello. Lo fermo prima che lo rifaccia con un altro barattolo.

‘Allan non puoi fare così. Non prendere niente dagli scaffali, va bene?’ lo rimprovero, mettendo di nuovo il barattolo sullo scaffale e sperando che non lo rifaccia.

‘Mio’ dice lui, stirando di nuovo le braccia verso lo scaffale.

‘No, tesoro. Non dobbiamo comprarlo.’

Allan non mi da retta e comincia a piangere, mentre continua a sporgersi versi lo scaffale. Cerco di calmarlo sussurrandogli delle parole dolci all’orecchio, ma non succede niente, così lo prendo in braccio e lui smette immediatamente. Spingo il carrello con una mano, mentre tengo in braccio mio figlio, e mi dirigo verso i reparti dove si trovano le cose di cui ho bisogno. Ma commetto un errore da principiante a tenere Allan con il braccio destro, vicino gli scaffali. Infatti, nel preciso istante in cui passiamo vicino agli scaffali dove si trovano i vini, lo vedo alzare innocentemente il braccio e far cadere delle bottiglie a terra, che si rompono immediatamente, bagnando il pavimento e attirando l’attenzione su di noi. Una delle bottiglie rimane in bilico sullo scaffale a gocciolare, e Allan pensa bene di passargli sotto una mano per poi asciugarsela addosso. Mi maledico per aver creduto di avere tutto sotto controllo quando, invece, non era così. Avrei dovuto ascoltare le parole di Kate.

Per fortuna il direttore del supermercato è abbastanza comprensivo e mi tranquillizza dicendomi che cose del genere accadono continuamente. Ovviamente, pago le bottiglie che Allan ha rotto per poi uscire il più in fretta possibile dal supermercato. Ormai è andata, ma adesso so che portare un bambino al supermercato non è una cosa facile. Prendo nota mentale per la prossima volta di chiedere la spesa a domicilio.


Quando torniamo all’appartamento di Kate e le racconto quello che è successo, lei scoppia ridere ricordandomi che mi aveva avvertito, e io posso solo darle ragione. Sistemo la spesa mentre lei mi ringrazia per averle comprato quei due libri e sistemando le stampelle alla sua altezza.

Mi dirigo in bagno con Allan e comincio a spogliarlo per fargli un bel bagno e mettere a lavare i vestiti macchiati di vino.

Papela, papela’ vedo Allan indicarmi due paperelle di gomma sopra la mensola del bagno.

‘Vuoi le paperelle?’

Ti’  lui annuisce, sorridendo, tenendo ancora in alto la manina, aprendola e chiudendola, affinché io gliele dia.

Prendo entrambe le paperelle e ne do una a lui, mentre l’altra la tengo io.

‘Le lanciamo in acqua?’

Ti.’ 

Lui mi guarda, aspettando che lanci per primo la mia e, quando la butto in acqua lui fa lo stesso con la sua, ridendo e appoggiando le manine sul bordo della vasca per osservarle nuotare.

Mi inclino per chiudere l’acqua e controllare che la temperatura sia adeguata, ma quando mi giro vedo Allan uscire nudo dal bagno, correndo e ridendo. Stringo le labbra cercando di trattenere le risate, perché sembra piacergli scappare da me per farsi inseguire.

‘Allan’ esco in salotto e lo vedo correre nudo verso Kate.

Lei non può fare a meno di ridere al vedere quella scena. Provo ad acchiapparlo, ma riesce a scappare girando intorno al tavolino del salotto.

‘Non sei d’aiuto.’ dico a Kate che, seduta sul divano, ci osserva senza smettere di ridere.

‘Mi dispiace, è che… non posso… É troppo carino, Castle.’

Neanch’io posso fare a meno di ridere, oltre ad Allan che è davvero carino mentre corre nudo per il salotto, la risata di Kate è molto contagiosa. Mi fa piacere poterla sentire di nuovo.

Alla fine riesco ad acchiappare Allan e, ancora ridendo, lo porto fino alla vasca.


Quel giorno, dopo cena e dopo aver messo a letto Allan, mi siedo sul divano esausto. É stata una giornata movimentata, anche se credo sia normale con un figlio di sedici mesi. Nonostante la stanchezza non mi lamento, sono felice di poter passare la giornata insieme a lui e a Kate. La osservo per qualche secondo, mentre è immersa nella lettura. Osservo come i capelli le ricadono sulle spalle e  sorridere, stringendo le labbra o facendo una smorfia, completamente assorta nella storia.

Ma smetto di sorridere quando ricordo di aver ricevuto un messaggio dalla psicologa che ho contattato per aiutare Kate. Non le ho ancora detto niente perché volevo trascorrere una giornata in tranquillità e perché lei sembrava stare meglio, ma la psicologa mi ha dato appuntamento per domani, quindi sono costretto a dirglielo. Mi schiarisco la voce, il che le fa alzare lo sguardo dal libro per posarlo su di me.

‘Kate, ho trovato una psicologa che potrà aiutarti.’

Prende aria e chiude il libro, posandolo poi di lato. Mi guarda e annuisce, vedo un po’ di paura o panico riflesso nei suoi occhi, come ogni volta che affrontiamo l’argomento, così mi avvicino un po’ di più per parlarle con calma.

‘Le ho spiegato la tua situazione.’ dico, indicando la sua gamba ‘e ha detto che per lei non è un problema venire qui.’

‘Ok.’ dice lei, annuendo di nuovo.

‘Verrà domani, nel primo pomeriggio.’

‘Domani?’ chiede immediatamente.

’Sì.’

Butta fuori l’aria che stava trattenendo e la vedo irrigidirsi.

‘Kate, credo sia meglio affrontarlo il più presto possibile…’

‘Lo so.’ dice, girandosi verso di me ‘Va bene.’

La guardo negli occhi e lei cerca di tranquillizzarmi con lo sguardo, così le sorrido. Ritorna al suo libro ed io apro il mio portatile, provando a concentrarmi per scrivere qualcosa, ma dopo pochi minuti la vedo sospirare e abbandonare il libro sopra le sue gambe. Cerco sul suo volto una qualsiasi espressione di dolore, forse a causa della gamba, ma non sembra essere questo. La osservo per qualche altro secondo finché non capisco che ciò che la preoccupa è la visita di domani con la psicologa. Ha bisogno di distrarsi in qualche modo, e credo di avere la soluzione.

‘Guardi ancora quella serie sanguinolenta?’

All’inizio, sembra sorpresa dalla mia domanda, ma poi le sue labbra si piegano in un sorriso. Annuisce. La guardavamo spesso insieme.

‘E hai visto l’ultima puntata?’

‘No.’

Sorrido al sentire la sua risposta negativa e mi avvicino rapidamente a lei. Prendo la coperta sullo lo schienale della poltrona e ci copro entrambi, vedendola sorridere con la coda dell’occhio. 

‘Credo che questa puntata ti piacerà.’ le dico, mentre colloco il portatile sulle mie gambe.

‘Tu l’hai già vista?’

’No, ma ho letto qualche spoiler.’

Scuote la testa, roteando gli occhi. É sempre stato così, io leggevo gli spoiler sulla serie e poi stuzzicavo Kate tutto il giorno per dirglielo.

‘Non dirmelo.’ dice, alzando la mano quando mi vede aprire la bocca. ‘La guardiamo adesso.’

‘Va bene.’ dico io, sollevando le spalle.

Cominciamo a guardare l’episodio, commentando quello succede. Io sorrido felice, perché sono riuscito a far distrarre Kate per un po’.

Ma improvvisamente due dei personaggi cominciano a baciarsi appassionatamente. Non posso fare a meno di guardare Kate e di volerla baciare allo stesso modo. Anche lei osserva la scena per poi girarsi verso di me, percependo il mio sguardo su di lei. Mi schiarisco la voce e torno a guardare lo schermo, perché non voglio farla sentire a disagio. Ma la scena diventa sempre più calda, finché entrambi i personaggi finiscono nudi sul letto. In questo momento sento la tensione tra Kate e me, e sono sicuro che non si tratta della mia immaginazione. So di non essere solo io, anche lei lo desidera.

Giriamo la testa per guardarci. Siamo talmente vicini che riesco a sentire il suo respiro. Guardo i suoi occhi smeraldi mentre lei sposta lo sguardo sulle mie labbra. Anch’io guardo le sue e non posso trattenermi dal sollevare una mano e sfiorarle con le dita. Sono perfette. Lei non dice niente, lasciandosi accarezzare, ma quando inclino la testa per baciarla delicatamente, si tira indietro.

‘Io… dovrei…’ mi allontano, capendo di essere andato un po’ troppo oltre, perché lei non è ancora pronta. ‘É tardi.’

Annuisco, aiutandola a prendere le stampelle, e la osservo dirigersi verso la sua camera da letto. Ma prima di chiudere la porta, si gira verso di me.

‘Buonanotte Castle.’

‘Buonanotte Kate.’

Rimango lì impalato ad osservare la porta della camera da letto chiudersi, senza poter smettere di pensare alla sue labbra e a come mi sono sentito bene ad averla così vicina. Credo che domani dovrò chiederle scusa per quello che è successo, nonostante io sappia che è stata una cosa voluta da entrambi, ma non voglio che si senta a disagio o sotto pressione. Non voglio che si spaventi e mi allontani.
















Angolo:
Scusate per gli eventuali errori che avete trovato leggendo, ma purtroppo non avendo il computer con me ho dovuto arrangiarmi con il cellulare. 
Ma bando alle ciance. La situazione sta diventando calda, eh? Supereranno il limite? E chi lo sa...
Spero davvero che vi sia piaciuto e scusate di nuovo per gli errori. Ringrazio tutti coloro che recensiscono o leggono solamente, vi adoro.
Vi lascio, come al solito, il link della storia originale https://www.fanfiction.net/s/10296601/1/Pap%C3%A1-por-Sorpresa 
Fatemi sapere cosa ne pensate, a presto!

   
 
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