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Autore: floricienta    12/02/2016    2 recensioni
Will era sconvolto.
Non riusciva a concepire un mondo in cui Jem non fosse al proprio fianco, dove non avrebbe riso delle sue battute insensate e non l'avrebbe ammonito come un genitore apprensivo. Come avrebbe potuto combattere ancora senza la propria metà a coprirgli le spalle?
(spoiler "La Principessa")
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash | Personaggi: James Carstairs, William Herondale
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno a tutti, ecco la mia seconda oneshot su questi due bellissimi ragazzi che amo tanto! ;^; Questa volta ho cambiato totalmente genere (o quasi), non mi sto a dilungare molto, ma preparate i fazzoletti. Preciso che anche in questa oneshot Tessa non esiste (non esisterà mai in tutte le mie oneshot ahaha mai proprio *sventola la manina per salutare Tessa*). Spero che vi piaccia e che possiate dirmi cosa ne pensate, sono sempre felice di ricevere commenti (come è giusto che sia xD) e ringrazio tutti quelli che lo faranno, chi aggiungerà tra i preferiti ecc...  Invito anche a leggere la mia altra oneshot *si fa pubblicità lol*
Buona lettura!
Flor ^w^



OVUNQUE SARAI TU CI SARÒ ANCHE IO

Will era rimasto incredulo davanti al proprio parabatai, gli occhi e la bocca spalancati e la mente che vagava cercando di dare un senso alle parole che gli erano arrivate all'orecchio in maniera indistinta. Si chiese come fosse possibile che Jem avesse confessato un qualcosa del genere rimanendo per tutto il tempo con quell'espressione pacata sul volto e un sorriso appena accennato.
Il blu profondo dei suoi occhi era puntato nelle iridi dai riflessi argentei.
Un Fratello Silente...
No, sicuramente aveva capito male. Non poteva essere vero.
Perché mai, Jem, dovrebbe spingersi a tanto?
Non l'avrebbe mai accettato.
Mai.
“Will?” l'amico lo chiamò dato i minuti di silenzio che erano seguiti da quando aveva smesso di parlare. Il sorriso si era trasformato in preoccupazione.
“Non è vero.” Will sussurrò con un ringhio nella voce.
Jem gli si avvicinò di un passo e gli mise una mano tra i ricci che ricadevano scomposti sul suo volto, li accarezzò dolcemente avvertendo un leggero tremolio.
Non saprai più quanto ci siamo amati in questi anni.
Diventare un Fratello Silente comportava per William la perdita del proprio parabatai, che non si sarebbe più ricordato dei sentimenti che li legavano indissolubilmente ormai da quando avevano fatto il giuramento di fratelli di sangue. Non sarebbe sopravvissuto senza quell'amore che gli dava la forza di continuare ad esistere, sarebbe rimasto solo. Chi gli avrebbe ripetuto quanto lo amasse smisuratamente sopra ad ogni altra cosa?
Il respiro del ragazzo dai capelli corvini si fece affannato, continuando a far vagare i pensieri.
Ti dimenticherai del colore dei miei occhi.
Jem non avrebbe più potuto guardare il mondo attraverso l'uso della vista e Will, di conseguenza, non avrebbe più potuto specchiarsi in quell'argento che sembrava racchiudere gli angoli più belli del Paradiso. Non poteva immaginare, inoltre, che il proprio parabatai non si sarebbe più accorto delle diverse sfumature azzurre che cambiavano continuamente le proprie iridi a seconda della luce.
La vista gli si fece annebbiata.
E io non potrò più sentire la tua voce.
Se Jem fosse diventato uno di loro, avrebbe sentito solo una voce fittizia parlare all'interno della sua testa. Una voce atona e priva di qualsiasi sentimento scorresse nell'animo umano. Tutte le parole dolci che erano soliti rivolgersi quando erano soli nella camera dell'uno o dell'altro sarebbero diventate solamente un ricordo doloroso.
Will era sconvolto.
Non riusciva a concepire un mondo in cui Jem non fosse al proprio fianco, dove non avrebbe riso delle sue battute insensate e non l'avrebbe ammonito come un genitore apprensivo. Come avrebbe potuto combattere ancora senza la propria metà a coprirgli le spalle? Sentiva di star per svenire.
La mano leggermente calda di Jem era ancora tra i suoi capelli e li sfiorava con movimenti delicati.
La tua pelle diventerà fredda.
“Will, stai tranquillo.” James lo guardò dritto in volto, percependo una lieve angoscia nel suo petto.
“Tranquillo..?” sussurrò appena, tanto che l'altro non riuscì a capire cosa stesse farfugliando.
Will fu colto da un impeto di rabbia e lo afferrò forte per il polso, sentendo i battiti del cuore attraverso di esso. Erano appena appena accelerati. Lo scansò violentemente dalla propria capigliatura e lo strinse con più vigore, percependo un gemito di dolore uscire fuori dalle labbra di James.
“Non puoi diventare un Fratello Silente!” gli occhi, che il chiarore della stregaluce aveva dipinto di un azzurro intenso, erano serrati ed esprimevano un'ira che in realtà non avrebbe voluto mostrare a Jem.
“Will...” difatti il parabatai rimase interdetto, senza neanche provare a liberarsi dalla stretta. Poteva capire perfettamente il comportamento dell'altro. Anche lui stesso si sarebbe arrabbiato a quel modo se fosse stato al suo posto, ma ormai non vedeva altre vie di fuga. Stava per dirgli qualcosa, quando William lo interruppe con un tono più alto del precedente, ma con uno strazio percepibile in esso.
“Non puoi lasciarmi!”
Il moro non sapeva come dar sfogo ai propri pensieri e timori. La sua lingua non era collegata al cervello e buttò fuori la prima cosa che gli uscì d'istinto.
Jem sospirò fissando per un attimo il pavimento. Will non avrebbe mai ceduto, lo sapeva, d'altro canto era lui che sceglieva della propria vita e ci aveva riflettuto molto, prima di prendere quella decisione.
“O questo o la morte.” Alzò il viso su quello del parabatai, che si era tramutato all'istante ed era ancora più scosso di quanto potesse essere pochi istanti prima. Gli sorrise sperando di rassicurarlo almeno un poco.
La paura di perdere Jem era sempre stata per Will al primo posto da quando l'aveva incontrato. Ora, però, gli si era presentata davanti senza neanche bussare alla porta e non si sentiva pronto per accoglierla. Non sarebbe mai stato pronto. Non le avrebbe mai dato la benvenuta.
La gola gli si seccò all'istante e fu convinto di aver perso la voce.
“Dimmi, quale preferisci?” continuò Jem in maniera seriosa.
Davvero me lo sta chiedendo? 
“Nessuna delle due!” lo strattonò avvicinandolo di poco a sé, riuscendo ancora ad annusare l'odore dello yin fen che l'altro aveva assunto un paio di ore prima. “Sono entrambe vite dove tu non sei al mio fianco.” affondò le unghie nel polso ancora di più, arrivando a farsi male lui stesso.
“Will...” Jem gli prese la mano che lo stava stritolando e lo convinse a lasciarlo andare per intrecciare insieme le dita. “Se morissi non mi vedresti più. Ma se riuscissi a diventare un Fratello Silente, forse, prima o poi, di tanto in tanto potremmo ancora vederci.”
James sapeva che quelle parole erano come buttate al vento. Non poteva promettere che sarebbe successo per davvero poiché la vita di un Fratello Silente era lontana da quella dei Nephilim, lontana dalle persone che nella vita terrena si aveva amato, lontana da tutti.
Una vita senza musica, senza sentimenti, senza Will. Era stata una dura decisione per lui e ancora non sapeva come fosse arrivato a quella conclusione, però sentiva dentro di sé che era la cosa giusta da fare. Se il suo corpo avesse retto la trasformazione in punto di morte, allora in qualche modo poteva ancora stare vicino a tutte le persone a cui teneva e che tenevano a lui.
“Non è la stessa cosa. Non puoi farlo! Non puoi!” Will lo prese anche per l'altra mano e le portò entrambe sul proprio petto, racchiuse tra le sue. “Così facendo saresti un essere quasi immortale e non potremmo incontrarci in una nuova vita o non ti potrò aspettare in riva al fiume.”
Tutti i discorsi che avevano fatto negli ultimi mesi sul futuro sentiva che stavano crollando sotto ai suoi piedi. Aveva il fiatone mentre parlava e la voce dilaniata dal dolore. Il solo pensare ad una vita senza Jem era inconcepibile, ne sarebbe uscito distrutto.
Non avrebbe più senso vivere per qualcun altro. Io non ho nessuno se non te, Jem. Ed è solo te che voglio.
Jem gli sorrise, liberando una mano che andò a posarsi sulla sua guancia. Lo accarezzò dolcemente con il pollice per qualche secondo, prima di baciarlo a fior di labbra.
Will lo lasciò fare, pensando che prima o poi non avrebbe più sentito quelle dolci labbra sulle sue, così morbide che faticava a non catturarle in continuazione davanti a tutti gli altri dell'Istituto. Premette di più la bocca su quella del proprio parabatai prima di venir scosso da un singulto e da un impeto di rabbia. Lo spinse con vigore contro la parete, facendolo sbattere contro di essa senza staccarsi dal bacio.
Gli morse le labbra con violenza, arrivando a farle sanguinare, sentendo l'odore del ferro penetrare nelle narici e il sapore sgradevole nel proprio palato. Jem non si oppose e continuò a ricambiare quel bacio, prendendogli il volto tra le mani e inclinando il proprio per un contatto più profondo.
Si baciarono per minuti interi con quella passione che celava tutta la sofferenza e il timore di Will. Le lingue si attorcigliavano tra loro in continuazione con movimenti veloci, la saliva colava giù dagli angoli della bocca fino al mento, il respiro era affannato e sbatteva contro i reciproci nasi e le mani erano artigliate nelle guance di entrambi.
Quando si staccarono dovettero riprendere fiato per qualche secondo e Will ripulì con la manica della propria camicia le labbra dell'altro.
“Stai dicendo che preferiresti che io muoia?” James trovò il coraggio di parlare, specchiandosi negli occhi blu sempre più intensi man mano che passavano i minuti.
“No.” William scosse la testa, trattenendo il pianto che chiedeva il permesso di uscire. Quella situazione era troppo per lui, sentirsi porre quella domanda era come se gli avessero strappato la runa del parabatai dal corpo.
In quel momento era lui che si sentiva morire.
“Sto dicendo che voglio che tu stia al mio fianco.” Will gli diede un altro piccolo bacio. “Per sempre.”
“Ma non è possibile fisicamente.” gli soffiò ad un niente dalle labbra.
“Troverò un modo!” finì per urlare, picchiando con forza un pugno contro il muro e serrando gli occhi che pungevano da far male.
“Non rendere tutto più difficile. Ormai ho deciso.”
Jem non riusciva più a sopportare la vista del parabatai così addolorata. Aveva rinunciato a trovare un modo per sopravvivere perché semplicemente non esisteva. Tutti all'Istituto avevano provato a cercare una cura senza giungere a niente, lui stesso aveva chiesto di smettere con le ricerche.
Perché anche Will non accettava quella realtà?
Jem fu costretto a guardare da un'altra parte, puntando gli occhi argentati sulla stregaluce sul comodino.
“Hai deciso per conto tuo!” Will rispose ancora con un tono duro e gutturale. “Non conta quello che penso io?!”
“Will, ti prego...” James dovette fare un lungo sospiro tremolante per non cedere alla tristezza che si stava espandendo nel proprio petto. Lo scansò per poi andare a sedersi sul materasso, rimanendo a testa bassa.
William strinse i pugni con le braccia distese lungo il busto e si fece diventare le nocche bianche. Non gli era neanche stato chiesto un parere sulla questione e la cosa gli faceva male, ma sapeva che Jem aveva mantenuto il segreto perché lui altrimenti non avrebbe mai acconsentito a quell'assurdità.
“Sono così ottuso.” disse infine, mettendosi davanti al parabatai, che si sforzò per guardarlo in viso.
“Non lo sei.”
Will si sedette al suo fianco e prese a torturarsi le mani. La sua mente rifletteva facendo giri complicati, cercando di trovare una soluzione a tutto quello.
Se davvero è questo l'unico modo per averti ancora con me, almeno ipoteticamente.
“Potresti morire nel processo.”
“Non cambierebbe nulla, dato che altrimenti morirei perché il mio corpo avrà smesso di funzionare a causa della droga.”
Il ragazzo dagli occhi blu ingoiò a vuoto. Sentire la parola morte così tante volte e correlata a Jem era un qualcosa di insopportabile.
Di slancio lo abbracciò, portando un braccio sulla sua schiena e l'altro a tenergli il capo. Fece ancora più pressione per spingerlo sul materasso e si sdraiò su di lui, nascondendo la faccia nell'incavo tra il collo e la spalla di Jem e stringendolo forte.
James non poté che ricambiare quel gesto, avvolgendo la schiena possente del parabatai con le braccia e poggiando la guancia sui suoi ricci.
“Ti amo, Will.”
“Non dirlo per farmi rinunciare alla mia idea.”
“Non l'ho detto per quello.” Jem fece una piccola risata tra i suoi capelli e affondò le unghie nella stoffa della camicia, tanto che sentiva che si sarebbe lacerata a breve se avesse continuato.
“Ti amo anche io, Jem. Per questo non mi opporrò ancora, ma lasciami provare a cercare una cura.”
“Se questo ti farà sentire meglio, ma non farti illusioni per un qualcosa che molto probabilmente non accadrà.”
Will si lasciò scappare una lacrima, che finì sul lenzuolo. La serietà con cui James parlava sapeva che non era dovuta al fatto che non gli importasse di salvarsi, ma lo faceva solamente perché ormai aveva accettato la propria morte ormai da anni e vedeva davanti a sé le cose come stavano, cercando di essere il più realista possibile. Per quanto avesse ragione, Will ne soffriva ogni volta.
“Ho sempre sperato di arrivare a cinquant'anni con te, ancora a combattere contro i demoni spalla contro spalla e a lamentarci perché non abbiamo più il fisico per reggere la vita di un Nephilim in azione.” il ragazzo dagli occhi blu si staccò leggermente dall'altro, che inclinò il capo, poggiando la guancia sul materasso per poterlo guardare in viso. “E ho sempre fantasticato di noi due ormai anziani da non poter far altro che andare a passeggiare nel parco, poggiati ai nostri bastoni intagliati in legno pregiato, per poi sederci su una panchina a leggere il giornale e fare battute sui passanti.”
“Davvero a novant'anni vorresti essere così?” domandò Jem ironicamente.
“Certo, e userò il mio bastone come mazza per le anatre che oseranno avvicinarsi a noi due.”
Jem scoppiò a ridere di gusto e si avvicinò alle labbra del parabatai per baciarle con delicatezza. Quando si staccò prese ad accarezzargli il collo.
“Sarebbe stato bellissimo.”
Will di risposta gli prese i capelli tra le dita e cominciò ad attorcigliarli tra esse, creando piccoli ricci argentati.
“Tu sei bellissimo.” notò le guance di Jem imporporirsi appena, nonostante fosse in penombra. “Non mi lasciare, ti supplico.”
“Non accadrà mai. Io sarò sempre al tuo fianco per tutto il tempo che sarò in vita, sarò sempre nel tuo cuore se diverrò Fratello Silente e sarò sempre in te se morirò. Non ti libererai facilmente di me, William Herondale.”
“E tu di me.”
Jem sospirò pesantemente.
“Credo proprio che dovrò sopportarti. Se non lo faccio io, chi altri?”
Si scambiarono un sorriso derisorio prima che il corpo di Jem si impose su quello di Will, facendolo sdraiare sotto di lui.
In men che non si dica i loro vestiti erano già di troppo e buttati sul baule ai piedi del letto; le loro mani vagavano su ogni centimetro di pelle calda e sudata; le labbra si posavano ardenti su quelle del compagno e gli occhi si scrutavano intensamente per imprimere ogni gesto nella mente.
Quando Jem si appropriò del corpo di Will, gli ripeté all'infinito quanto lo amasse, cercando di dargli conforto per non fargli pensare al futuro ormai imminente, fin quando non raggiunsero entrambi il culmine dell'eccitazione.
Quante volte si erano amati a quel modo, quante volte avevano donato la propria anima all'altro e chissà quante volte avrebbero potuto farlo ancora. Isolati nel piacere che stavano provando, si dimenticarono della tristezza per qualche ora, cercando di vivere a pieno quello che rimaneva da vivere insieme.
Espressero di nuovo tutti i loro sentimenti quella notte, confidando che nessuno li sentisse all'interno dell'Istituto.

Era successo.
Jem era diventato un Fratello Silente.
Will provò un'angoscia indescrivibile mentre il suo legame da parabatai veniva spezzato e la runa si schiariva sempre di più fino a diventare una cicatrice bianca. Un segno che non sarebbe mai scomparso dal suo petto e che tutti i giorni gli ripeteva che Jem era sempre presente, solo che non poteva vederlo con i propri occhi.
Però poteva percepirlo nei pensieri in cui era rintanato ogni giorno, nei gesti quotidiani, nelle parole che uscivano dalla propria bocca, nel suono della musica che sentiva per le strade.
E questo gli procurava solamente dolore.
Era passato poco più di un mese e ancora non se la sentiva di scendere per la colazione insieme agli altri per non far vedere gli occhi arrossati dopo una notte passata a piangere nel letto che era di Jem. Un letto che ora era freddo, in una stanza ormai priva degli oggetti personali del suo parabatai.
Will si strinse forte nel palmo la collana di giada – che gli aveva dato Jem qualche tempo prima come simbolo del loro rapporto – mentre stava camminando verso la propria stanza.
Quando arrivò, vide sul pavimento un libro e lo raccolse, leggendone il titolo.
“Le Confessioni di Sant'Agostino.”
Arricciò il naso per quel libro e subito pensò a Magnus. Non poteva esser stato nessun altro a lasciarlo lì per essere trovato da lui.
Entrò nella camera e si buttò sul letto, iniziando a sfogliare le pagine quasi controvoglia, fin quando la sua attenzione non venne catturata da alcuni paragrafi.

Mi ero formato un amico che la comunanza degli studi mi rendeva carissimo; pari di età, era come me nel fiore della giovinezza.

A Will venne immediatamente in mente Jem. Pensò al loro primo incontro nella stanza degli allenamenti mentre provava a tirare il pugnale contro il bersaglio e si susseguirono una serie di immagini: Jem che gli insegnava a lanciare correttamente; loro che ingaggiavano combattimenti corpo a corpo e con le armi; lui stesso che improvvisamente aveva messo una mano tra i capelli – dove cominciavano già a comparire le prime striature argentate – aveva avvicinato il viso al suo e l'aveva baciato la prima volta.
Ti ho amato dal primo momento.
Sorrise appena a quel dolce ricordo, rivedendo vivamente davanti a sé gli occhi sconvolti di Jem che poi si rilassarono per baciarlo ancora una volta. Da quel giorno erano seguiti sempre più momenti del genere fino a quando non erano giunti a diventare una coppia di fidanzati nel vero senso della parola.

Pochi gioni dopo venne ripreso dalle febbri e morì.

Will si sentì stringere il cuore, ripensando a tutti quei giorni dove era stato accanto a Jem mentre la droga lo consumava dall'interno, mentre sudava freddo in preda ai deliri e tossiva macchiando di sangue i vestiti e le lenzuola. Lui era sempre stato vicino al capezzale del suo letto, stringendogli la mano e sussurrandogli parole dolci per alleviare anche di poco quel dolore.
Ora non avrai più nessun attacco, ma io non potrò più tenerti la mano.

Quel dolore avvolse nelle tenebre il mio cuore; tutto quello su cui posavo lo sguardo era morte. […] I miei occhi andavano ricercandolo ovunque e non lo trovavano.

Non si era abitutato all'assenza di Jem e mai l'avrebbe fatto. Da quando non c'era più era come se nessun altro ci fosse in tutta Londra. Will aveva vagabondato a lungo su e giù tra i vicoli della città e nessun posto gli aveva mai donato conforto.
Aveva provato ad andare sul ponte dove Jem era solito perdere lo sguardo nell'orizzonte, sperando di trovarlo lì anche se sarebbe stato impossibile, e la sua figura che si delineava nei propri ricordi non era mai stata sovrapposta con l'immagine reale del ragazzo.
Mi manchi così tanto. Mi manca ogni singola cosa di te. Quando mi giro non posso più afferrare con certezza il tuo polso perché non sei più dietro di me e ovunque mi volti i miei occhi non riescono a posarsi da alcuna parte perché l'argento dei tuoi è svanito per sempre.
Si accorse che la vista gli si stava facendo annebbiata, velata da una leggera patina di lacrime che ancora stava trattenendo.

Infelice è sempre l'anima avviluppata dall'amore delle cose mortali; lacerata quando le perde, sente la miseria di cui è affetta anche prima di perderle.

Quante volte aveva provato la paura di perderlo mentre le sue mani venivano imbrattate del suo sangue mentre lo ripuliva con un panno bagnato.
Quando davvero ti ho perso, non solo si è lacerata la mia anima, ma una parte di me è andata completamente persa. Non sono più una persona completa, sono solo la metà di un qualcuno che non può neanche definirsi uomo.
Ingoiò a vuoto, sospirando con il fiato tremolante e lasciandosi scappare alcune lacrime silenziose. La testa gli martellava pesantemente e avrebbe solo voluto dormire per non ricadere ancora nell'ennesimo pianto.

Mi stupivo che gli altri mortali vivessero, mentre era morto colui che io avevo amato come non avesse mai dovuto morire.

Questo aveva fatto Will. Aveva amato Jem conscio che non sarebbe vissuto così a lungo da realizzare le sue fantasie sulla loro vita futura insieme.
È forse colpa mia amarti? Non avrei dovuto farlo, consapevole che ne avrei sofferto? Il mio cuore continua a ripetermi che se non ti avessi amato, avrei vissuto la metà della mia vita. Non è forse quello che tu non volevi assolutamente ti accadesse?
Il Nephilim si rannicchiò, sdraiandosi su un fianco e continuò a leggere, preso da brividi continui in tutto il corpo.

Nemmeno i libri, nemmeno la poesia: la luce stessa mi era odiosa, e tutto ciò che non era lui mi riusciva greve, tedioso; gemiti soltanto e lagrime: ivi soltanto trovavo un po' di sollievo.

William si era rifugiato nella lettura per giorni, fin quando non aveva capito che trovava ogni singola riga uggiosa, le trame dei migliori classici non erano che semplici storie prive di significato con personaggi superficiali e monotoni. Non voleva rovinarsi l'unica cosa che gli dava diletto, quindi aveva lasciato da parte i suoi amati libri per affogare nelle lacrime.
Più volte Charlotte era venuta alla sua porta e aveva bussato incessantemente sentendolo gemere dal dolore, ma Will non aveva mai aperto.
Nessuno di loro può capire quello che provo, nessuno mi può dare conforto, eppure tutti ci provano di continuo anche se non ottengono nessun risultato. Jem, non avresti mai voluto vedermi ridotto in questo stato, tu vorresti sicuramente che continuassi a vivere come al solito, ma non ci riesco. Perché è così difficile?
Annaspò alla ricerca d'aria, sfregando la camicia contro gli occhi per togliere le lacrime.

A Te, Signore, avrebbe dovuto sollevarsi, da Te doveva essere guarita.

Dio dovrebbe guarirmi? Non esiste nessun Dio a questo mondo. Se fosse esistito, mi avrebbe fatto trovare una cura per Jem e a quest'ora sarebbe qua con me. 
Il suo sguardo si fece improvvisamente tagliente, fu colto da un impeto di rabbia che esplose in lui e gli fece picchiare il pugno contro la parete, facendosi male alle nocche. Le osservò screpolate e con una punta di sangue che usciva da quella dell'indice e del medio.
Neanche il dolore fisico attenua quello dell'anima. Non c'è niente in grado di contrastarlo.

Come mai infatti quel dolore era penetrato tanto addentro e tanto facilmente in me, se non perché io avevo riversato l'anima mia sulla sabbia, amando un essere mortale quasi non fosse mortale?

Non resistette più.
Il libro gli scivolò dalle dita e finì a terra con un tonfo, aperto in chissà quale pagina.
Si coprì con il braccio gli occhi e scoppiò in un pianto disperato. L'altra mano era artigliata al petto, cercando di stringere il cuore che palpitava ad una velocità troppo elevata causandogli degli spasmi continui. Tutto il corpo tremava colpito dai singulti.
I lamenti si insinuarono nella sue orecchie facendole rimbombare e più li sentiva e più la sua anima gridava ancora più forte dentro di sé.
Jem! Jem!
Will non si era mai preparato a quella separazione, aveva sempre creduto che sarebbe riuscito a trovare una cura per lo yin fen nel corpo di Jem, era l'unica cosa per cui aveva sempre sperato positivo in tutta la sua vita.
Mi senti, Jem?
In qualche modo il loro legame non si sarebbe mai sciolto, confidò in quello per essere sicuro che in quel momento, ovunque il suo parabatai fosse, l'avrebbe sentito sicuramente.
Ti amo e non smetterò mai di farlo. Ti aspetterò per tutta la vita, non mi allontanerò dalla riva senza di te.
Le lacrime continuavano a scendere copiose scavandogli il volto e creando un alone bagnato su tutto il cuscino. I capelli si erano attaccati alla fronte madidi di sudore.
Will allungò il braccio, che prima teneva sopra al viso, verso il soffitto e aprì il palmo. Vide la mano di Jem stringere la sua e sorridergli dolcemente. La chiuse a pugno e ricambiò il sorriso.
James Carstairs, ho intenzione di tener fede alla nostra promessa.
La figura di Jem gli apparve ancora davanti, che lo guardava con quell'amore che gli aveva mostrato ogni singolo giorno.
Ovunque sarai tu ci sarò anche io.
Si allungò verso quella visione, arrivando a sfiorare la guancia delicata e diafana del ragazzo.
Il tuo cuore è condiviso con il mio.
Poggiò la fronte contro quella di Jem.
Aspetterò il tuo ritorno per potermi rispecchiare nei tuoi occhi e riuscire a rivedere la parte mancante di me che ti sei portato via.
“A presto, Jem.”


  
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