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Autore: Manu75    13/02/2016    1 recensioni
"…e tu, femmina dai capelli chiari e dagli occhi freddi e algidi, nel tuo orgoglio soccomberai…prigioniera in una cella di ghiaccio, né calore, né gioia, né amore…tutti voi sarete condannati…io vi maledico! Black, da questa sera, vorrà dire disgrazia e sofferenza e prigionia…e morte! Così è stato detto, che così accada!"
Quando il dovere e l'orgoglio ti spingono contro il tuo cuore, quando una maledizione incombe con tutto il suo potere, quando i sentimenti infuriano nel petto senza poterli placare, il destino sembra solo una gelida trappola. Narcissa Black lo sa bene.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Evan Rosier, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Severus Piton, Sorelle Black | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix, Severus/Narcissa, Ted/Andromeda
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Più contesti
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Con questo capitolo si conclude la seconda parte di questa fan fiction, nonché tutti i capitoli già scritti anni fa. Tra qualche giorno posterò il primo capitolo, inedito, della terza ed ultima parte, quella che vedrà i destini compiersi. I nuovi capitoli sono già in lavoro e seguiranno la storia così come l'avevo pensata dieci anni fa, compresi i salti temporali e senza tenere conto di ciò che è accaduto nel settimo libro. Grazie a chi ha letto quello che ho scritto fino ad ora, questa volta porterò a conclusione "Un gelido destino". A presto.


 

‘Un gelido destino’

 

Trentaquattresimo capitolo

 

(Malfoy Manor – ultima parte – Un barlume di comprensione – ultima parte)

 

- Allora, proprio non ci vuoi illuminare su questa storia…cerbiattino?-
Sirius lanciò un’occhiataccia a James e continuò a camminare, con le mani in tasca e l’aria imbronciata.
Il suo amico cercò di insistere ma Remus gli fece un breve cenno con il capo, invitandolo a desistere.
- Mh…certo che tua cugina è uno schianto, peccato che sia così spocchiosa! Classica Serpeverde! Poi le bionde non mi entusiasmano…- cambiò argomento il giovane Potter.
- Eh, certo!- esclamò allora Sirius, rianimandosi di colpo – A te piacciono le rosse, no?-
Stavolta fu il turno dell’altro ragazzo di rabbuiarsi.
- Non è vero…le rosse hanno un caratteraccio!Meglio le brune!-
- Nah!- Sirius schioccò la lingua con aria disgustata – Si vede che non conosci mia cugina Bellatrix, allora!-
- Insomma – mormorò Remus, nel suo tono pacato, con un sorrisetto divertito – Niente bionde, né rosse, né brune…che tipo di ragazza si salva, allora? Una con i capelli rosa?-
I tre ragazzi proseguirono lungo la via chiacchierando allegramente e considerando il fatto che difficilmente avrebbero mai incontrato una ragazza con i capelli di un colore così assurdo.

 

- Allora, potrai mai perdonarmi di aver aperto una piccola ferita su quella tua candida manina?-
Narcissa non rispose e si limitò a raccogliere la propria bacchetta da terra, poi riprese a camminare, decisa a trovarsi nel luogo dell’appuntamento con Lucius e Severus in orario.
- Andiamo, mi tieni il broncio?- Evan Rosier si affiancò alla ragazza e, vedendo che lei lo ignorava, la afferrò per il braccio costringendola a fermarsi.
- Nessuno ti ha autorizzato a toccarmi…- sibilò Cissy, stringendo gli occhi – Si da il caso che io sia in ritardo e quindi non ho tempo da perdere! –
- Almeno un grazie , da quella boccuccia di rose, potrebbe anche fare lo sforzo di uscire!- esclamò lui, vagamente deluso.
- Grazie ma, credimi, il tuo intervento non era affatto necessario!-
Il ragazzo osservò il volto pallido della giovane e aggrottò le sopracciglia.
- Si può sapere cosa ti ha detto quella tizia? Sembri sconvolta!-
- Non ha importanza…- Cissy sospirò piano, cercando di scacciare la forte impressione che la veggente le aveva lasciato – Piuttosto, cosa ci fai da queste parti?-
- Uh!Passeggio. – si strinse nelle spalle - Sai, mi annoio parecchio quando Lucius è in giro per curare gli affari che lo faranno diventare ancora più ricco e potente! Meno male che ho incontrato te, mia dolcezza! Mi sei mancata, sai?-
Lei gli lanciò un’occhiata in tralice, trattenendo a stento un sorriso.
- Ci siamo visti ieri sera…- gli ricordò, leggermente esasperata.
Il ragazzo si aprì in un sorrisetto furbo, compiaciuto di vedere che lei si era sciolta un pochetto.
- Ogni ora lontano da te mi sembra eterna, mia elfa dei ghiacci!- declamò, portandosi una mano sul cuore e chiudendo gli occhi.
-…Quanto sei esagerato, o elfo dagli occhi di..mh..quercia…- mormorò lei, scuotendo la testa.
Evan scoppiò a ridere di gusto.
- Non sei capace!Dico sul serio!Quercia?!Che brutto paragone, ti ho trovato un difetto: non sai fare i complimenti!-
Narcissa finse di essere offesa ma non riuscì a trattenere una risatina: il suo tentativo, in effetti, era stato parecchio goffo.
Osservò il volto ridente del giovane e constatò, una volta di più, che era proprio un bel ragazzo, dal viso aperto, ma dagli occhi profondi.
Gli occhi scuri e vellutati tipici dei Rosier.
- Dovrò esercitarmi, allora, io amo eccellere in qualsiasi cosa…- sussurrò poi, molto seria.
Lui le sorrise e ripresero a passeggiare.
Camminarono per un po’ in tranquillità, finché la ragazza non vide il volto di Evan farsi man mano più serio e diventare, infine, estremamente cupo.
- Bene, bene!Una strana coppia davvero!Cosa mai potrebbe pensare il mio futuro cognatino se vi vedesse?-
- Niente di quello che potrebbe pensare la tua bella testa maligna, cara Signora Lestrange!- rispose Evan, osservando il bel volto pesantemente truccato di Bellatrix, apparsa davanti a loro nel vicolo.
A Narcissa non sfuggì affatto l’irrigidirsi del ragazzo, il contrarsi della sua mascella e l’aria falsamente innocente di sua sorella e, improvvisamente, capì.
- Ti preoccupi che possa compromettere il mio fidanzamento, sorella?- chiese allora sentendo, chissà perché, una specie di istinto protettivo nei confronti del giovane che aveva accanto.
- E tu non te ne preoccupi affatto, a quanto pare, sorella!- rimbeccò Bella, spostando lo sguardo su Narcissa.
Non si vedevano dal giorno del funerale di Druella e, pur irritata com’era nei suoi riguardi, Cissy non poté non notare quanto Bellatrix fosse dimagrita in quelle poche settimane.
Il nero e aderente vestito, che si apriva sotto le ginocchia lasciando intravedere del tulle verde scuro, metteva in evidenza le costole, le scapole, e i fianchi ossuti della ragazza, che aveva sempre avuto una bellezza giunonica e prosperosa.
Sembrava molto più vecchia dei suoi vent’anni.
Per contrasto, Narcissa pareva ancora più fresca e la sua bellezza più fine e delicata.
Bellatrix avanzò verso di loro muovendosi sinuosamente, nonostante tutto conservava un fascino particolare, scuro e sensuale.
Si fermò dinnanzi al ragazzo e allungò una mano per togliergli di dosso un invisibile granello di polvere.
-…Allora…non mi dirai che hai aspettato per quasi tre ore che io arrivassi?- mormorò, fingendo di parlare solo a lui ma ben consapevole che sua sorella non poteva che udire ogni parola – Non ti è arrivato il mio gufo? Quello con cui ti avvisavo che non sarei arrivata in tempo?-
- No…- sussurrò lui con la voce arrochita, sembrava furioso e, allo stesso tempo, del tutto incapace di reagire.
- Non sarai mica arrabbiato con me, vero? Sai che sono molto impegnata…potremo sempre recuperare…-
-…Non credo di volerlo…- sussurrò, cercando disperatamente di rimanere fermo e deciso.
Lei gettò indietro la testa e scoppiò a ridere.
- Fai il prezioso?Tu?!- gli chiese incredula, quando l’ondata di ilarità si fu placata – D’accordo, allora non importa...nel caso sai dove trovarmi ma, tra mio marito e l’Oscuro Signore, io non credo di avere molto tempo per un ragazzino imbronciato!Addio!- gli dette uno schiaffetto sulla guancia, come se fosse effettivamente un ragazzino, e si voltò per andarsene.
- Ah!Dimenticavo! Lucius tarderà un po’, mi ha detto di avvisarti se ti avessi incontrata, sorellina mia!Credo sia colpa mia, l’ho trattenuto un po’ e così ha perso tempo!- sorrise maligna e si allontanò, lasciando un pesante silenzio tra i due ragazzi.
Narcissa la seguì con lo sguardo, immersa nei propri pensieri.
- Non badarle…- le disse piano Evan, con la voce addolcita e l’espressione sofferente ancora sul volto – Se può, sputa tutto il veleno che ha dentro…-
Cissy si voltò verso di lui, osservandolo molto seria in volto.
- Davvero non preoccuparti! – insistette il ragazzo, estraendo una bottiglietta dalla sua veste e bevendo un lungo sorso di qualcosa – Lu- Lu mi ammazzerebbe se mi sentisse dirtelo ma, credimi, non c’è alcuna donna che possa competere con te ai suoi occhi…-
- Infatti non sono preoccupata né per me né per lui.- sussurrò lei – Per quello che mi riguarda non è mia sorella il problema. Sono preoccupata per te.-
Lui sgranò gli occhi, esterrefatto.
- E perché mai, mio fresco fiocco di neve perso in questo arido deserto?-
La ragazza sospirò, leggermente esasperata dalla sua prosa esagerata.
- Perché il veleno di mia sorella è letale, Evan! Mi dispiace per te, ma forse sei ancora in tempo-
- La mia dolce bambina, qui, è preoccupata per me?- la motteggiò lui con garbo -Per il mio cuore o per la mia anima?-
- Per entrambi…- mormorò lei, riprendendo a camminare, senza fretta adesso.
- Narcissa!-
La ragazza si fermò e si voltò verso Evan, che pareva improvvisamente assai serio e grave.
- Darei qualsiasi cosa per amare te, anche la mia amicizia con Lucius, credimi. Grazie…-
- Grazie a te!- gli disse, mostrandogli la mano ferita, e poi lo salutò sorridendo.
Il ragazzo rimase fermo per un po’ nel vicolo, poi si allontanò nella direzione opposta, con le spalle curve, come se portasse il peso del mondo su di sé.
Improvvisamente, però, estrasse la bacchetta e si voltò puntandola al petto dello sconosciuto che, imprudentemente, lo aveva sorpreso alle spalle.
-Ah!Male Rosier!Se sei così lento e così distratto un giorno o l’altro troveranno solo qualche tuo pezzo, qua e la!-
Evan abbassò lentamente la bacchetta.
- Si, ma ricordati che non sarai tu a farmi a brandelli, caro Al!Perché prima sarò io a portarti via un pezzetto alla volta!A cominciare da quel tuo bel nasino che stona troppo sul tuo brutto muso!-
Nonostante tutto i toni erano quasi amichevoli e Alastor Moody, famoso Auror in servizio al Ministero, sorrideva.
Era più un ghigno, in realtà.
I due uomini si guardarono per un po’.
- Allora, ragazzo, hai pensato si o no a quello che ti ho detto?-
- Per Merlino, Al! Sei più insistente di un amante respinto!- lo prese in giro Evan, ridendo di gusto – Non so cosa Diavolo ti sei messo in quella testaccia dura, ma io sono solo un povero, ricco squattrinato che si diverte in giro! Non mi importa un fico secco di Signori Oscuri, sparizioni, Ministeri etc!-
- Non sono tempi per divertirsi, questi.- gli rispose Moody, più serio adesso – E lo sai bene…ieri è stata uccisa una famiglia, un bambino di sette anni, che mi dici?-
- Che mi dispiace, ma non posso piangere per ogni disgrazia che c’è al mondo.- replicò asciutto Evan -Cosa ci fai tu a Notturn Alley, piuttosto?-
- Vigilo…- gli rispose l’altro – Io qualcosa, invece, la posso e la voglio fare. Se cambi idea sai dove trovarmi, ragazzo!-
- Si!- gli rispose Evan, sorridendogli con calore – Attaccato alla mia spina dorsale!-
Moody scoppiò in una roca e breve risata.
- Pensaci ragazzo e ricordati, le donne portano solo disgrazie agli uomini che si perdono per loro, specie quelle che hanno l’anima più nera degli abiti che indossano…-
Evan impallidì e Moody si smaterializzò, sparendo dalla sua vista e lasciandolo di nuovo solo con se stesso.


- Mh…-
- Allora?- chiese Severus cercando di non spazientirsi – Può durare ancora qualche anno, no?-
Il Signor Ollivander sollevò lo sguardo dagli impressionanti occhi pallidi, e lo posò sul volto pallido e magro del ragazzo.
- Ovvio…è una mia creazione, solo cause esterne possono impedirle di fare il suo dovere!- esclamò, gonfiando il petto con aria quasi oltraggiata – Davvero una bella bacchetta!Sua madre aveva ben ragione di andarne fiera!Solo che deve essere trattata un pochetto meglio…-
Severus rimase impassibile.
- L’importante è che funzioni io, il grasso di Drago per lucidarla, non ce l’ho, quindi uso un panno morbido-
- Non è sufficiente! E si ricordi- aggiunse l’uomo, scrutando attentamente il ragazzo – Che questa bacchetta nasce per lavori di fino, incantesimi d’intelletto, di perizia, non di forza!-
Severus non si scompose e, dopo aver recuperato l’oggetto, salutò l’uomo e si avviò all’uscita.
Il grasso di Drago costava un’enormità e lui non poteva permetterselo.
Mentre riponeva con delicatezza l’oggetto nella sua custodia ripensò alle parole di sua madre, una delle rare volte in cui lei aveva preso e usato la bacchetta davanti a lui.
'So che ti piace la mia bacchetta, Sev, e anch’io ne sono molto orgogliosa, sai!Il Signor Ollivander, che me l’ha venduta, disse che era una delle più belle che avesse mai fabbricato!*
Strinse le labbra.
Sua madre non aveva quasi mai usato quella bacchetta, né per incantesimi di fino né per quelli di forza.
Nemmeno quando la forza sarebbe servita a preservare lui, Severus.
Strinse i pugni, furioso all’idea che certi pensieri avessero ancora il potere di turbarlo tanto.
Non era stata una buona madre alla fine, Eileen.
Debole e spaventata, troppo spaventata, al punto da non riuscire nemmeno a fare il bene del proprio figlio e al punto di farsi annientare.
Ricordò la reazione gelida che Narcissa aveva avuto quella mattina quando lui le aveva fatto le condoglianze.

Chiaramente nemmeno lei aveva avuto una buona madre.
‘Chissà se questo farà di lei una madre migliore o peggiore’ si chiese ‘ probabilmente, conoscendola, saprà essere forte e decisa come sempre’
E con in più quel pizzico di grande dolcezza, quella capacità di amare, quell’ardore che lei chiaramente possedeva, gli suggerì una voce nella sua testa.
Ancora più irritato, con gli occhi neri che mandavano lampi, si decise ad aprire la porta del negozio per uscire.
Fu così che quasi si scontrò con Regulus, che invece stava entrando.
Severus lo ignorò, Regulus invece, che lontano da suo fratello assumeva una personalità ben diversa, lo bloccò per un braccio.
Nonostante vi fossero tre anni di differenza, il giovane Black era già più alto e molto più robusto.
Severus non si scompose minimamente e si limitò a puntare i propri occhi bui in quelli chiari, così uguali a quelli di Narcissa e di Sirius, dell’altro ragazzo.
Regulus gli lasciò andare il braccio e si mise le mani in tasca, fissandolo con le sopracciglia aggrottate.
- Mi importa poco del fatto che, probabilmente, saremo nella stessa Casa.- esordì, con un tono assai diverso da quello che usava davanti alla sua amata cugina – Tu non mi piaci. Narcissa è troppo buona e, probabilmente, ha pietà di te, ma io non permetterò che tu le ronzi attorno! Vedi di restare al tuo posto, Mezzosangue.-
Severus fece una smorfia che si storse quasi in un sorriso.
- Lo trovi divertente?- si accigliò l’altro.
- Non c’è nulla che mi diverta meno del vedere una persona debole fingere di essere quello che non è e dibattersi per emergere, cercando di diventare la pallida imitazione di qualcun altro.-
- Come ti permetti!- sbottò Regulus che non si era aspettato una simile, flemmatica, reazione dal ragazzo tanto denigrato da suo fratello.
- Non credevo che qualcuno mi avrebbe mai fatto rimpiangere tuo fratello, ma tu sei talmente tanto patetico, come avversario, che nemmeno posso considerarti!- buttò là Severus, con una voce quasi carezzevole.
- Vogliamo vedere chi è più forte?- urlò Regulus, perdendo la calma.
- E come?- lo schernì Severus, che non sapeva se si sentiva più irritato, disgustato o divertito – Non possiedi nemmeno una bacchetta, sei entrato qui per acquistarne una, immagino! –
Regulus arrossì.
- E se anche fosse, io non intendo perdere il mio tempo con un ragazzino che non sa nemmeno far levitare un granello di polvere!Facciamo così, prima vedi di prendere un paio di lezioni ad Hogwarts e poi ne riparliamo, purosangue! -
Regulus fece per avventarglisi contro, ma il mutare dell’espressione di Severus lo bloccò, gelandolo.
L’espressione ironica era scomparsa e il volto era una maschera dura, con gli occhi che invece di brillare d’ira erano, se possibile, ancora più bui.
- Non te lo consiglio.- gli sussurrò con la voce divenuta improvvisamente metallica – Se avessi voluto a quest’ora saresti già al San Mungo…-
Lo sguardo del ragazzino cadde sulla mano di Severus che, da sotto la veste, inequivocabilmente, stringeva la bacchetta e la puntava contro di lui.
Quando fosse riuscito ad estrarla e puntarla, senza che lui se ne accorgesse, non gli era dato capire.
-…E io, purtroppo, sarei, se non ad Azkaban, poco lontano…- concluse Severus.
Detto così si voltò e se ne andò, lasciando Regulus sull’uscio del negozio pieno di un senso di sconfitta e di inferiorità che gli bruciava dentro.
Per l’ennesima volta.

 

- Bene Signor Malfoy…quindi possiamo considerare chiuso l’affare?-
Lucius si rimise i guanti e nascose il profondo disgusto che, come sempre, il Signor Sinister gli provocava.
Era davvero ripugnante quel vecchio mago untuoso, ma era anche estremamente utile.
- Si, possiamo rivederci la prossima settimana.- gli rispose, con la sua voce strascicata e la sua consueta aria superba.
-Ottimo!- esclamò ossequioso Sinister, sfregandosi le mani.
Quell’uomo dall’aspetto viscido e dai modi cerimoniosi era il proprietario di uno dei negozi più conosciuti, ma anche dalla reputazione peggiore, di tutta Notturn Alley.
Lucius si voltò pronto ad uscire e, con una sorpresa che faticò a nascondere, si trovò di fronte una persona che, evidentemente, stava alle sue spalle da almeno qualche secondo.
-..Permesso…- mormorò a denti stretti e girò intorno alla figura che indossava un mantello pesante, rosso scuro.
- Ma guarda, sempre di corsa, o Egregio Signor Malfoy!-
Lucius si bloccò, sentendo quelle parole e quella voce.
- Mi chiedo, quale umile serva di Colui che conosce ogni cosa e al quale guardiamo con fiducia e devozione.- proseguì la voce, mentre Lucius si voltava lentamente - Se tale impegno è per curare i tuoi personalissimi affari o per adempiere ai tuoi doveri più alti…-
- Quello che mi chiedo io…- sussurrò Lucius, con gli occhi stretti a due fessure – E' quando ti deciderai ad andare in giro a volto scoperto, senza celarti dietro simili travestimenti, Brigid…-
- Quando il mio Signore mi ordinerà di farlo, solo in quel momento!- rispose sicura la donna, il volto della quale non era effettivamente visibile – Vai, giovane Malfoy!Non hai da qualche parte qualcuno che ti sta aspettando?-
- Non spetta a te dirmi quello che devo fare. – si risentì il ragazzo – Vado perché devo andare, non certo perché sei tu che mi inviti a farlo!-
Lei ridacchiò, poi si voltò verso Sinister e non lo degnò più di uno sguardo.
Lui si rimangiò le parole che aveva sulla punta delle labbra e lasciò il negozio, furioso.
- Mh...- mormorò Sinister – Quale godimento vedere quel pallone gonfiato perdere tutte le sue arie…-
-Mah!Lascialo perdere! Dammi il Breo- saighead, ho fretta!- gli ordinò e poi, notando la riluttanza del vecchio, la ragazza allungò un braccio e afferrò il polso del vecchio.- Credi di potermi negare qualcosa?!Sai bene da chi prendo gli ordini, io!-
Lui, come se lei gli avesse fatto ingoiare una manciata di Vermicoli, si avviò nel retrobottega e ritornò con un sacco di velluto, che avrebbe potuto contenere un oggetto della grandezza di un portagioie o di un libro.
La ragazza lo prese e poi si avviò verso delle scale che portavano nei vani sopra il negozio.
Una volta giunta davanti alla porta più nascosta, levò la bacchetta e tolse un invisibile sigillo che ne precludeva l’accesso a visitatori non desiderati.
Appena entrata nella stanza, al sicuro da sguardi indiscreti, si tolse il pesante mantello rosso e sospirò di sollievo. Aveva patito davvero il caldo con quel coso addosso.
Sotto portava una leggera veste bianca legata in vita da una sottile catena nella quale erano incastonati, qua e là, dei diamanti e dei rubini.
Allora si pose davanti un piccolo specchio per sistemarsi un poco i corti capelli biondo scuro, leggermente crespi.
Il volto era pallido e magro dai lineamenti abbastanza regolari ma, nel complesso, insignificanti. Anche il corpo era magro e ossuto.
Nel suo insieme la figuretta trasmetteva un senso di fragilità.
Quando alzò le braccia, per sistemarsi velocemente i capelli, le maniche della tunica scivolarono e lasciarono scoperta la pelle bianca che, oltre al marchio nero, era ricoperta da strani ed inquietanti tatuaggi che rammentavano tanto le spire di un enorme serpente.
Finita quella breve toeletta la ragazza prese con sé un mantello leggero e uscì di nuovo.


Evan stava combattendo contro il suo peggiore istinto che gli suggeriva di correre ed andare a cercare Bellatrix, dirle che l’avrebbe aspettata anche una vita, prenderla tra le braccia e poter finalmente saziare quella fame e quella sete che gli toglievano il senno.
Si aggrappò all’immagine di Narcissa che gli sorrideva, mostrandogli la mano che lui stesso le aveva ferito, per trarre un po’ di conforto.
Gli piaceva Cissy.
Era come guardare qualcosa di bello da dietro una teca di vetro, qualcosa che ammiri ma non hai il coraggio di lordare.
Almeno non lui.
‘Meglio qualcosa di torbido per il sottoscritto…’ si disse, con amarezza.
Improvvisamente due braccia lo cinsero da dietro.
- Allora…- gli sussurrò una voce che aveva sempre il potere di avvincerlo, come una pesante catena – La smetti di fare l’eroe buono davanti a mia sorella o vuoi davvero che io me ne vada? Devo ritornare subito da Rodolphus..?-
-…No...- rispose il giovane, odiandosi.
Poi si voltò e rispose all’abbraccio di Bellatrix, tuffò il viso nell’incavo del suo collo ed aspirò il profumo dei suoi capelli lasciandosi travolgere, come sempre, dai sentimenti brucianti e sconvolgenti che ormai gli avvelenavano l’anima, il cuore e la vita.

 

Regulus uscì dalla bottega di Ollivander con il cuore rasserenato dall’acquisto che aveva fatto. La sua prima bacchetta, non vedeva l’ora di usarla!E di mostrarla a Narcissa.
‘Gliela farò vedere io a quel mostriciattolo e a tutti gli altri’ pensò con rabbia ‘e anche a Sirius!Vedremo se quel Potter sarà ancora il migliore mago del mondo ai suoi occhi!’
- Che sguardo arrabbiato!-
Una voce lo riscosse dai suoi pensieri.
- Cosa?-
Regulus si guardò attorno e vide, poco distante da lui, una ragazza seduta per terra che faceva fluttuare tra i palmi delle mani uno strano oggetto di cristallo di forma piramidale.
Incuriosito si avvicinò.
- Che cos’è?- chiese, osservando affascinato l’oggetto che galleggiava pigramente in aria.
- L’oggetto attraverso il quale io posso dirti chi sei stato, cosa sei ora e chi potresti essere…magari svelandoti anche un buon modo per diventarlo…- gli rispose la sconosciuta, con aria affabile e gentile.
- Davvero?!- Regulus staccò gli occhi dalla piramide e li puntò sul viso della ragazza, che pareva appena poco più grande di lui – Come puoi sapere tante cose? Ci scommetto che non hai ancora tredici anni!-
Lei scoppiò a ridere.
- Ti sbagli! Sono molto ma molto più vecchia! E, se non credi nella mia arte, mettimi alla prova!- lo sfidò allegramente – Se non indovinerò nulla, ti regalerò il mio Breo- saighead- gli disse, indicando con un cenno del capo la piccola piramide che fluttuava nell’aria dinnanzi a lei - se invece saprò indovinare mi donerai uno zellino, e tanto basta!-
Regulus osservò il volto pallido della ragazza, gli occhi di un colore chiaro ma indefinibile e i corti capelli biondo scuro.
- Ci sto!- esclamò e si sedette di fianco a lei.
- Bene…osserva i quattro lati del Breo, vedi? Questo lato, che è grigio, rappresenta il passato, dove si affollano ricordi nebulosi e lontani!Il lato dove sembra che il cielo, con le sue nuvole bianche, vi si rifletta, è il presente. Qui le cose sono in continuo mutamento…infine il lato bianco, rappresenta il futuro che ancora deve essere scritto…-
- E quel lato nero e oscuro?- chiese Regulus, osservando affascinato la nebbia nera che sembrava incastonata nel cristallo.
- Quello è il destino…- gli rispose la ragazza, con un sussurro più misterioso – Esso è oscuro perché non è chiaro e non è del tutto leggibile…il Breo non è una palla di cristallo!Diffida da coloro che affermano di poterti dire con esattezza ciò che sarai e quello che farai!Essi mentono!Ogni scelta che facciamo fa si che il nostro destino e il nostro futuro automaticamente cambino!-
- Davvero?- si stupì il ragazzo – Io credevo che ogni gesto ci portasse al destino che è stato scritto per noi…-
- Guarda…- gli disse la ragazza, indicandogli il lato del futuro – Esso è bianco perché non può essere scritto in maniera indelebile…si può intervenire e mutarlo fino alla fine, credimi!-
- E’ interessante!- si entusiasmò Regulus – Quindi non esistono reali certezze!Bene!-
Gli occhi della ragazza brillarono un attimo, ma non disse nulla.
- Allora!Io posso dirti, intanto, che la tua vita è dominata da tre grandi affetti: una persona da compiacere, una da eguagliare e una da conquistare…- lo osservò, mentre il ragazzo sembrava riflettere su quello che lei gli aveva appena detto – Ti dice qualcosa questo?-
- Continua…- mormorò Reg.
- Il primo affetto lo compiaci di già e, continuando così, continuerai a farlo, questa persona è chiaramente un genitore…tua madre, vero? – proseguì allora lei – Il secondo affetto… tu desideri che questa persona ti consideri almeno un suo pari, credo di poter dire che si tratta di un amico o, molto più probabilmente, di un fratello. Difficilmente potrai eguagliarlo, però, perché siete profondamente diversi, ma potresti riuscire a superarlo…-
- Davvero..?- uno struggente desiderio emerse dal profondo dell’animo di Regulus e si rifletté sul suo bel viso.
- Mh, il terzo affetto…- la ragazza si fermò, come incantata – Che potenza, che fulgore, esso ti domina del tutto! La tua mente, il tuo cuore, i tuoi sensi…ne sei del tutto soggiogato. Un affetto che ha le fattezze di un angelo, ma che provoca in te sentimenti da Demone!- concluse, osservando il ragazzo.
Regulus impallidì ma non disse nulla.
- La tua vita, la tua felicità è basata sulla possibilità o meno di realizzare questo tuo desiderio…- riprese a parlare la giovane sconosciuta -Quindi, mio caro amico, se vuoi vivere, se vuoi essere felice, devi fare tua questa persona ad ogni costo!-
- Cosa? Fare mia?- questa volta Regulus aveva l’espressione di qualcuno a cui è stato donato qualcosa di troppo prezioso per essere anche solo contemplato.
La ragazza riuscì a stento a reprimere un sorriso.
- Si. Vedo che la paura di perdere questa persona ti condiziona, hai il forte bisogno di crescere in fretta e temi di non riuscire a farlo in tempo. Sei vittima della tua passione e della paura che questa passione ti scatena. Stai tranquillo, se tu lotterai e perseguirai la via della grandezza quella persona sarà tua, inequivocabilmente-
- Cosa devo fare?- chiese allora Regulus, con una punta di disperazione – Lei è già promessa ad un uomo!Adulto, ricco e potente!Non posso evitare di perderla!-
- Adulto lo diverrai anche tu, la ricchezza non ti manca…diventa potente!- gli sussurrò lei, avvicinando il viso al suo.
-...potente..?-
- Si!Desidera il potere, fatti amici i nemici, sfrutta coloro che rappresentano un ostacolo alla tua propria felicità, imponiti di essere forte…se seguirai questa strada, allora si che nel tuo futuro intravedo te stesso al fianco di quella persona. Ma non esistono altre vie, ricordalo. Cambia le tue scelte, dimentica il tuo obiettivo e il tuo futuro muterà inesorabilmente…-
- Potente, forte…- sussurrò Regulus – Ma quali sono i nemici con i quali mi devo alleare?-
- Sono due…- gli disse lei, scrutando nuovamente la piramide – Uno ha i capelli chiari e ti aprirà la porta del potere donandoti, a sua insaputa, l’eterno affetto di colei che amate entrambi, l’altro ha i capelli scuri…esso è più pericoloso, perché non è facilmente manovrabile ma, stai attento, possiede un’influenza maggiore…di più non posso dirti!Perché tutto è ancora troppo nebuloso e incerto!-
- Come farò a sapere se sono sulla strada giusta allora!- le chiese Regulus, disperato.
Lei fece sparire il Breo in un sacchetto di velluto nero.
- Tranquillo.- gli disse, alzandosi da terra – Io non sparirò, se vorrai potrai trovarmi. Basterà che tu venga a Diagon Alley durante le vacanze e mi troverai qui, in questo luogo…allora controlleremo insieme il procedere del tuo destino, che ne dici?-
Regulus si rialzò a propria volta.
- Va bene...ma posso sapere il tuo nome?-
- Puoi chiamarmi Brigid!E puoi stare tranquillo, io saprò sempre come trovarti!- gli sorrise e fece per andarsene.
- Aspetta!Devo darti uno zellino!- le disse il ragazzo.
- Oh no!Il modo migliore che hai per ripagarmi è realizzare il tuo destino, credimi!Io non uso la mia arte per arricchirmi!-
Le porse la mano e lei la strinse con calore.
- Io mi chiamo Regulus, comunque!-
-…Lo so…- sussurrò la fanciulla e, dopo avergli sorriso ancora una volta, sparì.
Rimasto solo, Regulus ripensò alle parole della giovane veggente.
- Diventare potente…- mormorò, mordendosi il labbro inferiore e, con una nuova luce nello sguardo, si allontanò per andare in cerca di Sirius.

 

Narcissa sbuffò piano, cercando di dominare il nervosismo che minacciava di farle perdere del tutto la pazienza.
Sia Lucius che Severus erano in ritardo e lei stava là, come un’allocca, ad aspettarli.
Ad un certo punto, esasperata dal fatto che nessuno dei due si curava di lasciarla sola, si avviò lunga la strada pronta a ritornare a casa da sola.
Anche se, in realtà, non sapeva bene come avrebbe potuto fare…
Aveva mosso appena qualche passo, quando una mano le si posò sul braccio e le impedì di continuare.
- Era ora!- sbottò, voltandosi, certa di trovarsi di fronte Lucius. Invece era Severus.
-Oh…- mormorò, arrossendo per essere stata così poco signorile e anche per la consapevolezza delle dita di lui sulla sua pelle nuda.
- Scusami, ma non mi sembrava il caso di urlare il tuo nome per fermarti, ti ho chiamato un paio di volte ma non mi hai sentito…-
Severus le lasciò il braccio e lei lottò contro il dispiacere che le dava quel contatto interrotto.
‘Perché? Perchè?! Non dovrei nemmeno pensarle queste cose…’ si disse, rendendosi conto tutto d’un tratto di quanto spesso lui comparisse nei suoi pensieri e del modo prepotente in cui poi vi rimaneva, a lungo.
Di quanto la sua compagnia le procurasse piacere, di come la sua voce le provocasse dei piccoli brividi lungo la schiena e di quanto la sua intelligenza, la sua abilità e la sua determinazione le suscitassero ammirazione e un senso di orgoglio. Come se lui appartenesse a lei.
- Stai bene?Sei pallida..- le chiese, aggrottando le sopracciglia.
‘Guardati da un uomo bruno, esso interferirà con la tua serenità…potrebbe toglierti tuo figlio…un pensiero che diventa ogni giorno più forte, potrebbe anche impedire che il figlio che ti è stato designato venga alla luce…la tua via è quella che tu ben sai…’
Le parole della veggente le tornarono alla mente e Narcissa sentì dentro di sé un grande, enorme rimpianto.
I sentimenti che provava, certi latenti pensieri…
E lui ne era del tutto inconsapevole.
Sentì le lacrime pungerle gli occhi.
‘Devo davvero smetterla di vivere nell’incoscienza e cominciare a guardare in faccia la realtà…’
- Sto bene, è solo il caldo. – mormorò, rispondendo alla domanda di Severus – Vorrei solo che Lucius arrivasse, così potremmo ritornare a casa…-
- Sono qui. – disse una terza voce, e Lucius comparve al fianco di Severus – Se avete terminato possiamo andare.-
Lei li osservò, l’uno al fianco dell’altro, e rammentò il prepotente desiderio di fuga che aveva avvertito poche ore prima, quando li aveva veduti così.
Ora sapeva il perché.
- Andiamo… – disse Cissy, voltando le spalle ad entrambi.
Lucius inarcò un sopracciglio, sorpreso dalla freddezza di lei e Severus la osservò, senza dire nulla.
I tre si avviarono insieme lungo Diagon Alley.

 

- Bene, Lucius ci vediamo presto. Narcissa, ci ritroveremo sull’Espresso di Hogwarts-
Severus era sulla soglia della sua casa a Spinner’s end e, prima di entrare, si voltò a salutare i due ragazzi.
Lo sguardo si fermo un secondo in più su Narcissa e lei sostenne quello sguardo, imponendosi di mantenere la calma.
Se Severus era rimasto sorpreso o spiazzato dal cambiamento che era avvenuto nel suo atteggiamento, rispetto a poche ore prima, non lo diede a vedere.
Poi si voltò e sparì in casa, mentre Lucius la invitò a seguirlo sulla carrozza dei Malfoy.
Mentre si avviavano verso il cocchio, la ragazza gettò uno sguardo al suo fidanzato e poi, continuando a tenere gli occhi fissi davanti a sé, disse:
- Sappi che non sono d’accordo riguardo i progetti nei confronti di Severus dei quali mi hai accennato-
- Sappi che non c’è nulla che ti riguardi meno di quei progetti.- la rimbeccò, lanciandole un’occhiata penetrante.
- Sapevo che mi avresti dato una risposta simile…- disse Narcissa con un sorriso amaro – Ma io ci tengo a ribadirti che non hanno la mia approvazione. Severus non ha niente a che fare con quel mondo.-
Lui scoppiò a ridere.
- Quanto sei ingenua!Severus è nato per quel mondo e desidera fortemente accedervi, tanto che tu lo sappia…non capisco perché ti affliggi tanto!-
- Non mi affliggo, puoi stare tranquillo, ho solo voluto esprimerti la mia opinione, se mi dici che non mi riguarda allora l’argomento è chiuso-
- Bene, da una moglie mi aspetto esattamente questo atteggiamento: ubbidienza e sensatezza.- la dileggiò, lanciandole uno sguardo e pronto alla sua reazione.
Ma la reazione non venne.
Lei si fermò, aspettando che le aprisse la porta della carrozza e poi lo guardò.
Una lieve brezza si era finalmente levata a squarciare il peso dell’aria umida, che aveva gravato su di loro per tutto il giorno.
- Se mi guardi così potrei anche decidere di baciarti…- le mormorò Lucius.
- Se ti guardo così, forse, è perché ne avrei bisogno…- gli rispose.
Lucius non seppe che dire e lei, dopo essersi stretta nelle spalle, salì in carrozza.
Prima che la vettura partisse, Narcissa gettò un ultimo sguardo a quel gruppo di case abbandonate, a quel luogo derelitto chiamato Spinner’s end, convinta che non vi avrebbe messo piede mai più.
Invece vi sarebbe ritornata, un’unica volta, molti anni più tardi.

 

FINE TRENTAQUATTRESIMO CAPITOLO

(* Ovviamente accade nella mia fiction "Una lunga risalita" dedicata a Severus.)
 

FINE SECONDA PARTE DE  "UN GELIDO DESTINO"

  
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