Film > Le 5 Leggende
Segui la storia  |       
Autore: Tecla_Leben    13/02/2016    1 recensioni
Pitch Black sta per fare ritorno: le stelle che punteggiano la volta celeste stanno sparendo a vista d'occhio, minacciando di far ripiombare la Terra nell'oscurità dei Secoli Bui. Una vecchia conoscenza si affida ai Guardiani per riportare le cose com'erano prima e scongiurare l'imminente minaccia, ma le cose degenerano al punto che lo scontro con l'Uomo Nero si prospetta inevitabile.
Dal capitolo 2:
"Non capivo cosa fosse successo. Ero stesa a terra, vestita di brandelli di tessuto carbonizzati, in mezzo a fumanti cumuli di cenere e tizzoni ardenti. Nessuno sembrava curarsi della mia presenza, ma anzi, la gente che passava lanciava un'occhiata annoiata e incurante nella mia direzione e tirava dritto, ignorando le mie flebili richieste di aiuto."
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, I Cinque Guardiani, Manny/L'uomo nella Luna, Nuovo personaggio, Pitch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





Bellatrix aprì gli occhi, confusa. Vide la volta a botte decorata con le ossa della stanza con le strane sculture e riconobbe sotto di sé la pietra fredda e umida dell'altare. Non ricordava assolutamente come ci fosse arrivata, né cosa stesse facendo prima di perdere conoscenza. Si tirò a sedere, stordita. Pitch era lì, accanto all'altare, e la guardava con un'espressione enigmatica che lei non riuscì a decifrare.

<< Che è successo? >> chiese, portandosi le dita a sfiorare la tempia pulsante, guardando l'uomo con le tempie dolorosamente pulsanti.

<< Ti sei sforzata troppo durante l'addestramento e sei crollata, nulla di grave >> si limitò a rispondere lui, in tono rassicurante.

Strano, pensò lei, mi pareva che avessimo finito, con quella roba...

La testa le stava letteralmente scoppiando. In lei si fece strada una strana sensazione, come quando si cerca di ricordare un sogno che tuttavia non si riesce a riportare alla mente. Era come se nella sua testa ci fossero state decine di radio, ognuna sintonizzata su una frequenza diversa.


Poco dopo, Bellatrix si trovava nella grande navata imbottita di teschi, apparentemente da sola. Ogni suo muscolo era contratto dalla concentrazione, le orecchie tese. Era pronta a captare ogni singolo spostamento d'aria, la minima variazione di pressione dell'atmosfera. Un lieve sibilo le arrivò alle spalle, costringendola a voltarsi. Un'immensa lingua di sabbia si avvicinava, veloce e minacciosa come una frusta lucente.

Bellatrix agì d'istinto: piegò le gambe, spiegò le ali e balzò agile, atterrando sul parapetto del piano superiore con elegante agilità. La lingua di sabbia si abbatté nel punto preciso in cui pochi istanti prima si trovava lei,disegnando una ragnatela di crepe nel punto preciso dell'impatto, e dopo un attimo si ricompose nella figura di Pitch.

<< Non hai capito proprio niente! >> urlò lui furioso, la sua voce che rimbombava spettrale nella cattedrale, << Devi deviare l'attacco, non schivarlo! >>

<< Non posso farci niente, Dannate Pleiadi! >> urlò lei ancora più forte, voltandosi a guardarlo e puntandosi il pollice contro il petto con gesto indignato e incollerito.

<< Sono pur sempre mezzo gatto, io! Il mio istinto mi dice che è meglio evitare un attacco, piuttosto che affrontarlo! >>

<< Allora sopprimi il tuo istinto! >> rispose Pitch, sollevando il braccio sinistro e puntandolo di lato. Una raffica nera partì in quarta dal suo palmo aperto e si abbatté su una colonna, distruggendola. Senza più il sostegno, la struttura sovrastante collassò su sé stessa in un assordante fragore di massi sgretolati, ma nessuno dei due distolse lo sguardo dagli occhi dell'altro.

L'uomo smise di ansimare come reduce da una corsa e riprese, in tono più pacato: << Vedi cosa potresti fare se riuscissi a dominarlo? Vieni giù, scendi e riproviamo. Adesso! >>

<< Non ti provare a darmi ordini! Mi sembrava di essere stata chiara, tu non sei il mio capo! >> ribatté lei, stizzita. Tuttavia si lasciò cadere dal parapetto e atterrò con grazia davanti a lui, guardandolo storto. Prese un respiro profondo mentre lui si smaterializzava nuovamente per ripetere l'attacco. Passarono diversi minuti carichi di silenzio teso, in cui Bellatrix cercò di capire da che parte sarebbe arrivato l'attacco successivo, finché il sibilo ormai familiare la indusse ad alzare la testa di scatto e fissare con gli occhi carichi di terrore la volta oscura che la sovrastava. Una pioggia di frecce sabbiose fu scagliata su di lei, fendendo l'aria con i suoi minacciosi sibili. Per un secondo il suo istinto le gridò di spostarsi, ma dopo un attimo di conflitto interiore riuscì a soffocarlo. Alzò le braccia come a schermarsi il viso e chiuse gli occhi con tanta forza che davanti alle palpebre serrate vide comparire tante piccole luci bianche. Il silenzio parve allargarsi nell'ambiente come un'onda provocata da un sasso sulla superficie di uno stagno, e dopo qualche istante Bellatrix riaprì timidamente gli occhi. Le frecce erano sospese a mezz'aria, ancora puntate su di lei, frementi ma per il resto immobili. Con la coda dell'occhio vide Pitch, ai limiti estremi del suo campo visivo, con lo sguardo concentrato e le braccia protese in avanti e sussultanti per lo sforzo. Bellatrix sorrise tra sé e strinse i pugni, allargando le braccia a sua volta. La pioggia di frecce si divise in due filoni, uno diretto a destra e l'altro a sinistra, comandato dalle rispettive mani. Il flusso più vicino a Pitch puntò su di lui, mentre quello di sinistra schizzò nella direzione opposta, aggirò una colonna, strisciò veloce per terra e infine lo immobilizzò dal busto in giù, cogliendolo alla sprovvista. Immobilizzato, l'Uomo Nero si limitò a guardare impotente la lama di sabbia avvicinarsi veloce e inesorabile al suo volto. Poi, d'un tratto, si fermò a pochi centimetri dalla sua gola, fremendo in modo appena percettibile. Pitch alzò lo sguardo su Bellatrix e stirò il volto in un sogghigno compiaciuto. Lei abbassò le braccia e la sabbia ricadde a terra con un tonfo morbido, alzando nuvolette di polvere dal pavimento petroso. Pitch indietreggiò e si appoggiò schiena al muro dietro una colonna, spiando la ragazza oltre lo stipite con le mani strette sul mosaico di ossa che la ricopriva. Bellatrix aveva smesso di curarsi di lui nell'istante stesso in cui l'aveva lasciato andare, e si era messa a dare forma alla sabbia che aveva appena imparato ad addomesticare con gesti fluidi e complicati delle mani.

Pitch si ritrasse, appoggiando la nuca sul pilastro. Il suo piano stava avendo risvolti più che soddisfacenti: non solo aveva catturato tutti e cinque i Guardiani, che adesso erano alla sua completa mercé e del tutto fuori gioco. Aveva anche catturato i bambini, e per un fortuito caso la ragazza aveva deciso di sua spontanea volontà di passare dalla sua parte...

I suoi pensieri furono interrotti da un silenzio innaturale quanto immediato. Tornò a sbirciare la ragazza e la vide in piedi, di spalle, circondata da cinque sagome scure.

Pitch uscì dal suo nascondiglio con atteggiamento risoluto e si diresse verso di lei a passi sicuri, veloci e ampi. Doveva impedirle di lasciarsi andare ai sentimentalismi, o avrebbe potuto ricordarsi di aver incontrato i Guardiani e allora... allora avrebbe anche potuto decidere di rivoltarglisi contro, arrivando forse anche a liberarli. E questo, lui non l'avrebbe mai lasciato accadere. Ora che lei aveva accettato di sottomettersi a lui, l'avrebbe sfruttata fino all'ultima goccia di vitalità che le rimaneva.

Lei lo sentì fermarsi al suo fianco, ma non lo degnò di mezza occhiata.

<< Sai... >> disse, contemplando assorta un gigantesco Nord fatto di sabbia << c'è stato un momento, dopo aver liberato l'Uomo nella Luna, in cui ho seriamente creduto di aver finalmente trovato degli amici, delle persone che tenessero a me. Con loro mi sono sentita a casa, per la prima volta, da tantissimo tempo. E adesso... è tutto perduto. Come sabbia che scivola via dalle dita... >>

<< È questa la tua casa, ora. E ti sarò alleato, se è questo che vuoi. Lo sarò sempre, a differenza loro che ti hanno esiliata. E lo sai perché l'hanno fatto? Perché volevi sapere troppo, cominciavi ad essere troppo curiosa... cominciavi ad essere scomoda! >>

<< Scomoda... >> ripeté lei, atona.

<< Pensaci bene, Bellatrix! Non sono stati in grado di salvare né te, né la tua famiglia! E così è stato anche per lo scontro al castello! Anzi, lì, sei stata tu ad aver dovuto salvare loro! E quanto tempo hai passato da sola, abbandonata e morente, prima che ti tirassero fuori dalle macerie di quel posto? Cosa hai ottenuto, in cambio? L'ennesima porta sbattuta in faccia, ecco cosa! >> la aizzò lui, sussurrandole malignamente all'orecchio.

Si ritrasse, aspettando la reazione di lei.

Bellatrix rimase immobile diversi secondi, assimilando il significato di tutte quelle parole.

E poi si avventò sulla statua di Nord, facendola esplodere scagliandole contro una stella di gas, nera come la pece. Allargò le dita e dal palmo ne nacque un'altra, che spedì stavolta contro la Dentolina di sabbia. Sferrò un doppio attacco alle riproduzioni di Calmoniglio e Jack, e stava per abbattere quella di Sandman con un fendente di spada ottenuta in un battito di ciglia da una stella a forma di croce. La stella a quattro punte che stava brandendo era praticamente identica a quella che aveva alzato contro Pitch quella volta nelle segrete, ma questa si differenziava nel colore: nero come la notte, nero come il suo nuovo potere.

Pitch allungò la mano e chiuse le dita sul suo polso, inducendola ad abbassarlo.

<< Appartiene al passato, Bellatrix. Tutti loro. Adesso ci siamo solo noi due. Non capisci? Siamo destinati a regnare su questo mondo! Pensaci, pensaci bene! I nostri elementi sono contrastanti, ma complementari! Le stelle non potrebbero brillare, se non esistesse fosse l'oscurità! E allo stesso modo, senza la loro luce a rischiararla, il concetto stesso di oscurità non avrebbe alcun senso! >>

Bellatrix lo guardò stralunata, nel tentativo di assimilare le sue parole.

Era vero, loro non erano riusciti a salvare uno solo dei suoi fratelli. E, vero di nuovo, era stata lei a salvarli, più di una volta. Abbassò lo sguardo. Non aveva ricevuto niente, da quelle sue azioni. Neanche il più striminzito dei ringraziamenti.

La sua mano era intrappolata tra quelle di Pitch, ma non fu il loro contatto a distrarla dai suoi pensieri: la colorazione grigiastra della pelle si era estesa fin sopra il suo gomito. La metamorfosi stava progredendo a pieno ritmo.

<< Più userai i tuoi nuovi poteri, più la trasformazione accelererà i tempi >> spiegò Pitch, notando il suo sguardo perplesso.

Lei alzò il volto e fissò gli occhi in quelli dell'uomo, ripensando alle sue parole. A differenza loro che ti hanno esiliata...

E immediatamente si rese conto di cosa non tornava in tutta quella faccenda: lei non aveva mai detto di essere stata cacciata. Così come non aveva mai fatto parola della sua invulnerabilità, altra cosa di cui lui era al corrente senza che lei gliene avesse mai fatto parola. Si disse che l'unica spiegazione plausibile era che i Guardiani stessi dovevano averglielo riferito, ma loro non l'avrebbero mai e poi mai tradita così, a meno che Pitch non li avesse in qualche modo costretti. E ancora, come le era venuto in mente di credergli? Certo che i Guardiani erano venuti a salvarla, in ben più di un'occasione! Nord si era detto profondamente contrito, a distanza di secoli, per non essere riuscito a salvare la sua famiglia, ma in compenso le aveva dato la notizia che suo figlio era sopravvissuto anche dopo essere stato separato da lei! E Sandy, allora? Lui l'aveva presa con sé quando si era svegliata sui resti del rogo, l'aveva letteralmente fatta risorgere dalle proprie ceneri! Lui l'aveva tratta in salvo dai lupi, prima ancora di diventare uno Spirito! Lui, lui, sempre lui! Era corso da lei anche quella volta di poco tempo prima, quando era rimasta intrappolata sotto quelle macerie! E che dire di Jack, che l'aveva seguita da un capo all'altro del globo, quando le stelle minacciavano di sparire per sempre? Era stato lui a caricarsela in spalla quando era troppo debole per volare in autonomia! Ed era sempre stato lui, con Nord e Sandy, a portarla al Polo Nord e curarla come poteva! Davvero non aveva ricevuto nulla, da loro? La verità era che loro le avevano già dato tanto, e l'unico motivo per cui era stata lei a salvarli era semplice: stava ancora ripagando il suo debito verso i Guardiani.

E adesso erano tutti e cinque lì, disarmati, indifesi e soggiogati da Pitch, lei lo ricordava. Ricordava che Jack, ribellandosi al controllo mentale di Pitch, era riuscito a pronunciare il suo nome, a farle tornare una minima parte di raziocinio. Non era forse questa una degna restituzione, seppur parziale?

In quei brevi istanti, Pitch non si era per nulla accorto dell'illuminazione che aveva fulminato Bellatrix, e lei fu ben attenta a non lasciar trasparire la minima traccia di questa rinnovata consapevolezza. Mantenendo una presa salda sulla mano di lei, la trascinò con sé in un vortice oscuro per materializzarsi in un altro luogo.

Si trovavano in una cameretta scura, illuminata fiocamente da una di quelle lucine notturne che si attaccano alla corrente. Un grande orologio dalle lancette fosforescenti segnava più o meno le quattro di mattina. Pitch si avvicinò a un letto a castello dove due bambini dai capelli rossi, identici, dormivano della grossa.

Pitch gettò sui loro volti una manciata di sabbia e due incubi si levarono dalle loro teste, frusciarono vicino alle tende alla finestra e si fermarono al centro della stanza, in attesa. L'Uomo Nero aiutò Bellatrix a montare su un incubo e salì in groppa all'altro: la finestra si spalancò facendo ondeggiare le tende e i due puntarono alti verso cielo.

<< Guarda, Bellatrix! >> urlò l'uomo euforico, allargando le braccia nell'aria gelida, << Presto, tutto questo sarà nostro! >>

Sotto di loro si estendeva una grande città, ancora addormentata sotto un cielo che pian piano iniziava a schiarire all'orizzonte. L'unico pensiero della ragazza era per le cinque persone intrappolate in quel luogo ostile e oscuro che aveva appena lasciato. Doveva trovare un pretesto per allontanarsi da Pitch senza fargli destare sospetti e tornare indietro a salvarli.

<< Dividiamoci! >> propose, mantenendo un tono freddo e distaccato, << Così potremo sottomettere un territorio grande il doppio! >>

<< Mi piace come ragioni! Vedrai, insieme faremo mettere tutti in ginocchio! >> rise Pitch, spronando l'incubo. Lei aspettò di vederlo sparire tra le vie della città prima di puntare verso l'angolo di cielo che sfumava nell'azzurro freddo del mattino che precede l'alba.

Si fermò circa mezz'ora dopo, atterrando sulla sponda di un lago dalle rive erbose alimentato da una cascata che nasceva dal fianco di una ripida cresta.

Bellatrix scese dall'incubo, che prese a pascolare tranquillo tra l'erba, e lei alzò le braccia al cielo: da sotto i suoi piedi di alzò un vortice nero che la avvolse completamente, spettinando il prato. I suoi piedi smisero di affondare nella terra umida e toccarono una superficie liscia e lucente. La tempesta nera si placò e lei rimase immobile per qualche istante, aspettandosi di vedersi comparire Pitch alle spalle. Quando si sentì sicura spiccò un possente balzo ad ali spiegate e atterrò leggera sul pavimento del matroneo. Si alzò e corse lungo il corridoio, controllando ogni porta aperta e chiusa che vedeva alla ricerca di Sophie. In un primo momento aveva pensato di andare prima dai Guardiani, ma poi ricordò che Sophie aveva più bisogno di aiuto di quanto non ne avessero i Guardiani stessi. Aveva percorso tutto il passaggio, infilandosi ogni volta in una stanza identica alla precedente che aveva visitato e che aveva trovato completamente vuota. Il panico cominciò a farsi strada in lei: prima o poi Pitch avrebbe scoperto il suo doppio gioco e il tempo correva veloce, rendendo questa possibilità sempre più certezza. Disperata, Bellatrix percorse la navata sottostante con lo sguardo, con la mente che galoppava frenetica. E poi lo sguardo le cadde sul cumulo di macerie che aveva provocato Pitch nel suo sfogo d'ira, facendo crollare una parte di corridoio assieme al suo sostegno. Con l'angoscia che minacciava di sopraffarla da un momento all'altro si lanciò dal parapetto e atterrò planando davanti al cumulo di macerie, che prese a spostare con furia, afferrando pietre e schegge di ossa a manciate per gettarsele alle spalle. Continuò così con un ritmo impaziente e veloce, senza curarsi dei tagli che si aprivano sui suoi palmi e subito si richiudevano, aprendosi per contro e senza ombra di dubbio su quelli di Pitch. Ovunque lui fosse adesso ne era certa: sarebbe arrivato da un momento all'altro, e perciò non poteva permettersi di perdere la più piccola frazione di secondo. Quando il passaggio fu abbastanza sgombro, Bellatrix lo attraversò correndo e, finalmente, vide la bambina al centro della stanza che i detriti avevano reso irraggiungibile, seduta su un alto, piccolo trono. Sophie sembrava molto più patita dell'ultima volta in cui l'aveva vista: dal petto sporgevano le costole scarne, coperte dall'abito ormai troppo largo. Le maniche ballavano attorno ai polsi secchi e gli occhi cerchiati di nero sembravano più grandi e infossati che mai. Era completamente abbandonata sullo schienale, dando l'idea di non riuscire a stare seduta in modo autonomo, ma ciò che fece spaventare Bellatrix più di tutto fu vedere i capelli della bambina tinti completamente di nero.

Bellatrix crollò in ginocchio davanti a lei, posando quasi con timidezza le mani sulle ginocchia magre della bambina che sembrava non essersi accorta minimamente di lei. Alzò lo sguardo per incontrare quello assente di Sophie e trattenne rumorosamente il fiato nel vedere una singola, sottile ciocca ancora bionda, penzolarle vicino all'orecchio sinistro.

Non tutto è perduto... ma devo portarla da Sandy!

Si alzò e la osservò qualche istante, cercando di decidere cosa fare. Così l'occhio le cadde su una sottile ragnatela di sabbia che le avvolgeva la fronte e che non aveva notato subito a causa del colore scuro dei suoi capelli. Capì subito che per farla tornare in sé, doveva prima togliere quella, e che probabilmente era proprio attraverso quella cosa che Pitch manteneva il controllo su di lei.

Afferrò una stella-shuriken e la brandì tra il dito indice e il medio, recidendo il filo nero e lucente con un singolo gesto deciso. Ma la bambina non mutò espressione né parve accorgersi della sua presenza finché lei non attirò la sua attenzione, posandole la mano sul ginocchio magro.

<< Sophie? Sophie, sveglia! Ti ricordi di me, piccola? >>

La bambina sbatté ripetutamente le palpebre, la guardò con gli occhi a mezz'asta ed emise un sussurro flebile flebile.

<< Ho fame... >>

Bellatrix raddrizzò la schiena e si afferrò convulsamente i capelli, esplodendo di felicità. Poi si chinò di nuovo su Sophie e la prese delicatamente in braccio.

<< Sta' tranquilla, adesso ce ne andiamo via da questo posto! Poi potrai mangiare quanto vuoi, va bene? Tieni duro solo un altro pochino, Sophie! >>

Con la bimba in braccio uscì correndo dalla stanza, spalancò le ali e planò lungo tutta la navata e poi giù per le scale, sentendo il battito debole di Sophie contro il suo petto che invece ostentava il silenzio. Appena giunsero davanti alla stanza senza porte, Bellatrix adagiò la bambina a terra e si voltò a fronteggiare la parete liscia e scura che sembrava quasi sfidarla ad abbatterla. Bussò contro il vetro, nell'unico punto in cui esso era abbastanza chiaro da permettere di vederci attraverso, e subito comparve Jamie, che le urlò qualcosa che però lei non riuscì a capire.

<< Levati di mezzo, Jamie! Mettiti al riparo! >> gridò lei di rimando, appoggiando le mani a coppa sul vetro nella speranza di farsi capire.

Ma neanche il bambino sembrava in grado di sentirla e rimase a guardarla con espressione diffidente e perplessa mentre lei alzava le mani oltre la testa. Tra le sue dita si accese una luce scura, e pochi istanti dopo si creò una stella di gas che crebbe fino a raggiungere le dimensioni di una ruota di bicicletta, nera come la pece. Intuendo la sua mossa successiva, finalmente Jamie sparì dalla sua visuale e lei scagliò con tutte le sue forze la stella contro la barriera violacea che li divideva.

Si avvicinò cauta al varco aperto e gettò un'occhiata nella stanza: Jamie era rannicchiato in un angolo, le braccia alzate a coprirsi la testa. Il ragazzino si tirò in piedi, riversando a terra i detriti che gli si erano depositati addosso, e la guardò spaventato mentre lei scavalcava la breccia nel muro e gli si avvicinava tendendogli la mano.

<< Jamie, andiamo! Ti porterò via di qui! >>

Ma il ragazzino continuò a fissarla, aggrottando le sopracciglia in un'espressione ostile e diffidente.

<< Jamie, forza! >> lo incalzò lei esasperata, avanzando di un passo.

Con gesto scattante, Jamie si tastò febbrilmente la tasca dei pantaloni e ne estrasse la fionda che aveva portato da casa, caricandola con una scheggia di vetro che scintillò minacciosa alla luce che filtrava dal corridoio.

<< Sta' lontana! >> le urlò, tendendo l'elastico finché il braccio non prese a tremargli per la tensione.

Bellatrix era esterrefatta: lo fissò incredula, con le labbra socchiuse.

<< Jamie, sono io, Bellatrix! Che ti prende? >> chiese, azzardando un altro passo.

<< Non ti avvicinare, ho detto! Tu sei cattiva, stai dalla parte di Pitch! >>

La ragazza si avvicinò ulteriormente, con passo più deciso, ignorando le minacce di Jamie. Non c'era tempo da perdere, Pitch sarebbe arrivato da un momento all'altro, attirato dalle ferite che lei gli aveva trasmesso facendo saltare la propria copertura.

<< Jamie, aspetta. Adesso ascoltami be... >>

Un lampo violaceo, e Bellatrix ebbe appena il tempo di farsi scudo col braccio.

La lama scagliata da Jamie si era conficcata prepotente nel suo avambraccio, viola contro grigio, ma non uno schizzo di sangue imbrattò il vetro, né prese a gocciolare sul pavimento.

Jamie spostò ripetutamente lo sguardo dal braccio al viso di lei, a metà tra lo spaventato e il disgustato. Bellatrix alzò lentamente l'altra mano, afferrò il frammento tra pollice e indice e, senza distogliere lo sguardo fermo sul bambino, tirò, gettandolo a terra. Jamie seguì il pezzo di vetro con lo sguardo, pietrificato dall'orrore.

<< Jamie, non avere paura. Non voglio farti del male. Ti porterò dai Guardiani, e... >>

<< Non ti credo! >>

Bellatrix spostò il piede e sentì il tacco stridere contro qualcosa. Guardò in basso e vide la propria faccia riflessa in un frammento di vetro, nitida come in uno specchio. Guardando quel volto non si stupì più di tanto e capì il motivo della diffidenza di Jamie. I suo occhi, di solito di un caldo color ambrato, si erano tinti di un giallo così intenso che sembravano due fari sfavillanti nell'ombra. La bocca socchiusa, contornata da due labbra nerissime, lasciava intravvedere due canini aguzzi che avrebbero fatto invidia al più sanguinario dei vampiri. La ciocca nera le penzolava morbida davanti agli occhi, facendola sembrare la sorella minore di Crudelia De Mon.

Con sforzo enorme, si costrinse a riportare gli occhi sul ragazzino.

<< Jamie, adesso ascoltami bene. È vero, stavo dalla sua parte. Non ti mentirò dicendo che era tutta una montatura per ritrovarvi, non mi è mai passato nemmeno per l'anticamera del cervello. Ma io sono qui, adesso, per sistemare le cose. E vi tirerò fuori dal pasticcio in cui vi ho messo, fosse l'ultima cosa che faccio! Ma ora, per favore, devi venire con me! Non ci vorrà molto prima che Pitch si renda conto che l'ho tradito, e ho già sprecato un sacco di tempo, potrebbe arrivare da un momento all'altro, e allora io non potrò più proteggervi: né te, né la tua sorellina! >>

Ma di nuovo, Jamie non si mosse finché non sentì una vocetta flebile chiamarlo da fuori.

<< Ah, e c'è anche lei, per l'appunto... >> soggiunse Bellatrix, lanciando uno sguardo trepidante oltre il varco.

<< Sophie! >>

Finalmente il ragazzino si mosse e saltò nel corridoio, fiondandosi dalla sorellina.

<< Sophie, stai bene? >>

<< Fame...! >> biascicò semplicemente lei, aggrappandosi al giubbotto del fratello con le manine deboli.

<< Non hai qualcosa da mangiare, nel tuo zaino? >> chiese Bellatrix, raggiungendo il ragazzino per inginocchiandosi accanto a lui.

<< Ce l'avevo, ma l'ho perso quando Pitch mi ha catturato! ...Aspetta, però! Ora che ci penso... >>

Jamie si tastò nuovamente la tasca e, dopo qualche secondo, ne tirò fuori una merendina preconfezionata ridotta a schiacciata ma ancora mangiabile, e un sacchetto di caramelle quasi vuoto.

La bambina spazzolò tutto in pochi secondi e alzò il braccio per chiederne ancora.

<< Scusami, Sophie, ma era tutto quel che avevo! >> si giustificò il fratello, alzando le mani per farle vedere di non avere più cibo per davvero.

<< Non importa, >> lo rassicurò Bellatrix, stringendogli la spalla per confortarlo, << sei stato grande! Adesso muoviamoci, quando avremo liberato i Guardiani mangerai ancora. D'accordo, Sophie? >>

Sapeva di starle mentendo, o quantomeno di non essere sicura di poterglielo promettere, ma per smuoverla non poteva fare altro. La bambina annuì stropicciandosi gli occhi coi pugnetti e si lasciò caricare sulle spalle di Bellatrix senza proteste.

Passò le braccia magre attorno alla gola della ragazza e appoggiò docile la guancia incavata contro la sua schiena, respirando quasi con fatica.

Lei la sistemò meglio con un balzello e si rivolse a Jamie.

<< Andiamo, dobbiamo fare in fretta! >>

Il bambino annuì e i due si misero a correre a rotta di collo verso il fondo del corridoio, sferzando le fiamme azzurre con l'aria che smuovevano al loro passaggio.

Nel giro di poche ore, i Guardiani sembravano aver subito una radicale trasformazione. Ognuno teneva lo sguardo fisso davanti a sé, e in qualche modo sembrava svuotato di qualsiasi pensiero e sensazione. Se, prima, la presenza di Bellatrix li aveva vagamente risvegliati, questa adesso non faceva la minima differenza sul loro stato comatoso ed apatico. Impressionata dagli effetti che il controllo di Pitch stava avendo su di loro, Bellatrix li esaminò attentamente con lo sguardo a distanza, quasi temendo che avvicinandosi sarebbe stata colpita dallo stesso maleficio. Dentolina, più di tutti, sembrava quella più provata dalla loro anestetizzante prigionia: le sue piume, normalmente brillanti e variopinte, ricadevano flosce e sbiadite sul suo corpo come stacci sporchi e laceri, coperti da uno spesso strato di polvere.

<< Oh, ragazzi, che cosa vi ho fatto?! >>

Bellatrix affidò Sophie a suo fratello e si sollevò in volo, passando i loro volti in rassegna uno per uno.

Arrivata a Sandy, gli sfiorò il volto con le dita, senza riuscire a trovare il coraggio di toccarlo.

<< Sandy? >>

Lo guardò negli occhi, ma lui continuava a guardare avanti a sé senza vederla realmente. Soffocando un singhiozzo, Bellatrix gli gettò le braccia al collo e seppellì il naso tra le pieghe dorate e scolorite della sua veste, senza suscitare in lui la minima reazione.

Jack. Jack ha reagito, l'altra volta!

Si staccò con fatica da Sandman e fluttuò verso il Guardiano del Divertimento, sperando di riuscire a ridestarlo una seconda volta. Gli afferrò il volto tra le mani e avvicinò il suo in modo che gli occhi del ragazzo incontrassero i suoi. Provò anche a tirargli due schiaffi leggeri, ma da lui non ottenne nemmeno un battito di ciglia.

Sconfortata, la ragazza lo strinse a sé, le spalle scosse da singhiozzi asciutti. Si ritirò, asciugandosi gli occhi, e allora notò la stessa ragnatela di sabbia che aveva oppresso Sophie. Improvvisamente le riaffiorò alla mente una cosa che Pitch aveva detto tempo addietro, quando aveva scoperto la verità sulla donna misteriosa e i suoi figli.

...Erano ancora abbastanza piccoli da poterli soggiogare con facilità, questo doveva voler dire che più la vittima era adulta, più diventava complicato mantenere il controllo su di essa. Ecco perché lei non era stata ipnotizzata, a differenza dei suoi fratelli. Per questo, oltre che per far soffrire ancora di più sua madre. E se Sophie ci aveva messo qualche istante, a tornare in sé, probabilmente i Guardiani se la sarebbero cavata molto più in fretta e con meno conseguenze...

Animata da una nuova fiducia, Bellatrix evocò una stella-shuriken e tranciò di netto la catena di sabbia che teneva Jack appeso per i polsi, acchiappandolo prontamente prima che cadesse nel vuoto. Lo trasportò al sicuro e lo distese pancia in su sulla lastra di vetro incorniciata dalle torce. Jamie si avvicinò, stringendo Sophie tra le braccia, e gli lanciò un'occhiata preoccupata.

<< È morto? >> chiese Jamie, guardando Jack con espressione atterrita.

Bellatrix scosse la testa, soffocando una risata nervosa.

<< Ma va', i Guardiani non muoiono, e se anche fosse Jack non si lascerebbe certo deperire così, in questo modo! >>

Recise il filo nero che gli correva attorno alla testa con l'attenzione di un chirurgo nel mezzo di una delicatissima operazione e attese, col fiato sospeso e tutti i muscoli tesi.

Dopo alcuni istanti che parvero ore, il ragazzo strizzò gli occhi un paio di volte e rimase a guardarla senza muovere un solo muscolo.

<< Jack? >> tentò lei, afferrandolo piano per le spalle.

<< Ciao! >> rispose lui, dopo appena un attimo di silenzio. Si tirò a sedere e la guardò, sorridendo.

<< Ciao? Dopo lo spavento che mi son presa, è tutto quello che sai dire? Oh, ma chi se ne importa! Stai bene! Oh sante Pleiadi, stai bene! >>

<< Sapevo che doveva essere un trucco, lo sapevo! Stai fregando Pitch alla grande, e lui neanche lo sospetta! >> rantolò lui con la mano alzata a sfiorarsi la tempia, alzandosi faticosamente a sedere.

<< A dire il vero, Jack... >> rispose lei, esitando qualche secondo di troppo, << ...il mio piano originario era di unirmi davvero a Pitch! >>

<< Cosa? >>

<< Mi dispiace, ma è la verità! Nord mi aveva cacciata, e io non sapevo cosa fare...! Così gli ho proposto un'alleanza. Mi ha cambiata, Jack. Ha fatto a me quel che ha provato a fare a Sophie, ma siccome non ho opposto resistenza ha funzionato più di quanto non abbia fatto con lei. Quando vi ho visto lì, inermi e completamente dissennati, non ti nasconderò che ho provato un senso di trionfo tale che mai mi sarei aspettata. Ma poi tu ti sei svegliato, sei riuscito a chiamarmi e... e in me è come scattato qualcosa. E adesso sono qui per rimediare a tutto quello che ho causato >> .

Jack era ammutolito, spostando lo sguardo dagli occhi paglierini, alla ciocca corvina e infine al braccio grigio di Bellatrix. Lei era sul punto di scoppiargli a piangere in faccia: Jack vedeva anche fin troppo bene le lacrime spuntarle agli angoli degli occhi e tutta la rabbia e il risentimento che si era impadronito qualche attimo prima di lui svaporò come neve al sole. Lei si portò la mano a sfregarsi gli occhi, soffocando un singhiozzo, e lui alzò la propria per stringergliela con solidarietà.

<< Va bene, Bellatrix. Va bene così. Dai, liberiamo gli altri >> .

Lei alzò lo sguardo tremante e gli rivolse un precario sorriso, soffocando un altro singhiozzo.


Uno a uno, i Guardiani furono slegati e sottratti al controllo di Pitch. Si erano svegliati senza problemi, eccettuato un iniziale smarrimento e la sorpresa di vedersi Bellatrix lì con loro. Erano tutti intorno a lei, che se ne stava seduta a gambe incrociate sul pavimento, con Sophie stretta fra le braccia.

<< Mi dispiace di avervi procurato tanti guai... >> disse, mentre guardava la bambina addormentarsi contro il suo petto << Nord, se ti avessi dato ascolto, nulla di tutto questo sarebbe successo. Vi chiedo scusa, davvero >> .

Sandy le strinse la spalla, guardandola con quell'affetto smisurato che serbava solo per lei. Bellatrix alzò la testa con un sorriso timido, incontrando quello paterno di lui. Poi tornò a guardare Nord, con finta aria offesa.

<< Immagino che anche se vi sono venuta a salvare, il mio giochetto mi costerà una lunga permanenza nella lista dei cattivi! >>

<< A vita! >> rispose lui, sornione. Si chinò in avanti e le scompigliò affettuosamente i capelli, accompagnando il gesto con una delle sue cavernose risate.

Bellatrix si alzò, lasciò che Dentolina le prendesse Sophie dalle braccia e si scusò sommessamente con lei per lo scontro che avevano avuto.

<< Non ci pensare, davvero. Eri sconvolta, chiunque sarebbe andato fuori di senno venendo a scoprire una cosa simile! >>

La avvicinò a sé con il braccio libero e la strinse in un caloroso abbraccio, che Bellatrix ricambiò con entusiasmo. Poi si sciolse da lei e si voltò, guardando l'unica persona che sembrava del tutto disinteressata al suo discorso.

<< Calmoniglio... >>

<< Lascia perdere, >> la bruciò sul tempo lui brusco, sorpassandola, << rimanda i convenevoli a quando tutto questo sarà finito >> .

Bellatrix abbassò lo sguardo, contrita e imbarazzata. Nord le strizzò la spalla, facendole l'occhiolino con un sorriso bonario. Poi estrasse uno dei suoi globi di neve dalla tasca, lo scaraventò a terra e il portale si aprì, mostrando il grande planisfero luminoso della fabbrica di giocattoli. Uno alla volta, i Guardiani, Sophie e Jamie lo attraversarono, finché dall'altra parte rimasero solo Jack e Bellatrix.

<< Detto tra noi, Bellatrix, non sai quanto io sia felice di vederti! >> le disse lui, prendendole la mano tra le sue. Lei lo guardò riconoscente, emettendo uno strano verso. Rimasero qualche istante in silenzio, persi ognuno negli occhi dell'altra, ognuno nei propri pensieri. Jack parve completamente smarrito, ma Bellatrix gli lesse in faccia che voleva dirle qualcosa.

<< Bellatrix, io... >>

<< Dov'è il tuo bastone, Jack? >> lo interruppe lei di punto in bianco, guardandosi attorno con aria distratta.

Jack, spiazzato e ormai vicino al limite di sopportazione dell'imbarazzo, la guardò spaesato, boccheggiando come un pesce tirato fuori dall'acqua.

<< L'ha.. l'ha preso Pitch, quando ci ha trovato. Ci ha disarmato tutti, e poi ci ha catturato... >>

<< Il portale non reggerà ancora molto. È meglio che tu vada. E in fretta, anche >> .

<< E tu non vieni? >>

Bellatrix scosse la testa, alzò la mano e gli sfiorò la guancia con l'indice, sorridendo.

<< Vorresti tornare da lui? Non se ne parla, io non ti lascio qui! Bellatrix, ascoltami... >>

<< Sei gentile a preoccuparti per me anche dopo tutto quello che vi ho causato, Jack. Ma devo risolvere tutto, anche se questo dovesse portare al peggio! Lo capisci? >>

<< Ma non sei obbligata...! >>

<< Certo che no, Jack. È una mia scelta, e mi sento in dovere di fare così. Poi tornerò da voi, te lo prometto >> .

Si voltò e fece per andarsene, ma Jack scattò in avanti e la trattene per la mano, quasi supplicandola.

<< Bellatrix, no! >>

Lei si voltò nuovamente e gli posò le mani sulle spalle, sorridendogli. Jack ricambiò il sorriso, convinto di essere riuscito a farle cambiare idea. Ma poi le sue unghie gli si conficcarono nella pelle e Bellatrix lo spinse all'indietro, nel portale che si richiuse su di lui come una bocca affamata.

La ragazza si voltò di scatto e corse a perdifiato verso la grande navata. Le armi dei compagni dovevano essere nascoste lì, da qualche parte. Aveva già setacciato quel luogo centimetro dopo centimetro e se non le aveva notate subito, doveva per forza voler dire che Pitch le aveva nascoste a dovere proprio sotto i suoi occhi. E così le vennero in mente le strane sculture nella stanza col camino e l'altare di pietra. Salì le scale quattro gradini alla volta, percorse in volo la distanza che la separava dalla porta e la aprì con un a poderosa spallata. Cercando di riprendere fiato, si avvicinò a una delle strane forme che si ergevano dal pavimento e vi guardò dentro con attenzione, schermandosi gli occhi dalla luce delle torce cerulee con le mani. Sotto i vari strati violacei fu certa di vedere qualcosa che col vetro non aveva nulla a che fare.

Ci vorrà uno shuriken taglia XXL! Pensò, compiendo uno dei suoi complicati gesti da illusionista. Afferrò con entrambe le mani una gamba della stella, grande quanto un grosso tagliere, e iniziò a roteare su sé stessa per darle l'abbrivio. Mollò la presa e la stella partì in quarta, tranciando ogni stalagmite alla base e tornando indietro come un luminoso boomerang. Le sculture rimasero al loro posto per qualche istante, e poi slittarono di lato e si schiantarono a terra con fragore e un'esplosione di frammenti viola, una dopo l'altra. Bellatrix si gettò a terra e rovistò febbrilmente tra i cocci di vetro, raccogliendo ciò che avevano custodito fino a quel momento. Le due spade di Nord, il boomerang di Calmoniglio e il bastone di Jack: c'erano tutte.

Adesso devo solo trovare un modo per fargliele avere, pensò la ragazza, tenendo le armi tra le braccia e guardandosi intorno. In realtà, un modo lo sapeva, ma era abbastanza inaffidabile e lei non poteva rischiare di sprecare la sua occasione.

Tuttavia, non venendole in mente altro, dovette arrendersi all'unica soluzione possibile. Così posò a terra gli armamentari dei Guardiani e vi puntò contro le mani aperte, poste l'una sul dorso dell'altra. Una massa nera prese forma e inglobò tutti gli oggetti, solidificandosi in una sfera incandescente. Se non fosse stata sotto l'influenza dei poteri di Pitch, la stella sarebbe stata di un bianco sfavillante, ma ormai ciò che era prima di stringere l'accordo con lui era solo una vaga impronta di quel che era diventata. Adesso sperava solo che la stella cadente giungesse a destinazione senza perdersi dietro dei pezzi.

<< Al polo Nord! >> urlò perentoria, rivolta alla sfera. Questa rimase ferma alcuni secondi e poi schizzò in alto, sparendo nel soffitto.

Bellatrix sospirò, sollevata, e si lasciò scivolare a terra, in ginocchio. Sentì quasi immediatamente un formicolio al braccio destro e alzò lo sguardo in tempo per vedere il grigiore espandersi veloce fino alla spalla. Il formicolio si propagò alla parte destra del petto e alla gola, finché la guancia stessa prese a pizzicarle fastidiosamente fin sotto l'occhio.

<< Sei solo una piccola sporca traditrice! >> tuonò improvvisamente una voce orrendamente familiare alle sue spalle.

<< Pitch! >> urlò lei, voltandosi di scatto, il panico dipinto negli occhi gialli.

Lui era ritto sulla soglia, ostruendone il passaggio con le mani tese sullo stipite.

Un istante dopo, una frusta di sabbia le si avviluppò attorno alla gola e si tese verso l'alto, trascinandola con sé. Lei scalciò e prese a divincolarsi, affondando le mani nella sabbia e prendendone il controllo immediato: la fune si dissolse come spazzata via dal vento e lei ricadde a terra, atterrando malamente in piedi. Una secondo attacco la colpì in pieno stomaco e la scaraventò all'indietro, contro una colonna al centro preciso della sala che trasmise la scossa all'intera stanza. Bellatrix scivolò inerme a terra, disorientata e confusa, mentre Pitch si avvicinava minacciosamente a lei con gli occhi accesi dall'ira. Due lingue nere schizzarono fuori dal nulla e le strinsero i polsi, tendendoli verso i due lati opposti della sala e lasciandola completamente indifesa.

<< È da un po' che ti osservo... >> continuò lui, abbassandosi e strizzandole il mento con le dita affilate, << Mi chiedevo fino a che punto ti saresti spinta col tuo voltafaccia, e non puoi immaginare quanto sia deluso dal tuo subdolo doppio giochetto. Avremmo potuto governare il mondo, ma tu hai preferito rimetterti contro di me. Beh, preparati a subire le conseguenze della tua scelta, Bellatrix. Perché siamo alla resa dei conti, e stavolta non arriverà il tuo Sandy a salvarti! >>

Pitch indietreggiò, preparandosi ad attaccare. La mente di Bellatrix lavorava veloce, cercando di trovare una via di scampo. Con gesto fulmineo, si liberò dai propri vincoli e afferrò una lunga scheggia di vetro che giaceva vicino a lei.

I loro occhi si incrociarono per una frazione di secondo, e lei si conficcò il pezzo di vetro nel petto, appena sotto la spalla sinistra. Fu però Pitch, a urlare di dolore al posto suo. Si portò la mano alla ferita, crollando in ginocchio con gli occhi sgranati. Bellatrix si era rialzata facendo leva sulla colonna, alla quale si appoggiava quasi con fatica. Allungò la mano e l'enorme shuriken schizzò volando e vorticando veloce verso di lei.

Pitch alzò furioso lo sguardo e lei gli rivolse un sorrisetto trionfante.

<< Ci vediamo, bel faccino! >>

Scansò all'ultimo secondo lo shuriken, che si abbatté contro la colonna con un frastuono assordante al punto da soffocare un secondo grido di rabbia di Pitch. Lei fece per smaterializzarsi, ma istantaneamente sentì la presa ferrea dell'uomo chiudersi sulla sua caviglia e trascinarla a terra.

Si ritrovò a fissare il cielo azzurro cupo, ansimando come svegliatasi di soprassalto da un incubo orribile.

Si alzò stancamente a sedere, guardandosi attorno: Pitch era riverso a terra accanto a lei, svenuto. La sua mano grigia era ancora stretta saldamente attorno alla sua caviglia. Spaventata, Bellatrix scattò in piedi, liberandosi della sua presa. La mano di Pitch ricadde a terra, inerte, e lui non si mosse più. A un tratto Bellatrix si rese conto di avere il frammento di vetro ancora conficcato nella spalla e lo strappò via senza troppe cerimonie, gettandolo poi lontano, sul pavimento di sampietrini sconnessi. Pitch emise un debole verso di dolore e si mosse, ormai prossimo al risveglio, una piccola pozza rossa che si allargava lentamente sul lastricato sotto di lui. Terrorizzata all'idea di non essere ancora fuori pericolo, Bellatrix si gettò una fugace occhiata d'intorno, cercando una via di fuga. Si trovava in una viuzza delimitata da entrambi i lati da alte casette a schiera e riconobbe il paese accoccolato ai piedi della collina dove sorgeva la chiesa dove si era nascosto Pitch per tutto quel tempo. Senza pensarci due volte scavalcò l'Uomo Nero con un balzo e prese a correre a rotta di collo, percorrendo stradine e vicoli e finendo con sbucare nella piazza principale, ai piedi della lunga scalinata. Era intenta a soppesare la possibilità di rifugiarsi nella cripta, quando un'ombra coprì l'intera piazza, schermandola dalla novella luce del sole. Alzò lo sguardo e vide una spessa cappa di sabbia espandersi alta nel cielo e isolare il territorio del paese da quello circostante, e seppe di non avere altra scelta. In mezzo a quel pugno di case, Pitch non avrebbe tardato molto a trovarla, senza contare che in questo modo stava mettendo a rischio la vita degli abitanti, ancora assopiti e ignari della lotta imminente. Il vento cominciò a ululare rabbioso nei vicoli, sbattendo persiane e sollevando polveroni immensi dalle strade. Bellatrix alzò gli avambracci per proteggersi gli occhi e si guardò di nuovo intorno, mentre il cielo si oscurava . A un tratto vide una figura stagliarsi contro la cupola nera, che scrutava il paese come un falco in cerca della preda. Contro ogni buon senso, la ragazza spiccò la corsa su per le scale, bruciando quattro gradini alla volta e senza mai guardarsi indietro per paura che, sentendosi il suo sguardo puntato addosso, Pitch l'avrebbe individuata subito. A un tratto, nella salita, le saltò all'occhio il cancelletto del cimitero e deviò bruscamente in quella direzione, sdrucciolando sulla pietra fradicia. Prese la rincorsa e spiegò le ali: superò la barriera di metallo e atterrò pesantemente sulla ghiaia di un vialetto laterale, ai lati del quale erano allineate decine e decine di lapidi di ogni forma e colore. Sullo sfondo, a destra, si ergeva una squallida baracca di legno e, ancora un po' più in là, un imponente mausoleo in stile moderno.

Bellatrix guardò di nuovo verso il cielo alle sue spalle: Pitch era sparito. Presa dal panico spiccò la corsa, superò la statua di un angelo piangente e si rifugiò dietro un'alta lapide rettangolare nascosta da un grande pino. Tutto sembrò tranquillo per una manciata di secondi, ma all'improvviso una zaffata di vento spazzò la ghiaia del camposanto, sollevando dense nuvole grigiastre. Bellatrix osservò Pitch mentre attraversava il cancello come fatto di fumo, e strinse convulsamente le dita sul marmo bianco quando la voce minacciosa dell'uomo risuonò spettrale tra le tombe.

<< So che sei qui, non hai via di scampo. Vieni fuori, e facciamola finita una volta per tutte >> .

La ragazza si appiattì contro la lapide trattenendo il fiato, nell'inconscia paura che il minimo spostamento d'aria provocato dal suo respiro l'avrebbe tradita.

<< D'accordo, allora... >> riprese Pitch, dopo alcuni secondi di silenzio, << faremo il tuo gioco... >>

Avanzò lentamente lungo il vialetto principale, lo sguardo alto e le mani mollemente intrecciate dietro la schiena. Bellatrix era decisa a non perderlo un solo istante di vista mentre lui raggiungeva apparentemente ignaro uno spiazzo circolare esattamente al centro del camposanto. Lo fissò imperterrita per diversi secondi, da dietro la spalla di un vecchio pescatore di bronzo. Pitch si voltò lentamente nella sua direzione, esibendo un sorriso cinico. Un istante dopo Bellatrix sentì un colpo possente in mezzo alle scapole e rotolò a terra, frastornata. Non si era accorta minimamente dell'incubo che l'aveva sorpresa alle spalle, ma adesso era così vicino che poteva sentirne il fiato sul collo. Un istante dopo la statua del pescatore saltò in aria, colpita da un fiotto nero che investì in pieno l'incubo e lo spazzò via. Prima che Pitch potesse colpirla con un secondo attacco, Bellatrix si era materializzata dal lato opposto del cimitero, nascondendosi dietro la baracca. Rimase con la schiena contro il muro marcio, ansimando rumorosamente. Non osava sbirciare oltre l'angolo per paura di trovarselo davanti, ma sapeva che rimanendo ferma prima o poi sarebbe stata scoperta. Si mosse di lato per cercare una via di fuga, ma troppo lentamente. La capanna fu letteralmente spazzata via e lei proiettata sulla parete della cappella funebre, il corpo schiacciato e immobilizzato contro la pietra. La sabbia che la opprimeva si diradò e lei scivolò a terra, riversa sul fianco destro.

<< Credevi davvero di riuscire a sfuggirmi così, sperando che non ti trovassi? Non stiamo giocando a nascondino, Bellatrix! >> rise Pitch, rivolto alla schiena nuda di lei. Bellatrix non riusciva a smettere di boccheggiare, le mani raccolte sul petto e l'ala sinistra piegata a coprirle il volto. Sentì l'uomo accovacciarsi dietro di lei e la sua mano posarsi tra le sue scapole. Le dita affondarono nella carne come un coltello nel burro e Bellatrix provò un dolore indescrivibile, talmente paralizzante da impedirle di emettere anche il più flebile lamento. Si limitò a sgranare gli occhi con un pietoso rantolo, tremando violentemente. E poi, finalmente, Pitch si ritrasse permettendole di rilassare i muscoli e tornare a respirare. Quasi stancamente, Bellatrix intrecciò le dita mentre lo ascoltava rialzarsi, forte della copertura che le offriva la sua stessa ala. Pitch allungò il piede sotto il corpo di lei e la ribaltò pancia all'aria, costringendola a guardarlo da una posizione di svantaggio. Si scambiarono uno sguardo carico di tensione, l'uno esibendo il più trionfale dei sorrisi e lei cercando di trasmettergli tutto l'odio che provava per lui senza le parole, scrutandosi in silenzio l'un l'altra per alcuni secondi. Poi, con gesto fulmineo, Bellatrix gli scagliò contro uno shuriken a cinque punte, nella speranza di distrarlo il tempo sufficiente per smaterializzarsi in in luogo dove lui non l'avrebbe trovata. Ma Pitch riuscì a evitarlo e scomparve in un vortice di sabbia. Allarmata, la ragazza balzò precariamente in piedi, guardandosi freneticamente intorno cercando di capire dove fosse. Non vedendolo da nessuna parte, corse fino al punto in cui aveva visto sparire lo shuriken, e lo trovò conficcato in una modesta croce di legno posta su una tomba recente. Lo estrasse con gesto secco e si allontanò di qualche passo, rigirandoselo tra le dita, perplessa e confusa. Da quando aveva subito la metamorfosi, tutte le sue stelle si erano tinte di nero, ma questa sfavillava di una luce bianca e pura come la luna in una notte estiva.

<< Cosa diavolo...? >>

Si interruppe, tendendo le orecchie. Si voltò di scatto, avvertendo il pericolo, e si ritrovò a fissare l'Uomo Nero negli occhi, così vicini che poteva vederci riflessa la propria espressione atterrita. Un passo dietro l'altro, la ragazza iniziò ad arretrare nel vano tentativo di frapporre tra sé e Pitch quanta più distanza possibile. Ma a ogni passo indietro che faceva, lui avanzava con lei, pericolosamente vicino. A un tratto Bellatrix si trovò bloccata tra lui e il muro di confine del cimitero, la schiena appiattita contro il cemento. Voltò il capo a destra e sinistra, valutando per quale strada sarebbe stato più facile defilarsi, ma lui allungò le braccia e la inchiodò lì dov'era, sogghignando minaccioso.

<< Sta'... sta' indietro! >> gli intimò lei, cercando di divincolarsi dalla sua stretta.

<< Altrimenti che fai? >> la provocò lui, divertito dai suoi deboli tentativi di minaccia.

Bellatrix non rispose, ma rafforzò la presa sullo shuriken che ancora stringeva tra le dita.

Un secondo dopo, un lungo taglio le percorse l'avambraccio e subito si rimarginò, lasciando la pelle bianca e normale.

Pitch ruotò l'avambraccio ed entrambi abbassarono lo sguardo su di esso: la sua pelle era liscia, grigia e intatta. Il sorriso trionfante si congelò e sbiadì sulle labbra di Bellatrix, mentre alzava di nuovo lo sguardo su Pitch che invece mantenne il proprio.

Con uno strattone, la ragazza riuscì a divincolarsi dalla sua presa e iniziò a correre lungo il vialetto più esterno, senza mai voltarsi a guardarlo. Pitch la lasciò allontanarsi un po', concedendole una decina di metri di vantaggio. Poi allungò le mani verso di lei e una valanga nera la raggiunse, la sommerse e schizzò verso il cielo, trascinandola in alto. Il turbine di sabbia descrisse un ampio arco e si abbatté violentemente contro una tomba all'altro capo del camposanto, dissolvendosi. Pitch si avvicinò a passi calibrati e sicuri, quasi ad assaporare ogni singolo istante che lo separava dal suo obbiettivo.

<< È inutile, Bellatrix, non puoi scappare da me. Mi sono ripreso i miei poteri, non sei più in grado di trasportarti a tuo piacimento, e tanto meno riuscirai a scappare da questo villaggio >> .

Lei era stesa sulla lastra di marmo rosso, la testa appoggiata contro la lapide, e lo guardava con espressione omicida, il petto che si alzava e abbassava con fatica.

<< Peggio... peggio per te. La... metamorfosi.. non potrà compiersi! >> boccheggiò, puntellandosi sulla lapide per tirarsi in piedi.

<< Oh, ti piacerebbe! >> rispose lui, soffocando una risata cattiva, << Ma è qui che arriva il bello! La tua trasformazione è irreversibile, non c'è modo di invertirla! Passerai dalla mia parte, volente o nolente, ma non avrai alcun potere! Sei condannata, Bellatrix. Voglio essere clemente, però. Ti offro una scelta: se non vuoi passare l'eternità da cattiva ragazza, posso sempre porre fine alla tua esistenza, se ti aggrada! >>

<< Non illuderti, Pitch! Non cadrò mai per causa tua, mai! Non ti darò questa soddisfazione, come non l'hai ottenuta la prima volta! >> rispose lei, sostenendo il suo sguardo. Fece per staccare le mani dalla lapide, ma incespicò e dovette aggrapparvisi di nuovo e più saldamente per non cadere. Pitch scoppiò in una risata malvagia, mentre una fune di sabbia schizzò fuori dal nulla e si avviluppò attorno alla gola della ragazza, minacciando di strozzarla.

L'Uomo Nero afferrò l'altro capo della fune e la strattonò, facendo crollare la ragazza in ginocchio.

Lei si portò le mani alla gola, cercando inutilmente di liberarsi.

<< Sai... avevi ragione, quando dicevi che i Guardiani non sono riusciti a salvarmi neanche una volta >> rantolò lei a un tratto, abbassando le mani. Si puntellò sulle ginocchia e si rimise in piedi, guardando Pitch senza battere ciglio.

<< I monologhi non ti serviranno a salvarti la pelle! >>

<< E sai un'altra cosa? >> riprese lei, come se non l'avesse sentito << Finalmente ci sono arrivata. Ho capito come mai. E, detesto ammetterlo, un po' è stato anche merito tuo. Ero troppo occupata a cercare risposte, ho dimenticato chi sono per cercare di ricordarmi chi ero! >>

<< Tu sei Serena! Una ragazza morta otto secoli fa, senza nessuno rimasto a piangere sulla sua tomba! Ti ho uccisa io, ho ucciso tutta la tua famiglia! Io t'ho ho portato via tutto, tutto! Gli affetti, gli amici! Perfino la tua stessa identità! >>

Sputò quelle parole con rinnovata cattiveria, ma Bellatrix continuava a guardarlo impassibile

<< E io invece, vedo che di me non hai capito proprio niente! >> rispose, strappandogli la fune dalle mani e liberandosi con gesto risoluto. Avanzò lentamente, senza staccare gli occhi da quelli di Pitch.

<< Io sono Bellatrix, Custode delle stelle e della serenità. Io esisto perché così ha voluto l'Uomo nella Luna, e io esisto per proteggere i Guardiani! Non sono mai stati loro a dover difendere me: sono io che devo salvare loro, perché è questo lo scopo per cui sono nata! E intendo farlo fino all'ultimo, Pitch! >>

<> urlò lui, scagliandole contro un dardo di sabbia. Bellatrix si fece scudo con uno shuriken gigante, evocato in un battito di ciglia, e continuò a camminare verso di lui. Pitch cercò di tenerla a distanza, sferrando un attacco dietro l'altro, ma Bellatrix li parò tutti con un singolo, ampio gesto.

<< Nessuno ha mai detto che mi sarei salvata. Sappiamo entrambi come sta per finire, non è vero, Pitch? >>

L'Uomo Nero ebbe un attimo di esitazione, come a rendersi conto del significato di quelle parole. Ironia della sorte, adesso sembrava lui, quello in difficoltà, incapace di difendersi dalla realtà dei fatti. Ma questo moto di smarrimento svanì immediatamente, lasciando posto al suo solito ghigno malvagio.

<< Ma certo! Con me, trionfante! Ti ho eliminato una volta, posso farlo di nuovo! >>

<< Tu parli, ma al mondo sono i fatti che contano davvero! Tanto per cominciare, hai fatto il madornale errore di restituirmi il Globo, quella volta! >>

<< Me lo sarei ripreso una volta tolta di mezzo! >>

Fu un attimo, un battito di ciglia. Si ritrovò faccia a faccia con lei, i cui occhi ambrati fiammeggiavano di una strana luce.

<< Puoi dire quello che ti pare, Pitch. Ma io ho guardato dentro di te, e so cose che nessun altro esclusi noi due sa! Ammettilo, Pitch. Perfino l'Uomo Nero può avere paura. E tu ne hai tanta, adesso. Più di quanto non voglia ammettere a te stesso! >>

Lui aveva perso tutta la sua grinta, e fissava Bellatrix con i muscoli del volto rigidi e contratti.

Era vicina. Davvero troppo vicina, avrebbe potuto toccarla senza tendere il braccio più di tanto. Pitch cercò febbrilmente con lo sguardo una scappatoia, ma rimase paralizzato lì dove si trovava mentre lei allungava le mani oltre le sue spalle, continuando a tenere i suoi occhi allacciati a quelli dell'Uomo Nero.





A.A.


Serah!

Scusatemi se la volta scorsa non vi ho lasciato nemmeno due righe striminzite, ma ero davvero di fretta e in più le cose da dire erano davvero poche, quindi ho preferito saltare quel passaggio.

Riguardo al capitolo corrente ho un paio di dubbi sul titolo, dato che ne succedono di ogni e non saprei bene su cosa sia meglio portare l'attenzione, se sulla prima o la seconda parte. Mi rendo ben conto che sia un dubbio abbastanza sciocco ma... va beh.

Mi sono resa conto che ci mancano solo altri quattro capitoli, mi sta già montando l'ansia. MA, la cosa che conta è che Bellatrix sia rinsavita (bisogna dire che cambia idea abbastanza rapidamente, non è durata neanche un capitolo intero!) e che abbia cercato di sistemare una volta per tutte i danni che ha provocato. Finalmente lo posso dire, la scena del cimitero è in assoluto la mia preferita di tutta la fanfiction. Me la vedevo accadere davanti agli occhi come un film, è stato stranissimo: era come se le mie mani avessero saputo cosa scrivere da sole, senza che io mi lambiccassi per trovare una descrizione appropriata. Che poi, magari oggettivamente può non essere un granché, come scena, ma è stato speciale. Vorrei averli sempre, certi exploit fanficciari, mentre la maggior parte delle volte mi ritrovo in certi blocchi che non finiscono più.

Va bene, ho delirato anche troppo, ci vediamo settimana prossima con un altro delirio :D


Tec







  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Le 5 Leggende / Vai alla pagina dell'autore: Tecla_Leben