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Autore: SweetPandemonium    22/03/2009    7 recensioni
Quinn ricambiò il sorriso che Bert gli aveva rivolto quando le prime note di On My Own uscirono dalla sua chitarra.
Quella era la sua canzone e Bert gli sorrideva sempre prima di iniziare a cantarla, come se volesse il permesso per farlo.[...]
Improvvisamente però la voce del cantante si smorzò, facendo si che Quinn voltasse nuovamente la testa verso di lui.
Quello che vide gli fece gelare il sangue nelle vene.
Una BertXQuinn...estremamente triste! =D
Genere: Triste, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I PERSONAGGI NON SONO MIEI E NIENTE DI QUELLO CHE SCRIVO è REALMENTE ACCADUTO! [o almeno non così!]

 

 

Love Is Strong As Death

 

 

 

Heartache's knocking on the door
shadows dance outside her window
Tears keep falling on the floor
as the world around her crumbles

[Circle Of Fear – HIM <3]

 

 

I The Used erano sul palco e l’energia e l’adrenalina erano al massimo.

Quinn ricambiò il sorriso che Bert gli aveva rivolto quando le prime note di On My Own uscirono dalla sua chitarra.

Quella era la sua canzone e Bert gli sorrideva sempre prima di iniziare a cantarla, come se volesse il permesso per farlo.

Bert iniziò ad intonare le prime parole della canzone voltandosi nuovamente verso il pubblico in delirio, mentre il suo chitarrista teneva lo sguardo su di lui con il sorriso che sembrava essersi fossilizzato sul suo viso.

Erano a metà del brano quando Quinn si decise a distogliere lo sguardo, facendolo scivolare sul pubblico, poi su Jeph, che aveva la testa bassa coperta da uno dei suoi amati cappelli ed infine su Branden che invece la muoveva su e giù come sempre.

Improvvisamente però la voce del cantante si smorzò, facendo si che Quinn voltasse nuovamente la testa verso di lui.

Quello che vide gli fece gelare il sangue nelle vene.

Il microfono che il suo ragazzo teneva in mano era caduto e aveva rotolato per qualche metro, lui aveva gli occhi rivolti a terra, la schiena un po’ incurvata che si alzava ed abbassava freneticamente a causa del suo respiro affannoso ed entrambe le braccia strette intorno allo stomaco.

Il pubblico, dopo qualche, eterno, secondo smise di urlare e si venne a creare un silenzio innaturale per un concerto rock.

- Bert?! Che hai?! – urlò nel panico, sfilandosi la chitarra e lasciandola li per terra.

Gli corse incontro ma, appena fece per toccarlo, gli occhi blu del ragazzo si fissarono nei suoi.

- N-non credo di stare bene Quinn…- riuscì a sussurrare con voce appena udibile prima che i suoi occhi si chiudessero e crollasse al suolo.

Quinn, a causa del suo esiguo peso, non riuscì a dargli un sostegno e, per evitare che si facesse male rovinando a terra, cadde con lui, prendendolo tra le braccia e ignorando il successivo dolore alle ginocchia.

- Bert! Bert, amore, che succede!? Oddio ragazzi, aiutatemi! – urlò mentre dal pubblico si elevava nuovamente un rumore assordante di gente preoccupata.

Subito Jeph e Branden, che avevano assistito a tutta la scena, accorsero in suo aiuto, chiudendosi a cerchiò intorno all’amico privo di sensi.

- Bert! Bert, amico, svegliati! – disse il bassista, dandogli leggeri schiaffi sulle guance.

- Jeph, non si sveglia! Chiama qualcuno, per favore! – urlò, con gli occhi colmi di lacrime il piccolo, tenendo stretto a se il cantante.

Branden subito si tirò su e guardò dritto verso il backstage guardando che una serie di tecnici del suono e anche il loro manager stavano correndo verso di loro.

- Chiamate l’ambulanza, veloci! È svenuto!! – urlò in loro direzione.

Mentre tutti si mettevano in moto Bren aiutò Quinn ad alzare il ragazzo svenuto da terra per portarlo fuori dal palco, mentre Jeph recuperava il microfono e tentava di tranquillizzare il pubblico.

Quando i paramedici arrivarono con la barella Bert, incosciente, fu caricato sull’ambulanza. Quinn decise di salire con lui mentre urlava agli altri che si sarebbero visti dopo in ospedale.

- Bert…Bert mi senti? – lo chiamò piano, con voce carica di ansia e nervosismo, mentre una mano stringeva la sua e l’altra gli accarezzava la fronte madida di sudore, mentre il paramedico nel frattempo gli infilava la mascherina dell’ossigeno.

- Che è successo? Perché è svenuto? – chiese poi Quinn verso di lui.

- Ha avuto un collasso ma solo dopo degli esami potremo saperne la causa…- gli rispose il ragazzo con quella calma e quel controllo che il chitarrista aveva perso da tempo.

Annuì e tornò a guardare Bert steso immobile sul lettino e continuando ad accarezzargli il viso. E continuò a farlo fino a quando, alla fine di un lungo corridoio bianco, Bert non fu portato dietro ad una porta e lui costretto a rimanerne fuori.

Si sedette su una di quelle scomodissime sedie di plastica della sala d’aspetto e si prese la testa tra le mani, affondando le dita tra i capelli biondissimi e umidi di sudore.

Sentiva un profondo e costante dolore al petto e faticava a respirare.

Cosa era successo?

Un attimo prima era li che gli sorrideva e cantava, ed un secondo dopo…era crollato a terra privo di sensi.

Si morse il labbro inferiore, fino a farsi male e si coprì gli occhi con le mani fino a quando non sentì dei rumori avvicinarsi a lui.

Alzò la testa giusto in tempo per vedere Jeph e Brendon entrare nella sala d’aspetto con il fiato corto.

- Quinn! Hanno detto qualcosa? – chiamò il bassista, Quinn si alzò per essere accolto tra le sue braccia e trovare un minimo di consolazione.

- Ancora no. Il medico ha detto che devono fargli degli esami per capire da cosa è dipeso il collasso. – disse, sulla spalla di Jeph mentre sentiva anche una mano di Bran sulla schiena.

Jeph annuì – Dai, vedrai che non è nulla. Forse è solo lo stress del tour. Quando starà meglio lo porteremo a casa…- disse, cercando di convincere anche se stesso di quelle parole che dovevano tranquillizzare il biondo.

- Si, Jeph ha ragione. Vedrai che andrà tutto bene. – convenne il batterista accarezzandogli la schiena in modo consolatorio. Si sentiva a disagio in quel momento, e totalmente inutile. Conosceva Quinn da quando erano appena dei ragazzini ed ora non riusciva a fare o dire niente per far smettere alle lacrime di scivolare dagli occhi del suo amico.

Quinn annuì e si allontanò da loro, tirando su col naso e cercando di pulirsi le guance bagnate di lacrime con il polso.

- Mettiti a sedere ora e cerca di calmarti. Vado a prenderti un the o una camomilla, che ne dici? – propose Jeph facendolo indietreggiare verso le sedie di plastica per farlo mettere a sedere.

Il chitarrista annuì ancora e Bran ebbe un crampo al petto nel vedere i suoi occhi così persi, fissi, vuoti, distanti, lontani anni luce.

- Vado a prendergli qualcosa da bere. Resta con lui. – gli disse Jeph all’orecchio e lui annuì seguendolo con lo sguardo fino a quando non sparì dietro un angolo.

Non riusciva davvero a vedere i The Used, il loro gruppo senza Jeph. Lui era la colonna portante di tutto. Così assolutamente pazzo ma anche così paterno e razionale.

Non perdeva mai la calma che lo caratterizzava. Aveva sangue freddo che tornava molto utile in situazioni come queste, che invece lui non riusciva assolutamente ad affrontare.

Si sedette con un sospirò vicino all’amico decidendo di lasciarlo nel suo mondo, dove magari, stavano ancora cantando sul palco e Bert stava ancora saltando a destra e a manca urlando e facendo sentire che c’era anche lui al mondo.

Pensò che Quinn neanche si fosse accorto della sua presenza ma si dovette ricredere quando un sussurro roco abbandonò le sue labbra.

- Bran…-

Il batterista si voltò verso di lui e gli si fece più vicino.

- Dimmi…- il biondo lo guardò. I suoi occhi erano così lucidi, rossi, completamente in contrasto con la sua pelle che al momento era più pallida del solito.

- Mi ha sorriso…Bert, prima di cadere a terra. Stava bene, mi ha sorriso e io…ho guardato il pubblico, e te e Jeph…poi lui…lui è caduto. – disse, con voce appena udibile, mentre piccole lacrime si raccoglievano ai lati dei suoi occhi.

- Ha avuto un malore Quinn. Nessuno di noi avrebbe potuto prevederlo. – disse, passandogli una mano dietro la schiena.

Il ragazzo scosse la testa – Non è vero. Io avrei potuto. – lo contraddisse.

- No Quinn. Non darti colpe che non…- il chitarrista lo interruppe scuotendo ancora la testa.

- Ieri sera…mentre eravamo a letto. Si è alzato improvvisamente e…è andato a…- un singhiozzo uscì dalle sue labbra e prese un respiro profondo per cercare di finire la frase. - …è corso a rimettere in bagno. – concluse, tirando su col naso.

Branden lo guardò un po’ sorpreso, poi sospirò e lo portò più vicino a se, stringendolo.

- Avrei dovuto costringerlo a stare a letto. A posticipare questa data. – sussurrò ancora, nascondendo il viso nell’incavo del collo dell’ amico.

- è inutile rimuginarci su Quinn. Vedrai che andrà tutto bene. Bert ha la pellaccia dura…- disse, scompigliandogli un po’ i capelli.

Il ragazzo annuì lentamente ma non disse altro.

Nel frattempo Jeph tornò da loro tenendo con due mani tre bicchieri.

Due di the per lui e Quinn ed uno di caffè per Branden che lui accettò più che volentieri, rivolgendogli un mezzo sorriso di ringraziamento.

Rimasero per molto tempo in quella sala d’aspetto.

Dottori e infermieri che passavano davanti a loro, senza nessuna notizia.

Jeph che aveva abbandonato il buon proposito di lasciar stare le sue povere unghia.

Branden che batteva nervosamente il piede sul pavimento, si alzava, camminava per un po’ avanti ed indietro, poi tornava a sedersi.

E Quinn invece con lo sguardo rivolto a terra.

Non fece un solo movimento.

 

 

Dopo quelle che dovevano essere tre quarti d’ora d’attesa Jeph scattò in piedi, facendo sobbalzare Branden.

- Cazzo, non c’è la faccio più! Ma perché non ci dicono niente!! – sbottò, portandosi nervosamente i capelli indietro.

- Sta calmo Jeph. Vedrai che ci diranno presto qualcosa…- cercò di tranquillizzarlo, il bassista annuì facendo un respiro profondo, conscio del fatto che innervosirsi non sarebbe servito a nulla.

Rimasero ancora qualche minuto in silenzio prima che Quinn non parlò, con tono basso e roco, a causa del fatto che non aveva parlato per lungo tempo.

- E se ha qualcosa di grave? Cosa faremo? C-cosa farò? – chiese. Le domande rivolte ai suoi compagni, ma il suo sguardo ancora ancorato al pavimento.

- Dio Quinn, smettila di essere così pessimista! Non è per niente il momento adatto! – rispose brusco Jeph, assottigliando lo sguardo verso l’amico.

Il chitarrista alzò lo sguardo su di lui e lo fissò nei suoi occhi, poi annuì mestamente.

- Scusa. – sussurrò.

Il moro sospirò e si avvicinò a lui. – Scusa tu. Non volevo essere così brusco. Dai…vedrai che non è nulla di grave. Andrà tutto bene. – disse, annuendo convinto del sue parole.

Proprio in quel momento vide Branden alzarsi di scatto e guardò anche lui il punto a cui era rivolto l’amico.

Un uomo vestito con un camice bianco ed un paio di occhiali appoggiati quasi sulla punta del naso veniva verso di loro.

Il bassista prese Quinn per un braccio e lo fece alzare, raggiungendo il medico.

- Siete qui per il Signor…- abbassò lo sguardo sulla cartellina che aveva in mano prima di completare la frase – McCracken? – chiese, tornando a guardarli.

Jeph annuì – Si. Cosa è successo? Come sta? – chiese, sfregandosi le mani sudate sui jeans.

- Le cose sono un po’ complicate. Vedete…abbiamo fatto degli esami e in correlazione con i sintomi del paziente possiamo essere quasi sicuri che si tratti di un caso di pancreatite acuta. – disse, con tono grave l’uomo.

Il respiro di Quinn si fece più affaticato ed accorgendosene Branden gli si fece più vicino, posandogli una mano sulla schiena.

- é…è grave? – chiese ancora Jeph facendo scrocchiare le dita di una mano.

- Non sono presenti ecchimosi cutanee quindi possiamo ancora dire che siamo nello stato iniziale della malattia. – disse, poi prese un respiro profondo.

- Ora dovrò farvi delle domande, quindi se volete accomodarvi nel mio ufficio per favore…-

 

Quando furono nell’ufficio del medico il clima di nervosismo era tangibile.

Quinn stava facendo di tutto per trattenere le lacrime.

Pancreatite acuta. Che brutto nome che aveva. Ma cosa voleva dire? Bert era in pericolo? Perché invece di fare così il misterioso quell’idiota di un medico non si decideva a dire le cose chiaramente?

Branden giocava nervosamente con l’orecchino che gli ornava il lobo dell’orecchio destro e continuava a muovere il piede a terra, guardando in attesa il dottore.

Jeph era invece seduto compostamente davanti alla scrivania, ma si mordicchiava il labbro inferiore.

- Volevo chiedervi se voi, che vivete con il paziente tutti i giorni potete dirmi qualcosa sul suo conto…- iniziò il medico, sporgendosi in avanti e puntando i gomiti sulla scrivania.

Jeph, che sembrava essere l’unico in grado di farlo, annuì, invitandolo a fare tutte le domande che voleva.

- Bene…- respirò profondamente, togliendosi gli occhiali e massaggiandosi l’attaccatura del naso.

- Il Signor McCracken ha mai avuto problemi seri con l’alcool? Beve molto? – chiese, cercando di essere cauto.

Quinn sobbalzò leggermente mentre le lacrime gli bagnavano le ciglia.

Lo sapeva. Lo sapeva che prima o poi quel fottuto alcool gli avrebbe fatto male. Perché non si era imposto? Perché non aveva fatto ancora di più per farlo smettere?

Inutile. Si sentiva così inutile.

Jeph sospirò pesantemente e, dopo aver taciuto per qualche secondo, annuì.

- Si. – sbuffò – Non nascondiamoci dietro un dito. – disse rivolto più ai suoi compagni che non al dottore – Si, beve. Molto. Troppo. – rispose infine.

Il medico annuì, comprendendo. – L’abuso di alcool e anche di nicotina possono essere le cause principali di questa patologia. – iniziò, con le sopracciglia sollevate.

Quinn strinse il pugno, infilandosi quasi le unghia nel palmo e tese i muscoli del volto.

- Possiamo vederlo? – chiese improvvisamente Branden.

- Ancora no. È stato messo sotto sedativi. I dolori che questo male produce sono molto acuti e dobbiamo tenerli sotto controllo con antidolorifici molto forti. –

Il biondino sobbalzò e parlò, per la prima volta. – Ma…non è in pericolo no? Potete curarlo, vero? – chiese, speranzoso.

L’uomo sospirò – Nulla è certo ancora. Ma faremo tutto quello che è in nostro potere per fare in modo che vada tutto bene. – rispose, guardandolo comprensivo.

Ma quelle parole non lo rassicurarono neanche un po’ e neanche la mano di Branden che ora stringeva la sua.

- Comunque potete vederlo domattina. Vi consiglierei di andare a casa a riposarvi e di tornare domani. – gli disse poi, con un mezzo sorriso paterno.

Branden sospirò e annuì – Va bene. Ragazzi dai, andiamo. – disse, tirando su di peso Quinn che sembrava non essere dotato di vita propria.

Jeph annuì e lo seguì in piedi, prima di porgere la mano al medico che gliela strinse.

- Grazie. – disse, con un sorriso triste.

- Arrivederci. – salutò invece l’uomo.

 

Quando uscirono dall’ufficio però Quinn si allontanò da Branden che lo guardò sorpreso.

- Non voglio tornare in albergo. Voglio restare qui. – disse.

Jeph sospirò – Quinn, è inutile rimanere qui. Non puoi fare nulla. Sta dormendo. – disse, cercando di convincerlo.

- Beh, se sta dormendo non gli darò alcun fastidio, no? – disse, poi abbandonò la tecnica da bambino capriccioso e sospirò – Dai ragazzi. Non riuscirei a dormire comunque, con lui qui in una camera d’ospedale. – disse, mentre la voce si faceva più fievole.

Jeph stava per ribattere ancora, ma fu Branden a prendere la parola.

- Certo. Capiamo. Rimani se vuoi…io e Jeph torniamo in albergo, no? – si voltò verso il bassista ma quando vide che stava per rispondere, e non per dargli una risposta affermativa, lo interruppe ancora, rivolgendosi di nuovo a Quinn.

- Domani mattina presto torniamo qui. – disse, poi si avvicinò e lo abbracciò velocemente.

- Grazie Bran…- sussurrò il chitarrista, poi guardo Jeph – Sta tranquillo, okay? – il ragazzo sospirò e poi annuì, arrendendosi ai suoi compagni che avevano deciso di coalizzarsi contro di lui, e lo abbracciò anche lui.

- Va bene. Ma cerca di dormire almeno un po’, ‘kay? – disse e Quinn accennò un sorriso, annuendo.

 

Quando riuscì a trovare la stanza di Bert, dopo aver bellamente costretto l’infermiera a dirglielo, erano le undici e mezza di sera.

La testa gli doleva per l’ansia, la stanchezza e il tanto piangere, ma quando lo vide steso su quel letto, con i capelli neri sparsi sul cuscino così serenamente addormentato gli venne spontaneo fare un sospiro ed un piccolo sorriso gli si formò sul viso.

Gli andò vicino e gli prese la mano, sedendosi su un divanetto vicino al letto.

- Ehi amore…- sussurrò, portandosi la sua mano alle labbra e guardando la sua figura addormentata.

- Mi hai fatto prendere un bello spavento, lo sai? Ho avuto quasi un infarto…e sono ancora troppo giovane per morire, non pensi? – il sorriso sparì dal suo volto che prese un espressione scura e disperata.

Sentì le lacrime pungere i suoi occhi – E anche tu sei troppo giovane amore mio, per morire. Rimani con me, okay? Non lasciarmi…- sussurrò, mentre le lacrime scorrevano senza pietà lungo le sue guance pallide.

- Vorrei così tanto poterti proteggere da tutto amore mio. -

Poi appoggiò la testa sull’avambraccio del suo ragazzo e lasciò che la stanchezza lo portasse in un posto magnifico…dove l’amore è più forte della morte.

 

 

This fortress of tears
I've built from my fears for you
This fortress won't fall
I've built it strong for you

[Fortress of Tears – HIM <3]  

 

 

 

Okay, ora penso di dover spiegare tutto questo, no?

Allora...sarà una piccola fanfic di quattro capitoli [o almeno penso. Purtroppo, o per fortuna non saprei, non ho il dono della sintesi xD].

Ho avuto l'ispirazione per questa fanfic quando ho letto che Bert è davvero svenuto durante una performance di On My Own e che gli hanno davvero diagnosticato una malattia al pancreas.
Non sapevo esattamente quale malattia quindi ho fatto delle ricerche sulle varie malattie e ho trovato questa pancreatite acuta che è causata dall'abuso di alcool e ho pensato che fosse perfetta per la situazione di Bert-ilmioamore-McCracken, no?
Praticamente sono diventata ferratissima in questo argomento -_-"
 
Comunque forse sarà un pò triste ma spero che vi piaccia! -///-
fatemi sapere cosa ne pensate!
bacioni!
 
Vale

 

 

  
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