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Autore: Noel11    14/02/2016    1 recensioni
Una ragazza. Nulla da perdere e tutto da guadagnare.
[Dal Capitolo 1:
Si alza in piedi e si mette ai margini del cornicione. Guarda la città svegliarsi, quella città completamente diversa da quella in cui viveva prima. Scuote la testa energicamente "No" disse "è inutile pensare a un passato che non esiste" e vorrebbe convincersi che non esiste, perché sa che sarebbe tutto più semplice se non fosse esistito. Sospira guardando le prime luci dell'alba facendosi investire dalla fresca brezza mattutina di un giorno di ottobre "è ora di andare, si va in scena" .]
Quanto siete disposti a pagare per la libertà?
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 7
Sei scappata dal Paese delle Meraviglie?



Erica le aveva riempito le braccia di striscioni per la festa di Halloween che si sarebbe tenuta di lì a poco.
<< In quanto rappresentante d’Istituto devo sempre tenere informati gli studenti delle varie attività extrascolastiche ed essere disponibile per ogni loro richiesta o dubbio riguardo a quest’ultime.>> disse continuando a marciare dritto davanti a se verso la bacheca della scuola.
<< Interessante…>> sbuffò Alice << Ripetimi il motivo per cui ti sto aiutando e del perché io stia portando tutti questi cartelloni mentre tu, scansafatiche, hai le mani libere?>> chiese con voce irritata.
<< Beh mi pare ovvio>> rise come se avesse appena sentito la più stupida delle domande << In quanto migliore amica sei tenuta ad aiutarmi nel momento del bisogno, per non parlare del fatto che sei nuova qui e quindi sarebbe meglio che io mi assicurassi che tu ti stia ambientando bene.>>
<< Okay, facciamo che questa te la do per buona>> si rassegnò << e per gli striscioni invece? Che scusa hai?>> chiese alzando un sopracciglio.
<< Per quelli…>> iniziò grattandosi la testa, sentendosi colta sul fatto << Tu sei molto più forte di me e io ho le braccia di pollo!>> disse mettendogli in mostra le braccia.
<< Lo prenderò come un complimento. Credo.>> rise stando attenta a non farsi cadere niente dalle braccia.
Appena arrivate a destinazione Alice buttò tutto il materiale per terra così da sgranchirsi la schiena. Erica la guardò con un sguardo di rimprovero per aver lasciato così senza cura tutte le cose con il rischio che si potessero rompere, ma non ci pensò più di tanto.
<< Vediamo>> iniziò Erica scrutando tutti gli oggetti e facendo una lista mentale delle cose che avevano << Gli striscioni ci sono, i fogli di carta anche, la spillatrice è lì vicino i nastri e->> sgranò gli occhi << Cavolo! Mi sono dimenticata di prendere le forbici!>> sbuffò al pensiero di doversi fare tutto il viaggio di nuovo << Resta qui, io vado a prenderle. Intanto inizia ad attaccare gli striscioni e non ti distrarre!>>
<< Agli ordini, Capo!>> pronunciò con un tono militare.
<< Ecco brava>> e se ne andò.
Alice restò lì ad appendere quegli striscioni mentre vagava con la mente a tutto quello che era successo in poco tempo. Si trovava in una città nuova, non che questa fosse una novità, ma almeno questa a differenza delle altre si trovava poco distante dal mare. Gli ricordava un po’ la sua vecchia casa.
Aveva ritrovato Erica, dopo anni che non si vedevano il destino gli aveva dato un modo per ricongiungersi. E come lei aveva predetto era tornata di nuovo una ragazza invisibile, dopo essere passata sotto lo scanner di tutti gli studenti di quella scuola come “quella nuova” ora era semplicemente “quella”. Per alcuni forse poteva essere un male, ma per una come lei andava più che bene.
Guardò la scritta degli striscioni che recitava “Festa di Halloween! Invitati studenti ed esterni. Dress code: Maschere spaventose!”. Non le erano mai piaciute tanto le feste, non che fosse mai andata ad una vera e propria, ma sarebbe stato bello provare. Se poi pensava che ci sarebbe stata pure Erica ci sarebbe stato da divertirsi!
Sentì dei passi venire verso di lei. Si girò pensando di trovare Erica ma invece trovò un ragazzo. Non uno qualunque, ma lo stesso ragazzo su cui si era imbambolata il primo giorno di scuola.
Lo stesso ragazzo da cui Erica l’aveva avvertita di stare lontano. Ma lei non era mai stata brava ad ascoltare i consigli della gente, faceva sempre di testa sua.
Così quando lui la salutò, lei non poté fare altro se non sorride e ricambiare.
 
 
Era incredibile quanto la scuola gli sembrasse grande in quel momento. Dopo aver ripercorso per la seconda volta tutto il tragitto di prima per prendere quelle maledette forbici, ora si stava dirigendo ad aiutare Alice sperando che non avesse fatto uno dei suoi soliti danni.
Passò le macchinette piene di schifezze e li vide. Matteo stava parlando allegramente con Alice, e a quanto pare a lei non sembrava dare fastidio. Li guardò e sentì la rabbia crescergli in corpo. Cosa credeva di fare? Lei l’aveva avvertita, non sapeva quante volte, di stare lontana da quel tizio, le aveva detto che portava solo guai, e ora lei cosa stava facendo? Ci stava scherzando anche. Non seppe se prendersela con lei o con lui, ma visto che aveva delle forbici in mano e che il suo istinto omicida stava lentamente prendendo possesso del suo cervello, ignorando ogni piccolo spiraglio di ragione, decise di prendersela con lui e infilzarlo alla schiena come Bruto fece con Cesare. Strinse la presa sulle forbici, pronta all’attacco, rossa in viso dalla rabbia, quando venne riportata alla realtà da una voce << Rappresentante! Ho un problema con la festa di Halloween!>> disse uno studente, correndo verso di lei. Ora come ora non voleva sentire nessuno. Voleva andare verso quei due e dividerli il prima possibile, ma aveva i suoi doveri da rispettare e lei era una che manteneva la parola, quindi << Dimmi tutto, qual è il problema?>> chiese, mettendo un sorriso di cortesia sulla sua faccia piena di preoccupazione. Ascoltò tutto quello che quel ragazzo gli stava dicendo, ma qualche volta non poté fare a meno di buttare l’occhio verso quei due. Quello che stava vedendo non gli piaceva.
 
 
Alice. Alice. Alice.
Continuò a ripetersi quel nome nella mente, come se gli avessero appena rivelato il segreto per ottenere la vita eterna. Quel nome era riuscito a guadagnarselo e ora voleva imprimerlo nella sua memoria per paura di poterlo dimenticare. No, non poteva dimenticare quel nome e quegli occhi che continuavano a fissarlo, adesso però con un’espressione stranita. Si accorse che ancora stava tenendo la sua mano in quella stretta soffice, per paura di farle male << Puoi lasciarmi la mano ora, non scapperò lo giuro.>> disse lei ridendo. E forse aveva veramente paura che se avesse lasciato la sua mano lei sarebbe scivolata via da lui come sabbia tra le dita, o peggio che tutto questo potesse essere solo un sogno, un’illusione data dall’erba e che in quel momento lui stesse tenendo in mano le foglie di una pianta. Si ridestò subito lasciando la sua mano e mormorando delle scuse incomprensibili. Lei era ancora li. Questo era un buon segno perché voleva dire che era ancora lucido, inoltre non era neanche scappata via ed Erica non era ancora arrivata, perciò << Quindi ti chiami Alice, giusto?>> chiese, per poi vedere lei annuire alla domanda alquanto ovvia, allora continuò << Quindi sei scappata dal Paese delle Meraviglie?>> chiese cercando di metterla sul ridere, però non ottenendo ciò che voleva. Guardò come lei sgranò gli occhi dall’incredulità, e lui in quel momento voleva sotterrarsi dalla vergogna, cambiare nome, paese e iniziare una nuova vita come barista. Odiava ammetterlo e non lo avrebbe mai ammesso davanti a lui, ma Giorgio aveva ragione. Aveva fatto una battuta pessima e improvvisando in questo modo aveva azzerato del tutto le poche chance che aveva con lei. Stava per andarsene quando vide che i lineamenti del viso di Alice erano più rilassati e che un lato delle sue labbra era rivolto verso l’altro in un ghigno quasi invisibile << Questa era veramente pessima.>> disse continuando a guardarlo, mettendosi poi una mano sulla guancia in modo da sostenere la testa.
<< Però ti ho fatto sorridere!>> le fece notare. Cercava un modo di salvare il salvabile.
<< Solo perché è molto stupida. Non credo tu abbia un futuro da cabarettista.>> disse rassegnata.
<< Giuro che ne ho di migliori.>> cercò di giustificarsi.
Si guardarono per poi scoppiare tutti e due a ridere per quella situazione veramente ridicola.
Puntò lo sguardo sugli striscioni della festa di Halloween e gli venne un’idea.
<< Non sapevo si festeggiasse Halloween in questa scuola, eppure sono cinque anni che sono qui.>> disse scherzando prima di << Ci andrai?>> chiedere speranzoso.
<< Sì>> rispose lei.
<< Sai già se andrai con qualcuno?>> chiese, torturandosi le mani.
<< Molto probabilmente ci andrò con Erica. Sono arrivata qui da poco, come ben sai, e non conosco ancora molte persone.>> rispose semplicemente.
<< Oh…>> non riuscì a pronunciare monosillabo migliore. Con il solo nome di Erica, tutti i suoi piani erano andati a farsi benedire. Non si perse d’animo però, era troppo testardo per farlo, così decise di sfruttare la situazione per avere maggiori informazioni su di lei. << Vi vedo sempre insieme a te ed Erica. Lei mi ha detto che vi conoscevate fin da piccole, cresciute insieme nella vostra città natale, e poi lei è dovuta andare via. Però mi sembra che vi siate tenuti in contatto, giusto?>> falso, tutto quello che sapeva era grazie a Giorgio e alle sue doti di detective. Che Dio benedica quella testa rossa.
<< Sì. Nonostante la distanza siamo riuscite a sentirci più o meno tutti i giorni, ed ora siamo nella stessa città. Non pensavo sarebbe mai successo.>> disse sorridendo.
<< Posso chiederti una cosa?>> domandò titubante, cercando il modo di formulare la domanda senza suonare troppo rude. Lei annui, rivolgendogli la sua più completa attenzione.
<< Ecco… Ho notato che Erica si comporta molto da, come posso dire, cane da guardia.>> non era il migliore dei termini con cui chiamare la sua migliore amica, ma era l’unico che gli era venuto in mente e l’unico che rappresentasse fedelmente Erica << E mi chiedevo perché facesse così.>>
<< Così come?>> sembrava non riuscire a capire, o forse voleva solo vedere fin dove spingersi a rispondere per far sì che si ritenesse soddisfatto.
<< Come se fosse il tuo angelo custode. Sta attenta a chiunque ti si avvicini e anche se gli permette di parlarti continua a stare in guardia e a tenerlo d’occhio. Per non parlare del fatto che non permette a nessun ragazzo di avvicinarsi a parlarti, me compreso. Mi chiedevo solamente perché facesse tutto questo.>> finì, studiando come il corpo di lei stava rispondendo inconsciamente a quella domanda.
Sembrò pensarci su un po’, imbambolata a fissare un punto indefinito del pavimento. Si stava torturando le dita della mano destra con l’unghia del pollice, mentre la sinistra era chiusa in un pugno.
All’improvviso alzò lo sguardo, guardandolo sorridendo << Erica è fatta così. Lo fa da quando siamo piccole. Cerca in ogni modo di proteggermi, nonostante io sia la più grande delle due. Io glielo lascio fare. Ma ora mi chiedo se si renda conto che adesso è lei ad aver più bisogno di aiuto.>> disse, per poi spostare il suo sguardo dietro le spalle del ragazzo e << Parli del diavolo>> sussurrò sorridendo << Buona fortuna!>> aggiunse infine.
Non capì in un primo momento. Sentì qualcuno schiarirsi la gola dietro di lui e il suo corpo si irrigidì solo al suono. Diventò bianco in faccia e iniziò a sudare freddo. Guardò come Alice cercava di nascondere le sue risate, mettendosi una mano davanti la bocca, per quella situazione. Non stava facendo una bella figura, ma se aveva indovinato chi ci fosse dietro di lui, questa volta ci avrebbe rimesso la vita. Sciolse i dubbi girandosi e incontrando gli occhi furenti di Erica. << Erica! Come stai? È da tanto che non ci si vede.>> disse cercando di sembrare il più naturale possibile.
<< C’è un motivo per cui non ci vediamo>> sputò acida << Matteo, non ti avevo già avvisato di stare lontano dalla mia amica?>> chiese furente.
<< Ooohh ma quindi dicevi sul serio. Pensavo che fosse solo uno scherzo.>>
<< Non stavo scherzando. Non dovresti neanche stare qua, ci sono le lezioni ancora. Ora vattene, prima che ti ficchi queste forbici nel petto.>> disse con voce ferma.
Sussultò vedendo luccicare il freddo metallo delle forbici davanti a lui.
<< Ti conviene andare, è armata.>> scherzò Alice, per poi scuotere la testa e mormorare delle scuse riguardanti la sua amica.
Si girò parzialmente con il corpo, perché non voleva dare le spalle ad un Erica potenzialmente pericolosa ed armata, ma il suo volto era completamente girato verso di lei. La guardò e le sorrise << Ci vediamo in giro, Alice>> disse facendole un occhiolino.
<< Ci vediamo>> disse lei sorridendo.
Riprese il suo cammino verso il giardino per raggiungere Giorgio. Aveva un sorriso ebete sulla faccia, ma non riusciva a toglierselo. Per una volta era riuscito a vincere e ora la strada si stava aprendo davanti a lui rendendogli le cose meno difficili. Matteo uno, Erica zero.
 
 
Continuarono a finire il lavoro con i cartoncini e i nastri in completo silenzio. Finché Alice non decise di mettere fine a quella stupida situazione. << Qual è il problema?>> chiese ad Erica. Lei si girò nervosa, come se avesse un diavolo per capello.
<< Qual è il problema?! Davvero?! Cristo, Alice ti avevo detto di stare lontano da quel ragazzo! Non mi fido di lui, mi sembra di averti descritto bene il tipo.>> spalancò le braccia, incredula del fatto che non l’avesse ascoltata.
Alice sbuffò << Ci ho solo parlato, non ho fatto niente di male! Non puoi pretendere che io non parli con nessuno perché hai paura che mi possano far del male. So difendermi da sola>> affermò sicura di se.
<< Invece NO! Perché tu non sai difenderti da sola. Se ne fossi capace non sarebbe successo tutto quello che è successo quando stavamo->> non finì la frase, bloccandosi subito e sgranando gli occhi, realizzando solo dopo quello che aveva detto.
Alice era lì, con gli occhi chiusi lo sguardo basso. L’unica cosa che si sentiva era il suo respiro pesante ma regolare.
Erica si mise una mano sulla bocca << Mi-mi dispiace tanto! I-i-io non volevo dire quella cosa, tu lo sai che io… insomma che quando->>
<< Erica>> la richiamò, interrompendo la sua parlantina senza senso << Non fa niente, tranquilla. Non parliamone più, per favore.>> le sorrise, guardandola negli occhi. Non c’era né rancore né rabbia in quegli occhi. Solo voglia di non ripescare il passato.
<< Okay>> sussurrò << Promettimi solo che starai attenta e che mi dirai subito se c’è qualcosa che non va>> disse allungano il braccio e chiudendo la mano a pugno lasciando solo il mignolo libero. Lo avevano sempre fatto da piccole, non era cambiato niente in quello.
Alice sorrise << Promesso>> dichiarò, legando il suo mignolo a quello di Erica.
Le promesse fatte con i mignolini si mantengono sempre.     
   
 
  
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