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Autore: SSJD    15/02/2016    8 recensioni
« Ἄνδρα μοι ἔννεπε, Μοῦσα, πολύτροπον, ὃς μάλα πολλά
πλάγχθη, ἐπεί Τροίης ἱερὸν πτολίεθρον ἔπερσεν »
« Narrami, o Musa, dell'uomo dall'agile mente, che tanto vagò,
dopo che distrusse la sacra città di Troia. »
Da amante delle CO storiche come sono, non poteva mancare il seguito de 'La guerra degli dei', che pubblicai giusto un anno fa...
Con questa però, mi sono voluto 'regalare' una AU persino dell'Odissea. Ebbene sì, ho osato sfidare Omero, dato che la sua trama sarà bella, avventurosa, incredibile quanto volete, ma diciamocelo... la conosciamo tutti e sinceramente... chi non si annoierebbe nel rileggerla ancora? Quindi l'ho modificata. Ebbene sì, a mio piacimento e diletto.
Molti dei fatti raccontati sono effettivamente riportati anche nell'opera originale dell'esimio poeta, soprattutto il viaggio di Ulisse (Vegeta) ma, per rendere la lettura più interessante, ho deciso di modificare giusto un attimino i personaggi e i fatti narrati.
Praticamente ho scritto una AU di una Cross-over... un delirio...
Ma fidatevi, il risultato finale... beh... a me piace un sacco...
Se non avete letto il mio primo racconto, vi invito a leggerne almeno l'introduzione, giusto per inquadrare i protagonisti.
Grazie per l'attenzione e buona lettura.
Genere: Avventura, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: 17, Broly, Crilin, Zangya | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Goku/Vegeta, Pan/Trunks
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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“Vegeta! Per gli dei! Non ci posso credere! Amico mio, come stai? Quando Chichi mi ha detto che eri qui, tu non sai…il mio cuore è quasi esploso dalla gioia” irruppe allegra la voce di un uomo entrando nella stanza dove, fino a quel momento, aveva riposato l’amico che, molti anni prima, aveva di fatto salvato la vita a lui e alla sua famiglia.
Vegeta si era destato da non molto e si era alzato per vestirsi con l’abito che Chichi gli aveva lasciato assieme a degli accessori da bagno con i quali si era potuto rasare la barba: gli dava un senso di nausea al solo pensiero che gli ricoprisse il volto. Poi, in tutta tranquillità, si era messo a scrutare il mare, sospirando più e più volte, immerso nei suoi pensieri.
Quando poco dopo aveva sentito bussare alla porta, aveva sperato con tutto se stesso che fosse di nuovo Chichi: non gli andava che qualcun altro venisse a fare domande sul suo stato di salute.
Mai più si sarebbe immaginato che, la visita ricevuta, potesse essere in assoluto la più gradita: Goku.
Il re di Itaca si voltò. Gli occhi pieni di lacrime di gioia.
Non disse nemmeno una parola e, andandogli incontro, lo abbracciò.
Entrambi scoppiarono in un pianto liberatorio, ricco di gioia per la ritrovata amicizia e la consapevolezza, da parte di Vegeta, che quasi certamente il suo incubo fosse finalmente terminato.
Dopo un tempo indecifrabile, i due si calmarono e si allontanarono di poco, per poi stringere, ancora per qualche istante, l’uno le braccia dell’altro.
“Goku, amico mio…A vederti sembra ieri che ci siamo lasciati su quella spiaggia maledetta. Non sei cambiato…Ѐ la fortuna dei semidei, quella di non invecchiare mai?” chiese con un sorriso malinconico.
“No, ora sono un mortale e il tempo passa anche per me, ma dieci anni non sono poi così tanti per…
“COSA? Die-dieci anni? Sono passati dieci anni dalla fine della guerra?” lo interruppe Vegeta quasi sotto shock, sentendosi le gambe cedere.
Goku, rimase stupito. Non si aspettava di certo che il suo migliore amico avesse perso completamente la cognizione del tempo. Per evitare che cadesse a terra a causa del cedimento delle sue stesse gambe, lo sorresse fino al letto, dove lo fece sedere per permettergli di riprendere fiato.
Appena si furono seduti, uno a fianco all’altro, Vegeta alzò lo sguardo che in quel momento era a dir poco disperato e chiese di nuovo:
“Sono passati veramente dieci anni dall’ultima volta che ci siamo visti? Eh, Goku?”
“Sì, Vegeta…temo di sì…Ti va di raccontarmi cosa ti è accaduto?” chiese l’uomo afflitto per aver dato per scontata una notizia rivelatasi così sconcertante all’amico.
“Temo di non averne la forza, Goku. Non ce la faccio più. Io voglio…voglio solo tornare a casa…Sono…ve-vent’anni che non vedo mia moglie e mio figlio. Che ne è stato di loro? Non mi aspetteranno più oramai…Ma io voglio tornare...Ti prego…aiutami tu…dimmi, dove ci troviamo? Che terra è questa?” chiese quasi supplicandolo di lasciarlo partire all’istante.
“Ѐ l’isola di Corfù. Siamo ad ovest della costa greca, Vegeta…Poche miglia a nord della tua terra, Itaca” rispose l’uomo con un sorriso rassicurante.
“Per gli dei, ma allora posso…posso tornare finalmente a casa!” disse balzando in piedi e fissando di nuovo il mare, attraverso l’enorme finestra che dava su un terrazzo.
“Sì…non sarò di certo io a fermarti, ma credo che tu abbia bisogno di ristabilirti. Il vento non è favorevole ad una navigazione verso sud. Potrai fermarti qui, per qualche giorno. Poi potrai partire. Ti accompagnerò io stesso, se sei d’accordo” lo informò Goku alzandosi a sua volta per poterlo guardare negli occhi, per poi proseguire: “Ѐ necessario che tu ti rinvigorisca, Vegeta”
“Già…- commentò mestamente – oramai non so più quanto tempo sia passato dall’ultima volta che posso dire di aver banchettato decentemente”
“A questo porrò rimedio immediatamente. Ho fatto preparare una cena apposta per te, per festeggiare il tuo arrivo. Ho invitato tutti gli abitanti dell’isola. Non che siamo in molti, ma tanti bastano per darti una più che degna accoglienza. Così, appena ti sarai rimesso in forze, mi racconterai cosa ti è accaduto e dove sei stato, per tutto questo tempo. Sempre che tu lo voglia, ovviamente” disse un Goku raggiante e felice di poter godere della compagnia dell’amico per qualche giorno.
 
La cena fu davvero un toccasana, per il re di Itaca. Al tavolo reale aveva trovato posto tra Goku e Tarble, sua fedele guardia, da sempre. Poi però, inaspettatamente, la bimba che solo quella mattina lo aveva punzecchiato sulla spiaggia si era alzata dal suo posto, a fianco alla madre e, per qualche assurdo motivo dettato dalla sua testolina, era andata a sussurrare qualcosa all’orecchio del padre. Goku l’aveva ascoltata e, scostandosi da lei, le aveva detto:
“Devi chiedere a Vegeta, se a lui va bene”
La bambina aveva fatto un sorrisone e, avvicinandosi all’amico del padre gli aveva cortesemente domandato:
“Sire, verreste a cenare a fianco a me? Così mi raccontate come siete arrivato, stamane, sulla spiaggia! Vi ha portato la tempesta delle scorse notti?”
“Oh…ma sì…sì, certo. Posso fare cambio di posto con tua madre, se è d’accordo…” le aveva risposto quasi imbarazzato.
E così, si era ritrovato seduto tra Goku e la sua adorabile figlioletta, curiosa, come tutti gli altri, di sapere come e perché, lui in quel momento si trovasse seduto lì.
 
Alla quindicesima domanda che la bambina gli rivolse, Vegeta fece un sospiro. Prese il calice di vino e ne bevve un sorso. Dopodiché, con estrema calma, si pulì la bocca con un tovagliolo, che depositò poi sulla tavola dinnanzi a sé e, dopo essersi schiarito la voce, iniziò a raccontare:
 
Dopo essere partiti da Troia, coi miei uomini ci fermammo nella città dei Ciconi, che saccheggiammo barbaramente senza nemmeno un motivo plausibile. Quando ripartimmo, il mare si fece burrascoso e navigammo senza cognizione di spazio per ben nove giorni, fino ad arrivare alla terra dei Lotofagi, i mangiatori di loto: un popolo disperato, senza radici, valori, storia, ricordi…Chi si nutre di quei fiori cade in un oblio eterno, dimenticando affetti e tutti i ricordi legati alla propria terra d’origine. Inutili furono i miei tentativi di dissuadere i miei uomini dall’assaggiare quei fiori maledetti. Appena li ingerirono, si dimenticarono persino i loro stessi nomi.
Con molta fatica li riportai ad uno ad uno sulla nave e li legai ai banchi, per riuscire a proseguire il viaggio.
Mai più avrei pensato che la loro sorte sarebbe stata forse migliore, se li avessi lasciati al loro oblio in quella terra dimenticata dagli dei.
Navigammo ancora per alcuni giorni, fino ad arrivare su un’isola. Imperversava una bufera di vento gelido e decidemmo di approdare e cercare rifugio in una delle innumerevoli caverne che si trovavano non lontane dalla spiaggia, mentre il ‘proprietario’ era assente. In quella caverna tutto faceva intendere che le dimensioni dell’essere che vi risiedeva non potessero essere normali. Il giaciglio misurava più di venti passi e gli attrezzi utilizzati per nutrirsi o per la caccia avevano dimensioni decisamente fuori dal comune. I miei uomini ebbero paura e cercarono di convincermi a scappare, prima che colui che si erano convinti essere un mostro, fosse tornato…
“E siete scappati?” lo interruppe la bambina stretta nell’abbraccio del padre che cercava in tutti i modi di calmare la sua paura dovuta al racconto inquietante di Vegeta.
“No…purtroppo no…Volevo rimanere per vedere chi abitasse in quella caverna. Ero semplicemente…curioso. Mai la mia curiosità fu tanto mal pagata. Quando la creatura rientrò con il suo gregge di pecore e chiuse la spelonca della grotta con un enorme masso, mi sentii in trappola. Decisi di presentarmi cortesemente, chiedendogli accoglienza in nome di Kaio Shin, protettore degli ospiti, ma Tensing, questo era il suo nome, un essere mostruoso con un solo occhio in mezzo alla fronte, in tutta risposta mi domandò dove fosse la mia nave.
Impaurito dal suo fare poco conciliante e dai suoi modi terrificanti, gli dissi che era andata distrutta contro gli scogli e lui, aprendo un sorrisetto orribile, afferrò a caso due dei miei uomini e… li mangiò…
Vegeta si interruppe all’istante vedendo gli occhi terrorizzati della bambina che lo guardavano supplicante di evitare di raccontare altri particolari così terribili. Purtroppo però, lui sapeva che il racconto delle sue avventure sarebbe andato di male in peggio per cui, dopo aver sorseggiato del vino da un calice, si rivolse a Chichi e le disse:
“Credo che sia ora che questa bimba vada a riposare, non credo che il racconto delle mie disavventure possa essere ‘interessante’ per lei”
“Lo credo anche io. Forza, a letto, Gine. Domattina avrai lezione e non voglio che il tuo mentore si venga di nuovo a lamentare per la tua scarsa attenzione alle sue lezioni” la rimproverò Chichi bonariamente.
“Ma madre! Io voglio sent…
“Forza, Gine! Domani sono sicuro che Vegeta ti farà un riassunto molto più interessante del suo viaggio. Ora va a riposare. Ѐ tardi” la spronò Goku dandole un bacio in fronte e facendola scendere dalle sue gambe sulle quali era stata seduta fino a quel momento.
“E va bene. Buonanotte, Sire. Buonanotte, padre. A domani” salutò rassegnata la bambina, prendendo per mano la madre e allontanandosi dai commensali per dirigersi verso la sua stanza.
“Ѐ incantevole, come sua madre…Sai che ha il tuo stesso sguardo?” commentò Vegeta quando le due si furono allontanate, rivolgendosi a Goku che ancora le guardava.
“Sì, lo so…quando ho capito che era mia, le ho dato il nome di mia madre…Ѐ una creatura dolcissima, come Chichi, del resto…Ma ti prego, continua…Il tuo racconto è incredibile” disse Goku voltando di nuovo lo sguardo verso l’amico.
“Sì, certo…Dicevo…Sai cosa ha fatto dopo averli ingeriti? Ci ha bevuto sopra del buon latte e si è addormentato. Il mattino seguente, appena sveglio, ne trovò altri due che non si erano nascosti per tempo. Ad uno staccò la testa con un morso e lo sgranocchiò pezzo a pezzo sotto gli occhi terrorizzati di quello ancora vivo che teneva nell’altra mano. A lui toccò la sorte peggiore. Iniziò a mangiarlo dai piedi, in modo che potesse sentire tutto il dolore derivante dalla macerazione delle sue carni. C’era sangue ovunque, Goku e le urla di quel poverino ancora echeggiano nelle mie orecchie, nelle mie notti insonni. Mi chiamava: - Sire, Sire! Vi prego aiutatemi! -, ma non potei fare altro che assistere impassibile e terrorizzato alla sua fine atroce. Quando il pasto finì, Tensing prese le sue pecore e uscì al pascolo, chiudendo di nuovo la caverna dietro di sé e levandoci ogni possibilità di scappare. Fu in quel momento che iniziai a meditare la mia vendetta.
Quando la sera rientrò, mi premurai di offrirgli del buon vino che avevo portato con me. Lui, in tutta risposta, afferrò altri due uomini e li divorò, come se non avesse mangiato tutto il giorno, per poi prendere la coppa che gli avevo offerto e ingurgitarla per intero. Gliela riempii per ben tre volte; poi, stordito e confuso, prima di addormentarsi, mi promise un dono ospitale, se gli avessi detto il mio nome.
- Nessuno – gli dissi – Nessuno, è il mio nome – ripetei convincente. Lui si mise a ridere, beffandosi di me e disse che, come omaggio, mi avrebbe mangiato per ultimo.
Solo quando lo sentii russare profondamente, coi miei uomini decidemmo di attuare il piano che avevo elaborato. Prendemmo un tronco di ulivo che avevamo per tutto il giorno lavorato ed appuntito e, dopo averlo messo nel fuoco per renderlo incandescente, lo conficcammo, senza esitazione, nel suo unico occhio.
Sai, Goku, non provai nessuna pietà nel vederlo dimenarsi e…contorcersi…e urlare di rabbia e dolore davanti ai nostri occhi divertiti. Iniziò a gridare e a chiedere aiuto e quando ai suoi compagni, che dall’esterno gli chiedevano chi gli stesse facendo del male, lui rispose:
- Nessuno mi sta facendo male! – loro se ne andarono deridendolo.
Il mattino seguente, Tensing aprì la grotta per far uscire a pascolare le sue pecore sotto le quali ci aggrappammo saldamente, in modo tale che, se lui le avesse controllate ad una ad una, non ci avrebbe comunque trovato.
In questo modo riuscimmo a scappare, ma feci l’errore più grande della mia vita quando, per umiliarlo ancora di più, dalla mia nave gli urlai beffardo che ad accecarlo era stato, Vegeta, re di Itaca. Lui infuriato, pregò suo padre, Kibith, il dio del mare, di rendere il nostro viaggio di ritorno lungo e pericoloso, come poi si dimostrò essere”
“Accidenti…che storia pazzesca…Immagino che sia stato terribile perdere tutti quegli uomini in un modo così macabro, ma quelli che si sono salvati saranno stati devoti alla tua astuzia, o sbaglio?” commentò Goku quasi incantato da tanto il racconto fosse coinvolgente.
“Già, ma purtroppo anche loro non hanno avuto una buona sorte...In parte a causa della loro stessa stupidità…Dopo qualche giorno di viaggio arrivammo all’isola galleggiante di Dende, il dio dei venti. Ci ospitò per un mese intero, rifocillandoci e ripristinando il nostro antico vigore, oltre che risollevando il nostro umore. Quando partimmo, mi regalò un otre nella quale aveva racchiuso tutti i venti, raccomandandomi di tenerne la bocca ben chiusa con un filo d’argento. L’unico vento lasciato libero era lo Zefiro che, in poco tempo, ci avrebbe spinto verso Itaca.
Arrivammo a poche miglia dalla costa che riuscii a intravvedere, prima di cadere stremato dalla fatica. Durante il mio sonno, i miei uomini pensarono che nell’otre avessi nascosti chissà quali tesori e decisero di aprirla. I venti iniziarono a soffiare in ogni direzione e la nave si allontanò dalla mia terra per tornare di nuovo da Dende.
Lo supplicai di fornirmi un altro otre, spiegandogli l’accaduto, ma lui, arrabbiatissimo con me e con i miei uomini, mi cacciò in malo modo.
Navigammo altri sette giorni, fino alle coste della Terra dei Giganti, mangiatori di uomini. Appena arrivati, mandai tre dei miei uomini ad effettuare un giro di ricognizione, ma non fecero più ritorno. Quando sentii le loro urla disperate mentre le loro carni venivano dilaniate addirittura dalle fauci del re, tagliai la corda che tratteneva la nave e, alzate le vele, scappammo in tutta fretta. Attraversammo il mar Tirreno e giungemmo all’isola della maga Zangya.
Eravamo stremati e decidemmo di approdare e di fermarci a riposare per qualche giorno. All’alba del terzo, decisi di organizzare due squadre, una guidata da Yamko e una da me per esplorare l’isola e decidere cosa fare”
Il re si interruppe nuovamente. Era evidentemente provato dal lungo racconto e da tutti i tristi ricordi che gli stavano tornando alla mente, dopo tutti quegli anni. Fece un sospiro e, prima di riprendere a parlare, fu Chichi, che nel contempo era riuscita a far addormentare la figlia e a tornare a sedersi a fianco al marito, a domandare:
“Re Vegeta, desiderate qualcosa da bere? Vi vedo affannato”
“Oh, sì, per favore, potrei avere ancora di questo buonissimo vino delle vostre terre?” rispose l’uomo con un sorriso stanco.
Dopo che si fu dissetato, fu Goku a chiedere:
“Quindi, Vegeta, l’avete incontrata, alla fine, la maga Zangya? Dicono sia bellissima”
“Oh, sì, lo è…bellissima…







NCA: Tutta la storia raccontata da Vegeta/Ulisse, corrisponde all'originale. L'ho divisa in 2 capitoli perchè altrimenti veniva troppo lunga...Naturalmente, Dende è il dio dei venti: Eolo; Tensing è Polifemo; Kibith è il dio del mare: Poseidone e Zangya è la maga Circe.
   
 
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