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Autore: fandani03    15/02/2016    2 recensioni
Andò nella stanza di Oliver e gli chiese, senza giri di parole: - “Sei innamorato di Jamie??” -
- “Cosa? Marin ma che dici?” -
- “Rispondi, devo saperlo!!” -
Oliver abbassò lo sguardo, si scansò per farlo entrare e richiuse la porta.
- “Ascolta Marin, il punto non è se io sia o meno innamorato di Jamie.. il punto fondamentale è che lei.. Lei è per certo innamorata di te! Non di me, Marin. E questo, scusami, ma rende la tua domanda del tutto inutile!” –
Mi sono trovata per sbaglio a scrivere su questa storia, su un anime a mio avviso davvero bello, struggente e complesso. Per niente banale e tutt'altro che facile da comprendere ad una prima visione e in giovane età, come successe a me all'epoca.
Non mi è mai del tutto andata giù l'idea che l'eroe della storia debba per forza innamorarsi della "cattiva". Pur avendo ben chiaro il conflitto negli animi dei protagonnisti e la ragioni indiscutibili dell'attrazione tra Marin e Aphrodia, non volevo mollare la povera Jamie, bella, leale, innamorata e tifare, stavolta, per che rispecchia i canoni classici.
Ecco quindi lo svolgimento di una storia che, nell'anime forse, non è mai neppure iniziata!
Genere: Guerra, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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6 – Confronti, competizione

Era passata mezzora, forse più. Quella donna era tenace, non sembrava voler cedere. Non aveva mai incrociato i suoi occhi e, nonostante si trovasse nel suo stesso alloggio, l’aveva trovata in uniforme perfettamente in ordine, come fosse sul ponte di comando.
- “..cosa vuoi da me, Afrodia? Non capisci che non otterrai ciò che cerchi?” -
- “Davvero? Ne sei certo, Marin? Neppure a costo della tua biondina terrestre?…” -
- “Tu sai bene che tutti noi Blue Fixer siamo pronti a questo e a molto altro.. ma se farai del male a Jamie…io….” -
- “Tu non sei un terrestre, Marin! E’ assurdo, ti rendi conto di essere un traditore e che noi non potremo fare altro che eliminarti? Il solo modo per riscattarti è quello di fornirci al più presto le coordinate della Base dei Blue Fixer.” - lo sguardo che trapelò dalle scure lenti dei suoi occhiali fu difficile da decifrare, ma a Marin sembrò di vedere un inaspettato luccichio, sembravano davvero lacrime.
Piange? Per cosa, per me?

Afrodia gli aveva voltato le spalle e, cambiando improvvisamente il tono della voce, disse ciò che aveva lì, in gola pronto da parecchio tempo.
- “Cosa ti lega a lei? Possibile valga più della tua stessa vita?” - non lo stava guardando diritto negli occhi, ma quella donna voleva una risposta, ne era certo, e scelse di dargliela.
- “Sì, certo che lo vale… come lo varrebbe qualunque altro individuo che fosse prigioniero nella vostre mani!” -
- “Oh certo, prode e nobile Marin, la vita umana sopra ogni cosa. Ma non hai veramente risposto alla mia domanda….” -
- “Perchè non ti riguarda…” - il ragazzo scosse la testa ma mantenne alto il contatto visivo. Finalmente lei si decise a ricambiarlo. Lo fissò a lungo, senza ottenere altre esternazioni. Sembrava quasi volesse aggiungere: Davvero non mi riguarda?
In quei brevi minuti in cui i loro sguardi si fronteggiarono, Marin aveva scelto di non vedere ciò che sapeva avere di fronte. Scelse di non vedere la donna che si celava dietro all’uniforme, quella donna bella e affascinante che lo aveva ammaliato molto tempo prima. Scelse di pensare a tutti gli altri, ai suoi amici, a suo padre, alla Terra.
- “Afrodia, la Terra sta collassando….non dirmi che non sei consapevole di questo. Come puoi essere indifferente? Come può una donna come te non capire cosa sta facendo Gattler? Vuoi dirmi che nessuno di voi ha notato la somiglianza con S1?” - aveva impennato il tono di voce e si era alzato di scatto, sebbene ammanettato, e le era a pochi passi.
La donna non aveva indietreggiato di un centimetro. Il volto di Marin a così poca distanza dal suo le fece vivere, per un solo attimo, una piccola emozione positiva. Quegli occhi, quegli occhi cobalto che sembravano riflettere il mare, che sembravano dire sempre e soltanto la verità.
Sapeva che ciò che diceva era il vero, lo sapeva, Gattler glielo aveva mostrato. Marin era nel giusto. Ma non voleva sapesse che anche loro ne erano a conoscenza e che, consapevolmente, stavano portando il loro pianeta alla distruzione.
- “Afrodia, ti prego…devi ascoltarmi, in nome di quello che mi lega al tuo pianeta, al nostro pianeta, alle nostre origini, per il nostro futuro, ti prego… non possiamo permettere che la Terra faccia la stessa fine di S1. Se non interverremo scomparirà e tutti gli abitanti finiranno sotto terra, così come abbiamo vissuto noi tutta la nostra infanzia… vuoi questo per loro? Perché? Forse non ne hai sofferto? Non ricordi che il sole non c’era mai, Afrodia? Non ricordi che c’erano solo pioggia e buio? Io non voglio questo per loro, loro sono il nostro passato e il nostro futuro, dobbiamo aiutarli, devi farlo per loro, ma devi farlo anche per noi….loro sono come noi. Non ascoltare Gattler, ti sta manipolando..” - Marin si interruppe per un breve attimo, alzò i polsi ammanettati verso di lei, avrebbe voluto allargare le braccia ma non poteva. Il suo tono concitato si era calmato e arreso, quasi sconfortato, e continuò - “..che potere ha su di te? Perché pendi dalle sue labbra, eh? Dimmelo Afrodia, io voglio aiutarti, io ti aiuterò!” - non avrebbe dovuto dirlo, se ne rese conto dopo aver pronunciato l’ultima parola. Fece un passo indietro.
Si rese conto di aver usato l’arma sbagliata, ma si era fatto prendere la mano, credeva in ciò che aveva detto. Desiderava un futuro migliore anche per lei, oltre che per tutti i Blue Fixer e per i terrestri.
Lei era pietrificata ma i suoi occhi lanciavano fiamme. Sapeva di aver superato il limite e che si era giocato la sua ultima carta forse nel modo sbagliato.
- “Non farlo mai più, non osare più immischiarti nella mia vita e fare domande di questo genere.” – si avvicinò puntandogli contro un dito con fare accusatorio, era furiosa e lui fece istintivamente un passo indietro - “non mi incanti con le tue lusinghe, con le tue promesse, con le tue farneticazioni su S1, sono tutte sciocchezze, i terrestri ti hanno fatto il lavaggio del cervello, devi svegliarti Marin, o morirai….Forse avrò più fortuna con la tua amica Jamie…” - disse fissandolo negli occhi. Quegli occhi che fino ad un attimo prima a Marin era parso lo stessero ascoltando, che gli credessero, ora sembravano di ghiaccio. Aveva perso.
- “Che cosa vuoi fare con Jamie? Lasciala andare, avete me. Liberatela, il resto lo avrete dopo!” - disse con tono di quasi supplica.
Il Gran Comandante Afrodia non si fece scuotere da alcuna delle parole appena pronunciate dal suo antagonista.
Si voltò, aprì la porta e gridò - “Portatelo via!” -
Il giovane le passò accanto, trascinato con forza per entrambe le braccia dalle due guardie appena entrate, lei si voltò dall’altra parte. L’ultima cosa che vide Marin, prima di lasciare quella stanza, fu Afrodia di spalle, nella sua divisa, ferma in posizione eretta, come un bravo soldato.

La giovane Jamie si trovava seduta su una sedia, ormai da ore, all’interno di un buio tugurio, senza luce, solo lievi bagliori provenienti dall’esterno.
La visita non fu una sorpresa, sapeva che prima o poi sarebbe arrivata.
Non fu ospitale né accogliente, non fu neppure spietata e violenta. Voleva solo….parlare. Quando la porta si era aperta e una mano aveva acceso la luce, i suoi occhi si erano istintivamente stretti in una morsa. Non aveva subito messo a fuoco di aver di fronte proprio lei. Lei.
Afrodia aveva cominciato con delle domande che dapprima non aveva compreso, ma in breve le fu tutto chiaro e la giovane Jamie capì cosa doveva fare.
I passi risuonavano in quel piccolo perimetro, avanti e indietro, senza mai fermarsi come un cane in gabbia. Era inquieta, era arrabbiata.
- “Non riuscivo a credere che Marin volesse sacrificare la sua vita per te…per…te.. guardati, una giovane qualunque, così insignificante e che non fa che creargli problemi, mi ricordo quel giorno, sai? Fu lui a salvarti, anche quella volta, insieme a tutti quei bambini. Io ti avrei ucciso.”
- “So bene che mi avresti ucciso….e so che muori dalla voglia di farlo anche adesso. Fallo, non ho paura di morire, noi Blue Fixer abbiamo il destino segnato, sappiamo sin da subito cosa ci aspetta…” -
- “Ah ah ah, incredibile, tu e Marin dite le stesse cose, vi hanno fatto davvero il lavaggio del cervello in quella base… mmmmm, mia cara Jamie Oshino, ho bisogno che tu mi dica dov’è la Base, non ti darò tempo ancora.” -
- “Sai che non te lo dirò, sai che non parlerò, puoi uccidermi, non lo saprai da me, e neppure Marin cederà ai tuoi ricatti!” -
- “Due vere anime gemelle, giusto? Tu e Marin legati fino alla fine, pronti a morire l’uno per l’altra o per la vostra stupida causa persa…ah ah ah, molto romantico!” - il sarcasmo nella voce del comandante non sfuggì alla terrestre.
- “Perché continui a parlare di questo? Cosa te ne importa? Cosa importa al Comandante Afrodia cosa provano i due Blue Fixer catturati? Non siamo forse un mezzo per il vostro scopo?...o forse, invece…a te importa..” - strinse gli occhi e la guardò cercando una risposta, usando lo stesso sarcasmo.
Afrodia non credeva che quella giovinetta riuscisse a tenerle testa, eppure lo stava facendo, non credeva avrebbe dovuto confrontarsi con lei, ma in fondo aveva fatto in modo che accadesse.
- “Certo che ti importa, eppure non hai esitato a farlo torturare…” -
Quella frase andò a segno, Afrodia detestava quelle azioni, con chiunque, e ora veniva redarguita da una donna alla quale non avrebbe voluto dare alcuna spiegazione. Scelse di passare al contrattacco.
- “Ho già avuto modo di chiedere a Marin…insomma, ho espresso le mie perplessità nei confronti di questa vostra specie di…relazione amorosa. Davvero non comprendi di non avere futuro con lui?! Lo perderai comunque, o ci aiuterà e tornerà da noi strisciando, oppure morirà…” - voleva provocarla, ma non sapeva neppure lei cosa stava cercando.
Jamie provò un lieve sussulto interiore, la voce di quella donna la irritava, aveva quel suono basso e suadente che la disturbava, ma era pur sempre consapevole di aver di fronte una donna estremamente bella, sebbene non l’avesse mai vista in abiti diversi da quelli militari.
Capì che doveva andare fino in fondo, doveva tentare.
- “Tu sei spietata, sei senza scrupoli e senza alcuna umanità. Eppure lui vede in te qualcosa. Io ne sono consapevole. So bene che Marin non è un terrestre, so bene che siete dello stesso pianeta, e so che ti guarda come non ha mai guardato me. Ogni volta che sente il tuo nome si confonde, perde la lucidità. E ti ho odiato per questo, ti odio tuttora, ti detesto profondamente, per ciò che sei, e per ciò che sei per lui….” -
Afrodia rimase realmente, finalmente spiazzata, non si aspettava assolutamente simili affermazioni, la terrestre sembrava sincera. Sembrava affranta, sembrava stesse realmente soffrendo e si rese conto di essere la causa della sua insicurezza. Una parte di lei era consapevole di quanto Jamie le stava dicendo, ma aveva pur sempre respinto ogni pensiero di quel genere. Cosa doveva fare? Assecondarla? Contraddirla? Forse solo ucciderla?
- “Perché dici queste cose? Cosa pensi di ottenere?” - le rivolse questa domanda in un modo che neppure lei credeva. Dalla sua voce sentì trapelare la stessa insicurezza che rivedeva in Jamie, la stessa inquietudine. La paura del confronto. E più questo confronto continuava, più percepiva un legame con quella ragazza, del quale non riusciva a capacitarsi.
- “So bene che non potrò mai confrontarmi con te ad armi pari, sei bella e sei fiera, e in fondo io ti ammiro. Sei una donna forte, sicura di sè, che non ha bisogno della protezione di nessuno. Ovvio che Marin sia attratto…so che per te prova qualcosa che non so spiegarmi.” - gli occhi di Jamie, con un lieve luccichio traditore, si posarono sul pavimento, cercando di fuggire allo sguardo indagatore.
La mente di Afrodia stava vagando in tanti lidi, stava ascoltando, studiando, riflettendo, ricordando. Ciò che usciva dalla bocca di quella ragazza non aveva alcun senso. Marin, il suo acerrimo nemico.
Lei è la sua donna, perché mi dice queste cose? Nonostante le perplessità, provò un sentimento che provano forse le donne verso qualcosa di fragile, qualcuno. Per un attimo sentì il bisogno di toccarla, posare una mano sul capo di lei, piegato.
Provava forse compassione?
Quei due la stavano mettendo alle corde, ognuno a suo modo. Non poteva permetterglielo.
- “Ho bisogno delle coordinate della vostra base terrestre, tornerò domani all’alba.” -
- “Ti prego….” - la voce di Jamie uscì come un sussurro.
Afrodia si voltò di scatto e incrociò i suoi occhi disperati.
- “Non ucciderlo…” -
La porta si richiuse interrompendo il contatto visivo.
Si allontanò a passo svelto, doveva andare via al più presto, doveva stare sola, doveva pensare.
Non ucciderlo, non ucciderlo.
Dannazione, non posso, non ci sono mai riuscita.

Poco più in là, a qualche corridoio di distanza, Oliver cercava ogni modo per eludere le telecamere, era consapevole che se fosse stato intercettato non avrebbe avuto scampo. Era piuttosto certo di aver controllato ogni angolo, eppure sapeva che la tecnologia avanza di Aldebaran era ancora in gran parte sconosciuta per i terrestri. Ma era riuscito ad arrivare sin lì, quando aveva ripreso i sensi, incredulo, si trovava ancora all’interno del Baldiprice. Non l’avevano visto, non l’avevano catturato, aveva ancora una chance. Non doveva assolutamente sprecarla, doveva salvare i suoi amici, doveva salvare Jamie.
Si schiacciò diventando quasi invisibile sulla parete che faceva angolo, ascoltando.
- “L’abbiamo portato nella stanza del Gran Comandante…” -
- “lo ucciderà…” -
- “A quanto pare no, l’abbiamo nuovamente portato in cella e lei si è fatta accompagnare dalla prigioniera terrestre…la giovane donna.” -
Questo stralcio di dialogo bastò ad Oliver per avere la certezza che i suoi amici erano vivi, imprigionati ma vivi.
Accidenti a Marin, se solo non si fosse fatto catturare…ma come potevano aver solo sperato che se la sarebbe cavata da solo. La Quinstein non aveva avuto esitazioni, aveva dato loro questi ordini, aveva scelto Marin per infiltrarsi nell’ammiraglia nemica ed uccidere Gattler. Uccidere Gattler? Probabilmente aveva troppa fiducia in lui, lui che apparteneva geneticamente a quella gente, lui che era solo e che forse si era fatto catturare apposta. No, ma cosa stava pensando? Cosa gli passava per la testa? Anche lui si fidava di Marin, il ragazzo probabilmente non era riuscito nel piano.
Ora toccava a lui, doveva rimanere lucido e trovare i suoi compagni. Tutti questi pensieri dovevano essere accantonati, ci sarebbe stato tempo, dopo…per tutto.
Rimanendo a distanza, con la maestria e il silenzio che aveva imparato in anni di addestramento, seguì i due soldati che lo condussero nei cunicoli più sperduti dell’astronave. Si fermò di colpo quando vide i due uomini bloccarsi e fare il saluto militare. La porta di una cella si aprì e ne uscì Afrodia, non ricambiò il saluto e si allontanò velocemente. L’avrebbe visto. Si voltò e indietreggiò sperando di trovare un antro dove ripararsi. Svoltò l’ennesimo angolo nella speranza che quella donna andasse altrove. E così fu. La vide sfrecciare di fronte a sé, vide di sfuggita il suo volto contratto. Sembrava si stesse trattenendo…da qualcosa. Sembrava volesse correre via. Chi c’era in quella cella? Forse Marin? cosa poteva essere successo?
Non aveva altra scelta che scoprirlo.
Jamie, dovevo proteggerti, non ci sono riuscito. Se ti succedesse qualcosa Marin mi prenderebbe a pugni. Se ti succedesse qualcosa, Jamie…io…

Il gemito del soldato, che era rimasto solo di fronte alla porta della cella, fu soffocato dalla mano di Oliver sulla sua bocca. Il colpo in testa, con il gomito, fu rapido ed efficace, anche questo per merito dell’addestramento ricevuto come Blue Fixer.
Gli sfilò le chiavi dalla cintura, si chinò sulla serratura e, come in rare volte nella sua vita, le mani gli tremavano. Ma riuscì a trovare quella giusta ed aprì la porta della cella.
Jamie, legata sotto la luce fioca di quella stanza, gli apparve piccola e indifesa. La giovane alzò lo sguardo e pronunciò il suo nome.
- “Oliver, sei tu….” -
Colmò la distanza di pochi passi in un soffio. Era su di lei.
- “Che cosa ti hanno fatto?” -
- “Niente…” – scosse semplicemente la testa.
Riuscì a slegarle i polsi e le gambe, e senza che se ne rendesse neppure conto, la ragazza gli aveva gettato le braccia al collo, stringendolo forte.
- “Oh Oliver, è così bello vederti, stai bene allora” - Oliver ricambiò la stretta, con una forza disperata che non sentiva da molto tempo. Un sentimento traboccante che faticò a contenere. Si staccò da lei e incrociò il suo sguardo. Vide nei suoi occhi sollievo e paura, ma vide anche la consueta determinazione che conosceva bene.
- “Dobbiamo trovare Marin…” - parole che uscirono dalle sue labbra e che furono un piccolo fulmine a squarciare un momento che sembrava solo suo, solo loro.
Gli scese un velo di tristezza nel cuore ma sapeva che a questo non c’era rimedio. - “Marin…lo so, lo troveremo, ma io voglio che tu ti metta in salvo, Jamie. Lui me l’ha fatto promettere…e poi…” -
- “Cosa?” -
- “..voglio tu ti metta in salvo perché non potrei vivere se ti succedesse qualcosa…” -
- “Oliver!” -
- “Jamie, io ti amo! Ti ho sempre amato, piccola Jamie…non me ne importa un accidente se tu sei innamorata di Marin, io …dovevo dirtelo..” -
La giovane rimase senza parole, in quell’attimo così surreale, in un luogo così buio e triste, la porta della cella semi aperta e il corpo del secondino svenuto alle spalle di Oliver. Oliver, il suo prode salvatore. Oliver, l’eroe buono e dolce che aveva sempre saputo essere lì, pronto a tutto per lei. Sì, l’aveva sempre saputo, quei sentimenti, che lei non avrebbe mai potuto ricambiare, ma che le scaldavano il cuore, e mai come in quell’istante le furono da balsamo per i brutti momenti appena trascorsi. Ma lei non poteva….sapeva che non c’era posto per nessun altro nel suo cuore.
- “Oliver…io….perdonami…” - la ragazza non riuscì a sostenere quello sguardo ulteriormente, il viso si abbassò involontariamente, per difendersi, per pudore, perché non voleva ferirlo.
Oliver si accorse del suo disagio ma decise che non poteva senza averle rivelato ogni segreto del suo cuore.
Le sue mani agirono d’impulso, le presero il viso carezzandolo appena, e si guardarono per una frazione di secondo prima che lui facesse l’ultimo passo.
Le sua labbra incontrarono quelle di lei, così morbide e appena dischiuse, sembravano pronte per lui, sembrava lei lo volesse. La dolcezza di quel bacio appena umido, il calore che sentì pervaderlo, quell’attimo sembrò eterno. Il suo cuore accelerò e sembrò che la realtà fosse ancora più bella di quanto avesse immaginato. Ma quell’idillio durò così poco, l’eternità già interrotta da un brusco risveglio. Le mani di lei, poggiate sul suo petto, fecero leggera pressione per allontanarlo leggermente da sè. Quelle labbra l’avevano abbandonato, aprì gli occhi e la vide nuovamente di fronte a lui ma con gli occhi gonfi di lacrime.
- “Ti chiedo perdono, sono stato uno stupido…” -
- “Oh Oliver, sono io a dovermi scusare, ti prego perdonami, ma io non posso…” -
- “Basta Jamie, non aggiungere altro….ma accidenti, non avevo nessuna intenzione di morire senza che tu sapessi cosa provo per te.” - un bel sorriso luminoso apparve sul volto di Oliver, rassicurante come ogni suo gesto. Proseguì : - “..farei qualsiasi cosa per te. Non dimenticarlo mai.” -
- “E’ molto bello quello che dici, io ti sono grata con tutta me stessa…però..” -
- “Lo ami, lo so, dal primo giorno. E so che ormai Marin ricambia i tuoi sentimenti, ma Jamie..quel ragazzo ha portato tanti problemi, ti ha fatto così tanto soffrire, e poi..e poi dannazione, possibile tu non ti sia accorta che lui prova qualcosa per quella donna?! Ti prego, dimmi che ne sei consapevole…” -
Quelle parole la colpirono in pieno ma resse bene il contraccolpo. Quel pensiero la tormentava da quando erano entrati in quella maledetta ammiraglia.
- “Questo lo so, Oliver. Quella donna ha un potere su di lui che non riesco a comprendere, ma mi ha chiesto di fidarmi di lui, e io voglio farlo…ti prego, dobbiamo trovarlo…aiutami!” - quello che vide negli occhi di lei per un attimo oscurò la delusione e il rifiuto appena incassati. La determinazione di questa giovane donna e la sua forza interiore erano superiore a qualsiasi forza distruttrice che aveva provato ad abbatterla nelle ultime ore. Voleva salvare il suo uomo, e l’avrebbe fatto.
- “Allora dobbiamo trovarla e ucciderla, solo così possiamo salvarlo…” -
- “D’accordo, sono pronta..” - l’animo dei due Blue Fixer, finalmente all’unisono nel perseguire un unico scopo, brillò interiormente ritrovando coraggio.
Lo trovarono l’uno nell’altra. Non sapevano se sarebbero mai usciti vivi da lì, ma avrebbero tentato il tutto per tutto.


Note: Buonasera a tutte! spero siate ancora lì, spero che le mie fedeli lettrici e quelle più silenziose abbiano ancora voglia di seguire questa storia.
Come scrivevo anche tempo fa, non mi è facile mantenere un ritmo costante, come invece avevo sperato di poter fare, e mi scuso per questo. Spero di recuperare in corsa, e di non lasciar passare tanto tempo anche per il prossimo capitolo!
Spero che questa dinamica di intrecci sia gradita e gradevole. Sentimenti contrastanti, sentimenti in conflitto, competizione, gelosia ecc.....sullo sfondo dell'imminente catastrofe, quindi in tutto questo, dobbiamo salvare la terra!! ;) (vabbè, si fa per dire, il destino della Terra, in Baldios, non è molto radioso, dubito che l'Apocalisse risparmi la Terra nella mia storia!)
Intanto mi dedicherò a far fare chiarezza tra i personaggi, amici e nemici.
Marin è tra due fuochi, Oliver ci spera, Afrodia sta scricchiolando....vediamo che succederà!
Grazie per ogni vostro, eventuale, prezioso commento.
A presto!
Dani

  
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