Crossover
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Autore: Odinforce    15/02/2016    4 recensioni
In un luogo devastato e dominato dal silenzio, Nul, un essere dagli enormi poteri si diverte a giocare con i mondi esterni per suo diletto. Da mondi lontani sono giunti gli eroi più valorosi, pronti a sfidare le loro nemesi che hanno già sconfitto in passato. I vincitori torneranno al loro mondo, siano i buoni o i malvagi. Saranno disposti ad obbedire alla volontà di Nul?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 38. Verrà un’orda straniera
 
La battaglia contro il Maestro Xehanort era terminata da pochi minuti, ed era stata così dura che Sora e i suoi alleati erano rimasti quasi a corto di energie. Non potevano pensare di raggiungere la città in tali condizioni, perciò decisero di riposare per qualche ora prima di rimettersi in viaggio. Il trio si era perciò accampato tra le rovine del Castello Disney per un meritato riposo.
Peccato, però, che le sorprese non erano ancora finite. Sora, Shrek e Merida si erano appena seduti intorno a un falò quando un rumore nelle vicinanze attirò la loro attenzione: i tre videro una sorta di buco nero aprirsi a pochi metri da loro, dal quale emerse subito una figura.
Il trio scattò subito in guardia, ma il nuovo arrivato non fece altrettanto. Si limitò a restare immobile di fronte a loro, mostrando il suo aspetto: era un giovane di appena trent’anni, alto e con corti capelli lisci e neri come il corvo, che gli coprivano il lato sinistro del volto; indossava abiti scuri sotto un ampio mantello nero che lo celava quasi del tutto, a parte il braccio destro e la katana appesa al fianco.
Il giovane non disse una parola. Continuava a restare fermo e a scrutare il gruppo con l’unico occhio visibile, che brillava di rosso; era inquietante, ma i tre compagni non mostrarono nemmeno un po’ di paura.
« Chi sei? » disse infine Merida, puntandogli contro l’arco teso. « Sei un eroe o un malvagio? »
« Né l’uno né l’altro » disse pacato, voltando nel frattempo lo sguardo. « Tu sei Sora, giusto? Il custode della chiave. »
Il ragazzo apparve sorpreso, ma non allentò la presa dal Keyblade.
« Sì, sono io » rispose. « E tu chi sei? »
« Mi chiamo Sasuke Uchiha, e sono qui per aiutarti. »
Sasuke avanzò di un passo, ma Shrek e Merida fecero altrettanto con aria allarmata.
« Non mi sembri uno che vuole aiutare il prossimo » disse l’orco, minaccioso. « Chi ci assicura delle tue “buone intenzioni”? »
Sasuke sospirò, e alzò la mano destra per mostrarla priva di armi.
« Jake, Lara, Hellboy, Edward, Harry, Po » disse a voce alta. « Sono i Valorosi, il gruppo di cui lo stesso Sora fa parte. Vi basta o devo dirvi anche il loro numero di scarpe? »
Sora abbassò finalmente il Keyblade, più sorpreso che mai.
« Come fai a conoscerli? »
« Ci siamo conosciuti poco fa, all’ospedale. Hanno localizzato la tua posizione e mi hanno mandato a prenderti, ti stanno aspettando. Ti consiglio di approfittare del passaggio, perché non resterò da queste parti ancora a lungo. »
Sora, Shrek e Merida si scambiarono un’occhiata incerta.
« D’accordo, verrò con te » disse Sora dopo una pausa. « Ma ad una condizione: che possano venire anche i miei nuovi amici. »
« Sì, d’accordo » rispose subito Sasuke. « Per me non fa nessuna differenza. »
« Come farai a portarci in questo posto? » chiese Merida, dubbiosa. « Con la magia? »
« Non esattamente. Voi non preoccupatevi e lasciate fare a me. »
Il giovane scostò la ciocca di capelli che gli copriva l’occhio sinistro, mostrandolo al trio. Era molto diverso da quello destro, e per certi versi più inquietante: era completamente viola, con sei cerchi concentrici e sei piccoli segni simili a un 6 intorno alla pupilla. Sasuke voltò quindi lo sguardo da un’altra parte, e dopo pochi istanti si aprì a mezz’aria un nuovo portale, identico a quello da cui era saltato fuori. Si vedeva un posto completamente diverso al di là di esso, che Sora riconobbe subito: l’atrio dell’ospedale.
« Entrate, presto » esortò Sasuke. « Vi condurrà a destinazione. »
Sora obbedì e si avvicinò con decisione, saltando dentro al portale. Shrek e Merida esitarono, ma poi seguirono l’esempio del ragazzo e fecero altrettanto. Sasuke passò per ultimo, e il portale si chiuse subito dopo.
Il gruppo si trovò subito circondato da un gruppo di persone. Sora riconobbe i suoi amici Valorosi, riuniti insieme e ancora una volta sollevati di vederlo sano e salvo.
« Sora! »
« Meno male, sei ancora tutto intero... »
« Loro sono Merida e Shrek... »
« Piacere... »
Lo scambio di battute fu breve, perché il ragazzo notò l’assenza di un membro tra le loro fila e il ricordo di ciò che era accaduto solo poche ore prima tornò ad attraversargli la mente.
La morte di Luke. Per Sora fu quasi inevitabile rivolgere l’attenzione su Lara, che negli ultimi tempi aveva stretto con il Jedi un legame molto più forte; sebbene lei apparisse tranquilla come gli altri in quel momento, era impossibile non accorgersi di tanto dolore che ancora riempiva il suo sguardo.
Fu solo grazie all’estraneo chiamato Sasuke che il gruppo fu in grado di distrarsi.
« Bene, ho riportato il vostro amico alla base » dichiarò, voltando le spalle a tutti. « Buona fortuna a tutti. »
« Oh sì... grazie, Sasuke » rispose Jake, un po’ sorpreso. « Ottimo lavoro. »
Il ragazzo si allontanò senza aggiungere altro, sparendo oltre il corridoio. Il gruppo lo osservò con aria perplessa, tutti indecisi su cosa pensare nei suoi confronti.
« Ma quello che problemi ha? » domandò Shrek, spezzando il silenzio che si era creato.
« Una marea di problemi, secondo la storia che ci ha raccontato » rispose Hellboy mentre si accendeva un sigaro. « È un ragazzo molto complicato. »
« Perché? Cosa gli è successo? » chiese Sora.
« Ricordi quel posto con i cristalli ai confini del Cimitero dei Mondi? » disse Jake. « Quello dove erano conservate decine di coppie di innamorati? »
Sora annuì.
« C’era un tipo in mezzo a loro, un certo Naruto Uzumaki... conservato nel cristallo più grande insieme alla sua ragazza, là dove abbiamo incontrato Dylan. Sasuke era stato scelto come sua Nemesi nel ciclo di guerre in cui erano stati coinvolti. »
« Ma quei due erano grandi amici, nel mondo da cui provenivano » aggiunse Edward. « Anche se Sasuke aveva preso a un certo punto una strada oscura e pericolosa, diventando un traditore e un nemico della loro nazione. Naruto lo aveva inseguito a lungo, e alla fine era riuscito a farlo tornare tra i buoni... per così dire. Eppure Nul ha deciso che i due si affrontassero ancora una volta come nemici, dopo averli portati su Oblivion. »
« Ma Naruto e Sasuke non erano d’accordo » proseguì Harry. « Non avevano alcuna intenzione di stare al gioco di Nul – proprio come noi – così hanno unito le forze e si sono opposti a Nul. Lo hanno trovato e affrontato... e sono stati sconfitti. Sasuke era rimasto gravemente ferito, mentre il suo amico... be’, lo abbiamo visto tutti che fine ha fatto. »
Il gruppo tacque per un attimo, e l’immagine di quel giovane biondo, sigillato insieme alla sua amata nel cristallo, attraversò di nuovo la mente di tutti. Un’immagine splendida ma al tempo stesso inquietante: l’ennesima prova della crudeltà di Nul.
« Dopo essersi ripreso in ospedale, Sasuke ha continuato a portare in salvo le altre vittime di Nul, per dargli modo di sopravvivere » disse Jake, riprendendo il discorso. « Lo abbiamo incontrato poco fa all’ingresso, e ha accettato di venire a recuperarti dopo che ti avevamo localizzato. È stata la luce emessa dal tuo Keyblade mentre combattevi a rivelare la tua posizione. »
Sora annuì, soddisfatto dall’intera spiegazione. Rivolse un ultimo sguardo al corridoio, ma Sasuke era ormai sparito.
« Però, non credevo fosse così disposto a parlare di sé » commentò curioso. « Con me è stato molto riservato. »
« Anche con noi, in verità » ammise Harry. « Tutto quello che ti abbiamo appena raccontato, lui ce lo ha detto in venti parole... e dico sul serio. »
Il discorso cadde quasi all’improvviso. L’attenzione si spostò dunque su Shrek e Merida, ritenuti ancora dei perfetti estranei nell’intera vicenda: anche dopo le dovute presentazioni e il resoconto sull’ultima battaglia da cui erano usciti, i due eroi non mostrarono l’intenzione di unirsi al gruppo. In effetti, in quel momento apparivano molto provati a causa di tutto quello che avevano passato negli ultimi giorni; anche se non erano feriti in modo grave, accettarono comunque di farsi visitare dai medici Senzavolto, dopodiché si trovarono un alloggio in cui riposare. I Valorosi seguirono l’esempio, ritirandosi nelle loro stanze; avevano ancora parecchie ore per riprendersi, prima che sorgesse un nuovo giorno.
Una nuova, terribile serie di avventure e sciagure su Oblivion.
 
DRIIIIIIIIIIIIIIIIIN...
L'allarme svegliò Sora di soprassalto, spaventandolo a tal punto da farlo cadere dal letto. Il ragazzo guardò fuori dalla finestra: era appena l'alba. Perché aveva puntato la sveglia a quell'ora?
Ma non c'era nessuna sveglia da puntare. L'allarme proveniva infatti da fuori, e non prometteva nulla di buono. 
« Macchessuccede...? »
Ed si stava svegliando in quel momento nel letto accanto, molto più confuso di lui. Sora si affacciò fuori dalla stanza per capire che stava succedendo. Trovò i suoi compagni e altri personaggi nelle vicinanze, usciti dalle loro stanze seguendo lo stesso esempio.
DRIIIIIIIIIIIIIIIIIN...
« Sembra l'allarme antincendio » osservò Lara, guardandosi intorno. « Ma che sta succedendo? »
La risposta arrivò subito dopo, attraverso gli altoparlanti disposti lungo il corridoio.
« Questa non è un'esercitazione » dichiarò la voce del dottor House, amplificata di volume. « Tutti gli ospiti e i pazienti in buona salute sono pregati di raggiungere la hall immediatamente. Ripeto: questa non è un'esercitazione. Tutti gli ospiti e i pazienti in buona salute sono pregati di raggiungere la hall. Immediatamente. »
I Valorosi si scambiarono una rapida occhiata ansiosa per poi obbedire all'ordine, percorrendo il corridoio a passo veloce. Con loro c'era anche Harry, ormai guarito del tutto. Solo Jake mancava all'appello, ma sicuramente aveva sentito anche lui l'allarme dal suo giaciglio sull'albero.
« Secondo voi che sta succedendo? » chiese Harry durante il cammino. 
« Non ne ho idea, ma ho un gran brutto presentimento » rispose Hellboy. « E quando li ho, sono sempre cavoli amari per il mondo intero! »
« Aaaaah! »
L'urlo attirò improvvisamente l'attenzione del gruppo, in un corridoio successivo. I Valorosi videro Melinda, la donna che parlava ai fantasmi, in evidente difficoltà: due Senzavolto l'avevano aggredita, e lei cercava di opporre resistenza.
« Ehi voi, lasciatela! »
Ed fu il primo a reagire. L'alchimista scattò in avanti, batté le mani e le pose a terra: il pavimento sotto i piedi dei Senzavolto si deformò, spostandosi di lato, e li scaraventò lontano dalla loro vittima.
« Stupeficium! »
L'incantesimo di Harry li colpì in pieno, e i due crollarono a terra privi di sensi. I Valorosi raggiunsero dunque Melinda, sconvolta ma ancora illesa.
« Stai bene? » chiese Lara.
« Sì... sì » rispose lei, ansimando per la paura. « Non capisco... mi hanno aggredita all'improvviso, non ho potuto fare nulla. »
I Valorosi guardarono i Senzavolto. Uno era vestito da medico, l'altro da infermiera, e questo particolare rese tutto ancora più strano.
« Erano al servizio di House » osservò Sora. « Non doveva essere in grado di controllarli? »
Il dubbio fu confermato da nuove urla e rumori poco lontano. Si voltarono e videro altri Senzavolto dell’ospedale, intenti ad aggredire ogni ospite dell’edificio a portata di tiro; i Valorosi intervennero ancora, mettendo al tappeto tutti quelli che trovarono sul loro cammino. In alcuni casi non fu necessario il loro aiuto, perché gli altri eroi erano in grado di fronteggiare tali nemici. Raggiunsero infine la hall, in quel momento gremita di gente: c’erano personaggi di ogni sorta, eroi di altri mondi scampati ai conflitti di Oblivion, tutti quelli che versavano in buona salute. Molti Senzavolto erano riversi sul pavimento, abbattuti prima che facessero ulteriori danni; al centro della sala, vicino alla reception, c’era il dottor House, circondato da un gran numero di persone. Tra loro riconobbero Shrek, Luigi, Natsu e Jake. L’allarme antincendio cessò in quel momento.
« House! » gridò Jake, facendosi largo facilmente tra la folla. « Che diavolo sta succedendo? »
« Speravo di riuscire a scoprirlo da voi! » rispose il medico, esasperato. « I miei dipendenti si sono ammutinati tutti all’improvviso. Non obbediscono più ai miei ordini! »
« Sembrano comportarsi come quelli che incontravamo in città » osservò Harry. « Attaccano tutti quelli che non sono come loro... quindi siamo tutti loro bersagli, ancora una volta. »
« Già, ma perché è successo così all’improvviso? » chiese Po. « Prima erano tutti buoni e gentili qui dentro, e adesso sono impazziti di colpo. »
« Non ne ho la minima idea » disse House. « Sta di fatto che l’ospedale non è più un luogo sicuro... deve essere evacuato. Perciò invito tutti quanti ad aiutarmi a portare via i pazienti ancora ricoverati... »
BUM!
Un boato assordante echeggiò dappertutto, mentre il pavimento vibrava con una tale forza da far perdere l’equilibrio a tutti.
« Per mille polpette di riso, e ora che succede? » esclamò Po spaventato.
Il pavimento smise di tremare dopo pochi istanti. I Valorosi si rimisero lentamente in piedi, restando in guardia. Molti altri eroi fecero lo stesso, puntando le loro armi in varie direzioni. Era come se qualcosa di enorme fosse esploso nelle vicinanze, ma l’ospedale non aveva subito danni strutturali.
« Veniva da fuori » disse Jake, voltandosi verso l’uscita. La visuale era tuttavia offuscata da una densa coltre di polvere che si era levata nell’aria, trattenuta fuori dalle porte a vetro dell’ospedale.
« Una cosa è sicura, siamo sotto attacco » osservò Hellboy.
« No... è la fine. La fine di tutto. »
La voce attirò l’attenzione del gruppo. Accanto ad House c’era Eidan, il misterioso ragazzo dai capelli argentati con cui avevano parlato il giorno prima a colazione. In quel momento aveva l’aria sconvolta, come se avesse capito qualcosa di davvero terribile.
« Che vuoi dire? » chiese Lara. « Sai cosa sta succedendo? »
« È la fine di tutto » ripeté Eidan. « Il Nemico sta arrivando. Il mondo brucerà... e sprofonderà nelle tenebre. »
Non disse altro. I Valorosi lo ignorarono dopo qualche esitazione, e tornarono a guardare l’uscita.
« Non vedo un cazzo là fuori » borbottò Jake, aguzzando invano la vista. « Dobbiamo spostarci e capire che succede. »
« Il tetto! » propose Harry. « Raggiungiamo il tetto, da lassù ci vedremo sicuramente meglio. »
« Buona idea » convenne Sora. « Muoviamoci, forza! »
Harry invitò tutti ad aggrapparsi a lui, e si Smaterializzò non appena furono pronti. Anche Eidan si unì a loro, e nessuno dei Valorosi provò ad obiettare, visto che sembrava conoscere la minaccia in agguato.
Il gruppo riapparve sul tetto un istante dopo. Era tranquillo e deserto, ma il silenzio fu spezzato dopo pochi istanti da un nuovo boato. I Valorosi si voltarono: un grattacielo stava crollando rapidamente davanti ai loro occhi, come se qualcuno lo avesse appena demolito, sollevando una grande nube di polvere nell’aria. Lo stesso doveva essere accaduto poco prima, quando erano ancora nell’atrio. Una forza ignota e potente stava radendo al suolo i palazzi della città.
« Ma che sta succedendo? » chiese Ed, esterrefatto come gli altri. « Chi è che sta facendo questo? »
« Il Nemico. Il Nemico è pronto, e sta arrivando » annunciò Eidan.
Prima che uno qualsiasi dei Valorosi gli chiedesse spiegazioni, un altro edificio crollò in lontananza, il cui boato fece tacere tutto il resto.
Fu allora che i Valorosi furono in grado di vederla, non appena la nube di polvere si assottigliò: una torre gigantesca, più alta di ogni grattacielo di Oblivion, si stagliava in lontananza di fronte all’ospedale. Videro, cinte e bastioni, pietra nera e tetra, incommensurabilmente forte, montagna di ferro... così oscura e terribile alla vista da mettere a dura prova ogni speranza di coloro la guardassero. E sulla sua cima vi era un grande occhio infuocato, senza palpebra e con la pupilla verticale, puntato come un faro sinistro verso l’ospedale.
I Valorosi rimasero a guardare, inorriditi per l’improvvisa piega presa dagli eventi. Nel frattempo, altri personaggi avevano raggiunto il tetto, osservando a loro volta la torre gigantesca. Melinda, Luigi, Dylan Dog, Tonto, Sasuke e il dottor House, tutti in piedi insieme a loro, increduli di fronte al male che sembrava incombere sul mondo intero.
« Quell’affare è enorme! » disse Ed per primo. « Ma da dove salta fuori? Non l’abbiamo notato nei giorni scorsi... come può essere apparso così all’improvviso? »
« Lo hanno costruito » rispose Dylan, facendosi più avanti. « Giuda ballerino, dunque è questo che avevano in mente i Senzavolto. Quella torre è la cosa di cui vi ho parlato l’altro giorno: ho visto i Senzavolto mentre la costruivano con i pezzi rinvenuti al Cimitero dei Mondi... e a quanto pare, hanno ormai ultimato i lavori. »
« Ma com’è possibile? » obiettò Lara. « Una costruzione del genere richiederebbe anni per realizzarla... come ci sono riusciti in appena pochi giorni? »
« Tutto è possibile a Oblivion. Il tempo non ha significato qui, ricordate? E i Senzavolto sono come automi privi di sensazioni, non accusano la fatica. Chiunque li stia controllando ha sfruttato bene questi due fattori. Avranno lavorato ininterrottamente negli ultimi giorni, per costruire la torre a tempo di record. »
Tacquero tutti per un po’. Dovevano ammettere che l’ipotesi dell’indagatore era piuttosto plausibile, anche dopo le innumerevoli cose prive di senso che avevano affrontato.
« Harry! »
Il giovane mago si voltò. Rina stava atterrando in quel momento nelle vicinanze, dopo aver raggiunto il tetto in volo. Appariva turbata, ma non quanto tutti i presenti.
« Si mette male, ragazzi » esclamò la maga. « Non so voi, ma io percepisco un enorme potere provenire da quella torre! »
« Di chi si tratta? Di Nul? » chiese Harry.
« No... Nul non ha alcuna aura mistica percepibile, ormai lo so. Quella che sento ora è tremenda, oscura... malvagità allo stato puro! Inoltre è molto familiare... è identica a quella che ho percepito nell’essere che ci ha aggrediti l’altro giorno! »
« Cosa? Ne sei sicura? »
Rina annuì.
« Miseriaccia » fece Harry, tirando un calcio all’aria. « Questo significa che il “Nemico” è lui... il mostro che abbiamo incontrato sul Titanic, l’Oscuro Signore che ha ucciso Voldemort! È sopravvissuto di nuovo... »
« E non è più solo, purtroppo » disse Jake.
Il Na’vi aveva abbassato lo sguardo, tra le macerie degli edifici crollati. I suoi grandi occhi gialli gli permisero di vedere prima degli altri qualcosa di ancora più sconvolgente della torre con l’occhio infuocato: un numero incalcolabile di Senzavolto si muoveva lungo le strade. Migliaia e migliaia, tutti bardati con armature pesanti e armati di spade e scudi; marciavano implacabili, sciamando come insetti lungo le strade che conducevano verso l’ospedale. La demolizione degli edifici circostanti era servita a ricavare un ampio, perfetto campo di battaglia, e presto avrebbero assediato il rifugio di tutti quegli eroi.
« Ragazzi » disse Hellboy, « ricordate quando vi ho detto che la cosa peggiore che potrebbe capitarci è di essere ingoiati da un orrendo e viscido mostro con i tentacoli? »
« Ehm... sì, e allora? » fece Sora.
« Mi sbagliavo. Questa è la cosa peggiore che potrebbe capitarci. »
« Per mille tonnellate di tofu » disse Po, inorridito. « Ma quanti saranno? Decine di migliaia? »
« Dì pure un milione. Siamo in una città, dopotutto... un’intera metropoli abitata da Senzavolto. »
« Il Nemico ha preso il controllo totale su di loro » dichiarò Eidan, osservandoli. « Li ha reclutati e trasformati in guerrieri... e li sta muovendo contro di noi. »
All’improvviso, nessuno aveva più nulla da dire. Sia i Valorosi che tutti gli altri personaggi presenti su quel tetto condividevano lo stesso stato d’animo: un senso di orrore misto a impotenza, di fronte a una simile minaccia che si faceva sempre più vicina. Non erano preparati a questo, nessuno di loro.
Solo House sembrò mantenere il solito atteggiamento di noncuranza.
« Be’, perché fate quelle facce? » brontolò, voltandosi verso il gruppo. « Credevo che roba del genere fosse pane quotidiano per tipi come voi. »
« Un pane che non mangiamo mai tanto volentieri, dottore » rispose Harry cupo. « Questo è troppo persino per tipi come noi. »
« Già » convenne Jake. « Odio ammetterlo, perché ho combattuto in più di una guerra... ma questa è una minaccia che non possiamo annientare. Quei Senzavolto sono decisamente troppi. »
Lo sconforto sembrò dilagare tra tutti quanti, come un veleno. Pensavano ormai alla fine, giunta sottoforma di immenso esercito per porre fine a tutto il dolore patito da ognuno di loro. Ma poi arrivò all’improvviso l’antidoto, sottoforma di grosso, lardoso panda.
Po si era avvicinato al parapetto, facendosi più avanti di tutti. I suoi compagni, House e gli altri personaggi lo fissarono incuriositi mentre osservava l’esercito e nel frattempo stringeva i pugni; poi si voltò a guardare la folla, con gli occhi carichi di determinazione.
« Non sono arrivato fin qui per niente » dichiarò, con voce così dura da turbare persino i suoi compagni. « Non sono arrivato fin qui per farmi sconfiggere da un branco di scimmie senza pelo e senza faccia. Io ho promesso che sarei tornato a casa... un mio caro amico sì è persino sacrificato per darmi questa possibilità. Ho fatto una promessa, e l’avete fatta anche voi!
« Red, non avevi detto l’altro giorno, sulla nave, che non sarebbero bastati diecimila Nul a fermarti? Jake, il tuo popolo e la tua ragazza ti stanno aspettando... contano su di te per rimettere le cose a posto! Lara... dispiace un sacco anche a me per la morte di Luke, e sono sicuro che non avrebbe mai voluto vederti così... pronta ad arrenderti. E Sora... dov’è finito il tuo buonumore che ci ha sempre rimessi in piedi? Se non fosse stato per te, saremmo crollati molto prima... non puoi mollare proprio adesso! »
L’intero gruppo fissò Po con aria esterrefatta. Non l’avevano mai visto così serio e determinato prima di allora, e sembrava un caso più unico che raro: ma il panda aveva già iniziato a cambiare fin da quando era sopravvissuto allo scontro decisivo con Tai Lung, nel quale aveva perso la vita il suo alleato. E ora, di fronte a tanto sconforto, non poteva restare a guardare.
Perché lui non aveva ancora perduto la speranza, né la fede nella sua promessa.
Aveva detto poco, ma quel poco fu sufficiente a fare la magia. Uno dopo l’altro, i Valorosi tornarono a sorridere, e i loro sguardi si riempirono di coraggio. Anche Dylan, Luigi, Rina e tutti gli altri eroi parvero recuperare la grinta, incoraggiati dalle parole del Guerriero Dragone.
« Grazie, Po » ammise Sora, dandogli una pacca sul gomito.
« Bene, allora » dichiarò Jake, rivolgendo lo sguardo nuovamente sull’esercito nemico. « Se questa dev’essere la nostra ultima battaglia, io dico di affrontarla di petto. Non è ancora finita, dopotutto... e per citare le parole del mio vecchio nemico Quaritch, non è finito niente finché respiro! Noi combatteremo! »
« Siiiii! » gridarono in molti.
Clap, clap, clap...
Il suono attirò l’attenzione di tutti non appena smisero di esultare. I Valorosi videro un uomo vestito da militare farsi avanti, intento ad applaudire; era alto e barbuto, di mezz’età, con capelli bruni medio-lunghi raccolti in un piccolo codino. Gli mancava l’occhio destro, coperto da una benda nera, e il viso era segnato da numerose cicatrici sottili; il dettaglio più vistoso, se non il più inquietante, era una scheggia di metallo che sporgeva dal lato destro della fronte, simile a un piccolo corno.
Clap, clap, clap...
Il soldato continuò ad applaudire, diventato ormai al centro dell’attenzione di tutti. I Valorosi rimasero in silenzio per osservarlo bene, fino a soffermarsi sulle sue mani: la sinistra, notarono, era un arto meccanico, simile all’automail di Edward.
« Complimenti » dichiarò l’uomo, cessato l’applauso. « Gran bel discorso, ragazzi. Dopotutto non c’è niente di meglio di un buon vecchio incoraggiamento per risollevare gli animi, non è vero? »
« Ehi, hai un aspetto familiare » intervenne Sora, sorpreso. « Tu vieni dalla Game Central Station come me, vero? Sei Solid Snake! »
Il soldato guardò il ragazzo, e scosse la testa.
« Il mondo è pieno di serpenti. Io sono uno dei tanti... ma sono pur sempre un serpente con cui non c’è da scherzare. Sono Venom Snake, ma potete chiamarmi... Big Boss! »
Sora rimase senza fiato. Big Boss... nato come cattivo della saga di Metal Gear, con il passare degli anni aveva acquistato sempre più importanza, fino a superare la fama dell’eroe principale – nonché suo figlio – Solid Snake. Lui e Sora avevano un amico in comune, il vecchio Ralph Spaccatutto; era stato lui a suggerirgli di unirsi ai Cattivi Anonimi dopo aver sofferto di crisi d’identità.
« Ad ogni modo, non è il caso di perdersi in ulteriori chiacchiere » tagliò corto Big Boss. « Abbiamo un esercito nemico in avvicinamento, e ci occorre un piano adeguato per fronteggiarlo. Tu, ragazzo » e indicò Jake. « Anche se alieno, ti sento ancora addosso l’odore di un buon soldato, quindi sai bene quanto me che non andremo da nessuna parte senza un piano d’attacco. Se ne hai uno pronto all’uso, sarei ben lieto di sentirlo. »
Jake rimase incerto per un po’, ma poi sorrise.
« I Senzavolto ora obbediscono all’Oscuro Signore, sembra » disse. « Se tagli la testa, morirà la bestia... perciò basterà uccidere l’Oscuro Signore e fermeremo l’esercito. Io e i miei compagni lo abbiamo già affrontato e battuto, quindi sappiamo come muoverci contro di lui. Ci servirà quindi il vostro aiuto, per raggiungere la torre ed annientare questa minaccia una volta per tutte. »
Big Boss si voltò in varie direzioni, osservando la gente che lo circondava; in molti apparivano incerti, ma sostanzialmente d’accordo con l’idea di Jake.
« Pensavo la stessa cosa » ammise. « Ma dal momento che non m’intendo di magia, lascerò a voi l’onore di rispedire quel diavolo all’inferno. Io guiderò questi ragazzi a difesa dell’ospedale, e vi forniremo supporto contro l’esercito nemico. »
Jake annuì, e lo stesso fecero i suoi compagni.
« Sissignore » dichiarò il Na’vi con un sorriso.
Il momento delle chiacchiere era finito, ora era tempo di prepararsi alla battaglia. Così la folla iniziò ad organizzarsi sul tetto dell’ospedale, per scegliere i membri più adatti ad affrontare questa minaccia. Il dottor House tornò ai piani inferiori, radunando i personaggi che non erano guerrieri; Eidan fu uno di questi, sicuro del fatto che non c’era scampo da una simile minaccia. Big Boss fornì istruzioni a quelli rimasti per formare una linea d’attacco e una di difesa; i Valorosi tennero d’occhio l’esercito di Senzavolto, ormai vicini all’obiettivo.
Avevano poco tempo, ma riuscirono ad impiegarlo per prepararsi adeguatamente. Big Boss si era rivelato un ottimo stratega, e aveva imparato a conoscere molti guerrieri nei suoi giorni di permanenza all’ospedale; in breve tempo era riuscito ad assegnare il giusto ruolo ad ognuno di loro, supportato dall’aiuto dei Valorosi. Guerrieri, maghi e lottatori correvano alle postazioni assegnate, obbedendo agli ordini impartiti dai loro leader. Fu allestita una truppa d’assalto, creato un perimetro difensivo, armi ed incantesimi di ogni sorta furono preparati.
Alla fine, quando furono tutti pronti ad andare, Big Boss richiamò l’attenzione di Hellboy.
« Ehi, rosso » gli disse, facendogli un cenno con la mano bionica. « I tuoi sigari sono cubani, vero? »
Hellboy lo guardò sorpreso, ma poi sfoggiò un sorriso fiero.
« I migliori sulla piazza. »
« Bene... te ne posso sfilare uno? Puoi considerarlo l’ultimo desiderio di questo vecchio soldato, qualora non uscissi vivo da ciò che stiamo per fare. »
Il demone non esitò neanche per un attimo, e passò subito un sigaro all’uomo. Big Boss sorrise mentre lo afferrava, come se non vedesse roba simile da mesi, e iniziò a fumarlo con estremo piacere.
« Come dico sempre, non c’è niente di meglio... neanche in un mondo del genere. »
Sullo sfondo, l’Occhio di Sauron continuava a scrutare maligno verso di loro. Il Nemico, che fino a quel momento aveva sperato di abbattere le speranze di ogni uomo in quell’edificio con la sola vista del suo esercito, ora era costretto ad osservare il loro tentativo di ribellarsi al suo dominio. Apparteneva da troppo tempo alle Tenebre, perciò non poteva ricordare cosa significasse lottare per qualcosa di importante: lottare per vincere, per proteggere, o anche solo per mantenere viva una speranza. Tutti quegli eroi superstiti, rincuorati dal coraggio dei Valorosi, scendevano ora in campo con rinnovata speranza: avrebbero combattuto ancora, per impedire alle Tenebre di trionfare su di loro... anche se significava andare incontro a una morte sicura.
Perché tutti loro erano eroi, pronti a morire per ciò in cui credevano.  
 
 
Spazio autore: buonasera a tutti! Finalmente sono riuscito a completare anche questo capitolo. Prevedevo di includere anche lo scontro finale con Sauron ma stava diventando troppo lungo, perciò mi sono visto costretto a dividere la vicenda in due parti. Spero di completarla quanto prima e di mostrarvi come finirà anche con l’ultimo Nemico... prima che Nul si faccia infine avanti.
Buona lettura!
   
 
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