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Autore: Sakura Hikari    15/02/2016    1 recensioni
Raccolta di flashfic, per lo più scritte durante gli event organizzate sul gruppo "We are out for prompt".
1)Prima dell'alba (Kabby)
2)Quiete (Kabby)
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abigail Griffin, Marcus Kane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima dell’alba



Prompt di Glass Heart: Abby/Marcus, Abby lo bacia dopo un discorso particolarmente sentito.



Probabilmente avrebbero perso. Probabilmente l’indomani sarebbero morti tutti. Abby osservò le facce della gente dell’Arkadia, la sua gente: volti stanchi, impauriti e bisognosi di qualche parola di conforto.
Ma Abby non ne aveva: non aveva le parole adatte, né tantomeno la forza necessaria per infondere coraggio nel suo popolo; in quel momento anche lei, come loro, si sentiva sfinita e spossata e bisognosa di qualcuno che la confortasse, che le promettesse che non era ancora finita, che avevano ancora qualche speranza di vincere. Ne aveva bisogno, così come aveva bisogno di sapere che avrebbe riabbracciato Clarke, una volta che tutto fosse finito.
Sentì una mano poggiarsi delicatamente sulla sua spalla e si voltò. Marcus. Vide nel suo volto la stessa stanchezza presente in tutti loro; solo il suo sguardo conservava ancora un barlume d’ardore. Non parlò, ma il suo sguardo indugiò a lungo su quello di lei, caldo ed intenso e capace di leggerle nel più profondo dell’anima. Era sempre così tra lei e Marcus, con uno sguardo comunicavano di più di quanto non facessero con le parole.
Con un leggero cenno del capo, le si scostò e si posizionò al centro della sala, dove tutti avrebbero potuto vederlo.
“Amici miei”, cominciò, a voce alta in modo che nessuna parola potesse sfuggire all’attenzione dei presenti. “Amici miei, domani ci aspetta la più difficile delle giornate. Nessun giorno è stato tranquillo da quando siamo atterrati sulla Terra, nessuna decisione semplice. Tuttavia, domani ci verrà richiesto il sacrificio più grande. Dovremo combattere non solo contro una fazione dei Terrestri, ma anche contro quelli di noi che si sono ribellati ed hanno formato una fazione a sé stante. Io…”, qui s’interruppe e abbassò lo sguardo per qualche istante. Fece un respiro profondo e continuò. “Io devo chiedervi scusa”.
Un mormorio si diffuse tra i presenti, mentre Marcus proseguiva nel suo discorso. “Vi chiedo scusa a nome del consiglio, ma soprattutto per le scelte che io ho compiuto e che ci hanno portato in questa situazione. Se avessi preso una decisione diversa, forse, l’esito sarebbe stato differente e più felice. Ma non è questo il punto: il punto è, cari amici”, e il suo sguardo si spostò ad osservare il volto di ognuno di loro, “è che ci è rimasta una sola notte. Una sola notte da trascorrere insieme ai nostri amici, alle nostre famiglie, a coloro che amiamo”, il suo sguardo si posò su Abby, e quel breve istante le sembrò durare ore, come se il tempo avesse appositamente rallentato il suo corso.
“Non sprecatela. Andate da loro e restate insieme; chiedete scusa se avete compiuto un torto; se c’è qualcosa che avreste voluto dire a qualcuno, ma non avete mai trovato il coraggio di farlo”, e qui la sua voce tremò appena dall’emozione, “ebbene, questo è il momento adatto. Non ci saranno seconde opportunità. Non voglio mentirvi, domani qualcuno di noi morirà. Potrei essere io, potrebbe essere la persona accanto a voi. Ma se così dev’essere, lo faremo uniti. Uniti, come lo come eravamo nell’Arca. Uniti, come quando abbiamo deciso di far ritorno alla Terra. Uniti, come ogni giorno trascorso qui, lottando per la sopravvivenza in un ambiente ostile e vicini non meno amichevoli. Così come ieri, lo saremo domani. L’unità è la nostra unica arma e possibilità di riuscita. Solo se crederemo in noi stessi e nei nostri amici avremo una possibilità di riuscita”.
Le ultime parole non avevano ancora lasciato la sua bocca quando cominciò l’applauso, fragoroso e rombante come una tempesta solare, e che sembrò riempire la sala. Anche Abby stava applaudendo, gli occhi leggermente umidi e il cuore leggero come un palloncino. Marcus alzò una mano in gesto di riconoscenza e lasciò che alcuni gli si avvicinassero, concedendo abbracci, pacche sulle spalle e qualche altra parola incoraggiante.
Sembravamo passati secoli quando finalmente lui ed Abby si ritrovarono l’uno di fronte all’altro, ed Abby non sapeva cosa le fosse preso, fatto sta che un’istante prima c’erano ancora una buona trentina di centimetri a dividerli, e quello successivo erano uno tra le braccia dell’altro, e le loro bocche unite nella più antica e dolce delle danze.
Intorno a loro la vita continuava a scorrere, la gente si muoveva e parlava a gran voce; ma loro non vi prestavano attenzione, persi com’erano nel riscoprire sé stessi ed esplorare per la prima volta quei sentimenti che da tanto tempo covavano nei loro cuori e non avevano mai avuto modo di esprimerli a parole, se non con gli sguardi.




 
  
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