Purtroppo (o per fortuna ;) ) non essendo una scrittrice, ma solo un'autrice amatoriale, vado di ispirazione e la devo prendere al volo, anche perché il mio tempo scarseggia sempre di più e devo necessariamente cogliere l'attimo ;)
Ho avuto questa visione... che non so come definire, forse un delirio post film... e non ho potuto fare a meno di scriverla. È che mi piace scandagliare ogni aspetto possibile di questa coppia, che da sempre ho nel cuore, soprattutto i lati più... oscuri. Sulle note di Volevo te di Giusy Ferreri... All rights reserved, no copyright infringement intended.
Grazie a chiunque si soffermerà a leggere ;)
Precious
Non amo che le rose che non colsi.
Non
amo che le cose che potevano essere e non sono state.
(Guido
Gozzano)
Capitolo I
che succede dentro me che non so spiegare...
(Giusy Ferreri, Volevo te)
L'acre
odore metallico misto a carburante e fumi di scarico si insinuava
prepotente nelle sue narici mentre camminava nell'ampio hangar dello
spazioporto di Hankorra1.
La cosa però non la disturbava più di tanto,
ormai era abituata
agli effluvi che caratterizzavano quegli ambienti, le erano
familiari. Kei si fermò e sospirò profondamente
guardandosi
intorno, quel luogo era sempre gremito di gente che proveniva da ogni
parte del Settore
431: commercianti dall'aria avida
e scaltra, ambiziosi ed eleganti uomini
d'affari che sfoggiavano con disinvoltura i loro vestiti costosi,
militari che marciavano fieri e orgogliosi nelle loro affascinanti e
lucide uniformi. Si
muovevano rapidi in ogni direzione, presi dai loro interessi, dai
loro impegni, dalle loro vite frenetiche. Nessuno si curava di lei.
Era solo una donna,
come tante. Uno dei tanti volti che passavano accanto veloci, sguardi
che si incrociavano per pochi secondi e che a nessuno interessava
mettere a fuoco.
Sorrise.
Le piaceva quell'ambiente, quel pianeta, si potevano fare degli
incontri interessanti, concludere buoni affari. La sua Astral
Gale2
aveva avuto un'improvvisa avaria ed era stata costretta a modificare
la rotta per dirigersi allo spazioporto più vicino. Era
passato
molto tempo dall'ultima volta che aveva messo piede su quel pianeta
di frontiera e, da allora, molte cose nella sua vita erano cambiate.
Riprese
a camminare dirigendosi verso l'ufficio direzionale: doveva
denunciare la permanenza forzata della sua astronave e pagare la
tassa di sbarco. Occorreva del tempo per riuscire a procurarsi i
pezzi di ricambio ed accertarsi che non fossero delle fregature.
Sbrigò le pratiche abbastanza velocemente ed uscì
dall'ufficio
immergendosi nuovamente in quel mare di folla variopinta che animava
lo spazioporto. Luxys3,
la stella di
Hankorra stava per tramontare e i lunghi raggi che filtravano
attraverso le grandi ed alte vetrate dell'hangar permeavano ogni cosa
di una calda e meravigliosa sfumatura dorata. Si sentiva leggera e
felice.
Camminava
veloce insinuandosi tra la gente, raggiungendo in poco tempo la parte
meno affollata e centrale della città: un lungo viale
alberato e
illuminato sul quale si affacciavano negozi, bar e locali eleganti.
Rallentò il passo soffermandosi di tanto in tanto ad
ammirare le
vetrine colorate e riccamente allestite, respirando a pieni polmoni
l'aria fresca della sera.
Doveva
trovare
una camera per passare la notte, poteva permettersene solo una
modesta, di pochi crediti, ma non le importava. Le
piaceva comportarsi come una persona normale,
anonima, insignificante, senza più doversi guardare
continuamente le
spalle, diffidando di tutto e di tutti. Era così lontano
quello
stile di vita che aveva caratterizzato gran parte della sua esistenza
che quasi non si spiegava di come avesse fatto ad accettarlo per
tanti anni.
Un
grazioso abito esposto in una elegante vetrina attirò
piacevolmente
la sua attenzione, chiuse gli occhi immaginandoselo addosso e
sorrise... Nello stesso istante, però, una strana sensazione
l'assalì, come se avesse percepito un'insolita vibrazione
nell'aria
proprio accanto a sé e, sussultando, sgranò gli
occhi. Distolse lo
sguardo dalla vetrina e rabbrividì stringendosi nelle
spalle. Non
era la prima volta che le accadeva, ma
non le era mai successo quando si trovava nello spazio, sulla sua
nave. Era come un leggero brivido che le attraversava le membra e la
scuoteva, lasciandole poi un senso di vuoto ed angoscia. Ma questa
volta era stato molto più intenso, violento: qualcosa le era
passato
accanto e l'aveva appena sfiorata.
Si
guardò intorno smarrita, ma nello stesso tempo, desiderosa
di capire
cosa le stesse accadendo e se quelle sensazioni fossero solo frutto
di una sua suggestione o qualcosa di reale.
Riprese
a camminare a testa bassa, stringendosi nella giacca scura e
nascondendo il viso nell'alto bavero, senza una meta precisa. Quella
strana e fastidiosa impressione non voleva abbandonarla, anzi, si
faceva sempre più intensa. Si sentiva osservata, seguita. Un
antico
timore che non aveva più provato da tanto tempo si
impadronì dei
suoi sensi.
D'istinto
decise di imboccare una piccola traversa e si infilò in un
vicolo
buio.
Si
fermò, appoggiandosi con le spalle alla parete di un
edificio ed
attese, aprì la giacca sfiorando con la mano la cosmo gun
che teneva
sempre appesa alla cintura. Un vecchia abitudine a cui non aveva
voluto rinunciare.
Il
cuore le martellava nel petto, poteva sentire perfettamente il rumore
del suo respiro irregolare, il fiato caldo che sfuggiva alla sua
bocca si mutava in piccole nuvole di vapore. Attese un tempo che le
parve infinito ma, stranamente, non accadde nulla di quello che
temeva potesse accadere.
Decise
di proseguire cercando di soffocare l'angoscia e il senso di
frustrazione che le erano rimasti, senza però riuscirci
pienamente.
Ma non si immise di nuovo sulla strada principale illuminata e
gremita di passanti, proseguì per il vicolo buio,
inoltrandosi
nell'oscurità. Chiunque fosse stato a seguirla certamente
l'attendeva all'entrata, cambiando direzione sperava di riuscire a
sfuggirgli.
Era
quasi giunta alla fine della stradina quando udì
distintamente dei
passi lenti avvicinarsi dietro di lei. Subito si fermò
pietrificandosi. Con la mano posata sulla cosmo gun e il cuore in
gola si voltò lentamente. Scoprì che si trattava
di un'alta figura
i cui contorni erano violentemente delineati dall'alone luminoso
delle intense luci provenienti dalla strada principale.
Non
era un'impressione quindi, non lo era mai
stata... Ma perché quell'ombra, che appariva quasi astratta
e
indefinita di fronte a lei, aveva deciso di palesare la sua presenza?
“Chi
sei? Cosa vuoi?” Gli intimò, con tono di voce
fermo e deciso che
non tradiva affatto il suo timore. L'individuo non reagì ma
rimase
immobile ed in silenzio a poca distanza da lei.
Il
senso di ansia non voleva abbandonarla, con la mano sulla pistola
ritornò sui suoi passi muovendosi verso quella sagoma scura,
pronta
ad estrarre l'arma in caso di necessità, smaniosa di
scoprire quel
volto sconosciuto.
Avvicinandosi i contorni di quell'ombra si andavano sempre
più delineando, la
flebile luce che proveniva dalle navi che si stagliavano in volo e
che attraversavano il cielo proprio sopra di loro le permisero di
svelarne l'identità. Riconobbe
quel viso, quello sguardo e il suo cuore perse un colpo. Non riusciva
a credere che fosse proprio lui.
Era convinta che non lo avrebbe mai più rivisto e,
soprattutto, non
dopo tanto tempo.
Sospirò
profondamente mentre lui continuava a fissarla in silenzio, con
quella sua tipica espressione triste e un po' frustrata,
tremendamente sensuale.
“Come
hai fatto a trovarmi?” Gli chiese addolcendo il tono e lui le
regalò un lieve sorriso compiaciuto piegando appena un lato
della
bocca.
Kei si
diede mentalmente della stupida. “Domanda
inutile...” si rispose, ricambiandolo con una smorfia
sarcastica.
“Perché
sei qui?” Sussurrò, questa volta con la voce
leggermente incrinata
dall'emozione.
Lui
esitò qualche istante prima di risponderle. “Avevo
bisogno di
vederti... ancora una volta.”
Note:
1) Hankorra è un nome di mia invenzione, ogni riferimento a cose, persone o situazioni esistenti è del tutto casuale.
2) Astral Gale nome di astronave di mia invenzione, ogni riferimento a cose, persone o situazioni esistenti è del tutto casuale.
3) Luxys nome di stella di mia invenzione, ogni riferimento a cose, persone o situazioni esistenti è del tutto casuale.
Disclaimer: Tutti i personaggi di Capitan Harlock sono © di Leiji Matsumoto.