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Autore: meiousetsuna    16/02/2016    1 recensioni
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Il mio omaggio ai mieii Amori: i personaggi di Vampire Diaries e L’Ulisse di Joyce.
Il Romanzo è riadattato in modo semplicissimo, perché i personaggi si inseriscano nella complessa trama.
Stefan, Damon, Katherine,“interpretano” i protagonisti, con la comparsa di tutti.
Malgrado alcuni argomenti spinosi, il rating sarà arancione, visto che tutto sarà molto contenuto.
Aveva un bel dire, Lorenzo, della sua nobile terra. Stefan era certo che fosse poco più di un malfattore da strada, non un rampollo di buona famiglia che prendeva il tè delle cinque.
Non che lo disdegnasse; quello, la birra, il whiskey, purché non offerti da lui.
Stefan raggiunse Kai sul terrazzo, abbracciando con lo sguardo il panorama sotto di loro.
Le strade, avvolte dalla luce opaca e infida delle prime ore del mattino, apparivano illuminate da un alone pesante e sgradevole, come se nella notte la marea di un oceano immaginario le avesse sommerse, lasciando, nel ritirarsi, uno strato di alghe morte.
Stefan odiava il verde salmastro, che fosse la tinta sbiadita dei caseggiati popolari, il colore delle erbacce secche, fino alla sfumatura dei suoi occhi da quando non era più bambino.
Love, Setsuna
Genere: Angst, Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Katherine Pierce, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Katherine
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Grazie ancora a Iansom, EchelonDeathbat;  charlie997, beagle26, lucy stoker, Fernweh. ___Dobreva 16, robin d.,skizzino84, E DreamerInside; mi spiace che nello scorso capitolo, visto il ritardo, mi sia dimenticata di salutarvi!

Inizia il Nostos, il ritorno a casa
Fusione Damon- Stefan, equivoci di tutti i personaggi


         American Ulysses, capitolo 16
        No colors anymore /I want them to turn black (Eumaeus)

Ore: 24:00 – 01:00

Stefan non si ricordava neppure cosa fosse successo pochi minuti prima, da come stava tranquillamente chiedendo a Damon di andare ancora a bere qualcosa.
Damon non riusciva a giudicarlo, era come se fosse semplicemente suo compito curarsi che quel giovane potesse sopravvivere nel viaggio fino al ritorno a casa. Lungo il tragitto avrebbero incontrato la ‘Taverna Brick Store’, un posto per carrettieri, è vero, ma buono abbastanza per prendere un caffé forte o una bibita alla soda. Il suo protetto, però, non pareva affatto in grado di compiere quel percorso sano e salvo; indubbiamente sarebbe stato preferibile trovare una carrozza pubblica.
Passarono lungo la Randolph Street e l’angolo di Irwin Street, dove sembrava più facile incrociarne qualcuna, ma l’unica cosa che ottennero fu di allungare un po’ il percorso a piedi. Tutto sommato non avevano fretta, e l’aria fresca della sera non poteva che giovare a entrambi.
Una donna vecchissima, con l’aria di una strega sopravvissuta agli incubi appena vissuti, tagliò loro la via proprio mentre passavano di fronte all’obitorio comunale.
Damon notò con piacere che neppure Stefan ne era intimorito, temeva fosse molto superstizioso. Invece il ragazzo guardava con interesse le statue funebri, come delle cose di grande bellezza.
Piuttosto, sarebbe stato meglio poter mangiare qualcosa.
“Stefan, ricordati che Atlanta di notte può essere molto pericolosa, piena di delinquenti che non vedono l’ora di approfittare di un giovane ubriaco; se non avessi avuto la fortuna di incontrare Oliver, saresti in ospedale, o magari arrestato, a passare la notte in guardina. I poliziotti difendono solo i ricchi, e feriscono gli altri”.
Bloom aveva omesso se stesso nel discorso su chi fosse stato a trarlo dai guai, c’era un altro tormento che lo schiacciava, in quell’istante.
‘Il tempo ci sfugge e con esso il denaro e le donne’.
“I tuoi amici medici ti hanno tradito”.
“Quello era come Giuda”. Stefan non alzò la voce ma non ce n’era bisogno per sentire il grido della sua rabbia.
La fiamma della Torre della Guardia forniva una calda luce gialla, e fu quella a incorniciare la sagoma di un uomo che si dirigeva spedito verso di loro, che gli sembrava potesse essere un amico di Giuseppe.
“Buonasera, Stefan!”
Damon per natura non si fidava di nessuno, e sorvegliò con attenzione l’incontro: ma Stefan aveva riconosciuto il signor Diego; era facile, dacché puzzava molto ed era sempre ubriaco fradicio.
Lungamente aveva diffuso dicerie sul suo casato, che raccontava fosse nobile e decaduto. La verità era che si trattava di una schiatta di servitù di campagna, nient’altro.
‘Lord’ Diego prese Stefan per la manica, con occhi lamentevoli.
“Sono rimasto senza un centesimo, capite? Tutta colpa di Crane, e ho tre sorellastre che mantengo io”. Stefan dovette sentirisi pungere sul vivo.
“C’è un posto di insegnante di storia nella scuola del signor Gilbert”.
‘Il mio posto, che ho lasciato vacante stamane’.
Diego sospirò, almeno si rendeva conto di non esserne in grado.
“Comunque non siete il solo ad essere disperato; anche io stanotte non  so dove dormire”.
Damon leggeva chiaramente negli occhi cisposi del loro interlocutore che costui aveva istintivamente pensato che Giuseppe avesse cacciato di casa il figlio per un affare di prostitute.
Il suddetto Stefan, invece pensava che Diego stesse bluffando, ma gli avrebbe dato lo stesso cinque dollari, ma per quanto cercasse, nelle tasche non c’era l’ombra di un penny. Stava per imprecare, quando si ricordò che li stava tenendo Damon per lui, e che non doveva condividere l’idea di fornire l’ubriaco di ulteriore denaro.
“Quello è mister Bloom, vero? Lei invece non avrebbe del lavoro da offrirmi? Potrei distribuire i giornali!”
Damon considerò se gli avrebbe fatto un favore o avrebbe solo ottenuto di fare una figuraccia all’Atlanta Journal-Constitution; quell’uomo ormai era troppo compromesso. Per altro la sua attenzione era catturata dalla guardia che si era beatamente addormentata al suo posto, ma con la coda dell’occhio continuava a controllare la scena.
Diego doveva essere proprio disperato per fermare la gente nel pieno della notte. Stefan tornò accanto a lui per ripetergli quella richiesta di lavoro qualunque, pur immaginando la risposta.
Damon guardava una vecchia barca sul fiume, come per calcolarne il percorso, voltandosi poi con un sorriso.
“Come andrai a piedi fino al quartiere delle Mura di Sherman? Posso domandarti perché hai lasciato la casa di Giuseppe?”
L’immagine di Caroline che gli preparava la cioccolata — con molta acqua, quella dei poveri — strinse un nodo nello stomaco di Stefan. “Quella è stata la mia unica fortuna”.
“Sai, Stefan… in realtà credo che Giuseppe sia orgoglioso di te; invece ti sprechi con gente come Alexander e Kai Parker, che ti hanno abbandonato solo per strada in quelle condizioni apposta. Ti consiglio di lasciarlo perdere, sarà laureato, ma è una persona cattiva. Ho il sospetto che ti abbia drogato, stasera; la sua famiglia era stata sospettata di trafficare con erbe stupefacenti, pochi anni fa. Ti sfrutta perché è invidioso della tua intelligenza”.
Damon smise di parlare: forse Stefan si era fatto prendere in giro o magari era più lungimirante di lui, e aveva un suo piano; sparlare di Malachai avrebbe sortito l’effetto contrario?
In fondo alla strada, un gruppo di italiani litigava calorosamente con l’oste che aveva portato loro il conto.
Li mortacci tua!”*
Stefan sghignazzò, rifiutandosi di tradurre le frasi che seguirono la prima.
Finalmente, come un porto nella tempesta, la locanda di Dwayne spuntò dalla nebbia, a pochi passi da loro.
Appena entrati Damon ordinò del caffè e dei dolci, rendendosi conto che vari marinai li stavano fissando con aria torva.
“Tu hai capito tutto il discorso in italiano, vero?”
“Sì. Anche se da bambino credevo che mio padre si chiamasse ‘Giuseppi’.
Prima di poter avere risposta, uno dei relitti che parevano ancorati a quel posto come se fossero pezzi dell’arredo, chiese a Stefan quale fosse il suo cognome.
“Salvatore”.
“Bello! Buona razza, gli italiani: lavoratori e bravi tiratori per l’esercito, altro che William Tell!****

Nella fiacchezza sua se puoi tu, armato,
Un popolo avvilir, me no, che sprezzo
Qualunque legge che a viltà mi spinge!


Io mi chiamo Vincent Griffith e sono un suddito della Regina. Viva Sua Maestà britannica! La tua faccia, giovanotto, mi ricorda in effetti Giuseppe Salvatore, sarai uno dei figli”.
Con sorpresa di Bloom, Stefan non negò né assentì, lasciando che quel soggetto peculiare continuasse a parlare da solo.
In realtà si stava chiedendo se fosse sbarcato dal piccolo tre vele avvistato nel porto fluviale quella mattina.
“Ho navigato in tutti i mari più pericolosi del mondo, sapete? Alcune volte ho incrociato degli iceberg giganteschi, sono passato sulla fossa delle Marianne, e ovviamente sul triangolo delle Bermuda! Ho incontrato i selvaggi e naturalmente le donne erano sempre nude”.
Nemmeno a dirsi, tutti diventarono interessati repentinamente; soltanto Damon notò, sul retro di una cartolina realizzata con la fotografia di una fanciulla svestita, che l’indirizzo non diceva ‘V.Griffith’. Chi era davvero quell’uomo? Solo i criminali — e gli amanti — nascondono il loro vero nome.
L’Inghilterra, d’altro canto, era una splendida idea. Un tour di primo livello per Katherine, non con i soliti miseri cantanti della Georgia e della Virginia, ma in vere mete per turisti raffinati… Canterbury, Liverpool, Bath.
“Gli italiani si uccidono con lo stiletto**, come uno di questi, per discussioni da niente”. A questa dichiarazione, tutti si girarono da un’altra parte o si alzarono per andare a giocare a freccette, mentre Dwayne faceva finta di nulla, specie di non notare lo scambio di sguardi tra Damon e Stefan.
Vincent continuava col suo racconto.
“Una volta c’era pure la figlia del capitano sulla nave, sarà stata lei ad attirare la tempesta! Eravamo in mare da mesi, coperti di pidocchi, solo con qualche striscia di carne salata al giorno e io per passare bene il tempo, mi sono fatto un tatuaggio, questo qui”.
Un volto molto bello, anche se rovinato dallo stato dell’epidermide del marinaio, si offerse alla vista dei presenti; rappresentava forse un dio olimpico, e accanto aveva il numero sedici.***
“Non male, eh? L’ha fatto un greco, è il ritratto di un classico italiano. Si chiamava Antonio, ed è morto mangiato dagli squali”.
Attraverso la vetrina lurida della taverna, una prostituta guardava dentro il locale. Damon riconobbe subito Kelly, che l’aveva avvicinato più volte quel lunghissimo giorno e la cosa lo fece sentire un po’ in difficoltà. Finalmente la donna si allontanò.
“Sono molto dispiaciuto per la sorte di queste sfortunate”. Nessuno avrebbe dubitato della sincerità del suo tono.
“Evidentemente soffre di malattie veneree” — lo interruppe un tipo meno ambiguo degli altri — “le dovrebbero sottoporre a controlli sanitari, come altri gruppi di lavoratori normali”.
“Hanno un’anima, o si è persa?” Ecco la questione che interessava Stefan.
“Può esistere una specie di sostanza che vive fuori dal corpo? Se è incorruttibile, il suo creatore può distruggerla?”
Damon vedeva il lato realistico delle cose, anche se era affascinato dalla mente del suo giovane amico. “Un conto è credere alla corrente elettrica anche se non si vede, un conto ad un Essere invisibile. Credo che sia una verità data per sicura da persone che ci vogliono controllare, altrimenti tutto sarebbe incerto e volatile come l’ombra del padre di Amleto”.
Stefan sentì un colpo al cuore, al nome del personaggio in cui si identificava così bene.
“Ho molta stima per chi apre questi locali per dar rifugio di notte; un caffè, uno spuntino, e tenere spettacoli gratuiti per chi vorrebbe istruirsi”.
Stefan decise di bere il caffè per compiacere Damon, che gli stava raccomandando di mangiare qualche volta, perché per sua natura doveva nutrirsi.
Bloom però era distratto dal marinaio, Vincent, che in effetti aveva tutta l’aria di un ex galeotto, qualcosa che si riconosce con facilità.
Probabilmente, un assassino. Magari lui stesso aveva dato quell’italiano da mangiare agli squali, piuttosto che dividerlo con altri.
Gli altri marinai, che si atteggiavano a Sinbad, erano più semplici, alla fine.
Prima aveva classificato Stefan un po’ come tutti gli abitanti di Little Italy: grandi divoratori di gelato, molto leali, ma la notte diventavano innegabilmente vampiri in cerca di donne.
‘I bulgari sono più inclini a pugnalarsi senza chiamare la giustizia. Perciò Katherine è così’.
Dal canto suo, Stefan pensava che Kelly era stata molto avventata nella sua ricerca di peccatori, ma certo sono gli italiani ad avere più personaggi nell’Inferno di Dante.
“Le europee sono più belle, secondo me” aggiunse Damon “ricordo tutti i dettagli delle statue greche che ho esaminato stamattina”.
“Vi ricordate tutti quei vascelli fantasma***** che arrivavano dall’Italia?” Il soggetto di viaggi dall’Europa aveva catturato la partecipazione degli avventori.
“Già… sul Carlo Raggio c’erano una ventina di morti per fame e duecento di malattia. Sul Remo, cento per il colera e la difterite, una brutta bestia!”
“E l’Andrea Doria? Più di centocinquanta emigranti morti, e pochi anni fa”.
La malinconia rende i naviganti inclini ad affogare, ma nell’alcol, pensò Damon vedendo come tutti mettevano mano alle fiaschette nascoste nelle giacche, alla faccia del ritrovo pubblico. Da ragazzo però aveva avuto la stessa abitudine, ma gli piaceva solo il bourbon, non il gin.
La guardia lì fuori non pareva aver disprezzato il distillato, invece: per altro era quasi sicuro di riconoscere in quell’alcolizzato un ragazzo proveniente da una famiglia di ricchi borghesi, che aveva dissipato la sua eredità.
Cantava dei versi di canzoni rozze, alternati a sputi di tabacco sul selciato.

Go down you blood red roses, go down
Oh, you pinks and posies
Go down you blood red roses, go down

Un altro militare si avvicinò al posto di guardia, ascoltando e battendo il ritmo con un piede.
“Questo ci è rimasto dopo che il Nord ci ha tassato alla fine della guerra, per impoverirci fino alla fame, come no? Tanto adesso è peggio per loro, perché non abbiamo mezzi; vedrete che tra poco ci troveremo in conflitto con qualche paese europeo per questioni di attacchi nelle nostre acque territoriali, e noi che abbiamo?” Esclamò a gran voce un cliente.
A quelle parole, si alzò un vecchissimo veterano della guerra civile. “Chi erano i migliori soldati? Noi, la cavalleria della Virginia!”
“Frega niente”, rispose Dwayne “per me quelli che contano sono i clienti che pagano!”
Damon trovava ridicole queste discussioni, essendo convinto che l’economia del Sud sarebbe rimasta  antiquata e traballante, invece di adeguarsi alla modernità dell’industrializzato Nord. Inoltre litigare con gente di quel livello, non conveniva a loro due; peggio era accoltellarsi per una donna, se uno dei due era il marito; riflettendo sul suo caso, lo trovava troppo volgare.
Dwayne doveva aver partecipato ad un omicidio ma solo come complice, questo spiegherebbe perché non l’avevano provato.
“Oggi sento solo parole offensive”. Damon raccontò a Stefan l’episodio col Cittadino, che l’aveva umiliato per le sue radici ebree, seppure fosse un sudista.
“Io non sono intollerante, ho un senso della giustizia tutto mio”, concluse Damon con orgoglio.
“A volte la durezza delle battaglie è necessaria” disse Stefan “chi vince, semplicemente, diventa quello che ha ragione, che sente di aver difeso il suo Sacro suolo natio. Ubi bene, ibi patria”.
Damon si stupì della praticità di quel ragionamento. Eppure poche ore prima l’aveva sentito dire che non poteva essere cattolico perché questo premia la povertà. Gli sembrava quasi bipolare, in certi momenti. Tornò a fissarlo con quei suoi occhi così azzurri.
“Sai, Stefan… penso che ti serva un lavoro. L’arta va fatta, non puoi essere un artista e basta”.
Stefan si adombrò, facendo apparire delle rughe di espressione sulla fronte.
“Ma se non ci riesci, è la patria che dovrebbe provvedere a te, aiutarti per avere poi la gloria di una letteratura nazionale”.
A Damon il giovane non era mai sembrato così umano; quella debolezza doveva avere radici e causa nella vita domestica, perché in Stefan riconosceva più le sue sorelline che Giuseppe. Altri artisti promettenti erano finiti male per vivere da sconsiderati, solo un Re può farlo tranquillamente; e certe signore, che…
Però Stefan restava uno stimolo intellettuale per lui, che lo stava ripagando di alcuni problemi occorsi nella serata: magari sarebbe diventato un autore famoso, perché no; su tavolo c’era una copia del Journal, e Damon cercò i suoi articoli pubblicitari.
Certo quel giorno era stato molto confusionario. Gettarvia, la lite col Cittadino, il funerale di Sutton.
Eccolo, l’articolo di Enzo.
‘Ieri sera è passato a miglior vita il compianto Ray Sutton, uno stimato abitante della nostra città che mancherà a  tutti: presenziano alle esequie la vedova, il figlio, Giuseppe Salvatore, Stefan Salvatore, Richard Lockwood, D. Bloom’.
Certo, l’aveva fatto apposta! Stefan non c’era affatto, e il suo nome portava solo l’iniziale. Dannato Enzo.
Era colpa di McKittrick, ed era colpa di Markos se era così stupido da non voler vincere ai cavalli!
Vincent Griffith era in vena di maldicenze. “Vedrete che un giorno o l’altro si parlerà di Albert Fish, che forse non è stato davvero giustiziato; magari è fuggito sull’oceano e tornerà sotto falso nome. É stata una bagascia yankee a piantargli il primo chiodo nella bara. Se non avesse ucciso lei perché ha scoperto che lo tradiva con chiunque, non gli sarebbe venuto quel gusto da squartatore. L’amante fece un grosso scandalo per non essere accusato e si presentò in tribunale raccontando tutti i fatti piccanti, di quanto si amavano!”
Damon si fermò a riflettere. ‘Esiste davvero l’amore di coppia dopo sposati? No.’
“Certo, la moglie era dell’Europa dell’est”. Proprio come Katy, passionale fino alla follia.
“No, era spagnola”. Lo corresse Stefan. Los Placeres del Pecado
“Detesto che la gente qualunque possa inveire contro queste persone, perché neppure si rendono conto di che parlano”.
“Capisco” rispose Damon “le donne —signore — attraenti hanno sempre, per dire, dei gentiluomini in attesa: è una tentazione per tutte le mogli”.
‘Peccato, così prima o poi Stefan rischierà una malattia venerea’.
Damon senza esitazione mise una mano nella tasca della giacca, estraendo una fotografia di Katherine, accuratamente custodita. Era bellissima seduta al pianoforte a coda, così provocante.
“Questa è Katerina Petrova Bloom. Certo le foto non valgono un vero ritratto: per quanto evidenzi bene una parte, un’altra resta in ombra”.
Stefan non disse nulla, ma Damon comprese che si trovava in imbarazzo, perché Katherine lo stava eccitando. “A mia moglie farebbe piacere conoscerti, magai per scambiare opinioni sull’Opera”.
Era fragile, gli mancava un focolare domestico addirittura una matrigna sarebbe stata meglio che niente.
Stefan controllò l’orologio da taschino. “Non mangio da due giorni, essendo passata mezzanotte”.
Damon si sentì stringere il cuore. ‘La politica e la società, formate da persone invidiose, vorrebbero subito stroncare un ragazzo promettente come questo. Mi ricordo di quella volta che Katy ha sollevato un putiferio perché ho portato a casa un cane azzoppato; Stefan ha lo stesso taglio su una mano. Non sa essere amichevole, anche se vorrebbe’.
Gli avrebbe prestato volentieri un abito pulito, tanto vestivano in nero ambedue, rifocillandolo. Certo, non era la figura paterna che tentava di essere, lo capì subito. Non sapeva essere severo. La cosa più importante era portarselo via prima che arrivasse quell’alcolista di Diego a trascinarlo in qualche bettola.
Poi, sotto falsa identità avrebbe fatto perdere le loro tracce, navigando sui Sette Mari…
“Potresti venire a casa mia, almeno non pagheresti più per bere e mangiare”.
Damon sentiva ogni atomo del suo cervello concentrato su idee letterarie o culturali. Magari l’avrebbe anche aiutato a pronunciare meglio il nome di suo padre!
“Amico, posso prendere il giornale?”
Griffith aveva fatto una richiesta innocua, eppure sembrava a Damon che ognuno nella taverna stesse complottando; doveva cogliere il momento per chiedere il conto con un cenno al gestore ed uscire dal quel covo di lupi di mare.
Miracolosamente tutto stava filando liscio, ma giunti alla porta, Stefan si fermò con aria pensosa…
“Che scopo artistico avrà, disporre le sedie girate sui tavoli, la notte?”
“Lavare a terra. Esci, coraggio”. Damon ruotò gli occhi al cielo, facendo quella cosa.
“Meglio andare, appoggiati a me”. Lo prese a braccetto, provando una specie di dolcezza.
‘Parlerò di musica’.
Venne alla luce che Damon preferiva Mozart, Stefan Wagner o Rossini, come suo padre.
Mentre passavano per Pulliam Street, incrociando la Central Avenue, per dirigersi verso la Trinity Avenue, ammirarono le statue, i giardini immersi nelle ombre notturne.
Damon teneva sempre d’occhio Stefan; avrebbe anche potuto cantare? Neanche se gli avesse letto nel pensiero, il giovane improvvisamente intonò un’aria della ‘Loreley’, con un corposo tono baritonale.

Ed io dovrei respingerla,
potrei tradirla? ah no!
Che fu?... che hai?... rispondimi!
Nulla... ti calma... il bramo.
Dimmi che m'ami!...

Sì, aveva la voce buona di Giuseppe, e poi gli piaceva di più come persona. Non che ci volesse moltissimo… anche la risposta di lei, gli sarebbe piaciuto udire.

Non fui da un padre ~ mai benedetta,
bacio materno ~ non ebbi mai,
nella mia casa ~ nessun m'aspetta,
nessun mi chiede ~ se ho in petto un cor...

Quella era una carriera dove si guadagnava, e non poco. Perché no? C’era anche della bellissima musica moderna, non bisognava fissarsi solo sui classici. L’unica incognita poteva essere l’imprenditore, che gli lasciasse abbastanza tempo per scrivere, senza dover rinunciare al suo interesse fondamentale. Se lo immaginò come un gioiello nei loro party post spettacolo; piacerebbe moltissimo alle fanciulle.
Proprio perché era vicino a qualche realizzazione quel brutto ceffo di Diego gli stava attaccato; anzi, già che si presentava l’occasione, gli avrebbe consigliato di staccarsi da quel tipo, il dottorino, che parlava male di lui alla spalle, non in faccia mostrando di che pasta era fatto.
Mentre Stefan si esibiva anche nel ‘Sigfrido’, imboccarono la scorciatoia che sarebbe terminata nel vialetto di casa Bloom.
Chi li osservava, li vide camminare con l’andatura vacillante degli ubriachi, inciampando, reggendosi l’un l’altro, incerti, divertiti.

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Note cap.16
* Id, nel testo originale
**Id, nel testo originale
*** Non ho idea dell’origine di questa credenza, ma il 16, secondo Joyce, rappresentava l’omosessualità nei paesi mediterranei. In effetti, questo è il cap.16
**** Guglielmo Tell, di Gioacchino Rossini
***** “Vascello fantasma" era la definizione per una nave che non portava più tutte le vite con le quali era salpata
Colore: nessuno
Arte: prosa
Scienza: navigazione
Organo: nervi

  
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