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Autore: melania    22/03/2009    8 recensioni
Una notte come le altre. Un futon caldo in cui dormire. Una finestra a separarlo dalla pioggia che imperversa fuori. Poi...il suono di un campanello che interrompe il silenzio. E la sua vita.
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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AIUTAMI

°10°

 

 

*Ammetto che mi vergogno a riscrivere qui sopra dopo quasi un anno.*

*Ringrazio per questo motivo tutte le persone che hanno seguito, letto e commentato questa storia (Cla21, demia87, Cristie, fri, dea73, eruannie87, lucy6, Key_Saiyu, hinao85, Shooting star, ladyhellsing e lua – cap.9), nonostante fossi letteralmente scomparsa dalla circolazione ^^* 

*In particolare un ringraziamento speciale a _ichigo_85 e Milly che hanno speso anche del tempo per contattarmi via e-mail…^_^*

*I motivi che hanno causato questo immenso ritardo sarebbero troppi da elencare…ma ammetto che uno dei principali è stata la difficoltà nello scrivere questo capitolo. In parte rappresenta un momento della mia vita passata e metterlo per iscritto non è stato facile.*

*Spero di non deludere nessuno e di confermare le vostre aspettative…in caso contrario scusatemi ^_^;;*

*BUONA LETTURA!*

*Melania*

 

 

 

 

 

 

 

*******************************************************************

 

 

 

 

 

 

 

Questi giorni possiedono il profumo di Hanamichi.

E le sue carezze.

E le sue labbra morbide.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

-          Hai freddo?

 

-          No… perché?

 

-          L’erba è umida… e tu ci sei completamente disteso sopra.

 

-          Tranquillo.

 

Avverto le carezze di Hanamichi fra i capelli. Le sue dita sono leggere, fredde. Apro gli occhi specchiandomi nel suo sguardo lievemente preoccupato. Ambra increspata.

-          Hey… non mi riammalo. Non sarai costretto di nuovo ad accudirmi.

 

E il mio sorrisetto malizioso lo fa arrossire, ricordandogli come mi ha accudito nei giorni scorsi.

-          Baka…- sorridendo si appoggia più comodamente all’albero di ciliegio dietro la sua schiena.

 

Richiudo gli occhi, rilassato. Solo le sue mani fa i miei capelli. Solo il lieve calore che sento attraversare la tela dei pantaloni, sotto la mia testa. La sua coscia lunga, muscolosa. Morbida.

Sento il respiro accelerare lievemente… ricordi di lui sotto la doccia, delle sue gambe lunghe accarezzate dall’acqua calda, lambite, vezzeggiate. Il suo… KAEDE SMETTILA!

Non capisco se i miei ormoni siano rimasti inutilizzati per anni e abbiano deciso di manifestare la loro presenza solo ora, o se siano nati e impazziti innamorandomi di Hanamichi. Stiamo insieme da una settimana e già i pensieri che possiedo su di lui incominciano a colorarsi di sfumature sessuali. Sarà perché sono un ragazzo? Probabilmente è così anche per lui… però… mi da fastidio non avere il controllo su me stesso. E soprattutto sul mio corpo.

-          Cos’è quell’espressione corrucciata? – le dita di Hana si posano delicate sulle mie sopracciglie leggermente inarcate, disegnandole con i polpastrelli.

 

Distendo la mia espressione pensierosa, che non mi ero nemmeno accorto di aver assunto, e apro gli occhi.

-          Pensavo al mio pene.

 

 

Segue un attimo di silenzio.

-          Al… tuo…?..........................…amo un ragazzo filosofo… - e il suo tono sarcastico, e la risatina che segue, si perdono nei miei occhi.

 

-          Non è colpa mia… se tu scateni reazioni… lì sotto.

L’espressione di Hanamichi passa dall’incredulo all’imbarazzato. Il suo viso si colora di un rosso tenue mentre i suoi occhi si fissano sull’erba fresca sotto di noi.

Mi sollevo a sedere e, divertito da questo suo imbarazzo – ignorando stoicamente il mio –, avvicino il mio viso al suo, fermandomi a pochi centimetri dalle sue calde labbra.

-          Kaede…- il suo tono è incerto… e lievementente affannato - siamo in un Parco Pubblico…

 

-          …di mattina presto e nel punto più nascosto… - continuo per lui.

Ci fissiamo negli occhi per pochi secondi. I nostri nasi si sfiorano e sentiamo entrambi il fiato caldo uscire dalle nostre labbra dischiuse. La sua espressione è combattuta… poi dalla sua bocca esce un lieve sospiro.

-          Vaffanculo…- lo sussurra sulle mie labbra prima di afferrarmi la testa e portarsela contro di sé. Le nostre labbra s’incontrano con forza, voraci, assettate di un qualcosa che non riusciamo ancora a racchiudere completamente in un nome.

Quando bacio Hanamichi, dalla mia mente scompare ogni tipo di pensiero. Mi concentro solo sulle sensazioni che la sua bocca mi dona… e sono davvero sensazioni piacevoli.

Quando ci separiamo, mi sorride accarezzandomi con il dorso della mano la guancia accaldata.

-          Infida volpe…mi freghi sempre…

E il mio sguardo soddisfatto lo fa ridere nell’aria fredda.

 

 

Amo la tua risata.

 

 

-          Quante assenze hai fatto fino ad ora?

 

Camminiamo lentamente fuori dal parchetto. Oggi abbiamo saltato la mattinata a scuola. Non so perché… ci siamo incontrati davanti ai cancelli grigi dell’Istituto e guardandoci negli occhi abbiamo entrambi compreso che non saremmo entrati. Siamo rimasti immobili mentre gli altri studenti un po’ sorpresi di vederci insieme ci passavano accanto, parlottando fra loro. A un mio cenno del capo ci siamo allontanati dalla scuola camminando vicino mentre sentivamo dietro di noi le campanelle suonare l’inizio delle lezioni.

Ci siamo rifugiati nel parchetto pubblico di Kanagawa… lontani da tutto. Solo noi due… solo noi due.

 

-          Mmm…3 incluso oggi – e mi volto a guardare la sua espressione corrucciata.

 

-          Che c’è?

 

-          Akagi ci ammazzerà… e tu eri ancora sotto punizione…

 

-          Da quando sei così diligente do’hao? – il mio tono malizioso lo fa arrossire…

 

-          Baka…io mi preoccupo solo per te…

 

E allungando il passo passa per primo dentro il varco della rete… io lo seguo sorridendo lievemente.

Devo dire che questo passaggio creato da lui e Mito è davvero comodo.

Ci ritroviamo dentro il campetto da calcio… sentiamo la campanella della pausa pranzo suonare e in pochi minuti vediamo il cortile riempirsi di studenti. In questo modo la nostra presenza passerà inosservata (se possono passare inosservati due energumeni di 1,80 cm… aggiunge la mia mente perplessa). Ma in fondo non ce ne importa nulla. Ormai i professori sanno con chi hanno a che fare.

 

Ci incamminiamo verso il cortile… quando siamo arrivati davanti all’entrata della scuola, ci fermiamo. Ci fissiamo negli occhi e lui mi sorride dolcemente. Ci baciamo con gli occhi. E poi lui entra dandomi la schiena.

Ora siamo di nuovo diventati la “Baka kitsune” e il “Do’hao“.

 

 

Fermarti… fermarti e baciarti con forza dentro il corridoio grigio. E non pensare a niente. Solo le tue labbra contro le mie. Solo le tue mani intorno al mio corpo. Vorrei fare questo ora. Vorrei solo questo.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Le feste sono iniziate.

 

Il mio cervello pensa solo questo. Mi appoggio con tutto il corpo contro la ringhiera. Oggi fa piuttosto freddo. Forse pioverà… il mio sguardo si allontana verso l’orizzonte. Qualche nuvola pigra, gonfia di pioggia, calma nel cielo azzurro. L’aria è umida. Sì…l’odore della pioggia proviene dal mare. Dalla sabbia bagnata. Il cortile, metri lì sotto, è semivuoto. Le lezioni sono finite da una mezz’oretta e chi non frequenta un club pomeridiano, può andarsene direttamente a casa. Iniziare a godersi le vacanze.

Nonostante la scuola sia decentrata rispetto alla città, si sentono lo stesso in lontananza le musichette natalizie provenire dal centro commerciale.

 

Sbuffo… ma dove è finito Hanamichi? Aveva detto che mi avrebbe raggiunto qui sopra. Mi stringo maggiormente nel giaccone. Non capisco perché continuiamo a incontrarci qui sopra. Fa troppo freddo maledizione.

 

Mi piacerebbe non dovermi nascondere.

 

A un tratto si apre la porta della terrazza. Eccolo. Ha i capelli arruffati, il fiato leggermente ansante.

 

-          Scusami, sono stato trattenuto dal prof.

 

Mi si avvicina velocemente, scusandosi con lo sguardo. Si appoggia anche lui alla ringhiera, vicino a me. Le spalle che si toccano. Recupera il respiro. Sono investito dal suo profumo.

 

-          Do’hao.

 

-          Hey! – e mi lancia uno sguardo obliquo. Poi mi sorride, baciandomi una guancia – stupida volpe – con la sua voce rauca e calda a pochi centimetri dal mio orecchio.

 

Gli passo una mano dietro la testa, impedendogli di allontanarsi dal mio viso. Lo porto con decisione contro la mia bocca, contro le mie labbra avide di lui, del suo calore, del suo sapore, della sua saliva. L’altro mano la porto intorno alla sua vita, stringendola contro di me. Hanamichi dopo un attimo di sorpresa risponde al bacio allacciandomi le braccia al collo. La sua lingua vellutata si scontra con la mia e come sempre, sento il cuore aumentare il battito e il calore invadermi il corpo. Lo spingo contro la ringhiera appoggiandomi contro il suo corpo senza schiacciarlo. Hanamichi aumenta la stretta inarcandosi contro di me. I nostri bacini vengono a contatto. Non riusciamo entrambi a trattenere un ansito di piacere.

 

Spalanchiamo gli occhi.

 

Sorpresa. Imbarazzo. È ciò che io leggo nel suo sguardo… e deve essere ciò che lui vede nel mio.

Ci stacchiamo lentamente...poi Hana ride leggermente, le guance arrossate.

 

-          Siamo proprio due imbranati.

 

Sorrido anch’io leggermente, abbracciandolo (non troppo stretto… sento che la situazione lì sotto non si è ancora ristabilita).

 

-          Hem… Kaede… senti…

 

Alzo il capo dalla sua spalla incuriosito dal suo tono imbarazzato.

 

-          Mh…

 

-          Lo so che non c’entra niente ora… ma… le feste natalizie… vorresti… passarle con me? E’ da… tanti anni… che non lo passo con nessuno…

 

Lo stringo forte…

 

-          Ma che domande mi fai…

E mi sorride. E lo bacio.

-          Stasera… posso venire da te?

Sorride felice annuendo… poi si adombra divenendo pensieroso.

-          Cosa c’è? – gli sfioro la guancia con il dorso della mano.

 

-          Devo lavorare fino a tardi stasera. Nel periodo natalizio ci sono imposti degli straordinari.

 

 

-          Mh… - peccato… avrei voluto passare l’intera serata con Hanamichi.

 

-          Se vuoi, ti do le chiavi di casa. Mi puoi aspettare lì… - e mi guarda sorridendo.

 

 

 

 

-          E se invece venissi nel locare dove lavori?

 

Hanamichi mi sorride raggiante.

-          Davvero?

 

-          Sì.

E mi abbraccia forte sussurrandomi grazie all’orecchio.

Ci vuole così poco a farti felice.

 

 

 

 

 

 

 

La sofferenza e il dolore sminuiscono tutto vero Hana?

E noi due lo sappiamo. Noi due lo abbiamo vissuto. E quando si sta così male… quando tutto ciò che ci circonda sembra senza valore… non importa più nulla. Potresti rimanere sotto la pioggia in piedi, senza provare freddo né alcun sentimento. Solo il Vuoto.

Ma ora che abbiamo riscoperto la felicità delle piccole cose… tutto…. tutto riacquista significato.

 

E diviene importante.

 

 

 

 

***

 

 

 

 

La banchina della stazione è stracolma. Odio essere in mezzo alla folla. Piove e il tettuccio di plastica della banchina a stento ci copre tutti. Avverto le gocce d’acqua infilarsi dietro il collo… fa freddo. Maledettamente freddo. Mi stringo nel giaccone cercando un po’ di calore. Mi alzo il cappuccio sopra la testa, ignorando il chiacchiericcio intorno a me.

Incomincio a pentirmi della promessa fatta a Hanamichi. Starnutisco. Ci manca solo che mi riammalo di nuovo. Osservo nervosamente l’orologio della stazione.

20:02

Fra pochi minuti dovrebbe arrivare il treno. Hanamichi è già a lavoro; appena finiti gli allenamenti è scappato alla stazione. Altro starnuto. Chiudo gli occhi.

 

 

-          Rukawa…dopo gli allenamenti potresti seguirmi nel mio ufficio?

 

Osservo il nonnetto. Che cosa vorrà?

L’immagine della busta rinchiusa nel cassetto mi fa sussultare impercettibilmente.

In questo periodo sono stato così preso da Hana da essermi scordato dell’offerta di Anzai-san.

 

Sento gli occhi di Hanamichi osservarmi. Senza cedere troppo alla preoccupazione, annuisco leggermente.

Mi volto verso Hanamichi riprendendo a palleggiare come se niente fosse. So che vorrebbe chiedermi qualcosa, ma faccio finta di niente.

 

Dopo una mezz’oretta sono davanti alla porta di Anzai-san. Rimango immobile.

 

E se me ne andassi senza dire nulla? Oggi è l’ultimo giorno di lezione, lo rivedrei dopo le vacanze. E avrei almeno il tempo di pensare…

 

-          Rukawa… quando vuoi puoi entrare eh… - la sua voce attraversa, ovattata, la porta, insieme alla sua risata bonaria.

 

Sussulto sorpreso per essere stato scoperto… maledetto nonno…

Apro con decisione la porta ostentando una sicurezza che in questo momento non provo.

 

-          Mi dica Anzai-san.

-          Siediti Rukawa.

 

Con un cenno della mano m’indica la sedia metallica davanti alla sua piccola scrivania.

-          Allora allora…- s’aggiusta gli occhialetti sul grosso naso… - devo dire che mi hai sorpreso Rukawa… - e mi sorride bonario, osservandomi attentamente.

 

Inarco le sopracciglia…non capisco che cosa voglia dire.

Deve leggere la mia espressione confusa perché procede nel parlare.

 

-          Quando, settimane fa, ti ho consegnato la busta con l’offerta per gli Stati Uniti, pensavo che entro due giorni me l’avresti restituita con tutte i documenti necessari già pronti e firmati…e invece… - si alza lentamente, avvicinandosi alla finestra che da sul cortile interno della scuola…- e invece ancora nulla…- si dondola leggermente, lo sguardo perso al di fuori dell’edificio, illuminato dal sole morente.

 

Chino la testa cercando di rendere chiari i miei pensieri…alla fine sospiro, sconfitto.

 

-          Penso che forse questa non sia più la scelta migliore per me…in questo momento.

 

Non vedo la sua espressione perché mi da le spalle ma posso lo stesso avvertire il suo sospiro grave.

 

-          Rukawa…durante la vita di una persona, capita frequentemente che si debbano prendere delle decisioni importanti…per il proprio futuro. Possono andare a discapito dei propri affetti o della propria quotidianità…e possono anche cambiare la vita in modo definitivo…positivamente o negativamente. Ma…quando non si affrontano i problemi…quando la scelta è scappare…questa non potrà mai essere la scelta giusta.

 

Mi alzo di scatto dalla sedia, turbato.

 

-          Che cosa sta cercando di dirmi Anzai-san?

 

Si gira osservandomi con calma, un sorriso disteso sul suo viso bonario.

 

-          Ti ricordi l’anno scorso quando sei venuto da me? Mi chiedesti la possibilità di andare negli Stati Uniti. E c’era una foga, un ardore notevole nelle tue poche parole e nei tuoi occhi. Dovevi andartene via dal Giappone, dovevi lasciarti qualcosa alle spalle. Stavi scappando.

E io non potevo permettertelo.

 

Ripenso a quei giorni… la notizia della nascita della mia “sorellina” che capeggiava sui giornaletti scandalistici. E il telefono che non suonava, mio padre che non mi metteva al corrente di una notizia così importante.

La rabbia, la delusione. La voglia di andarmene e di mandare al diavolo tutto.

Un posto nuovo, dove poter ricominciare una vita che non avevo ancora appieno vissuto.

Una città dove non sarei stato notato per la mia bellezza o per il cognome che possedevo.

 

 

-          Penso che invece ora sia maturo per fare quest’esperienza… ma tu, come allora, scappi. Ma… - mi fissa intensamente negli occhi… - da cosa stai scappando questa volta Rukawa?

-Anzai-san… - evito la sua allusione con leggerezza – io rispetto le sue parole…e confido che siano vere ma…le ripeto…penso che non sia questa, ora, la mia scelta – m’inchino lievemente, sperando di poter chiudere questo discorso.

Sento l’aria soffocarmi.

Voglio solo uscire da quest’ufficio e andarmene a casa. Stasera devo andare da Hanamichi, non posso perdere tempo. Non voglio ascoltare altro.

Anza-sani rimane in silenzio. Poi si risiede dietro la scrivania.

-          Va bene Rukawa… ma pensaci ancora. So che farai la scelta giusta.

 

 

 

Mi stringo nel giaccone… gli occhi fissi sulle mie scarpe da ginnastica.

Non voglio lasciare Hanamichi… non ora che l’ho appena trovato. Non ora che incomincio ad assaporare il volere bene a una persona… e il dipendere la felicità da un suo sorriso.

Come potrei trasferirmi negli Stati Uniti fra qualche mese? E con Hana… come andrebbe a finire?

Non voglio……………………….. non voglio rimanere ancora da solo.

 

La solitudine.

 

Che sia questa la risposta alla sua domanda Anzai-san?

 

 

A un tratto la voce computerizzata proveniente dagli altoparlanti annuncia l’arrivo del treno. Mi risveglio dai ricordi di poche ore fa. Attorno a me la gente incomincia a spingere eccitata. Maledetti che cosa spingete a fare?

Odio queste situazioni.

Arriva il treno per Yokohama. Vengo sospinto dalle persone dietro di me con forza contro l’entrata. Arghhhhhhhhhhhhhhhhh.

Con uno scatto violento entro dentro il vagone, sedendomi in uno dei posti vuoti. Ho il respiro accelerato, cerco di calmare il mio nervosismo. In queste situazioni mi sento come un animale in gabbia, braccato, stretto da delle catene invisibili.

In pochi secondi il treno riparte. Appoggio la fronte contro il vetro freddo del finestrino. Le luci della notte sembrano confondersi nella pioggia che imperversa fuori. I palazzi, le strade… tutto. Una scia luminosa e indistinta… che si rispecchia nei rivoli d’acqua che scivolano lungo il vetro.

Quante volte Hanamichi avrà visto questo paesaggio? Quante volte con la morte nel suo sguardo? Se penso a tutte le volte che lo osservavo durante le partite e vedendolo stanco pensavo a dove fosse andato a divertirsi con i suoi amici la notte prima.

E invece c’era solo un lavoro lontano da casa e dei micetti ad aspettarlo nel suo piccolo appartamento.

Non so perché ma avverto una morsa allo stomaco. Quante volte ho maledetto mio padre… eppure non ho mai voluto disdegnare gli assegni che mi versava. Mi vergogno. Se penso a Hanamichi… mi vergogno di me stesso. Devo trovarmi un lavoro. Voglio diventare indipendente per quanto posso.

Lentamente la pioggia si trasforma in neve… i fiocchi hanno appena il tempo di posarsi sul vetro che diventano acqua. Affascinato osservo i turbini di neve scivolare nell’aria illuminata dai lampioni vicini ai binari. Accanto a me una signora di mezza età si lamenta della velocità del treno. Effettivamente ha rallentato l’andatura. Guardo il mio orologio: 20:35.

Avevo promesso a Hanamichi che sarei andato da lui al locale verso le 22. Il mio sguardo si riposa fuori dal finestrino. Non sembra che il tempo accenni a migliorare.

A un tratto la voce dell’altoparlante annuncia che il treno si fermerà per una ventina di minuti a causa della neve. Il tempo di dirlo e si sentono i freni incominciare ad attivarsi. Dopo pochi secondi il treno si ferma.

Maledizione!!! Non ce la farò mai ad essere da Hana per l’ora prestabilita. E non so nemmeno come avvisarlo. Sospiro chiudendo gli occhi e maledicendo questa giornata.

 

 

 

***

 

 

 

 

Ormai è mezzanotte. Corro per le strade semideserte di Yokohama. Fra le mani stringo la cartina che Hana mi ha disegnato questo pomeriggio per raggiungerlo al locale.

Sarà ancora lì? Che cosa avrà pensato non vedendomi arrivare? Maledetto treno!

Per fortuna hanno già lanciato il sale sul selciato deserto della strada… se no mi sarei già spaccato l’osso del collo a correre sul ghiaccio.

Supero l’ipermercato ormai deserto, segnato sulla cartina. C’è un qualcosa di immensamente squallido in un palazzo così imponente illuminato a giorno con milioni di lucine colorate.

Altri trecento metri e dovrei trovarmi davanti ad un’ farmacia… eccola. Mi guardo forsennatamente attorno… il locale dovrebbe essere da qualche parte qui attorno. È inutile che guardi sul foglio… sapere il numero civico non mi servirebbe a nulla. Non si trova mai un cazzo in questo modo.

Tutti i negozi sulla via possiedono le saracinesche chiuse… e a farmi compagnia c’è solo la luce giallastra dei lampioni. Rimango un momento immobile in mezzo alla strada. Il mio respiro si condensa in nuvolette candide davanti alle mie labbra. Che cosa devo fare?

Mi sistemo meglio il cappuccio del cappotto sulla testa, camminando lentamente. Hanamichi se ne sarà tornato a Kanagawa… mi dispiace tantissimo per come è andata questa sera. Mi sarebbe piaciuto osservare dove lavora. Posso raggiungerlo a casa sua…

Guardo l’orologio…00:15….il tempo di arrivare in stazione, prendere il primo treno per Kanagawa… arriverei a casa sua verso le 3. Fantastico………….. cazzo.

Spero solo che Hana non si sia preoccupato troppo… forse avrà pensato che alla fine mi sono riammalato… o che “baka kitsune” come sono mi sono addormentato da qualche parte.

 

Sorrido lievemente.

 

 

 

Quanto ti vorrei ora qui accanto a me.

 

 

 

 

 

Alzo gli occhi verso il cielo scuro… e a un tratto, impercettibilmente, ricominciano a cadere volteggiando dei piccoli fiocchi di neve. Li vedo posarsi delicatamente sulla strada per poi sciogliersi in acqua impercettibile sul selciato.

Sospiro pesantemente… faccio per girarmi e tornare alla stazione quando il mio sguardo è catturato da una saracinesca più in fondo… proviene una debole luce da lì sotto.

Che sia quello il locale dove lavora Hanamichi? Forse è rimasto ancora qualcuno… potrei almeno chiedere a che ora Hana se n’è andato. Per decidere se raggiungerlo o no.

Mi avvicino velocemente stringendomi nel giaccone…. fa davvero freddo cazzo.

Quando sono davanti alla saracinesca del negozio scopro che sì, è quello il locale.

I caratteri in hiragana di “Shinrin(“foresta- ” NdM) campeggiano su una tavola di legno, sopra l’ingresso. E da sotto proviene una debole luce… batto un pugno leggero sul metallo.

Il rumore che provoco si espande con prepotenza nel silenzio che mi circonda. A disagio mi guardo attorno… non vorrei che qualcuno pensasse che sia un ladro… o un delinquente… e chiamasse la polizia. Ma nessuna finestra dei palazzi vicini s‘illumina…

A un tratto la saracinesca si alza di scatto… beh se chi abita non si era svegliato prima… sorrido ironico… ma le mie labbra si dischiudono stupite.

 

Davanti a me c’è Hanamichi.

 

Il vetro della porta ci separa ma posso lo stesso vedere le sue labbra pronunciare, stupite, il mio nome.

E a un tratto sono dentro, fra le sue braccia.

Mi stringe a sé ed è caldo il suo corpo... e profumato il suo maglione. E dolce la sua voce mentre sussurra “Kaede” al mio orecchio.

-          Scusami per il ritardo. La neve. Pensavo fossi tornato a casa.

Hanamichi si slaccia dal mio collo sorridendomi fanciullesco.

-          Una volpe aveva promesso che sarebbe venuta a farmi visita…piuttosto…sarai morto di freddo lì fuori – e senza darmi il tempo di dire nulla mi prende le mani racchiudendole dentro le sue.

Mi sento racchiuso nel suo affetto… e le sue mani che riscaldano le mie sembrano racchiudere la mia anima.

Dopo pochi minuti la pelle recupera un lieve colore rosato… Hanamichi si stacca lentamente da me e mi fa cenno di sedersi su uno degli sgabelli vicino al bancone del piano bar. Distratto lievemente dalle sue chiacchiere di sottofondo (“Il Genio è tale anche quando deve sostituire una stufa”), mi osservo intorno. Il locale è in legno d’abete, l’odore nell’aria ne è pregno, e fa uno strano effetto pensando ai palazzi moderni e metallici lì fuori. I tavolini e le sedie sono anch’esse in legno massiccio e l’idea di solidità e fermezza che trasmettono si rispecchia nell’ambiente intimo e ricercato che mi circonda.

 

Mi piace.

 

 

Mi torna in mente una vacanza in montagna che facemmo tantissimi anni fa. Mamma dava già i primi sintomi di malessere ma sembrava che l’aria fresca e pulita delle montagne vicino a Kiyomizudani la facesse stare meglio. Sorrise molto durante quella breve vacanza. Ed io osservavo affascinato i campi verdi che circondavano la città… non avevo mai visto così tanta erba e fiori e farfalle in un unico posto. Kanagawa, in fondo, è sempre stata un’immensa distesa di cemento.

-          Hey! Ma mi stai ascoltando?

La voce fintamente irritata di Hanamichi mi riporta alla realtà. È passato dietro al bancone… solo ora mi accorgo che indossa ancora un lungo grembiule nero che gli avvolge il petto e i fianchi. A un tratto l’immagine di lui… davanti a me… vestito con solo quell’indumento…

Sento ardermi le guance… riporto lo sguardo su di lui, concentrandomi sul suo viso.

-          Il titolare ti ha lasciato le chiavi del locale?

Hanamichi sorride complice.

-          Sì…mi trovo bene con il nonnetto… nonostante lavori qui unicamente per intercessione degli assistenti sociali, mi ha sempre trattato bene…anche se è un vero schiavista! – ridacchia lievemente, - non mi ha giudicato solo dal mio aspetto…e poi, non per dire ma… sono un Tensai anche nel servire! – e il suo sguardo sbruffone si perde in una risata leggera…

Poi il suo sguardo ritorna serio e appoggiando le braccia sul bancone, incassa la testa all’interno, quasi stendendosi.

-          Spesso ho dormito qui. A volte finivo troppo tardi di lavorare e non avevo voglia di tornare a casa. Watanabe-san mi concedeva il permesso di dormire qui, bastava che ripulivo tutto il locale prima di addormentarmi. Nel piccolo ripostiglio qui dietro c’è il mio futon il tessuto ormai è pregno dell’odore del legno e del tabacco…- e ridacchia.

Il mio sguardo si adombra… provo ormai quasi un malessere fisico al pensiero della sua condizione fino a qualche mese fa. La mia mano si sposta sulla sua testa senza che me ne accorga… gli accarezzo dolcemente i capelli, intrecciando per pochi secondi le dita fra quella massa carminea.

Lui alza il capo e, sporgendosi, mi bacia a fior di labbra.

-          Vuoi dormire qui con me?

Annuisco lievemente prima di far ricombaciare le nostre bocche.

 

 

 

 

 

Dopo una mezz’oretta e una tazza di thé caldo, Hana abbassa totalmente la saracinesca, chiudendola con un fermo in metallo. Spegne anche le luci calde del locale… l’unica fonte di luce proviene da dei bicchieri colorati e sbrecciati con dentro dei mozziconi di candele, posti sui tavoli vicino al futon. Lo abbiamo steso in un angolo della stanza, vicino al condizionatore d’aria calda… almeno non moriremo di freddo questa notte.

Ci stendiamo vicini, coprendoci con delle coperte in lana che Watanabe-sama ha lasciato a Hanamichi.

 

L’unico suono che si sente è il vento freddo che si spinge lievemente contro la saracinesca del locale.

 

Hana si stringe contro di me, ponendo la testa sulla mia spalla, strusciando la guancia contro il mio collo. Sorrido, accarezzandogli i capelli.

 

-          Lo sai che non sei un gatto vero?

Sento le sue labbra incurvarsi divertite contro la mia pelle.

-          Cavolo… e pensare che mi stavo già preparando a fare le fusa

Rimaniamo in silenzio, solo i nostri respiri caldi nell’aria… poi avverto Hana sospirare.

-          Mi dispiace per questa sera… hai passato quattro ore in treno e sei anche rimasto bloccato a dormire in uno stupido locale…

 

-          E tu mi hai aspettato… e ora sei abbracciato a me… dormiremo insieme… non mi potrebbe importare altro in questo momento.

Gli bacio la fronte… gli occhi chiusi frementi e imbarazzati…. le guance arrossate… e le labbra piene e dolci.

 

 

 

 

 

Hey Hana… e se ci rinchiudessimo per sempre qui dentro?

Se lasciassimo il nostro futuro, le preoccupazioni, i tormenti e i dolori fuori di qui? Potrebbero sbattere quanto vogliono contro la saracinesca ma non ce la farebbero a entrare.

 

Cosa ne pensi?

 

 

***

 

 

 

Le vacanze natalizie passano velocemente… con Hanamichi cerchiamo di trascorrere il maggior tempo possibile insieme. Dormiamo insieme quasi ogni sera e svegliarsi la mattina sotto lo stesso piumone è una sensazione che è difficile da descrivere. Quando apro gli occhi e vedo il suo viso rilassato vicino al mio… mi sento completo. Ed è una sensazione totalizzante. Quasi euforica. Inizio la giornata con un suo sorriso… e un bacio umido e caldo.

 

 

Hanamichi sembra stare meglio. La notte a volte lo sento mormorare angosciato parole incomprensibili, ma basta un mio abbraccio per farlo calmare. Vorrei dissipare gli incubi che ancora lo tormentano… ma a poco a poco li rilegherò da qualche parte.

 

 

Voglio farcela.

 

 

A volte lo sento alzarsi durante la notte… faccio finta di dormire ma osservo febbrilmente le sue mosse… nonostante la sua promessa ho sempre paura che possa ricominciare a tagliarsi; che scopra che in fondo io non gli basto per eliminare il dolore.

Ma Hana non impugna mai nulla in mano… si avvicina alla finestra e si perde con lo sguardo nell’oscurità. Non penso veda qualcosa in realtà, né che cerchi nulla nella via deserta. Si sfiora il braccio segnato dalle mille cicatrici e rimane in piedi per vari minuti. Forse piange… non lo so. Io rimango immobile nel letto, cercando di frenare la mia voglia di alzarmi e stringerlo contro di me, confortarlo. So che lui non lo vorrebbe… sono dei momenti per sé, intimi… quando vorrà coinvolgermi, lo farà. Lo so. Ma è così frustrante…

Anche la quotidianità ci coinvolge piacevolmente… è divertente (anche se non lo ammetterò mai) litigare per cosa cucinare durante la giornata o per chi dovrà pulire… questa casa che è sempre stata fredda e silenziosa riacquista luce con Hanamichi. Mi ha anche costretto a comprare delle lucine al neon da attaccare fuori dalla porta… non me ne importa nulla del Natale e non capisco nemmeno perché dovrei festeggiare una festa in cui non credo… ma la sua espressione soddisfatta nel vedere le luci colorate accendersi e spegnersi mi ha ripagato dalla fatica del montarle e rimontarle (dopo averne rotte almeno una decina!). Visto che Hana si è trasferito qui per questi giorni ha portato con sé anche i suoi gattini.

All’inizio l’incontro con Micky non è stato dei più entusiastici… ma alla fine il mio gatto si è abituato all’intrusione...

-          Hey… a cosa stai pensando?

Hanamichi si sporge sullo schienale del divano sorridendomi.

-          Che sia io e sia Micky ci stiamo abituando ad avere dei do’hao girarci per casa…

Il suo viso diviene rosso…

-          Brutta volpacc…- non riesce a finire la frase che lo attiro contro le mie labbra, trascinandolo oltre lo schienale del divano, sopra di me.

Ci baciamo con foga e sento Hana rabbrividire contro il mio corpo quando una mia mano fredda scivola lentamente sotto il suo maglione azzurro. Accarezzo la sua pelle calda e liscia dei fianchi per poi salire lungo la sua schiena… che pelle mormida che hai Hana…

Lo sento strusciare lentamente il suo bacino contro il mio mentre la sua lingua continua a intrecciarsi umida con la mia… abbiamo entrambi il fiato corto… le sue mani mi sfiorano i capelli in carezze delicate, mentre avverto la sua eccitazione sfiorare la mia.

In questi giorni un altro aspetto che abbiamo… approfondito… è il contatto fisico. Sarà che siamo ragazzi, sarà che per quanto mi riguarda quando incomincio ad accarezzarlo le mie mani incominciano ad avere vita propria… ma lo desidero. Non ne abbiamo ancora parlato, ci imbarazza entrambi affrontare l’argomento… ma…

Le mie mani scendono repentine lungo la sua schiena e dopo una lieve esitazione si posano sul fondoschiena, accarezzando le natiche rotonde e sode avvolte dalla stoffa dei jeans chiari. Hanamichi si stacca con un gemito dalle mie labbra guardandomi con gli occhi socchiusi… posso leggervi la passione, il desiderio, misti a imbarazzo e timore… ciò che starà nei miei occhi. Ma in questo momento non m’importa… stringo le dita intorno alle sue rotondità spingendole contro il mio bacino teso e a entrambi sfugge un ansito allo scontrarsi delle nostre virilità eccitate.

-          Kaede… - il suo sussurro roco si infrange contro il mio orecchio prima che le sue labbra incomincino a mordicchiarlo lentamente…

Ok… sto per perdere il mio famoso autocontrollo…

Leccando la pelle lievemente sudata del collo sposto una mano dal suo fondoschiena alla coscia… lentamente la percorro per farla scivolare lungo il fianco… e lo stomaco… e il ventre… fino ad arrivare sopra il rigonfiamento dei jeans. Struscio il palmo lentamente contro la sua virilità e avverto Hana ansimare piano contro il mio orecchio. Chiudendo gli occhi e lasciandomi trasportare dal suo respiro spezzato, incomincio ad abbassare la cerniera… infilo la mano sotto i boxer e in un attimo avvolgo le dita intorno al suo membro caldo. Rimango immobile, imbarazzato.

Dio è la prima volta che faccio una cosa del genere in vita mia…

Il viso di Hanamichi è nascosto contro il mio collo e dal calore che emana, riesco a immaginare le sue guance in fiamme… sta trattenendo il fiato…

-          Kaede…già è la situazione più imbarazzante…della mia vita…per favore…

Il suo sussurro smorzato contro la spalla mi riscuote dall’immobilità… in fondo è identico a quando lo faccio a me… no?

Incomincio lentamente a saggiare la pelle, a farla scivolare contro il mio palmo e gli ansimi di Hanamichi m’incoraggiano a poco a poco ad aumentare il ritmo… sento il mio membro tirare contro i pantaloni della tuta. Toccare Hanamichi e sentire le sue reazioni mi stanno portando fuori di testa…

-          Hana…- e con la mia voce roca non so bene cosa gli sto chiedendo… sembra una supplica o un richiamo...

Con un sospiro affannoso contro il mio orecchio lo sento appoggiarsi sul fianco sinistro in modo tale da poter muovere il braccio destro… non vorrà… sento le sue mani impacciate accarezzarmi il petto per poi scendere velocemente sui pantaloni… dopo un attimo di esitazione sento le dita infilarsi sotto i miei slip e accarezzare il mio membro.

Quel poco di lucidità che mi era ancora rimasta scompare. In questo momento avverto solo la mia mano che continua ad accarezzare a ritmo sostenuto la sua eccitazione calda e umida, il suo respiro spezzato contro il mio collo e il mio piacere che velocemente serpeggia nell’inguine e nel cervello.

A tratti i nostri membri si accarezzano e sentire quel calore contro il mio m’incendia ulteriormente i sensi… sto per venire… stringo con forza il suo membro e Hana incomincia ad ansimare pesantemente…

-          Kaede………..Kaede…..- e con un ultimo ansito e un brivido veniamo assieme, bagnandoci le dita con il nostro seme.

 

Rimaniamo in silenzio per minuti, recuperando il respiro. Avverto il peso di Hana sopra di me e il suo membro “a riposo” contro il mio. Ci siamo accarezzati a vicenda… non riesco a crederci…

 

 

-          Penso che…non riuscirò più a guardarti in viso dopo questo – il mugolio di Hana si perde contro il mio collo.

 

-          Esagerato… - e con la mano “pulita” gli accarezzo dolcemente i capelli… - io invece… sono contento… di aver condiviso con te questa esperienza… - il mio sussurro gli fa sollevare di scatto la testa, gli occhi bassi e le guance in fiamme.

 

 

-          Hentai!

 

-          Hana… - gli accarezzo la guancia guardandolo seriamente, lui incontra i miei occhi e mi sento annegare nell’ambra autunnale… - non c’è un’altra persona che desideri di più al mondo di te, in questo momento…

 

Le sue guance s’imporporano e sorride, nascondendo il viso fra il mio collo e la spalla.

 

-          Anch’io ti desidero volpaccia…in realtà ti desidero da molto tempo…

 

-          E poi sarei io l’hentai

Rimaniamo distesi sul divano ancora per altri minuti…poi alla fine ci alziamo e con estremo imbarazzo ci aggiustiamo i pantaloni…

-          Forse dovremmo…fare una doccia…eh?

 

Guardo Hana…al pensiero di lui nudo contro di me…immerso nell’acqua…la schiuma bianca del bagnoschiuma sulla sua pelle…

 

 

-          Kaede… - il suo tono imbarazzato mi riscuote dai pensieri poco casti che avevano invaso la mia testa… - a cosa stai pensando?

I suoi occhi sono fissi sul mio inguine…è inutile dare un’occhiata…mi sono di nuovo eccitato. Che palle…

-          Niente niente…vado a…- le mie guance devono essere lievemente arrossate -…hum…vuoi un thè?

 

 

Hanamichi sorride per poi scoppiare a ridere…

 

Do’hao!

-          Sai…è strano vedere il glaciale Kaede Rukawa preda dei suoi istinti… - e riscoppia a ridere…

 

 

Adorabile scemo…

 

 

Con pochi passi lo raggiungo e lo stringo contro di me…

-          Se vuoi il “glaciale Rukawa” te li può mostrare uno per uno…–e la mia voce finta-sensuale contro il suo orecchio lo fa ridere contro le mie labbra…

 

 

 

Ti amo Hanamichi.

 

 

 

***

 

 

 

-          Kaede…Kaede…svegliati…

 

Apro lentamente gli occhi… la luce del giorno mi ferisce per pochi secondi la vista…. poi lo sguardo mi cade sulla mamma, seduta sul letto.

Mi guarda sorridendo.

Mi alzo di scatto a sedere guardandola a occhi sgranati.

 

-          Mamma! Perché sei uscita dal letto? Papà dice che…

 

-          Shhh… - mi porta un dito sulle labbra, interrompendomi… - non mi fa male muovermi un pochino…non preoccuparti… - e mi sorride dolcemente accarezzandomi una guancia – e poi… dovevo darti questo… oggi è un giorno speciale…

 

E dal pavimento dietro di lei solleva una scatola impacchettata con un fiocco rosso.

La osservo stranito per poi prenderla fra le mani.

 

-          Non è oggi il tuo compleanno campione? Dai, cosa aspetti, aprila!

 

Con un sorriso felice, scarto la carta colorata e il fiocco.

Dentro la scatola… c’è un pallone da basket!

Lo prendo fra le mani accarezzando la pelle ruvida arancione.

 

-          Che bella!

 

-          Mi sono accorta che ti diverte vedere le partite di basket alla televisione…e il tuo maestro di ginnastica ha detto a papà che secondo lui sei davvero bravo a giocare con la palla…

 

-          Grazie mamma!

 

La abbraccio di slancio, contento come non sono mai stato.

 

-          L’anno prossimo t’iscriviamo al club di basket… va bene? – e mi accarezza i capelli lentamente… - così quando starò meglio ti verrò a vedere…

 

-          Sì…

 

 

 

 

 

 

Kaede… Kaede svegliati …”

 

 

 

 

 

 

 

Apro gli occhi… la luce del mattino avvolge la camera con delicatezza… avverto il peso della testa di Hana sulla mia spalla, il suo respiro caldo contro il mio collo. Ripenso al sogno, o meglio, al ricordo dell’ultimo compleanno passato con mia madre. Sospiro lentamente…

Non ho più festeggiato il mio compleanno… mio padre non si è mai interessato alla questione ed io non ho mai insistito per celebrarlo. Odiavo quella data. La odio tuttora. Non ho detto nulla a Hana… non voglio nessun augurio. Nessun regalo.

 

Mi chino a baciare lievemente i suoi capelli, inspirandone l’odore di pesca (il suo shampoo). Mi basta solo lui ora. Nient’altro.

 

-          Hey… - si muove piano contro il mio corpo, intrecciando una gamba con la mia – sei già sveglio…a cosa dobbiamo questo evento…? – e il suo sorriso si perde contro la pelle del mio collo.

 

 

-          Buon compleanno Kaede…

 

 

 

 

-          A niente…russi troppo forte e mi sono svegliato…

 

Hanamichi si alza di scatto a sedere, rosso in viso.

 

-          Bugiardo! Io non russo! – e si sposta su di me, imprigionandomi contro il futon. Avvertire la pelle seminuda di Hana contro la mia mi distoglie dalla battuta che era nata sulle mie labbra. Vedo anche la sua espressione divenire distratta e il suo sguardo esageratamente furente trasformarsi in dolce passione… - l’avevo detto io che sei uno spirito di volpe maledetto… - e mi accarezza il viso con i polpastrelli delle dita… - come si può… - non finisce la frase, congiungendo le nostre labbra con calma.

 

Ci scambiamo un bacio umido e caldo, lento, ci rilassiamo nell’intrecciare le nostre lingue e i nostri sapori. Porto le mani dietro la sua nuca, gli accarezzo i capelli morbidi, lo attiro contro di me, avverto la sua eccitazione contro la mia e strofino il bacino sotto il suo. Indossiamo solo i boxer e possiamo entrambi avvertire la consistenza dei nostri membri… incominciamo a strusciarci l’uno contro l’altro, persi nel nostro bacio e nelle sensazioni che i nostri corpi ci donano.

Dopo pochi minuti veniamo entrambi… Hanamichi lascia la mia bocca per prendere fiato… è così bello con quell’espressione arruffata e le guance color porpora. Strofina il naso contro il mio collo, abbracciandomi.

-          Dovrebbe essere sempre così il mio risveglio… - e ridacchia.

 

-          Mh… sì…si può fare – e per sottolineare il concetto infilo una mano sotto i suoi boxer accarezzando le natiche sode e rotonde.

 

 

-          Ti piace così tanto il mio sedere? – la sua voce è divertita e imbarazzata allo stesso tempo.

 

-          Mh…sì…direi proprio di sì… - la pelle è morbida sotto le mie mani…

 

-          Modestamente…ho anche un sedere da tensai…

 

 

La giornata scorre piacevolmente… ieri sera abbiamo celebrato lo Shōgatsu presso il tempio del quartiere e siamo tornati a casa tardi… oggi eravamo troppo stanchi per fare qualcosa in particolare. Inoltre fuori ha ripreso a nevicare e la voglia di uscire, almeno per me, è pari allo zero.

Ora Hana è di là in cucina… parla con i suoi gatti e nel frattempo penso stia cucinando qualcosa per stasera. Sbadiglio, accoccolandomi meglio sotto il plaid rosso, disteso sul divano. Si sta così bene qui al calduccio… chiudi gli occhi.

 

Nonostante non abbia festeggiato… è il primo compleanno che passo felice. Ed è solo merito di Hanamichi. Se penso all’anno scorso… non mi ricordo nemmeno cosa abbia fatto per tutta la giornata. Avrò giocato in qualche campetto da basket, facendo finta che fosse un giorno come gli altri. Non voglio nemmeno pensarci…

 

 

 

Sto per addormentarmi quando un urlo proveniente dalla cucina mi fa sobbalzare.

-          Kaedeeeeeeeeeeeeee…- Hana esce dalla cucina trafelato e con in mano una busta di croccantini per gatto, vuota – Kaede! È finito il cibo per i mici!

 

-          Mh… - e io che pensavo fosse successo qualcosa di importante… faccio per rigirarmi dall’altra parte quando una mano di Hana si posa con decisione sulla mia spalla.

 

 

-          Hey! Vai a comprarlo se no moriranno di fame fino a domattina.

È impazzito…io non esco con quel freddo.

-          Scordatelo do’hao. Resisteranno. Gli diamo la nostra cena – e mi alzo il plaid sopra la testa, chiudendo il discorso.

 

-          No no… - afferra il plaid con forza, privandomi del suo calore – tu vai ora…dai il negozio è qui vicino! Io nel frattempo cucino e quando torni, è già pronta la cena.

 

 

-          No!

 

-          Dai!

 

-          No! – e lo guardo con il mio sguardo più truce.

Hana mi si avvicina con un’espressione da cucciolo abbandonato che farebbe sciogliere anche un iceberg….

-          E dai Kae-chan…

Kae-chan!?

Si siede sulle mie ginocchia abbracciandomi.

-          Ti prego… - con voce melliflua che mi fa rizzare i peli delle braccia.

 

-          Ok ok…ma ti prego smettila.

 

 

Mi alzo dal divano sbuffando seguito dalla risata di Hanamichi che incomincia a intonare la sua stupida canzoncina “Ore wa tensai desu”.

Sulla soglia della porta c’è Micky che mi aspetta.

Tutta colpa vostra stupidi gatti… la mia espressione deve essere indicativa perché Micky mi soffia contro mentre gli chiudo la porta in faccia.

Tiè!

 

Mezz’ora dopo sono di ritorno completamente congelato. Mi vendicherò…giuro…lo farò…

Quando apro la porta di casa mi avvolge il buio. Sbuffo irritato.

-          Do’hao! Sei riuscito anche a far saltare la luce?

Non mi risponde. Mi sfilo il cappotto e tentoni percorro il corridoio…spero di non pestare la coda di nessun gatto, ci mancano solo i graffi ora.

 

 

Dalla cucina sembra provenire una fioca luce…ma che cavolo…?

 

 

 

 

 

Arrivo sulla soglia e rimango impietrito.

 

 

 

 

 

 

 

Sul tavolo…

 

 

 

 

 

 

Sul tavolo c’è una torta con delle candeline.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Avverto le braccia di Hana stringermi da dietro, portando la mia schiena contro il suo petto.

E il suo sussurro contro l’orecchio mi fa inumidire gli occhi.

 

-          Buon compleanno amore.

 

 

Non mi muovo… troppo sorpreso. Non riesco nemmeno a parlare… ecco perchè voleva che uscissi.

 

Hanamichi…

 

 

Mi giro di scatto e lo bacio con forza… lo faccio arretrare fino al muro, dove lo schiaccio con il mio peso. Divoro le sue labbra morbide, rincorro il suo respiro accelerato, assaporo la sua bocca.

Dentro questo bacio… c’è il mio amore. Tutto ciò che non riesco ancora a dirti, tutte le sensazioni che non riesco ancora a descrivere, a dar forma.

 

 

 

Ti amo.

 

 

 

-          Hey…devo farti spesso delle sorprese se questa è la tua reazione… - sorride contro il mio collo dopo che stacco le mie labbra dalle sue.

 

-          Mh…- e lo stringo per un attimo più forte contro il mio petto per poi lasciarlo andare. Mi giro verso la torta… immagini confuse e veloci attraversano la mia mente. Di me quando ero piccolo, delle torte colorate della mia infanzia, delle risate di mia madre e… degli ultimi compleanni passati da solo, con Micky.

 

 

-          Ti piace? Te l’ho fatta al cioccolato… - mi stringe la mano, intrecciando le dita con le mie.

 

-          Come… facevi a saperlo? – osservo affascinato il lento ondeggiare delle fiamme delle candeline nell’aria…

 

 

-          Kaede… solo tu potevi nascere il primo dell’anno… e poi… è normale sapere la data di nascita della persona di cui… si è innamorati… no?

Sorrido portando le nostre mani intrecciate contro le mie labbra…bacio le sue dita, riconoscente.

-          Grazie Hanamichi…

 

-          Ma no… - e lo vedo arrossire nella semioscurità…- ho immaginato che per te… non doveva essere un giorno felice e che per questo motivo non mi avevi detto niente… ma io… ci tenevo a festeggiarlo… per te.

Lo bacio ancora…

-          Assaggiamola…così vediamo che impiastro hai combinato! – e sorridendo sornione mi siedo una seggiola, vicino al tavolo.

-          Hey! Il Tensai non combina impiastri!

Lo tiro per un braccio facendolo sedere sulle mie ginocchia, cancellando con un altro bacio il suo broncio.

-          Vuoi mangiarla…così? – e arrossisce.

 

-          Sì… in stile koala…

 

 

-          E la luce? Appena spegni le candeline, sarà tutto buio.

 

-          E chi ha detto che dobbiamo davvero mangiarla adesso? – e sorridendo malizioso contro le sue labbra socchiuse infilo una mano sotto la felpa pesante, accarezzando la pelle morbida del fianco.

 

 

-          Kaede…ho speso due ore per preparartela…- e rabbrividisce al mio tocco.

 

-          Uff…. e va bene… - e con finta aria rassegnata riporto le mani sul tavolo.

 

 

-          Brava volpetta… - e mi accarezza la testa come se fossi un bambino dispettoso – dai… soffia ed esprimi un desiderio.

 

Osservo la torta, il lento ondeggiare delle fiammelle calde nell’aria. Io non credo nei desideri, nelle promesse, nel destino… la vita bisogna crearsela con le proprie mani… e anche così, non è detto che si otterrà ciò che si vuole.

 

 

 

Ma per una volta… voglio essere debole, affidarmi alla notte e all’abbraccio caldo di Hana.

 

 

 

 

 

 

“Voglio crescere insieme a te…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E dopo pochi secondi siamo immersi nel buio.

 

 

 

 

 

 

Sul futon, dopo, ci accarezziamo lentamente. Ci siamo spogliati con calma, baciandoci, accarezzando ogni centimetro di pelle calda che si liberava dai vestiti. Hanamichi ha una pelle morbida al tatto, anche se sotto i polpastrelli posso avvertire in alcuni punti le cicatrici delle sue passate”battaglie” e scontri. So che è a disagio quando le sfioro, soprattutto quelle delle sue braccia, ma voglio fargli capire che accetto tutto di lui. Il suo passato e le sue cicatrici.

Mi porto sopra di lui…è la prima volta che siamo entrambi nudi. Lo abbraccio forte e m’inebrio del calore, del suo profumo, delle sue forme contro la mia pelle. Hanamichi sospira contro la mia spalla, accarezzandomi la schiena, i capelli corvini, spingendomi maggiormente contro di lui. Alzo un po’ il viso guardandolo negli occhi. Ci baciamo con dolcezza, stringendoci sotto il piumone caldo.

-          Kaede…io…

Hana mi accarezza la guancia, guardandomi seriamente negli occhi, le guance arrossate.

-          Voglio fare l’amore con te…

-          Hanamichi…

Ci baciamo e lo sento strusciarsi contro di me. Il mio respiro accelera velocemente, finalmente conscio di cosa sta succedendo.

-          Hana…aspetta…io non niente per… - che imbarazzo maledizione.

 

-          Mh… - gira la testa da un lato, rossissimo in viso… - ho portato io…

 

 

-          Ah…

 

-          Sì…l’altro giorno…sono passato dalla farmacia…e…

 

 

-          Dove stanno?

 

-          Nello zainetto vicino alla scrivania.

Ci guardiamo negli occhi entrambi imbarazzati. Avevo pensato molto a quando avremmo approfondito in questo modo il rapporto… ma non pensavo sarebbe successo così… presto. E non oggi soprattutto!

Hanamichi deve notare la mia esitazione perché mi abbraccia con forza.

-          Non dobbiamo per forza…farlo oggi. Volevo solo farti sapere che…se tu vuoi…

 

-          Mh…no è che…

 

 

-         

Dai dillo Kaede…dillo…

 

 

 

-          …non sono preparato. Cioè… non so cosa…- ricordati questo giorno Hana…sarà la prima (e spero ultima volta), in cui Rukawa Kaede affermerà di non saper fare qualcosa…

 

-          Kaede… - mi bacia dolcemente…- non stai parlando con un esperto di sesso sai…?

 

 

-          Non vorrei farti male.

 

-          Se mi fai male, ti picchio. Contento?

 

 

E mi sorride sornione. Ridacchiamo lievemente… la tensione scivola in parte via, anche se proviamo ancora entrambi imbarazzo.

Scivolo da sotto il piumone rabbrividendo all’aria fresca della stanza. Completamente nudo mi avvicino tentoni nel buio alla mia scrivania… mi accuccio vicino ai cassetti e trovo lo zainetto. Apro la tasca davanti e prendo un sacchetto di plastica.

-          E’ questo?

 

-          .

Ritorno vicino al futon, rinfilandomi sotto il piumone. Hanamichi sussulta leggermente quando la mia pelle fresca sfiora la sua.

-          Hai la pelle gelida baka!

 

-          Do’hao… - e senza ascoltare i suoi borbottii estraggo dal sacchetto una confezione di preservativi e un… lubrificante?

Hanamichi vede la mia espressione imbarazzata e ridacchia leggermente.

-          Beh…per facilitare il tutto no? Visto che non sono una donna…

 

-          Baka…

Prendo una bustina con un preservativo e il lubrificante e li poggio vicino al futon. Poi mi stendo di nuovo vicino a Hana stringendolo.

-          Ne sei sicuro?

Hanamichi annuisce contro il mio collo.

Sorridendoci incominciamo a baciarci… riacquistiamo familiarità con i nostri corpi, le nostre pelli, i nostri calori. In pochi minuti la foga e la passione ci avvolgono. I baci diventano umidi e voraci sembrano voler inghiottire le nostre anime… le nostre mani percorrano sentieri infiniti sulle nostre forme, amo la tua pelle, il tuo profumo, il tuo essere uomo. Avido mi sposto sul tuo collo mordendolo, leccandolo, inebriandomi del suo calore, del sangue che avverto scorrere selvaggio sotto la pelle.

Bacio il tuo petto, i tuoi capezzoli, cerco di eliminare l’imbarazzo, il pensiero di cosa io stia facendo… ci sei solo tu. Solo il mio amore nei tuoi confronti.

Avverto il tuo pene turgido contro il mio petto e senza pensare, porto le mie labbra sulla sua punta umida. Ti sento tremare sotto di me, ansimi sorpreso, sussurri il mio nome… incomincio a leccarlo lievemente, avvertendo il sapore salato sulla mia lingua… lo inglobo fra le mie labbra, ingoiandolo, pompandolo nella mia bocca. Ti agiti sotto di me, avverto le tue mani accarezzare gentilmente i miei capelli, accompagnando il movimento della mia testa…

-          Kaede…ah…ah…Kaede…aspetta…ah…

Dischiudo le labbra umide dal tuo pene… alzo lo sguardo, perdendomi nei tuoi occhi imbarazzati…

-          Non… non voglio venire così…

Sorrido lievemente, abbracciandolo.

-          Va bene…

Prendo il flaconcino di lubrificante, aprendolo. Verso un po’ del gel fresco sulle mie dita… ci guardiamo di nuovo negli occhi… poi lentamente Hanamichi solleva leggermente le natiche dal futon candido ed io inserisco l’indice dentro di lui. Il dito entra con facilità... Hana socchiude leggermente gli occhi e a un suo cenno, incomincio a muoverlo, estraendolo e facendolo rientrare.

-          Fa male?

 

-          No… è strana come sensazione… ma è piacevole.

E con un sorriso, mi abbraccia, sussurrandomi di inserire un altro dito ancora.

Lentamente lo preparo, stringendomi al suo corpo, accarezzandogli i capelli, baciando i suoi lievi mugolii di piacere…

Con un ultimo sguardo imbarazzato, indosso il preservativo e ci passo sopra un po’ di lubrificante… siamo entrambi con il fiato corto, le guance arrossate dall’aspettativa e dall’inesperienza.

Non dimenticherò mai il tuo viso in questo momento.

Mi riporto sopra di te e ti abbraccio. Con la tua mano calda porti il mio pene contro la tua apertura… e con un movimento fluido del mio bacino sono dentro di te.

 

E mai mi sono sentito parte di un qualcosa più grande di me come adesso. Il piacere che cresce fra noi, i movimenti frenetici delle tue mani sulla mia schiena, l’imbarazzo nell’ansimare, il tuo corpo caldo che mi accoglie, il tuo bacino che sbatte ritmicamente e rincorre il mio… e l’orgasmo, appagante, luminoso dietro le nostre palpebre, devastante nei nostri corpi, liberatorio nei nostri cuori.

 

 

Via tutta la sofferenza, il dolore, l’inadeguatezza, il rammarico… per pochi secondi abbiamo cancellato, insieme, tutto questo Hanamichi.

 

 

E non sono mai stato così felice di averlo fatto.

 

 

 

 

Tremiamo leggermente, al piacere si sostituisce una dolce spossatezza. Esco dal tuo corpo e dopo essermi sfilato il preservativo, ti abbraccio di schiena, stringendoti contro il mio petto. Rimaniamo in silenzio per molto tempo… sono in pace… e felice. Bacio lievemente i tuoi capelli umidi.

-          Sai Kaede… non pensavo… che un giorno sarei stato di nuovo felice. Davvero.

Lo stringo maggiormente contro di me, respirando il suo odore, riscaldandomi con il suo calore.

 

 

-          Ah…ma io non ti ho dato il tuo regalo di compleanno… - Hana si agita cercando di divincolarsi dal mio abbraccio.

 

-          Cosa? C’è anche un regalo?.......pensavo fosse stato questo il tuo regalo… – sussurro maliziosamente contro il suo orecchio.

 

 

-          Baka…- e scivola fuori dal futon… lo sento frugare nel suo zaino per poi ritornare da me con pacchetto in mano… - tieni… spero ti piaccia…

E’ da molto tempo che non ricevo regali. Nonostante ciò, riscopro facilmente la leggera aspettativa che muove le mie mani nello scartare la carta colorata. In pochi secondi mi ritrovo in mano una scatola di un cellulare di ultima generazione.

Guardo interrogativamente Hanamichi che accanto a me trattiene il respiro. Sono sorpreso da questo suo pensiero… e penso anche a quanto avrà speso per potermelo fare.

Sto per ringraziarlo quando lui mi posa la mano contro le labbra, bloccandomi.

-          Prima che tu possa dire qualcosa sul prezzo, t’informo che non accetto critiche. Volevo farti questo regalo e te l’ho fatto, non importa quanto ho speso. So anche che… probabilmente potevi permettertene uno anche migliore e più costoso ma… so che non ami molto questo tipo di teconologia…volevo solo che avessimo uno strumento semplice per sentirti ogni volta che vogliamo… e lo so che ti da fastidio essere controllato e che hai i tuoi spazi ben definiti quindi non ti assillerò con chiamate continue… e ovviamente non significa che sei costretto a chiamarmi o a farti sentire… insomma… - le sue guance devono ardere…

Interrompo il suo sproloquio confuso e imbarazzato abbracciandolo.

-          Grazie Hanamichi…davvero…

 

-          Ti piace?

 

 

-          Sì…grazie… - e lo bacio di nuovo.

Mi porto sopra di lui e con calma e acquistata sicurezza facciamo di nuovo l’amore. Lo amo con lentezza, facendogli assaporare ogni sospiro e spinta del mio corpo dentro di lui.

Dopo recuperando il respiro e le forze mi ricordo di un particolare del suo discorso.

-          Prima hai parlato al plurale…ti sei comprato anche tu un cellulare?

 

-          Mh…sì…- strofina il capo contro la mia spalla… - così… - lo sento esitare per pochi secondi con la voce… - potremo sentirci sempre… anche se non saremo vicini…- la sua voce sembra assumere una tonalità malinconica… ma forse è solo una mia impressione.

Passo lentamente le dita fra i suoi capelli carmini ripensando alle sue parole… mi rassicura il pensiero di poter essere in contatto ogni volta che vogliamo. Ma… allo stesso tempo… c’è qualcosa che mi disturba.

Ma non riesco a capire cosa.

Il sonno incomincia a vincere contro i miei occhi e i miei pensieri… avverto Hanamichi baciarmi una spalla e sussurrarmi l’ultimo “buon compleanno” di questa notte.

 

 

 

***

 

 

 

Guardo fuori dalla finestra dalla cucina… la neve è scesa anche questa notte. Penso a Hana che in questo momento starà lavorando a Yokohama…oggi non penso riusciremo a vederci… domani ricominceranno le lezioni… ci vedremo direttamente allo Shohoku.

La mia attenzione è catturata dal ramo dell’acero adiacente alla casa, dove si posa un corvo nero… che brutti uccelli… come avvertendo il mio pensiero gira la testolina verso la mia direzione aprendo il becco ed emettendo quel verso odioso e gracchiante…

 

 

 

A un tratto in casa risuona rimbomba il suono del telefono. Mi giro sorpreso verso il salone, da cui proviene il rumore. Non sono molto abituato a sentire quel suono…nessuno mi chiama normalmente…

 

Con pochi passi mi dirigo in salone e alzo con esitazione il cordless dalla sua postazione.

-          Pronto? - avverto Micky acciambellarsi vicino alle mie gambe.

 

-          Kaede.

 

Rimango immobile, il respiro in gola. In questi pochi secondi avverto una lieve agitazione impossessarsi del mio corpo.

 

 

 

 

 

Mio padre non mi chiama mai.

 

 

 

 

 

-          Sì.

 

-          Andrò dritto alla questione… entrambi non amiamo i convenevoli. Mi ha contattato il tuo mister…di basket… - sembra emettere un verso di disgusto nel pronunciare questa parola… - il signor Anzai. Mi ha detto che per te è disponibile una borsa di studio per gli Stati Uniti e che tu l’hai rifiutata. Mi ha pregato di farti riflettere.

 

 

 

 

 

 

Non so cosa dire. Sono attraversato da mille emozioni contrastanti e violente.

Perché mio padre mi ha chiamato? Che cosa vuole? E come cazzo si è permesso il signor Anzai di contattarlo?

 

Perché s’immischiano nella mia vita e nelle mie decisioni? PERCHE’?

 

 

 

-          Convieni anche tu che sarebbe meglio per te trasferirti negli Stati Uniti. È… un’esperienza… - sembra riflettere sulle parole, ma so benissimo che questo discorso è stato già preparato… in realtà il suo è un monologo in cui io non avrò nessuna parte da recitare… -… formativa. Abbiamo una sede della Società a New York, non sarai abbandonato a te stesso.

“abbandonato a te stesso”…che ipocrisia detta dalla persona che mi ha letteralmente abbandonato in questa casa. Lo stomaco mi si contorce…

-          Non voglio andare… - riesco a emettere solo un rantolo mezzo soffocato. Mi fai schifo Kaede… ecco come ti riduci davanti a lui. Un piccolo cagnolino infermo e disgustoso.

 

-          Ho già inviato un fax presso il tuo Istituto - ignora totalmente le mie parole… - con tutte le carte firmate inviatemi dal Signor Anzai. Se hai bisogno di altri soldi, contattami.

 

 

-          Io… - cerco di recuperare il fiato scomparso dai miei polmoni… - non voglio andare!!!

 

 

 

Avverto il silenzio dall’altra parte della cornetta.

 

 

 

 

Poi la Sua voce mi raggiunge ancora più fredda di prima.

-          Pensavo fossi cresciuto in questi anni. Sei ancora un ragazzino immaturo… questa esperienza ti servirà anche ad acquisire delle priorità nella vita. In caso ti contatterò prima della tua partenza.

 

 

E senza rendermene pienamente conto avverto contro il mio orecchio il suono insistente della comunicazione interrotta.

 

 

Ancora scosso mi fiondo sulle scale raggiungendo il bagno in poche falcate. Vomito con violenza il mio pranzo.

Dopo mi accascio contro le piastrelle fredde del muro… chiudo gli occhi, un magone in bocca e sulla lingua il sapore della mia bile.

 

 

 

Non può andare così… non è giusto… non ora non ora…

 

 

Il viso di Hanamichi fa capolino nei miei pensieri. Non ti voglio lasciare. Non ti voglio lasciare.

 

 

Maledetti…

 

 

 

 

Quando penso al mio passato, i ricordi sono immersi nella solitudine. Non voglio ritornare in quello stato. Non voglio più dipendere solo su me stesso. Mi hai di nuovo insegnato a fidarmi di un’altra persona… voglio proteggerti e voglio coltivare con calma il sentimento che ci unisce. Non voglio lasciarti dietro di me.

 

 

Non voglio.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il giorno dopo entro nella palestra impossessato di una furia straziante. Non ho incontrato ancora Hanamichi e stanotte non ho dormito, tormentato da mille pensieri e da una rabbia crescente.

Senza bussare entro di colpo nell’ufficio di Anzai-san.

Lui, seduto dietro la sua scrivania, alza il capo incuriosito da tale veemenza. Dal suo sguardo comprendo che si aspettava una mia visita.

Sospira e osserva il moto sussultorio delle mie spalle e il mio respiro affrettato. Vorrei spaccare tutto ciò che mi circonda.

Sbuffa scuotendo la testa.

-          Rukawa…chiudi la porta e siediti.

Mi chiudo con forza la porta dietro le spalle senza guardarla nemmeno e rimango in piedi.

-          Non voglio sedermi.

 

-          Va bene…penso dal tuo stato che tuo padre ti abbia comunicato la… nostra decisione.

 

 

-          Come vi siete permessi? Come si è permesso… Lei? Io mi fidavo di Lei Anzai-san – e dentro le mie parole avverto anche il dolore della fiducia infranta e calpestata… comprendo che è anche questo che mi fa soffrire in questo momento. Ho sempre… confidato in Anzai… e invece lui…

 

-          Rukawa…calmati. Ora non riesci…a comprendere il nostro agire. Ma in futuro… ci ringrazierai. È un’opportunità importante per te. Sarebbe davvero un peccato ignorarla.

 

 

-          IO COMPRENDO SOLO CHE HA GIOCATO CON ME! CHE COSA LE HA PROMESSO MIO PADRE PER FARMI MANDARE VIA DAL PAESE? EH? QUANTO LE HA DATO PER CONVINCERLA? – la voce raschia la mia gola. Non grido mai e non sono abituato ad alzare la voce in questo modo.

 

E per la prima volta vedo calare sul viso di Anzai un’espressione che non avrei mai voluto vedere. L’aria bonacciona e gentile scompare dietro una piega amara della bocca e della fronte. Si sfila gli occhiali con lentezza, osservandomi adirato.

-          Ignorerò le tue parole Rukawa e non ti ricorderò la posizione che occupi né l’età che possiedi in questo momento.

 

Chino il viso cercando di calmarmi.

M’inchino a 90 gradi, le braccia rigide accanto al mio corpo.

 

-          Mi perdoni Anzai-san… non volevo offenderla… né mettere in dubbio la sua onestà. Ma…

 

-          Va bene va bene Rukawa alzati – sospira, sorridendomi rassegnato.

 

 

-          In realtà… - si rinfila gli occhiali… - avevo deciso di lasciar perdere. So quanto puoi essere ostinato e testardo… ma… l’altro giorno mi ha contattato Sakuragi pregandomi di informare tuo padre della faccenda.

 

 

 

 

 

 

 

 

Co… cosa? Sbarro gli occhi, sconvolto. Sakuragi…? Hana…?

 

 

-          È venuto a cercarmi durante le vacanze cercando di convincermi a insistere con te… e in caso di ricorrere a tuo padre come carta finale.

 

 

Le parole di Anzai-san non fanno altro che gettare altra confusione nei miei pensieri. Hana… perché Hanamichi avrebbe dovuto farlo? E soprattutto… come faceva a sapere della borsa di studio e del mio rifiuto?

 

Anzai-san nota il mio sbigottimento.

 

-          Sakuragi è molto maturato in quest’anno scolastico… ha compreso la serietà della situazione.

Io non so più cosa dire. In questo momento ho il vuoto dentro la mia testa.

Con un inchino frettoloso, farfugliando qualcosa d‘imprecisato, esco velocemente dall’ufficio di Anzai-san.

 

 

 

 

 

 

Perché… perché questa pugnalata alle spalle?

 

 

 

 

Ripenso ai giorni scorsi, alle sue dolci parole, alla sorpresa per il mio compleanno… e a un tratto mi fermo in mezzo al corridoio.

 

 

-          …potremo sentirci sempre…anche se non saremo vicini…

 

 

 

 

Il cellulare ecco perché me l’ha regalato. Sapeva già tutto…

 

 

 

Con questi sentimenti confusi entro dentro gli spogliatoi. Non c’è ancora nessuno… poso il borsone sopra una delle passa panche in legno e mi siedo. La testa mi gira… la rabbia e la delusione combattono dentro di me. Cerco di capire il perché sia accaduto tutto questo… ma non riesco ad analizzare lucidamente la situazione.

 

 

A un tratto la porta si apre e senza alzare lo sguardo vengo investito dal Suo odore. Il mio cuore incomincia a battere furiosamente. Rimango immobile indeciso se alzarmi e spaccargli la faccia o aspettare che mi calmi.

-          Te l’hanno detto – e sospira mestamente.

 

Rimane anche lui immobile sulla soglia della porta. Con la coda dell’occhio posso solo vedere le sue scarpe da ginnastica nere e rosse. Non mi ero mai accorto che la suola fosse così consumata.

-          Kaede guardami… - e si avvicina, buttando da un lato il suo borsone nero… il tonfo contro il pavimento mi riscuote dall’immobilità.

 

 

Mi alzo di scatto, allontanandomi, senza ancora guardarlo in volto.

 

 

 

 

Non voglio ricadere nelle sue parole false… nei suoi occhi traditori. Ho la nausea… come hai fatto a ricaderci dentro Kaede? Ti eri promesso che non ti saresti mai più fidato dalle persone e guardati adesso. Tremi… bravo. Davvero bravo.

 

-          Kaede…- sento i suoi passi avvicinarsi.

 

-          Che cosa ti ha promesso mio padre? Una rendita a vita? Un nuovo lavoro? Una casa? Eh? - la mia voce esce sepolcrale dalle labbra, s’infrange e rimbomba nella mia accusa disgustosa lungo le pareti bianche degli spogliatoi.

 

 

 

Avverto il respiro di Hanamichi bloccarsi in gola.

 

 

 

-          Smettila – il suo tono è duro. Anche se non lo vedo, immagino il suo viso arrossato dall’irritazione e le sua mani strette a pugno.

 

-          Sono stato davvero un idiota. Devo farti davvero i miei complimenti… ci sono cascato in pieno nella rete. Da quanto tempo mi prendevi in giro? - e non ci credo in queste parole. Non voglio nemmeno crederci in una realtà simile. Non posso essere stato così cieco.

 

 

-          SMETTILA!!! – e afferrandomi per una spalla mi fa girare verso di sé. Ci guardiamo finalmente negli occhi.

 

Hanamichi è adirato, le sue guance sono arrossate e so che si sta trattenendo dal tirarmi un pugno.

 

 

 

Ma io non sono bravo come lui.

 

 

 

 

Il mio colpo lo prende alla sprovvista, indietreggia lievemente. In pochi secondi il sangue bagna le sue labbra. I suoi occhi mi guardano feriti, più del suo corpo.

 

Non guardarmi così Hana… sono io quello distrutto. Non farmi sentire in colpa per un qualcosa che non ho fatto. Non ho nemmeno voglia di litigare con te. Non voglio ascoltare le tue parole. Voglio solo chiudermi in casa, accarezzare Micky e cercare un modo per non andare in America. Devo trovare la lucidità per pensare… ora non ho nulla fra le mani. Solo pensieri sporchi e infamanti come quello che ti ho vomitato addosso. Non voglio che tu mi veda in questo stato. Hai calpestato il mio orgoglio… non voglio mostrartelo sotto le tue scarpe pesanti.

 

 

Basta.

 

 

Lo supero e prendo il mio borsone. Non voglio allenarmi oggi.

 

 

 

 

-          Non scappare maledizione!

 

 

Mi blocco sulla soglia della porta. Incomincio a tremare… calmati… calmati… vattene a casa, lascialo stare.

-          Scappare? – vorrei assumere un tono cinico ma non ci riesco. Le parole di Anzai-san mi risuonano in testa. Scappare… io non scappo. Da niente e nessuno. Lasciatemi stare.

 

 

-          Tu fai così. Sempre! C’è qualcosa che ti fa soffrire e lo metti da parte richiudendoti in te stesso. Hai fatto così non dicendomi nulla della borsa di studio… e ancora ora non mi dici nulla di sensato. Accetta la realtà Kaede.

 

-          E che cosa dovrei accettare di preciso Sakuragi?

Il suo cognome sulle mie labbra e il tono sarcastico con cui l’ho pronunciato lo fanno infervorare.

-          CHE SEI UN CODARDO! HAI PAURA D’ANDARTENE IN UN ALTRO PAESE, DI RICOMINCIARE TUTTO DA CAPO, DI RIMANERE DA SOLO E TI PARI IL CULO DICENDOTI CHE LO FAI PER ME! MA VAFFANCULO KAEDE!!! NON HO BISOGNO DI UNA PERSONA CHE MI UTILIZZA COME SPECCHIO PER NON AFFRONTARE LE SUE PAURE!

 

 

 

 

-          DETTO DA UNA PERSONA CHE FINO A QUALCHE MESE FA SI TAGLIAVA NON HANNO MOLTO VALORE QUESTE PAROLE NON CREDI???

 

 

 

 

 

Dio perché l’ho detto? La morte nei suoi occhi mi ripaga di questa cattiveria gratuita.

 

 

 

Respira velocemente per poi riavvicinarsi a me.

-          IO ALMENO HO CHIESTO AIUTO!!! E TU CHE COSA HAI FATTO INVECE??? EH?? HAI FATTO FINTA DI NIENTE PENSANDO CHE IO SIA DAVVERO UN IDIOTA! STAI SPRECANDO L’OCCASIONE DELLA TUA VITA PER LA PAURA DI RIMANERE DI NUOVO DA SOLO! E QUELLO CHE È PEGGIO è CHE PENSI DI FARLO PER ME! IO HO VISSUTO PER ANNI SENZA DI TE E CONTINUERO’ A FARLO PER CHE’ IO CI CREDO NELLA NOSTRA RELAZIONE!

 

NON ME NE FREGA UN CAZZO CHE TE NE ANDRAI NEGLI STATI UNITI! ESISTONO I CELLULARI CAZZO! E LE E-MAIL E LE COMPAGNIE LOW COST!!! SMETTILA DI FARE L’EROE TRAGICO!!! NON TE NE STAI ANDANDO IN UN’ISOLA SPERDUTA DEL PACIFICO!

 

E CHE TE NE FREGA DI TUO PADRE??? LUI TI VUOLE MANDARE LI’ PER NON VEDERTI MAI PIU’? SII SUPERIORE! SFRUTTA QUESTA POSSIBILITA’: STRAPPA QUEI GIORNI DAI SUOI SOLDI, CRESCI ALL’OMBRA DELLA SUA INDIFFERENZA, DIVENTA UOMO RIDENDO DELLA SUA DEBOLEZZA.

 

TU SEI FORTE KAEDE, CAZZO! RIPRENDITI, NON SEI QUESTO RAGAZZO FRAGILE E INCATTIVITO! DENTRO DI TE CI SONO COSI’ TANTI PENSIERI E IMMAGINI A CUI DEVI DARE FORMA, FALLO MALEDIZIONE! NON AVERE PAURA! TI STARO’ ACCANTO, TI SOSTERRO’ E QUANDO NON MI VORRAI PIU’ OGNUNO PRENDERA’ LA SUA STRADA. Ma… - la sua voce roca si smorza di colpo. Si passa una mano sugli occhi, le guance umide di lacrime si nascondono dietro le sue dite tremanti… - non dire mai più che ti ho preso in giro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sbatto le palpebre, confuso, stordito dalle sue parole. Dalla verità che trasudano, dal dolore vibrante della sua voce mentre le pronunciava.

 

Come ho fatto a insultare il sentimento che mi lega a lui… sono solo un codardo. Hai ragione Hanamichi.

In pochi passi lo raggiungo, lo abbraccio forte contro di me. Hanamichi mi stringe, i suoi occhi umidi bagnano la mia maglia, e le mie labbra continuano a pronunciare “perdonami” incessantemente, senza paura, in una litania veloce che sembra perdere il suo significato nel nostro abbraccio.

 

Mio padre ha ragione… sono solo un ragazzino. Pensavo di essere una persona matura… e di essere un appoggio per Hana. Invece… è stato sempre lui a tenermi fra le braccia, a cullarmi.

 

O forse… siamo stati entrambi. Le ferite non si rimarginano velocemente. Hanamichi continuerà a svegliarsi la notte in preda agli incubi e le sue cicatrici taglieranno ancora per molti anni la vista delle sue braccia. E io dovrò ogni giorno combattere con il Vuoto che ho dentro, e dovrò farlo da solo. E dovrò riuscirci, per amare completamente, come voglio, il ragazzo che mi sta abbracciando.

 

 

 

Voglio diventare un uomo Hanamichi. Voglio diventare la spalla dove nascondere il tuo viso, voglio essere un compagno di cui essere orgoglioso. Voglio diventare un campione del basket e ti voglio al mio fianco.

 

 

 

-          Il mio desiderio… quando ho soffiato sulle candeline… - lo stringo contro di me – era di crescere insieme a te… ora comprendo di aver avuto solo paura di ricadere nella morsa della solitudine. Scusami… ho sporcato ciò che ci lega. Io ti amo davvero Hanamichi… mi dispiace di averti fatto preoccupare.

 

-          Scusami tu… lo so che mi sono intromesso nella tua vita… ma non potevo permetterti di perdere quest’ occasione… scusami per quello che ti ho detto…

 

 

-          Promettimi che mi raggiungerai.

E ridacchia contro il mio collo.

-          Con i miei voti lo dubito.

 

-          Hana. Davvero…promettimelo – fallo. Anche se non è vero, anche se non lo farai mai… dimmelo lo stesso. Rassicurami. Non mi sono mai sentito così fragile.

 

 

-          Te lo prometto…- e il suo tono serio e i suoi occhi limpidi, mi cullano.

 

Ti bacio e il sapore del sangue e delle tue lacrime non mi è mai sembrato così dolce.

 

 

 

***

 

 

Sai Hana… non avrei mai pensato che Tōkyō, di notte, vista dall’alto, sembrasse una galassia di stelle. Miliardi di luci s’infrangono contro i miei occhi, e il finestrino dell’aereo riflette la loro forma.

Tanti mesi fa pensavo che quando sarei decollato la tua immagine sarebbe rimasta ancorata al suolo giapponese insieme ai miei ricordi dolorosi. Eppure… mi devo ricredere. I tuoi occhi, il tuo profumo, la tua voce, ossessionano la mia mente.

Sono partito da pochi minuti e vorrei già scendere da queste lamiere incastrate, prendere il primo treno per Kanagawa e raggiungerti a casa. I tuoi gatti mi accoglierebbero, prenderei in braccio Do’hao e ti bacerei sulla soglia della stanza, senza pensare a nient’altro.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il magone che ho avvertito da quando sono salito qui sopra, si scioglie nei miei occhi. Reclino il capo sulla spalla, nascondendo gli occhi umidi sotto la frangia scura. Il finestrino è freddo contro la mia fronte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hey Hana… lo so che questa non è la fine ma è solo l’inizio di un qualcosa di più grande di noi… che entrambi non riusciamo ancora a comprendere. Stiamo crescendo e voglio che quando saremo di nuovo di fronte all’altro avremo superato i nostri fantasmi. E guardandoci negli occhi non ci specchieremo nelle nostre ombre. Saranno limpidi come noi due.

 

 

 

È la nostra promessa Hana.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed io voglio mantenerla.

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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