Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Vitya    16/02/2016    3 recensioni
Tutti invidiavano Sasuke: era il più affascinante, il più intelligente, il più bravo in tutto. Nessuno avrebbe mai pensato che stesse attraversando un periodo tanto difficile. In tutto questo, però, c'era un ragazzo dai capelli biondi al suo fianco. E, soprattutto, c'era un posto dove si sentiva in pace con se stesso, un bar dove facevano un caffè davvero buonissimo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nagato Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buonasera :D
Deve esserci qualche forza cosmica che mi inibisce la scrittura quando ho il pomeriggio libero e che, al contrario, mi spinge ad aggiornare quando per il giorno dopo ho tipo tre interrogazioni. Ah sì, quest'ultima si chiama "senso di colpa", date voi un nome alla prima (pigrizia!).
Al di là di tutto, anche questo capitolo è arrivato: è stato un parto, santo cielo. La prima parte fa ancora un po' schifo, però mi piacciono molto gli altri pezzi, quindi spero che "compensino". Scrivere di Fugaku non è affatto facile, soprattutto dal suo punto di vista, dato che è paranoico come il figlio ma molto più stronzo e bigotto, ma mi ritengo piuttosto soddisfatta. 
Maledetti Uchiha.
Non ho ancora risposto a tutte le vostre recensioni (mi pare, non mi ricordo nemmeno quand'è stata l'ultima volta che sono entrata nel sito). Comunque, sappiate che presto risponderò a tutti. Non so come possiate starmi ancora dietro, avete il mio amore incondizionato <3 
Vi lascio il link della mia pagina facebook, passate a dare un'occhiata mi raccomando ;) (https://www.facebook.com/Konan98f-piccola-scrittrice-stravagante-1453336431605737/?fref=ts)
Come sempre, grazie della pazienza, un bacione a tutti e buona lettura :*
P.S: per comodità, ho stravolto un po' le parentele degli Uchiha. Già sapete che Madara (menomale che c'è lui a portare un po' di brio in questo capitolo) sarebbe il cugino di Fugaku. Non è un vero e proprio "zio" per Sasuke, ma sappiate che il titolo si riferisce a lui.
P.P.S: Vado a fare quelle belle sei pagine di filosofia che devo ancora studiare ç_ç
 
Cap 28: Padre, zio e nipote

-La Sabbia Rossa? – chiese conferma il giovane, mentre gli veniva servito il caffè.
Nagato annuì in risposta.
-Il proprietario è un mio … conoscente – mormorò, ignorando lo sguardo contrariato di Konan – Stamattina è passato di qua. –
 
-Hanno chiuso la Sabbia Rossa. –
-Che cosa? – domandò stupito l’Uzumaki, fissando l’uomo seduto davanti a sé.
Deidara aveva sempre avuto un debole per i rossi, non si stupiva di vederlo insieme a uno così. Era ben altro ciò che sotto sotto gli faceva ancora rodere il fegato, consapevole che Sasori stava riuscendo dove lui aveva fallito, cioè mantenere una relazione stabile con il biondo. Ed era persino più vecchio di lui.  Non che potesse fare paragoni su questo: doveva ammettere che l’altro non dimostrava affatto la sua età, anzi, sembrava un coetaneo del suo fidanzato. Lui invece, nonostante si ritenesse ancora piuttosto giovane, sapeva di non essere molto attraente con quel fisico magro e nervoso che si ritrovava. Su questo Sasori gli mangiava in testa, non c’era storia.
-E quindi? – intervenne la cameriera dai capelli blu, posando le mani sui fianchi formosi.
-Potresti almeno fingerti dispiaciuta, giusto per fare un po’ di scena davanti ai tuoi clienti, non ti pare? – ribatté acidamente Deidara.
-Non vedo perché dovrei compiacerti – rispose lei con lo stesso tono, rivolgendogli uno sguardo di puro disprezzo.
-Konan – la richiamò il titolare, rimproverandola con lo sguardo.
Fra la sua amica e il suo ex non era mai corso buon sangue: si tolleravano appena quando la sua vecchia storia stava ancora in piedi. La donna riteneva che il biondo fosse un moccioso viziato e troppo superficiale, il ragazzo che lei fosse troppo sicura di sé e con manie di superiorità. Nessuno dei due si era dispiaciuto troppo quando avevano perso la reciproca compagnia.
-Invece di stare qui a sputare veleno, forse dovresti ascoltare, dato che siamo venuti a farvi un favore – continuò il giovane artista, fulminandola con gli occhi celesti.
-Un favore? – domandò Nagato, inarcando un sopracciglio.
-È stato l’ufficio igiene – esordì Sasori, rivolgendosi direttamente a lui.
Quelle parole furono come una scossa per i due dell’Akatsuki, che si scambiarono un’occhiata preoccupata. Non era un buon segno.
-Hanno fatto varie ispezioni negli ultimi mesi, finché non hanno trovato qualcosa che sforasse la normativa di legge– spiegò il rosso.
-E non siamo stati gli unici a chiudere – s’intromise il biondo, accavallando le gambe con sufficienza – Ci siamo informati un po’ in giro. A quanto pare anche il Blues, l’Uta e il Ruahku sono stati costretti a levare i battenti. Questo non vi suggerisce niente?-.
-Sono tutti locali gay – notò subito la donna.
-Tutti chiusi a causa dell’ufficio igiene – aggiunse il rosso dagli occhi castani, fissando l’altro titolare dritto in viso – Questo vuol dire che-
-Siamo l’ultimo locale gay rimasto aperto in tutta la città – concluse l’Uzumaki, scuotendo il capo incredulo.
 
-Che cosa?? – sbottò Sasuke.
Il moro era rimasto così impietrito da aver bloccato la tazzina a mezz’aria, restando con la bocca socchiusa per qualche secondo. Dopo di che riacquistò la propria compostezza come se niente fosse successo, mantenendo comunque una nota di perplessità nelle sopracciglia appena aggrottate.
-Nagato ha avuto più o meno la tua stessa reazione, con la differenza che si è fermato a fissare il vuoto per circa dieci minuti – mormorò Konan, appoggiandosi al lavello dietro il bancone.
L’interessato fissò il cliente e annuì, riscontrando in lui la sua stessa incredulità.
-Davvero ci sono tanti bar gay in città? – s’intromise Hidan, voltandosi verso il suo superiore.
-Non sono solo bar, alcuni sono pub e discoteche. Anche se a questo punto è più corretto dire che “c’erano” – rispose questi, sospirando.
-Ma non è possibile – riprese parola il giovane, sconvolto – Come possono fare una cosa simile? Insomma, non credo nemmeno che sia legale! –
-Invece lo è, teoricamente noi siamo nel torto dato che tutti i posti hanno chiuso perché non hanno rispettato la normativa – spiegò la donna.
-Queste sono stronzate, è palese che l’unico motivo per cui si accaniscono tanto è che si tratta di locali gay! –
-Lo dimostri tu davanti ad un giudice, con tanto di prove sfavorevoli e contro chissà quale difesa? –ribatté l’Uzumaki, guardandolo scettico – Perché è questo ciò che ci aspetta se decidiamo di seguire la via legale. –
-Quindi stiamo zitti e aspettiamo che facciano chiudere anche l’Akatsuki? – domandò l’Uchiha, sempre più coinvolto nella questione.
Non potevano eliminare anche quel ritrovo; era troppo importante per lui. Era più di un bar, era il luogo dove poteva essere se stesso in piena libertà, dove aveva conosciuto delle persone fantastiche che non voleva assolutamente perdere, dove aveva avuto il suo primo appuntamento con Naruto. Non riusciva nemmeno ad immaginare i propri pomeriggi senza quel posto.
-Mi farei ammazzare piuttosto – rispose categorico il rosso, serio come mai – Ma non ci possiamo permettere simili colpi di testa. Siamo gli unici rimasti, aspettano solo un’occasione per rovinarci. –
Il giovane avrebbe voluto controbattere, però si ritrovò spiazzato dal suo ragionamento. Come al solito, Nagato aveva ragione. Cosa che lo innervosiva parecchio, perché detestava avere torto e perdere in una discussione era come ammettere di essere sconfitto. Strinse i pugni per la rabbia, sbattendoli inconsapevolmente sul bancone. Prima o poi sarebbe riuscito ad avere la meglio su di lui, rigirandogli contro le sue stesse parole. In quel momento, però, non si trattava del problema principale.
-Tutto questo è assurdo – commentò, riportandosi la tazzina di caffè alle labbra.
 
***
 
L’avvocato squadrò gli uomini di fronte a sé con due tizzoni ardenti al posto degli occhi, da cui lanciava sguardi che sembravano fatti di fiamme. La mascella serrata per il nervosismo, oltre che per la serietà, esprimeva in pieno la sua totale disapprovazione.
-State scherzando – rispose loro, con biasimo.
Non era una domanda. Era assolutamente certo che le loro parole fossero infondate. Sasuke, suo figlio, all’Akatsuki? Impossibile. Che ci faceva un Uchiha in un covo di froci come quello? Avrebbe creduto che la terra fosse piatta, piuttosto.
-Temo di doverla contraddire.-
Fugaku aggrottò appena un sopracciglio, ma quel poco bastò per esprimere tutto il suo – smisurato – disappunto. L’altro non si scompose, mantenendo quell’espressione distaccata e indifferente che lo caratterizzava. Allungò il braccio verso uno dei portafoto in argento che aveva sistemato sulla grande scrivania di mogano, sfiorando il più grande, posto in orizzontale.
-Posso? – chiese permesso, concessogli con un cenno del capo.
Si trattava della foto che avevano scattato l’anno prima, per il diciottesimo compleanno di Sasuke. Suo figlio non aveva festeggiato in grande, anzi, non aveva proprio voluto organizzare nulla. Aveva offerto la cena al suo ristretto gruppo di amici, per poi restare in spiaggia con loro fino al primo mattino. Per la famiglia, invece, aveva optato per un pranzo nel suo ristorante preferito, un posto molto chic  dove servivano del pesce di prima qualità. Avevano poi concluso con la torta, rigorosamente al cioccolato extrafondente e caffè, dato che il suo secondogenito, come lui del resto, mal sopportava i piatti troppo dolci. Quella fotografia li immortalava proprio davanti la torta, stretti davanti quelle diciotto candeline accese. Si ricordava bene il caldo che avevano patito, nonostante l’aria condizionata, nelle loro camicie fresche di lavanderia e nei pantaloni appiccicati alle gambe. L’unica che aveva sofferto meno per quel 23 luglio afoso era stata sua moglie, Mikoto, davvero bellissima col suo vestito rosa antico.
-È questo ragazzo, non ci sono dubbi – commentò Genma, riposando la cornice con cura.
Le dita dell’avvocato si strinsero attorno al bracciolo della sedia, come se potessero stritolarlo. Quello scherzo stava diventando terribilmente fastidioso, tuttavia la serietà dei due agenti instaurò in lui un terribile dubbio. Se fosse stato tutto vero? In quei mesi si erano dimostrati ottimi collaboratori, che motivo avevano per mentirgli? Gli sembrava inconcepibile, ma forse avevano ragione. Sasuke ogni tanto aveva qualche idea “stravagante” o “libertina”, e le sue amicizie in questo non l’avevano aiutato. Non erano state molte le sue bravate, però non poteva negare che ci fossero state. La quasi sospensione di qualche settimana prima ne era la prova, anche se questo era eccessivo persino per lui. Non poteva lasciare una simile situazione irrisolta, doveva intervenire al più presto o sarebbe degenerato chissà come.
-Vi farò sapere se ci sono cambiamenti per telefono, continuate come avete fatto finora – mormorò solamente, incrociando le mani davanti il mento – Non una parola su mio figlio, a nessuno. –
 
***
 
Le prime gocce di pioggia del pomeriggio iniziavano a diventare sempre più numerose e, prima dell’arrivo della sera, si sarebbe scatenato un vero e proprio acquazzone. A lui poco importava del tempo: ora sarebbe entrato al coperto, poi si sarebbe rifugiato in macchina per tornare a casa. Lo stesso tragitto auto-bar non era più lungo di due marciapiedi, quindi non si sarebbe bagnato troppo sotto il riparo del grande ombrello ricurvo. Forse l’unica cosa che gli dava fastidio era l’acqua che, spinta dal vento, s’infrangeva sui suoi pantaloni e sui lunghi capelli liberi sciolti. Ormai era giunto davanti l’anonima porta di legno scuro, che stonava incastonata in quel muro tipicamente cittadino. Senza l’insegna non avrebbe capito che lì c’era un locale. Ed era anche un bel posticino, da quel che gli dicevano.
-Vediamo chi si sta inimicando mio cugino – pensò interessato.
La grande bocca si piegò in un ghigno a metà fra il maligno e il divertito, mentre gli occhi gli si accendevano di un’insana luce mista a curiosità. Peccato che nessuno se ne sarebbe accorto dietro il riparo delle lenti nere, avrebbe potuto spaventare qualcuno, così per ingannare il tempo. Purtroppo il suo sguardo era fin troppo riconoscibile, e al momento aveva bisogno di restare nell’anonimato più che poteva. Motivo per cui si era armato di occhiali da sole nonostante il diluvio nascente, sentendosi un po’ ridicolo a portare quelle lenti sotto un ombrello. Fece spallucce, spingendo col palmo aperto la porta davanti a sé.
Appena entrato fu investito da un piacevole tepore, che lo spinse ad abbassare la zip del lungo giubbotto. Abbandonato l’ombrello nell’apposito cestino, si sedette ad un tavolino appartato. Si osservò intorno con la curiosità di un bambino, facendo scivolare gli occhiali sul naso dritto di tanto in tanto. Rimase fortemente deluso: quel posto non era per niente gay. Era stato in discoteche e pub che, a confronto, l’Akatsuki era un banalissimo ritrovo. L’unico aspetto che tradiva quell’apparente normalità erano le coppiette omosessuali sedute un paio di tavolini più in là, oltre a dei soggetti spudoratamente effemminati che non destavano l’attenzione di nessuno. Sì, era per forza un locale gay, anche se sottotono. Fu quasi sul punto di cadere completamente la montatura nera lungo il profilo quando, finalmente, le sue iridi viola trovarono qualcosa che valesse la pena osservare. La cameriera che chiacchierava amabilmente con due clienti era davvero degna di attenzioni: alta, snella, fianchi stretti e un seno generoso molto ben sostenuto. Anche in viso era carina.
-Me le scelgo tutte uguali – commentò amaramente, ripensando alla sua ex moglie.
Ad eccezione del viso, quelle due avevano praticamente lo stesso corpo; anzi, la giovane dai capelli blu godeva di qualche centimetro d’altezza in più e qualcuno di giro-petto in meno, ma poco importava. D’altronde, che male c’era nell’avere un debole per le belle donne? Non era mica una colpa, adesso era persino divorziato, quindi i suoi pensieri erano più leciti che mai.
-Cosa le porto? – domandò un giovane uomo, sbucato da dietro il bancone.
Madara si risvegliò dall’assorta analisi a cui il suo occhio esperto stava sottoponendo la donna. Incrociò un viso beffardo da stronzo in piena regola, coronato da un ammasso di capelli argentei lucidati con abbondante gel. Quel cameriere, dal fisico piuttosto allenato, doveva aver capito cosa stava facendo prima che lo interrompesse a giudicare da come lo guardava malizioso.
-Ci devo ancora pensare, può ripassare dopo – rispose senza scomporsi, non degnando il menù sul tavolo neanche di uno sguardo.
-Come preferisce, ma l’avviso che la mia collega è già fidanzata e mal sopporta le molestie sessuali – ribatté come se niente fosse.
-Non te la prendere, se la tua donna è così gnocca qualche occhiata indiscreta la devi sopportare. –
-Infatti non è la mia donna – rispose il cameriere, lanciandogli uno sguardo eloquente – La storia sulle molestie l’ho scoperta a mie spese. –
Si voltò per andarsene mentre l’Uchiha sorrise sornione, immaginando quel povero ragazzo malamente bastonato dalla sua appetibile collega. Aveva l’aria di essere una determinata, dallo schiaffo facile, invece quel giovane dai capelli argenti doveva essere l’opposto. Gli era sembrato un tipo scaltro e, da quel che aveva capito, anche femminaro, proprio come lui quando aveva la sua età. Gli piaceva, gli avrebbe lasciato una buona mancia prima di andarsene.
-C’è il titolare? – gli domandò mentre era di spalle.
-Perché lo vuole sapere? – ribatté il cameriere, riportando la sua attenzione su di lui.
Il moro fu stranamente sincero.
-Curiosità. –
-È l’uomo alla cassa, quello con i capelli rossi – mormorò dopo qualche secondo di silenzio.
Madara cercò la figura indicatagli con lo sguardo, notando un corpo magro fino all’osso non troppo distante da lui. Da dietro non era proprio mingherlino, anzi, le spalle indicavano che quella corporatura non lo sarebbe stata se non fosse intervenuta quell’assurda magrezza. Conservavano una certa ampiezza tipicamente maschile, anche se quasi del tutto oscurata dai lunghi capelli cremisi oltre che dalla più radicale mancanza di grasso che avesse mai visto, tanto che le braccia somigliavano a due stuzzicadenti.
-In viso sarà inguardabile – commentò fra sé, attendendo il momento propizio – Peccato, con dei simili capelli è un vero spreco. -
L’altro non lo fece aspettare troppo e, poco dopo, si girò alla chiamata di un suo dipendente. Di fronte era ancora peggio e, per certi aspetti, quasi inquietante. Il naso appuntito spiccava prepotente sugli zigomi sporgenti, in contrasto con le guance un po’ incavate che culminavano, sotto le belle labbra, in un mento spigoloso. Non si stupì, si aspettava un simile volto deturpato. Persino lui, però, rimase interdetto quando si accorse di un particolare.
-Senza-sclera anche lui? – pensò sorridente – Abbiamo persino gli stessi occhi. -
Un anoressico, frocio, senza-sclera e con le palle di opporsi niente meno che a Fugaku Uchiha; quell’uomo era pieno di sorprese.
 
***
 
Quello che stava facendo non era proprio giusto. Si collocava su quel sottile confine fra l’apprensione paterna e l’illegalità, protendendo decisamente verso quest’ultima. Far controllare gli spostamenti di suo figlio, con tanto di resoconto dettagliato, suonava eccessivo persino per lui.
-Lo faccio per il suo bene – si ripeté per l’ennesima volta, riaprendo quel file che ormai conosceva a memoria.
Quante volte l’aveva ricontrollato negli ultimi dieci giorni? Troppe per ricordarle, però nemmeno in quel modo era riuscito a fermare quell’ulcera che gli partiva quando leggeva ciò che vi era scritto o guardava le foto allegate. Decine e decine d’immagini furtivamente rubate a Sasuke mentre era distratto, con un telefono che, purtroppo, aveva un’ottima qualità. In tutte si trovava in quella disgraziatissima bettola che ancora non era riuscito a far chiudere. Scoprire che il suo secondogenito non era un misero cliente dell’Akatsuki, bensì un frequentatore abituale era stato un colpo basso ai suoi nervi già provati. Scherzava con i camerieri, chiacchierava a lungo con quello scheletro dai capelli rossi del proprietario e, cosa che lo stupì parecchio, si chiamavano per nome dandosi del tu. Suo figlio, che non scendeva a simili intimità praticamente con nessuno. In pochi scatti era da solo, intento a leggere in un posticino appartato. Nonostante fossero state fatte di nascosto, quelle foto gli erano piaciute parecchio. Ne aveva presa una, sostituendo ai colori il bianco e nero, e si era fermato ad osservarla. Sasuke, seduto ad un tavolino, leggeva assorto un libro che non conosceva. Sarebbe potuta essere la copertina di un album, perché ogni dettaglio sembrava perfetto: le dita ferme a bloccare le pagine, il caffè sul tavolo, il suo profilo concentrato nella lettura. Era innegabile che quel ragazzo avesse una certa presenza, aveva ereditato la bellezza tagliente di Mikoto senza che lui la contaminasse con i suoi lineamenti, com’era successo ad Itachi. Avrebbe potuto avere qualsiasi ragazza volesse, d’altronde aveva sempre avuto un esercito di ammiratrici. Eppure le aveva sempre rifiutate; da che avesse memoria, suo figlio non aveva mai parlato di fidanzate o simili. Aveva sempre creduto che fosse dovuto al suo carattere freddo e distaccato, qualcosa l’aveva pur presa da lui. Adesso quel dettaglio, unita alla storia del bar in cui andava tanto spesso, gli avevano instaurato un terribile dubbio.
-E se fosse gay? –
La prima volta che l’aveva pensato, non aveva dormito la notte. Quella domanda l’aveva tenuto sveglio, alla ricerca di qualche indizio che potesse avvalorare o smentire quell’ipotesi. Aveva passato i giorni seguenti a studiare quel ragazzo come mai prima di allora, osservandone i gesti, pesandone le parole, fissando il suo modo di camminare. Niente di strano, era un concentrato di genio e orgoglio come ogni membro della sua famiglia. Quando il dubbio si era appena alleggerito, gli ispettori dell’ufficio igiene l’aveva ritrovato in quel posto di merda. A quel punto non aveva resistito, aveva telefonato ad un uomo di sua fiducia e l’aveva posto alle calcagna di Sasuke per sapere quando andasse all’Akatsuki e, soprattutto, cosa diavolo ci facesse.
-Questa faccenda mi farà impazzire – sospirò a bassa voce, portandosi le mani fra i capelli.
Rimase in quella posizione di pura disperazione per qualche secondo, per poi riprendersi quando il suo telefono squillò. Rumore che di recente aveva iniziato a detestare, poiché gli portava continuamente pessime notizie.
-Pronto? – esordì, senza alcun entusiasmo.
-Sono io. –
-Novità? –
-Sì – rispose il suo agente, distruggendo con una sillaba l’umore di Fugaku.
-È andato di nuovo in quel ritrovo di piattole? – chiese conferma l’avvocato, portandosi la mano libera a sostegno della fronte alta.
-Sì, ma oggi non era da solo. C’era un ragazzo con lui, sembravano molto intimi ... –
L’Uchiha si paralizzò per un istante, sentendo il cuore pietrificarsi nel petto. Recuperò in fretta l’autocontrollo, con non poche difficoltà. Temeva dove potesse arrivare quella discussione.
-Definisci “intimi”. –
-Parlavano e scherzavano come due vecchi amici, si tenevano per mano … Si sono baciati un paio di volte – aggiunse infine, ignorando la reazione che aveva appena scatenato.
Fugaku si sentì esplodere qualcosa dentro di sé. La sua mascella arrivò al pavimento senza che se accorgesse, mentre spalancava gli occhi osservando il nulla davanti a sé. Ecco la prova al suo dilemma, la cui risposta però lo distruggeva molto più dell’incertezza del dubbio.
-Signor Fugaku, è ancora in linea? – domandò quello, preoccupato dal silenzio dell’altro.
-Chi è questo ragazzo? Da dove spunta fuori? – chiese tutto in colpo, dopo essersi ripreso.
-Non lo so, è la prima volta che-
-Com’è? Come si chiama? Descrivimelo – l’interruppe bruscamente, senza lasciargli il tempo di finire.
-È biondo, con due occhi azzurri molto grandi e delle strane cicatrici sul viso. Non so il suo nome, però devono essere ad occhio e croce la stessa età. –
In quel momento la verità giunse a lui come un’illuminazione divina. Biondo, occhi azzurri, con delle cicatrici. La descrizione non era accuratissima, però era bastata a fargli ricordare un volto che in quel mese aveva completamente dimenticato: il moccioso per cui Sasuke si era fatto quasi espellere. Era gay e suo figlio aveva picchiato un compagno che l’aveva insultato. In pratica, l’aveva difeso, perché, diceva, era un suo amico.
Come aveva potuto essere così cieco?! Quel bastardo! Quel pervertito, quel … non sapeva a quale epiteto dare la precedenza, quel frocio malato! Certo, “malato”, ecco perché Sasuke si era infiammato tanto quando l’aveva chiamato in quel modo, impedendogli tassativamente di vederlo. Allora era già troppo tardi, quel finocchio l’aveva già deviato portandolo in quel suo mondo fatto di unicorni rosa e arcobaleni.
-Sto arrivando – disse solamente, prima di riattaccare.
D’altronde, l’aveva ammesso lui stesso poco prima: suo figlio era un ragazzo troppo affascinante, doveva aspettarsi che prima o poi ricevesse delle avances anche da qualche maniaco del genere. E lui, come un perfetto imbecille, ci era cascato in pieno.
-No, no, Sas’ke sarà pure una testa di cazzo ma non è uno stupido, non si farebbe mai abbindolare così – pensò, con quel poco di lucidità che gli era rimasta.
Allora cos’era successo? Aveva accettato di sua stessa volontà? Forse aveva voluto provare, per curiosità, perché alla sua età si voleva sperimentare o altre cazzate simili … no, si rifiutava di accettarlo. Di certo c’era stato qualcos’altro, ma poco importava cosa. Avrebbe posto fine a quella stronzata quello stesso pomeriggio.
 
***
 
-Dove andiamo stasera? – domandò il moro, incuriosito.
Naruto lo stava bellamente ignorando, troppo preso dal cornetto ripieno che aveva appena morso. A giudicare dalla sua espressione di puro godimento, doveva essere buonissimo. Restava comunque il fatto che stesse mettendo il cibo prima di lui, atteggiamento che lo infastidiva molto. Si era ormai rassegnato a dover cedere la precedenza al ramen, piatto preferito dell’Uzumaki con cui era stato in competizione per settimane. Persino Kushina gli aveva consigliato di lasciar perdere quella causa, dato che suo figlio avrebbe volentieri barattato un rene per una ciotola di quegli spaghetti in brodo. Non poteva però permettere che questa eccezione si espandesse anche ad altro, ritrovandosi così in una posizione troppo subalterna fra le sue priorità. Motivo per cui si decise a riaffermare la sua assoluta superiorità, portandogli una mano dietro il collo brunito e avvicinandolo a sé. Lo baciò piano, per poi forzargli le labbra con la lingua e incontrare la sua, ben disposta a giocare con l’ospite. Si staccò di colpo, lasciandolo sul più bello con ancora la bocca socchiusa come punizione.
-Sai di dolce – commentò l’Uchiha, piuttosto contrariato.
Ritornò a pochi centimetri dal suo viso, notando i rimasugli di marmellata rimasi ai lati del sorriso idiota del biondo. Staccò un fazzolettino dal portatovaglioli e, armandosi di grande pazienza, gli ripulì delicatamente le guance come se avesse davanti un bambino.
-Grazie, mamma – ribatté ironico l’altro, trattenendo una risata.
Non ebbe il tempo di controbattere che, questa volta, fu l’Uzumaki a riprendere l’iniziativa. Sasuke sorrise appena nel bacio, non dandolo a vedere. Anche se non lo ammetteva, gli piaceva quel modo con cui si punzecchiavano a vicenda, senza prendersi troppo sul serio. Riusciva a essere così spensierato solo con poche persone, ma fra tutte il biondo aveva un effetto speciale. D’altronde, il loro stesso rapporto era speciale, quindi non aveva di che stupirsi. Naruto lo faceva stare bene, era un dato di fatto che non poteva negare, neanche volendo.
-SASUKE. Che sta succedendo qui? –
Un brivido, no, una valanga percorse la schiena pallida dell’Uchiha, congelandolo sul posto. Interruppe quel tocco gentile smettendo di ricambiare le attenzioni del ragazzo, troppo immobile per fare altro. Non aveva sentito bene, vero? Le sue orecchie lo avevano volutamente tratto in inganno. D’altronde, che ci faceva suo padre all’Akatsuki?
Eppure, quando si voltò istintivamente, reclinando il viso per guardarsi alle spalle, incrociò uno sguardo severo che conosceva molto bene e che non aveva mai visto tanto incazzato prima di allora. 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Vitya