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Autore: SSJD    17/02/2016    10 recensioni
« Ἄνδρα μοι ἔννεπε, Μοῦσα, πολύτροπον, ὃς μάλα πολλά
πλάγχθη, ἐπεί Τροίης ἱερὸν πτολίεθρον ἔπερσεν »
« Narrami, o Musa, dell'uomo dall'agile mente, che tanto vagò,
dopo che distrusse la sacra città di Troia. »
Da amante delle CO storiche come sono, non poteva mancare il seguito de 'La guerra degli dei', che pubblicai giusto un anno fa...
Con questa però, mi sono voluto 'regalare' una AU persino dell'Odissea. Ebbene sì, ho osato sfidare Omero, dato che la sua trama sarà bella, avventurosa, incredibile quanto volete, ma diciamocelo... la conosciamo tutti e sinceramente... chi non si annoierebbe nel rileggerla ancora? Quindi l'ho modificata. Ebbene sì, a mio piacimento e diletto.
Molti dei fatti raccontati sono effettivamente riportati anche nell'opera originale dell'esimio poeta, soprattutto il viaggio di Ulisse (Vegeta) ma, per rendere la lettura più interessante, ho deciso di modificare giusto un attimino i personaggi e i fatti narrati.
Praticamente ho scritto una AU di una Cross-over... un delirio...
Ma fidatevi, il risultato finale... beh... a me piace un sacco...
Se non avete letto il mio primo racconto, vi invito a leggerne almeno l'introduzione, giusto per inquadrare i protagonisti.
Grazie per l'attenzione e buona lettura.
Genere: Avventura, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: 17, Broly, Crilin, Zangya | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Goku/Vegeta, Pan/Trunks
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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…Tanto bella quanto crudele. Il gruppo guidato da Yamko, come dicevo, era costituito da più di venti uomini che vagarono per qualche ora sull’isola verdeggiante e dal clima mite, prima di arrivare al palazzo della maga, che ne sorgeva al centro. A fare da guardia al palazzo c’erano lupi e leoni stranamente mansueti che la maga accarezzò affettuosamente prima di andare ad accogliere i nuovi forestieri. Li fece entrare e offrì loro la cena che venne accettata volentieri da tutti, tranne che da Yamko il quale, troppo insospettito, rimase fuori ad aspettare.
La maga offrì loro cibi e bevande squisiti e un’accoglienza quasi regale, ma era tutto un inganno. Il vino con cui riempì più volte le loro coppe era colmo di una pozione magica che li avrebbe trasformati, non appena lei li avesse toccati con un bastone, in maiali.
Yamko, spaventato, corse a riferirmi tutto e a supplicarmi di scappare da quell’isola maledetta, ma io, come al solito, volli fare di testa mia e decisi di affrontare la maga e farmi rendere i miei uomini sani e salvi. Tentai di convincerlo ad accompagnarmi, ma di fronte al terrore che leggevo nei suoi occhi, decisi di andare da solo. Lungo la strada incontrai un ragazzo che si presentò come Whis, il dio messaggero e che mi diede un fiore, raccomandandomi di cibarmene, dato che era l’unico antidoto contro i malefici della maga.
Arrivato al suo palazzo fui abbagliato dalla sua bellezza: i lunghi capelli di un biondo dorato le ricadevano ricci e ribelli sulle spalle e sul seno prosperoso, messo in risalto da una veste fin troppo ammaliante, per essere considerata elegante. Due occhi del colore del mare mi accolsero con uno sguardo al quale non si poteva sfuggire, mi calamitarono nella sala da pranzo dove, con fare cordiale e modi regali, la donna mi offrì del cibo indiscutibilmente delizioso.
Quando finii di saziarmi, mi si avvicinò e grande fu la sua sorpresa quando, al tocco della sua verga sul mio capo, nulla accadde. Sguainai la mia spada e minacciai di ucciderla. In tutta risposta, lei si inginocchiò dinnanzi a me, pregandomi di risparmiarle la vita e proponendomi di governare con lei quella terra.
Accettai, a patto che facesse tornare uomini i miei compagni di viaggio.
Rimanemmo su quell’isola per un anno, durante il quale nulla ci fu fatto mancare. L’ospitalità e la gentilezza della maga erano sicuramente motivo di grande desiderio, da parte nostra, di rimanere ospiti presso di lei.
Quando decidemmo di partire, il desiderio di ritornare nell’amata patria natia era diventato di nuovo fortissimo, nel mio cuore e, nonostante le cure e le attenzioni che quella donna sapeva regalarmi ogni notte, le mie intenzioni erano ormai evidentemente confermate. Prima di partire, mi disse che dovevo consultare l’indovina Baba, che avrei trovato negli inferi.
Grande fu il mio sconcerto nell’udire quale sarebbe stata la meta successiva del mio viaggio, ma quello era evidentemente il mio destino. Informai i miei uomini e, a vele spiegate, ci dirigemmo verso il bosco sacro dove, io solo, avrai atteso l’arrivo di Baba sulla riva dell’Acheronte…
Vegeta scoppiò in un pianto incontrollato, coprendosi il volto con una mano per la vergogna di mostrarsi così debole dinnanzi ad un guerriero come Goku e alla sua consorte. Chichi a quel punto, non fece altro che porgergli un tovagliolo ancora ripiegato, preso dalla tavola e porgerglielo con tanta grazia, dicendogli:
“Sire, se non ve la sentite di raccontare oltre, non dovete. La vostra disperazione ci fa intendere che abbiate incontrato l’anima di qualche persona cara. Ci duole per la vostra perdita. Tenete, bevete dell’acqua e prendetevi una pausa. Saremo lieti di sentire il proseguo del vostro racconto, ma solo se non vi porti ulteriore dolore nel ricordo di quanto accaduto”
Vegeta sollevò lo sguardo, colmo di tristezza e fece ciò che la donna gli aveva consigliato. Si asciugò le lacrime con il tovagliolo e bevve dell’acqua fresca da un calice. Fece un sospiro profondo e proseguì:
“Incontrai mia madre. Mi disse di essere morta di dolore per il mio mancato ritorno. Mi sentii in colpa e sprofondai nella disperazione. Sentii come un macigno comprimermi il cuore nel petto e solo quando mi accasciai a terra quasi privo di respiro, mia madre si avvicinò e tentò di consolarmi, dicendomi che a Itaca c’era ancora chi mi aspettava con amore e in trepidante attesa. Mi rialzai e tentai di abbracciarla, ma il suo spirito era impalpabile e mi ritrovai con le braccia avvinghiate al mio stesso corpo. Mi fece un sorriso impercettibile e, poco dopo, la sua anima scomparve…Molte altre mi si avvicinarono chiedendomi di riferire messaggi ai vivi…
“Chi hai incontrato, Vegeta?” chiese Goku incuriosito.
“Se mi stai chiedendo se ho visto Turles, Goku, la mia risposta è sì, ma ti prego, non rattristarti per il suo ricordo. La sua anima era serena nella consapevolezza che tu fossi vivo e amato dalla donna per cui hai sacrificato la tua gloria. Nessun rancore nei tuoi confronti. Solo amore e benevolenza nei suoi occhi fatti di spirito e nel suo sorriso sincero” rispose Vegeta spiegando tutto con estrema tranquillità.
“Mi manca moltissimo” commentò Goku sommessamente, abbassando lo sguardo.
“Lo sa, sta’ tranquillo, lui…aspetta serenamente che la sua anima si ricongiunga alla tua, quando gli dei decideranno di porre fine alla tua vita” spiegò senza esitazioni.
“Spero avranno la benevolenza di far sì che ci incontreremo di nuovo” concluse Goku mostrando un sorriso sforzato.
“Vedrai che sarà così” lo rassicurò l’amico appoggiando la mano sul ginocchio del giovane re, come per confermare ciò di cui era quasi sicuro.
Goku rialzò lo sguardo e lo fissò rasserenato in quello sincero dell’amico per poi proseguire:
“Cosa ti disse Baba alla fine? L’hai incontrata, no?”
Sì, Sì, certo. Mi disse che il dio del mare, Kibith, era in collera con me perché avevo accecato suo figlio Tensing e che, per evitare altre sventure, avrei dovuto non commettere altre imprudenze, com’era stata quella di rivelare a quel mostro il mio vero nome. Mi disse che, una volta tornato a Itaca, avrei trovato la mia reggia invasa da squallidi individui che, in mia assenza, avrebbero cercato in tutti i modi di impossessarsi del mio trono e, cosa ancor più grave, dell’affetto di mia moglie. Mi disse quali sacrifici avrei dovuto fare per placare l’ira di Kibith, per poi congedarsi e lasciarmi alla visione inquietante delle anime che mi si avvicinavano e che mi fecero fuggire dalla paura. Corsi alla mia nave e salpai con i miei uomini allontanandomi il più velocemente possibile da quel posto triste e cupo.
Sapevo già dove i venti ci avrebbero portati. Zangya mi aveva avvisato. A largo delle coste Campane vi è un’isola su cui vivono delle creature crudeli, malvage e assassine: le sirene. Esse sono mezze donne e mezze pesce. Hanno una voce soave e melodiosa che attrae gli sprovveduti e coloro che non riescono a resistere alla loro ineguagliabile bellezza. I malcapitati che si avvicinano, vengono però catturati e trascinati nelle profondità degli abissi dove vengono divorati da quelle che, solo in apparenza, si mostrano come creature benevole e gentili”
“Come avete fatto a non cadere nella loro trappola?” chiese Goku sempre più interessato.
“Con della cera i miei uomini si fecero dei tappi per le orecchie, mentre io…
Vegeta s’interruppe di nuovo. Il ricordo di quelle corde che lo tenevano legato all’albero maestro della nave e le sue urla disperate per richiamare l’attenzione dei suoi uomini ‘sordi’, per farsi slegare ed essere libero di gettarsi in mare e nuotare fino all’idillio che quelle mezze donne gli promettevano, era troppo umiliante da poter essere raccontato. Fece un sospiro e disse solo:
Espiai parte delle mie colpe verso Kibith e decisi di sopportare la sofferenza dell’udire quel canto melodioso, legato ad un albero della nave. Fu un incubo. Dissi parole malvage di ogni genere ai miei uomini che non mi liberavano e nemmeno si accorgevano della mia sofferenza, ma la decisione era stata mia: guai a loro se avessero disubbidito ai miei ordini iniziali e avessero assecondato il mio delirio.
A volte mi mancano molto, i miei uomini. Credo che gli dei siano stati troppo crudeli con loro strappandoli alle loro giovani vite e non permettendo loro di ritornare all’amata patria e dalle loro famiglie”
“Come sono morti, re Vegeta?” domandò allora Chichi con aria mesta.
“Quando ci allontanammo dall’isola delle sirene, anziché circumnavigare la Sicilia, i venti ci portarono attraverso lo stretto, dimora di MajinBu, un mostro a sei teste divoratore di uomini e Cell, un’altra orribile creatura che erutta e ingoia tre volte al giorno. Io ero stato avvisato da Zangya, su quale sarebbe stato il destino di sei dei miei uomini: presi e dilaniati dalle bocce fameliche di MajinBu. La nostra nave riuscì miracolosamente ad evitare il secondo mostro e finimmo su un’isola non molto distante dallo stretto. Ci fermammo lì per un mese, per aspettare i venti propizi che ci avrebbero riportato finalmente a casa. Dopo un mese però, le nostre provviste iniziarono a scarseggiare e, approfittando del mio assopimento, i miei uomini, capitanati da Yamko, decisero di uccidere e mangiare due delle vacche sacre che pascolavano sull’isola, accudite da una giovane di nome Valese.
Mi avevano giurato che non le avrebbero toccate, quelle vacche. Erano sacre, mi aveva avvertito Zangya, ma loro non mi vollero ascoltare e, facendo di testa loro, segnarono il loro stesso destino. Valese avvisò Kaio Shin dell’incommensurabile perdita e, non appena ci rimettemmo in viaggio, il padre degli dei fece abbattere su di noi una tempesta terribile. I miei infedeli e disobbedienti compagni furono sbalzati in mare, dove trovarono presto la morte e l’ira di Kibith ad accoglierli. Io naufragai, solo, avvilito e stanco, fino ai confini del Mediterraneo e, prima di scomparire al passaggio delle colonne d’Ercole, fui tratto in salvo su una piccola isola, abitata dalla dea Lunch…A quanto mi avete detto, mi ha tenuto prigioniero per sette lunghissimi anni…”
Concluse abbassando il capo e coprendosi gli occhi stanchi e arrossati con una mano, come per ritrovare un po’ di forza per continuare.
In realtà, Vegeta non aveva la minima idea di come fossero passati, quei sette lunghissimi anni.
Ciò che non si riusciva veramente a spiegare, era come il tempo fosse trascorso così velocemente e inconsapevolmente. Aveva perso la ragione o semplicemente quella dea aveva adoperato qualche filtro magico per fargli perdere la cognizione del tempo? Gli risultava ancora incomprensibile come fosse stato ‘fortunato’ o ‘furbo’ ad essere riuscito a scappare. Ad ogni modo, ora finalmente era lì, con il suo più caro amico, l’ultima persona che si sarebbe mai aspettato di incontrare, in quello che sembrava finalmente essere il termine delle sue disavventure.
“Come avete fatto a scappare?” chiese Chichi distraendolo dai suoi pensieri.
Vegeta alzò lo sguardo per tentare di farle un sorriso e proseguire nel racconto, ma in quel momento si sentiva troppo stanco e afflitto e il solo ricordo di quella dannata donna che lo aveva tenuto prigioniero contro la sua volontà per tutto quel tempo, gli provocava un dolore a dir poco immenso.
“Non credo sia il caso di continuare, mia signora. Vegeta è molto stanco e ha bisogno di riposare. Lo accompagno nelle sue stanze e rimango a fargli compagnia. Voi andate a riposare, credo che il racconto abbia sconvolto anche voi, quanto me” intervenne Goku rivolgendo alla moglie un sorriso rassicurante.
“Oh…certo. Scusatemi. La mia curiosità è andata oltre il buon senso. Buonanotte, re Vegeta. Buona notte, mio signore” disse la donna allontanandosi dai due che, alzandosi, le avevano rivolto un inchino di gratitudine.









NCA: In realtà Ulisse, sul fiume Acheronte, trova sua madre Anticlea e Achille, che gli chiede di suo figlio. Poi parla con l'indovino Tiresia, che gli spiega quanto ho scritto. Prima di andarsene vede anche Agamennone e Patroclo.
 


 
   
 
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