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Autore: stellabrilla    17/02/2016    2 recensioni
Ciò che segue è una rielaborazione di un mio precedente lavoro, "Chìmaira" era già stato pubblicato qui su EFP, alcuni anni fa, ma non ero mai riuscita a portarla avanti. Quindi ho deciso di cancellarla e ricominciare da capo.
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"Scrivo queste parole perché so che siamo vicini alla fine e temo che tutte le vicende di cui sono stato testimone possano cadere nell'oblio. Non deve succedere. I mondi devono sapere, devono potersi preparare a ciò che si abbatterà su di loro.
Io non ho potuto fare nulla per salvare il mio popolo, la mia terra, ma forse qualcun altro potrà riuscire dove io ho miseramente fallito.
La nostra era una vita tranquilla, di pace e prosperità prima che una orribile calamità si abbattesse su di noi, una mostruosità vomitata dalle viscere della terra che è venuta al mondo per distruggere, ingoiare, corrompere qualsiasi forma di vita innocente con cui venga a contatto. In molti hanno creduto fosse una creatura innocua, quando venne da noi inerme, nuda, e bisognosa del nostro aiuto. Perfino io lo credetti, per qualche tempo. Alla fine, però, essa svelò la sua vera natura.
E tutto fu il caos. "
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parte II
 
Càl si sporse per lanciare uno leggero stridio oltre Desmo, la Bestia era lì, immobile e inerte, «quella cosa è sempre più magra», commentò, «ma le dai da mangiare? Se ti muore la tua fortuna è finita».
«Nessuna creatura sazia», rispose Desmo, «combatte allo stesso modo di una affamata cui viene promesso il pasto dopo la vittoria. Scommetto che la carne di xsifosuride le piacerà moltissimo».
La vibrazione del suolo si fece ancora più intensa, soldati si agitarono, da un momento all'altro il mostro avrebbe perforato la parete del Nido.
Desmo si voltò verso la Bestia, per prepararla alla battaglia, voleva che fosse il più inferocita possibile e che desse spettacolo. Già pregustava la ricompensa che avrebbe avuto dal Misá Fterá del Nido e la fama che sarebbe derivata da quella nuova impresa. Strattonò la corda con violenza e la Bestia scattò verso di lui. Desmo afferrò la testa della creatura, che gli arrivava appena all’altezza della vita e le cui ossa le sporgevano dappertutto, al tatto la sua pelle era tesa e stiracchiata come quella di una carcassa.
«Lo vedi quel muro, inutile mucchio d'ossa?» sibilò Desmo proprio nel foro auricolare della Bestia, «tra poco ne uscirà un mostro orribile che minaccia la mia vita e quella di tutto il Nido. Desidero che tu lo uccida, e desidero che tu lo faccia in fretta, mi capisci?» la Bestia sibilò in maniera affermativa, «bene, e se sarò soddisfatto di te, potrai mangiare a sazietà. Altrimenti, sai cosa ti aspetta», il bastone sferzò l'aria e atterrò sulla gamba sinistra delle Bestia, che guaì. Il colpo non era stato eccessivamente violento, non voleva invalidarla prima di un combattimento, ma era bene che ricordasse sempre quale fosse il prezzo del fallimento. In quel momento lo xsifosuride sfondò il muro, Desmo mollò la presa sulla Bestia, scaraventandola al suolo, mentre gigantesco essere simile a un insetto riversava la sua mole nel Nido.
Il corpo dello xsifosuride era composto da un ampio guscio liscio e ricurvo, come quello di un crostaceo, e duro come la pietra, sul quale erano incastonati due occhi, piccoli e sporgenti, e al quale erano attaccate cinque paia di zampe aguzze. La bocca del mostro era allungata in una fessura longitudinale munita di potenti tenaglie, che gli servivano per triturare la roccia. Dalla parta opposta del corpo spiccava una coda micidiale, dritta e affilata, sagomata come la punta di una lancia, capace di spezzare a metà qualsiasi nemico cercasse di attaccarlo.
Vi fu un istante di esitazione di fronte all'enormità di quell'invasore, ma le femmine strillarono e i soldati, sibilando e schioccando le lingue minacciose, gli si avventarono contro. Bastò allo xsifosuride agitare la coda tagliente, e i difensori del Nido furono falciati a metà come fili d’erba. I soldati più lontani provarono a colpirlo con le loro lunghe lance, ma la punta di osso intagliato rimbalzava contro la corazza del mostro, senza scalfirla.
«Muoviti Desmo», stridette Cal, «sguinzaglia quella tua dannata Bestia!»
Desmo sciolse la corda attorno al collo della Bestia e la sentì irrigidirsi , tutte le membra del suo piccolo corpo si tesero, aspettava solo il segnale. Desmo emise uno schiocco con la lingua e la Bestia si scagliò come un dardo di osso.
Piccola, veloce, silenziosa, la Bestia aggirò fulmineamente l’avversario, senza che lui fosse minimamente cosciente della sua presenza, gli afferrò una delle zampe la cui punta riusciva a stento a circondare con tutte e due le braccia scheletriche, e con un colpo secco gliela strappò di netto. Lo xsifosuride, stridendo per il dolore improvviso, ritrasse le restanti nove zampe, nascondendole sotto il corpo, adesso era un’inespugnabile cupola di guscio liscia e viscida, la coda a forma di spada fendeva l’aria fischiando.
Un schioccare di lingue concitato di diffuse tra i soldati che si erano fatti da parte per assistere allo spettacolo.
La Bestia girò ancora attorno allo xsifosuride, tenendosi bassa per evitare a coda tagliente, cercava un qualche punto debole in cui far penetrare il prossimo attacco, ma il guscio era liscio, uniforme e compatto, coperto di viscido muco scivoloso, colpirlo o provare a scalfirlo sarebbe stato inutile.
Un fendente improvviso della coda la costrinse ad allontanarsi dall'avversario e mentre indietreggiava nella sua mente si formò la chiara immagine del bastone del suo padrone pronto a calare su di lei. Non doveva indugiare, nemmeno un istante, se ci avesse impiegato troppo a uccidere quell'essere… beh, non voleva pensarci.
Non vi era alcun punto debole nella corazza dello xsifosuride, nessuna fessura, tranne una. Con uno scatto si portò davanti alla testa del mostro e si lanciò contro la sua bocca ribollente.
I soldati, tutt'attorno, stridettero di sorpresa e Desmo strinse forse il bastone quando il mostro chiuse le zanne attorno alla vita minuscola della Bestia, che emise un acuto sibilo di dolore. Mentre le tenaglie la stritolavano, sangue nero cadde ad imbrattare la terra, ma la Bestia sollevò il braccio sinistro, e lo calò con forza sull’occhio destro dello xsifosuride, appena prima che le tenaglie la spezzassero in due.
Il suono fu quello che fa il guscio di un granchio quando viene schiacciato, uno spruzzo di materia gialla e densa investì la Bestia in piena faccia. Si levò un sibilo esultante tra le fila di soldati, mentre il mostro impennava e si rovesciava all'indietro, alcuni di essi si lanciarono all'assalto del ventre scoperto, credendo ormai vinta la battaglia, ma nello spasmo di agonia lo xsifosuride sferzo l'aria con la coda in maniera inconsulta, tagliando e falciando braccia, gambe e torsi.
La Bestia emise uno strillo mentre lo xsifosuride serrava le tenaglie e le dilaniava il corpo. Il sangue della Bestia, nero e liquido, si mescolò a quello giallo e vischioso dello xsifosuride.
Nonostante stesse per essere tranciata a metà, la Bestia prese a infierire sull’occhio martoriato del nemico che reagì serrando ancora le tenaglie. La bestia strideva e strillava per il dolore, ma non si fermava, e dopo alcuni colpi ben assestati la stretta delle tenaglie si fece più debole. La Bestia riuscì a divincolarsi abbastanza da infilare entrambe le braccia nella spaccatura che aveva aperto nel guscio del mostro e cominciò a tirare con tutta la sua forza.
Fu un attimo.
Si sentì uno schiocco, poi il cervello dello Xsifosuride esplose fuori dal cranio assieme a schegge e pezzi di guscio frantumato.
Il mostro si accasciò al suolo, rantolando, emettendo stridii liquidi e ribollenti, mentre le tenaglie si allentavano lentamente La Bestia si lasciò scivolare a terra e si trascinò carponi, poco lontano dal corpo del mostro dove si accasciò, incapace di muoversi. Il sangue le sgorgava dal torso dilaniato, quasi tagliato a metà.

Continua...
   
 
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