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Autore: Girasolerossofuoco    17/02/2016    2 recensioni
L'accademia di Pandora non è una normale scuola superiore, il suo obiettivo è creare persone capaci di ottenere un contratto colle Chain e di diventare così guardiani della città. Nel cammino che porta gli studenti a diventare difensori della città, la vita e le passioni si intrecciano. C'è Gil che è sempre stato convinto di amare il suo padroncino, ma qualcosa lo sorprenderà. Xerxes e Sharon che si amano, ma non osano dichiararsi a causa della loro differenza di classe. Elliot che odia se stesso per essere attratto dai ragazzi e sopratutto da uno in particolare. Vincent è ossessionato dal fratello, ma un'altra persona riuscirà a curarlo? Echo è una ragazza timida e maltrattata, segretamente innamorata di un suo compagno di classe. Qualcuno però trama nell'ombra; la realtà é come appare?
Genere: Erotico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Alice, Gilbert Nightray, Un po' tutti, Vincent Nightray, Xerxes Break
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Sharon guardava in cerca di Xerxes, ma non lo vedeva da nessuna parte. Cosa gli era successo? Sembrava essere stato posseduto da qualche strana creatura. Parlava di una voce, ma lei non aveva udito nulla di strano. Che fosse per via del suo occhio?
Sospirò e si sedette a terra, in attesa che il suo nii-chan tornasse. Una farfalla dalle ali zaffiro le svolazzò intorno, perdeva una sottilissima polverina luccicante. Alzò un dito e l'insetto vi si posò sopra. La duchessa la osservò attentamente e si rese conto che si trattava di una farfalla dell'amore. Di loro si diceva che si avvicinassero solo ai cuori innamorati e che esserne sfiorati significava sicura e prossima felicità.
Come poteva, lei, tra tutte le donne libere del paese, avere la dea bendata dalla sua parte? Lei che era nata dal sangue più puro, nobile tra i nobili, e aveva finito per innamorarsi di un vagabondo, di un servitore?
Ricordava perfettamente il giorno in cui venne a casa loro, fu lei a trovarlo. Sembrava un gatto ferito e ferito lo era per davvero, sia nell'anima che nel corpo. Pian piano era riuscita ad avvicinarlo, ma era rimasto sempre distante. Quand'è che aveva cambiato espressione? Quando, per la prima volta, aveva visto la sua espressione addolcirsi? Non ricordava, eppure sapeva che da un momento all'altro, quella barriera che li divideva si era rotta, per non costruirsi mai più.
Da quel giorno erano stati più uniti che mai. Quando l'adolescenza investì con tutta la sua solare e irrequieta forza Xerxes, lui cercò di allontanarsi di nuovo dalla duchessa, ma ogni tentativo fu vano. Ogni giusta ribellione lo riportava con ancora più tenacia alla sua padrona; era come se fossero legati dal filo rosso del destino.
Sharon si chiese se ci fosse mai stato un ragazzo nella sua mente che per poco avesse oscurato l'immagine di Break. Era una domanda retorica: mai, nessuno aveva potuto affievolire quell'amore maledetto.
 Sospirò di nuovo, per la tristezza. Era mai possibile che tutto il mondo fosse contro di loro? Non avrebbero mai potuto sposarsi, lo sapeva benissimo, e non gli avrebbe mai riservato un posto che non fosse stato al suo fianco alla luce del sole. Una volta, sua nonna, dopo il tè delle cinque, glielo aveva spiegato senza mezzi termini. Xerxes era appena stato richiamato per un affare in città e così erano rimaste sole. Sheryl aveva posato la tazza e l'aveva guardata dritta negl'occhi. “Bada ai tuoi sentimenti, piccola mia. Non potrai sposarlo e nessun marito lo vorrà tra i piedi, prima te ne liberi, meglio è.”
“Di cosa state parlando, nonna?” Chiese la piccola Sharon, nonostante avesse compreso benissimo le parole della duchessa.
“Non vi biasimo per questo sentimento, Xerxes è un servo fedele, è devoto a te e alla famiglia, inoltre è giovane e misterioso, insomma è tutto quello che potrebbe attrarre una giovane fanciulla come te, mia cara, ma non devi cedere alle follie dell'amore. Lui non va bene per te, io sceglierò un marito adatto e lo accetterai. Cerca di capire, dal tuo matrimonio dipendono le sorti di Reveille. Sai benissimo che noi siamo i duchi più importanti del regno, dobbiamo scegliere bene chi verrà a far parte della nostra famiglia. Se dovessi sposarti con Xerxes non solo i pretendenti saranno scontenti, ma potrebbero inoltre crearsi malumori tra la nobiltà.
Sharon aprì il suo ventaglio e lo sventolò un po', cercando di essere il più naturale possibile. Il suo cuore batteva a sprono battuto, ma doveva controllarsi per non tradirsi. “Nel momento in cui sceglierete uno piuttosto che un altro, ci sarà comunque dello scontento.”
“Hai ragione, ma sapranno di aver perso una battaglia leale. Se tu dovessi sposare un servitore, si sentiranno presi in giro. Il loro orgoglio verrà ferito, perché tu –e solo su di te ricadrebbe la colpa, in quanto nessuno penserebbe che sia stata io a spingerti a tale passo- hai preferito un trovatello a un rampollo di antica stirpe. Non riconoscerebbero nel viso dei tuoi figli i segni della nobiltà e la vergogna ricadrà su tutta la famiglia. E' questo che vuoi, cara?”
Sharon si mise dritta sulla schiena. “No, nonna, ma sono teorie campate per aria, non provo assolutamente nulla per onii.”
Lì si era chiusa la discussione, ma ricordava benissimo il viso poco convinto di sua nonna. Erano passati almeno due anni da quell'avvertimento e la situazione era forse peggiorata. Prima provava per lui un tenero affetto giovanile, ma ora, ne era certa, se ne era innamorata. Con loro erano cresciuti i loro sentimenti ed era sicura che sua nonna lo sapesse, per questo cominciava già a ricevere, di nascosto, offerte per la sua mano. Desiderava che si sposasse il prima possibile e abbandonasse quell'insano e catastrofico amore.
Sharon, però, sapeva che non avrebbe mai smesso di amare Xerxs, neanche se l'avessero ammazzato o se fossero stati separati per sempre in due mondi diversi.
Udì dei passi irregolari e leggeri. Emily non era ancora tornata dal suo volo, chi poteva essere? Ormai la ricreazione era quasi finita, le conveniva cercare Break e ritornare in classe.
Una mano le tappò la bocca e un braccio le cinse la vita. Al naso arrivò un dolce profumo di vaniglia, lo riconobbe immediatamente e si rilassò. Sentì l'alito caldo del suo onii solleticarle il collo, mentre le labbra premevano la pelle sensibile e tenera. Il cuore della duchessa ricominciò a battere forte, forse la sua quasi ammissione di colpa, ovverosia la sua mezza dichiarazione, aveva prodotto i suoi frutti. Che Xerxes non cercasse altro che una conferma da parte sua? Avrebbero potuto scappare ovunque, non le importava di deludere la nonna. Beh, in realtà non sarebbe stato facile sopportare quel peso, ma l'avrebbe sostenuto volentieri se non avesse avuto altra scelta.
Le dita dalla mano scivolarono lungo il collo e lo accarezzarono un po', delicatamente. Aveva chiuso gli occhi, la sua schiena aderiva a quella del ragazzo. Avrebbe saltato volentieri la lezione successiva, se avesse potuto stare con lui in quel modo.
La mano con cui stringeva il fianco si spostò verso la camicetta, cominciò a sbottonargliela lentamente. Come mai Xerx era così audace? Proprio lui che era sempre stato prudente nel non rivelarle i suoi sentimenti. Spesso sentiva quelle sue iridi rosse addosso, ma ogni volta che alzava lo sguardo, lui faceva del suo meglio per distoglierlo.
Le dita sfiorarono quella pelle morbida dei piccoli seni, delicatamente. Cosa aveva intenzione di fare? Era giunto, dunque, il gran momento che li avrebbe legati per sempre? Era pronta a compiere quel salto senza ritorno, in un luogo del genere? No, nonostante l'amore che provava, non poteva decidere di gettare via ogni cosa per un impeto dell'istinto, doveva assolutamente fermarlo.
Gli afferrò il polso delicatamente e subito notò che era un po' meno sottile del solito.
“Ti fai sedurre facilmente, principessa,” sogghignò il ragazzo.
Quella voce inconfondibile! Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo e tentò di divincolarsi, in vano. Lui le tappò di nuovo la bocca e la strinse a se, per non farla scappare.
“Tranquilla, non ho intenzioni ostili. Volevo solo verificare quanto ardente fosse il vostro desiderio. E' bastato spruzzare un po' del suo profumo per farti cedere immediatamente, ma meglio così, è questo che voglio. Però, te, a quel pagliaccio, non devi dire nulla, siamo intesi?”
Lei annuì e le labbra vennero liberate. “Hai paura che ti picchi?” Chiese ironica la duchessa.
Lui rise gaiamente. “No, no, per carità. Puoi tranquillamente dire che ti sei lasciata toccare da un uomo arrivato alle tue spalle; intendo per quello che ti riferirò fra poco.”
Sharon, che non aveva altra scelta, annuì. Il ragazzo allentò la presa, senza lasciarla del tutto e cominciò a bisbigliarle i suoi piani all'orecchio. Era così strano sentire tutte quelle rivelazioni con un sussurro, ma doveva ammettere che a Reveille esistevano poche persone normali.
“Staccati dalla signorina!” Gridò una voce, che interruppe il monologo del giovane. Presto sbucò dal cespuglio, coperta di foglie, la piccola Emily che addentò il colpaccio dell'assalitore.
“Emily, su, hai equivocato,” disse con un tono così pacato che la bambola non la sentì. In fondo in fondo non le dispiaceva che quel bellimbusto venisse attaccato da Emily. Ripresasi dallo spavento, riusci a ghignare pure lei.
“Signorina,” esclamò un'altra voce, molto più gradita della prima. Break si stagliò di fronte ai tre, con lo sguardo di chi ha appena visto la morte. Le sue guance, davanti a quello spettacolo, però si colorirono immediatamente. “Tu, brutto topo di fogna!” Si avventò sul ragazzo, senza aspettare alcuna risposta. Non poteva credere che fosse stato lui a far urlare Sharon. Gli salì un nodo alla gola. Perché era stato così stupido da abbandonarla per seguire quella lepre orribile? Il suo compito non era forse proteggere a qualunque costo la duchessa?
Vincent che nascondeva una buona agilità (la usava solo in casi estremi e con molta parsimonia per non rimanerne privo per sempre), si staccò in tempo dalla signorina, continuando a ridere e innervosendo, di conseguenza, ancora di più Xerxes.
“La tua padrona dovrebbe punirti per il linguaggio usato.” Vincent osservò il cielo, poi li guardò di nuovo. “Che carino, il cavaliere che corre a salvare la sua principessa, peccato solo che fra poco non sarà più sua.”
Break tremò per la frustrazione e il dolore, quelle parole lo ferirono molto più di venti lame. Aveva colto nel segno, quel maniaco conosceva i suoi punti deboli, o meglio, il suo unico punto debole: Sharon.
Sforzandosi di alzare il mento, le chiese se tutto andasse bene. La Rainsworth rispose con un quieto sì, anche se avrebbe voluto aggiungere che non si era mai trovata meglio. Xerxes, senza essersene reso conto, l'aveva abbracciata. L'apprensione e il desiderio di protezione accendevano in lui quell'iride scarlatto, trasformandolo nel colore dell'amore e non del sangue.
La accarezzò. “Cosa vi ha fatto?”
Sharon si morse la lingua, quello non era il momento adatto per la verità, anche perché -odiava doverlo ammettere- quel ragazzo poteva trasformarsi nella sua più grande fortuna. “Nii-chan, è quasi finita la ricreazione, perché non torniamo in classe?”
“Siete pallida, non posso lasciarvi andare finché non sarò sicuro che stiate bene.”
“Molto commovente!” Il Nightray interruppe la dolce conversazione, infilando il suo grugno tra i due piccioncini. “Signorina Rainsworth, quando imparerai a mettere a cuccia questo tuo servo disobbediente e impaziente di scalare le vette?”
Xerxes lo osservò per qualche secondo, poi, nonostante fosse convinto di star sbagliando a mostrarsi così davanti alla sua piccola colomba, lo prese per il bavero e si alzò.
“Non provare più ad avvicinarti a lei,” sibilò a denti stretti. Il sangue pulsava forte nelle vene e quel rilascio di ira lo faceva sentire stranamente appagato. Avrebbe voluto prenderlo a pugni, e quando sorrise la sua voglia aumentò esponenzialmente, ma alla fine Vincent capitolò.
“Non c'è bisogno di scaldarsi tanto, anche perché io ho più diritto di te a starle appiccicato.”
Allora Xerxes ricordò quelle brevi parole sussurrate alla mattina, poco prima di entrare a scuola e impallidì nuovamente. Sentì le forze venirgli meno, la tristezza prese il posto dell'ira che evaporò come un grosso fuoco soffocato dall'acqua.
“Break, lascialo andare,” ordinò la duchessa, convinta che quello scontro si fosse protratto fin troppo.
Lui, da bravo servitore, obbedì immediatamente. Restò con lo sguardo fisso verso il basso, non aveva il coraggio di affrontare il mondo, sopratutto se il suo avvenire fosse stato senza di lei. Vincent, prima di andarsene, si avvicinò alla duchessa e le regalò una piccola rosa, colta nel cespuglio lì vicino. “Pure le rose sfigurano alla tua presenza.”
“Grazie duca,” rispose educatamente. Poi gli sorrise, in fondo quel ragazzo non era così male, forse bisognava solo conoscerlo meglio.
“E' sempre un piacere scambiare due parole con te, mia cara. Salutami quel salame pietrificato,” aggiunse, indicando Break che era nella stessa posizione di prima.
La Rainsworth annuì, felice.
Il Nightray se ne andò saltellando, si fermò solo quando si accorse che Emily era ancora attaccata al suo polpaccio, così la tirò via. Abituata ad essere lanciata di qua e di là, non si offese più di tanto.
“Onii-chan, pensi di stare lì per sempre?”
Xerxes venne risvegliato da quella voce dolce e soave. Si voltò verso di lei; non esisteva al mondo niente di più candido e bello. Adesso si era ricomposta, la camicetta era abbottonata e la rosa risplendeva tra i suoi capelli.
Sorrise mentre lei gli tendeva le mani. Era talmente brillante che la sua oscurità l'avrebbe travolta e portata alla rovina, ma non gli importava più.
Aveva deciso ormai: avrebbe macchiato quel fiore puro, trascinandolo nella corruzione più bieca. L'avrebbe resa sua,
“Signorina Sharon, vorrei chiedervi una cosa.”

Circa due ore più tardi, nell'infermeria della Pandora High School si era creata una bella scenetta degna di nota e destinata a non essere dimenticata tanto facilmente.
Gilbert Nightray, il quale era stato portato lì, dopo essere svenuto nella palestra, dall'amico, rinunciava a tirare la testa sopra il cuscino, usato come scudo per nascondere il viso. Al suo capezzale, addormentato, vi stava il dolce fratellino, mentre i due salvatori, Oz ed Echo, tentavano di smaltire l'imbarazzo provato dal duca, che era però incommensurabile ed implacabile.
“Gil, ti credo!” Esclamò il biondino cercando di scuoterlo.
Lui bofonchiò qualcosa senza senso, ma rimase con la testa sotto il cuscino.
“Oz-sama ha ragione, non crediamo che stesse violentando Alice-sama mentre era svenuta.” Nel suo candore, la piccola aveva solo peggiorato la situazione, aveva infatti palesato i suoi sospetti che non erano neanche stati menzionati.
Non appena il duca era svenuto, Oz ed Echo avevano provato a farlo rinvenire, ma con scarso successo, avevano dunque pensato bene di rivestirlo e portarlo in infermeria. Gilbert era troppo alto e pesante perché il solo Vessalius potesse caricarselo sulle spalle, così dovette ricorrere all'aiuto di Echo, che buona e obbediente accettò. Tutti e tre, loro malgrado, non poterono non guardare il povero ragazzo anche nelle parti intime, e questo era una delle fonti del suo imbarazzo, che non gli permetteva di togliere la testa dal cuscino, anche se il motivo principale era dovuto alla sua missione di salvataggio di Alice. Aveva detto loro che era svenuta e che stava male, ma nessuno, compresa la salvata, gli aveva creduto fino in fondo. Per quale motivo la duchessa Baskerville non aveva i vestiti addosso? Gilbert non lo aveva spiegato ed Alice aveva affermato che non ricordava nulla. C'era qualcosa che il duca nascondeva, ma era evidente che non voleva rivelarlo.
“Vedrai che Alice ti perdonerà!” Aggiunse Oz, scuotendolo ancora un po'.
A sentir quel nome il Nightray trasalì e serrò la stretta al cuscino.
Dopo qualche minuto che erano in infermeria, era apparso Vincent, con un viso sorridente. “Che è successo al nii-san?” Domandò senza troppi preamboli. La curva che presero le sue labbra, però, contrastavano col tono freddo e aggressivo con il quale pronunciava le parole. Si avvicinò a lui e gli sussurrò qualcosa, ma visto che Gilbert non rispondeva -era ancora svenuto-, si era rivolto ai due con un ringhio. “Cosa gli avete fatto?”
“Niente,” assicurò Oz, che sapeva quanto instabile fosse la mente del fratello del suo migliore amico. “E' solo svenuto per il caldo.”
Vincent rise, tetro come la morte. “Gil non sviene per il caldo,” sibilò. Si avvicinò ad Oz e lo guardò dritto, poi lo accarezzò “Sei solo un marmocchio, vedi di stare al tuo posto.” Gli strinse la guancia tra le dita, forte, come se avesse intenzioni di strappargliela. “E prenditi cura della piccola Echo, siamo intensi?”
“Vince,” sussurrò una voce impastata dal sonno.
Il biondo si girò di scatto e lasciò andare il duca.
“Non tormentare Oz,” mormorò Gilbert, mettendo a fuoco la situazione.
“No, no,” assicurò. Cominciò a riempirlo di baci e affettuose carezze. “Come stai? Cosa ti è successo?”
Il maggiore dei Nightray sussultò. “Niente... il caldo.”
Vincent parve sorpreso di quella risposta, essendo stata confermata dal onii-san, doveva essere la verità- “Scusami!” Disse all'accusato. Sorrise sinceramente e liquidò immediatamente ogni rimpianto per aver aggredito il Vessalius. Si sedette al suo capezzale e scompigliò i capelli del fratello. “Mi sono preoccupato tanto, sai.”
Gilbert, nel frattempo, riacquistava ogni ricordo e l'imbarazzo lo assalì. Oz sorrideva teneramente come al solito, mentre Echo osservava la finestra.
“Oz,” lo chiamò sottovoce, poi gli gesticolò di avvicinarsi. Il biondino obbedì. “Chi mi ha vestito?” Sussurrò.
“Noi tutti,” rispose in tono sommesso. “Non riuscivo da solo,” si scusò preventivamente.
Gilbert sbarrò gli occhi. Osservò Echo, che continuava a fissare la finestra. “Ha visto qualcosa?”
Oz ridacchiò nervosamente. Doveva mentirgli? “Non credo...”
Il Nightray trasalì. “Ha visto tutto!” Era impossibile che l'avesse rivestito senza che lei guardasse quella porzione di carne. No, magari si era trattenuta, ma se fosse così perché continuava a fissare la finestra?
“Forse un po',” ammise Oz. Anche se un po' non era per niente vicino alla verità. Echo si era proprio soffermata ad osservare e poi aveva detto all'amico: “è ben dotato.” Il Vessalius era rimasto sbalordito da quella frase così audace, pronunciata con un tono così calmo che pareva stesse parlando di matematica. Oz non le chiese come potesse stabilirlo e se avesse già avuto esperienze di quel genere, tutte domande che affollarono la sua mente, ma che sigillò lì dentro. Non avevano abbastanza esperienza per poter discorrere di certi argomenti, inoltre il passato di Echo apparteneva solo a lei.
Gilbert sussultò di nuovo, poi si nascose il viso tra le mani. “Che vergogna.” Non riusciva a pensare ad altro. Come aveva potuto cedere alle lusinghe dell'amore, quando aveva notato in Alice uno strano comportamento? Al diavolo, era anche lui un essere umano e Alice pareva così in sintonia coi suoi sentimenti che non era riuscito a sottrarsi a quelle dolci attenzioni. Inoltre lo stupido coniglio mica era del tutto normale, aveva pure lei eccessi di ira, quindi non era logico che avesse un impulso del tutto naturale... con lui? No, era del tutto assurdo! Si girò sulla pancia e nascose la testa sotto il cuscino, deciso a non rivedere mai più la luce.
Vincent rise sguaiatamente. Dovette passare pure un dito sugl'occhi per asciugarli dalle lacrime. “Mon Dieu, Echo-chan ti ha visto il pisellino?” Continuò a deridere l'imbarazzo del fratello. “Tranquillo che ne ha visti molti! Oppure è di Oz che ti vergogni?”
“Sta zitto!” Gridò da sotto la federa.
Oz rimase impietrito da quella rivelazione. Era per quello che non si era scandalizzata a vedere il suo compagno nudo? Osservò Echo e si chiese con chi avesse potuto... Che fosse Vincent il colpevole? In fondo quello era un freddo manipolatore. Era determinato a sapere se venisse molestata dal suo padrone, ma quello non era il momento migliore, per prima cosa doveva riportare nel mondo Gilbert.
“Onii-chan,” il Nightray si fece serio in viso. “Come mai eri nudo in palestra?”
Gilbert si premette contro il materasso, nel vano tentativo di soffocarsi.
“Faceva la doccia!” Esclamò Oz per levarlo di impiccio.
Il duca Nightray si chinò sul fratello e l'annusò. Effettivamente sapeva di bagno schiuma, ma c'era in lui un altro odore, come di pesce fritto. “Come si può svenire nella doccia?”
“L'acqua era troppo calda,” spiegò Oz.
Vincent annuì, poco convinto. “Sei proprio strano, onii-chan!”
Oz si avvicinò ad Echo e borbottarono qualche frase. Poi il ragazzino chiese a Gilbert se per caso volesse parlare con Alice. A sentire quel nome per poco non svenne di nuovo.
“Perché deve parlare con la Baskerville?” Chiese con un mezzo sorriso. “Cosa combini Gil? Fai il bagno con le duchesse? Oppure è lei ad essere un po' troppo esigente e ti ha prosciugato di tutte le forze?”
“No!” Gilbert rischiava di collassare da un momento all'altro. Perché suo fratello doveva essere sempre così inopportuno?
“Il duca Baskerville potrebbe rallegrasi di quest'unione,” continuò il biondo, nonostante nessuno avesse l'intenzione di ascoltarlo, “se tu tornassi alla tua famiglia. Di certo non sarebbe contento di lasciare la piccola nelle mani di un uomo rifugiato dai Vessalius. Beh, in realtà anche lei è una rifugiata.” Si voltò verso Oz. “Perché tutti vanno a casa Vessalius? Posso venire anch'io?” Vincent rise. “No, scherzo, se lascio Elliot da solo sono sicuro che si metterà nei guai con Scopino.”
Nessuno comprese chi fosse Scopino, tranne Echo, che per premura nei confronti di Leo, non rivelò il suo nome. “Vado a chiamare Alice-sama?” Chiese la ragazza all'amico.
Lui scosse la testa. “E' meglio se vado io. Di solito non ascolta nessuno.” “Tranne me,” pensò.
Ci furono degli strani rumori, che d'un tratto cessarono. Da sotto il letto sbucò una testa canuta. “Ehilà signori, come state? Ho sentito che il mio piccolo scherzetto ha nociuto a qualcuno!” Xerxes si rimise in piedi, dopo essere spuntato da sotto la rete. “Oh, c'è anche il topo di fogna.”
Vincent sorrise, ma ora il suo sguardo era di nuovo freddo e vuoto. “Oh, il servo che non sa stare al suo posto. Più grandi sono le aspettative, tanto più amare sono le delusioni. Non vedo l'ora di vederti disperare,” sussurrò a Break, in modo che nessuno udisse, neppure Gilbert.
Xerxes non si lasciò scoraggiare da quelle parole. “Non so di cosa tu parli.”
“Io, invece, credo proprio di sì.” Vincent si alzò e accarezzò la schiena del fratello. “Ciao onii-chan, ci vediamo all'uscita. C'è la lezione di latino e non voglio proprio perdermela.”
Uscì, senza salutare nessun altro, con un terribile ghigno sulla faccia.
“Ehy, Gil-kun, ti vuoi muovere?” Xerxes tentò di strappare il cuscino dalle mani dell'amico, in vano. “Vuoi rimanere aggrappato per tutta la vita a questo mucchio di piume?”
Il Nightray mollò la presa di colpo, così che Break si sbilanciasse e cadesse a terra col cuscino tra le braccia. Si alzò a sedere e guardò dritto negl'occhi l'amico. “Tu!” Sibilò. “Tu!” Era arrossito violentemente e non riusciva a parlare. “Tu!”
“Si, Gilbertuccio, l'hai già detto,” disse Xerxes, aspettandosi che il Nightray gli saltasse al collo, invece si girò di nuovo con la faccia sul materasso e si mise a singhiozzare.
L'albino gesticolò agl'altri due di sloggiare. “Ho già chiamato quella persona, non preoccupatevi, risolvo tutto io! Ciao, ciao!”
Oz e Echo uscirono, indecisi se credergli o meno. “Quindi è colpa di Xerxes? Come mai?” Chiese Oz.
“Probabilmente sarà a causa di uno dei suoi scherzi.”
Il Vessalius sospirò. Insieme andarono verso la mensa, ormai era quasi ora di pranzo. Realizzò di aver perso quasi tutte le lezioni mattutine, suo zio non sarebbe stato contento. Vide Sharon avvicinarsi a loro. Era raggiante come non mai. “Oz-sama! Che piacere rivederti, e anche per te Echo-chan. Ti stavo giusto cercando.”
La ragazzina sussultò. “Sharon-sama stava cercando me?” Non riusciva a contenere la sorpresa.
“Esattamente!” Prese la ragazza sottobraccio e l'allontanò un po' dal suo accompagnatore. Bisbigliarono per alcuni minuti, con espressioni serie in volto, poi Echo accennò ad un lieve inchino. Quando si separarono, Sharon li salutò velocemente per unirsi ad un gruppo di amiche, mentre Echo tornò dal suo duca, con un dolce sorriso fra le labbra.
“Cosa ti ha detto Sharon?” Chiese Oz, incuriosito.
“Echo non può dirlo, ma è molto contenta.”
Per la prima volta, la ragazza era veramente felice.

Gilbert era ora seduto al fianco di Xerxes, avevano parlato poco, ma quello che gli aveva rivelato bastava per tenergli la mente occupata per almeno una settimana. Quello che gli era accaduto non era troppo diverso da quello che aveva vissuto lui. Entrambi erano stati inghiottiti da una dimensione oscura ed entrambi avevano visto quelle strane immagini sanguinose. Gilbert aveva udito una specie di melodia, mentre Xerxes aveva parlato con una lepre dagl'occhi rossi. Per quanto a volte, Reveille fosse misteriosa, non si potevano classificare quegli strani fenomeni come normali.
“Credo che abbiamo avuto un incontro ravvicinato con delle Chain,” disse Break ad un certo punto. Era la soluzione più logica.
“La Chain possono possedere un corpo umano?” Chiese Gilbert, poco convinto dell'intuizione dell'amico.
Lui alzò le spalle. “Non ne ho idea, ma so che era una Chain.”
“Come puoi dirlo?”
“Per ora non posso dirti ancora nulla,” affermò. Sapendo che il Nightray non si sarebbe accontentato di una risposta a metà, corse verso un armadietto. “Sta arrivando la tua innamorata, vedi di trattarla bene!” Così detto si lanciò dentro le ante e scomparve nel buio.
Il Nightray rimasto solo, si mise a pensare. Davvero stava arrivando Alice? Il suo cuore palpitò. Si sedette sul letto e mille idee gli vennero alla mente. Si sdraiò nel tentativo di cacciare via le elucubrazioni licenziose, ma non era per niente facile.
La porta si spalancò con forza.
“Testa d'alga, ti permetto di scusarti!” Gridò.
Gilbert si irrigidì e fu tentato di nascondere di nuovo il viso sotto il cuscino, ma si fece coraggio e la osservò, rosso come un pomodoro. Lei gli si avvicinò con il solito viso altezzoso. Mise un piede sulla sedia e lo sfidò con lo sguardo.
“A-alice, mi dispiace.” Quello fu il massimo che riuscì a formulare, poi abbassò il mento e rimase a fissare le mani.
La ragazza sbuffò, nonostante la felicità per aver accantonato una vittoria. “Va bene, ti perdono, solo perché è stato Oz a chiedermelo” (in realtà l'idea era stata di Xerxes, ma l'aveva fatta passare per un'idea di Oz, che tutto sommato ci aveva pure pensato).
Gil annuì, poi la sentì allontanarsi. Prima che fosse troppo tardi, però, istintivamente, le afferrò un gomito. “Alice, non ricordi nulla di cosa è successo?”
Alice trasalì a quel contatto. “No,” confermò.
Lui la trascinò un pochino più vicina. “Dicevi cose strane, ti comportavi in modo non usuale.” Aveva accantonato l'imbarazzo per avvertirla.
“Di cosa parli?” La Baskerville sentì l'inquietudine salirle in corpo.
Gilbert sospirò. Forse lei veramente non ricordava nulla. La lasciò andare.
Alice rimase a fissarlo per un po'. Poi gli si avvicinò e lo baciò sulla guancia. “Grazie per avermi salvata, Gil.”


Buonasera! Mi dispiace così tanto di non aver aggiornato per così tanto tempo! Spero di aggiornare più spesso nei prossimi mesi.
Povero Gil, lo tratto sempre peggio! Chissà se si riprenderà! Avete capito cosa ha chiesto Xerx alla sua amata? Immaginate quale piano abbia in mente Vincent?
Il prossimo capitolo penso che sarà un capitolo femminile, protagoniste: Sharon, Alice, Ada ed Echo!
Grazie a chi legge e a chi trova un po' di tempo per recensire, un bacio!
   
 
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