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Autore: FreddyOllow    17/02/2016    2 recensioni
Dopo che l'infezione ha divorato mezza città, Erik e il suo fratellino Brad trovano rifugio in un campo profughi della BlackWatch. Ben presto si accorgeranno che la Blackwatch non è lì per salvarli, ma per usarli come cavie. Cominciano così a prendere i bambini e trascinarli nei laboratori con la forza. Quando i sopravvissuti ribellano, i soldati li fucilano tutti.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Erik era avvolto da mille pensieri. Chi voleva trovare Alex Mercer? Era una persona a lui cara? Oppure era solo una scusa per continuare a usarlo? Non sapeva cosa pensare, ma non gli importava. Brad era più importante e toccava a lui trovarlo. E non gli importava se Alex aveva o meno intenzioni di aiutarlo. Ma sapeva anche che Mercer poteva essere un alleato molto potente.
- Sono con te! - aggiunse Erik.
Alex annuì. I due seguirono un gruppetto di scienziati che si recavano vicino a un container.
- Tu vai a sinistra, io vado a destra. - disse Alex, serio. - Appena uno di loro si allontana dal gruppo, divoralo. - Imboccò una stradina buia tra i due container.
Erik si posizionò accanto ad alcuni barili e osservò il gruppo di scienziati discutere tra loro. Molte delle guardie pattugliavano il laboratorio e altre erano ferme ai cancelli. Una decina era impegnata a scaricare casse e barili vuoti dal camion. Uno scienziato si diresse verso le casse e pescò un taccuino dalla tasca.
Il momento era giunto.
Erik gli andò alle spalle, fingendo di sorvegliare il perimento. Quando lo scienziato scisse qualcosa sul taccuino, Erik gli andò alle spalle, gli piantò un pungiglione nella schiena e lo divorò.
Assunse l'aspetto di uno scienziato e tornò verso il gruppo. Alex era già là. Aveva l'aspetto di un vecchio dottore di nome John Trueman, vicedirettore del laboratorio.
- Bene - disse un collega. - La pausa è finita. Torniamo al lavoro.

Una volta entrati nel laboratorio, il gruppo si sciolse e ognuno tornò al proprio posto di lavoro.
- Perché all'entrata non c'è un rivelatore di DNA infetto? - domandò Erik, che camminava nei corridoi bianchi assieme a Alex.
- Gli scienziati hanno addosso basse quantità di radiazioni e questo farebbe suonare il rivelatore.
Il laboratorio era un intricato labirinto di corridoi che si intrecciavano tra loro. Stanze e attrezzature mediche che si ripetevano all'infinito. Scienziati e guardie armate che camminavano qua e là.
I due giunsero davanti a una porta d'acciaio. Alex accostò la faccia al rivelatore al muro. Un laser scansionò l'occhio e la porta si aprì.
Una giovane donna esile, dagli occhi verdi e lunghi capelli biondi fino alle spalle, diede loro il benvenuto. Indossava un camice bianco, sotto una camicetta verde chiaro e una gonna nera. - Dottor Trueman, desidero congratularmi con lei. Le cavie rispondono all'innesto B21.  Se continuiamo così, presto uniremo il DNA dei bruti con il DNA umano.
Alex risalì velocemente ai ricordi dello scienziato e assunse il portamento arrogante di Trueman. - Lo credo anche io, dottoressa Elvira. Dopotutto, il B21 è una mia creazione. E le mie creazioni non falliscono mai. - Sollevò il mento con fare arrogante. - E poi le mie teorie sono sempre esatte! Creare un unico DNA in grado di resistere alle malattie, alle ferite o persino a un esplosione mortale. Solo io potevo creare qualcosa di simile. - Si portò una mano sul mento con fare pensieroso. - Quanti hanno risposto positivamente?
Elvira diede un'occhiata ai suoi appunti. - Quattro bambini, dottor Trueman.
Bambini? Brad? Erik fu pervaso da uno strano formicolio che gli attraversò tutto il corpo fino ad arrivare in testa. - Dove sono? - domandò, infastidito.
Elvira lanciò un'occhiata alla scheda identificativa che Erik aveva sul petto, poi alzò lo sguardo. - Mi scusi, ma lei non dovrebbe essere qui.
- Lui è con me - rispose Alex. - Ritornando al discorso di prima, stavate dicendo? >>
Elvira abbassò gli occhi sugli appunti. - I quattro bambini sono stati spostati in una nuova stanza con quattro cuccioli di bruti.
Alex non parlò subito. - Portatemi da loro!

Mentre percorrevano alcuni corridoi, Erik osservava inorridito le stanze in cui venivano dissezionati i Bruti. Gli scienziati erano ricurvi sui loro corpi e li esaminavano con molta calma. Dissezionavano tessuti, organi, occhi, lingua. Altri lavoravano sui loro cervelli.
Più camminava, più pensava che avrebbe visto Brad in una di quelle camere. E se fosse accaduto, cosa avrebbe? Forse avrebbe ucciso tutti. Ma non lo sapeva. Mentre ci pensava, la cosa cercava di uscire, di emergere, di assumere il controllo. La sentiva contorcersi nello stomaco, premergli i polmoni e chiudergli la gola.
Alex gli si accostò. - Tutto bene?
- Sì, sto bene - rispose Erik con un sorriso forzato.
- Perché menti?
- Sto bene. Davvero.
Elvira si voltò verso loro. - Avete detto qualcosa, signori?
- No - disse Alex.

Entrarono in una grande stanza. 
Molti scienziati sedevano ai computer, altri leggevano documenti e si confrontavano e altri ancora osservavano qualcosa attraverso le grandi finestre.
Raggiunsero una di queste finestre.
Elvira puntò il dito verso i bambini addormentati sui letti. - Ecco i bambini. In fondo alla stanza, a sinistra, ci sono i cuccioli di bruti.
Erik guardò i bambini, ansioso. Brad non c'era. Rilassò le spalle, fece un lungo respiro e lo strano formicolio scomparve. La sua speranza di ritrovare Brad ancora vivo, più forte che mai.
- Sembrano coesistere senza problemi - aggiunse Alex con fare interessato. - Ma per quanto?
- Cosa vuole dire, dottor Trueman? - rispose Elvira, perplessa.
- I bruti sono ancora dei cuccioli. Non sappiamo se il loro olfatto sia già sviluppato come quelli dei loro genitori.
- Dovrei preparare una squadra di recupero? Nel caso i bruti assalissero i bambini?
- Non serve.
Elvira corrugò a fronte, confusa. - Sicuro, dottor Trueman? Il rischio che i bruti uccidano le uniche cavie positive all'esperimento è molto alto.
Alex la fulminò con lo sguardo, come soleva fare il vero dottor Trueman.
Elvira abbassò lo sguardo.
- Che novità ci sono riguardo la Cavia H? - domandò Alex.
- Nessuna, dottor Trueman - rispose Elvira. - Da quando è fuggito dal laboratorio, non ha fatto altro che seminare caos tra le file della Blackwatch. Pare che abbia ucciso tre capitani e una dozzina di soldati. Si vocifera che stia cercando informazioni su qualcuno, ma non so chi.
Alex spulciò tra i ricordi di John Trueman, ma non trovò nulla. Si voltò verso Erik con un sorriso. - È arrivato il tuo momento, Erik.
L'altro lo guardò, confuso. Che voleva dire?
- Mi scusi, chi è Erik? - chiese Elvira, perplessa.
Alex tornò nella sua forma originale.
Elvira lo guardò, terrorizzata. - Tu... tu sei...
Mercer mutò il pugno in una lunga frustra e abbozzò un sorriso, malizioso. - Alex Mercer! - E tagliò in due Elvira,
Gli scienziati urlarono e si ammassarono verso l'uscita. Alex tagliò in due i loro corpi con una sola frustrata, il pavimento e le pareti macchiati di sangue
Nella stanza calò il silenzio.
Erik guardò inorridito i corpi dilaniati degli scienziati.
- Cosa c'è? - chiese Alex con un sorriso. - Non vuoi più la tua vendetta?
- Loro... loro non centravano nulla - rispose Erik, dispiaciuto.
- Sono tutti assassini! Tutti devono essere puniti!
- Ti sbagli! Non tutti sono così!
- Dov'è finito il tuo odio per la Blackwatch? - chiese Mercer con voce grave. - Osserva i bambini usati come cavie! Guarda i loro volti! Poteva esserci Brad tra loro!
Erik fu percorso da uno strano formicolio che cercava di reprimere.
Alex se ne accorse e ripeté molte volte il nome Brad.
Lo strano essere sgusciò fuori e assunse il controllo del suo corpo. - Morte! Distruzione! Dolore! - Urlo Erik con voce stravolta, grave.
Alex Mercer lo guardò, incuriosito. - Chi sei?
- Il tuo riflesso! - rise lo strano essere.

Una dozzina di soldati della Blackwatch irruppero nella stanza e aprirono il fuoco. Erik si trasformò il suo pugno in una grossa lama affilata e li dilaniò con un solo fendente. Altri soldati fluirono all'interno senza sosta e Erik usò varie abilità lama, martello, frusta, tentacoli, artigli e super pugni per farli fuori.
Alex mutò il suo braccio in uno scudo e osservò lo strano essere in azione. Era estasiato per quanto fosse forte e abile.
In breve tempo, tutti i soldati furono fatti a pezzi. Erik si diresse verso l'uscita, ignorando Alex. Dozzine di soldati erano in posizione difensiva dietro a scrivanie e muri. Aprirono il fuoco. Li uccise tutti con varie mosse. Poi distrusse il laboratorio, liberando i Bruti che si riversarono verso l'uscita.

Erik e Alex uscirono fuori dal laboratorio, dove una quarantina di soldati erano appostati dietro i furgoni con le armi spianante. Alex decise di aiutarlo. Appena uccise un soldato, lo strano essere gli piombò addosso. Si trascinarono sul terreno cementato per un lungo tratto, creando un grosso cratere al loro passaggio.
- Sono i miei giocattoli, non i tuoi! - Urlò lo strano essere, che teneva giù Alex con una mano. Si alzò e uccise quanti più soldati possibile, ridendo a crepapelle.
Alex restò sdraiato con un sorriso compiaciuto.
Tre elicotteri giunsero da nord-est ma, prima che potessero aprire il fuoco, Erik lancio contro loro delle casse piene di gas che esplosero al contatto con i velivoli.
Tutti erano morti e nell'aria era sceso un silenzio interrotto da lontani spari e urla.
Erik si voltò verso di Alex e gli fu addosso con un gran salto, ferendolo con la lama.
Mercer indietreggiò con un saltello, senza capire perché lo stesse attaccando. - Cosa fai?
- Ora tocca a te! - gridò Erik con una grassa risata. Gli fu addosso e lo artigliò, ma Alex parava i suoi colpi senza troppo sforzi.
I due combatterono a lungo, scambiandosi colpi su colpi, finché Erik lo colpì con la frusta e lo fece schiantare contro il muro esterno del laboratorio. Gli andò incontro preparandosi a finirlo, ma una lama infilzò Erik alle spalle e poi lo scaraventò a molti metri da Alex.
- Solo io posso uccidere, Mercer! - urlò l'uomo misterioso con voce sprezzante.
Alex serrò gli occhi, minaccioso. - Heller...
   
 
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