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Autore: La_Folie    17/02/2016    1 recensioni
Che cosa succederebbe se una giovane ragazza italiana vincesse una borsa di studio per andare a studiare in Inghilterra e realizzare il suo sogno?
Questo è il caso di Giulia che decide di accettare il suo destino e di mettersi alla prova andando a vivere a Londra e di Jamie, la cui vita verrà stravolta da qualcosa di inaspettato.
Amici, alcool, feste, premiere, viaggi, sfilate di moda, musica e cinema sono all'ordine del giorno per Jamie.
Musica, danza, cinema, teatro e scuola sono la vita di Giulia.
Ma allora come faranno a scontrarsi due mondi così differenti, ma anche così simili?
Che cosa li porterà ad odiarsi e poi ad amarsi?
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jamie Campbell Bower, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO III
Il buongiorno si vede dal mattino


La mattina successiva mi sveglio a causa del freddo che mi stava entrando nelle ossa: mi sono ritrovata raggomitolata sul bordo del letto, nel disperato tentativo di procurarmi un po' di calore, e senza coperte addosso. Chissà che cos'era successo la notte precedente per potermi essere risvegliata in quella maniera.
Erano i primi giorni di settembre, ma a Londra non faceva caldo come in Italia e per questo motivo avevo deciso di dormire con una coperta di pile sopra alle lenzuola del mio letto a due piazze: la notte la temperatura calava in maniera impressionante ed io, di notte, diventavo una tipa alquanto freddolosa.
Controllai l'orario sul cellulare che avevo posato sul comodino affianco al letto e, quando vidi che erano le cinque e mezza, cominciai a valutare le opzioni che avevo a disposizione: potevo tornare a dormire, e sperare di sentir suonare la sveglia alle sei, oppure potevo alzarmi e fare le cose con calma, ma dato che non volevo arrivare in ritardo al mio secondo giorno di accademia, decisi di alzarmi e di andare a preparare  una colazione leggera a base di biscotti integrali, latte di soia e caffè, quest'ultimo era una bevanda che non poteva mai mancare durante la giornata, poiché avevo la necessità di una grande quantità di caffeina per poter andare avanti.
Rabbrividendo e ancora mezza assonnata, scesi al piano inferiore e mi diressi in cucina per preparare il pasto più importante della giornata. Presi una moka e la preparai con l'acqua e il caffé, mentre in un bicchiere versai lo zucchero per preparare il cremino, ma un brivido di freddo, dovuto ai miei piedi nudi a contatto con il pavimento, mi costrinse a correre al piano superiore per indossare un paio di infradito.
Non appena arrivai in camera accesi la luce, perchè in quel modo avrei trovato in maniera più semplice le mie scarpe, ma nel momento in cui la stanza fu illuminata, non potei evitare di irrigidirmi sul posto, cacciando fuori un urlo: nel mio letto vi era un ragazzo biondo che dormiva tranquillamente al caldo sotto le mie coperte, ma che sentendomi urlare, il diretto interessato aprì gli occhi di scatto.
Nello stesso momento in cui mi vide, si spaventò. Quindi si portò una mano sul cuore e si tirò indietro contro la tastiera del letto, portandosi il piumone a coprirsi la parte inferiore del corpo, dato che aveva indosso solo un paio di boxer.
«Mi devi spiegare come fate voi fan a penetrare da qualsiasi parte. Ora nemmeno in casa mia non posso più stare in pace!» Cominciò a urlare, mentre, tenendosi sempre coperto, afferrava dal pavimento un paio di jeans skinny neri e cominciava a metterseli.
Io rimasi per un momento in silenzio, ancora scioccata a causa della situazione in cui mi trovavo, ma mi ripresi immediatamente e così risposi con uno «Scusami?»
Il tipo nel mio letto mi guardò storto. «Se qui c'è un intruso, quella non sono di certo io! Fino a prova contraria questa – dissi mostrando con l'indice della mano destra le quattro mura che ci circondavano – è la mia stanza, e questa – dissi facendo un gesto ancora più grande con gl'indici di entrambe le mani per indicargli lo spazio che ci circondava – è casa mia.» Spiegai in maniera nervosa. Se c'era una cosa che non sopportavo di più dei ritardi e di non avere sotto controllo ogni situazione era proprio quella di trovarmi a che fare con delle persone odiose.
Lui mi guardò ancora con un cipiglio contrariato in volto. «Fino a prova contraria questa è la dépendace di casa mia e qui io vedo solo un'insopportabile intrusa che non ha un valido motivo per stare qui!» Urlò alzandosi dal letto e venendomi in contro.
Una volta che mi fu vicino ebbi l'opportunità di osservarlo meglio: era alto circa un metro e ottanta, muscoloso, ma non eccessivamente, biondo e con degli occhi azzurri colmi di malizia e rabbia che incorniciavano quel viso da angelo che si ritrovava.
Eravamo fermi l'uno davanti all'altro e ci guardavamo grondanti di rabbia, quando improvvisamente sentì la porta di casa aprirsi e qualcuno correre per le scale, cosa che mi fece ancora una volta rabbrividire. Chissà chi era entrato. Ma quando i passi si fecerò più vicini alla camera da letto, sentì urlare il mio nome e così mi tranquillizzai, riconoscendo il timbro di voce che mi chiamava.
«Sam, sono qui!» Urlai in risposta.
Samuel arrivò in camera di corsa e a causa del fiatone parlava a scatti. «Che cos'è successo? Stai bene? Ti ho sentito urlare dalla mia camera nell'altra casa. Dovresti imparare a chiudere le finestre la notte o, in futuro, rischierai di svegliare i vicini.» Disse venendomi vicino. Evidentemente non si era accorto della persona che avevo affianco.
«Sam, io sto bene. Calmati. Vorrei solo sapere chi è questo qui!» Gli indicai i ragazzo accanto a me, il quale ci guardava con aria stupita, ma non quanto quella del giovane inglese che avevo davanti a me, il quale quando si voltò verso l'altra presenza nella stanza esclamò: «Jamie!»
«Ciao, fratellino.» Disse il nuovo arrivato.
«Fratellino?...» Cominciai, ma fui interrotta da un odore di bruciato che stava salendo al piano superiore. «Il caffè!» Esclamai ricordandomi della bevanda che avevo cominciato a preparare prima di questo incontro a sorpresa. Scansai i due ragazzi e corsi in cucina, dove il caffé aveva preso a bruciarsi e a traboccare dalla moka.
Spensi immediatamente il gas e buttai la bevanda bruciata all'interno del lavello, mentre con l'acqua fredda aprivo la piccola caldaia per mettere a cucinare nuovamente il caffé. 
La mia testa era totalmente in subbuglio e non ci stavo capendo letteralmente nulla di quello che stava accadendo. Sam non mi aveva mai parlato di un altro componente della famiglia. Chissà perchè.
Nel frattempo ero stata raggiunta dai due ragazzi, i quali si erano seduti in silenzio al piccolo tavolo presente in quella stanza.
«Qualcuno mi può spiegare ciò che sta succedendo? Credo di stare per impazzire.» Supplicai vedendo che nessuno aveva intenzione di parlare.
«Certo.» Cominciò Samuel. «Vedi, Giulia, lui è mio fratello maggiore, Jamie, e da quello che avrai potuto capire questa è casa sua, così come la camera dove hai deciso di sistemarti, ma dato che lui è un attore, e non essendoci mai a casa, mamma aveva deciso di utilizzare la sua casa per ospitare qualcuno, ma non aveva pensato al fatto che Jamie sarebbe potuto tornare. Anche perchè lui ha un appartamento tutto suo nel centro di Londra.» Spiegò il ragazzo con aria mortificata.
«Perfetto. Ci mancava solo questa.» Sussurrai tra me e me con la speranza di non essere sentita, ma come al solito questo non successe.
«Come scusa?» Domandò alterandosi il proprietario di casa.
«Stavo solo dicendo che ci mancava solamente che dovessi trovarmi un'altra casa.» Spiegai con tono esasperato. Ero al mio secondo giorno lì a Londra e già mi ritrovavo sommersa dai problemi: le mie compagne di accademia spettegolavano su di me, Sam aveva un fratello scorbutico che pretendeva di tornare ad abitare nella sua prima casa ed io che mi ritrovavo a non avere una casa ed un lavoro per potermela permettere. Potevo solo affermare che le cose mi stavano andando di male in peggio.
«Io non capisco invece come mamma abbia fatto a dare la mia casa in mano ad una stronza, altezzosa, presuntuosa e per niente sexy ragazza da quattro soldi. Visto che volveva ospitare qualcuno, poteva almeno cercare una coinquilina decente! E non una che sembra la protagonista sfigata di uno di quei film per adolescenti.»
Quelle parole mi colpirono come una lama, facendomi irrigidire. C'è un detto popolare che dice “pietre e bastoni ti rompono le ossa, ma non c'è parola che farti male possa”... non è assolutamente vero. Le sue parole mi avevano colpito e anche piuttosto violentemente. Potevo anche sembrare forte all'esterno, ma in realtà ero molto sensibile a ciò che mi veniva detto e prestavo molta attenzione alle parole che mi venivano pronunciate contro, tanto da farmi influenzare dal pensiero altrui.
Sentivo che da lì a poco sarei potuta crollare in un pianto, ma non volevo farmi vedere in quello stato da due persone sconosciute. Sarebbe stato troppo imbarazzante e poi Jamie avrebbe potuto sfruttare questa mia debolezza a suo favore. Era tempo di mettere da parte i sorrisi finti e di iniziare ad indossare l'armatura che mi avrebbe aiutato, come sempre, ad andare avanti.
Mi voltai verso il piano cottura, dove il caffè aveva preso ad uscire e una volta pronto lo bevetti velocemente per poi rivolgermi a Sam con il tono più calmo e piatto che ero riuscita a mettere in piedi «Vado a rifare le valigie. Sam, ti chiedo solo di tenerle fino a questa sera. Ora non ho tempo di andare alla ricerca di una sistemazione perchè devo andare in accademia, ma nel pomeriggio lo faccio, così tolgo il disturbo entro questa sera.» Annunciai, prima di voltarmi verso la porta e salire al piano superiore per fare le valigie.

Jamie's P.O.V.

Non sopportavo di non sapere quello che succedeva in casa mia e nella mia famiglia. Non riuscivo a capacitarmi del fatto che qualcuno a me vicino mi avesse potuto mentire.
Quando quella mattina mi ero svegliato con l'urlo di quella ragazza, ricordo che la prima cosa che feci era stato pensare che stavo sognando quella ragazza sexy che sembrava un angelo sceso dal cielo, ma, successivamente, mi ero accorto che quella era la realtà e che lei era un'intrusa e, per di più, era un'intrusa in casa mia.
Avevo subito pensato che fosse una fan che si era intrufolata nella mia abitazione, poiché, ultimamente, venivo sempre perseguitato dai fan e dai paparazzi e non ne potevo davvero più.
Ammetto che, da quando eravamo in camera a quando eravamo scesi in cucina, mi ero fatto accecare dalla rabbia e avevo esagerato con le parole, ma lei era un'estranea. Non la conoscevo e non aveva il diritto di restare tra quelle mura, perchè non le appartenevano.
Continuai a guardarla anche quando bevette velocemente il suo caffé bollente. Le sue spalle erano rigide, ma quando chiese a Sam di tenere le sue valigie fino a quella sera, e lo fece con quel tono calmo, piatto e che non fa trasparire emozioni, una nuova emozione si fece largo in me: in quel momento mi sentivo quasi in colpa, ma non ero io ad essere in torto. Era lei la sconosciuta, anche dopo aver “chiarito” il malinteso, quindi io non dovevo preoccuparmene più di tanto.
Mi voltai verso mio fratello, il quale stava guardando nella mia direzione in malo modo, e lo vidi aspettare il momento in cui si sentì la porta della camera da letto chiudersi per poi cominciare a urlarmi contro.
«Ma cosa ti è saltato in testa! Lei non ti ha fatto nulla!»
«Perchè non mi avete detto nulla di questa cosa?» Urlai di rimando.
«Per rispondere alla tua domanda ti dico che mamma, papà ed io sapevamo che avresti reagito in questo modo ed è per questo che abbiamo deciso di non dirti nulla. Inoltre dovresti ringraziarmi perchè mamma voleva buttare giù la dépendance ed io l'ho persuasa a fittarla a ragazzi provenienti da altri paesi. Per questo motivo Giulia si trova qui.» Mi disse con rabbia. «Ed ora che è appena arrivata se ne va di nuovo e chissà se riuscirà a trovare un posto dove stare e qualche lavoro per mantenersi, visto che si è trasferita da nemmeno un giorno qui a Londra per poter studiare e tu hai rovinato tutto.»
Avevo capito la sua tattica: stava cercando di farmi sentire in colpa. Ma non era solo questo. C'era qualcos'altro sotto che il mio adorato fratellino mi stava nascondendo ed io avrei fatto di tutto per scoprirlo.
«Perché la voleva abbattere? Infondo questa è casa mia.» Domandai ancora.
«Come prima cosa, tu hai un appartamento tutto per te al centro di Londra; come seconda cosa, mamma voleva far costruire una serra e...» mio fratello si interruppe non appena sentì dei passi dirigersi verso l'ingresso. Sam si diresse velocemente verso la fonte del rumore ed io lo seguì: nell'atrio vi era Giulia che stava raggruppando tutte le sue cose in un angolo della stanza. Ora che si era cambiata, la potevo osservare meglio: aveva indossato un paio di leggins neri e sopra una maglietta bianca che le arrivava sopra la vita e che lasciava intravedere l'addome coperto da un qualcosa di nero. Le maniche della maglia scendevano lungo le braccia lasciando le spalle scoperte. Ai piedi, invece, portava un paio di Converse nere. Non c'era che dire: era davvero molto bella: non era eccessivamente magra e aveva le forme al posto giusto.
In un primo momento non si accorse della nostra presenza, ma appena lo fece, si voltò verso di noi e fece un piccolo sorriso verso il ragazzo più piccolo che avevo al mio fianco.
«Se non ti dispiace, lascio qui le mie valigie. Ora non posso portarle con me. Tornerò questa sera presto a riprenderle.» Disse con tono atono, in modo tale da non far trasparire al di fuori di sé alcuna emozione. Com'era possibile che sapesse farlo? Gli attori impiegano anni ed anni di lavoro per cercare l'espessione e il tono più atono per permettere a loro stessi di far trasparire un'emozione alla volta, mentre lei era in grado di mantere quell'espressione così indifferente senza mai scomporsi. Qual era il suo trucco? 
«Io...» cominciò, balbettando, mio fratello, per cercare di formulare una frase di senso compiuto, ma poi si limitò ad un semplice «va bene».
La ragazza annuì semplicemente. Poi prese da sopra una delle sue valigie un giubbotto nero ed una sciarpa blu notte e le indossò.
«Beh, allora io vado.» Disse per poi afferrare un borsone nero lì vicino e metterselo in spalla.
«Ok, ci vediamo più tardi.» Le rispose Sam, accompagnandola all'uscita, mentre io venivo ignorato da entrambi e me ne tornavo in cucina.


To be continued...


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Buonasera a tutti!
Anche se tardi ho aggiornato. Ho finito da poco di scrivere questo capitolo e non volevo farvi aspettare oltre.
Passando a parlare del capitolo...
Il primo incontro tra Giulia e Jamie non è stato per niente tranquillo. Ora che farà la ragazza? Riuscirà a trovare un posto dove stare? Il bell'attore si renderà conto del grave errore che ha commesso? Sam farà qualcosa per aiutare Giulia?
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che continuerete a seguire questa storia.

Vi ricordo la mia pagina facebook dove potete seguire e trovare news, curiosità e spoiler riguardanti le mie storie e i personaggi, così se avete delle domande da fare potrete scrivermele direttamente qui e non solo nelle recensioni: →
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Ora vi lascio liberi
A presto!
La_Folie



 
   
 
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