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Autore: Robigna88    18/02/2016    2 recensioni
SEQUEL DI THE FAMILY BUSINESS
Elijah ed Allison stanno insieme da poco quando John Constantine, che di solito preferisce lavorare da solo, chiede aiuto alla cacciatrice. Lei è l'unica di cui, a parte Chas e Zed, si fida a sufficienza. E' una persona che come lui conosce le atrocità di quella vita e che nonostante tutto combatte ancora. Una persona che ha molti amici e molti nemici, che ha stabilito alleanze e ha una grande abilità nel cacciare. I loro cammini si sono incrociati diverse volte per piccoli casi risolti velocemente. Stavolta però si tratterà di lavorare fianco a fianco per lungo tempo, dare vita a nuove collaborazioni e combattere nuovi e oscuri nemici. Questa collaborazione quanto minerà gli equilibri della appena nata relazione tra l'Originale elegante e la bella cacciatrice?
IL CROSSOVER COMPRENDE, OLTRE A CONSTANTINE, ANCHE SPN E TVD.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elijah, Klaus, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'The family Business'
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NDA: Non me la sentivo di lasciarvi ad aspettare per troppo tempo quindi ecco il nuovo capitolo. Buona lettura e vi prego, lasciatemi un commento :)
Ps per le amanti di Allison/Tristan e di Tristan... forse il meglio deve ancora venire ;) sotto l'outfit del flashback <3


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29.

 

 

 

 

 

LOS ANGELES – CINQUE ANNI PRIMA

 

 

Stasera vorrei portarti a cena le aveva detto. Ed Allison aveva accettato con piacere. Le aveva fatto capire che gli sarebbe piaciuto vederla chiusa in un bel vestito elegante e lei lo aveva accontentato.

Era uscita e si era comprata quel vestito beige che la faceva sentire una signora per bene e allo stesso tempo una femme fatale e si era accorta che mai per nessun uomo aveva fatto quello che stava facendo per Elijah Mikaelson, non con quell’entusiasmo da ragazzina.

L’Originale le aveva dato appuntamento alle otto in punto in un bellissimo ristorante che stava al centro della città, al secondo piano di un palazzo meraviglioso e di nuova costruzione. Allison aveva pensato che fosse strano che non si fosse offerto di andarla a prendere, ma aveva preso la sua auto e si era diretta al posto stabilito.

Era salita su un ascensore tanto nuovo quanto lussuoso e una volta raggiunto il piano le porte si erano aperte direttamente sulla sala.

Era vuota, eccetto per Elijah che la aspettava in piedi vicino ad un tavolo a ridosso della vetrata con vista su un bellissimo parco. Quando la vide la raggiunse sorridendole dolcemente col suo completo blu addosso.

“Sei puntualissima” le sussurrò porgendole la mano. “E bella da togliere il fiato.”

Lei sorrise spostandosi una ciocca di capelli mossi dietro l’orecchio, quelle fossette sulle guance comparvero quasi prepotenti ed Elijah notò che quella destra era più profonda dell’altra.

“Anche tu non sei niente male” gli disse lei afferrando la sua mano. “Ho solo una domanda.”

“Cosa?”

“Perché la sala è vuota?”

“Perché ho voluto che fosse solo per noi” le spiegò il vampiro accompagnandola al tavolo e facendola sedere, prendendo poi posto all’altro capo dello stesso.

Allison annuì, poggiò la borsa per terra e poi si alzò. Spostò la sedia sul lato del tavolo e gli si avvicinò. Con le mani prese a slegargli la cravatta e una volta snodata la tirò via e la ripiegò ben bene per poi poggiarla sul tavolo.

“Così va meglio” gli sussurrò. “E dopo cena avrò una cosa in meno da toglierti quando mi riporterai a casa per il dessert.”

Gli fece l’occhiolino ridacchiando ed Elijah la seguì a ruota. Pensò che lasciare Los Angeles, lasciare lei sarebbe stato complicato.

 

 

Elijah poggiò due dita sulla guancia destra di Allison, sul punto esatto in cui nasceva quella fossetta profonda che gli aveva preso il cuore tanti anni prima.

Pensò che era stato uno stupido, un egoista maledetto. Aveva più di mille anni e mai nessuno era stato capace di dargli l’amore incondizionato che lei gli aveva offerto.

Eppure tutto quello che aveva fatto per ricambiare quell’amore era stato praticamente nulla. La sua bella Allison se ne era andata con ancora l’ombra di un dubbio a farle compagnia; il dubbio che lui non la amasse davvero, non con tutto il cuore come faceva lei.

Ma lui la amava, disperatamente. Come mai prima e come mai avrebbe fatto dopo.

E Klaus gliel’aveva portata vita.

“Ti amo tanto” le sussurrò baciandole ripetutamente il viso che stava perdendo calore e colore. Con delicatezza se la strinse di nuovo al petto, poi lasciò che Marcel prendesse il suo posto mentre lui si alzava.

Il freddo che sentì lontano dal corpo della donna lo fece quasi rabbrividire, la vista di Klaus lo fece infuriare.

La Strige era andata via oramai da quasi un’ora, lasciando Marcel indietro, ma a lui non importava nulla. Guardò Tristan chiuso dentro quella scatola di ferro, le mani tra i capelli, piegato sulle sue ginocchia, gli occhi bassi mentre mormorava qualcosa.

“Alzati!” gli disse deciso. “Ho detto di alzarti!” urlò facendo sobbalzare Hayley che se ne stava seduta per terra di fianco al corpo di Allison.

Tristan si mise in piedi, gli occhi rossi iniettati di sangue, i denti aguzzi mentre lo guardava. “È tutta colpa tua” gli disse. “Se mi avessi permesso di rinchiudere te e i tuoi fratelli da qualche parte come avevo pianificato lei sarebbe viva ora.”

Elijah si tolse la giacca, si rimboccò le maniche della camicia e sospirò. “Sei fortunato che quella dannata cosa” disse indicando la serratura. “mi impedisca di avvicinarmi a te o giuro che saresti già morto.”

“Non sono io ad aver spezzato il collo alla nostra Allison e…”

Mia!” urlò l’Originale battendosi una mano sul petto, la voce spezzata. “Lei non è mai stata tua. Era la mia Allison. Mia e di nessun altro. Ma hai ragione su una cosa; non sei stato tu ad ucciderla…”

I suoi occhi si puntarono su Klaus che lo fissava con le mani incrociate dietro la schiena, come in attesa. Sapeva che quel momento sarebbe arrivato e sapeva anche che suo fratello sarebbe stato furioso. Forse non lo avrebbe mai perdonato e in fondo nemmeno lui avrebbe mai perdonato se stesso.

O forse sì.

“Prima di fare qualunque cosa, aspetta” gli disse indietreggiando mentre lui avanzava con sguardo violento, come non lo vedeva da secoli. Digitando velocemente si portò il telefono all’orecchio. “Vincent, adesso!” disse.

E proprio mentre suo fratello si preparava a colpirlo… proprio allora Allison riaprì gli occhi scattando tra le braccia di Marcel con una specie di gemito.

“Oh mio Dio… Hey” le disse Hayley allungando la mano per toccarla.

La donna si scostò bruscamente, sembrava confusa. Gattonando rapida si spostò dall’altra parte guardandosi intorno spaventata.

“Allison” le sussurrò Marcel.

Ma lei scosse il capo, gli occhi pieni di lacrime, i pugni stretti e sul viso un’espressione di totale disorientamento.

Elijah tirò un respiro di sollievo, sentì il suo corpo liberarsi come di un peso e raggiungendola si piegò sulle sue ginocchia per guardarla negli occhi; era terrorizzata, completamente sopraffatta. Così decise di reprimere il primo istinto che gli diceva di stringerla forte.

“Allison” mormorò allungando poco le mani verso di lei.

La donna lo guardò per un lungo istante, infine si gettò tra le sue braccia tremando contro quel corpo caldo e familiare. Lui la strinse lanciando un’occhiata a Tristan. Anche il capo, oramai caduto in disgrazia, della Strige sembrava sollevato ma per quanto lo detestasse, l’Originale elegante non se la sentiva di biasimarlo.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

“Allison” Tristan piegò poco il capo guardando di fronte a sé. Guardando la bella cacciatrice, la donna di cui era innamorato, stretta all’uomo di cui lei era innamorata.

Elijah non aveva lasciato la presa neppure per un secondo da quando era ritornata tra i vivi grazie all’incantesimo di protezione che Klaus si era preoccupato di farle fare da Vincent Griffith.

Bastardo sadico, voleva un effetto sorpresa e lo aveva avuto.

La donna fece un grosso respiro stringendosi addosso la giacca che Elijah le aveva sistemato con premura sulle spalle, la guancia poggiata sul petto dell’Originale che la teneva stretta con entrambe le braccia.

“Allison” mormorò ancora Tristan. “Mi dispiace per come sono andate le cose tra di noi.”

“Non esiste nessun noi” gli disse Klaus ridendo mettendosi di fronte a lui. “Esisti tu, innamorato di una donna che non avrai mai, ingannato perfino dall’amore che provi per la tua psicopatica sorella.”

“Rory…” mormorò il vampiro quasi come se si fosse ricordato di lei di improvviso. “Che ne è di mia sorella?”

“Sta bene, per ora” gli fece sapere l’Ibrido. “È un peccato che tu non potrai essere presente al momento della sua morte, ma ti assicuro che sarà spettacolare.”

“Elijah devi ascoltarmi” disse Tristan ignorando completamente Klaus. “Senza di me a capo della Strige, non appena scopriranno che Allison è ancora viva la uccideranno. Devi farle lasciare la città.”

L’Originale scosse poco il capo, baciò con dolcezza la fronte di Allison e poi le baciò il palmo di una mano. “No. Basta scappare, non passerò un altro solo minuto lontano da lei, soprattutto non a scappare da una profezia che forse neppure esiste per davvero. Se la Strige vuole la guerra l’avrà. Li ucciderò tutti se necessario.”

L’altro fece un grosso respiro.  “Allison… avvicinati ti prego. Voglio solo” si fermò quando lei gli diede le spalle senza lasciare la mano di Elijah. “Direi che non ho più nulla da dire,” concluse cercando di ridarsi un contegno.

“Io sì!” esclamò Hayley avvicinandosi per guardarlo dritto negli occhi. “Mio marito era un brav’uomo e tu me lo hai portato via. Lui sarà comunque sempre con me ma tu… tu sarai dimenticato Tristan. Mentre marcirai rinchiuso in questa scatola di latta stai pur certo che nessuno si ricorderà di te.”

Fu proprio l’Ibrida a chiudere la porta del container facendo un rumore forte che fece sobbalzare Allison. Proprio lei aveva la sensazione che quella porta non si fosse chiusa su una fine ma su una specie di inizio.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

A fine giornata, dopo un bagno caldo, Allison era tornata quasi lucida. Il suo sguardo però era ancora vuoto e spaventato. Elijah non l’aveva lasciata neppure per un attimo, esattamente come aveva detto a Tristan, seguendone ogni movimento con lo sguardo, ogni gesto, ascoltandone ogni respiro.

“Non devi controllarmi tutto il tempo” gli sussurrò lei sdraiandosi sul letto, gemendo di sollievo quando il suo corpo toccò quel materasso soffice. “Sto bene.”

Lui sorrise e la raggiunse, si sdraiò accanto a lei e con dolcezza la aiutò ad infilarsi sotto le coperte. “Io no” le confessò spostandosi piano sopra di lei, sorreggendosi con le mani e guardandola dritta negli occhi. “Credevo che fossi morta.”

“Tecnicamente lo ero” scherzò Allison sistemandogli un ciuffetto di capelli con le dita. “Ma ho capito cosa intendi.”

Distolse lo sguardo ed Elijah si perse nella vista di quel viso bello, quella pelle chiara e morbida, quelle labbra rosate e ben definite. Era bella Allison Morgan ed era sua.

“Ally” la chiamò, usando quel nomignolo che non usava spesso ma che la faceva sorridere ed infatti sorrise facendo spuntare le fossette sulle guance e lo guardò. “Io ti amo, dal più profondo del mio cuore. Ti amo.”

La donna annuì poggiandogli una mano sulla guancia. “Lo so,” gli disse. “Nel più profondo del mio cuore, lo so. Ma sarebbe comunque bello se me lo dimostrassi più spesso.”

La dolcezza e la sincerità con cui parlò fecero sentire l’Originale spiazzato. E gli fecero un’incredibile tenerezza. C’erano tante cose che avrebbe voluto dirle, ma capì che il momento delle parole era finito, era giunto il tempo delle dimostrazioni concrete. Dalla tasca dei pantaloni tirò fuori l’anello di fidanzamento e con delicatezza lo rimise a posto; al dito della sua donna. “Quello è il suo posto, qualunque cosa accada. Ti prego, non togliertelo mai più Allison, mi fa male quando lo fai.”

Allison sorrise poggiandogli una mano sulla nuca. “Dovranno strapparmi il dito con la forza se vogliono che mi tolga questo anello. Lo prometto” lo baciò. “E ti amo. Sempre e per sempre…” aggiunse facendolo sorridere.


bn
   
 
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