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Autore: greenrose151    18/02/2016    1 recensioni
"A cosa stavo pensando quando ho deciso di provarci pur sapendo che fosse una pessima idea?"
"Dovresti saperlo, ne hai prese parecchie di pessime idee nella vita, Harry"
"Tu rientri in una di quelle, lo sai?"
"Lo so, ma guarda dove ti hanno portato le tue pessime idee"
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
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Non mi sentivo in ansia fino alla chiamata con mia madre.
Ero pronta, sicura di me stessa col mio curriculum in mano fino a che mia madre non mi ha ricordato quanto questo stage possa essere importante, anzi fondamentale, per la mia futura carriera da giornalista. Infatti, tra poche ora avrò il primo incontro col direttore del piccolo giornale per cui lavorerò durante la mia permanenza a Londra. A dire la verità non so cosa potrei aspettarmi. Questo lavoro è stata una gentile concessione da parte di uno degli amici più cari di mio padre: è bastato parlargli di come avessi passato il primo anno al college e del perché avessi deciso di prendermi un anno di pausa per riflettere su quale fosse la giusta rotta della mia vita e di quanto vorrei studiare per diventare una giornalisti perché lui mi desse la fantastica opportunità di provare a lavorare per il suo giornale di Londra.
Non abbiamo mai parlato di retribuzione e nemmeno dei compiti che dovrò svolgere e tutto questo non fa altro che aumentare il senso d'ansia che ho dentro.
Faccio un veloce calcolo di quanto potrebbe volerci per raggiungere la redazione e arrivo alla conclusione di aver scelto una zone lontana da tutto: a circa mezz'ora dalla casa di Niall ed un'ora dal 'lavoro'.
A proposito di Niall, in questi due giorni ci siamo visti una sola volta, ieri per l'esattezza e siamo usciti per fare colazioni in un bar della zona in cui vive, nascosto e sconosciuto al mondo dal momento che al nostro ingresso non c'era un'anima viva nonostante fossero le dieci di mattina. È stato divertente chiacchierare del più e del meno, confidargli il perché sono arrivata qui e parlare delle nostre famiglie. Non vedo l'ora che sia questa sera per chiamarlo.

Indosso un maglioncino azzurro chiaro, colore che a detta di Charlotte valorizza il colore marrone dei miei capelli, e un paio di jeans neri che ho comprato appositamente senza strappi sulle ginocchia giusto per sembrare più professionale. Abbraccio la mia adorata Céline e mi precipito in strada.

In meno di un'ora sono davanti ad quello che sembra un mini grattacielo per le dimensioni, bellissimo. La parete esterna sembra rivestita di vetro nonostante non si veda nulla di ciò che sta oltre quella parete. Mi perdo ad osservare la gente che entra ed esce e a cercare di capire quante siano le società presenti ma un rapido sguardo all'orologio mi fa precipitare nella realtà. Mancano dieci minuti all'appuntamento.
Dal momento che sono terribilmente claustrofobica accantono l'idea di prendere l'ascensore e dopo cinque rampe di scale mi ritrovo in un atrio immenso circondato da tante stanza dalle quali di tanto in tanto escono ragazze in uniforme con pacchi di carta.

"Signorina G..?"

"Si sono io" esclamo voltandomi di scatto.

Davanti a me sta un uomo sulla trentina il cui fascino è dato in gran parte dal completo grigio che indossa, dalla postura dritta e dagli occhi di un azzurro davvero intenso evidenziati dalla massa di capelli biondi che si trova in testa. Sorride allungandomi la mano che con una presa salda avvolge le mie.

"Piacere sono il Sign. Collins, il direttore. Venga si accomodi nel mio studio."

Così lo seguo mentre entra nella prima stanza alla mia destra. Mi accomodo su una delle due sedie in pelle, davanti alla scrivania a cui siede. È tutto davvero bellissimo e non sto nella pelle al solo pensiero di poter dire di scrivere per un giornale tanto rinomato in uno dei complessi più eleganti in cui sia mai stata.
Mi incanto a studiare dettagli di quella stanza, come gli affreschi che percorrono il soffitto e gli enormi quadri che attraversano le quattro pareti, il pavimento in pietra l'enorme lampadario di cristallo.

"Dunque.. Heaven, giusto?"

"Si, ma mi chiamano tutti Haze.."

"Okay Heaven, somigli a tuo padre più di quanto ricordassi"

"Dunque è lei l'amico di mio padre? Mi aspettavo.."

"Qualcuno dell'età di tuo padre?" Scoppia una sonora risata. "Farò subito chiarezza ai tuoi pensieri.. mio padre è il proprietario di tutto questo, lui mi ha chiamato per avvertirmi di procurarti un piccolo impiego. Io sono solo il direttore."

"Ah.. e come conosci mio padre?"

"Forse la giusta domanda Heaven è come conosco te"

Probabilmente prova un certo gusto nel vedermi spiazzata dalle sue risposte enigmatiche perciò mi limito a schiudere istintivamente la bocca non capendo a cosa si riferisca.
 
"Non abbiamo così tanti anni di differenza ma probabilmente non ricordi più nulla di quando vivevi in Italia, beh infondo eri piccola. Mi chiamo Marc e vivevamo vicini, io avevo nove anni più o meno quando sei nata."

Non ricordo nemmeno come fosse la mia casa prima di trasferirmi a Mullingar e si aspetta che mi ricordi del vicino di casa? È un colloqui di lavoro o una seduta dallo psicologo. Quest'uomo inizia a farmi sentire a disagio nonostante faccia di tutto per non darlo a vedere.

"Ma torniamo a noi, quando vuole potremo discutere della sua retribuzione ma solo se svolge i compiti che le assegnerò in modo più che efficiente."

"Bene e.. quando inizio?"

"Oggi stesso"

L'euforia si impossessa di ogni muscolo del mio corpo.

"Bene, ho così tante idee, ho visto così tanti uffici e non vedo l'ora di trasferire le mie cose nella mia. Ho così tante idee. Vedrà che non la deluderò."
Dico, con la voce più acuta del dovuto, appoggiando il fascicolo con tutto ciò che ho studiato fino ad ora davanti a lui.
Mi guarda e scoppia in una risata. Non pensavo di essere così divertente fino ad oggi.

"Simpatica Miss. Heaven ma ora si alzi e mi porti un cappuccino con poca schiuma e in seguito potrà gentilmente dare uno sguardo ai fascicoli qui dietro."

Mi sembra che stia scherzando quando indica una pila di almeno ventimila fascicoli impilati uno sull'altro. Sono articoli e frammenti di libri in attesa di revisione..

"Beh? Non ha tutto il pomeriggio"

E a quelle parole avrei voluto strozzarlo ma mi limito ad uscire e a chiedere della macchinetta dei cappuccini rossa per l'imbarazzo.
   
 
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