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Autore: Em_    18/02/2016    8 recensioni
«Perché è capitato ad Oliver? Che cosa aveva fatto di male? Non è giusto!»
«È stato uno stupido incidente, capitato alla persona sbagliata. Mi dispiace tanto, tesoro.» continuò Cait accarezzandole i capelli.
«Io lo amavo da morire…» rispose singhiozzando la bionda.
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Cosa succederebbe se Oliver fosse naufragato nelle fredde acque della Russia?
Come reagirebbe Felicity alla notizia di aver perso per sempre suo marito?
Oliver tornerà, pieno di segreti e di dubbi, ma cosa accadrebbe se il segreto più grande se lo portasse dentro Felicity?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barry Allen, Felicity Smoak, Nuovo personaggio, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Chapter five - I made a mess





Oliver
Era passata una settimana dal mio incontro con Felicity e sentivo che mi mancava da impazzire, rivederla mi aveva riportato alla mente tutti i bellissimi ricordi che avevo di lei e che negli anni avevo cercato di mettere da parte per la troppa nostalgia. Era sempre stata il mio punto di riferimento, sapere che un giorno forse l’avrei rivista mi aveva spinto a non crollare di fronte alle crudeltà a cui avevo assistito. Dopo quattro anni senza neanche un minimo contatto aveva comunque accettato di vedermi e passare del tempo assieme, non mi aveva tagliato fuori dalla sua vita e per questo non l’avrei mai ringraziata abbastanza. Era palese quanto ancora fossi innamorato di lei, e certamente non glielo avrei nascosto. Non pretendevo assolutamente nulla da lei, tantomeno che tornassimo insieme, ma volevo che Felicity sapesse che i miei sentimenti erano sempre gli stessi.
Ero arrivato a Central City da circa mezz’ora, avevo prenotato una camera d’albergo per ogni evenienza visto che non sapevo quanto mi sarei trattenuto. Felicity mi aspettava per cena, aveva scelto un piccolo locale in centro così che potessimo chiacchierare un po’, probabilmente casa sua non era un luogo abbastanza neutrale e si sarebbe sentita a disagio. Naturalmente avevo accettato senza troppi convenevoli, purché lei si sentisse bene a me andava bene ogni cosa. Mi accorsi che Tommy mi aveva ficcato nel trolley da viaggio un completo più elegante per la sera, di sicuro aveva frugato nel mio armadio mentre ero in bagno, ma lo ringraziai mentalmente visto che era un abito perfetto per stasera. Jeans scuri, camicia chiara e una giacca da mettere sopra così da non congelare. Nonostante tutto, ero parecchio nervoso, non facevo una cosa del genere dal moltissimo tempo e il che non aiutava.
Presi la mia auto dal parcheggio e mi avviai subito verso il locale, Felicity aveva insistito perché ci trovassimo direttamente là ed io a malincuore l’avevo accontentata. Come prima uscita forse era meglio così. Parcheggiai trovando posto facilmente e già da fuori riuscivo a vederla, era seduta al tavolo e si guardava intorno, sorrisi come un ebete non appena si accorse della mia presenza e mi sedetti di fronte a lei al tavolo.
«Sei bellissima.» le dissi immediatamente. Indossava un semplice abito nero che la fasciava alla perfezione e i capelli erano sciolti sulle spalle.
«Grazie, anche tu stai bene.» rispose arrossendo.
«Come stai?» mi affrettai a chiederle.
«Bene, credo. Forse un po’ scombussolata.»
«Non dev’essere facile accettare tutto questo per te, lo capisco.»
«No, non è questo. Insomma, anche, ma diciamo che dipende da una serie di cose.» affermò sospirando.
«Apprezzo davvero che tu abbia deciso di passare un po’ di tempo insieme.» replicai abbozzando un sorriso.
«È quello che voglio anche io, Oliver. Sai, ho sognato per anni il tuo ritorno, solo che quelle volte ero consapevole che non sarebbe mai accaduto, invece adesso tu sei qui e… Beh, è bello.»
«Avrei tanto voluto farti sapere che ero vivo in qualche modo.» risposi abbassando lo sguardo.
«Lo so. So che se avessi potuto l’avresti fatto, non dimenticare che ti conosco bene. Spero solo che ci sia un valido motivo per cui non l’hai fatto, ecco.»
«Ovviamente c’è un valido motivo, Felicity. E se potessi ti racconterei ogni singolo dettaglio di quei quattro anni, ma non posso.» affermai amareggiato.
«Non ti fidi di me?» domandò a bruciapelo.
«No, non è assolutamente così. Se ti raccontassi determinate cose… Finiresti nel mirino di persone poco raccomandabili, posso dirti solo questo.» risposi cercando di non entrare troppo nei dettagli.
«Non capisco… Che cosa ti è successo, Oliver?» mi chiese ancora, aveva un’espressione che conoscevo bene ed era quella incuriosita. E non andava bene per niente.
«Ascolta, non possiamo parlarne qui. Ti spiegherò quello che posso, ma non qui.» dissi sospirando. Ormai avevo capito che se non le avessi rivelato qualcosa non si sarebbe mai arresa, ed era meglio che lo sapesse direttamente da me piuttosto che indagasse da sola.
«D’accordo, allora dove?»
«Ho una camera all’hotel Juliard, potremmo andare lì se vuoi.» proposi.
«O-Okay… Sì, va bene.» annuì, prima in modo incerto, poi più sicura.
Ci alzammo dal tavolo lasciando i soldi alla cassa assicurandoci che il cameriere avvertisse del pagamento, l’ultima cosa che ci serviva era una denuncia per essere usciti senza pagare. Salimmo nella mia auto ed io guidai fino all’albergo, non distava molto fortunatamente così non avremmo reso il viaggio troppo imbarazzante e silenzioso. Felicity era pensierosa, guardava fuori dal finestrino nonostante fosse sera inoltrata, mi chiedevo a cosa stesse pensando e se in qualche modo avrebbe influito sulla nostra “relazione”.
«Accomodati pure.» le dissi invitandola a sedersi sul piccolo divano presente nella stanza.
«Grazie.» rispose lei sedendosi, ed io feci lo stesso.
«Chiedimi quello che vuoi sapere, se posso ti risponderò.» affermai guardandola.
«Dove sei stato tutto questo tempo?» mi domandò come prima cosa.
«San Pietroburgo, Mosca e Omsk. Ma la maggior parte del tempo l’ho passato a San Pietroburgo…» risposi senza nascondere niente.
«Quindi… Sei stato in Russia, giusto? Quando tu e Robert siete scomparsi ci hanno detto che eravate a largo delle coste russe…»
«Sì, è vero. Dovevamo prendere parte ad un progetto europeo per la Queen Consolidated, ma non siamo mai arrivati.»
«Capisco… Quei poliziotti ci avevano detto che eravate morti, che era impossibile sopravvivere là fuori a quelle temperature… Come hai fatto ad uscirne, Oliver?» mi domandò confusa e incuriosita allo stesso tempo.
«Non l’ho fatto, o meglio, non da solo. Qualcuno mi ha salvato.» esclamai senza però rivelarle chi fosse.
«Qualcuno? Chi? Perché non puoi raccontarmi la verità? Di chi hai paura? Conosco quello sguardo, ti ho sposato cinque anni fa in fin dei conti, cosa sta realmente accadendo?» mi chiese a raffica. Mi pentii subito di aver iniziato questa conversazione.
«Felicity! Felicity! Fermati.» la interruppi prima che aggiungesse altre mille domande «Hai ragione, non posso raccontarti la verità, ma lo faccio solo per tenerti al sicuro. Non permetterò mai che ti accada qualcosa, lo capisci questo? In quei quattro anni ho conosciuto persone orribili, crudeli e spietate che non si farebbero alcun problema a farti del male per vendicarsi. Devi promettermi che non indagherai oltre, okay?»
«Va bene… Okay… Ma dimmi una cosa… Sei immischiato in qualche faccenda pericolosa? Se così fosse sai che potrei aiutarti…» provò a dire per convincermi.
«Sono stato coinvolto in cose non del tutto legali e non per mia volontà, non aggiungerò altro. Per favore, promettimi che non indagherai.» dissi prendendole la mano.
«Te lo prometto.» rispose accarezzandomi il dorso della mano con il pollice.
«Se potessi ti spiegherei ogni cosa, lo sai vero?» chiesi stringendo di più la presa sulla sua piccola mano.
«Lo so.» confermò lei spostando lo sguardo sulle nostre dita intrecciate.
«Felicity, io…» iniziai a dire, ma fui interrotto da una cosa che non mi sarei mai e poi mai aspettato in questo momento.
Mi ero ritrovato le sue labbra premute contro le mie ed in un primo instante avevo sgranato gli occhi per la sorpresa, che diavolo stava succedendo? Avevo le allucinazioni? Mi ero reso conto che era tutto reale nel momento in cui avevo sentito la sua lingua cercare di farsi strada nella mia bocca, sì, era decisamente tutto vero. Chiusi gli occhi e lasciai che l’istinto facesse il resto, ci stavamo baciando in modo non del tutto casto e non potevo negare che tutto questo mi fosse mancato incredibilmente. Nessuna donna era Felicity, nessuna.
Poco a poco la sentii avvicinarsi a me sempre di più e decisi di lasciarla fare, forse avrei dovuto fermarla, ma non m’importava, non ora, volevo che stessimo insieme il più a lungo possibile e a quanto vedevo lo voleva anche lei. Capii le sue vere intenzioni solamente quando si mise a cavalcioni su di me, ero ancora seduto sul divano nella stessa posizione di prima come se non riuscissi a muovermi. Probabilmente neanche volevo muovermi, come se spostandomi da lì potesse finire tutto.
Ci fermammo un attimo a guardarci fissi negli occhi, i suoi erano pieni di desiderio e i miei certamente non erano da meno, oramai eravamo ad un punto di non ritorno. Felicity mi slacciò i primi bottoni della camicia, poi quasi a metà decise di strapparli direttamente. Le sue mani viaggiavano accarezzandomi il petto nudo e mi concessi di godermi quel momento il più possibile. Nel frattempo le avevo alzato il vestito, che fortunatamente era abbastanza elasticizzato da poterlo sfilare in un attimo, facendolo finire da qualche parte sul pavimento. Tra un bacio e l’altro la cintura e il bottone dei miei pantaloni erano completamente aperti lasciandomi quasi nudo, mi sollevai poco giusto per farli cadere a terra e afferrai il viso di Felicity tra le mani per baciarla.
Successe tutto in poco tempo, i miei boxer finirono a terra e lo stesso fecero le sue mutandine, poi con una spinta decisa la feci mia. Ero in pace con me stesso, mi sentivo completo ora che ero dentro di lei. Le afferrai un’anca e la tirai verso di me, Felicity sospirò di piacere ed io con lei. Iniziò a muoversi lentamente mentre le nostre mani correvano ovunque sui nostri corpi. La sentii stringersi a me e gemere, inequivocabile segno che aveva raggiunto il culmine, io continuai a muovermi, ma un’istante dopo venni anch’io dentro di lei.
Respiravamo affannosamente entrambi ed eravamo ancora nella stessa posizione, nessuno dei due aveva aperto bocca, non erano state necessarie parole, anzi se avessimo parlato probabilmente nulla di tutto ciò sarebbe accaduto. Felicity si scostò da me e raccolse da terra il vestito per coprirsi un po’, io feci lo stesso approfittando per rimettermi i boxer e i pantaloni. La vidi rivestirsi in fretta e furia e sapevo che questo suo comportamento non prometteva niente di buono, nonostante fosse stata lei a fare la prima mossa non potevo non pensare che da un lato se ne fosse pentita. Andare a letto insieme non era certo il modo migliore di iniziare un rapporto e nella mia testa continuava a rimbombare il pensiero che avrei dovuto fermarla prima. Il problema era che lo volevo anch’io, nel senso, volevo che accadesse e non ce l’avevo fatta a dirle di no. Forse era egoista non pensare a come avrebbe reagito, però era pur sempre stata lei a baciarmi.
«I-Io devo andare…» balbettò raccogliendo la borsa.
«Felicity aspetta…» le dissi raggiungendola davanti alla porta.
«No, ti prego, lasciami andare.» rispose con gli occhi lucidi.
«Non voglio che tu stia male per quello che è successo, per favore, rimani.» la pregai.
«Non posso, ho bisogno di stare da sola per un po’.»
«Mi dispiace, ho fatto un casino.» mi scusai, e mi maledissi mentalmente per non essermi fermato subito.
«Non è colpa tua, non preoccuparti.» mi rassicurò abbozzando un sorriso.
«Non voglio lasciarti andare in questo stato.» affermai.
«Va tutto bene, davvero. Ci vediamo presto, promesso.» rispose lasciandomi un piccolo bacio sulla guancia.
«D’accordo, come vuoi tu.» le sorrisi malinconico «Buonanotte, Felicity.»
«Notte, Oliver.» mi salutò per poi andarsene.










Angolo autrice
Eccomi qui come promesso! :)
Allora, Fel ed Oliver escono a cena per parlare, tutto sembra andare bene finchè lei non inizia a chiedere un po' troppi dettagli sui quattro anni passati di Oliver... Sappiamo che è stato per la maggior parte del tempo a San Pietroburgo, ma anche a Mosca e Omsk (in Siberia). A quanto pare è coinvolto in qualcosa, ma non ha specificato in che cosa per non mettere in pericolo l'incolumità di Felicity...
In albergo le cose si fanno strane tra loro ed è proprio Fel a cedere e a lasciarsi andare... Il resto non ha bisogno di spiegazioni credo xD 
Beh, vi aspettavate che la loro serata finisse in quel modo? Come reagiranno entrambi dopo questa piccola parentesi di passione? Felicity sembrava scossa, si sarà pentita di tutto? :) 

Ho notato purtroppo che le recensioni sono calate parecchio nello scorso capitolo, magari con questo recupero un po' (spero). Fatemi sapere che ne pensate, non siate timidi ahah!
Ps: corro a guardare The Flash e Arrow! **

A lunedì,
Anna
   
 
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