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Autore: Yuichan    19/02/2016    1 recensioni
- C'è una cosa che devo dirti Yato.- Dopo minuti passati solo a singhiozzare e tirar su con il naso, finalmente riuscì a parlare. - Io devo dirtelo assolutamente.-
...
- Un Dio normale può avere una successione, rinasce bambino e senza ricordi proprio perchè così può dimenticare il dolore che ha provato nella vita precedente. Yato non può avere una successione, quindi porterà quel dolore con se per sempre, ma nonostante tutto io credo che ne valga la pena.-
...
- Oblivion? Che diavolo significa?-
...
- Non posso accettarlo! Non posso assolutamente permetterlo!-
Genere: Drammatico, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6 

Murakumo non lo aveva accettato di buon grado, ma Hiyori era stata ferma e decisa e Yato l'aveva schermata dalla gelosia dell'arma. Per questo era riuscita a ritagliarsi qualche minuto da sola con Hosuseri, si erano seduti sotto un grande albero di ciliegio e il dio non aveva smesso di guardarla. Hiyori sapeva benissimo di essere legata a quella persona, la sua anima lo gridava e il suo cuore batteva così forte da farle mancare il respiro, ma era agitata e non sapeva esattamente come comportarsi. Quello che aveva davanti non era un bambino, ma un Dio adulto e rapportarsi con lui le fu davvero difficile.
- Se non volete che vi chiami madre ditemi quale nome preferite e io lo userò. Vi vedo a disagio.-
- Non è questo. Io ho appena recuperato la memoria, ma è tutto ancora troppo confuso per essere reale. Io mi sento Hiyori non Ko-no-hana.-
- Lo capisco. Mi è bastato che mi abbiate riconosciuto, non pretendo altro.-
Hiyori abbassò lo sguardo e iniziò a sfregarsi nervosamente le mani. Hosuseri provò a toccarla di nuovo, ma si ritrasse ancor prima di muoversi. Il Dio era ben conscio di avere davanti una ragazza umana, che ci fosse al suo interno l'anima della madre era qualcosa che ormai non aveva più alcun peso.
- Io sono innamorata di Yato.- Hosuseri spalancò gli occhi, stupendosi di quella confessione così spontanea e carica di sentimento, ma non disse nulla. - Lo dico perchè è quello che provo e non posso cambiarlo. Io so di aver amato Ninigi in passato, lo sento nell'anima e sento di essere legata ancora a lui. Non provo odio o risentimento per ciò che mi è accaduto, io volevo disperatamente che lui mi credesse e che non fosse così cieco davanti al mio amore, ma non sono stata abbastanza forte da battermi e ho ceduto prendendo la via più semplice. Ho accettato qualsiasi sua decisione nella speranza, ma so di aver sbagliato perchè io non lo avevo tradito e per questo avrei dovuto lottare. Poi mi sono nascosta dietro i sentimenti di Murakumo e quando Oblivion è venuto a prendermi la prima volta io ho ceduto di nuovo.-
- Non potevate fare nulla. Mio padre ha preso una decisione che non appoggerò mai.- Spinto da quelle parole Hosuseri la prese per le braccia e la portò verso di se abbracciandola dolcemente. Hiyori venne investita dal profumo di fiori, dal profumo degli dei e si sentì al sicuro. - Madre, anzi no Hiyori.- la ragazza alzò lo sguardo incontrando gli occhi di lui e scoprendoli davvero identici ai suoi. - Non sono qui per portarti via dalla tua vita. Se essere Hiyori, se amare Yato, ti rende felice io voglio appoggiare la tua scelta, anche se scegliere un dio delle calamità come compagno non mi sembra proprio una decisione ben ponderata.-
La sentì ridere, ancora stretti in quel abbraccio per la prima volta entrambi sentirono la tensione scivolare via e lui le sorrise.
- Yato è molto più di questo, sarebbe bello potervi avere entrambi nella mia vita.-
- Quando sarai libera, credo che dovrò scambiare con lui qualche parola.-
Si voltarono nello stesso istante andando ad incontrare gli occhi celesti di Yato che da lontano li osservava. Il giovane si sentì scrutato, ma non distolse lo sguardo, nonostante ogni muscolo del suo corpo tremasse.
- Yato, come ti senti?- Yukine si fece vicino al suo padrone e cercò un contatto, una risposta rassicurante che tutto sarebbe andato bene.
- Yukine, secondo te stanno parlando male di me?- il ragazzino guardò lui poi in direzione di Hiyori e sorrise. La ragazza, nonostante tutto era felice e questo riusciva a percepirlo anche lui.
- Sicuramente non gli hai fatto una bella impressione e poi, guardalo, così distinto ed elegante e tu invece con questa vecchia tuta puzzolente.- Yato assunse un espressione da cane bastonato estremamente buffa e Yukine si lasciò sfuggire una leggera risata, ma fu rilassante e per un secondo riuscirono a non pensare a ciò che avrebbero dovuto affrontare. - Io vi proteggerò entrambi.- Lo disse all'improvviso e Yato guardò il suo strumento farsi forte di un coraggio che forse a lui mancava.
- Sono sicuro che lo farai.-
Fu Bishamon a richiamare tutti, la dea gridò di dolore e tutti accorsero da lei. La trovarono a terra, macchiata dalla corruzione e con una ferita alla spalla da cui sgorgava molto sangue. Ciò che videro li lasciò senza parole, tutte le armi che la dea aveva tenuto per se erano tornate alla loro forma umana ed erano ferite, Kazuma nonostante la ferita alla tempia si era avvicinato alla sua padrona e con il braccio teso e le dita congiunte per erigere il confine, cercava di proteggerla.
- Che sta succedendo?- Yato non aveva perso tempo e aveva gia richiamato a se la sua arma, provò a guardarsi intorno, ma non vide nulla se non l'oscurità della notte. - Dove sono gli strumenti che stavano erigendo i confini?-
- Non lo abbiamo visto arrivare, è passato attraverso la barriera senza risentire minimamente delle nostre contromisure.- Kazuma era affaticato, il sangue che gli colava dalla ferita gli stava offuscando la vista, ma non abbassato la guardia. - Tutti gli strumenti di Tenjin sono spariti in un batter d'occhio.-
- Tenjin!- Yato gridò, ma non ricevette risposta. Si rese conto che intorno a loro qualcosa era cambiato, faticava a mettere a fuoco e l'oscurità diventava ogni secondo più fitta e pesante. - Tenjin dove sei?- Lo sentì rantolare, ma non riuscì a vederlo. Ad ogni modo era vivo e per ora era il massimo che poteva aspettarsi.
- Yato sta attento, era gia qui da prima che iniziassimo a difenderci.- Bishamon lo mise in allerta, impossibilitata ad alzarsi e ormai senza armi da poter utilizzare, la dea si sentì inutile.
- Allontanatevi, porta via tutti i tuoi strumenti e rimanete al riparo.-
- Che pensi di fare da solo?-
- Proteggere Hiyori e proteggere te a qualsiasi costo.- Stringendo la presa sulle due lame, Yukine sentì la forza del proprio padrone scorrergli nell'anima e donargli vigore. - Andiamo Yukine, facciamolo uscire allo scoperto.-
“ Sono pronto!”
Yato alzò in aria le lame e iniziò tagliare l'aria davanti a se. I colpi di Yukine brillavano, rischiarando per qualche secondo l'oscurità del demone e permettendo a Yato di cercare il proprio avversario, ma non vide nulla.
- Piccoli Dei arroganti.- La voce lo prese alla sprovvista e Yato sussultò. Era greve e pesante, rauca e terrificante, ma soprattutto sembrava provenire da ogni direzione. - Mi è stato concesso un pasto e lo avrò.- 
- Fatti vedere!- Yato lo gridò temerario, ma freneticamente iniziò a cercare con lo sguardo Hiyori senza riuscire a vederla.
“Yato dobbiamo andare da Hiyori, lui la sta cercando.”
- Lo so benissimo, ma è protetta. C'è Hosuseri con lei e anche Murakumo, noi ora dobbiamo difendere Bishamon.-
- Sciocco di un Dio minore. Nutrirmi di te non mi darebbe alcuna soddisfazione.-
- Meglio così, perchè sono parecchio indigesto.- Yato sferrò una seconda serie di attacchi, Yukine si stava sforzando al massimo, ma sentire i propri colpi andare a vuoto stava diventando snervante finchè non avvertì qualcosa.
“ Yato ho colpito qualcosa, è stato di striscio, ma l'ho percepito.”
- Bene allora, indicami la direzione.-
Totalmente sincronizzato con la sua arma, Yato percepì le istruzioni del giovane e attaccò di nuovo. Questa volta la sensazione di aver tagliato fu più forte e il Dio aumentò la cadenza dei colpi, ma quando la voce del demone li schernì di nuovo Yato si immobilizzò.
- Devi stare attento Dio delle calamità, se colpisci alla cieca rischierai di tagliare qualcosa di importante.-
- Che vuoi dire?-
- Esattamente questo. Dentro di me ora ci sono molte persone, anche se non mi nutro di loro sono comunque mie prigioniere. Se non colpisci me colpirai loro.- 
- Bastardo, fatti vedere e combatti lealmente.-
- E questo che vorrebbe dire? Sciocco di un Dio, io sono un demone, come pretendi da me correttezza.- Rise e una sensazione di inettitudine colpì Yato, come uno schiaffo in pieno viso. Totalmente circondato dal nulla, non riusciva più neanche a vedere Bishamon, ma non potè concentrarsi molto su questo che una voce lo distrasse. La riconobbe subito e tutta la sua concentrazione andò verso il richiamo di Hiyori. La ragazza continuava a chiamarlo e lui non potè non rispondere alla sua voce.
- Sta lontana, rimani nascosta e accanto ad Hosuseri!- Lo gridò alla cieca, ma era sicuro che la ragazza non sarebbe rimasta in disparte ed infatti intravide un movimento con la coda dell'occhio e si voltò in quella direzione scorgendo la bianca vestaglia di Hiyori. Fece un paio di passi in direzione di quella che a lui sembrò l'unica luce nell'oscurità del demone, ma si bloccò di colpo. Immobilizzato da qualcosa che non riusciva a capire, rimase fermo quando la ragazza si voltò verso di lui e prese ad avanzare. Hiyori era spaventata, lo vedeva benissimo, ma lui non riusciva in alcun modo a muoversi. “Yato che succede? Yato!” La giovane arma gridò il nome del suo padrone, quando questi alzò una delle sue lame e andò a puntarle contro la gola della ragazza che si era immobilizzata di colpo, con gli occhi pieni di terrore. “Che diavolo fai?”
- Yato sono io, sono Hiyori non riesci a vedermi?-
- Ti vedo benissimo invece.- Yukine lo percepì distintamente, il suo padrone tremava ed era paura quella che aveva iniziato a scorrere anche dentro di lui. Si concentrò sul viso di Hiyori e per qualche secondo non riuscì a capire, ma poi anche nella sua mente iniziarono a galleggiare le parole che Hosuseri aveva detto loro poco prima che tutto precipitasse e tornò concentrato. - Ti vedo e per i miei occhi sei Hiyori, ma la paura che sto provando adesso non può in alcun modo farmi credere che tu sia lei. Neanche Izanami mi ha spaventato tanto quanto te e anche lei aveva il viso di Hiyori.-
- Che bravo bambino.- In un batter d'occhio il viso gentile della ragazza assunse una delle espressioni più terrificanti che il Dio avesse mai visto, divenne pallida e poi sempre più scura finchè non scomparve del tutto. - Peccato che tu non abbia ancora capito una cosa importante.- 
- Non prendermi per scemo, lo so benissimo.-
- Ah davvero? E dimmi, hai quindi capito dove ti trovi Dio delle Calamità?- 
- Si, so benissimo che mi hai gia mangiato, ma giuro sulla mia vita che ti aprirò in due e uscirò da qui.-

- Non posso accettarlo! Non posso assolutamente permetterlo!- Tra le braccia di Hosuseri che tentava in tutti i modi di trattenerla. Hiyori si dimenava come un serpente in trappola, piangeva e gridava e a nulla servivano le parole del Dio o quelle di Murakumo a calmarla. Disperata, con gli occhi gonfi di lacrime e il viso pallido e freddo, continuava a guardare quell'enorme e informe massa di oscurità che ormai aveva completamente assorbito il tempio di Tenjin e tutte le persone che vi erano al suo interno.
- Vi prego madre non possiamo fare nulla adesso.-
- Come puoi dirmi questo? Era li proprio davanti ai miei occhi e l'ho visto sparire. Yato è li dentro, Yukine, Bishamon, Tenjin, sono tutti li per colpa mia.-
- Non è colpa tua, non lo è mai stata.- Murakumo si frappose tra lei e il demone e provò a calmarla, le prese il viso tra le mani e con tutto l'amore che Hiyori sapeva che lui provava per lei, cercò di confortarla, ma non ci riuscì.
- Proverò io a fare qualcosa.- Solo le parole di Hosuseri riuscirono a fermarla, si voltò verso il giovane Dio e terrorizzata lesse nei suoi occhi una determinazione senza pari. - Ho peccato di superbia pensando di poterlo fermare e ho messo tutti in pericolo, li ho spinti in prima linea senza avere alcuna garanzia che avremmo potuto arginare quel male.- Hiyori non riuscì a dire neanche una parola, continuò a guardarlo e qualcosa dentro di lei si spezzò. Lo percepì chiaramente e provò un dolore insopportabile. Forse non si sentiva del tutto Ko-no-hana, non si sentiva la madre di Hosuseri, ma la sua anima gridava e strepitava e lei non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare. Afferrò con forza la mano del giovane e la strinse, tremava, ma era certa che anche lui fosse spaventato. Abbassò lo sguardo e i capelli le ricaddero tutti in avanti, schermandola come fossero un sipario, ascoltò il suo cuore, ascoltò le grida della sua anima e fermamente, come mai prima d'ora aveva fatto, gli ordinò non procedere oltre.
- Non andrai. Devo farlo io.-
- Madre posso affrontarlo, io sono un Dio Maggiore, ho i poteri di mio padre e...-
- Credi che possa mandare mio figlio a combattere e a morire? Credi davvero che la mia anima possa permetterti una cosa del genere? Tu non hai idea di quanto io stia soffrendo adesso, di quanto la mia mente sia combattuta dall'essere o meno la donna che sei venuto a cercare, ma di una cosa sono fermamente sicura. Non andrai, lo farò io.- Fu un attimo, Hosuseri si sentì investito da un vesto caldo e profumato e quando una miriade di petali avvolse la ragazza ne fu sicuro. Quella era la forza di sua madre e quando alzò lo sguardo e lui vide le iridi di lei divenire sottili, come quelle di un felino, rimase senza parole. Il vento e i petali accarezzavano quel corpo umano come se volessero proteggerlo e una luce candida iniziò a rischiarare l'oscurità. Fu quella ad attirare l'attenzione del demone e quando un enorme occhio deforme si aprì in quella cupola oscura e si fissò su di lei, Hosuseri non fu più in grado di muoversi. Rimase immobile anche quando Hiyori prese ad avanzare, nonostante le proteste di Murakumo al suo fianco, attirando sempre più l'attenzione del demone su di lei. Hosuseri riuscì a muoversi solo quando lei si voltò verso di lui e gli sorrise, scattò in avanti e riuscì a fermare la caduta del corpo della ragazza verso il terreno e rimanendo ad osservare quella che era la sua anima ben ferma e diritta davanti a lui. Non era una semplice anima, era così bella e splendende da rendere tutto caldo e avvolgente. Era certo che quella fosse l'anima di una divinità, fosse l'anima di sua madre, ma era così forte e determinata da non riuscire a credere ai suoi occhi. Anche Murakumo era immobile, con gli occhi spalancati e fissi su di lei, forse anche per lui era la prima volta che vedeva la vera anima di Ko-no-hana e non quella che aveva rinchiuso a forza nel corpo di una ragazzina.
- Oblivion!- Hiyori gridò e l'occhio del demone si protese in avanti verso di lei, fermandosi a pochi centimetri dal suo viso. - Mi hai trovata.-
- Magnifica! Sei l'unica anima che bramo da secoli, l'unica che mi abbia donato un piacere così intenso da rendermi schiavo. Finalmente.- La voce del demone si espanse ovunque, ma Hiyori non tentennò, temeraria e ferma sulla decisione ferma, lo affrontò coraggiosa. - Posso liberarmi di tutta la spazzatura che ho ingerito e prendere solo te. Potrei saziarmi per l'eternità.- Un enorme tentacolo oscuro si avvicinò a lei e la sfiorò sul viso, Hiyori non si mosse, ma ben presto i segni della corruzione si fecero evidenti e le macchiarono la guancia.
- Li rivoglio indietro, tutti.- Oblivion la toccò di nuovo, questa volta alla gamba e Hiyori accusò il colpo con difficoltà. Barcollò appena, ma bastò a dare a Murakumo la forza di avanzare ed erigere un confine tra la sua padrona e il mostro.
- Non posso permettere oltre, non posso perderti di nuovo.- Hiyori era conscia del dolore che stava infliggendo all'arma sacra, dei tormenti che aveva arrecato alla sua anima e direttamente anche a Ninigi. Lei che fino a quel momento non aveva mai combattuto, ma si era solo fatta proteggere.
- Allora combatti con me. Non per me o per difendere me. Combattiamo insieme e cambiamo questo destino che ci ha donato solo dolore. Espiamo le nostre colpe Murakumo, insieme.-
La spada benedetta spalancò gli occhi, chi era che aveva davanti? Lui che aveva sempre visto la sua padrona come fragile e delicata, ora aveva accanto una donna forte e risoluta, una donna che non voleva più perdere nulla della sua vita, che voleva agire e decidere per se. Qualcosa dentro di lui fece fatica ad accettare quella nuova versione, ma quando, per la prima volta in tanti anni, lei pronunciò il suo nome, finalmente lui fu in grado di capire. Hiyori strinse la mano destra a pugno, guardò Murakumo e sorrise.
- Vieni Kusanagi.- il nome dello strumento, che lui teneva ben nascosto sul suo petto, all'altezza del cuore si illuminò e fu circondato da una luce bianca e intensa. In pochi secondi nella mano della ragazza prese forma una spada lunga e curva, con l'elsa finemente decorata in oro e la punta divisa in due. Era una spada splendida e potente, ricca di una forza che persino Hosuseri riusciva a percepire. Non l'aveva mai vista in azione, forse neanche mai nella sua forma da strumento, ma era certo che fosse all'altezza di un Dio come lo era stato suo padre, di un Dio scelto da Amaterasu stessa. Per Murakumo fu una sensazione intensa, mai provata prima. Ad usarlo nella sua forma di arma era stato solo Ninigi, ma dall'ultima sua chiamata erano passati secoli, ora invece era nella mani della sua padrona, della donna che amava sopra ogni cosa, per cui si era macchiato di corruzione e tradimento, ma mai pentito. Lei lo stringeva a se, lo brandiva con la stessa forza di Ninigi e questo fu per lui sconvolgente.
- Combatti con me Kusanagi, dammi la forza di riprendermi le persone a cui tengo e di proteggerle.- “ Cosa vuoi fare? Non puoi contenere la mia forza.”
- Insegnami tu cosa fare.- Hiyori puntò la spada contro il demone, ma questi non si sentì affatto minacciato dalla ragazza, al contrario rise e l'ammonì di stare attenta.
- Potresti ferire le persone che vuoi proteggere, sebbene quella spada sia in effetti l'unica arma in grado di farmi del male, non puoi sapere se colpirai me o la persona che ami e che ora è qui dentro.- In quel momento Hiyori sentì la mano di Hosuseri posarsi sulla sua e stringerla, donandole la forza di reggere quella spada dal potere enorme. Hiyori lo guardò e lo vide deciso, lo aveva al suo fianco e sapeva di poter contare sulla sua forza. Nell'altra mano Hosuseri aveva impugnato una delle sue armi, anche lei bella ed elegante tanto quanto Murakumo. L'arma del Dio emise una luce rossa e prese fuoco rischiarando la notte.
- Il fuoco è il dono che ho ricevuto da te madre, sono le stesse fiamme della notte in cui sono nato, quelle che ti hanno ferita, ma che ora bruceranno la tua nemesi e ti doneranno la felicità che meriti.-
“ Se colpiamo alla ceca potremo uccidere tutti quelli che sono intrappolati dentro Oblivion.” Murakumo aveva ragione, ma la determinazione di Hiyori gli diedero la spinta per osservare meglio ciò che aveva davanti a se. Lei ormai non riusciva a staccare lo sguardo e forse anche Hosuseri lo aveva visto, ma lui ancora non si era accorto di nulla. Immerso in quell'oblio senza fine che era il corpo del demone, qualcosa brillava decisa a farsi notare, anche se veloce come un battito del cuore e a volte impercettibile, era li. Murakumo dovette sforzarsi, ma come strumento divino, non poteva confonderla o sbagliarsi sulla natura di quel bagliore. Lampi di luce, fendenti dell'oscurità, quelli erano i colpi di uno strumento divino, erano le lame di Yukine. “ Le avevi gia viste?”
- Il mio cuore sapeva che erano li, non avrei mai potuto sbagliare.-
Insieme, quasi fossero una sola cosa, Hiyori e Hosuseri alzarono in alto le loro armi e poi, gridando con tutta la forza che avevano nella gola sferrarono i loro colpi. Il fuoco della spada di Hosuseri si alzò verso il cielo, prendendo la forma di un enorme serpente che si attorcigliò intorno alla massa oscura di Oblivion. Allo stesso tempo la lama di Kusanagi si illuminò del colore del sole e il fendente che riuscì a sferrare si abbatté con una forza indicibile contro il loro nemico. La parte colpita prese a rientrare verso l'interno mentre il fendente spingeva e lacerava l'oscurità facendola scricchiolare come un vetro rotto. Oblivion prese a gridare così forte che il modo tremò.

Dall'interno Yato non aveva la minima idea di cosa stesse succedendo, ma non si era dato per vinto. Avrebbe continuato a colpire e colpire anche per l'eternità, sperando di riuscire in qualche modo a scalfirlo. Oblivion però non aveva dato cenni di cedimento, ma questo non era bastato a scoraggiare nel il Dio ne la sua arma. Eppure ad un tratto qualcosa sembrò rischiarare il buio che li avvolgeva, iniziò a fare caldo e i piedi iniziarono a bruciare. Riuscì a guardarsi intorno e si rese conto di non essere mai stato solo, ma che intorno a lui c'erano tutte le persone che conosceva.
Scorse Bishamon e Kazuma, poi vide Tenjin con accanto i suoi strumenti divini. Erano deboli, ma ancora vivi e questo gli diede la spinta per continuare gli attacchi. Ci mise un po' a rendersi conto che il fuoco non gli faceva realmente del male, che era un qualcosa che proveniva da fuori e quando davanti a lui iniziarono a formarsi una miriade di piccole crepe, decise di diventare più aggressivo, ma qualcosa attirò la sua attenzione e dovette fermarsi. Era lontano e forse non sarebbe riuscito a raggiungerlo, ma doveva provarci, era il suo cuore a dirgli di farlo. Così poco prima che tutto si sgretolasse, che il vento della sera riuscisse a donagli sollievo e a farlo respirare regolarmente, la afferrò e la strinse con tutte le sue forze, poi pianse. Il cielo si infiammò e fu come se il mondo si fosse diviso a metà. Il fendente di luce di Murakumo si allungò fin dove l'occhio riusciva ad arrivare. Tutto divenne fiamme e luce, eppure il mondo non sembrò rendersi conto di nulla. Solo quando la terra tremò gli esseri umani riuscirono a svegliarsi, i bambini iniziarono a piangere, i cani ad abbaiare. Ci fu confusione per molto tempo, ma al tempio di Tenjin scese il silenzio più assoluto. Quasi totalmente distrutto, della bella casa del Dio della saggezza era rimasto ben poco, il pozzo era andato in frantumi, l'entrata a pezzi, ma quando Tenjin si svegliò non gli importò di altro se non cercare i suoi strumenti e trovarle ferite, ma ancora vive. Bishamon riuscì ad aprire gli occhi, cullata dalle braccia di Kazuma, che nonostante le ferite, non l'aveva mai lasciata andare.
I segni della corruzione erano evidenti, ma niente che non avrebbero potuto curare con un po' di riposo. La dea sorrise al giovane, aveva perso gli occhiali e lei lo accarezzò con dolcezza, lasciando che Kazuma si cullasse in quel gesto d'amore che solo Veena poteva donargli. Anche le altri armi della dea erano vive, quelle che aveva perso erano stese poco lontane da lei e quelle che ancora indossava, erano stanche, ma le sentiva respirare e sorridere per essere riuscite a superare quella difficile prova.
Poi ogni loro sguardo fu attirato da Hiyori. L'anima della ragazza, illuminata dalla luce divina si aggirò tra di loro alla ricerca di Yato, ma non riuscì a trovarlo subito. Vederla così diversa, con in mano una spada formidabile e accompagnata da Hosuseri era qualcosa a cui difficilmente si sarebbero abituati, ma vederla preoccupata mise tutti comunque in allarme. Bishamon faticò a mettersi seduta, ma prese comunque a scrutare i dintorni per cercare Yato. Fu Yukine a richiamare tutti. Il ragazzo tornato alla sua forma umana avanzò lento verso di loro, zoppicando sulla gamba destra e con lo sguardo basso. Hiyori corse da lui, lo abbracciò forte e cercò di tranquillizzarlo, ma Yukine non rispose, così la ragazza fu costretta a guardarlo in viso, anche se a fatica e vide che stava piangendo.
- Yukine-kun che è successo? Dov'è Yato?-
- Mi dispiace Hiyori, non so che dire.- La ragazza non riuscì a capire e quella frase così strana mise tutti in allarme. Poi, lentamente, Yato si fece vedere. Uscì da un gruppo di alberi bruciati poco distante, avanzando lento e stringendo qualcosa tra le braccia. Per Hiyori fu come se il tempo si fermasse del tutto, rimase paralizzata alla vista di Yato e quando questi fu abbastanza vicino da permetterle di vedere meglio, le fu difficile anche respirare. Sentì nella mano Murakumo tentennare, e anche lei ormai era conscia di cosa Yato stesse trasportando, ma volle comunque costatarlo e con la mano libera spostò i lunghi capelli castani scoprendole il viso. Si era già vista da fuori, non era raro che da anima osservasse il suo corpo dormire, ma questa volta era diverso. La persona che Yato stringeva tra le braccia era lei e allo stesso tempo non lo era, il viso candido e le labbra rosse erano esattamente come le sue, ma sapeva che quello era il corpo della vera dea e la sua anima lo reclamava a gran voce.
- L'ho vista per caso, mi dispiace ho rischiato di perderla.- La poggiò a terra e Hiyori si inginocchiò al fianco del corpo senza vita di Ko-no-hana trattenendo a stento la sua anima. Il desiderio di rientrare in quel corpo era molto più forte della sensazione che provava in vicinanza del suo corpo umano, era un'attrazione estrema difficile da frenare. - Non respira, ho provato a rianimarla con tutto me stesso, ma non c'è vita.- Ed in effetti ci aveva provato dal primo istante in cui l'aveva recuperata. Non appena si erano sfiorati Yato aveva percepito da subito che in quel corpo non c'era vita, aveva provato a darle ossigeno, a farle ripartire il cuore, si era sforzato così tanto che gli occhi gli lacrimavano e gli facevano male le braccia. Quella scena aveva spaventato Yukine e per questo loro lo avevano trovato tanto sconvolto.
- Nessuno può vivere senza la propria anima.- Hosuseri si era avvicinato e anche lui stringeva qualcosa tra le braccia, il corpo umano di Hiyori che al contrario respirava tranquillamente, come se dormisse. - Un anima appartiene ad un solo corpo, finchè è legata a questo non può tornare nel vecchio, ma potete scegliere.-
Hosuseri guardò Hiyori e la vide spaventata e lo capiva benissimo, la stava mettendo davanti ad una scelta forse impossibile. Scegliere chi essere, era questo che doveva fare. Essere Iki Hiyori, la normale ragazzina delle superiori oppure tornare ad essere una dea, avere una famiglia e poter conoscere quel passato che ancora faticava ad accettare. Davanti a lei c'erano i suoi corpi, quello mortale e quello divino, entrambi la chiamavano, entrambi volevano vivere. Poi c'era Yato, la persona che lei amava, il Dio che amava e c'era Hosuseri che a tutti gli effetti era suo figlio, ormai non lo negava più. Amava entrambi, come Hiyori e come Ko-no-hana, non c'era differenza alla voglia che aveva di stare con loro e vivere con loro, ma era conscia che scegliere l'uno o l'altra possibilità comportava una perdita.
- Qual'è il problema non capisco?- Yukine spezzò il silenzio, il ragazzo era confuso e non riusciva capire il perchè tutti i presenti avessero un'aria così triste. - Se Hiyori diventa una dea, potrà stare con noi per sempre, non era quello che volevamo tutti?-
- Non è così semplice.- Hosuseri provò a spiegare la situazione al ragazzino, con un peso nel cuore espresse ciò che tutti avevano capito. - Ko-no-hana, mia madre, era ed è tutt'ora la sposa di Ninigi no Mikoto. Se tornasse alla vita come una dea sarebbe ancora legata a quel giuramento, dovrebbe tornare nel Takamagahara e vivere come tale, non potrà più avvicinarsi a voi, non le permetteranno di tornare nel mondo umano e dovrà assistere alla successione di nostro padre, rimanendo comunque legata al nome del Dio che ha sposato. Il matrimonio celeste non si può scindere in alcun modo, verrete divisi.-
- Ma se decidesse di rimanere umana non potrebbe comunque stare con Yato non è così?- Ormai lo aveva capito, ma la speranza di poter sentire qualche buona notizia lo spinse comunque a chiedere.
- Da umana è giusto che abbia una vita normale, stare vicina ad un dio e non poter crescere con lui le porterebbe solo dispiacere.- Fu Tenjin a ribadire la situazione, lui che fin dal primo momento aveva messo in guardia entrambi sul loro legame.
- La mia anima è combattuta, non posso negarlo.- ferma in mezzo a tutta quella gente che non poteva minimamente immaginare la lotta che stava affrontando, dovette in qualche modo provare a spiegarsi, provare a non perdere nessuno. - Io sento di essere stata Ko-no-hana, di aver scelto Ninigi come mio sposo, di aver avuto dei figli. So di amare Hosuseri come madre e se mi fosse data la possibilità di incontrare anche i miei altri due figli sarei molto molto felice. Ho sofferto come dea e sono stata punita per non aver combattuto in ciò che credo e a questo devo porre rimedio. Eppure sono anche Hiyori, sono e voglio essere una semplice ragazza, avere i miei amori e le mie esperienze come essere umano, voglio amare Yato nonostante tutto. Infondo gli esseri umani sono così, sperano sempre di poter avere tutto quello che desiderano.-
- Io voglio che tu sia felice Hiyori.- Yato si fece avanti, prese le mani della ragazza e le regalò un bacio delicato. Il Dio era triste e combattuto, ma provò comunque ad essere comprensivo. - Non devi decidere ora, prenditi il tempo di cui hai bisogno, però voglio dirti una cosa.- Lo videro tutti, ma nessuno disse nulla, Yato arrossì e abbassò lo sguardo. Come un bambino colto sul fatto in una marachella provò a nascondersi, ma non riuscì a frenare le proprie emozioni e il viso da solo parlò per lui. - Che tu sia una dea o Hiyori non cambia che sono innamorato di te. Sei sempre tu, che ti si chiami in un modo o in un altro, sei sempre la ragazza che ha rischiato la vita per salvarmi più e più volte, ma è proprio perchè ti amo che credo tu debba tornare dalla tua famiglia ed avere una seconda possibilità con loro. Quando Ninigi avrà la sua successione sono sicuro che anche i tuoi sentimenti per lui si rinnoveranno.- Detto questo le lasciò le mani e per Hiyori fu come cadere in un baratro senza fine, lo seguì mentre mesto si allontanava da lei, mentre Yukine lo seguiva cercando di capire il motivo di quella decisione così improvvisa del suo padrone, notanto quel viso che fino a pochi secondi prima era colorato di rosso e molto gentile, mutare in una terribile e spietata espressione di rabbia.
Nonostante la gola le facesse male e gli occhi cercassero disperatamente di non piangere, Hiyori si fece coraggio, rilasciò Murakumo che tornò nella sua forma umana e si voltò verso Hosuseri.
- Vorrei poter incontrare Ninigi. Porteresti la mia anima da lui?-
- Non puoi tornare da lui ora, non sai come potrebbe reagire.- Murakumo era contrario e anche Hosuseri sembrava alquanto combattuto, ma più la guardava e più era sicuro che quella piccola donna che aveva davanti, che era sua madre e che era allo stesso tempo una semplice ragazza innamorata, sapesse perfettamente cosa voleva fare.
- Certamente Madre.-
   
 
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