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Autore: marauder11    19/02/2016    2 recensioni
"Il giorno dopo, al termine delle lezioni, il professore di Pozioni ritornò esausto nel suo studio.
Scorse sulla sua scrivania una boccia di vetro dalla forma sferica; si avvicinò cauto ad essa, sembrava che qualcosa galleggiasse (...)
Un petalo, un petalo di un giglio bianco candido galleggiava in acqua, (...)Iniziò a sprofondare e, poco prima di toccare il fondo, si trasformò in un meraviglioso pesciolino rosso, che adesso guizzava qua e là..."
**
«Noi pensiamo che questo Mago Oscuro e i suoi seguaci si siano infiltrati ad Hogwarts. Pensiamo che si stiano servendo di alcuni studenti di questa scuola, non sappiamo se sotto maledizione Imperius...»
Sirius si alzò di scatto, ma l'insegnante afferrò il suo braccio. Si avvicinò al viso di Sirius e piantò le sue iridi verdi sulle grigie di Sirius, con forza e tenacia.
«So perfettamente cos'ha in mente. Voglio avvertirla: non deve assolutamente cercare vendetta per ciò che è successo al signor Potter e alla signorina Evans. Gli esiti potrebbero non essere tra i migliori... E io difficilmente mi sbaglio, signor Black. Deve fare molta attenzione, la prego. C'è qualcosa di molto più grande in ballo»
Genere: Avventura, Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Paciock, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Siccome Salazar, Tosca, Priscilla e persino Godric sembrano avercela con me, mi sono resa conto dopo un paio di minuti di aver pubblicato ben metà del capitolo Cinquantaduesimo, mi scuso con le 4 persone che avevano già visualizzato per il disagio!
Spero vi piaccia...
Alla prossima, miei cari!
Risponderò a tutte le recensioni ricevute per lo scorso capitolo non appena mi assicurerò che questa volta non ho commesso altri errori! Scusate ancora, grazie mille per tutto!

Vostra, Marauder11



Capitolo Cinquantaduesimo – Sentimenti intangibili

 

«Mi sorprende il fatto di vederla qui in perfetto orario. Si sieda, signor Black»

La sedia di mogano era rivestita di un’imbottitura piuttosto morbida, color borgogna, con degli arabeschi dorati ricamati accuratamente in alcuni punti.

«Buona sera, professoressa...» disse Sirius annoiato, quasi sbuffando, mentre una ciocca che gli ricadeva sugli occhi fu scostata impazientemente dal suo viso.

La McGranitt lo osservò per un attimo prima di ricominciare a parlare, quasi come se fosse preoccupata per il ragazzo.

«Prenda un biscotto»

Sirius scosse la testa, la professoressa lo fissò e spinse la scatola di biscotti proprio fin sotto al suo naso, insistendo, senza dire una parola. Così Sirius, senza troppe cerimonie, afferrò un biscotto e se lo ficcò velocemente in bocca.

«Il signor Potter si sta rimettendo molto velocemente, non è vero?»

«Oh beh, sì... Sembrerebbe di sì, per fortuna»

Sirius sorrise, sinceramente felice dei progressi che stava facendo l'amico dopo il risveglio dal coma. Lo vedeva molto meno affaticato quando si vedevano costretti a percorrere i corridoi del castello per raggiungere le Aule in cui si tenevano le lezioni, si lamentava molto di meno per il fiatone o dei mal di testa martellanti che non gli permettevano di dormire.

«Vorrei parlarle di una cosa, Signor Black, prima che cominci a riordinare questi documenti che, beh... Necessitano di una sistematina da un po' di tempo»

L'insegnante indicò una catasta di pergamene alte almeno un metro poggiate l'una sopra l'altra, in maniera disordinata, su uno scrittoio molto antico posto in un angolo dell'ampio ufficio, che Sirius, a dir la verità, non aveva proprio notato.

La sua attenzione era tutta rivolta alla professoressa e a ciò che aveva detto. Così la fissò, con occhi vispi e grandi, attendendo in silenzio che cominciasse a parlare. La sua aria si fece seria, capendo che la professoressa non gli avrebbe parlato delle funzionalità dei nuovi scherzi di Zonko o del dolce del pranzo domenicale.

«Lei, ecco... Ho notato che legge spesso la Gazzetta del Profeta. Avrà notato, immagino, che sempre più spesso vi sono denunce di sparizioni, avvengono cose strane... Uccisioni persino, di famiglie babbane»

La professoressa aveva un'aria piuttosto strana, parlava in maniera cauta ed era attenta ad ogni minima reazione da parte del ragazzo. Aveva un'aria circospetta, quasi come se si aspettasse che, parlando di ciò che stava parlando, sarebbe successo qualcosa di improvviso e inaspettato lì, in quel momento. Sembrava inquieta, ma Sirius non si curava nemmeno così tanto di questo. Non capiva, non capiva perchè l'insegnante stesse dicendo proprio a lui quelle cose, ma la situazione lo incuriosiva sempre più.

«Non... Non capisco, professoressa. Cosa c'entra tutto questo con me?»

«Oh niente, assolutamente niente! - l'insegnante sembrò rilassarsi sulla poltrona, ridacchiò in maniera nervosa prima di ricominciare a parlare – Non c'entrano con lei, signor Black. L'intero mondo magico è in pericolo, purtroppo»

Sirius sbarrò gli occhi, continuava a fissare la scatola di biscotti e poi la professoressa.

«Lei ne sa qualcosa? Perché ha deciso di parlarmene?»

La professoressa sembrò soddisfatta della domanda del suo studente, come se l'avesse attesa per molto tempo.

«Io e un paio di altri maghi più grandi di lei ci siamo fatti qualche idea, si... E pensiamo che ci sia un fattore comune... Abbiamo avuto delle informazioni, che non vorrei fossero divulgate… Fin quando non sarà il momento»

Sirius annuì sicuro, così la professoressa continuò.

«Un gruppo di maghi sta cercando di seminare il panico in tutta la Gran Bretagna... Gente senza scrupoli, che non si preoccupa di non compiere gesti terribili pur di perseguire le loro idee bizzarre»

La professoressa spinse nuovamente la scatola di biscotti sotto al naso di Sirius, che afferrò senza indugi un biscotto perché sapeva che la professoressa non avrebbe continuato il suo discorso, se non l'avesse fatto.

«Questi maghi, sembrano avere una folle fissa per il sangue puro, per la preservazione dei Purosangue all'interno della comunità magica... Così intendono estorcere con la forza e con ogni mezzo i poteri magici ad ogni mago o strega nato in una famiglia babbana o che sia mago solamente per via di madre o padre, poiché considerati, ecco, impuri…»

Una sensazione di disgusto invase la mente e sembrò avvolgere il corpo di Sirius, che sembrò svegliato da un sentimento forte di rabbia.

«E' del tutto... Folle. Non c'è ad oggi mago o strega che non abbia un parente babbano! Non si possono uccidere degli innocenti per una cosa così stupida!»

Non si rese conto di aver quasi urlato; la professoressa, d'altro canto, non glielo fece notare o pesare in quanto condivideva la sua stessa rabbia. I due si scrutarono per un po', quasi come se fossero ad un passo dal riuscire a capire quale sarebbe stata la prossima mossa dell'altro.

«Ancora non capisco, professoressa...»

L'insegnante si alzò, interrompendo il ragazzo che subito si zittì.

«Ho visto come guarda i Serpeverde, ho visto le occhiate poco amichevoli che vi scambiate tu e il signor... Mulciber, Nott, Piton e così via...»

La sorpresa nella mente di Sirius non gli aveva mai chiarito così tante cose come allora. Sembrava sconvolgerlo e fare luce su così tante cose, che non riuscì a formulare un pensiero concreto e a tirar fuori delle parole pronunciabili. Non prima che la professoressa lo facesse per lui...

«Noi pensiamo che questo Mago Oscuro e i suoi seguaci si siano infiltrati ad Hogwarts. Pensiamo che si stiano servendo di alcuni studenti di questa scuola, non sappiamo se sotto maledizione Imperius...»

Sirius si alzò di scatto, ma l'insegnante afferrò il suo braccio. Si avvicinò al viso di Sirius e piantò le sue iridi verdi sulle grigie di Sirius, con forza e tenacia.

«So perfettamente cos'ha in mente. Voglio avvertirla: non deve assolutamente cercare vendetta per ciò che è successo al signor Potter e alla signorina Evans. Gli esiti potrebbero non essere tra i migliori... E io difficilmente mi sbaglio, signor Black. Deve fare molta attenzione, la prego. C'è qualcosa di molto più grande in ballo»

I pensieri che si impossessarono della sua mente, le sue preoccupazioni, le sue paure e la sua rabbia, per quelle parole e per gli avvenimenti che seguirono, non lo lasciarono mai.

Le parole della professoressa McGranitt suonarono e risuonarono più volte nella mente di Sirius, quel giorno e nei giorni avvenire – e non sapeva ancora che non l'avrebbero lasciato solo per tutto il resto della sua vita.

 

*

 

Era sfinito, la sua mente era andata completamente in tilt.

Sbuffò senza accorgersene mentre quasi si accasciava sulla poltrona davanti al camino, con un tonfo. Per fortuna, constatò, quella sera la Sala Comune non era piena zeppa di gente – come molto spesso avveniva. I malandrini sembravano tranquilli, a tratti quasi – stranamente – annoiati: Remus leggeva indisturbato un libro, Peter giocava a sparaschiocco con James che era l'unico ad aver conservato un po' di entusiasmo per quel gioco, dato che il povero Pet sembrava quasi stesse per addormentarsi, e Sirius fissava un punto fisso nel vuoto, probabilmente troppo pensieroso o troppo stanco per fare qualcosa di più concreto.

Menomale, un po' di pace…

Si disse il povero Frank tra sé e sé, ridendo sotto ai baffi. Si lasciò andare un po' più sulla poltrona, passò una mano davanti agli occhi che chiuse per un istante. Sarebbe andato a letto a breve, pensò.

Aveva, non con poca fatica, terminato tutti i compiti previsti per il giorno dopo e per quello successivo, grazie al fatto che aveva passato un intero pomeriggio con Remus ed Emmeline, due tra gli studenti più dediti allo studio della sua casata, nonché suoi amici.

Aprì gli occhi, immediatamente la sua visuale cambiò.

«Tesoro, va tutto bene?»

«Si Ali, non preoccuparti… Sono solo molto stanco»

Un sorriso largo si fece spazio tra le labbra di Frank, intendeva rassicurare la sua ragazza sulle sue condizioni di salute. Alice gli sorrise di rimando, stando ancora ferma in piedi davanti a lui.

La trovava incredibilmente bella, anche con quelle ciocche che uscivano fuori dalle sue trecce marroni. Nonostante quelle piccole occhiaie che facevano ombra sui suoi occhi sempre vispi, per lui era sempre la sua splendida Alice.

Le indicò con una mano la sua gamba, per invitarla a sedersi su di lui.

«Oh grazie, non posso proprio rifiutare»

Alice ridacchiò, poi si distese sul corpo di Frank, avvolgendo le spalle del ragazzo tra le sue braccia esili. I due si strinsero in un tenero abbraccio, rischiando quasi di addormentarsi così.

«Sono così stanca… Non ce la faccio più» sussurrò la ragazza. Frank annuì gravando il mento sulla spalla della ragazza, che si lasciò sfuggire uno sbuffo.

«Per fortuna questa sera sembra tutto tranquillo… Non siamo gli unici ad essere esausti» disse Frank, indicando con un'occhiata i malandrini e ridacchiando. Alice sorrise al ragazzo e annuì convinta, mentre il ragazzo la teneva ancora stretta tra le braccia. Si lasciavano riscaldare dalle fiamme del camino che, davanti a loro, sembrava scoppiettare allegro.

Alice vide Mary scendere dalle scale dei dormitori, l'aria confusa mentre il suo sguardo sembrava vagare nella sala, in cerca di chissà chi.

La bionda guardò verso di loro poi sembrò redimersi, iniziando a camminare a passo spedito, attirando l'attenzione di un certo giovine che fino ad allora aveva avuto un'aria attonita.

«Frank, 'Lice! Siete qui» cinguettò la ragazza.

«Ciao Mary… È successo qualcosa?» esclamò Frank, lentamente. Alice aveva occhi solo per Mary.

Mary sorrise, poi si sedette di fronte alla poltrona su cui stavano seduti i due, sul tappeto rosso.

«Mi dispiace davvero interrompervi...»

«Oh, tesoro, non hai interrotto niente» disse Alice, rassicurandola.

«Frank, volevo chiederti un parere sulla squadra… Manca un cacciatore, come ben sai. Dobbiamo trovare qualcuno che sostituisca temporaneamente James... Abbiamo già dovuto sostituire King e per fortuna adesso abbiamo te» sorrise Mary, Frank ricambiò il sorriso seppur leggermente imbarazzato come ogni volta in cui riceveva un complimento da qualcuno.

«Non riesco davvero a ricordare se l’ultima volta oltre a Callie...»

Callie O’Connor era stata l’ultima ad entrare in squadra per il ruolo da cacciatrice, proprio quell’anno.

James aveva optato quasi subito per lei, che era piuttosto discreta, ma era anche una delle poche ad essersi presentata alle selezioni. Si pensava che James, essendo un vero e proprio talento nel suo ruolo di Cacciatore, fosse un po' esigente alle selezioni di un giocatore che ricoprisse il suo stesso ruolo. E in parte, in effetti, era così. James era un ragazzo molto simpatico, un punto di riferimento per molti suo compagni di scuola. Aveva sempre una parola buona per tutti; il suo carisma, la sua generosità e il suo sorriso sempre splendente contribuivano a renderlo quella persona a cui chiunque si sarebbe rivolto in qualsiasi momento, per il solo piacere di parlare ma anche se avevi bisogno di aiuto. Ma quando si parlava di Quidditch, James era il Capitano più esigente, rigido e duro che potesse esistere con i suoi giocatori, cercava di trattenere questo suo lato però alle selezioni...

«Già, nemmeno io ricordo se oltre a Callie...» lo interruppe la ragazza stancamente, facendo mulinare i lunghi capelli biondo grano, concludendo la frase con uno sbuffo.

Alice osservò la sua compagna di Casa, che aveva davvero un'aria stanca ed esasperata.

«Pensi che dovrete fare dinuovo le selezioni?» chiese Alice

«Vorrei evitarle come la peste, davvero. Non penso di potercela fare...»

Alice guardò Mary con comprensione; quello era davvero un periodo molto stressante per tutti loro, persino per lei che non frequentava corsi extra. Non voleva nemmeno immaginare lo stress a cui era sottoposta Mary in quel periodo, che oltre a dover recuperare molte materie prima dell'esame di fine trimestre, doveva anche svolgere le sue mansioni da Capitano della squadra di Grifondoro!

«Frank, io… so che, insomma, siamo tutti così impegnati ultimamente… Ma vorrei chiederti se fossi disposto a spalleggiarmi per selezionare un Cacciatore che sostituisca James temporaneamente»

Frank sgranò gli occhi, sorpreso di quella richiesta. Lui era praticamente l’ultimo entrato in squadra assieme a Callie, e anche se spesso si era allenato con Mary e i due erano molto amici, pensava che se avesse avuto bisogno di aiuto da parte di qualcuno lui era l’ultimo a cui l’avrebbe chiesto, per la sua mancata esperienza.

«Sei sicura? Insomma, io non ho molta esperienza…»

Mary sorrise e poggiò una mano sul braccio di Frank.

«Oh, sarai perfetto. Mi fido del tuo parere, non importa il fatto che tu abbia poca esperienza… Alice, digli anche tu quant’è bravo»

Alice sorrise radiosa a Mary, contenta che l’amica apprezzasse il talento di Frank. Era stata proprio lei, infatti, ad incoraggiarlo ad entrare in squadra. Era stata davvero un’ottima amica per il suo ragazzo, ed era davvero felice che anche Frank potesse contare sull’amicizia di una ragazza buona come Mary.

«Oh, beh… Allora posso darti una mano, certo che posso! Se dovessero essere in molti a presentarsi, possiamo dividerci i candidati alle selezioni, farli allenare a parte e poi confrontare i migliori insieme...» propose Frank, leggermente balbettando, alzandosi dalla poltrona in uno scatto improvviso.

Si sarebbe addormentato mentre chiacchierava con le ragazze, se non si fosse alzato.

«Dici sul serio? Lo faresti?»

Il viso di Mary sembrò illuminarsi con un sorriso alla proposta dell'amico, che annuì sorridendo lievemente e facendo un'alzata di spalle quasi impercettibile.

«Ma certo, perché no? Però Mary, ti consiglierei di mettere un avviso questa sera stessa in bacheca, così domani avremo già le prime adesioni»

Mary si alzò, dicendo che Frank aveva assolutamente ragione. Con la stessa rapidità con cui era apparsa, si dileguò senza troppe chiacchiere, dicendo che avrebbe dovuto preparare immediatamente una pergamena che avrebbe attaccato prima di andare a dormire.

«Ti va bene sabato dopo la colazione, per le selezioni?»

Frank annuì, così Mary scomparve del tutto dietro la porta del suo dormitorio.

«Sei davvero un tesoro, lo sai?» disse Alice, lasciandogli un tenero bacio sulle labbra che approfondì con più foga poco dopo, mentre l'aria tornava a farsi tranquilla e placida attorno a loro.

 

*

 

«Allora?»

Il viso di Lily era illuminato dalla luce del candelabro posto sul davanzale della finestra.

L’espressione era allegra, una piccola ruga si formava sulla sua fronte quando sorrideva a quel modo.

Mary attraversò la stanza del dormitorio con espressione vittoriosa, così Emmeline emesse un risolino dal suo letto, precisamente da dietro il suo quaderno di Antiche Rune.

«Frank mi aiuterà, per fortuna…Ahh, che stanchezza»

Si tuffò sul suo letto con la grazia di un elefante, mentre sorrideva finalmente tranquilla.

«Te l’avevo detto… È veramente un bravo ragazzo» affermò convinta Marlene, mentre usciva dal bagno con la sua vestaglia color pesca.

«Almeno non dovrai fare tutto da sola!» convenne Lily, mentre finalmente poneva sul suo comodino il libro di Pozioni, con cui praticamente dormiva.

«Immagino la faccia di Sirius…» disse Emmeline, ridacchiando e gettando un’occhiata d’intesa a Marlene, che sorrise leggermente mentre si sedeva sul davanzale posto tra il letto di Lily e Mary.

Un’espressione di trionfo si fece largo sul viso di quest’ultima, che comunque non sembrava del tutto soddisfatta.

«Non credo abbia sentito il discorso che ho fatto con Frank… Scoprirà tutto da solo»

«Beh, non si poteva di certo aspettare che tu gli chiedessi di farti da spalla dopo il modo in cui ti ha trattata!»

Mary guardò Marlene con espressione indecifrabile.

Sirius non meritava assolutamente che lei gli rivolgesse la parola, dopo quello che le aveva detto. Aveva praticamente urlato davanti a tutti che lei era incapace di gestire una squadra e di ricoprire il ruolo di Capitano. E anche se Sirius sarebbe stato forse più competente di Frank per farle da spalla, lei non gli avrebbe mai e poi mai chiesto aiuto.

«Io non credo, oltretutto, che avrebbe acconsentito a farti da spalla…» disse Lily, che sembrava improvvisamente attratta dalle pieghe delle sue lenzuola.

Lily le aveva, come sempre, quasi letto nel pensiero.

«Orgoglioso com’è, non credo proprio!» esclamò sicura Marlene.

Un sorriso malandrino affiorò tra le labbra di Mary. Gli avrebbe fatto vedere chi era più orgoglioso tra i due. Nessuno, nessuno poteva permettersi di umiliarla a quel modo davanti a tutti. Nemmeno Sirius Black.

Si alzò di scatto, e si incamminò verso il bagno con un fare altezzoso. I suoi occhi blu lanciavano scintille mentre guardava davanti a sé e gli occhi delle sue amiche erano puntati su di lei.

«Nemmeno Sirius Black potrà fermare Mary Elizabeth Macdonald»

Sbatté la porta dietro le sue spalle, Lily sobbalzò leggermente infastidita, mentre Lene sorrideva apertamente. Emmeline la guardò sospettosa.

«Io tifo per lei…» esclamò Marlene facendo un’alzata di spalle.

«Attenta a non aizzarla troppo però» sbuffò Lily non nascondendo un leggero sorriso.

«Sappiamo tutte che quei due finiranno per camminare mano nella mano…» disse infine Emmeline, sparendo dinuovo dietro il suo quaderno di appunti.

Fuori intanto, continuava a cadere una lieve pioggerellina.

Lily fu la prima a cadere in un sonno profondo, poi Marlene. Quando Alice rientrò in stanza, tutte dormivano già. Così andò a letto dispiaciuta per non aver potuto raccontare alle sue amiche ciò che era successo giù in Sala Comune.

 

*

 

«Cos’è?»

Aveva parlato così piano, che nessuno dei suoi amici l’aveva sentito. Aveva alzato per la prima volta gli occhi dal suo libro da quando si era seduto lì. Si sentiva piuttosto soddisfatto, aveva sorprendentemente potuto ripassare Erbologia per il giorno dopo senza alcuna interruzione – cosa alquanto strana se i tuoi migliori amici erano i Malandrini.

«Hey, Felpato» disse poi, a voce più alta all’amico al suo fianco, che aveva chiuso gli occhi.

«Mmh?»

«C’è un foglio in bacheca… È di Lily?»

«Assolutamente no!» esclamò James, prendendo vita non appena aveva udito il nome della rossa.

«E tu come fai a saperlo, se hai dormito nell’ultima mezz’ora?» chiese Sirius, spavaldo.

James si tirò su, poi si stiracchiò mentre emetteva un lungo sbadiglio.

«Amico, lo saprei se Lily fosse scesa dai dormitori!»

Sirius diede uno scappellotto all’amico, dandogli mentalmente del rincitrullito.

«È di Mary» emerse Peter, d’improvviso, mentre poneva i suoi libri nella borsa. Sirius si volse subito di scatto verso l’amico, nello stesso momento Remus si chiese se fosse possibile fare un movimento così brusco senza rompersi l’osso del collo. Ma Sirius adesso guardava Peter e gli parlava, stava bene, quindi doveva essere proprio possibile.

«Mary… Mary MacDonald, dici?»

«Proprio lei» disse Peter, con semplicità, mentre Sirius iniziò a camminare a passo spedito verso la bacheca, come se si fosse risvegliato d’improvviso.

Sulla bacheca, che fino a pochi momenti fa era stata vuota, era affisso un foglio di pergamena color pulce, su di esso una calligrafia elegante e poche parole scritte a chiare lettere:

Squadra di Quidditch – Selezioni per il ruolo di Cacciatore (temporaneo)

Si comunica, agli studenti interessati, che questo sabato dopo le lezioni si terranno le selezioni per il ruolo di Cacciatore della squadra di Quidditch previa richiesta.

Si invitano tutti coloro che sono interessati a lasciare qui sotto il proprio nominativo.

 

Presiederanno Mary MacDonald (6° anno) e Frank Paciock (6° anno).

 

«Cos’è?» chiese James, apparso d’improvviso a fianco di uno sbigottito Sirius, l’aria ancora assonnata. I capelli più sparati del solito di James ricoprirono la visuale del giovane Black, mentre il primo si avvicinava all’annuncio per poterlo leggere. Un’aria leggermente delusa si fece spazio sul viso di James.

«Ha chiesto a Frank di aiutarlo, prima l’ho vista avvicinarsi a lui e ad Alice… Questo ha fatto, come ha potuto?» disse Sirius rabbioso all’amico.

«Beh, tecnicamente può…»

«Che succede?»

Remus si era avvicinato ai due per controllare la situazione, dato che aveva visto Sirius gesticolare e un James dall’aria leggermente stranita, anche se cercava – come al solito – di risultare normale agli occhi di tutti.

«Guarda tu stesso!» abbaiò Sirius, così Remus si avvicinò, mentre James stava in silenzio.

Remus lesse quelle poche righe in un batter d’occhio, poi si volse a guardare dietro le sue spalle con aria indifferente. Peter, intanto, osservava i tre da lontano.

«Ra…ragazzi! Io vado su, venite?»

Remus annuì in direzione dell’amico, prese James e Sirius per le spalle e quasi li trascinò con sé verso le scale dei dormitori.

«È inammissibile! Non ha esperienza! L’ho detto io che non è adatta!»

Mentre Sirius continuava a ripetere queste frasi mettendoci sempre più rabbia, intanto James aveva chiuso dietro le sue spalle la porta del dormitorio, l’aria un po’ delusa e leggermente assente.

«Cos’è successo?» chiese piano Peter, più a Remus che agli altri due che non gli avrebbero sicuramente risposto, troppo presi da loro stessi per farlo.

«Mary ha indetto delle selezioni per un cacciatore temporaneo e Frank sarà il suo aiutante» disse Remus annoiato, mentre indossava il suo pigiama, pronto per infilarsi sotto le coperte. Intanto, James si era seduto su di un lato del suo letto, mentre continuava ad arruffare nervosamente i suoi capelli; Sirius, invece, faceva avanti e indietro per il dormitorio, continuando a sputare frasi a random contro Mary con tono adesso più esasperato che arrabbiato.

«Avrebbe dovuto chiederlo a me! A me! Io sono in squadra da molto più tempo di Frank, lui è così inesperto!» disse Sirius in direzione di James, che lo fissava assente.

«Devo ricordarti il modo in cui l’hai trattata oggi in Sala Grande? Non te l’avrebbe mai chiesto dopo quello che le hai detto…»

«Cosa… COSA?? Io ho semplicemente detto la verità! E avevo ragione! È un’incompetente…»

«Tu sei solo accecato dalla rabbia e dall’invidia, Sirius… Lei ha avuto la spilla, rassegnati» replicò stancamente Remus, mentre tirava fuori dal suo comodino una barretta di cioccolata e guardava di sottecchi James.

«Secondo me però, avrebbe potuto chiederlo a James. James è e rimane il Capitano, lui avrebbe saputo consigliarle il meglio»

Ciò che aveva detto Peter aveva apparentemente calmato Sirius, che si era bloccato al centro della stanza e lo aveva fissato con la bocca socchiusa. James aveva sbuffato in maniera evidente e Remus aveva fatto un’espressione indecifrabile.

Peter aveva ragione. Per quanto Mary fosse arrabbiata con Sirius – e aveva tutte le ragioni per ignorarlo e per non chiedere il suo aiuto in quella situazione – avrebbe potuto comunque chiedere a James una mano, che era sicuramente molto più competente di Frank che, per quanto fosse bravo nel suo ruolo, non aveva molta esperienza per giudicare un potenziale giocatore che non ricopriva tra l’altro il suo ruolo ma il ruolo di cacciatore.

«Magari vuole incoraggiare Frank. È ancora così insicuro delle sue capacità…» disse Remus, con aria di ovvietà. In realtà, cercava solo di non far pesare la cosa a James che, per quanto provasse a nasconderlo, era deluso poiché si sarebbe aspettato una richiesta d’aiuto da parte di Mary, dato che i due erano praticamente migliori amici e dato che lui era e rimaneva comunque il Capitano di Grifondoro. E ci poteva scommettere che quello era stato il suo primo pensiero da quando aveva letto l’annuncio in bacheca.

«No, non voleva incoraggiare Frank. Sai cosa? Sta cercando di farmi infuriare perché è arrabbiata con me, e dato che è così accecata dalla rabbia, la sua furia ha finito per travolgere anche James»

Sirius sputò tutto a Remus gesticolando davanti al suo viso. La sua rabbia era incontenibile, in momenti come quelli era difficile per Remus gestire l’amico. Pensava, oltretutto, che in parte avesse ragione.

Mary probabilmente non aveva pensato a James, tanto era arrabbiata con Sirius che non aveva nemmeno valutato di chiedere aiuto al suo migliore amico.

«Calmati, Sirius» tentò comunque.

«Non la passerà liscia questa volta, no…» continuò imperterrito infatti Sirius.

«Chiudi il becco, Black»

La risposta fredda e dura di James gelò Sirius sul posto. Remus si alzò, impaurito dal fatto che Sirius potesse reagire male a quella frase sputata da James in quella maniera, nel momento in cui Sirius esplodeva.

«Cosa?» chiese Sirius, sbigottito. Guardava James a bocca aperta. Lo chiamava per cognome solo quando si infuriava particolarmente con lui, il che avveniva molto raramente.

«Ti sei comportato da schifo questa mattina, c’è bisogno che qualcuno te lo ripeta? Non hai il diritto di infuriarti con Mary ancora, anzi, dovresti andare da lei e scusarti per quello che le hai detto! La squadra ha bisogno di sostegno, dovete essere uniti, non c’è bisogno che si aprano anche delle diatribe tra i membri in un momento come questo, Sirius!»

James si era nel frattempo alzato avvicinandosi a Sirius, ponendosi proprio davanti a quest’ultimo. I due sembravano lanciarsi delle strane occhiate.

«Tu davvero… tu davvero dopo che lei ti ha escluso dalle selezioni la difendi ancora?»

Il tono basso con cui Sirius si era rivolto a James, non era certo rassicurante. Era stato freddo, di ghiaccio, come i suoi occhi. E James lo osservava con la mascella serrata, pronto ad esplodere.

«Non lo so perché non ha chiesto il mio aiuto, ok? Non lo so. Probabilmente non l’ha fatto nemmeno di proposito ma… aspetta! Questo non deve interessarti, non devi assolutamente usare questa cosa che non ti riguarda per niente perché, oh Sirius, non guardarmi così, sai che ho ragione, hai torto marcio già solo considerando quello che hai combinato! Le hai dato dell’incapace, vuoi per le mutande di Merlino rendertene conto?»

Il broncio di Sirius non sarebbe potuto essere più evidente di com’era, ma sembrava calmarsi ad ogni parola detta da James.

Era l’unico, l’unico che riusciva a farlo calmare e ragionare davvero. Nemmeno Remus, che era il saggio del gruppo, aveva quel potere su di lui.

«Credo solamente che lei non sia adatta al ruolo…» sputò comunque Sirius.

«Sai che non è così, Sirius»

Remus si pose tra i due, con le braccia conserte strette al petto. Il tuo tono era stato calmo ma risultava convincente.

«Lunastorta, non ti ci mettere anche tu, per favore!»

«Ha ragione, Sirius, sai perché? Tu non sei geloso di Mary per quella spilla, anche se ti saresti aspettato di riceverla. Tu sei geloso marcio di Mary per quello che ha fatto King. È colpa della tua gelosia se tu questa mattina le hai detto quelle cose, ed è colpa della tua gelosia se Mary adesso è infuriata con te»

James aveva parlato con tono canzonatorio, fissando bene i suoi occhi nocciola sui grigi dell’amico, che l’aveva guardato dapprima ma che poi si era allontanato dai due per mettersi a letto, intenzionato ad ignorare le loro parole.

«Io non sono geloso, non sono geloso di niente e nessuno… Non me ne frega niente di King» ribatté infatti da sotto le coperte, la voce soffocata. Remus e James si scambiarono uno sguardo d’intesa, poi entrambi si avvicinarono ai loro letti.

«Prima o poi dovrai ammetterlo. Tu sei geloso marcio perché ti sei preso una bella cotta per Mary, Sirius. Puoi anche ignorarmi, ma non potrai ignorare i tuoi sentimenti per sempre»

Le parole decise sussurrate da James, dirette solo a Sirius, arrivarono alle orecchie di Peter che rimase un po’ perplesso. Sirius e Mary si erano frequentati per un po’ e poi, ne ignorava il motivo esatto, i due si erano allontanati.

Remus, invece, sorrise leggermente.

James non aveva mai detto parole più giuste in una sera sola come allora.

Aveva fatto proprio un bel lavoro con lui. Ridacchiò tra sé e sé pensandolo, mentre Morfeo lo accoglieva piacevolmente tra le sue braccia.

 

*

La mente di Lily era state poche volte tanto ingarbugliata come in quei giorni.

C’erano i compiti, prima di tutto, che non le lasciavano un attimo di pace, e i test di fine trimestre che praticamente la tenevano continuamente in ansia. Per questo, molte volte le capitava di svegliarsi nel cuore della notte e di non riuscire più a riaddormentarsi, nonostante fosse stroncata dalla stanchezza.

Poi c’era il matrimonio di Petunia, che aveva deciso di sposarsi con il suo fidanzato, e Lily l'aveva saputo da sua sorella solamente una settimana prima del matrimonio. Non aveva mai visto quel tale di nome Dursley; dunque non faceva altro che fantasticare su come poteva essere.

Sognava spesso di notte la sorella che andava all’altare verso un mostro che finiva per mangiare proprio lei, Lily, e che ripeteva a lei che era un mostro con la voce di Tunia.

Era molto preoccupata per ciò che sarebbe potuto succedere di lì a poco, la sola certezza di poter contare su Remus al ritorno a casa da Hogwarts la rassicurava. Sarebbe andato tutto bene; quei giorni sarebbero passati in fretta e magari poteva avere qualche occasione per riappacificarsi con sua sorella.

Non aveva ancora raccontato nulla alle ragazze della sorella, tanto meno a Mary che era così sfuggente. Quelle poche volte che era in sua compagnia, non faceva altro che sbraitare contro Sirius; quei due cominciavano a stancarla.

Infine, c’era Potter.

Potter che non era più Potter. Potter che non la infastidiva più tanto spesso con i suoi inviti ad Hogsmeade, con gli scherzi per i Serpeverde e con le sue dichiarazioni d’amore in corridoio che la imbarazzavano e facevano infuriare non poco. Ultimamente, aveva addirittura l’impressione che la stesse del tutto ignorando.

Per quale motivo?

Non riusciva a darsi una spiegazione. C’era qualcosa in lui, qualcosa di diverso. Qualcosa che le sfuggiva, non riusciva a capire cosa…

«Ma cosa…»

Senza accorgersene, aveva imprecato ad alta voce. Alice si volse a guardarla, poi le diede una leggera gomitata quando si accorse che l’insegnante di Difesa aveva notato la disattenzione di Lily.

«Signorina Evans»

I suoi occhi verdi erano sbarrati, fissavano il professore con aria di scuse, mentre tutta la classe aveva occhi solo per lei.

«Mi sono distratta, mi scusi professor Foreigner…»

Il professore sorrise lievemente a Lily, poi annuì piano, segno che avesse accettato le sue scuse.

La lezione proseguì, mentre il professore continuava a rispondere alle domande dei suoi alunni circa il test di Difesa che si sarebbe svolto l’indomani, il venerdì.

«Sarà un test scritto, professore?»

«Credo proprio di si, signorina Vance. Non abbiamo abbastanza tempo per fare un test di pratica prima delle vacanze… Opterò per qualcosa di scritto, si. Dunque, ripassate tutto quello che abbiamo studiato finora»

Vi furono cenni di approvazione dispersi per l’aula. Era rassicurante, per molti che non erano pratici di incantesimi di Difesa, sapere che sarebbe bastato ripassare il programma per fare un buon test trimestrale. Ovviamente, James e Sirius erano tra quelli che non erano dello stesso avviso.

«Potrei farle una domanda, signore?» chiese Mary, dal fondo dell’aula. Sirius si volse a guardarla con aria snob, che Mary bellamente ignorò.

«Certo, signorina MacDonald, chieda pure…»

«Quale sarà il prossimo argomento che affronteremo al rientro delle vacanze?»

Il professore si alzò dalla cattedra, camminò lentamente per il corridoio che si creava tra i banchi della classe rivolgendosi a tutti i suoi studenti.

«Inizieremo, finalmente, lo studio sui Patroni» disse, soddisfatto.

«Oh, ma è grandioso! Non lo credi anche tu?» chiese un’eccitatissima Alice a Lily, che annuì poco convinta. Non tutti i maghi riuscivano ad evocare un Patronus, maghi più esperti di loro non ce l’avevano mai fatta. Dunque, non dava per scontato che ci sarebbe riuscita.

«Chissà quale sarà il tuo Patronus!» continuò Alice, sorridendo all’amica.

«Oh, beh… Chissà! Potrei anche non riuscirci…» aggiunse poi, con sguardo malinconico.

«Non provarci nemmeno, Lilian! Sei bravissima con gli incantesimi, non vedo perché non dovresti riuscirci!»

«Tu sei comunque più brava di me!» disse Lily, sorridendo.

Alice, in effetti, era molto portata per Difesa delle Arti Oscure. Non perché fosse più capace di Lily ad evocare incantesimi, ma perché il suo carattere combattivo la rendeva praticamente una guerriera nata.

Amava duellare, bramava le sfide ed era velocissima nel lanciare incantesimi.

Secondo Lily, sarebbe riuscita a disarmare in un colpo solo una schiera di maghi. Era una furia, Alice Prewett. Il suo sogno era sempre stato quello di diventare Auror; prima ancora che Lily pensasse a quella carriera Alice sapeva già che sarebbe stato proprio quello il suo mestiere.

Però era anche la persona più dolce, adorabile e sensibile che conoscesse. Per questo, adesso, dopo che Lily le aveva detto che era più brava di lei in Difesa, il suo viso si era tinto di rosso. I complimenti, anche da parte delle sue amiche più care, la intenerivano sempre così tanto da farla arrossire.

Era incredibilmente modesta.

«Bene, adesso potete andare! A domani, ragazzi» disse il professor Foreigner, interrompendo il flusso dei pensieri di Lily, mentre tutta l’aula si svuotava al suono della campanella.

 

*

 

La Sala Grande brulicava di gente, quel giorno. Come sempre, d'altronde, ma in quel giorno tutti sembravano andare di fretta, tutti avevano qualcosa da urlare al compagno che stava seduto dall’altra parte della tavolata e ognuno degli studenti di Hogwarts era teso o preoccupato per un test che si sarebbe svolto di lì a poco.

«Non ti siedi a pranzo, Mac?»

Mary si volse a guardare Lily, seduta tra Marlene e Sirius e scosse la testa. Afferrò una mela dal cestino della frutta e, con i libri sottobraccio, uscì dalla Sala Grande.

Lily emise un lungo sospiro, mentre James la guardava di sottecchi e seguiva allo stesso tempo con lo sguardo Mary che usciva a passo spedito dalla Sala.

«Non sta mangiando…» disse Alice, con il suo tono da mamma chioccia.

«E si vede! Ha già perso qualche chilo… Mangia poco e di sfuggita da una settimana…» aggiunse Emmeline, che agguantava una coscia di pollo con la solita grazia di una Vance.

Remus guardò in tralice Sirius.

«A me sembra che stia evitando tutti» disse Peter, emergendo da un angolino. Lo sguardo di Alice incrociò quello di James, che restò impassibile, mentre Lily guardò di sottecchi Sirius, che se ne accorse.

«Ho il sospetto che tu abbia ragione…» disse quest’ultimo, imbronciato, lanciando un’occhiata a Lily, che alzò lo sguardo e lo sostenne.

«Sirius, francamente credo che tu sia l’unica persona a questo tavolo che non può proprio permettersi il lusso di lamentarsi» convenne Alice, con calma seppur mantenendo un tono pungente.

«Tu credi?» rispose Sirius, con tono di sfida.

«Tu non lo credi, Sirius?» rispose Lily a tono.

«Smettetela, su. Siamo tutti molto tesi per questi test, non scarichiamo la colpa l’uno sull’altro»

Come al solito, Remus riuscì a metter d’accordo tutti che immediatamente fecero cenni d’assenso e ricominciarono a parlare del più e del meno tra di loro.

«Io vado» disse Sirius, e immediatamente lasciò il suo posto al tavolo, la borsa sulla spalla e l’espressione impenetrabile sul suo viso.

Frank, Lily, Alice, Marlene, James, Remus, Emmeline e Peter seguirono con lo sguardo Sirius che usciva dalla Sala proprio come aveva fatto Mary poco prima.

«Hanno proprio bisogno di una mano…» emerse James, scuotendo la testa per l’esasperazione.

«Lasciamoli sbollentare un po’» disse Lily, fissando James negli occhi che sorrise in sua direzione. A quel sorriso, Lily spostò inspiegabilmente lo sguardo da un’altra parte.

«Già, sarebbero capaci di uccidersi, ora come ora» si aggiunse Emmeline, ridacchiando.

«Tienili d’occhio sabato, Frankie»

«Non verrai a dare un’occhiata, James?» chiese Frank, gli occhi sbarrati per lo stupore, mentre la preoccupazione si faceva spazio dentro di lui.

James sorrise in sua direzione, le pupille assottigliate.

«Oh no, non credo proprio. Ma se conosco bene Sirius, non si perderà un minuto di quelle selezioni…»

Frank deglutì in maniera evidente, tanto da provocare una risata in James. Aveva intenzione di restare a debita distanza dal campo di Quidditch, non voleva assolutissimamente intromettersi e sminuire la figura della MacDonald. E poi, a dire il vero, ci era ancora rimasto male perché lei non gli aveva rivolto la parola dopo l’annuncio in bacheca, quindi intendeva rifilarle lo stesso atteggiamento di indifferenza che lei sembrava rivolgere non solo a lui ma – a quanto pareva – anche a tutti gli altri.

«Ciao, ragazzi!»

Robert King, in tutta la sua altezza e in tutto il suo splendore, stava ritto in piedi con un’espressione sorridente e apparentemente tranquilla.

«Ciao, Rob. Tutto bene?» emerse James, che si alzò dalla panca per battere il cinque all’amico.

«Oh, non ne parliamo, ti prego! Hai parlato con la McGranitt poi?»

James scosse la testa, sorridendo lievemente.

«Perché mai?» chiese il ragazzo, stranito, a braccia conserte.

«Voglio essere al massimo della forma, al mio rientro. E poi, voglio vedere cosa sono capaci di fare i miei giocatori qui – diede una pesante pacca sulla spalla a Frank, che quasi soffocò accanto ad Alice che gli batteva una mano sulla spalla – sono sicuro che sapranno farsi valere anche senza di me!»

Robert King continuava a guardarlo come se fosse uscito di senno, anche se tentava di non darlo a vedere.

«Oh, beh… Non metto in dubbio questo, James... Beh, ci si vede allora! Buona giornata!»

Il ragazzo si allontanò in fretta, sotto gli sguardi divertiti dei ragazzi.

«Davvero non hai intenzione di dire niente alla McGranitt?» gli chiese Remus a bassa voce, mentre raggiungevano la serra di Erbologia. James scosse la testa, sorridente, senza aggiungere nulla. Chissà cosa aveva in mente, si ritrovò a pensare Remus tra sé e sé.

Lily, d’altro canto, continuava a fissare Potter stranita.

Da quando in qua Potter era disposto a mettersi da parte lasciando altri sotto ai riflettori?

Non era mai successo.

«Chi sei tu? Che ne hai fatto di James Potter?*» disse Lily, tra sé e sé, mentre camminava per i corridoi del castello.

 

*

Per quanto Mary sperasse che quel giorno non arrivasse, si svegliò sapendo che quella era proprio la mattina di quel maledettissimo sabato, il giorno delle selezioni del Cacciatore di Grifondoro.

Sbuffò, prima di infilare i piedi dentro le pantofole, mentre si guardava intorno.

Alice dormiva ancora profondamente, mentre Emmeline, Lily e Marlene non erano in dormitorio.

Indossò con calma la sua divisa da Quidditch, mentre fuori il sole splendeva. Si avvicinò alla finestra ampia del dormitorio e constatò che vi erano le condizioni perfette per fare delle decenti selezioni, anche se non smetteva di sentirsi agitata.

La divisa da Quidditch la rendeva ancora più sinuosa, longilinea di quanto non sembrasse con la divisa della scuola. Mary, oltretutto, adorava il Quidditch, adorava indossare i suoi colori e portarli con sé.

Afferrò il foglio di pergamena sul suo comodino su cui vi erano i nomi dei candidati e scese dal dormitorio, trovandolo gremito di gente come ogni sabato mattina, in cui non c'erano lezioni.

«Buongiorno, mie care» esclamò d'improvviso, facendo sobbalzare Lily, Marlene ed Emmeline che, con il capo chino sui libri, non si erano accorte del suo arrivo.

La treccia laterale dorata di Mary sfiorò la spalla di Marlene, che si volse di scatto verso l'amica e la ammonì con lo sguardo.

«Mi è preso un colpo! Buongiorno anche a te!»

«Non vai a fare colazione?» le chiese Lily, mentre Mary si guardava intorno in cerca – probabilmente – di qualcuno.

«Oh, non penso di avere abbastanza tempo… Le selezioni cominciano alle dieci, sono le nove quasi e mezza… resterò a farvi compagnia» sorrise, e Lily annuì, seppur sospettosa del comportamento dell'amica.

Poco dopo, incrociò lo sguardo dell'oggetto dei suoi pensieri.

Sirius Black, perfettamente vestito e con i capelli così ordinati e lucenti da sembrare innaturali, la stava praticamente trafiggendo con lo sguardo dall'altra parte della stanza. Al suo fianco, vi era il povero Peter che non faceva altro che gettargli occhiate ansiose mentre sussurrava parole concitate al suo orecchio.

Di James e Remus, notò, non c'era traccia. Si alzò di scatto, distraendo nuovamente le ragazze che alzarono dinuovo lo sguardo per osservarla. Lily si scambiò la più fugace delle occhiate con Emmeline, che come lei aveva notato lo scambio di sguardi tra Mary e Sirius Black.

«Ho cambiato idea. Scendo a mangiare un boccone! A dopo»

«Ma, Mary!»

Probabilmente Marlene le aveva detto qualcos altro oltre a quello che aveva udito, Mary comunque non sentì altro che il suo nome pronunciato dall'amica, dato che camminò a passo di marcia fino al buco del ritratto che, dopo essersi aperto al suo passaggio, prontamente si richiuse.

«Buona giornata, mia cara!»

Sventolò incurante la mano alla signora Grassa, che l'aveva lasciata passare, poi scese i gradini che la separavano dalla Sala Grande.

«Non può guardarmi così, oh no che non può!»

Senza praticamente rendersene conto, si trovava già seduta sulla tavolata dei Grifondoro, non molto distante da un ragazzo occhialuto con un croissant in mano e uno che reggeva una tazza di thé fumante non lontano dalle cicatrici che portava sul viso.

«Pianeta terra chiama Mary Macdonald!»

Remus le sventolò una mano davanti al viso, e subito la ragazza si ridestò. Regalò un sorriso che sembrava più una smorfia all'amico, mentre rivolgeva a James un'occhiata.

Si sentiva un po' in colpa nei suoi confronti, in quei giorni non gli aveva praticamente rivolto la parola nell'intento di ignorare Sirius che era praticamente legato da sempre con un filo indissolubile al Capitano dei Grifoni.

«Oh, ciao ragazzi. Scusatemi, non vi avevo proprio visto!»

«Perdonata… Va tutto bene?» chiese gentilmente Remus, mentre osservava James di sottecchi. Si aspettava che il ragazzo con il maglione rosso e oro davanti a lui dicesse qualcosa alla ragazza che era chiaramente preoccupata per le selezioni, invece l'amico l'aveva quasi ignorata, così aveva deciso su due piedi di chiederle come stesse, per colmare quel silenzio che stava diventando imbarazzante.

«Oh. Beh, credo di si, grazie. E tu, Remus?» Mary cercò di mantenere un tono di voce fermo e deciso. No che non andava bene, non andava per niente bene.

James afferrò una caraffa di succo d'arancia che si trovava proprio lì davanti, e si versò con aria spavalda un po' di quella bibita che gli piaceva tanto.

Mary lo osservò, Remus se ne accorse.

James sbuffò in un risolino, poi si volse a guardare i due con aria divertita.

Afferrò un altro bicchiere, sotto gli occhi dei due, e lo riempì di succo di arancia.

Tirò fuori la bacchetta dal mantello e, con un movimento del polso, trasfigurò il liquido contenente nel bicchiere, adesso pieno di succo di lampone. Quel giorno non era a tavola, ma lui sapeva fosse il preferito di Mary.

«Io… Grazie, Jamie»

James annuì, senza guardarla negli occhi, mentre faceva un cenno con la mano a qualcuno che stava prendendo posto proprio al tavolo di Tassorosso, qualche metro più avanti.

«Senti… Mi… Mi dispiace» esclamò la ragazza d'improvviso continuando a fissarlo, e James si volse subito a guardarla, per la prima volta quella mattina. Remus fingeva praticamente di non esistere, osservando i due di sottecchi.

«Per… Cosa, esattamente?» chiese James, distrattamente.

Mary lo osservò. James non era arrabbiato con lei perché l'aveva ignorato. Insomma, non poteva essere solo quello. James non riusciva a guardarla negli occhi per dieci secondi, anzi, non la degnava nemmeno di uno sguardo. Aveva appena trasfigurato il succo d'arancia per lei, cercando di farle sentire che era vicino a lei ma non riusciva a mantenere il contatto visivo…

Non poteva essere solo il fatto che lei l'avesse ignorato in quei giorni, tra l'altro senza volerlo.

«Che succede?» chiese Mary, adesso più seria e decisa, mentre si sedeva ritta sulla schiena, gli occhi azzurri puntati su quelli nocciola di James, che non potevano fare a meno di osservarla.

«Lo chiedi a me? Cosa succede a te, piuttosto» ribatté prontamente lui, assumendo un tono calmo della voce ma piuttosto forzatamente.

Mary lo guardò a bocca aperta, non capendo a cosa l'amico alludesse.

«Senti...» sussurrò il ragazzo, a pochi centimetri dal viso di lei,

«Non pensarci, ok? Bevi il tuo succo di lampone e scendi al campo di Quidditch, ho visto poco fa un gruppo di ragazzi in divisa che uscivano dalla Sala… Ti staranno aspettando»

«Ma...»

«Frank è già giù, era più teso di te, poco prima che tu arrivassi… Vai, e conquista il mondo»

Lo sguardo di James, seppur rassicurante, non riuscì ad essere efficace come i suoi sorrisi, che quella mattina Mary non aveva ancora visto. Era certo, dunque, che in lui ci fosse qualcosa che non andasse.

Non era sicura, però, che lui gliel'avrebbe detto tanto facilmente. Comunque, era certa che Remus sapesse. Osservava James con il sorriso di chi conosceva ogni dettaglio della mente del celebre Potter di Grifondoro, come sempre.

Si alzò dalla panca, provocando un leggero vociare tra diversi ragazzini che sedevano poco più in là alla tavolata rosso-oro che probabilmente intendevano presentarsi alle selezioni.

«Remus… Ci vediamo più tardi. Grazie per il succo, James»

James la osservò uscire fuori dalla Sala Grande, mentre mordicchiava una zolletta di zucchero.

«Perché non le hai offerto il tuo aiuto? E' tesa come una corda di violino» chiese piano Remus, mentre addentava un muffin.

James si volse lentamente a guardare l'amico che sedeva di fronte a lui.

«Se la caverà...» disse noncurante, con una tranquillità disarmante.

«Non ci credo… Non me la bevo, James. Tu non puoi essere così tranquillo quando si parla di Quidditch...»

Avrebbe continuato il suo discorso, se non avesse visto James alzarsi di scatto con la tracolla che lasciava intravedere al suo interno il mantello dell'invisibilità di Charlus Potter.

«Vado… Vado da Hagrid! Si...» disse l'occhialuto, poco convinto, ad un Remus che lo osservava con un evidente ghigno e un'aria di chi la sapeva lunga e aveva trovato la risposta a tutte le sue domande.

 

 

 

  
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