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Autore: OnlyHope    19/02/2016    9 recensioni
Crescere, cambiare, modificare e divenire. È ciò che accade ai sentimenti, alle emozioni di due persone, nel breve lasso di tempo di anno. Questa è la storia di cosa c’è stato prima di un addio. Questa è la storia di Tsubasa e Sanae prima che si trasformino in due coraggiose farfalle.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Don't Be Afraid to Fly '
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Becoming (Butterfly Intro)

Capitolo 22

Hommei-choko(1)
 
 
 
 


“Ma dove si sarà cacciato?!”
Il mio giro per l’edifico scolastico non ha dato proprio buoni frutti.
Ho cercato ovunque, ma di Tsubasa nessuna traccia!
Mi siedo sbuffando al mio banco, nell’aula ancora vuota.
Un sospiro, l’ennesimo, cambia forma al mio respiro.
Un’ultima occhiata alla porta, prima di estrarre dalla busta, poggiata sulle mie ginocchia, il prezioso box di cioccolatini, che mi è costato davvero una fortuna.
Un sorriso m’increspa le labbra mentre osservo il contenitore rosa, decorato con fiori di ciliegio stilizzati.
Questa è la prima volta.
Non avevo mai comprato dei cioccolatini per lui.
Semplicemente perché non avevo mai avuto il coraggio di farlo negli anni passati e di sicuro non posso considerare come prova d’amore, quelli che noi manager lasciamo negli spogliatoi per i ragazzi, ogni quattordici febbraio.
Il primo San Valentino, già…
Però anche l’ultimo…
Emetto un altro sospiro, perché questa è un’associazione, che proprio non riesco a togliermi dalla testa.
Siamo a metà febbraio ormai, impossibile non pensare al Brasile.
Impossibile davvero…
Le mie spalle s’incurvano mentre accarezzo delicatamente il coperchio della scatola.
E i miei occhi, inevitabilmente, si fanno lucidi.
Ma mi ribello, scuotendo la testa.
Devo farmi forza!
Non voglio proprio rovinare una giornata così speciale.
Non dopo aver atteso per anni, di festeggiarla come si deve!
Devo assolutamente allontanare lo spettro della separazione dalla mia mente, almeno per le prossime ventiquattro ore.
Ce la puoi fare! Senza iniziare a piangere, Sanae…
No, non posso proprio lasciarmi andare…
Anche perché qualcuno sta entrando in classe, proprio ora!
Veloce, asciugo una lacrima furtiva con la manica della divisa, proprio come facevo quando ero bambina poi mi volto, con la speranza nel cuore che finalmente sia Tsubasa a materializzarsi qui.
Non è possibile sparire così, proprio il giorno di San Valentino!
Le mie aspettative però rimangono deluse, anche questa volta.
Taro Misaki mi sorride, oltrepassando la soglia dell’aula.
Quando si avvicina la suo banco, alza la mano per salutarmi prima di posare qualcosa in mezzo i libri.
Una ragazza deve avergli regalato della cioccolata per San Valentino, è così evidente.
Mi domando curiosa chi possa essere, ad aver pensato a lui in questa occasione.
“Che ci fai qua?” mi chiede all’improvviso, distraendomi dalle mie congetture sulla sua ipotetica spasimante.
“Sto solo aspettando Tsubasa. Non sono riuscita a trovarlo da nessuna parte…”
Misaki sorride poi prende una sedia e dopo averla avvicinata al mio banco, si siede non nella posizione classica ma poggiando i gomiti sullo schienale.
Quando il suo collo si allunga in direzione del box rosa sulle mie gambe, un rossore improvviso deve illuminare prepotente le mie guance.
“Wow!” esclama, tornando a guardarmi stupito.
“Proprio una bella confezione di cioccolatini!” aggiunge sempre sorridendo mentre io mi sento ancora più in imbarazzo.
Sono proprio una sciocca.
Non dovrebbe essere così facile arrossire, non più almeno.
Lo sanno tutti ormai, che Tsubasa ed io stiamo insieme.
Anche se…
Non ho molta confidenza con Misaki.
Quando se n’è andato per seguire il padre in Francia anni fa, era in città da così poco tempo e per me era al massimo il numero undici della Nankatsu, l’altro componente della Golden Combi.
Di certo non un amico d’infanzia, tipo Ishizaki.
Sto imparando a conoscerlo meglio solo ora, in questi ultimi mesi, perché Misaki è uno dei migliori amici del mio ragazzo, se non il migliore in assoluto.
“Ma tu sai dov’è finito Tsubasa?” gli chiedo, senza riuscire a trattenermi oltre.
“È in Presidenza…” mi risponde, poggiando il mento sul palmo della mano, il gomito contro la spalliera della sedia.
“Come dal Preside?!” chiedo ancora, allarmata, alzando un po’ il tono della voce.
Ma com’è possibile che l’abbiano convocato?!
Misaki mi osserva per un attimo, rimanendo in silenzio, come se stesse rimuginando su qualcosa.
Non è un buon segno, questo…
O almeno credo…
L’osservo scuotere leggermente la testa, prima di sorridere ancora.
“Tranquilla! Tsubasa ci è andato di sua spontanea volontà! Non è successo nulla di grave!”
Aggrotto le sopracciglia, confusa.
La sua affermazione dovrebbe rassicurarmi…
Ma c’è un qualcosa…
Qualcosa che mi sfugge.
E questo sembra intuirlo anche Misaki, perché sposta lo sguardo altrove.
“Doveva parlare con il Preside, ma non so dirti di più…”
Non posso non notare un’espressione strana nei suoi occhi, quando torna a guardarmi.
Avverto così di nuovo un senso di sfuggevolezza.
Ma chissà cosa…
Alzo le spalle, girando il labbro inferiore all’infuori.
Che sarà andato a fare in Presidenza?
“Come mai non hai preparato del cioccolato tu?”
“Eh?!” esclamo, completamente distratta dal mio fare ipotesi, dalla domanda di Misaki.
“Di solito a voi ragazze non piace fare queste cose con le vostre mani? Mettendoci tutto il vostro amore?” e ammicca verso la mia scatola di cioccolatini.
Come una scema, arrossisco ancora.
Ma questa volta, sono decisa più che mai a superare l’imbarazzo.
“A dir la verità ci avevo pensato…” ammetto, grattando una tempia con l’indice.
“Ma quando sono entrata in negozio, per comprare gl’ingredienti, ho visto questa meraviglia… E non ho proprio resistito!”
Misaki annuisce, alzando un pollice verso l’altro, approvando la mia scelta.
Rispondo con un sorriso mentre sento che il disagio sta pian piano scemando.
“Anche a te hanno regalato qualcosa?” chiedo, per continuare a rompere il ghiaccio.
Misaki mi guarda stupito, prima di voltarsi verso il suo posto in aula.
“Ah, sì! Non me l’aspettavo, sai!” e ridacchia, sporgendosi dalla sedia, quel tanto per riuscire a prendere un pacchetto colorato, nascosto tra le sue cose sotto il banco.
Quando poggia di nuovo i gomiti sullo schienale della sedia, scarta il suo regalo, prendendo poi un morso di cioccolata.
Sul suo volto non noto nessuna particolare emozione, probabilmente la ragazza che gliel’ha regalata non è corrisposta.
Sì, deve essere così…
Altrimenti non mi offrirebbe parte del suo cioccolato da mangiare!
Rifiuto, scuotendo la testa in maniera decisa.
Non posso non immedesimarmi in quella povera innamorata, che probabilmente, avrà passato un’intera giornata tra gli scaffali, indecisa su cosa acquistare.
“Ho potuto accettare solo il cioccolato, però…” mormora Misaki, fissando la stecca mangiucchiata tra le sue mani.
Dall’espressione del suo volto ora s’intuisce che è dispiaciuto, dimostrando una sincerità apprezzabile.
Vagabondare per il mondo con suo padre, deve aver forgiato più velocemente il suo carattere.
E forse lo ha reso più maturo, rispetto agli altri ragazzi della sua età.
“Cosa si prova a partire?” domando all’improvviso, dopo essermi fatta un po’ di coraggio.
Misaki mi fissa, visibilmente stupito.
Probabilmente non si aspettava un cambio di argomento, ma la mia è una domanda, tutt’altro che disinteressata.
Non so quante volte mi sono chiesta cosa possa provare Tsubasa, ora che è in procinto di partire.
Cercando poi d’immaginare le risposte, non potendo, né volendo chiedere al diretto interessato.
“Dipende…”
Misaki mi osserva, indagando con lo sguardo.
“Ti riferisci a Tsubasa?” mi chiede poi, poggiando il mento sulle braccia incrociate.
La sua espressione è tremendamente seria e per un attimo vorrei far finta di niente, ma non posso.
“Anche…” confesso, abbozzando un sorriso di nuovo imbarazzato.
Misaki mi scruta ancora poi abbassa lo sguardo, trattenendo il fiato.
“È diverso. Io non ho mai scelto di partire…”
Sgrano leggermente gli occhi.
Le sue parole, il tono della voce…
Ma come ho fatto a non pensarci?!
Non c’è paragone tra la sua situazione e quella di Tsubasa.
La decisione.
È questa la differenza sostanziale, capace di rendermi triste.
“Però… Posso garantirti che la mancanza non cambia…” esclama Misaki, tornando a guardarmi.
“Che?” chiedo, non seguendo il suo discorso.
“Non conta nulla chi abbia scelto cosa, quando manca qualcuno lontano…”
Socchiudo la bocca, senza distogliere lo sguardo.
Quello che voglio sapere…
Questo voglio sentirmi dire.
Che gli mancherò…
“Se si vuol bene a qualcuno, ci mancherà per forza. Sempre e comunque!”
Misaki mi sorride ora ed è chiaro il suo intento di rassicurarmi.
“Hai ragione…” mormoro, annuendo e sorridendo anch’io.
E ho come l’impressione che in questo momento, siamo riusciti a porre il primo tassello alla base della nostra amicizia.
Le parole di Misaki mi hanno così sollevata, che vorrei proprio ringraziarlo!
Ma quando sto per farlo su serio, una voce alle mie spalle richiama prepotentemente la mia attenzione.
“Taro, sei ancora qui?”
Mi volto in direzione della porta.
Tsubasa è fermo sulla soglia dell’aula e sembra trafelato.
Quando i suoi occhi incrociano i miei, non posso non notare la sorpresa nel suo sguardo.
Ma è solo per un attimo, la luce che li anima torna subito quella serena di sempre.
“Sanae, ci sei anche tu!” esclama felice, avvicinandosi al mio banco.
Alzo gli occhi al cielo, sbuffando vistosamente.
Devo fargli pesare il suo pessimo comportamento nel giorno degli innamorati.
“Ti ho cercato ovunque!” esclamo, guardandolo poi di traverso.
“Potevi anche dirmelo che avevi un appuntamento con il Preside!”
Sul volto di Tsubasa compare un’altra volta quell’espressione stupita.
Un secondo poi si volta verso Misaki e lo fissa, finché il suo migliore amico non prende la parola.
“Le ho detto io dov’eri, tranquillo…”
Stranamente, Tsubasa sembra realmente rilassarsi.
Sì…
Oggi ci sono fin troppe cose, che continuano a sfuggirmi…
“Però che vergogna! Sparire proprio il giorno di San Valentino!” esclama Misaki all’improvviso, ridendo e scuotendo la testa sconsolato.
Tsubasa abbozza un sorriso, grattando ripetutamente il ciuffo ribelle sulla nuca.
“Vi lascio soli, dai! Ciao Sanae!”
Misaki mi saluta chiamandomi per nome, come se fossimo amici di vecchia data.
Felice, rispondo al suo saluto con un bel sorriso, accompagnato da un gesto allegro della mano.
“A dopo! E grazie…” esclama Tsubasa, indugiando con lo sguardo sul suo amico.
Misaki si limita a sorridere ancora, prima di lasciare l’aula.
Quando Tsubasa si volta verso di me, prende a grattarsi di nuovo la nuca, visibilmente imbarazzato.
“Scusami…” borbotta, continuando a tormentarsi i capelli.
“Che dovevi fare in Presidenza?” chiedo curiosa, mentre cerco di nascondere la scatola di cioccolatini nella busta.
Tsubasa mi fissa per un attimo poi sorride.
“Niente di che…” esclama, alzando le spalle prima di avvicinarsi.
“È per me?” mi chiede poi, indicando con l’indice il pacchetto sulle mie ginocchia.
“No. Per il primo che passa…” borbotto sarcastica, scontenta per la mancata risposta ricevuta.
Tsubasa aggrotta le sopracciglia poi la sua espressione diventa quella, di chi non sa davvero cosa fare, per scusarsi ancora.
Ma io gli rendo le cose piuttosto facili, un po’ come sempre, visto che non sono proprio capace di tenergli il broncio.
Gli sorrido, pronta in un attimo a dimenticare l’inconveniente della sua assenza e a festeggiare come si deve il giorno degli innamorati.
E senza perdere altro tempo, tolgo il box dalla busta e glielo porgo.
Provando un’emozione così bella, quando le mie labbra possono finalmente pronunciare ad alta voce un buon San Valentino!
Tsubasa prende la scatola dalle mie mani, sorridendo emozionato.
Le sue gote diventano leggermente rosse mentre apre la confezione, sedendosi al posto che occupava Misaki prima del suo arrivo.
“Mamma mia…” esclama stupito, quando i pirottini di carta ripieni di cioccolatini, compaiono in tutta la loro golosa bellezza.
Inevitabilmente sorrido anch’io, sempre più soddisfatta della mia scelta.
I fiori di ciliegio, i boccioli e le foglie verdi contenuti nella scatola, sono così perfetti da sembrare quasi veri.
“Grazie…” mormora, guardandomi negli occhi prima di mettere in bocca un cioccolatino.
Scuoto la testa, come niente fosse ma cercando d’infondere nei miei gesti e nel mio sguardo, tutto l’amore possibile.
Voglio così disperatamente trasmettergli quanto lui sia importante per me.
“Prendine uno anche tu!”
Tsubasa mi porge la scatola, invitandomi ad assaggiare un po’ della sua cioccolata.
Mi rifiuto categoricamente.
“Sono tuoi questi!” esclamo, allungando le braccia avanti a me.
“Avrò la mia nel White Day(2)!”
Tsubasa distende le sue labbra in un sorriso, prima di abbassare lo sguardo ed iniziare a spostare i pirottini con le dita.
“Basta che ti ricordi di ricambiare tra un mese!” esclamo felice, abbassando il busto, in modo da riuscire a guardarlo in volto.
Tsubasa sorride ancora, senza smettere di frugare tra i cioccolatini.
“Fammi contento lo stesso…” esclama infine, alzando lo sguardo e avvicinando alle mie labbra un bocciolo candido, fatto di cioccolata bianca.
Il suo gesto mi prende completamente in contropiede.
È impossibile rifiutare ancora, se fa così!
“Metà per uno però!” gli concedo, prima di mordere il cioccolatino direttamente dalla sua mano.
Nella mia bocca il bocciolo si scioglie delicatamente mentre nel mio cuore, si accavallano imbarazzo e gioia pura.
Tsubasa mette in bocca l’altra metà poi la sua mano si posa sul mio viso.
Sto ancora assaporando il suo calore sulla pelle, quando lui si sporge e…
Mi bacia.
In uno slancio inaspettato, che mi lascia per un secondo ad occhi aperti, tanto è lo stupore.
Le mie palpebre si chiudono quando un altro bacio sfiora le mie labbra.
Poi ne arriva un terzo…
E un altro ancora…
E vorrei perdere il conto, continuando così all’infinito…
Ma la campanella suona inesorabile.
Mi allontano a malincuore da Tsubasa, che ora chiude la sua scatola di cioccolatini, per poterla conservare sotto il banco.
Quando si volta a guardarmi, c’è una strana luce nei suoi occhi.
“Facciamo un giro dopo la scuola, prima di tornare a casa?” mi chiede, avvicinandosi di nuovo.
Annuisco, buttando un’occhiata fugace alla porta.
Non arriva nessuno, così decido di approfittarne.
Mi alzo sulle punte e raggiungo ancora le sue labbra.
“Buon San Valentino…” sussurro, vicinissima alla sua bocca.
Tsubasa sorride dolcemente prima di chiudere gli occhi e baciarmi ancora.
E prima che i nostri compagni di classe rientrino, esprimo un desiderio, sfiorando ancora il suo respiro.
Vorrei che il tempo si fermasse.
Imprigionandoci per sempre in questo attimo.
Tsubasa ed io.
Nessuna partenza, nessun addio.
 
 
 
 


(1) Hommei-choko: la "cioccolata del prediletto" viene regalata alla persona che si ama o a qualcuno di cui si è innamorati e a cui ci si vuole dichiarare o far capire i propri sentimenti. Questa cioccolata viene preferibilmente preparata in casa con le proprie mani e confezionata con cura, oppure comprata nei negozi scegliendo però qualche marca pregiata e costosa, avvolta in confezioni particolari.
 
(2) White Day: corrisponde nel calendario al 14 Marzo. Durante questa giornata i ragazzi, che hanno ricevuto della cioccolata in regalo per San Valentino, dovrebbero ricambiare con della cioccolata bianca (da qui il nome "white day").
I ragazzi regalano molta meno giri-choko (“cioccolata d’obbligo”, ovvero donata ad amici e conoscenti, colleghi o datori di lavoro, insomma un puro atto di cortesia) rispetto alle ragazze, quindi la cioccolata bianca è un dono destinato solo alla ragazza che amano.
 
   
 
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